S.o.s. lago Albano di Castel Gandolfo. Consorzio di Bonifica Litorale Nord di Roma: “Pronti a mettere a disposizione  la competenza dei nostri tecnici”

CASTEL GANDOLFO (RM) – “Il Lago Albano di Castel Gandolfo con il suo incessante abbassamento delle acque superficiali a causa degli esagerati prelievi di falda, è la riprova che servono infrastrutture e progetti lungimiranti, per salvaguardare e proteggere la, sempre più rara e preziosa, risorsa idrica. Come Consorzio di Bonifica Litorale Nord di Roma guardiamo con attenzione all’area dei Castelli romani e alle sue ricche peculiarità naturali, per questo e in virtù del Patto per il Suolo, sempre più attuale anche in virtù dell’annosa  crisi climatica, sposiamo l’idea di un Contratto di Falda e siamo pronti a mettere a disposizione  la competenza dei nostri tecnici in quello spirito di sinergia che deve contraddistinguere il nostro operato.” Così Andrea Renna, direttore del CBLN, che in qualità di direttore di Anbi Lazio ha coinvolto, grazie al Presidente Sonia Ricci, l’associazione regionale dei consorzi di bonifica ed irrigazione della nostra regione, per meglio supportare lo sviluppo delle ulteriori tappe di questo interessante strumento. 

Da sinistra: Andrea e Niccolò Sacchetti

Le proposte tecniche per la salvaguardia degli acquiferi vulcanici dei colli albani, una specifica per la sistemazione idraulica del Fosso secco e una relazione sul monitoraggio delle reti e delle acque progetti proposti dal nostro Consorzio, rappresentano alcuni degli elaborati da concretizzare.

Nelle scorse settimane lo stesso Renna, con il Vice Presidente del Contratto, Pietro Di Lazzaro e l’ing. Mauro Rosatelli, capo settore bonifica ed irrigazione del Consorzio romano, ha preso parte al  meeting tenutosi a Castel Gandolfo. Il “Contratto di Falda Lago Albano, Nemi e per il Fiume Incastro” mediante un programma chiaro e condiviso – ha sottolineato il Presidente dell’Ente, Niccolò Sacchetti – può rappresentare una concreta risposta per l’importante area. 

Questo Contratto di Falda, insieme ad altri progetti di raccolta acque, come il “Progetto Laghetti” promosso da ANBI e Coldiretti per la realizzazione di piccoli invasi in grado di raccogliere e ridistribuire risorsa idrica all’agricoltura, rappresenta un sentiero da non sottovalutare. Pietro Di Lazzaro, anche in qualità di Consigliere del Consorzio di Bonifica Litorale Nord, ha sottolineato “Solo attraverso un percorso sinergico e proposte reali e realizzabili sarà possibile attenzionare e sensibilizzare l’amministrazione regionale su un tema di estrema importanza ma di cui in pochi conoscono la reale gravità e portata.”




Ariccia, aumento delle truffe agli anziani: pronto l’incontro tra cittadini e Istituzioni per affrontare il problema

Mercoledì 4 maggio, alle ore 16.30, presso la Sala Riunioni del Centro Anziani.

Visto il dilagare del fenomeno delle frodi a danno degli anziani, l’Amministrazione Comunale di Ariccia ha pensato di organizzare un incontro pubblico per affrontare questo annoso problema.

L’appuntamento è fissato per mercoledì 4 maggio, alle ore 16.30, presso la Sala Riunioni del Centro Anziani di Ariccia. “Abbiamo pensato – ha dichiarato Anita Luciano consigliera delegata alle Associazioni – di coinvolgere i cittadini in un incontro con il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Ariccia Gianni Coltellaro, al fine di potergli fornire gli strumenti per non incappare in truffe e per prevenire i furti in appartamento. All’incontro sarà presente anche il sindaco Gianluca Staccoli, il presidente del consiglio comunale Michele Filosofi, la consigliera delegata alla scuola Irene Falcone e il dirigente del settore Patrimonio del Comune di Ariccia Claudio Fortini, a testimonianza della grande attenzione riservata dall’Amministrazione al tema della sicurezza”.




Volsca, i motivi della “disfatta” della BPL

Epilogo di una storia tutta italiana

Il lungo contenzioso tra la Volsca Ambiente e Servizi SPA (municipalizzata che gestisce la raccolta e il trasporto dei rifiuti per vari comuni tra cui Velletri, Albano Laziale, Lariano e da ultimo anche Genzano) e la Banca Popolare del Lazio finisce con una sentenza della Corte D’Appello che condanna l’istituto di credito a restituire alla Volsca circa 1 milione e 300 mila euro, somma che di recente la Banca ha provveduto a restituire.

Si conclude quindi con un nulla di fatto, quello che di fatto è risultato come un tentativo della Banca Popolare del Lazio di avvantaggiarsi rispetto agli altri creditori concorsuali, con un’azione giudiziaria che aveva trovato un provvisorio accoglimento da parte della sezione imprese del Tribunale di Roma.

La sentenza in appello di fine gennaio del 2022, ha dunque spento ogni velleità della Banca, riequilibrato le posizioni giuridiche di tutti i creditori fallimentari, ribaltando completamente quella di I° grado, concludendo in maniera irrevocabile che la società pubblica Volsca Ambiente e Servizi SpA, ha agito in maniera ineccepibile e che la BPL, stando alla decisione dei Giudici, ha intrapreso una causa che ha portato a un “nulla di fatto”, rimanendo sulle spalle dei cittadini le gravose spese di entrambi i gradi di giudizio. Purtroppo, infatti, pur sconfitta, la Banca è stata “graziata” dal pagamento delle spese copiose processuali, una abitudine tutta italiana che tende a moltiplicare giudizi che purtroppo si rivelano spesso inutili e strumentali.

Come può accadere che su una vicenda così visibilmente lineare ci sia stato un primo grado che ha sentenziato palesemente l’opposto del giudizio di appello?

Perché la Banca Popolare del Lazio ha fatto spendere i soldi dei soci, e dei cittadini per una causa che poi si è rivelata infondata?

La sentenza di primo grado è stata decisa nella camera di consiglio del Tribunale di Roma (presidente dott. Giuseppe Di Salvo) e giudice relatore Dott. Guido Romano, quella d’appello dal collegio presieduto dal Presidente dott.ssa Benedetta Thellung de Courtelary e giudice relatore dott.ssa Raffaella Tronci.

I fatti risalgono agli anni precedenti all’amministrazione guidata dall’allora sindaco di Velletri Fausto Servadio

Servadio nel 2008, ha ereditato la società Volsca Ambiente SPA sull’orlo del fallimento con debiti intorno ai 30 milioni di euro, favoriti anche dalla concessione, solo poco tempo prima e cioè nel 2006, di finanziamenti da parte proprio della Banca Popolare del Lazio. Nel 2009, preso atto della insolvenza della società partecipata e della contestuale dichiarazione di dissesto da parte del Comune di Velletri, veniva presentato ed approvato dai creditori, tra i quali anche al Banca Popolare del Lazio, il piano concordatario proposto dalla Volsca SpA.

Il piano proposto e portato a termine dall’allora amministrazione della partecipata, prevedeva la creazione di una nuova società, denominata Volsca Ambiente e servizi SpA che proseguisse, come in effetti accaduto e con risultati ragguardevoli sia dal punto di vista qualitativo che economico, l’attività di raccolta rifiuti, mentre la originaria società avrebbe dovuto procedere alla distribuzione della somme ricavate dagli asset ancora presenti, nelle forme e nella misura approvata anche dalla Banca.  

Tutta la procedura concordataria veniva conclusa sotto il rigoroso e stretto monitoraggio del Tribunale di Velletri e con il voto favorevole della maggioranza dei creditori chirografari, tra i quali la Banca Popolare del Lazio.

Esattamente il 24 maggio del 2010 la Banca Popolare del Lazio Soc. Cooperativa esprimeva voto favorevole alla proposta di concordato preventivo depositata a dicembre 2009 per un credito riconosciuto dagli organi del concordato nella misura di circa un milione di euro.

La nuova Volsca Ambiente e Servizi SPA, nel rispetto del decreto di omologa restituiva alla vecchia Volsca Ambiente SPA in liquidazione la somma di quasi tre milioni di euro quale patrimonio netto, in 72 rate mensili oltre interessi.

Il 4 marzo del 2014 l’Avvocato Piero Guidaldi entra nel Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare del Lazio.

Il 27 aprile del 2016 l’Avv. Piero Guidaldi cessa il proprio ruolo di Presidente della Volsca Ambiente e Servizi SPA, un ruolo ricoperto a partire dal 2008 e cioè solo successivamente agli affidamenti concessi dalla Banca Popolare del Lazio alla Volsca nel precedente 2006.

Un’azienda, la “nuova Volsca” che innegabilmente, dati alla mano, l’avvocato Piero Guidaldi ha saputo rimettere in piedi con una gestione onesta e trasparente al punto che prima di lasciare l’incarico, nonostante la inevitabile riconferma da parte degli allora Sindaci, Servadio, Marini e Caliciotti, distribuisce utili per 500mila euro, caso più unico che raro nel panorama nazionale.

Nel dicembre del 2016, la Banca Popolare del Lazio richiede al Tribunale di Velletri la risoluzione del concordato preventivo della Volsca Ambiente SPA in liquidazione e la dichiarazione di fallimento della stessa società.

I ritardi accumulati dalla gestione liquidatoria della vecchia Volsca, inducevamo la Banca Popolare del Lazio, erroneamente sicura di poterne trarre beneficio, a chiederne il fallimento previa risoluzione della procedura concordataria.

Il Tribunale di Velletri nel giugno 2017 dichiarava il fallimento della vecchia Volsca individuando le responsabilità, non nella originaria proposta concordataria valutata anche dalla Corte di Appello favorevolmente, bensì nelle eccessive lungaggini nella liquidazione delle poste attive a favore dei creditori concorsuali.

La BPL, già prima della dichiarazione di fallimento con risoluzione del concordato, si determina nell’agire contro la nuova Volsca Ambiente e Servizi SPA chiedendo il pagamento a quest’ultima, ed in barba al principio della parità di tutti i creditori fallimentari, del finanziamento concesso, secondo molti con troppa facilità, nel 2006 alla vecchia Volsca ormai dichiarata fallita.

Il resto è storia recente, dopo, infatti, una prima sentenza del Tribunale di Roma che condannava la nuova Volsca alla restituzione alla Banca delle somme finanziate (troppo facilmente?) alla vecchia Volsca, interveniva la sentenza della Corte di Appello di Roma che rimetteva la chiesa al centro del paese ordinando di fatto alla Banca di restituire l’importo che nel frattempo era lievitato a circa 1.300.000,00 euro e che veniva obtorto collo restituito.

La nuova Volsca Ambiente e Servizi versata la somma di circa 2.700.000,00 euro alla vecchia Volsca non aveva più nulla a che spartire con la vecchia, ivi compresi i suoi creditori.

Nulla doveva la nuova Volsca e la BPL ha di fatto intentato una “causa persa” in partenza

Un giudizio che, soprattutto dopo la riformata sentenza del Tribunale di Roma, ha visto esponenti anche politici locali esporsi contro gli ideatori della proposta concordataria che, al contrario e nella sostanza ha risollevato le sorti di una società pubblica, i cui costi diversamente sarebbero ricaduti sulla cittadinanza. Tutti questi detrattori sono scomparsi dopo la pubblicazione della sentenza della Corte di Appello di Roma.

In questo gruppo di detrattori si annovera anche il Consigliere Dott. Giorgio Greci che oltre cinque anni fa gridò allo scandalo e definì come tardive le dimissioni di Guidaldi in considerazione dei danni che aveva causato alla società pubblica, certo eravamo in periodo preelettorale, ma la presa di posizione non deve avergli giovato o quanto meno portato fortuna visto l’esito elettorale. Non ultimo il Dott. Valentino Di Prisco attuale Presidente della Volsca, che le cronache ci narrano essere da sempre critico nei confronti dell’operazione concordataria.

Al contrario nonostante la iniziale sconfitta hanno continuato a mantenere la propria convinzione l’attuale Sindaco del Comune di Lariano Caliciotti il quale non è mai arretrato di fronte alla Banca Popolare del Lazio di cui è stato dipendente per molti anni e consulente all’epoca dei fatti, fermamente convinti della bontà del proprio operato i Sindaci Fausto Servadio e Nicola Marini unitamente all’assessore Luca Andreassi, tutti indistintamente ed ingiustamente maltrattati dopo la sentenza del Tribunale di Roma.

Mentre i politici si accapigliavano tra di loro, la Banca Popolare del Lazio godeva di una sentenza che oggi risulta errata e spazzata via in fretta dalla Corte di Appello di Roma che dopo un solo anno ha emesso il fatidico verdetto.

Ci sono tanti paradossi, tanti interrogativi rimasti senza risposta. Ma l’Italia si sa è la patria dei paradossi e spesso di relazioni tanto inopportune quanto lucrose ma soprattutto di conflitti d’interesse.

Visti i fatti succedutisi, ci si chiede quali siano stati i reali motivi che hanno indotto la Banca Popolare del Lazio, una banca che opera nel territorio in cui opera anche la Volsca Ambiente e Servizi SpA, ad aggredire così violentemente ed inopinatamente quest’ultima società, che dopo la richiesta di pagamento dell’importo di 1milione di euro cessava tutti i rapporti con la Banca medesima alla quale nel corso degli anni oltre ad aver versato somme non indifferenti per il servizio reso, aveva anche portato un notevole indotto costituito dagli oltre 120 dipendenti a cui corrispondeva gli stipendi oltre ai fornitori e clienti per un volume d’affari annuo all’epoca dei fatti di circa 10milioni di euro, somme che nel corso del tempo hanno ed avrebbero di gran lunga ricompensato la Banca ben oltre la somma richiesta giudizialmente di 1milione di euro e che neanche ha recuperato.

Solo perdite per la Banca Popolare del Lazio da questa operazione

Perdite costituite anche dalla ridotta ammissione al passivo fallimentare; se infatti in sede concordataria il credito della Banca Popolare del Lazio era stato integralmente riconosciuto dagli amministratori della società nella misura di 1milione di euro in sede fallimentare, quello stesso fallimento voluto proprio dalla Banca, il curatore ha dimezzato il credito vantato dalla Banca, riconoscendo dovuta la sola somma di circa 490mila euro con una evidente perdita. Perdite infine costituite dalle non certo esigue parcelle dei proprio procuratori.

Ed allora cosa ha spinto la Banca ad affrontare un giudizio dall’esito tanto incerto e rischioso quanto sicuramente foriero di perdite prevedibili già prima dell’inizio dello stesso?

Dall’analisi dei documenti un primo elemento lo ritroviamo nell’incarico dato dalla banca ai propri avvocati per intraprendere questa azione contro la Volsca. L’incarico, infatti, non veniva sottoscritto dal Presidente della Banca il compianto Prof. Renato Mastrostefano bensì dal Direttore Generale dell’epoca Rag. Massimo Lucidi, un indizio, forse una prova del fatto che il Presidente dall’alto della propria esperienza e prevedendone gli esiti, non fosse d’accordo nell’intraprendere il giudizio, oppure che sia stato tenuto all’oscuro di questa iniziativa?

Forse una prima risposta ci può essere fornita dal contenuto di una comunicazione inviata alla Banca D’Italia nella quale si segnalavano alcune anomalie, tra le quali gli affidamenti concessi alla Volsca che potevano essere ricondotti nell’ambito di un rapporto privilegiato tra l’allora Consigliere della Banca Notaio Capecelatro e l’allora Sindaco del Comune di Velletri, Dott. Bruno Cesaroni storico cliente del Notaio.

Se ciò fosse vero, il Notaio probabilmente sarebbe incappato nel conflitto di interessi, violazione che si configura quando c’è un danno per la Banca, danno causato solo in presenza di un mancato pagamento e/o recupero dell’intera somma da parte dell’istituto di credito. Qualunque rischio valeva la pena di far correre alla Banca pur di tenere in piedi la fiammella della speranza di poter recuperare l’intera somma dalla Volsca così che non si potesse configurare un danno per la Banca? I cui effetti potessero ricadere personalmente sui singoli attori? In questo quadro generale si potrebbe anche meglio spiegare il perché della mancata sottoscrizione da parte del Prof. Mastrostefano che mai avrebbe esposto l’istituto di credito a rischi inutili per salvaguardare singoli soggetti.

La situazione sembra fosse ben monitorata dalla stessa Banca D’Italia

BankItalia è a conoscenza dell’esito del giudizio e del contenuto della sentenza della Corte di Appello di Roma? In caso affermativo sarebbe interessante capire quali sono i provvedimenti che ritiene di poter adottare, vista l’evidenza dei fatti.

Al riguardo dedicheremo sicuramente un maggiore approfondimento, soprattutto di fronte a fatti che sono stati oggetto di rilievo anche da parte della Procura di Velletri e che sono state attenzionate solo dopo una ormai famosa segnalazione anonima. Una lettera dove si parla addirittura testualmente di un “vecchio ispettore gratificato con una fiammante bmw, pagata da un fornitore storico della banca, pur di ammorbidire le sanzioni elevate”. A questo punto ci mancherebbe soltanto di leggere in qualche altro scritto di “figli di” assunti dagli amici degli amici in quelle stesse banche che invece devono essere “verificate”. Sarebbe davvero un paradosso imbarazzante.




Hollywood si sposta a Genzano di Roma per due giorni di set di Fast & Furious 10

Nelle casse del comune entreranno circa 48mila euro per occupazione di suolo pubblico e locazioni locali comunali da parte della casa di produzione americana

Genzano diventa Hollywood. Il piccolo comune a sud est della Capitale ospiterà due giornate di set di Fast & Furious 10, il decimo capitolo della saga cinematografica con Vin Diesel, nota per le corse d’auto a folle velocità.

Tutto comincerà il prossimo 5 maggio, quando il protagonista nei panni di Dominic Toretto, ma anche Jason Momoa, metteranno piede a Roma all’aeroporto di Ciampino ed è molto probabile che dormiranno in un hotel dei Castelli Romani.

Nelle casse del comune entreranno circa 48mila euro per occupazione di suolo pubblico e locazioni locali comunali da parte della casa di produzione americana Wildside srl. Ma non solo. 

Per consentire le riprese senza intoppi saranno anche rimossi i lampioni della pubblica illuminazione e saranno svolti altri lavori stradali, il tutto a carico della produzione della pellicola. La condizione è una: che i luoghi dovranno essere ripristinati e i lampioni rimessi al loro posto a fine riprese, il 18 maggio. 

L’area interessata dalle riprese sarà tra via Italo Belardi, via Bruno Buozzi, e piazza Marconi, con base operativa in piazza Frasconi presso l’ex scuola Locatelli.

Il comune di Genzano fa sapere, comunque, che “i complessi aspetti operativi e logistici dell’operazione riguarderanno altre aree pubbliche e private e potranno avere delle ripercussioni anche nei giorni immediatamente precedenti e successivi”.

E ancora che “i cittadini e le attività interessate saranno prontamente avvisate con un crono programma su cui amministrazione e produzione stanno lavorando con attenzione da tempo affinché siano minimizzati al massimo i disagi inevitabili per realizzare delle riprese su questa scala e di questo livello”. 

“Per questa ragione – si legge nel post pubblicato sul sito del comune – i contatti in particolare con le attività produttive presenti sulle vie del set sono state già avviate nelle scorse settimane dalla produzione e continueranno nelle prossime. Continueremo ad aggiornare la cittadinanza sulle novità, fornendo maggiori dettagli, una volta definiti i particolari”.

Intanto il regista della pellicola, Justin Lin, ha abbandonato il film dopo una settimana di riprese. Lin aveva diretto dal terzo al sesto capitolo della saga e poi il nono. Al momento non è ancora chiaro chi prenderà le redini del progetto. 




Genzano di Roma, morto Tittò

Una grossa perdita per la comunità genzanese: è morto il noto ristoratore Stefano Paluzzi, per tutti conosciuto come Tittò. Un pensiero alla famiglia e agli amici che sapranno ricordarlo nel tempo




Monte Compatri, avviato iter straordinario di verifica delle cave di basalto: il Comune vuole fare chiarezza sugli impianti di conglomerato bituminoso

Sei società firmatarie delle convenzioni del 2003 relative alla coltivazione di roccia basaltica sotto la lente d’ingrandimento dell’ufficio Cave

MONTE COMPATRI (RM) – Dopo tanti anni la storia delle cave di basalto a Laghetto sembra essere arrivata a un bivio. Il comune di Monte Compatri nei giorni scorsi ha dato vita all’avvio del procedimento amministrativo per le “verifiche straordinarie” delle cave ricadenti nel bacino estrattivo.

Le società finite sotto la lente d’ingrandimento dell’Ufficio Cave sono le sei firmatarie delle convenzioni del 2003 relative alla coltivazione di roccia basaltica.

Una storia lunga quelle delle cave, iniziata negli anni 60 con le prime cooperative e decine di famiglie arrivate in particolare da Alfedena in Abruzzo per lavorare nei siti estrattivi per la
realizzazione dei sampietrini delle strade della Capitale. Oggi dove veniva eseguita l’attività
estrattiva si sono impostati gli impianti di conglomerato bituminoso e il tema delle immissioni in atmosfera dei fumi provenienti dagli impianti è uno dei più sentiti nella frazione di Laghetto a Monte Compatri.

L’Amministrazione comunale sin dai primi giorni del suo insediamento ha monitorato attentamente la situazione. La verifica straordinaria avviata prende spunto dall’art. 31 della Legge Regionale n.7 del 2018 in materia di cave in cui è possibile effettuare “verifiche straordinarie” e che richiama l’art. 16 della L.R. 17/2004, in cui le società stesse sono tenute a consegnare tutta la documentazione al fine di verificare principalmente la regolarità amministrativa dell’attività, con possibilità di irrogare sanzioni e la conformità dello stato di fatto della cava in esercizio rispetto al progetto (piano di coltivazione e recupero) autorizzato nella convenzione.

Le sei società ora hanno trenta giorni di tempo per presentare tutta la documentazione richiesta, poi il Comune di Monte Compatri avrà ulteriori sessanta giorni per concludere l’istruttoria e adottare un provvedimento definitivo.

“Ho sempre affermato fin dal nostro insediamento, non ci saremmo tirati indietro nelle
responsabilità e nelle decisioni – spiega l’Assessore all’Urbanistica con delega alle Attività
estrattive, Luca Mengarelli – Non possiamo più permetterci di ripetere errori fatti nel passato,
creando confusione tra le autorizzazioni ambientali, di coltivazione e di recupero delle singole
società di attività estrattiva e di impianti di conglomerato bituminoso. Situazione che negli anni passati è andata sempre più a complicarsi con cause, ricorsi a TAR e sentenze del Consiglio di Stato. Siamo consapevoli che la tematica necessita di attenzione e non di decisioni affrettate, ma riteniamo di aver intrapreso la strada giusta per salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini”.

“La sentenza del Consiglio di Stato ci dice che una cava è fuorilegge, ma non abbiamo in mano sei sentenze e dunque non possiamo pensare di chiudere gli impianti a macchia di leopardo – aggiunge il Consigliere delegato agli Affari Legali, Luigi Nardella – per questo motivo dobbiamo affrontare il fenomeno nel suo complesso. La situazione non è così semplice come qualcuno vorrebbe far credere, ma siamo fiduciosi, perché la legge ci fornisce tutti gli strumenti utili per entrare nel merito di tutte le situazioni”.

Venerdì scorso il consiglio comunale di Monte Compatri ha anche approvato all’unanimità anche una mozione che impegna l’amministrazione comunale a fare chiarezza sugli impianti di conglomerato bituminoso in termini di verifica e regolarità delle autorizzazioni.

“Dopo venti anni è arrivato il momento di fare chiarezza al più presto – aggiunge il sindaco
Francesco Ferri – e verificarne l’ottemperanza alle prescrizioni contenute nei titoli autorizzatori e accertare la conformità di quanto realizzato, con particolare evidenza degli aspetti topografici e il recupero ambientale”.




Ariccia, lavori al ponte monumentale: dopo le festività pasquali transito a senso unico nel tratto da Genzano verso Albano

Il completamento dei lavori, per un investimento pari a 5,5 milioni di euro, previsto entro la fine del 2022

ARICCIA (RM) – Proseguono gli interventi strutturali, avviati da Anas (Gruppo FS Italiane), riguardanti il consolidamento e il restauro conservativo del ponte monumentale “Pio IX” di Ariccia.

Nello specifico si sta procedendo a realizzare gli interventi di consolidamento strutturale, di restauro delle superfici esterne, delle pile e delle arcate del ponte.

Per consentire in piena sicurezza la prosecuzione dei lavori, a partire dal 26 aprile fino al 26 ottobre, il ponte resterà fruibile a senso unico per il traffico diretto da Genzano a Roma mentre il traffico proveniente da Roma e diretto a Genzano sarà deviato sull’Appia Antica.

La pianificazione dei lavori ha avuto come priorità la riduzione dei disagi alla circolazione stradale sul territorio ariccino, al fine di non recare danno all’economia locale e agli spostamenti sul territorio, e solo dopo il periodo delle festività Pasquali, saranno avviati i lavori riguardanti il risanamento della soletta con il successivo rifacimento della pavimentazione stradale e l’adeguamento della piattaforma per realizzare un nuovo sistema di smaltimento delle acque.

Soddisfazione è stata espressa dal sindaco di Ariccia Gianluca Staccoli: “Finalmente – ha dichiarato il Sindaco – dopo tanti anni i lavori sono partiti in maniera spedita e siamo certi che entro l’anno, come da cronoprogramma, verranno conclusi risolvendo moltissimi problemi alla cittadinanza. I lavori consegnati a novembre 2020 sono subito partiti con il miglioramento della viabilità alternativa, per proseguire poi a giugno 2021 con il risanamento delle superfici esterne, delle pile e delle arcate del ponte arrivate ormai oltre i 2/3.

Gli interventi previsti in questa ultima fase riguarderanno invece la parte viabile con lavori sulla soletta del ponte e sul manto stradale. Con questo progetto – ha concluso il sindaco – siamo riusciti a non creare problemi alla cittadinanza sia per quanto riguarda il passaggio pedonale che per il transito dei mezzi che vanno da da Genzano verso Albano, tratto che non prevede strade alternative e che era quindi particolarmente delicato da gestire. Con questa soluzione riusciamo anche a non sovraccaricare il traffico nella zona di villa Ferraioli”. 




Ariccia, porchetta e ciambelline al vino protagoniste nelle mense delle scuole comunali

Prosegue l’iniziativa dei “Menù speciali” oggi dedicati alla cucina tipica dei Castelli Romani

ARICCIA (RM) – Continua ad Ariccia l’iniziativa dei “Menù speciali” ideata dalla Dussmann Service S.r.l., la ditta che fornisce il servizio mensa nelle scuole comunali per conto del Comune.

Dopo i menù a tema e i vari menù regionali oggi agli studenti di Ariccia è stato offerto un menù interamente ispirato alla cucina tipica dei Castelli Romani. 

“Il progetto – ha dichiarato Irene Falcone, consigliera delegata alla Scuola del Comune di Ariccia – è nato per stimolare la curiosità dei più piccoli e per far conoscere ai ragazzi l’Italia in cucina. Oggi è stato il turno dei Castelli Romani. Anche se come si può ben immaginare questo Menù è sicuramente quello più familiare per i nostri alunni, è stato comunque importante spiegare loro le origini di alcuni piatti , il procedimento e l’impegno che servono per realizzarli.

Protagonisti  del pasto  di oggi  la porchetta di Ariccia e  le Ciambelline al vino fatte a mano direttamente dalle cuoche delle mense. Un ringraziamento particolare da parte mia e del sindaco Gianluca Staccoli va a loro e alla ditta Dussmann per l’impegno e la professionalità con cui stanno portando avanti questo progetto, sperimentando ricette nuove e rendendo il pasto un momento centrale del percorso educativo dei bambini”.




Polizie locali in prima linea per la sicurezza. SUPL: “Meno tutele rispetto le altre forze di Polizia”

Ancora oggi, nonostante la pronuncia della Corte Europea, le Polizie locali d’Italia sono le uniche, a livello europeo, a presentare un contratto privatistico e non pubblico come per le altre forze di Polizia



Polizie locali in prima linea su tanti fronti della sicurezza, come le forze di Polizia statali, ma con meno tutele rispetto a queste ultime.

Di fatto le mansioni del “Vigile urbano” così come nell’immaginario collettivo che ci aveva fatto conoscere l’Albertone nazionale sono mutate dopo la riforma del 1986 che ha attribuito al Corpo anche funzioni di polizia giudiziaria, di Polizia stradale, di pubblica sicurezza trasformando di fatto i vecchi Vigili urbani addetti al traffico in agenti di Polizia locale. E a partire da quella data, i tagli al personale del pubblico impiego, che hanno fortemente interessato anche il personale delle forze Armate e delle forze di Polizia, han fatto si che sempre più spesso, le Polizie Locali venissero impiegate, almeno nelle città metropolitane, in compiti prima riservati alla Polizia di Stato e forse non è un caso che città come Roma, Torino, Bologna abbiano come comandante generale, non un dirigente interno al Corpo ma un Dirigente “prestato” proprio dalla Polizia di Stato.

E ancora oggi, nonostante la pronuncia della Corte Europea, le Polizie locali d’Italia sono le uniche, a livello europeo, a presentare un contratto privatistico e non pubblico come per le altre forze di Polizia. E la modifica alla riforma dell’86 per poter quindi cambiare questo status e garantire equità di diritti agli operatori delle Polizie locali si è arenata con alcuni veti del Ministero degli Interni.

“I punti salienti di una nuova riforma – ha detto Marco Milani Segretario Romano Aggiunto del Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale – sarebbero l’entrata delle Polizie Locali nel comparto sicurezza (insieme a Polizia, Carabinieri e Finanza quale forza di Polizia sebbene ad ordinamento locale e di conseguenza il contratto pubblicistico (e non privatistico) che garantirebbe agli agenti le stesse tutele legislative, assicurative e previdenziali dei colleghi delle altre Forze dell’ordine.” Milani ha poi evidenziato anche la necessità del relativo accesso alla banca dati nazionale (SDI ex CED) che consentirebbe di conoscere i precedenti penali e l’eventuale pericolosità sociale delle persone che gli agenti si trovano ad arrestare o trattenere per motivi di servizio. Infine il segretario ritiene necessaria una sorta di  base Comune a livello nazionale che determini i requisiti di accesso ai Corpi e gli equipaggiamenti degli stessi, mutando su questo la discrezionalitá delle varie amministrazioni comunali. Su quest’ultima questione in Italia ci sono comuni che vedono i loro agenti armati con pistola, arma lunga, sfollagente, taser ed altri invece dove gli agenti di polizia locale sono  completamente disarmati.




Frascati, se non riabbraccio i miei figli mi sparo: dopo 5 ore di trattative arrestato 32enne

Grazie anche all’arrivo da Napoli dell’ex compagna con i loro figli, l’uomo si è arreso

FRASCATI (RM) – Si è barricato in casa nella tarda serata di ieri, riuscendo ad impossessarsi di una pistola – regolarmente detenuta dal padre e custodita in un locale armeria dell’abitazione – minacciando di suicidarsi se non avesse riabbracciato i propri figli, che non vedeva dallo scorso 26 marzo, quando la sua ex compagna, dopo un violento litigio, aveva deciso di portarli con sé a Napoli, a casa dei genitori.

Il protagonista della vicenda è un romano di 32 anni con precedenti e a dare l’allarme ai Carabinieri di Frascati è stato il padre dell’uomo, che non è riuscito a convincerlo a desistere dal gesto.

Ad intervenire sul posto sono stati i Carabinieri della Compagnia di Frascati insieme ai militari dell’Aliquota di Primo Intervento del Nucleo Radiomobile di Roma e il negoziatore del Nucleo Investigativo di Frascati che hanno cinturato e messo in sicurezza la zona circostante il villino.

Dopo 5 lunghe ore di trattative, grazie anche all’arrivo da Napoli dell’ex compagna con i loro figli, l’uomo si è arreso, consegnando spontaneamente l’arma ai Carabinieri che lo hanno arrestato con l’accusa di detenzione illegale di arma da fuoco.

Considerato lo stato di forte agitazione del 32enne, il personale del “118” lo ha sedato e condotto presso l’ospedale di Frascati per accertamenti, dove è tuttora piantonato dai militari.




Marino, prosegue il progetto Comitato Quartiere Giovani: oltre 150 ragazzi coinvolti

Va avanti anche per il 2022 il progetto Comitato Quartiere Giovani che l’APS Marino Aperta conduce nelle scuole del territorio di Marino da oramai oltre due decenni. Programmati per il martedì 29 marzo due importanti incontri.
I ragazzi adolescenti eletti nel Comitato dei Giovani della scuola Vivaldi di Santa Maria delle Mole dedicheranno due sessioni di approfondimento, con circa 150 giovani coinvolti per la scuola, sul tema dell’inquinamento acustico e del rumore. I giovani incontreranno il portavoce del CRIAAC Roberto Barcaroli ed il prof. Domenico Brancato che da anni seguono questo tema con il Comitato per la Riduzione dell’Impatto Ambientale dell’Aeroporto di Ciampino.
Per la scuola Primo Levi, invece, i ragazzi eletti nel Comitato dei Giovani incontreranno nel pomeriggio il prof. Andrea Geraci dell’IIS e affronteranno il tema dei ‘Comportamenti corretti per il benessere della persona’.
“Anche quest’anno” ha dichiarato la presidente di Marino Aperta APS Ivana Chiodo “grazie alla disponibilità delle scuole e dei nostri volontari responsabili del progetto Marco Carbonelli e Domenico Brancato, portiamo avanti con i ragazzi il Comitato Quartiere Giovani nelle scuole di Santa Maria delle Mole e Frattocchie. Con relatori di grande competenza si affrontano i temi di interesse concordati con ragazzi e docenti di riferimento per una conoscenza sia del territorio sia di sé stessi che aiuta i giovani adolescenti a comprendere la società complessa in cui viviamo”.