Campagnano,Caramanica (RA): “No al forno crematorio”

“Rivoluzione Animalista è totalmente contraria alla realizzazione del forno crematorio sul territorio cittadino di Campagnano di Roma. Quella dell’amministrazione comunale, infatti, rappresenta una scelta scriteriata, illogica, che rischia di incidere negativamente sulla salute degli abitanti di Campagnano e sugli animali, in particolare i volatili. D’altronde, viviamo in un territorio già duramente colpito dall’inquinamento ambientale e reputiamo fuori luogo la costruzione di una struttura del genere, che potrebbe immettere nell’aria sostanze inquinanti come diossina e mercurio. Così facendo, il sindaco Fiorelli e la sua maggioranza stanno dimostrando impietosamente di tenere maggiormente all’interesse economico e privato piuttosto che al diritto alla salute della comunità cittadina e animale di Campagnano di Roma. Ci opporremo con tutti i mezzi democratici a disposizione per far tornare l’amministrazione sui propri passi: Rivoluzione Animalista dice no alla realizzazione del forno crematorio. Infine, vogliamo stigmatizzare con forza l’atteggiamento maleducato e irrispettoso del primo cittadino di Campagnano che ha chiuso per ben tre volte il telefono in faccia a un responsabile del nostro partito, “reo” soltanto di chiedere delucidazioni sul progetto di forno crematorio. Un atteggiamento, quello di Fulvio Fiorelli, inaccettabile e vergognoso. Il sindaco chieda scusa”.

Così, in una nota, il segretario nazionale del partito “Rivoluzione Animalista”, Gabriella Caramanica.




Campagnano, fuori controllo: sfonda la porta di una villa e tenta di estorcere soldi alla domestica

Campagnano di Roma (RM) – I Carabinieri della Stazione di Campagnano di Roma hanno arrestato un cittadino austriaco di 51 anni, senza fissa dimora e con precedenti, con l’accusa di tentata estorsione e violazione di domicilio aggravata.
La scorsa mattina, l’uomo, in stato confusionale dovuto all’assunzione di alcol e stupefacenti, è entrato nel giardino di una villetta isolata, scavalcando la ringhiera, ma è stato sorpreso dalla domestica. Vistosi scoperto, lo straniero si è avvicinato alla donna minacciandola e proferendole frasi sconnesse, pretendendo di farsi consegnare del
denaro contante.
La vittima impaurita è riuscita a rinchiudersi nell’abitazione e ha chiamato subito il 112.
L’immediato intervento dei Carabinieri, ha permesso di bloccare l’uomo mentre era ancora intento a colpire la porta d’ingresso della villetta, nel tentativo di entrare.
Dopo l’arresto l’uomo è stato accompagnato al carcere di Rebibbia.




Guidonia, commemorazione dei defunti: dopo 4 anni ancora 195 bare accatastate

Ammaturo (FdI): “La giunta grillina di Guidonia Montecelio se ne stropiccia di una sentenza del Consiglio di Stato e della pietà umana e religiosa. 2030 loculi e 695 ossari attendono il collaudo del Comune.”

Mancano poche ore per la commemorazione dei defunti. Una ricorrenza non solo della Chiesa latina che si celebra il 2 novembre. Un rito che si perde nella mitologia perché in tutti gli umani c’è sempre stato il sacro rispetto per i cari estinti e per tutti i defunti.

“Ma non a Guidonia Montecelio dove da 4 anni è in atto una barbarie. – Afferma a gran voce il consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Guidonia Montecelio Giovanna Ammaturo – Ho preso a cuore la questione – prosegue Ammaturo – è una vergogna che non si abbia rispetto per i morti oltre che per la comunità. Il protrarsi della permanenza delle salme mummificate sotto il pavimento della piccola Cappella cimiteriale, incompatibile con la funzione di deposito stesso è contraria alle norme di igiene pubblica. Girare solo intorno alla cristiana costruzione ti fa stare male. È tempo che questa Amministrazione a guida M5S mostri il sacro rispetto dovuto e faccia qualcosa. Il 26 luglio 2018 il Consiglio di Stato, n° 00772, si è pronunciato contro il Comune, rappresentato e difeso dall’avvocato Auciello, sentenziando a ” provvedere alla rimozione senza indugio dei 195 cadaveri giacenti nel deposito cimiteriale, la cui permanenza determina una situazione di pericolo per l’igiene e la salute pubblica. In pratica – prosegue il Consigliere di FdI – ancora prima dell’affidamento del cimitero al Consorzio Comor, il Comune aveva estumulato le salme dai fornetti già dal 2016 per sopraggiunta concessione trentennale e aveva trasferito il problema al Comor, che non ha voluto provvedere alla cremazione perché mancava la firma di almeno un familiare e quindi contro legge incorrendo nell’art 411 ccp delitti contro il sentimento religioso e la pietà dei defunti. Comor si è reso disponibile a realizzare una struttura dove riporre i resti ma il Comune fino ad oggi non ha dato un parere definitivo alla risoluzione. È evidente è scritto in sentenza “ la violazione degli art. 411 ss. ccp. e per mancato espletamento degli adempimenti propedeutici per legge alla cremazione dei resti mortali, in quanto ogni questione relativa alla destinazione delle spoglie mortali mummificate, dovendo essere affrontata e risolta dall’amministrazione comunale”.

Ci sono state decine di liti giudiziarie sorte tra il Consorzio Comor che si è aggiudicato l’appalto del cimitero della seconda città non capoluogo di provincia in Italia e l’Ente.

Perfino l’ordinanza di demolizione, n° 409 del 27 novembre 2017, di 2030 loculi e 695 ossari pure oggetto di liti giudiziaria conclusa davanti al Tar che annullò il provvedimento. Sarebbe stato il primo Comune in Italia che ordina di demolire una sua proprietà. Una costruzione i cui progetti furono approvati nel dicembre del 2010 con delibera di giunta n° 316. Ad oggi sebbene concluso questo plesso che misura 80 metri alto venti e profondo 15 metri su tre piani attende il collaudo del Comune. Il Consorzio ha ufficializzato il Comune a provvedere con lettera dell’avvocato i cui termini stanno per scadere. Intanto tutte le Istituzioni interessate latitano. La ASL risulta assente eppure il problema è serissimo. Nel frattempo non è semplice trovare oggi posto al cimitero che fu affidato al Consorzio, il 2 marzo 2017 per 25 anni. Una responsabilità che prevede ogni genere di obbligo per il Concessionario fino al 2042 quando tutto ritornerà alla Città oltre ad un appannaggio annuo pari a duecentomila euro. Anche i soldi sono stati stanziati già dal 2017 e impolpano il conto corrente del Comune dove giacciono mediamente inutilizzati 19 mln di euro. È tempo di smettere le liti giudiziarie e con la supponenza amministrativa ma agire ed in fretta. Ogni giorno che passa si disonora l’intera Città. È evidente il crimine contro l’umanità di tante povere spoglie quanto il negazionismo di questa amministrazione grillina contro ogni evidenza e la storia di tanto scellerato ritardo. Dopo un anno non è più indugio ed incapacità, ma omissione e ostruzionismo alle responsabilità ed al buonsenso.




Valmontone, shopping “gratis” nell’outlet con una borsa schermata: coppia di ladri arrestata dai carabinieri

VALMONTONE (RM) – I Carabinieri della Compagnia di Colleferro hanno arrestato un coppia di cittadini stranieri, entrambi 35enni, già conosciuti alle forze dell’ordine, con l’accusa di furto aggravato.

I due, approfittando
della ressa di persone nell’Outlet di Valmontone, sono entrati in azione
facendo razzia di capi di abbigliamento e calzature sportive in due negozi del
centro commerciale.

Grazie ai servizi di
controllo predisposti, alla proficua collaborazione con il personale di
vigilanza dell’Outlet e alla segnalazione dei responsabili degli esercizi
commerciali “visitati”, i Carabinieri della Stazione di Valmontone li hanno
immediatamente bloccati.

I successivi
accertamenti da parte dei militari di Valmontone hanno permesso di rinvenire
nella loro auto una borsa schermata con all’interno altri capi d’abbigliamento precedentemente
rubati in altri negozi.

La refurtiva, del
valore complessivo di 500 euro, è stata interamente recuperata e restituita ai
responsabili degli esercizi.

Gli arrestati sono
stati posti agli arresti domiciliari presso la propria abitazione.




Bracciano, grande attesa per la mostra dedicata a Caravaggio

BRACCIANO (RM) – Il 7, 8 e 9 novembre è attesa una interessante mostra di pittura a Bracciano dal titolo “Caravaggio, 400 anni di false verità?” patrocinata dal Comune di Bracciano guidato dall’Amministrazione di Armando Tondinelli che ha puntato molto sulla Cultura con la maiuscola accogliendo eventi grande qualità

L’evento è stato sottoposto all’amministrazione dal direttore del periodico Tracciati d’arte, rivista trimestrale dell’Associazione culturale “Fatto a mano”. La mostra di pittura con quadri ad olio si terrà nella Sala Conferenze dell’Archivio storico comunale. Nello specifico, nei giorni 7 e 8 novembre saranno esposte le copie museali dei quadri di Caravaggio
dei pittori Felicia Caggianelli, Sergio Bonafaccia e Stefano Martini ed il giorno 9 novembre, dalle ore 16.30, si svolgerà il convegno su Caravaggio;




Anguillara, Bianchini (Pd): “La mania di protagonismo grillina scaricata sui minori con difficoltà e sulle famiglie con disabili”

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Quasi 30 mila euro del bilancio comunale e la concessione gratuita di un proprio immobile per attivare un servizio già esistente e presente a breve distanza – presso l’ospedale di Bracciano – meglio collegato ed aperto da oltre due anni con fondi ASL.

“Il tutto mentre si tagliano servizi sociali, storici ed essenziali per la mancanza di 10 mila euro di fondi! – commenta il capogruppo Pd in Consiglio comunale Silvio Bianchini – Ormai è noto a chiunque, – prosegue Bianchini – l’Amministrazione Anselmo distrugge tutto ciò che tocca, così, per tener fede a questa sua inclinazione distruttiva, ha approvato l’apertura di un centro antiviolenza a Colle Sabazio – evidentemente nella convinzione di essere nel giusto – e, al contempo, ha tagliato i servizi per i minori e riducendo le ore di assistenza per le famiglie con disabili gravi. Sia chiaro, nessuno può essere contrario, di per sé, alle iniziative che si occupano di temi e problematiche assolutamente prioritarie e i Centri Antiviolenza sono i luoghi deputati alla trattazione di tali temi. Ci chiediamo – però – perché in un contesto di risorse particolarmente limitate da eliminare e ridurre – per motivi meramente economici – servizi altrettanto utili (se non essenziali) si sia deciso di dirottare quasi 30.000,00 euro di fondi comunali per aprire uno sportello già attivo e presente sul territorio a poca distanza?
Scelte del genere esigono di essere motivate e circostanziate, ci chiediamo allora se alla base di tale scelta ci sia stato – da parte della Amministrazione comunale – uno studio tracciabile per valutare se effettivamente ci fosse un’utenza tale da comprovare un sovraccarico dello sportello antiviolenza aperto dalla ASL nel 2016 presso l’ospedale di Bracciano. E semmai suddetto studio esistesse, è emersa una situazione così emergenziale da giustificare il taglio degli altri altrettanto importanti ed essenziali servizi per dirottarne le somme sul Centro Antiviolenza? L’assenza dei necessari approfondimenti – che dovrebbe essere, peraltro, realizzato in collaborazione con la ASL – comporterebbe una scelta gravemente pregiudizievole, soprattutto per tutte le famiglie con componenti con gravi disabilità le quali si sono viste ridurre le ore di assistenza meramente per motivi economici. Perché è palese che in mancanza di una valida giustificazione aver “arbitrariamente deciso” di utilizzare 29.700,00 euro (somma interamente a carico della spesa corrente del Comune di Anguillara) per il Centro Antiviolenza ha comportato la riduzione dei servizi sociali per i minori e le famiglie con disabilità.
Rigettiamo sin da ora la prevedibile replica che, immaginiamo, l’Amministrazione diffonderà per distrarre l’attenzione dal tema accusandoci di “essere contro i centri antiviolenza”. Così non è, ma poco ci interessa l’opinione di chi ha dimostrato di non essere all’altezza del compito di amministrare una città ponendo in essere decisioni sempre in contrasto con i bisogni della comunità. Riteniamo, al contrario, che l’argomento sia così importante e delicato da dover essere affrontato senza alcuna paura. Noi non siamo contro la presenza sul territorio di centri che tutelino le persone che hanno subito violenze. Noi, invece, siamo contro gli sprechi e le duplicazioni ingiustificate soprattutto se fatte a discapito di famiglie già portatrici di gravi e drammatiche sofferenze. Qualora, poi, dovesse risultare che l’apertura di tale centro non fosse stata preventivamente motivata da uno studio propedeutico svolto in concerto con la ASL, trasmetteremo le carte alla Corte dei Conti onde far si che la Magistratura contabile verifichi la congruità dell’operazione e stabilisca se sia stato generato un danno erariale alle casse pubbliche. Per far luce su tale problematica – prosegue il capogruppo PD Silvio Bianchini – ho presentato una interrogazione scritta, con annessa richiesta di accesso agli atti, sia presso gli uffici comunali che presso quelli della ASL. Una volta letti valuteremo come procedere”.

Stronati: “Una cortina di fumo che oscura l’iter seguito”

Anche Enrico Stronati (Rete dei Cittadini) sottolinea “In tutta questa vicenda, come generalmente accade con i paladini della trasparenza, c’è una cortina di fumo che oscura l’iter seguito. Si è deciso di tagliare degli importanti servizi che da molti anni sono un flebile supporto a chi ne ha bisogno, aprendone un altro senza alcun confronto né con i cittadini né con le famiglie effettivamente e drammaticamente interessate”.

Porcelli: “Pretendiamo che sia fatta piena luce su tale vicenda”

“Ancora una volta l’Amministrazione grillina dimostra di essere sempre più distante dai proclami pre-elettorali – dichiara Camilla Porcelli del circolo Art. 1 di Anguillara – a riguardo pretendiamo che sia fatta piena luce su tale vicenda è doveroso nei confronti di chi già si trova in grave difficoltà. Facciamo nostre tutte le preoccupazioni delle famiglie dei disabili gravi e vogliamo rassicurare i cittadini che vigileremo sottolineando che la tutela delle persone svantaggiate non si fa con operazioni “propagandistiche” di questo genere, tagliando servizi essenziali solo per “inaugurare” sportelli già esistenti.”




Anguillara Sabazia, in vigore la variante al Prgc del 2006: il Consiglio di Stato condanna il Comune

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – E’ valida a tutti gli effetti la variante al Prgc del 2006 di Anguillara Sabazia. Non c’e’ stato verso per la giunta Anselmo di far approvare l’ennesima variante che, secondo loro, avrebbe scongiurato un ritorno indietro nel tempo.

Dal Comune di Anguillara Sabazia, a giugno del 2017 era stato deliberato di adottare un nuovo progetto di Variante Urbanistica predisposto dall’Ufficio Tecnico Comunale. Una sorta di variante della variante quella approvata dal governo locale, che per le opposizioni consiliari presupponeva illegittimità in quanto priva di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) che andava obbligatoriamente richiesta prima dell’approvazione. Una delibera approvata “in tutta fretta” senza una consultazione popolare o delle associazioni di categoria.

Un vero flop stellare la notizia appena pubblicata dal Consiglio di Stato che vede ancora una volta una condanna – l’ennesima – per il Comune di Anguillara Sabazia dell’era Anselmo

E così l’amministrazione comunale dopo aver speso soldi per avvocati che hanno rappresentato l’Ente prima al Tar e poi al Consiglio di Stato assiste oggi ad una sentenza che rappresenta l’ultimo grado di giudizio amministrativo che condanna il Comune a rifondere alla Regione Lazio le spese sostenute dall’Ente sovracomunale – la Regione – per il doppio grado di giudizio. Il CdS ha inoltre condannato il Comune di Anguillara Sabazia a rifondere ai signori Guido De Battistis e Paola De Battistis, Rosa Lancellotti, Filippo Francocci, Pierfrancesco Catarci, Marco Catarci, Angela Parrucci, Francesca Catarci e Paola Catarci in solido fra loro, le spese sostenute per il grado di giudizio.

Manciuria (A.S.): “Incapacità seriale degli atti assunti dall’amministrazione giallo sbiadito diretta da un sindaco delegittimato”

“Le sentenze si rispettano – commenta Sergio Manciuria presidente di AnguillaraSvolta – e confermano la regolarità amministrativa della Delibera 48 del 2006. Un altra dimostrazione – prosegue Manciuria – dell’incapacità seriale degli atti assunti dall’amministrazione giallo sbiadito diretta da un sindaco delegittimato anche dalla recente vicenda della scuola Container di via Duca degli Abruzzi”. Dopotutto per i pentastellati sbiaditi che non sono stati all’altezza di assemblare la scuola tipo lego o Ikea, era impensabile ottenete un risultato positivo al Consiglio di Stato che “senza se e senza ma” ha ribaltato una sentenza pilatesca e al limite della farsa”. La variante al Prgc è ora definitiva e grazie alla quale si può procedere al recupero di Vigna di Valle creandone un’area turistica e sportiva di rilevanza internazionale, è figlia di un epoca diversa che necessariamente la prossima Amministrazione dovrà renderla armoniosa sia sotto il profilo del consumo del territorio che ambientale con piani attuativi ecosostenibili. Ora – conclude il Presidente di Anguillara Svolta – questa maggioranza strampalata si autotassi e paghi con i propri stipendi tutte le risorse dei contribuenti investiti in atti amministrativi e ricorsi farlocchi”

Fatto e Diritto

La complessa vicenda oggetto di causa può essere sintetizzata come segue

Nel 2006, con delibera consiliare n. 48 del 23
dicembre, il Comune di Anguillara Sabazia ha adottato la variante generale
all’allora vigente PRG, risalente al 1978.

Con la successiva delibera consiliare n. 13 del 7
maggio 2013, è stata, quindi, adottata la variante normativa.

Gli atti sono stati trasmessi alla Regione per il
seguito di competenza.

Con il voto n. 238/1, deliberato alla seduta del 28
aprile 2016, il comitato regionale per il territorio, istituito con l.r. n. 38
del 1999, ha espresso parere favorevole all’approvazione della variante, sia
pure con “modifiche e raccomandazioni” da introdurre d’ufficio,
invitando il Comune a formulare, in merito, le proprie eventuali
contro-deduzioni ai sensi dell’art. 3 l. n. 765 del 1967.

Il Comune ha dapprima chiesto una proroga del termine
fissato dal comitato, quindi, con delibera consiliare n. 6 del 2 febbraio 2017,
ha svolto le proprie contro-deduzioni.

Il comitato, tuttavia, con il voto n. 248/2 deliberato
alla seduta del 9 marzo 2017, ha espresso in proposito un parere non
favorevole, confermando i rilievi già formulati nel pregresso parere n. 238/1:
il comitato, in particolare, ha ritenuto che le contro-deduzioni comunali
fossero in parte inconferenti, in parte incomplete e sostanzialmente
irricevibili in quanto prive della necessaria documentazione di supporto.

In seguito, con delibera consiliare n. 28 del 10
giugno 2017, il Comune ha dichiarato di adottare il nuovo progetto della
variante urbanistica, mentre la Regione, con delibera giuntale n. 313 del 13
giugno 2017, ha approvato “la Variante Generale al Piano Regolatore Generale
vigente adottata con Deliberazione di Consiglio Comunale n. 48 del 23.12.2006 e
la successiva Variante alle Norme Tecniche di Attuazione adottata con
Deliberazione di Consiglio Comunale n. 13 del 07.05.2013 secondo i motivi, con
le modifiche e le raccomandazioni contenuti nei pareri del Comitato Regionale
per il Territorio resi con voto n. 238/1 del 28.04.2016 e n. 248/2 del
09.03.2017
”.

2. A questo punto sono stati radicati contrapposti ricorsi giurisdizionali

Il Comune ha impugnato la citata delibera regionale n.
313 nonché il presupposto parere del comitato regionale del territorio n. 248/2
del 9 marzo 2017, mentre quattro distinti gruppi di soggetti (persone fisiche e
giuridiche) proprietari di cespiti nel territorio del Comune di Anguillara
Sabazia hanno impugnato la delibera comunale n. 28 del 2017, che in vario modo
incideva negativamente sulle loro facoltà giuridiche di proprietari rispetto
alle previsioni recate dalla variante approvata dalla Regione.

3. Con la sentenza indicata in epigrafe, il T.a.r.,
previa riunione, ha accolto tutti i ricorsi, annullando sia la delibera
regionale n. 313 del 13 giugno 2017 insieme con il pregresso parere del
comitato regionale del territorio n. 248/2 del 9 marzo 2017, sia la delibera
comunale n. 28 del 10 giugno 2017.

In particolare, quanto al ricorso svolto dal Comune,
il T.a.r. ha affermato che le delibere del consiglio comunale n. 6 del 2
febbraio 2017 e n. 28 del 10 giugno 2017, pur non recando un’espressa e formale
revoca delle pregresse delibere n. 48 del 2006 e n. 7 del 2013 e pur difettando
dei requisiti necessari per adottare legittimamente una nuova variante,
avessero cionondimeno reso palese la non perdurante attualità della volontà
pianificatoria manifestata con tali originarie delibere: la Regione, pertanto,
non avrebbe potuto approvare una variante i cui contenuti il Comune aveva
implicitamente ma inequivocabilmente dimostrato di non condividere più.

Quanto ai quattro ricorsi svolti da distinti gruppi di
soggetti privati, il T.a.r. ha ritenuto che la delibera comunale n. 28 fosse
priva dei requisiti richiesti dalla legge per il legittimo esercizio del potere
di adozione di atti di pianificazione urbanistica e, pertanto, ne ha disposto
l’annullamento.

4. La Regione ha interposto appello, sostenendo che il
diritto amministrativo, specialmente nella materia urbanistica, sia retto da
regole formali e che, conseguentemente, la revoca della precedente adozione
della variante al PRG possa conseguire esclusivamente ad una formale ed
espressa manifestazione di volontà consiliare in tal senso, ovvero alla nuova
adozione di una ulteriore variante per mezzo di una delibera del Consiglio
dotata di tutti i requisiti di legge e, in particolare, corredata di tutta la
documentazione normativamente necessaria.

Si è costituito in resistenza il Comune, che ha,
altresì, svolto ricorso incidentale avverso la statuizione con cui il T.a.r. ha
annullato in toto la delibera n. 28 del 10 giugno 2017: ad avviso del
Comune, infatti, le stesse argomentazioni svolte dal Tribunale a sostegno della
pronuncia di accoglimento del ricorso formulato dall’Ente locale avverso la
delibera regionale n. 313 avrebbero dovuto condurre a circoscrivere lo
speculare annullamento della delibera comunale n. 28 alla sola parte in cui
questa reca l’adozione della nuova variante al PRG, lasciando viceversa salva l’ulteriore
portata dispositiva” implicita di revoca delle precedenti delibere
consiliari del 2006 e 2013.

Si sono, inoltre, costituiti a ministero di distinti
difensori i signori Guido e Paola De Battistis ed i signori Rosa Lancellotti,
Filippo Francocci, Pierfrancesco Catarci, Marco Catarci, Angela Parrucci,
Francesca Catarci e Paola Catarci; i signori De Battistis hanno svolto appello
incidentale, contestando la sentenza del T.a.r sia per l’accoglimento del
ricorso del Comune, sia per la scelta di annullare la delibera del consiglio
comunale n. 28, anziché dichiararla radicalmente nulla per difetto degli
elementi essenziali.

Il giudizio è stato trattato alla pubblica udienza del
3 ottobre 2019 e, all’esito della discussione, è stato trattenuto in decisione.

5. Ritiene la Sezione che il ricorso svolto dalla
Regione ed il parallelo motivo di appello incidentale formulato dai signori De
Battistis sono fondati e vanno accolti nel merito.

Possono, quindi, non essere esaminate le eccezioni di
rito svolte sia dagli stessi signori de Battistis (sulla violazione del
principio di corrispondenza fra chiesto e pronunciato), sia dai signori Rosa
Lancellotti, Filippo Francocci, Pierfrancesco Catarci, Marco Catarci, Angela
Parrucci, Francesca Catarci e Paola Catarci (sulla violazione del principio di
corrispondenza fra chiesto e pronunciato e sulla improcedibilità – questione
peraltro, quest’ultima, espressamente affrontata dal T.a.r. e, dunque, da
sollevare con appello incidentale).

5.1. Va premesso che, in linea di principio, il
consiglio comunale con una successiva delibera può implicitamente revocare una
sua precedente delibera, quando il contenuto dispositivo e motivazionale del
secondo provvedimento contrasti con il contenuto dell’atto precedente.

In passato, alcune disposizioni dei testi unici sugli
enti locali affermavano il principio opposto.

L’art. 303 del testo unico sugli enti locali approvato
col regio decreto del 4 febbraio 1915, n. 148 (riproduttivo dell’art. 291 del
testo unico approvato col regio del 21 febbraio 1908, n. 269) disponeva infatti
che “le deliberazioni dei consigli, importanti modificazioni o revoca di
deliberazioni esecutorie, si hanno come non avvenute, ove esse non facciano
espressa e chiara menzione della revoca e della modificazione
”.

Tale disposizione (a sua volta trasfusa con modifiche
lessicali nell’art. 282 del testo unico approvato con il regio decreto 3 marzo
1934, n. 383) è stata più volte interpretata da questo Consiglio nel senso che
la revoca poteva essere disposta anche in assenza di ‘formule sacramentali’ e
senza menzionare la parola ‘revoca’ nella delibera successiva, purché
risultasse del tutto chiara la determinazione del Comune ‘di sostituire l’una
all’altra deliberazione’ (Sez. IV, 27 maggio 1977, n. 533, riguardante la modifica
di uno strumento urbanistico; Sez. V, 28 settembre 1973, n. 656).

Entrambe tali disposizioni, poi, sono state abrogate
dall’art. 64 della legge n. 142 del 1990, con la conseguente affermazione della
regola generale per la quale una delibera comunale può essere revocata
implicitamente da una successiva delibera avente un contenuto incompatibile.

5.2. Pur se la revoca può essere disposta con un
successivo provvedimento incompatibile, in materia urbanistica continuano,
comunque, ad avere un rilievo centrale le esigenze di certezza e di chiarezza,
già sottolineate da questo Consiglio.

Invero, la materia urbanistica, strutturalmente
connotata dalla contestuale compresenza di plurimi interessi, pubblici e
privati, spesso in conflitto tra loro, si caratterizza, tra l’altro, per due
tratti fondamentali: l’ampia discrezionalità riconosciuta all’Autorità titolare
del potere di pianificazione (specie con riferimento alle scelte di massima) ed
il vincolo procedimentale e, più in generale, formale che avvince l’operato
dell’Amministrazione, per evidenti ragioni di certezza.

In particolare, lo strumento più importante della
pianificazione urbanistica a livello comunale, ossia il PRG (o il diverso atto
previsto dalla legislazione regionale), è l’esito di una serie rigidamente
procedimentalizzata di atti, in cui intervengono, a vario titolo ed in momenti
diversi, i singoli cittadini, gli uffici comunali, le Amministrazioni
competenti a dare i pareri e gli assensi eventualmente necessari nonché, in
sede di approvazione finale, la Regione.

E’ certamente vero, come sostiene il T.a.r, che il
Comune riveste “centralità sostanziale” nel procedimento che conduce
alla formulazione del PRG e delle relative varianti, posto che al Comune sono
riservate l’iniziativa e la formulazione delle scelte di merito.

E’, inoltre, altrettanto vero che il potere
pianificatorio può essere esercitato anche incidendo negativamente
sull’affidamento dei privati al mantenimento delle pregresse previsioni
urbanistiche.

Ciononostante, tale “centralità sostanziale” e
tale prevalenza sui contrapposti affidamenti dei privati si svolgono e si
esprimono esclusivamente nell’ambito delle forme previste dalla legge: la
tipicità del potere, del resto, si manifesta anche e soprattutto con la
tipicità delle forme di esteriorizzazione del potere e, a monte, dei
propedeutici procedimenti.

La rigida procedimentalizzazione vigente in
subiecta materia
– la cui rilevanza e la cui specialità sono evidenziate
dall’esclusione dell’applicazione degli istituti apprestati dalla legge
generale sul procedimento amministrativo – e le esigenze di certezza e
stabilità che la pervadono impongono di ascrivere rilievo giuridico alle sole
manifestazioni del potere svolte secondo le forme, i tempi ed i modi previsti
dalla legge.

Ne consegue, per quanto qui di interesse, che
dall’atto con cui il Comune dichiari di adottare il nuovo progetto di variante
urbanistica senza, tuttavia, né rispettare le previsioni della legge da un
punto di vista sia procedimentale sia contenutistico (questione, questa,
passata in giudicato, stante l’assenza di impugnazione comunale sul punto), né
in alcun modo manifestare espressamente l’intenzione di revocare precedenti
decisioni, non può trarsi l’implicita volontà di privare di efficacia pregresse
deliberazioni formalmente assunte.

Invero, la revoca della deliberazione di adozione
della variante generale consegue esclusivamente:

– o alla legittima adozione di una nuova variante generale,
giacché la disciplina della stessa materia (la pianificazione del territorio
comunale) non può che trovare un’unica sedes materiae;

– o all’espressa e formale manifestazione della
volontà consiliare, esternata con una apposita deliberazione, emanata prima
dell’esercizio del potere della Regione ed a questa tempestivamente comunicata,
di voler privare di efficacia la precedente deliberazione di adozione della
variante generale.

Si osserva, in proposito, che mentre con la prima
evenienza il Comune sostanzialmente determina l’inizio di un nuovo procedimento
pianificatorio, nella seconda, al contrario, il Comune chiude il procedimento a
suo tempo iniziato con la deliberazione revocata.

Orbene, nel caso di specie non si è verificata né
l’una, né l’altra ipotesi: la deliberazione n. 28, infatti, da un lato non
presenta i requisiti per poter essere qualificata quale atto di adozione di una
variante urbanistica, dall’altro non manifesta espressamente l’intenzione di
privare d’efficacia le pregresse deliberazioni consiliari del 2006 e 2013.

In sostanza, la volontà pianificatoria del Comune, per
avere rilievo giuridico anche solo puramente “negativo-soprassessorio
(così il T.a.r.), si sarebbe dovuta manifestare nelle forme di legge: la
materia urbanistica, invero, non ammette né può ammettere, per le
imprescindibili esigenze di certezza, formalità e stabilità che la connotano,
manifestazioni implicite del potere, né può comportare opinabili e complesse
attività di interpretazione sul se una delibera sia o meno ancora efficace.

In materia urbanistica, in definitiva, la volontà
amministrativa rileva solo e nei limiti in cui è esplicitamente dichiarata
nelle forme all’uopo previste dalla legge.

Di converso, l’Amministrazione regionale non poteva
che procedere come è avvenuto: il dovere di concludere il procedimento e
l’inconferenza e, comunque, l’incompletezza delle contro-deduzioni comunali,
invero, evidenziano la legittimità dei contestati atti regionali.

6. Le argomentazioni che precedono comportano che va
respinto l’appello incidentale del Comune: la delibera n. 28, infatti, non
aveva né poteva avere alcuna “portata dispositiva” implicita di revoca
delle precedenti delibere consiliari del 2006 e 2013.

7. Quanto, infine, al motivo di appello incidentale
con cui i signori De Battistis hanno contestato la sentenza del T.a.r per la
scelta di annullare la delibera del consiglio comunale n. 28 anziché
dichiararla radicalmente nulla per difetto degli elementi essenziali, il
Collegio rileva – in disparte ogni considerazione in rito – che l’istituto
della nullità dell’atto amministrativo è riferito alle situazioni abnormi
previste dall’art. 21 septies della legge n. 241 del 1990, in cui
difetta ab imis il contenuto minimo che deve necessariamente connotare
la spendita del potere: nel caso di specie, invece, si è in presenza di una
deliberazione che, seppur in maniera per più profili (gravemente) irrispettosa
delle previsioni legislative, si iscrive comunque nell’alveo dei provvedimenti
di esercizio della potestà urbanistica.

8. Per le ragioni che precedono, vanno accolti
l’appello della Regione Lazio e, in parte, l’appello incidentale dei signori
Guido De Battistis e Paola De Battistis, mentre va respinto l’appello
incidentale del Comune di Anguillara Sabazia: per l’effetto, in parziale
riforma dell’impugnata sentenza, va respinto il ricorso di primo grado del
Comune.

Il regolamento delle spese di lite, liquidate come in
dispositivo, segue la soccombenza.




Guidonia, si festeggia l’istituzione del Comune e si omaggia il generale Alessandro Guidoni: chi era?

Due giorni, 20 e 21 ottobre, per omaggiare il generale Alessandro Guidoni nella ricorrenza della data di istituzione. Sfilata delle bande musicali e la fanfara, premiazione dei ragazzi del
Volta, corsi disostruzione della CRI, screening sanitari gratuiti, la Ferrari Black Jack campione del mondo, Street Food e auto d’epoca.
Il 21 Ottobre ricorre la data di istituzione del Comune di Guidonia Montecelio di cui quest’anno cade 82° dal 1937.

Sono pochi gli Uomini che al mondo hanno avuto l’onore di
essere ricordati per aver dato il proprio nome alla Città. Il generale Alessandro Guidoni fu un uomo geniale, soldato, scienziato e pioniere dell’Aeronautica che amava conoscere direttamente per meglio apprendere ed insegnare. Quel fatale salto con il paracadute il 27 Aprile del 1928, da nessuno ordinato, fu la dimostrazione di quanto fosse vicino agli aviatori.
“ Il generale Guidoni pur essendo l’eponimo della seconda città d’Italia non capoluogo di provincia fors’anche per la vertiginosa crescita della Città non ha avuto a sufficienza il merito dovuto – conferma Giovanna Ammaturo– E’ utile considerare e comprendere a chi non la conosce, ai giovani a chi forse va troppo di fretta od a coloro cui la memoria inizia ad ingiallire quale sia stato il ruolo, la capacità, la versatilità ed il dinamismo di questo scienziato
che gettò le basi di attività che fino al termine del conflitto mondiale fece dell’aeroporto di Guidonia la capitale mondiale dell’aeronautica. Fu il pilota che per primo in Italia nel 1913 portò in volo un aereo o l’ingegnere che inventò il treno Littorina o gli hangar, le eliche coassiali. Ho tenacemente pensato di omaggiare il generale Guidoni con un programma di due giorni che è stato condiviso dal Sindaco Barbet e dall’amministrazione oltre che da alcuni amici come il Guidonia Shopping District, il Centro di Valorizzazione del Travertino, la CRI, l’angiologo Roberto Gagnoni, il manager Lino Ventriglia ma ancora di più i maestri d’orchestra e le bande musicali , cinque, e la fanfara dei bersaglieri del territorio oltre a Rinaldo Team auto d’epoca. Il prologo è iniziato un mese fa con l’incontro con l’avvocato
Avv. Maria Cristina Berardini Dirigente dell’istituto tecnico tecnologico di stato “ Alessandro Volta” con cui abbiamo condiviso il progetto didattico, con cui si è anche stabilito di premiare con sei borse di studio i ragazzi delle tre prime classi con un elaborato dal titolo : “Il Generale Alessandro Guidoni – L’uomo , Lo Scienziato, Il Soldato”. Con la supervisione del
fiduciario prof Stefano Grassi ed l’opera di tre docenti di lettere, Alessandra Moriconi, Catia Palone e Chiara Dionisi, 65 ragazzi si sono cimentati e gli insegnanti hanno deciso i sei più meritevoli che saranno premiati insieme ai ragazzi della scuola domenica 20 ottobre alle 12,30 nella pinetina di Guidonia intitolata ai martiri di Nassirya. Una domenica di festa e di
sorprese che inizierà alle 8,30 quando con l’ausilio dei volontari della Croce Rossa locale guidati da Franco Caponera si terranno corsi di disostruzione e coadiuveranno il prof angiologo Roberto Gagnoni che effettuerà uno screening medico con ecoclodoppler ed ECG ad un numero limitato di utenti che si vorranno prenotare.

Nel frattempo oltre alla presenza del Team Black Jack con la Ferrari campione mondiale del Challenge, raduno Moto Ducati e auto d’epoca nelle strade di Guidonia centro suoneranno e sfileranno, come indicato sulle locandina, le cinque bande musicali della Città e la fanfara dei bersaglieri locale. Un evento unico considerato che l’opera del cittadino oltre che consigliere Giovanna Ammaturo ha saputo riunire per la prima volta queste realtà del territorio indice di valori e capacità professionali ed artistiche. Una festa per tutti i gusti considerato anche la presenza di alcuni
street food. Gli esercizi commerciali staranno aperti e alcuni attività omaggeranno i musicisti, i professori d’orchestra e i bersaglieri. Al termine della premiazione dei ragazzi del Volta le bande nel piazzale antistante l’ingresso dell’aeroporto suoneranno insieme dei brani.
Lunedì 21 ottobre alla presenza dell’Autorità civili e militari ci sarà alle 11.00 officiata da Don Michele una SS Messa in suffragio nella Parrocchia del Sacro Cuore dove sono custodite le spoglie, traslate dal saccello antistante nel 2009, del Generale e della consorte Turbina figlia dell’ammiraglio che a Castellamare ideò la prima turbina per una nave. Un programma per non dimenticare l’istituzione della Città di Guidonia Montecelio e ricordare un po’ di più l’esimio eponimo.
Giovanna Ammaturo
Cell 338 6567336
ammagio@libero.it




Guidonia, caos a Cinque Stelle: doppio incarico per il vice sindaco Davide Russo

Il vice sindaco e assessore di Guidonia Montecelio è anche consigliere a Bronte. Pochi erano al corrente, monta la protesta nel M5S con scissione e due le mozioni dell’opposizione. A denunciare il caso è il consigliere di Fratelli d’Italia Giovanna Ammaturo.

“Davide Russo, M5S – scrive Ammaturo – nonché vice sindaco di Guidonia Montecelio nella seconda città non capoluogo di provincia in Italia, è assessore con diverse deleghe rilasciate dal Sindaco Michel Barbet: Sviluppo e Rilancio Economico, nelle materie di Attività Produttive e Commercio (SUAP), PMI e Industria, Agricoltura e Artigianato, Lavoro, Formazione Professionale, Centro
Competenza Rilancio Economico (Ufficio Europa, Lavoro, Sviluppo Locale sostenibile), Legalità Sociale e Servizi Socio-Sanitari ed integrazione. Un bel pò da fare in una Città tanto grande, eppure dal 3 giugno ha trovato il tempo di essere consigliere, sempre con il M5S a Bronte in Sicilia, a 800 km di distanza oltre allo Stretto.
Nel 2015 Russo si candidò a Sindaco con la lista di Beppe Grillo nella capitale mondiale del pistacchio e riuscì a spuntare 1.220 voti con 195 preferenze. Il 10,37% al M5S, sufficiente per un solo seggio che in appannaggio alla candidata più votata ( 254), Franco Valeria. Bronte
conta 19.117 abitanti e gli elettori furono 19.004 a cui si aggiungono i Brontesi residenti all’estero 3717 e i 117 residenti comunitari che chiesero di poter votare. In totale furono 12 liste e 240 candidati.
Nel luglio 2017 Davide Russo è stato nominato assessore a Guidonia Montecelio . Il 4 aprile 2019 il consigliere di Bronte, Valeria Franco, prima eletta nel M5S ha dato le dimissioni con una accorata lettera per motivi personali . Il 9 aprile in Consiglio Comunale di Bronte prese atto della surroga a Russo Davide che era il primo degli eletti. Dopo un vivace dibattito in Aula anche per la mancanza del surrogato e la incompatibilità in quanto si evidenziava che Russo era assessore a Guidonia. Dal verbale di consiglio dopo l’intervento del Segretario comunale Giuseppe Bartorilla si evidenziò l’incompatibilità e furono assegnati a Russo dieci giorni dalla notifica dell’atto ai fini della presentazione di eventuali osservazioni. Russo è stato ufficialmente nominato Consigliere di Bronte il 3 Giugno 2019. Il suo nome è stato inserito nella commissione Bilancio e Tributi ed ha frequentato. Il neo consigliere ed assessore nel Lazio si è dato da fare a Bronte lanciando l’idea di uno sportello antiracket o forti interventi sul cimitero come risulta da articoli di stampa. È evidente che il Sindaco Barbet
non poteva non sapere quanto alcuni fedelissimi tra i consiglieri. Gli altri consiglieri del M5S come l’opposizione e l’intera Città ne erano all’oscuro. La scorsa settimana il doppio incarico è diventato di dominio con roventi incontri nel Gruppo M5S che avrebbero portato alla scissione di almeno due consiglieri: il presidente del Consiglio Mortellaro e il consigliere Laura Santoni. Un doppio incarico che, come è descritto nella mozione di sfiducia firmata da tutta l’opposizione comunale : “ Evidenzia la carenza di interesse in generale nei confronti della Città di Guidonia Montecelio, dei Cittadini residenti e dell’aspirazione completa all’alto incarico riconosciutogli anche per effetto del livello di autonomia di spesa necessaria allo svolgimento delle funzioni delegate, oltre a gravi e diverse omissioni anche dello Statuto della Città e sulla trasparenza”.

Parola tanto abusata dal M5S alla prova dei fatti. Il senatore De Vecchis su indicazione del Consigliere Cacioni (Lega) ha presentato una interrogazione parlamentare. Inoltre al protocollo è stata presentata dalle consiglieri Ammaturo ( Fratelli d’Italia ) e Cacioni una seconda mozione “ Presa d’atto cessazione sopravvenuta dei requisiti
per la carica di assessore del sig. Davide Russo – decadenza.” Con cui dopo diverse puntualizzazioni giuridico legali si conferma il parere del Ministero degli Interno Class.
15900/TU/00/63 Roma, 3 giugno 2008 che riporta un caso analogo e la successiva decadenza dall’incarico di vice sindaco. Nella nota si invita il Sindaco a prendere atto della decadenza dell’assessore e revocare l’incarico ed inviare la nota per le opportune chiarificazioni al Prefetto e l’Autorità Anticorruzione perché sono cessati i requisiti per continuare ad essere vice sindaco ed assessore. Russo ed alcuni pezzi del M5S ribattono che la incompatibilità non esiste e ricordano che anche il PD locale aveva la consigliera Salomone che era stata per un breve periodo assessore a Fonte Nuova. Resta l’amaro confermano le due Consigliere di
Centro Destra che la Città non meritava tanto silenzio e omissioni e che in Italia con oltre 60 mln di cittadini non è il caso di sedere su due poltrone politiche contemporaneamente evocando sentenze che riguardano Comuni sotto i 15.000 abitanti. Non è solo una questione di fioretto giuridico è mancato il rispetto verso due Comunità, i Brontesi ed i Guidoniani, che si
attendono dagli eletti e dalle figure istituzionali la completa dedizione ed applicazione a tempo pieno e più di un dipendente devoto.




Bracciano, spese elettorali fantasma a 5 stelle: ecco i documenti per i paladini della trasparenza e dell’onestà

BRACCIANO (RM) – Il nostro articolo sulle spese elettorali dei candidati M5S alle amministrative di Bracciano, finite sotto segnalazione della Corte di Appello di Roma, hanno suscitato l’attenzione del consigliere comunale di opposizione Marco Tellaroli che nonostante l’emoticon “divertito” sul suo post è sembrato tutt’altro che allegro.

Puntualizziamo per chi cerca sempre di giustificare condotte singolari

Intanto la questione non è stata definita “regolare” da nessuno e la lettera di Venerina Marziano è del 2018, quindi la vicenda non è affatto finita nel 2016 come asserito da Marco Tellaroli.

Marziano ha altresì scritto una dura lettera a Marco Tellaroli dove gli fa presente che è al corrente che al Comune di Bracciano è stata depositata una dichiarazione non sottoscritta riferita alla sua persona dove addirittura la stessa Marziano avrebbe dichiarato di aver sborsato euro 106,63 per la campagna elettorale. Ecco la lettera di Marziano a Tellaroli e la dichiarazione non sottoscritta presentata all’insaputa di Venerina Marziano.

La lettera del 2018 di Venerina Marziano a Marco Tellaroli dove contesta la dichiarazione di spese a suo nome presentata al Comune

Qui la documentazione presentata al Comune da Tellaroli che attesta le presunte spese di Venerina Marziano

Inoltre c’è una denuncia alla Corte di Appello che porta la data di dicembre 2018 (quindi già le prime dichiarazioni del consigliere “divertito” sono facilmente smentite). Ovviamente per la fonte, ovvero l’autore dell’esposto è tutelato dal segreto professionale. Tutto normale, anzi guai se non fosse così. Le fonti che forniscono documentazioni, atti e dichiarazioni ai giornalisti (giornalisti e non blogger o leoni da tastiera) devono potersi sentire libere di non essere sottoposte a facile gogna mediatica come sta succedendo in questo momento proprio da parte di chi potrebbe e dovrebbe dare un esempio di “democrazia”, “onestà” e “trasparenza”.

Ma c’è di più perché sul caso delle dichiarazioni delle spese elettorali pentastellate pende anche una denuncia recente presso la Procura della Repubblica di Civitavecchia.

Tellaroli nel suo post svia però l’attenzione sui gettoni di presenza che è ben altro argomento rispetto al caso che lo riguarda in prima persona. E se deve chiedere chiarimenti in proposito (sui gettoni s’intende) suggeriamo al consigliere di chiedere all’Amministrazione comunale per le vie ufficiali e non certamente su Facebook soltanto per fare probabilmente facile propaganda e cercare di guadagnare qualche “like”.

Lui stesso che non appare aver gestito al meglio la questione delle spese elettorali punta il dito sugli altri. Ma è chiaro che stavolta sarebbe meglio che chiarisse la sua posizione, visto che gli atti pubblici non gli danno manforte.

Ribadiamo che il consigliere comunale di Bracciano per il Movimento Cinque Stelle Marco Tellaroli ha presentato all’ufficio elettorale del Comune e Corte d’Appello alcuni moduli con le dichiarazioni di spese elettorali che avrebbero sostenuto diversi candidati consiglieri M5S alle comunali 2016 senza che siano state sottoscritte dagli stessi. E’ dunque consentito a tutti i candidati a sindaco dichiarare cifre riferite ai candidati consiglieri del partito senza che questi ultimi ne siano al corrente e senza la firma degli stessi? E per giunta in netto contrasto con le singole dichiarazioni inviate spontaneamente e singolarmente da ciascun candidato consigliere? Difficoltà di comunicazione all’interno della compagine braccianese a 5 stelle?

Nel modello di rendiconto inviato al collegio regionale di garanzia elettorale ci sono anche i dati di Egle Onori e alla voce delle spese dichiarate dalla stessa c’è l’importo di 103,63 euro.

Qui la documentazione presentata al Comune da Tellaroli che attesta le presunte spese di Egle Onori

La candidata consigliera M5S Egle Onori ha dichiarato il 23 agosto 2016 di non aver sostenuto spese elettorali e neppure ricevuto alcun contributo. E ha firmato di suo pugno tale dichiarazione.

Qui la dichiarazione di Egle Onori che attesta di non aver speso nulla per la campagna elettorale

Qui la documentazione presentata al Comune da Tellaroli che attesta le sue spese

Marco Tellaroli ha dichiarato cifre che non superano il tetto di 2.500 euro oltre il quale è previsto l’obbligo di un mandatario.

Venerina Marziano candidata consigliere M5S alle elezioni amministrative 2016 di Bracciano ha richiesto (con una lettera al Comune di Bracciano datata 13 settembre 2018) spiegazioni su chi avesse compilato la dichiarazione relativa alle spese elettorali, in quanto la stessa ha dichiarato di non aver sottoscritto nulla. Adesso sui social va dicendo che non è stata interpellata prima che uscisse il nostro precedente articolo, ma lo stesso si basa su prove documentali e non su richieste di pareri. Se la stessa volesse invece smentire quanto pubblicato, la invitiamo a mandarci una richiesta di rettifica ai sensi della legge sulla stampa facendo esplicitamente riferimento ai presunti passaggi che a suo dire non corrisponderebbero a verità.

La Marziano ha anche chiesto accesso agli atti per visionare la documentazione inerente le consultazioni elettorali presentate dall’allora candidato sindaco M5S Marco Tellaroli.

Ecco la richiesta

Venerina Marziano ha presentato presso il Collegio regionale di Garanzia Elettorale presso la Corte di Appello di Roma una dichiarazione dove palesava di non aver corrisposto alcun importo di denaro ne a titolo di contributo elettorale ne a titolo di spesa per la propria candidatura.

Tutte le dichiarazioni sono agli atti in Comune

Inoltre agli atti in Comune ci sono tutte le dichiarazioni dei candidati M5S inerenti le spese elettorali ma l’unica firmata è quella di Marco Tellaroli, diverse altre non sono state sottoscritte dai singoli candidati. Ad inviarle è stato proprio Marco Tellaroli. Il consigliere pentastellato ha firmato la sua dichiarazione, sottoscrivendo di aver speso 790 euro per la campagna elettorale. L’unico a firmare, ripetiamo, è stato lui.

Secondo Tellaroli la questione sarebbe chiusa dal 2016, ma le date riportate sugli atti ufficiali e le notizie acquisite dicono l’esatto contrario. Dato che il consigliere si erge di continuo a rappresentante di onestà e trasparenza dovrebbe utilizzare altrettanta onestà e trasparenza nell’ammettere che il caso delle spese elettorali deve essere giustamente approfondito nelle sedi opportune per evitare che in futuro si ripetano dinamiche simili. Cosa avrebbe fatto Tellaroli se il protagonista di questa triste vicenda fosse stato un antagonista politico?




Bracciano, spese elettorali fantasma per i candidati M5S: il consigliere Tellaroli segnalato in Corte di Appello

BRACCIANO (RM) – Il consigliere comunale di Bracciano per il Movimento Cinque Stelle Marco Tellaroli è stato segnalato alla Corte d’Appello per aver presentato all’ufficio elettorale del Comune e della stessa Corte alcuni moduli con le dichiarazioni di presunte spese elettorali sostenute da almeno quattro candidati consiglieri M5S alle comunali 2016 senza che siano state sottoscritte dagli stessi.

In sostanza il consigliere pentastellato ha dichiarato delle spese che non solo non sarebbero state effettivamente sostenute dai candidati consiglieri M5s ma per giunta all’insaputa di quest’ultimi.

I candidati consiglieri, infatti, hanno autonomamente inviato i rendiconti dichiarando di non aver sostenuto alcuna spesa

Il consigliere Marco Tellaroli ha dichiarato cifre che non superano il tetto di 2.500 euro, oltre il quale è previsto l’obbligo di un mandatario.

Di fatti sia l’articolo 13 della Legge 10/12/1993 n.515 e la Legge n.43/1995 dicono chiaramente che “sono esclusi dall’obbligo delle designazioni di un mandatario elettorale, i candidati che spendono meno di 2.580 euro avvalendosi unicamente di denaro proprio, fermo restando l’obbligo di redigere il rendiconto delle spese sostenute”.

Venerina Marziano candidata consigliere M5S alle elezioni amministrative 2016 di Bracciano ha richiesto (con una lettera al Comune di Bracciano datata 13 settembre 2018) spiegazioni su chi avesse compilato la dichiarazione relativa alle spese elettorali, in quanto la stessa ha dichiarato di non aver sottoscritto nulla.

La Marziano ha anche chiesto accesso agli atti per visionare la documentazione inerente le consultazioni elettorali presentate dall’allora candidato sindaco M5S Marco Tellaroli.

Venerina Marziano ha infatti presentato presso il Collegio regionale di Garanzia Elettorale presso la Corte di Appello di Roma una dichiarazione dove palesava di non aver corrisposto alcun importo di denaro ne a titolo di contributo elettorale ne a titolo di spesa per la propria candidatura.

Marziano ha altresì scritto una dura lettera a Marco Tellaroli dove gli fa presente che è al corrente che al Comune di Bracciano è stata depositata una dichiarazione non sottoscritta riferita alla sua persona dove addirittura lei stessa avrebbe dichiarato di aver sborsato euro 106,63 per la campagna elettorale.

A tal proposito Marziano chiede esplicitamente a Tellaroli di dirgli chi avrebbe depositato quella dichiarazione non sottoscritta riferita alla sua persona.

In Comune ci sono tutte le dichiarazioni

Che succede? Che avviene subito una verifica. E agli atti in Comune ci sono tutte le dichiarazioni dei candidati M5S inerenti le spese elettorali ma l’unica firmata è quella di Marco Tellaroli, diverse altre non sono state sottoscritte dai singoli candidati.

Ad inviarle è stato proprio Marco Tellaroli

Tellaroli ha firmato la sua dichiarazione, sottoscrivendo di aver speso 790 euro per la campagna elettorale. L’unico a firmare è stato lui. Ma Marziano non è la sola. Facciamo un altro esempio. La candidata consigliera M5S Onori Egle ha dichiarato il 23 agosto 2016 di non aver sostenuto spese elettorali e neppure ricevuto alcun contributo. E ha firmato di suo pugno tale dichiarazione. Che succede però? Nel modello di rendiconto inviato al collegio regionale di garanzia elettorale ci sono i dati di Egle Onori e alla voce delle spese dichiarate dalla stessa c’è l’importo di 103,63 euro.

Ovviamente la questione è finita alla Corte di Appello di Roma, collegio regionale elettorale di Garanzia.

Alcuni “ex amici” del consigliere Tellaroli vogliono vederci chiaro. Certamente il Consigliere, che tra l’altro rappresenta a Bracciano un MoVimento che fa della trasparenza e dell’onestà una bandiera distintiva saprà dare spiegazioni.

Intanto qualcuno ha già palesemente preso le distanze. E sembrerebbe che aleggino altre questioni.