Rifiuti, la discarica Pian dell’Olmo sommersa… di critiche

È scontro sulla
possibile realizzazione di una discarica a Pian
dell’Olmo
, località ricadente giurisdizione del XV Municipio di Roma
Capitale
, a una manciata di metri dal confine con il comune di Riano, tra la Tiberina e la Flaminia. Polemiche,
dure e trasversali, scaturite in seguito alla convocazione, da parte della Regione Lazio, della Conferenza dei Servizi per il 20 giugno, un atto tecnico e
obbligatorio ma interpretato come un via libera al progetto nella ex-cava di
tufo, avanzato dalla società Torre di
Procoio srl
attraverso la Valutazione
di Impatto Ambientale
(VIA) recepita il 23 settembre 2018 dalla Regione.

“Caro Zingaretti, l’era delle discariche deve
finire”, attacca la deputata M5S Vittoria Baldino, “la località situata nel XV Municipio di Roma, a pochi passi dalla cava di Quadro
Alto nel comune di Riano, di proprietà di Manlio
Cerroni
. Come MoVimento 5 Stelle, ci siamo da sempre battuti contro questo
progetto che diverse Giunte regionali avevano cercato di proporre nel corso degli
anni, – continua – forse sbadatamente, non consapevoli dei rischi ambientali,
idrogeologici e per la salute”. Per la deputata “servono degli impianti
alternativi per la raccolta differenziata, per il riciclo e il riuso, e servono
delle idee innovative ed ecosostenibili per il breve, medio e lungo periodo.
Non basta twittare una foto di Greta
per essere dalla parte dell’ambiente”.

La piattaforma End of Waste, nel dettaglio, “accetterà
esclusivamente i residui provenienti da impianti di trattamento e
valorizzazione dei rifiuti – scrive l’Amministratore unico Manuel Turchi -, esistenti ed in via di realizzazione, nell’Area della Città Metropolitana di Roma,
contribuendo a sanare l’attuale problema affligge l’Area Metropolitana che
ormai da tempo è costretta allo smaltimento dei rifiuti presso altre regioni”.
E ancora: “La discarca si articolerà su più lotti collocati ad altezze differenti
rispetto al piano campagna permettendo di ridurre le operazioni di
conformazione dell’invaso, la volumetria utile totale sarà pari a circa 700.000 mc e garantirà il recupero morfologico
della cava dismessa. La superficie totale della discarica misurata dalla
sommità al piede dell’invaso è pari a 45.000 metri quadri”.

“La Regione
Lazio già a suo tempo aveva bocciato la possibilità di realizzare una discarica
nel sito di Pian dell’Olmo”, riferiscono in una nota congiunta il consigliere
regionale Adriano Palozzi di Forza Italia, l’ex-senatore Francesco Aracri, il Sindaco di Riano Lindo Vetrani e la consigliera comunale
di Capena Mirta Paganelli, “visto e considerato che emersero tutta una serie
di contraddizioni tecniche. In particolare, si evidenziò come esistessero gravi
criticità, legate alle falde acquifere e come l’area in oggetto fosse collocata
in una zona a rischio esondazione, e come tale vincolata. Senza contare che il
sito di Pian dell’Olmo è collocato sopra la galleria per l’alta velocità,
vicino a un asilo, ed è utilizzato dalle varie forze dell’Ordine come poligono
di tiro. Alla luce di tutto questo chiediamo al presidente Zingaretti come mai
la Regione Lazio oggi sia stata folgorata sulla via di Damasco e abbia dato l’ok
alla Conferenza dei Servizi”.

Parere “nettamente”
contrario anche dal Comitato Pendolari
Ferrovia RomaNord
: “Già nel 2012 era stato scartato come sito idoneo per le
tante criticità presenti, non vediamo perché dovrebbe esserlo adesso. La
Regione Lazio ha il dovere di rifiutare il progetto della ditta che vorrebbe
portare i rifiuti a ridosso delle case e della nostra ferrovia. Infatti, oltre
all’ipotesi discarica sta emergendo da parte del Comune di Roma la precisa
scelta di utilizzare una parte del parcheggio di scambio della stazione di
treni e bus di Saxa Rubra come sito
per il ‘trasbordo’ dei rifiuti della Capitale”. “Ipotesi scellerate – continua la
nota –, il Comitato uscendo una volta tanto dal contesto ferroviario (anche se
pertinente), dice NO con tutta la sua forza e dà il massimo appoggio possibile
ai comitati di quartiere e alle associazioni che lottano contro la discarica a
Pian dell’Olmo e al trasbordo a Saxa Rubra, il nostro supporto è doveroso in
quanto prima che pendolari siamo cittadini e coinvolti direttamente nella
questione rifiuti. I cittadini del quadrante Roma Nord hanno bisogno di
investimenti in strutture: strade, ferrovia, nuovi treni, parcheggi più grandi,
stazioni moderne, e non certo di buche dove buttare i rifiuti indifferenziati. Anche
socialmente questa scelta si potrebbe rivelare una bomba ad orologeria, andando
ad impoverire ulteriormente il tessuto sociale e produttivo di tutti i comuni
coinvolti”.

Dalla Regione si
parla di “iter tecnico obbligatorio” – e non ha tutti i torti -, facendo intuire
inoltre, che spetta a Roma Capitale e alla società AMA utilizzare l’area eventualmente assegnata dalla Pisana. Aspetto
che non è stato sufficiente a smorzare i toni. Anche perché è ormai noto che quello
stesso sito, l’ex-cava di tufo dismessa, era stato oggetto, nel 2009, di
un’altra istanza similare avanzata dalla società Colari di Manlio Cerroni,
proprietaria di Malagrotta, e finito
successivamente, nel 2012, nella rosa di sette siti possibili proposti all’allora
commissario straordinario ai rifiuti Goffredo
Sottile
. Progetto sul quale pesava e pesa il parere dell’Autorità di Bacino del Fiume Tevere, “la
probabile assenza di barriera geologica naturale e l’attestazione di livelli di
falda al piano campagna, ritenuti fattori escludenti per la realizzazione di
una discarica di rifiuti, determinano la probabile inidoneità dei siti”,
e il fatto che la Regione medesima aveva ufficialmente archiviato la vicenda con
la Determinazione Dirigenziale G01522
del 14 febbraio 2017
. Il che dovrebbe riflettere, sebbene le strade romani siano
sommersi dall’immondizia.




Cotral, scontro a distanza tra autisti e dirigenza

È scontro a distanza tra gli autisti e la dirigenza della Cotral, dopo che quest’ultimi sono stati sorpresi nel banchettare nella splendida cornice del Castello di Santa Severa, frazione balneare di Santa Marinella, a margine della presentazione del Piano Industriale 2019-2021, svoltasi nella mattinata di oggi, 14 giugno. Alla presenza del Presidente e del Consiglio di Amministrazione, dei Quadri, dei Capoufficio e Coordinatori, almeno stando a quanto trapelato.

Piano Industriale approvato lo scorso 7 giugno dall’Assemblea dei Soci: “Cotral entra nel futuro – recitava il comunicato stampa di quel giorno -, si compie un passo significativo verso standard europei dei livelli di servizio: se la realizzazione dei progetti del precedente Piano industriale ha consentito di risanare la società, con oltre centoquaranta milioni di euro di investimenti, il nuovo darà a Cotral stabilità industriale e una nuova flotta con un’età media dei mezzi all’altezza degli standard continentali.  Inoltre i progetti fondamentali del nuovo Piano – si legge nella nota – mirano all’incremento ulteriore dei ricavi dalla vendita dei titoli di viaggio, anche attraverso l’acquisizione di nuova clientela del servizio di trasporto extraurbano”. E che prevede investimenti per 140 milioni di euro, dei quali circa 40 milioni per gli impianti e l’information technology e oltre 100 per l’acquisto di nuovi 480 autobus.

Ma sono bastati pochi minuti, il tempo di visionare le
immagini scattate per scatenare la reazione delle Organizzazioni Sindacali e dei
conducenti. “Oggi, al castello di Santa Severa, Cotral ha organizzato un buffet
in occasione dell’esposizione ai quadri del Piano Industriale 2019-2021: per
quanto ci riguarda, c’è ben poco da festeggiare. Invece di sottolineare la
centralità dei suoi dipendenti – scrivono Cgil,
Cisl e UIL -, che con i loro sacrifici hanno fatto chiudere i conti
dell’azienda con 30 milioni di utile, Cotral ha elaborato un piano ‘lacrime e
sangue’ per i lavoratori. A nostro avviso, il Piano prevede numerosi elementi
peggiorativi rispetto al passato”.  “Senza vergogna – commenta un autista – ve lo
voglio dire dal profondo del cuore, a dispetto di noi poveri lavoratori che
ogni giorno giriamo la ciambella senza aria condizionata”.  “Boni a fare i fenomeni – rimbecca un altro –
col c…. degli autisti”.

C’è poi chi ha ricordato l’aggressione avvenuta sabato sera,
8 giugno, sulla tratta Colleferro-Velletri,
nella quale è rimasto vittima un autista, reo soltanto di aver invitato tre
giovani, sprovvisti del titolo di viaggio, a scendere dal mezzo. Che, per tutta
risposta, gli hanno riservato una scarica di calci e di pugni, assestati con
inaudita violenza.

Un argomento, quest’ultimo, che accende a sua volta un’altra
miccia. “L’abbattimento dell’evasione tariffaria – spiega Renzo Coppini Segretario Regionale SLM Fast Confsal – è importante
ma le condizioni e la sicurezza dei lavoratori devono essere garantite. Per la
complessità del servizio erogato non riteniamo possibile effettuare tali
operazioni sulle corse a carattere urbano o con specifiche particolarità
stagionali, contraddistinte da alta densità di passeggeri e da condizioni di
viabilità difficoltose dove l’operatore deve agevolare la discesa/salita e dei
passeggeri. Le norme comportamentali volute da Cotral esasperano le condizioni
di lavoro, mettono a repentaglio la sicurezza dei dipendenti, generando
disservizi e lamentele che si traducono in continue aggressioni verbali e
fisiche”. E sulle immagini riferite a Santa Severa aggiunge: “ai funerali di Angelo S., amico, collega e compagno di
tante battaglie, stroncato a 54 da un male incurabile, non c’era nessuno in
rappresentanza dell’Azienda, né un Coordinatore, un Quadro, un Dirigente.
Nessuno. Un uomo, un dipendente che ha dato tanto alla sua Azienda, la sentiva
sua come tutti noi”.

me




Morte Sestina Arcuri: Tribunale del Riesame dice si alla custodia cautelare per Andrea Landolfi

RONCIGLIONE (VT) – Il 4 di febbraio di quest’anno moriva, all’ospedale Bel Colle di Viterbo la giovane Maria Sestina Arcuri, 26 anni, venuta dal suo paese in provincia di Cosenza per cercare lavoro a Roma come parrucchiera. A nulla valsero i tentativi messi in opera dai sanitari, di assorbimento dell’ematoma cerebrale che la ragazza presentava dopo un volo dalle scale dell’abitazione della nonna 80enne Mirella Iezzi, in via Papirio Serangeli, a Ronciglione. Per questo evento, che si può leggere come una caduta accidentale o una spinta volontaria, è indagato per omicidio volontario colui che la fatale spinta avrebbe dato al corpo di Sestina, il suo fidanzato 30enne, operatore socio-sanitario e appassionato di boxe, Andrea Landolfi Cudia.

A sostenere l’accusa, corroborata da tre interventi dei RIS di Viterbo nella casa di Ronciglione, oltre che dalle indagini esperite dai carabinieri della Compagnia di Ronciglione, comandati dal Maggiore Alfredo Tammelleo, è il Procuratore Capo di Viterbo Paolo Auriemma, affiancato dal sostituto procuratore Franco Pacifici. Secondo Auriemma esiste un valido e solido impianto accusatorio a carico dell’indagato, per cui lo stesso Auriemma ha chiesto di sottoporre il Landolfi a misure di custodia cautelare.

Di parere contrario il GIP Franco Rigato, secondo il quale non esisterebbero i presupposti per l’adozione di tale misura. Per cui la Procura di Viterbo ha ritenuto di presentare appello contro la negazione della custodia cautelare del GIP, depositata in data 15 aprile 2019. In data 10 giugno il Tribunale del Riesame ha depositato Ordinanza di accoglimento dell’Appello proposto dalla Procura di Viterbo avverso il rigetto della richiesta di custodia cautelare in carcere a carico di Andrea Landolfi, e ha disposto la misura di custodia cautelare in carcere, misura non eseguibile fino alla sua definitività.

Dovremo perciò attendere la decisione della Corte di Cassazione a proposito del prevedibile ricorso che sarà presentato dall’avvocato di Andrea Landolfi Cudia, Luca Cococcia. Secondo l’avvocato Vincenzo Luccisano, difensore della famiglia Arcuri, la motivazione del Tribunale del Riesame ha ribaltato completamente le conclusioni del GIP, accogliendo pienamente le conclusioni della Procura di Viterbo. Dalla sua durezza, rimarca l’avocato Luccisano, si evince quasi una sentenza nei confronti dell’indagato, con toni di riprensione nei confronti del primo giudice. Comunque il PM non ha concluso le indagini, e probabilmente vedremo ancora una volta i RIS di Viterbo all’opera in via Papirio Serangeli.

Nelle motivazioni, il Tribunale del Riesame ha anche valutato la testimonianza del figlio cinquenne di Landolfi, in un primo tempo messo da parte, ma testimone oculare dei fatti. “Il carcere” conclude l’avvocato Luccisano “potrebbe portare ad unteriori sviluppi della situazione di Landolfi, come è successo altre volte.” Certo, se la Cassazione desse il suo assenso, le indagini prenderebbero un ben preciso orientamento, in funzione del processo.




Il giallo di Ronciglione, morte di Sestina Arcuri. Il Sostituto Procuratore Pacifici ha definito il castello accusatorio contro Landolfi, “solido e fondato”

RONCIGLIONE (VT) – Nel loro terzo intervento nella casa di via Papirio Serangeli, a Ronciglione, effettuato venerdì 31 maggio, i Ris di Viterbo hanno, fra l’altro, sequestrato un paio di scarponcini e indumenti sporchi di sangue appartenenti a Maria Sestina Arcuri, la ventiseienne venuta a Roma da Nocara, in provincia di Cosenza, per fare la parrucchiera, deceduta il 5 di febbraio all’ospedale di Bel Colle a Viterbo, in seguito alle ferite riportate per una caduta da una scala interna all’abitazione di proprietà della nonna del fidanzato, dove i due a volte passavano insieme il fine settimana. E durante la quale, riferiscono Andrea Landolfi e la nonna, pare abbia urtato anche il capo contro lo spigolo del caminetto sottostante.

Gli inquirenti che indagano sulla morte di Sestina, il procuratore capo Paolo Auriemma e il PM Franco Pacifici, ritengono che la caduta possa non essere stata accidentale, ma che la ragazza sia stata getta per le scale dal fidanzato Andrea Landolfi, attualmente inquisito per omicidio volontario. Il referto del Pronto Soccorso, infatti, parla di “caduta libera senza resistenza”. Sta di fatto che la sera del 3 febbraio Maria Sestina e Andrea sono andati a cena in un ristorante di Ronciglione, “Il Divino”, dove hanno consumato una bottiglia di vino e alcuni bicchierini di grappa. Riferisce il cameriere che li ha serviti che sia il vino che la grappa sono stati consumati prevalentemente da Andrea, che all’andar via sembrava brillo.

Pare infatti che i due avessero preventivamente consumato anche un ‘aperitivo’, da qualche parte. Come riferisce il testimone, i due non erano in buona armonia, anche se non c’era stata una vera e propria lite. Pare, infatti, che Sestina non volesse tornare a casa con Andrea, ma che poi abbia acconsentito. Dopo il divorzio, infatti – esperienza devastante per chiunque – Andrea non voleva rimanere solo ancora una volta. Dopo la cena al ristorante, i due, accompagnati dal figlio di Andrea di 5 anni, si sono recati al pub “Il Castello”, nella zona del centro storico, dove Andrea ha continuato a bere. Il proprietario del pub, ad un certo punto, vede Sestina piangere.

Fatto sta che verso le 2 di notte, dopo essere rientrati a casa, avviene la caduta. Landolfi e la nonna di lui, l’80enne Mirella Iezzi, riferiscono che Sestina s’è alzata da sola da terra, e ha insistito per andare a letto. La nonna di Andrea, però, si reca a piedi da sola all’ospedale di Ronciglione, – distante un centinaio di metri – dove le vengono riscontrate tre costole rotte, ma le viene detto che non si può far nulla, dato il depotenziamento dell’impianto, e le viene consigliato di recarsi a Bel Colle, dove avrebbe trovato un vero Pronto Soccorso. A quel punto la Iezzi si allontana, e telefona al genero che abita a Campagnano, per farsi venire a prendere. A domanda specifica, Landolfi riferisce che la nonna era presente alla caduta, ma poi s’è allontanata, perché, secondo lui, “presa dal panico”. Il resto è storia. Alle 5,56 Andrea Landolfi, visto che Sestina perdeva sangue dalle orecchie e dalla bocca, telefona al 118 e chiede l’intervento dell’ambulanza. Sestina viene operata a Bel Colle per l’assorbimento di un ematoma cerebrale, ma non ce la fa. Secondo l’avvocato Vincenzo Luccisano, difensore della famiglia Arcuri, a differenza di quanto dichiara Landolfi, con la caduta Sestina sarebbe entrata in uno stato soporoso da cui non si sarebbe più ripresa, né, secondo il suo consulente, sarebbe stata in grado di alzarsi in piedi e di interloquire con chicchessia.

Il referto dell’ospedale di Viterbo parla di “caduta libera senza resistenza”, e di una ferita praticamente dall’occipite fino alla sommità del capo, causata da una superficie piatta. Né, riferisce l’avvocato Luccisano, si sono riscontrati segni di urto con uno spigolo, come quello del caminetto. Nella relazione autoptica i medici legali proff. Mauro Bacci e Massimo Lancia riferiscono anche di quattro lividi sul braccio destro di Sestina, compatibili con un afferramento, oltre che di una lesione estesa sulla schiena di Sestina, compatibile con l’urto su di un gradino.

Resta da spiegare il riscontro sul cellulare di Landolfi, di 100 contatti con la sua famiglia, visto che in un primo tempo lui aveva dichiarato di non aver sentito nessuno. Né si è dato peso alla testimonianza del figlio di Andrea, di 5 anni, presente sia al ristorante che al pub, che alla caduta di Sestina, il quale ha riferito che Andrea avrebbe spinto Sestina giù per le scale. Tutto rimane nel mondo dei “se” e dei “forse”. Ne sapremo di più non appena verrà desecretato il referto autoptico, e sapremo se il Tribunale del Riesame concederà al PM la custodia cautelare per Andrea Landolfi.

Il che sarà una precisa indicazione delle intenzioni degli inquirenti, stante anche il fatto che il Sostituto Procuratore Pacifici ha definito il castello accusatorio contro Landolfi, “solido e fondato”.




Morte di Sestina Arcuri, terza volta dei Ris a Ronciglione: ancora un sopralluogo nella casa di via Papirio Serangeli

RONCIGLIONE (VT) – Omicido o incidente? Su queste ipotesi indagano il PM Franco Pacifici, insieme con il sostituto procuratore Paolo Auriemma e il GIP Francesco Rigato a proposito della morte della 26enne Maria Sestina Arcuri, originaria di Nocara (CS), un paese di circa 400 anime, in Calabria.

Il ‘caso’ di Sestina ha già riempito i palinsesti dei vari programmi TV che si occupano di questi argomenti, da ‘Chi l’ha visto’ a Quarto Grado, a ‘La vita in diretta’. Di certo c’è che Sestina fu accompagnata all’ospedale Belcolle, a Viterbo, dopo che una prima visita all’ex ospedale S. Anna di Ronciglione non potè sortire alcun effetto, dato che il S. Anna , dismesso dai recenti tagli sulla spesa sanitaria, non è più, a tutt’oggi, neanche un PPI, Punto di Primo Intervento.

Sestina è morta il 4 di febbraio, dopo essere stata sottoposta ad un delicato intervento per il riassorbimento di un ematoma cerebrale, e dopo essere giunta già in condizioni critiche al nosocomio. Il fidanzato Andrea Landolfi Cudia ha dichiarato che la notte fra il 3 e il 4 di febbraio, dopo una serata trascorsa al pub ‘il Castello’, di Ronciglione, insieme al figlio di cinque anni di lui, avuto da un precedente matrimonio, erano, lui e Sestina, sulle scale della casa di proprietà della nonna 80enne di lui, dove erano soliti trascorrere alcuni fine settimana, dato che la nonna, come anche i due giovani, vive a Roma. Landolfi ha descritto una caduta di ambedue dalle scale, in cui ha avuto la peggio la ragazza. E comunque, dice il fidanzato, sono ugualmente andati a dormire, nonostante Sestina perdesse sangue dal naso e dalle orecchie. La corsa in ospedale solo quando lei mostrava di non essere più cosciente. Il sospetto degli inquirenti e della madre di Sestina è che Landolfi sia responsabile della caduta della ragazza.

“Un atto dovuto” ha definito le indagini sul 30enne operatore socio-sanitario e appassionato di boxe il PM Pacifici, che ha secretato per 30 giorni i risultati dell’autopsia eseguita dai proff. Mauro Bacci e Massimo Lancia. Pacifici ha anche chiesto una misura di custodia cautelare per il giovane, istanza rigettata dal GIP Francesco Rigato, avverso il quale rigetto il PM ha presentato nuova istanza al Tribunale del Riesame, che ha preso 30 gg. di tempo per stabilire la data dell’udienza. Contrariamente a ciò che ritiene il GIP Rigato, il Sostituto Procuratore Franco Pacifici ha dichiarato che esiste a tutt’oggi un quadro accusatorio solido, costituito, oltre che dai risultati dell’esame autoptico, anche da varie intercettazioni ambientali e telefoniche. In avverso, l’avvocato Luca Cococcia di Roma, difensore del Landolfi, sostiene la tesi dell’accidentalità della caduta e della non responsabilità del suo assistito nella morte di Sestina.

La desecretazione dei risultati dell’autopsia potrà fornire nuove luci sulle due ipotesi in oggetto, incidente o omicidio. Intanto ieri 29 i RIS di Viterbo, accompagnati dal maggiore Alfredo Tammelleo, comandante del Gruppo CC di Ronciglione, hanno effettuato una terza visita nell’appartamento incriminato. Cosa cercassero è avvolto nel riserbo più assoluto da parte di tutti. Anche il risultato di quest’ultimo esame sarà importante per il procedimento penale, che molto probabilmente si giocherà tutto sui risultati dell’autopsia e sulle varie interpretazioni che le parti ne daranno.




Viterbo, stupro di gruppo a Vallerano. In manette consigliere comunale di CasaPound

Un consigliere comunale eletto con Casapound a Vallerano, un comune in provincia di Viterbo, Francesco Chiricozzi, è stato arrestato per violenza sessuale di gruppo, insieme ad un altro giovane, su una donna di 36 anni. I due uomini avrebbero commesso gli abusi in un circolo privato a Viterbo di cui avevano la disponibilità esclusiva. La Polizia di Viterbo ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di due giovani. La vicenda risale ad una quindicina di giorni fa: il ragazzo, assieme al complice poco più giovane di lui, avrebbe abusato della donna dopo averla fatta ubriacare.

“Quanto accaduto a Viterbo è scioccante. I balordi che hanno violentato questa ragazza la pagheranno cara. Se quanto riporta la stampa in queste ore corrisponde al vero mi auguro si facciano 30anni di galera. La mia vicinanza e tutto il sostegno possibile alla donna e alla sua famiglia”, dice ilo vicepremier Luigi Di Maio in una nota.

“È vergognoso e la pagheranno cara i balordi che hanno abusato della giovane 36enne a Viterbo. Dalle prime notizie sembra che la ragazza sia stata colpita, picchiata e poi dopo aver perso i sensi violentata. È sconvolgente. E sembra che nello stupro sia coinvolto anche un consigliere comunale eletto con Casapound. Ditemi voi se queste non sono delle bestie!”, scrive su Facebook il ministro della Difesa Elisabetta Trenta. “Giunga il mio abbraccio e la mia vicinanza di donna e di Ministro alla ragazza e alla sua famiglia, in queste ore delicate e difficilissime”, aggiunge il ministro




Vetralla, sequestro di hashish e cocaina: in manette due spacciatori

VITERBO – I carabinieri della stazione di Vetralla, al termine di un mirato servizio di osservazione e pedinamento, hanno deciso di intervenire nei confronti di una coppia di conviventi, italiani di 40 e di 36 anni, ritenendo dai movimenti osservati fuori dall’ abitazione che fosse il caso di fare irruzione e attuare una perquisizione; effettivamente durante l’ azione dio polizia giudiziaria veniva trovata occultata nell’ abitazione cocaina per 7 grammi e hashish per quasi 20 grammi. immediatamente la coppia veniva dichiarata in arresto e sottoposta in regime di detenzione domiciliare e la droga sottoposta a sequestro.




Tarquinia, visita di Antonio Tajani al memoriale della Shoah

TARQUINIA (VT) – Visita del presidente del Parlamento europeo – Antonio Tajani – al Memoriale della Shoah all’interno della Cittadella di Semi di Pace, sede centrale dell’associazione a Tarquinia.

Ad accogliere il presidente il professor Luca Bondi, presidente di Semi di Pace, e il dottor Simone Scataglini, responsabile della progettazione sociale e direttore del Memoriale

Tra gli ospiti erano presenti anche il senatore Francesco Battistoni, il sindaco di Montalto di Castro Sergio Caci, il candidato sindaco di Tarquinia Gianni Moscherini e Manuel Catini.

L’incontro è stato aperto da Luca Bondi che, dopo i saluti di benvenuto, ha illustrato al presidente Tajani la storia dell’area della Cittadella che, un tempo discarica a cielo aperto e successivamente oggetto di numerosi interventi di riqualificazione, rappresenta oggi un polo di inclusione sociale per le fasce più deboli della popolazione, un laboratorio permanente di cittadinanza attiva, di dialogo interculturale e interreligioso.

Bondi ha inoltre presentato le numerose iniziative di Semi di Pace in ambito territoriale e internazionale e ha sottolineato come la visita di Tajani sia un segno importante e tangibile dell’attenzione delle istituzioni al mondo del volontariato e al tema della memoria.

Un ruolo fondamentale, quello del privato sociale, riconosciuto dallo stesso Tajani, secondo il quale le organizzazioni come Semi di Pace “sono indispensabili alla nostra società, perché le istituzioni non possono fare tutto”. L’Onorevole ha espresso parole di apprezzamento soprattutto per il progetto Rondini, in particolare per la lotta alle dipendenze (“Voi recuperate la dignità della persona”), e per la riqualificazione della Cittadella poiché “è necessario proteggere l’ambiente tutti i giorni”.
Il dott. Scataglini ha poi introdotto il progetto storico-artistico del Memoriale della Shoah, cui è seguita la visita alla mostra permanente “La Shoah in Italia.

Persecuzione e deportazioni (1938-1945)”, conclusasi con l’ingresso nel vagone merci degli anni Trenta, all’interno del quale il presidente Tajani ha acceso un cero in memoria delle vittime. Un momento, questo, reso ancora più toccante dalle parole dell’onorevole: “Grazie all’Europa non è successo più quello che è successo tanti anni fa”, ha affermato Tajani, “è importante lavorare con i giovani e per i giovani, combattere gli episodi di antisemitismo, i rigurgiti di odio e tutte le nuove forme di intolleranza per difendere la pace”.

Il Presidente del Parlamento europeo ha infine elogiato il ruolo meritorio di Semi di Pace per l’impegno nel campo interreligioso: “Non si vince il terrorismo se non ci si capisce. È necessario dialogare senza rinunciare alla propria identità”.




Scuola, Liceo Buratti di Viterbo e IC Ridolfi di Tuscania campioni regionali di Volley

VITERBO – Le squadre “allieve” del Liceo “M. Buratti” di Viterbo, del prof. Francesco Rita, e la rappresentativa dell’IC “I. Ridolfi” di Tuscania, del prof. Luigi Brachetti, nelle “cadette S3” nuove campionesse regionali di Pallavolo.Le due formazioni viterbesi hanno ottenuto i prestigiosi titoli al termine delle finali regionali dei Campionati Studenteschi svoltesi ieri mattina (mercoledì 16) a Roma.Organizzato da FIPAV Lazio e MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) il Torneo di Pallavolo ha visto la partecipazioni delle squadre vincitrici dei tornei provinciali.Tra queste l’Ic “P. Vanni” di Viterbo, giunto quarto nella categoria cadette, e l’Io di Orte, terzo negli allievi.Gli incontri si sono svolti presso gli impianti del Palavolleyfriends, PalaEuronics, PalaFerretti e Palestra Liceo Nomentano.




Viterbo, preparatore atletico di Latina perseguita una sua allieva

I carabinieri della stazione di Vejano, hanno arrestato un pregiudicato di Latina di circa 50 anni, preparatore atletico, per atti persecutori nei confronti di una sua allieva di circa 40 anni.

La donna infatti , di Vejano , è un ‘ atleta agonista , ed è stata oggetto di attenzioni spinte fino ad atti persecutori dell’ uomo che era il suo preparatore atletico: l’ episodio culminante si è avuto dopo alcuni mesi quando la donna si è recata negli States per una esibizione e l’ uomo gli ha dato fuoco alla macchina lasciata a Vejano. Puntuali le indagini dei carabinieri della stazione che in breve tempo hanno individuato l’ autore e svelato la situazione riferendo alla Procura di Viterbo, che ha emesso la misura cautelare dei domiciliari con l’ obbligo del braccialetto elettronico nei confronti dell ‘uomo di Latina.




Cassia bis sommersa dai rifiuti. Cangemi: “L’unico modo per ottenere qualche risultato è installare le telecamere”

Cassia Bis sommersa di rifiuti con piazzole di sosta prese di mira, ormai da anni, dagli eco banditi. Un degrado contro il quale non si riesce a mettere la parola fine.

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 19/01/2017

“Serve la videosorveglianza per porre fine a questa
indecenza. – ha detto l’onorevole Giuseppe Cangemi vice Presidente del
Consiglio Regionale del Lazio – Le piazzole sono sistematicamente invase da cumuli
di rifiuti: la percorro ogni giorno e più volte ho segnalato e documentato il
degrado che regna sovrano lungo l’arteria”.

Da anni i pendolari della Cassia Bis denunciano lo stato vergognoso in cui versa la strada: sacchetti, rifiuti ingombranti, c’è di tutto lungo le piazzole

“L’unico modo per ottenere qualche risultato – ha proseguito
Cangemi – è installare le telecamere. Dobbiamo stanare e dissuadere gli
incivili che hanno scambiato la Cassia Bis per una pattumiera. Un provvedimento
che ho sollecitato in diverse occasioni, anche durante la scorsa legislatura,
quando la strada era di competenza della Regione Lazio. Astral aveva annunciato
un progetto di videosorveglianza ma poi è caduto nel dimenticatoio”.

Il vice Presidente ha ricordato che da gennaio 2019 la Cassia
Bis è stata trasferita all’Anas e che immediatamente, anche attraverso
un’interrogazione scritta in Consiglio regionale, ha messo a conoscenza i
vertici dell’azienda della problematica legata all’abbandono dei rifiuti
segnalando l’urgenza di una soluzione.

“Va dato merito ad Anas di essere intervenuta con celerità per ripulire le piazzole invase dai rifiuti – ha detto ancora Giuseppe Cangemi – ma tempo qualche giorno, la spazzatura torna ad occupare i bordi della strada vanificando anche l’operato dell’azienda. E’ evidente che servono controlli e le telecamere possono rappresentare un ottimo deterrente. I pendolari già devono sopportare tanti disagi a partire dall’asfalto dissestato, l’immondizia è la goccia che fa traboccare il vaso. Mi auguro che si proceda quanto prima all’attivazione della videosorveglianza per restituire ai cittadini decoro e pulizia”.