Frascati, Wi-fi e danni alla salute: a Villa Sciarra un “modem” ogni singola classe

FRASCATI (RM) – Scegliere una struttura scolastica per i propri figli non è semplice. Soprattutto se sono piccoli. La mensa adeguata con prodotti di qualità, il tempo pieno (i genitori lavorano) ecc. Problemi dei nostri tempi… Ma c’è un grosso dramma, che spesso la maggior parte dei genitori non conosce e che le strutture con i propri responsabili probabilmente ignorano.

 

Le onde elettromagnetiche, Wi-fi. Scuole fatiscenti, alcune senza carta igienica, però c’è la super-connessione.

Cose da ridere, ma di divertente non c’è nulla. In ballo c’è la vita dei nostri figli. Quello che ho visto con i miei occhi, da papà, da cittadino e da giornalista supera ogni limite. Nella scuola elementare di Villa Sciarra a Frascati in ogni singola aula un modem, o apparecchio simile per trasmettere il segnale, wi-fi altezza banchi con tanto di antennine alzate. Ormai tutte le strutture scolastiche e non solo hanno Wi-fi, ma spesso viene posizionato un solo modem nella segreteria o magari nella sala computer. Ma uno in ogni singola classe sembra davvero eccessivo e forse non capita tutti i giorni da vedere. E’ possibile che altri plessi scolastici abbiamo la stessa triste caratteristica, ma questo non risolve il problema. Bambini dai 6 ai 10 anni esposti a quelle onde per 8 ore al giorno. Ma cosa deve fare un bambino di 6 anni con la connessione Wi-fi?

 

Gli studi scientifici ci raccontano tutta un’altra storia.

Le onde elettromagnetiche della telefonia mobile e del Wi-Fi sono una struttura composta da microonde e da radiofrequenze. Sono stati misurati livelli allarmanti di radiazioni nelle vicinanze di router Wi-Fi, dei punti di accesso Wi-Fi e di computer portatili connessi al Wi-Fi: ad esempio a 2 metri di distanza sono stati riportati livelli fino a 3.000 µW/m², a 0,2 metri di distanza da un router Wi-Fi invece 8,8 V/m = 205,000 µW/m², mentre da un punto di accesso Wi-Fi sono stati misurati 7,5 V/m = 149,000 µW / m². Un accreditato studio internazionale ha poi misurato 27,000 µW/m² a 0,5 metri di distanza da un computer portatile. Secondo ‘Le Linee Guida della Building Biology Evaluation’, questi livelli (oltre 1.000 µW/m²) sono classificati come una “estrema preoccupazione. Perché? Ciascuna di queste frequenze comporta una tossicità perché stimola la produzione di radicali liberi, interferisce con i geni responsabili della vitalità cellulare e interferisce con il corretto funzionamento di diversi organi, come il sistema nervoso centrale e quello riproduttivo. L’interazione di queste frequenze con i sistemi viventi è grave quando avviene a basse dosi a causa della loro pulsazione, causa di un costante cambiamento di potenziale elettrico a livello cellulare. Sulla presenza ubiquitaria del segnale Wi-Fi va chiarito che, anche se non lo si utilizza, essendo un segnale sempre attivo, continua ad irradiare continuamente coloro che i quali, ignari o meno, si trovano sul suo raggio d’azione, indipendentemente da una connessione in Internet o di una trasmissioni dati attraverso telefonini cellulari, smartphone, computer collegati senza fili o tablet. Ecco perché siamo tutti soggetti a rischio! Quando poi il segnale Wi-Fi è in uso l’irraggiamento colpisce in modo più acuto chi lo sta usando in quando il suo dispositivo mobile diventa a sua volta un’antenna ed espone l’utente ad un campo vicino da radiofrequenza.

 

Gli attuali limiti di legge sui campi elettromagnetici (Wi-Fi compreso) sono basati esclusivamente sul riscaldamento termico che questi producono.

L’effetto termico è stato calcolato attraverso simulazioni condotte in laboratorio, usando dei manichini riempiti di gel. Ma l’organismo umano non è un manichino! Perciò la legge italiana non considera gli effetti biologici non-termici derivanti dall’irradiazione ai campi elettromagnetici. Ma nel 2011 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato la radiofrequenza come ‘possibile cancerogeno per l’Uomo’, inserendola in Classe 2B. Dal 2013 nuove evidenze scientifiche sul rischio cancerogeno sono emerse da studi epidemiologici svedesi e francesi secondo i quali la radiofrequenza dovrebbe essere classificata come ‘cancerogeno probabile per l’Uomo’, ovvero inserita in Classe 2A. Migliaia di studi medico-scientifici internazionali attestano l’elettrosmog come causa di quattro effetti fisiologici primari: la perdita di tenuta della barriera ematoencefalica, l’interferenza con la produzione di melatonina, la destabilizzazione della regolazione delle membrane cellulari e danni genetici. Inoltre i campi elettromagnetici interferiscono con la funzione riproduttiva, compromettendo gravemente il sistema immunitario, endocrino, cardiovascolare e le funzioni neurologiche degli esseri umani come di tutti gli esseri viventi, con evidenti ripercussioni anche nell’ambiente. Ne conseguono sintomi di malessere e patologie che variano da un livello medio ad uno grave, come mal di testa, nausea, perdita di concentrazione e di memoria, disturbi cardiaci e dell’umore, arrivando sino ai tumori (cerebrali, tiroidei e delle ghiandole parotidee) e ai gravi danni apportati al DNA. Nel 2012 la Corte di Cassazione italiana ha riconosciuto il nesso causale ‘tumore-onde elettromagnetiche’ nel processo vinto da un cittadino colpito da grave tumore al trigemino per uso di telefonino cellulare. Nei paesi industrializzati è poi in forte crescita la popolazione colpita da malattie ambientali altamente invalidanti come l’Elettrosensibilità e la Sensibilità Chimica Multipla, e altre patologie correlate all’esposizione dei campi elettromagnetici.

Pochi giorni fa i dati resi noti dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e dall’Associazione italiana registri tumori, ci parlano di mille persone al giorno, che ricevono una nuova diagnosi. Forte di numerose avvertenze sulle radiazioni da Wi-Fi pronunciate negli ultimi anni da vari organismi pubblici e privati, nel 2014 una comunità medico-scientifica internazionale, composta da 238 scienziati provenienti da 38 nazioni nel mondo, ha presentato un appello alle Nazioni Unite e all’Organizzazione Mondiale della Sanità per ‘adottare norme di protezione a tutela della salute pubblica’ al fine di contenere l’esposizione dai campi elettromagnetici e della tecnologia wireless (WLAN e Wi-Fi). Nel 2015 in Italia è stato lanciato l’appello di una nutrita task force sui campi elettromagnetici (70 tra medici, scienziati e ricercatori, supportati da numerose associazioni e comitati legalmente costituiti) diffuso attraverso una lettera pubblica indirizzata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ai Parlamentari della Repubblica e ai Presidenti della Regioni per invitarli a ‘non attuare il rilassamento dei livelli di protezione della popolazione dai campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde’ (Wi-Fi compreso).

Marco Staffiero




Albano Laziale: inaugurato il presepe artistico di Cecchina

ALBANO LAZIALE (RM) – È stato inaugurato il Presepe Artistico di Cecchina, uno dei più belli e apprezzati della provincia di Roma, realizzato dalla locale Pro Loco. Hanno preso parte all’inaugurazione in piazza 25 Aprile circa 500 persone, che insieme al sindaco Nicola Marini, al parroco don Franco Bottoni e al presidente della Proloco Donato Accogli, hanno partecipato al taglio del nastro. «Quest’anno il Presepe Artistico è ispirato all’antica Roma di una volta – hanno detto gli organizzatori della Proloco – ci sono fiumi, ruscelli, antichi paesaggi, personaggi in movimento, scenografie fatte con materiali di vario genere, sughero, carta, polistirolo, tessuti vari, legno, plastica, luci intermittenti e molto altro materiale riciclabile. Come tutti gli anni attendiamo migliaia di visitatori, da Cecchina, Albano, Roma e da altri comuni dei Castelli Romani. Anche la casetta che ospita il presepe con la scritta romana del 25° anniversario e il pozzo romano realizzato sulla piazza sono delle creazioni veramente dettagliate e particolari, un vero capolavoro artigianale». I Babbi Natale lungo la via Nettunense, organizzati dai commercianti hanno allietato la giornata di festa di Cecchina, la popolosa frazione di Albano, sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della locale stazione e la polizia locale che ha vigilato sulla sicurezza stradale dei molti presenti.




Davide Cervia, un mistero custodito negli abissi della Marina Militare: parte l’inchiesta de L’Osservatore d’Italia

Molto difficile trovarsi di fronte ad un foglio bianco con la volontà di fare chiarezza su uno tra i numerosissimi misteri italiani: la scomparsa di Davide Cervia. Una vera e propria impresa dopo oltre 27 anni di silenzio a cui non intendiamo esimerci ma che non vorrei affrontare in solitario.

Un silenzio e solitudine che ha vissuto soprattutto la famiglia di Davide Cervia, la moglie Marisa e i figli Erika e Daniele alle prese con muri di omertà e con tentativi di depistaggio. Un dolore grande con il quale convivere e proprio questo ho per loro il massimo rispetto perché si tratta di una famiglia che cerca di sapere dove è finito Davide. Se è vivo o se non c’è più e chi lo ha fatto sparire strappandolo alla sua famiglia.

 

La scomparsa

Davide Cervia è scomparso misteriosamente nel 1990 dopo un turno di lavoro alla Enertecnel Sud di Ariccia, a circa 15 minuti dalla sua abitazione a Velletri, nella zona dei Castelli Romani in provincia di Roma.

La mattina del 12 settembre del 1990 è uscito di casa presto per recarsi alla Enertecnel Sud di Ariccia, l’azienda dove lavora come perito elettronico, a circa un quarto d’ora di auto. Alle 17, finito il turno, ha salutato i colleghi ed è salito sulla sua Volkswagen Golf bianca per tornare a casa, dove non è mai arrivato. Gli inquirenti hanno parlato subito di allontanamento volontario, anche quando, circa due mesi dopo, un vicino di casa ha dichiarato di aver visto alcuni uomini caricare a forza Davide Cervia su un’auto di colore verde scuro. Posizione mantenuta anche dopo la testimonianza dell’autista di un autobus, che il giorno della scomparsa fu costretto a effettuare una brusca frenata a causa di una Golf bianca e di un’auto verde che non avevano rispettato lo stop e gli avevano tagliato la strada a forte velocità, provenendo da via Colle dei Marmi, dove si trova casa Cervia.

 

La lettera anonima e il ritrovamento dell’auto

Il 1 marzo 1991, una lettera anonima recapitata a “Chi l’ha visto?” ha permesso di ritrovare l’auto di Cervia, parcheggiata a Roma nei pressi della stazione Termini. Un ex commilitone del periodo in cui Cervia era arruolato nella Marina Militare, contattato dalla moglie, ha ipotizzato che la scomparsa sia da mettere in relazione con le conoscenze sulle armi elettroniche che lui aveva acquisito. Dopo il diploma di perito elettronico, nel 1978, all’età di 19 anni, si era arruolato come volontario entrando a far parte come sottufficiale degli addetti agli armamenti tecnologici della nave Maestrale. Nel 1980, inoltre, aveva frequentato il corso di specializzazione che lo aveva qualificato esperto in guerra elettronica con la sigla ETE/GE.

 

La sentenza che non arriva

Il 5 aprile 2000 il caso è stato archiviato dalla magistratura come “sequestro di persona a opera di ignoti” per l’impossibilità di rintracciare i responsabili. I figli Erika e Daniele insieme alla madre Marisa a settembre del 2102 hanno citato a giudizio i Ministeri della Difesa e della Giustizia davanti al Tribunale civile di Roma, chiedendo il risarcimento dei danni subìti “per la violazione di ciò che può definirsi il diritto alla verità”. E ora si attende la sentenza che avrà non pochi colpi di scena ma che forse, proprio per questo motivo, tarda ad arrivare.

Quando si riprende un “cold case” bisogna sempre azzerare la propria mente e scansare tutte le tesi finora costruite. Cercare di andare a fondo alla questione provando a suscitare una reazione in qualcuno che sa o che ha visto qualcosa.

 

Il ruolo della Marina

Ciò che è certo è che la Marina Militare non è stata fin da subito trasparente, neppure nel rivelare. La Marina Militare ha negato per anni la specializzazione di Davide, esperto in guerra elettronica con la sigla ETE/GE. Davide era esperto di un sistema di puntamento Teseo Otomat che veniva installato sulle principali fregate italiane che venivano vendute all’estero, come la Lupo o la Maestrale, dove lo stesso Davide Cervia era stato addestrato e aveva partecipato all’istallazione del Teseo Otomat.

Il fatto è che a negare è stato lo stesso reparto che ha rilasciato all’uomo la specializzazione

Per la Marina Davide era un semplice elettricista ma la famiglia dell’uomo a quel punto, il 12 settembre del 1994, occupò per una decina di ore le stanze del ministero della Difesa, allora diretto da Cesare Previti, ottenendo, dopo un paio di giorni, il foglio matricolare con le specializzazioni dell’uomo. Nel 1998 la Procura generale di Roma  ottenne dal Sismi (Servizio per le informazioni e la sicurezza militare) le note informative, che ipotizzavano il rapimento da parte di stati mediorientali e nordafricani. Per i servizi segreti della Marina militare (Sios), il caso era irrilevante: “I responsabili non ritennero l’episodio più di pertinenza di quell’ufficio”, si legge nella richiesta di archiviazione del fascicolo del 1999.

 

Lo scoraggiamento

Si riparte ad analizzare il caso di Davide Cervia da un sottile scoraggiamento avvenuto da persone senza volto e senza nome. Per loro Davide era un giovane molto buono ed ingenuo, si faceva voler bene. La sua specializzazione all’epoca non sarebbe stata di grande valore e il sistema di puntamento sul quale aveva lavorato Cervia era una roba che conoscevano tutti, forse anche superata. In fondo è stato arruolato solo per un breve periodo. Non conosceva chissà che segreti e noi saremmo degli esaltati a fantasticare su una dietrologia che ci lascia pensare che un organizzazione criminale sia l’artefice della scomparsa di Cervia, sequestrato sei anni dopo il congedo, a poca distanza dall’invasione del Kuwait e dallo scoppio della prima Guerra del Golfo. Insomma c’è un’entità invisibile che tenta di proporre una tesi meno complottistica e invita a seguire altre piste come quella familiare in cui c’era un presunto uomo che avrebbe prelevato chissà che cifra di denaro prima di morire. Insomma dovremmo seguire una pista di usura e problemi familiari. Ma noi preferiamo andare controcorrente.

 

Le intenzioni

Quello che si farà, qui sulle colonne dell’Osservatore d’Italia è raccontare tutto ciò che è possibile. Snocciolare il fascicolo Cervia, scrivere ogni sensazione e particolare che può e deve essere utile per avvicinarci alla verità. Sarà un lavoro lungo ma inizia proprio con questo articolo dopo un primo tentativo di scoraggiamento che ci fa intendere che la volontà di riparlare del caso Cervia è la strada giusta a prescindere dall’esito.

 

Il pezzo di carta

Altro elemento che aggiungiamo in questo pezzo, oltre alla volontà di scoraggiamento, è un documento importante che non possiamo non citare e che inizia a smontare ciò che gli “invisibili” vorrebbero farci credere. Il 4 marzo del 1991 l’allora capitano della compagnia dei Carabinieri di Velletri Marcello Galanzi rilasciò una dichiarazione firmata e timbrata dove scriveva che Davide Cervia dal 22 febbraio 1981 al 9 aprile 1982 ha frequentato presso la società “Elettronica” di Roma in via Tiburtina un “corso di istruzione di secondo livello per personale tecnico della Marina Militare su apparati MM/SçR – 4, MM/SLQ-D e pannello interfaccia. Detto corso frequentato dall’allora Sergente della Marina Militare Italiana abilitava i frequentatori all’uso di sottosistemi di guerra elettronica installati sulle fregate della classe “Maestrale” della Marina Militare Italiana. Il livello di classifica del corso era riservatissimo. Il Cervia, sempre presente alle lezioni aveva superato il corso. Personale dell’Elettronica non hanno saputo specificare se le informazioni acquisite dal Cervia siano o meno appetibili ad organizzazioni segrete o simili precisando che gli apparati della classe Maestrale citati, sono ancora installati sulle navi della Marina Militare Italiana”. Questo è solo un atto dei tanti. Difficile poter credere che Davide era un semplice elettricista. Chi sa parli!

Chiara Rai

VIDEO

Marisa Gentile moglie di Davide Cervia ospite a Officina Stampa del 16/11/2017 per parlare del caso che ha riguardato il marito




Maltempo, smottamento a Nemi e allagamenti a Rocca Priora, Grottaferrata e Albano

CASTELLI ROMANI – Pomeriggio e serata in preda al maltempo ai Castelli Romani dove pioggia, vento e nebbia hanno creato non pochi disagi alla circolazione e mobilitato i volontari dei Vigili del Fuoco per l’intero pomeriggio.

A Nemi in via Nemorense nel parcheggio sottostante Villa delle Querce si è verificato uno smottamento. L’area che si trova a ridosso di una parete rocciosa che affaccia sul ciglio della strada è stata transennata. A terra sono visibili i detriti. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Marino.

A Rocca Priora in via Mediana è caduto un palo della Telecom creando non pochi disagi.

A Grottaferrata sono caduti due alberi in via XXIV Maggio, una persona è rimasta ferita e ora si trova in ospedale. La strada  è rimasta chiusa e un grosso albero è stato rimosso. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Nemi

Ad Albano si è allagata una centralina dell’Enel che ha causato un black out di circa un’ora. Anche in questo caso sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Nemi




Frascati: piantata una nuova palma

FRASCATI (RM) – La solidarietà batte i ladri. Dopo il furto dell’esemplare di Palma nel Parco dell’Ombrellino e la lettera inviata dai bambini della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo Frascati 1, che erano stati simbolicamente nominati custodi dell’albero, un privato ha voluto donare un nuovo esemplare agli studenti con la preghiera di metterla nei giardini di una scuola. Ieri, giovedì 14 dicembre 2017 si è tenuta la cerimonia di piantagione nel plesso scolastico “Andrea Tudisco” di Cisternole alla presenza degli studenti, dei genitori e delle insegnanti.

«Per l’Amministrazione comunale è importante sensibilizzare i bambini sull’importanza del rispetto del patrimonio arboreo cittadino – dichiara la Consigliera delegata alla Scuola Paola Gizzi -. Abbiamo voluto coinvolgere la scuola di Cisternole per coinvolgere una struttura decentrata che alle volte non ha avuto la possibilità di essere presente ad altre iniziative dell’Amministrazione».

«È un segnale simbolico, ma importante dal punto di vista educativo, per gli alunni della scuola – dichiara il Consigliere delegato alla Sicurezza Franco D’Uffizi -.L’entusiasmo e la partecipazione mostrata consentono di affermare che le nuove generazioni, se adeguatamente coinvolte e stimolate, possono essere responsabilizzate al rispetto delle regole di una comunità, al contrario di quello che ha fatto qualche delinquente di piccolo cabotaggio, rubando l’esemplare di palma».




Frascati: nuovi orari del Trasporto Pubblico Locale

FRASCATI (RM) – Saranno attivi da oggi, lunedì 18 dicembre 2017, i nuovi orari del Servizio di Trasporto Pubblico Locale (TPL). Il Sindaco Roberto Mastrosanti e il Consigliere delegato ai Trasporti Marco Lonzi hanno voluto programmare di nuovo le corse per venire incontro alle esigenze dei cittadini delle zone periferiche e del centro cittadino, emerse dopo i cambiamenti introdotti oltre un mese fa al servizio del TPL.
«Abbiamo cambiato nuovamente gli orari delle corse del Trasporto Pubblico Locale dopo aver ascoltato i cittadini di Frascati, in modo da modulare il servizio sulle loro reali esigenze – dichiara il Consigliere delegato al Trasporto Pubblico Marco Lonzi -. Per questo voglio ringraziare gli Uffici Comunali e l’Azienda Schiaffini per aver collaborato fattivamente alle nuove tabelle del servizio di Trasporto».
«Come Amministrazione siamo convinti che offrire un servizio di Trasporto Pubblico all’altezza delle esigenze dei cittadini sia fondamentale non solo per migliorare la mobilità interna, rendendo più fluido e scorrevole il traffico sulle nostre strade, ma anche per dare libertà di spostamento a tante persone, giovani e meno giovani, che altrimenti non saprebbero come raggiungere il centro cittadino dai quartieri periferici».




Ciampino, controlli sul pesce: azione congiunta di Polizia Locale e Capitaneria di Porto

CIAMPINO (RM) – La Capitaneria di Porto di Roma e la Polizia Locale di Ciampino, proseguendo l’ormai consolidata collaborazione nel verificare la qualità del pesce posto in vendita al consumatore, hanno effettuato nella data di mercoledì 13 dicembre un’ulteriore verifica presso pescherie, supermercati e ristoranti.
Obiettivo dei controlli verificare in primo luogo se quanto reclamizzato nei volantini e nelle etichette (nel caso di negozi e supermercati) o nei menù (nel caso di ristoranti) corrispondesse al vero, per poi concentrarsi sulla verifica della tranciabilità e della qualità dei prodotti, oltre che sull’igiene dei luoghi e sullo stato dei frigoriferi e degli ambienti di conservazione e lavorazione del pesce. In ultimo si è proceduto alla verifica delle autorizzazioni amministrative e sanitarie di commercianti e singoli venditori o addetti.
Con viva soddisfazione, militari ed agenti non hanno riscontrato nessuna irregolarità, accertando come questa volta tutto quanto indicato in cartellini, volantini e menù ha corrisposto poi a quanto effettivamente riscontrato mediante la verifica di fatture e documenti di tranciabilità. In diversi casi gli stessi commercianti hanno affermato che la clientela si informa molto di più da quanto si sono intensificati i controlli congiunti, in particolare negli ultimi due mesi.
L’attività di controllo, ormai attiva a pieno regime, proseguirà nei prossimi giorni al fine di elevare quanto più possibile la tutela dei consumatori in questo periodo di feste ove il consumo di prodotti ittici aumenta notevolmente.



Ariccia, arrivano le aree per disabili: i genitori dell’istituto Rodari ringraziano. Ora si attende il parcheggio pubblico

ARICCIA (RM) – E’ bastata una semplice riunione. Detto fatto. Simone Carabella con Guido Vernile e Luigi Proietti rispettivamente Presidente del Movimento Civico “Prima Gli Italiani”, rappresentante della Polizia Locale e consigliere comunale ad Ariccia, hanno ricevuto ed ascoltato una delegazione di mamme della scuola Rodari della città castellana. Le mamme degli alunni della scuola di Ariccia lamentavano una serie di disservizi legati alla viabilità di via Coriolano e di via Coriolo nonchè l’assenza di parcheggi per le necessità dei genitori e dei bambini durante gli orari di ingresso e uscita dall’istituto scolastico di Ariccia. In particolare si evidenziava la assoluta necessità di parcheggi riservati ai disabili, chiedendo come primo provvedimento la modifica del senso di circolazione di via Coriolano, che da senso unico diventa a doppio senso di circolazione. E solo pochi giorni dopo sono arrivati i parcheggi richiesti. Ben tre aree riservate al parcheggio per disabili.

“Ora l’impegno preso è quello di trovare un’area adatta ad un parcheggio pubblico nei pressi dell’istituto. – Dichiara Simone Carabella – Plauso per questa celere attività – aggiunge il Presidente del Movimento Civico “Prima Gli Italiani” va a questi rappresentanti politici ed istituzionali da parte dei genitori dell’istituto Rodari di Ariccia”




Roma, l’eterna emergenza del trasporto urbano ed extraurbano: ecco i dati Legambiente

ROMA – Rimane difficile per i romani e non solo poter individuare un settore che va bene, che non ha problemi. Roma e del resto ogni angolo della regione rimane in eterna emergenza.

Per quanto riguarda i trasporti la fotografia scattata da Legambiente è davvero preoccupante. La situazione della ferrovia della capitale non è isolata perché una simile qualità del servizio si riscontra anche sulla Roma Nord (Roma-Civita Castellana -Viterbo), ferrovia romana sempre gestita da Atac e sulla Termini-Centocelle dove viaggiano i treni più vecchi d’Italia con addirittura 61 anni di media.

Pessima è anche la situazione delle metropolitane romane, in particolare nella linea B, utilizzata ogni giorno da oltre 345.000 utenti, che soffre problemi tecnici incredibili. In teoria la linea B dovrebbe effettuare ogni giorno 428 corse, con una frequenza nelle ore di punta di un treno ogni 4 minuti per scendere ad un treno ogni 5 o 6 minuti nelle ore di morbida. La realtà dei fatti è molto diversa, con attese medie di 15 minuti con picchi di 20-25 nella linea B1 per la stazione Jonio, impensabili per una linea metropolitana di una capitale europea.

I dati del parco rotabili nel Lazio risultano estremamente diversificati per le 1.526 corse giornaliere, di queste 610 sono gestite da ATAC e 916 sono quelle Regionali di Trenitalia. Mentre la flotta ATAC va sempre peggio, quella regionale di Trenitalia si sta rinnovando e invece migliora con 13 nuovi treni già messi in circolazione negli ultimi 2 anni ed un’età media che passa a 13,7 anni (media nazionale di 16,8 anni).

La Roma Lido registra un crollo di afflusso giornaliero che ora si attesta sui 55.000 utenti contro i circa 100.000 stimati pochi anni fa, con un calo del 45%. L’età media dei 23 convogli (erano 24 nel 2015)  sfiora i 20 anni e le corse effettuate nell’anno 2016 sono state 55.332, con un -7,2% di corse effettuate rispetto a quelle programmate. Dovrebbero essere ufficialmente 30 i minuti necessari a percorrere i poco più di 28 km che separano la stazione di Porta San Paolo e Ostia ma la realtà è ben diversa.

Da un’ulteriore analisi risulta che le biglietterie sono presenti solo nel 21,4% dei casi, nel 78,6% non vi è la presenza di personale ferroviario (o è saltuaria), nell’85,7% dei casi i tabelloni elettronici degli orari sono guasti. Sul rinnovo delle stazioni, i lavori alla stazione di Acilia Sud sono fermi da tempo e Tor di Valle è nelle stesse tristi condizioni. Infine c’è la triste storia della stazione scomparsa, quella del Torrino-Mezzocammino, un quartiere nato nell’ultimo decennio, attraversato dai binari della Roma-Lido e dove sono stati versati alle casse comunali quasi 2 milioni di euro in oneri di urbanizzazione che avrebbero dovuto finanziare la realizzazione della fermata: oggi, con grave responsabilità del Comune di Roma i soldi sono spariti, al fianco dei binari è stato costruito un parcheggio da 100 posti nel nulla laddove doveva esserci la stazione, e intanto i 12.000 abitanti del quartiere sono costretti all’uso dell’auto privata per spostarsi verso il centro.

E’ difficile intravedere speranze di cambiamento, malgrado sia stato annunciato un accordo tra Regione Lazio e Governo che dovrebbe portare allo stanziamento di 180 milioni di Euro, ma nulla si sa di questo investimento, ne’ dell’acquisto di treni e la drammatica situazione debitoria di Atac fa temere che le risorse vadano perse. “La Roma Lido si conferma per l’ennesimo anno la peggior tratta pendolare d’Italia, con treni perennemente fuori servizio, attese infinite e stazioni indecenti – commenta Roberto Scacchi Presidente di Legambiente Lazio – una continua odissea per chi la utilizza, e le persone cominciano tristemente ad abbandonarla, tornando anche all’auto privata, a discapito dell’ambiente e della qualità della vita. Stessa situazione difficile si vive ogni giorno sulle altre due tratte ferroviarie di Roma gestite da ATAC, la Roma Nord e il suo assurdo servizio tra Piazzale Flaminio e Viterbo pieno di difficoltà, ritardi e cancellazioni e la Termini-Centocelle così come sulle metropolitane romane, a certificare l’evidente disastro gestionale romano del trasporto su ferro. Al contrario sta migliorando il trasporto regionale del Lazio di Trenitalia, con nuovi treni per un servizio sul quale si vede negli ultimi anni una positiva inversione di tendenza”.

 

Marco Staffiero




Castel Gandolfo: nuovo marciapiedi in via dei Pescatori

CASTEL GANDOLFO (RM) – Nuova viabilità in via dei Pescatori a Castel Gandolfo. Verrà realizzato un marciapiedi in via dei Pescatori, una strada spesso percorsa dai pedoni che fanno jogging o che passeggiano senza che vi sia un adeguato percorso a loro riservato.

L’arrivo di un marciapiedi sarà dunque una misura di sicurezza tanto attesa quanto importante per una strada che costeggia il lungolago e che è a doppio senso di circolazione. Probabilmente il marciapiedi causerà un restringimento della carreggiata o l’eliminazione di qualche parcheggio blu.

Il Comune di Castel Gandolfo, al fine della realizzazione del marciapiedi in via dei Pescatori, ha richiesto un prestito di 250 mila euro alla Cassa Depositi e Prestiti società per azioni (CDP S.p.A.). La decorrenza dell’ammortamento è fissata al 1 gennaio del primo anno successivo a quello della data di perfezionamento. La durata del prestito è di 20 anni ed il relativo tasso è fisso




Albano, Centro Psicologia Castelli Romani: a che gioco giochiamo?

Albano Laziale (RM) – L’importanza dello sviluppo del gioco nei bambini : Il gioco simbolico “Il gioco comincia quando il comportamento del bambino non è più guidato dalla necessità di apprendere o di ricercare una soluzione, ma soltanto dal piacere funzionale , cioè dal piacere di esercitare abilità già acquisite.”

(Piaget)

Perché è importante giocare? Ma soprattutto, con cosa devo far giocare il mio bambino? Queste sono domande comuni che tanti si pongono quando entrano in relazione con un bambino, in particolare se molto piccolo.
Nel precedente articolo abbiamo iniziato un viaggio nello sviluppo del gioco del fino ai 18 mesi, analizzando le fasi evolutive e le necessità che lo caratterizzano, ma soprattutto focalizzando l’attenzione su quanto il gioco sia collegato e come sostenga il maturarsi delle altre competenze del bambino, come le capacità motorie e il linguaggio. Sostenendo una capacità infatti stiamo garantendo il corretto sviluppo delle altre, e quindi uno sviluppo armonico di tutte le competenze.
Continueremo dunque questo interessante viaggio nel gioco del bambino arrivando successivamente fino all’apice della sua maturazione intorno ai 5 anni di età.
In questo articolo però sottolineeremo l’esordio di una delle fasi evolutive più importanti del gioco: IL GIOCO SIMBOLICO.

Cosa è il Gioco?
Il gioco è parte centrale dello sviluppo psicomotorio del bambino ed assume un diverso significato nel corso della maturazione del senso di Sé, dell’indipendenza, delle abilità sociali e della creatività individuale.
Mediante il gioco il bambino sperimenta il rapporto con le persone, arricchisce la memoria, allena la concentrazione, studia cause ed effetti, riflette sui problemi, impara a controllare le emozioni, conosce la realtà circostante e arricchisce il vocabolario (Sheridan M,1984).
Tutto ciò si traduce nello sviluppo della personalità e nella realizzazione del bambino stesso.
Grazie al gioco il bambino potrà sviluppare una corretta coordinazione motoria e amplierà, grazie all’imitazione e alla sperimentazione, le possibilità di comunicare (giocare con l’altro) ed inserirsi in contesti sociali. Cercherà di creare Relazioni (con l’altro, con se stessi, con gli oggetti) ed esplorare il proprio corpo e le proprie capacità di agire.
Ricapitolando dal precedente articolo, nel primo anno di vita l’attività di gioco del bambino è di tipo prevalentemente motorio, concentrata sulla ricerca di sensazioni piacevoli e sulla conoscenza del mondo che lo circonda (Esplorazione).

In particolare in questo periodo attraverso tale attività, il bambino sperimenta un gioco finalizzato alla ricerca di sensazioni che arricchiscano il «SE» che si sta strutturando anche grazie al gioco di interazione con i caregivers.
Successivamente, superando i 18 mesi e avvicinandoci ai 24 mesi il gioco cambia forma, e la centralità d’interesse passa totalmente dalle persone all’utilizzo dell’oggetto.
Precedentemente il bambino utilizzava un oggetto assegnandogli una funzione simbolica, ma l’oggetto doveva essere realisticamente simile alle sembianze dell’oggetto da rappresentare (sostituti simili nella forma o nella funzione, ad esempio un bastoncino può essere usato come un cucchiaio).
Avvicinandosi ai 24 mesi gli oggetti non hanno più bisogno di una connotazione per forma o per funzione al fine di simboleggiare l’oggetto da rappresentare (una chiave può rappresentare ed essere utilizzata come un telefono).
I genitori possono partecipare al gioco sia dando suggerimenti sia agendo in prima persona attraverso il gioco di finzione, che il bambino può osservare e imitare.
Vengono così poste le fondamenta di un gioco più maturo basato sull’astrazione:

Il gioco simbolico
A partire dai 18 mesi possiamo quindi osservare l’esordio del gioco simbolico che è segnato dalla comparsa di azioni che rivelano la natura sociale e convenzionale degli
oggetti.
Gli oggetti vengono utilizzati in modo appropriato ma al di fuori del contesto normale e pertanto si può parlare di schemi pre-simbolici.

L’atteggiamento verso di questi è ancora realistico perché caratterizzato da una conoscenza funzionale dell’oggetto nelle situazioni reali (es. un bicchiere viene usato per bere anche “per
finta” e in assenza di acqua all’interno).
Intorno ai 24 mesi gli oggetti non hanno una connotazione per forma o per funzione ed è in questa fase che il bambino può stravolgerne l’utilizzo usando l’immaginazione, per esempio: una cucchiaio può rappresentare ed essere utilizzato come un telefono.

I genitori o le figure di riferimento del bambino possono e devono partecipare al gioco sia dando suggerimenti, sia agendo in prima persona per finta mentre il bambino osserva e imita il loro comportamento. Al fine dello sviluppo delle capacità ludiche pre-simboliche del bambino è importante anche fargli osservare quello che è il vissuto quotidiano della famiglia in modo tale che lui lo possa riproporre nei suoi giochi di finzione permettendo il passaggio ad un gioco simbolico correttamente strutturato.
Per gioco simbolico, quindi, intendiamo tutte le azioni decentrate dal contesto in cui si svolgono normalmente e che il bambino compie per puro piacere.

Dopo che il bambino ci ha osservato mentre apparecchiavamo o anche semplicemente nelle fasi del suo accudimento ( es. durante il pasto o durante il cambio del pannolino)
vedremo che queste le riproporrà anche nel suo gioco dando lui stesso da mangiare o accudendo un bambolotto, riproponendo e decentrando le stesse azioni che lui vede compiere su se stesso.
Le azioni “per finta” sono vere simulazioni di azioni di vita quotidiana.
Le principali caratteristiche che ci possono far capire se il nostro bambino si sta organizzando un gioco di tipo simbolico sono:
 La presenza della capacità di agire “come se”, al di fuori del contesto normale e reale (es. Fuori dal bagnetto far finta di lavare la bambola, mettere a dormire la bambola in una scatola) e comprende qualsiasi contesto di vita quotidiana che il b. riproduce al di fuori della realtà;
 La presenza della capacità di utilizzare oggetti sostitutivi rispetto a oggetti reali (es. Una penna può diventare un cucchiaio o un pettine):
 Abilità di compiere azioni solitamente svolte da altri, ciò che abbiamo visto fare dai nostri genitori sappiamo riprodurlo in contesti ambientali differenti.
 La presenza della capacità di collegare schemi di azione differenti in sequenze tematiche coerenti, partendo dall’elaborazione di singole azioni (episodiche) (es :Dare da bere, Dare da mangiare,Pettinare), per poi passare a combinazioni di 2,3,4, azioni (es. Fa finta di mescolare nel piatto e poi mangia), fino ad arrivare a compiere azioni diverse in sequenze coerenti
(es.Dà da mangiare al bambolotto e poi lo mette a dormire)

Superati i due anni di età compaiono le prime vere sostituzioni simboliche : il bambino può evocare la funzione dell’oggetto in sua totale assenza, per esempio la sua mano può assumere il gesto a fare finta che tale oggetto sia in mano (oggetto invisibile).

In questa fase le azioni sono rivolte quasi esclusivamente al bambino stesso e non includono altri partecipanti al gioco. Gli altri (principalmente oggetti es. bambolotti o orsetti) sono destinatari passivi dell’azione del bambino. Principalmente nella sequenza ludica di questo momento viene messa in atto una singola azione alla volta e non si è ancora in grado di combinare azioni simboliche diverse.
Nei contesti strutturati e scolarizzati come gli asili nido, o semplicemente in presenza di suoi coetanei potremmo osservare che il bambino di due anni non condivide il gioco con i suoi pari, ma gioca vicino e parallelamente ad essi senza creare punti di incontro. Questo è quello che viene definito Gioco parallelo.
In questa tipologia di gioco i bambini mettono in atto un’imitazione reciproca senza coordinazione: si osservano e si imitano compiendo le stesse azioni di gioco uno vicino all’altro ma senza parlarsi e condividere il gioco stesso.

Questa imitazione gli permette di osservare i propri pari e prendere spunto dal gioco dell’altro per ampliare le proprie conoscenze. Successivamente verso i 3 anni il bambino comincia ad esser autonomo ed è in grado di strutturare l’azione di gioco senza il supporto degli adulti.

Inizia ad esservi una scelta autonoma della situazione ludica e della realizzazione del copione in cui i ruoli diventano complementari, anche se il livello di integrazione tra bambini è minimo.
Questo che è l’inizio del gioco combinatorio simbolico lo affronteremo successivamente nel dettaglio.

CONCLUSIONI
Concludendo possiamo perciò dire che nella fase che intercorre tra i 18 e i 24 mesi di vita, il bambino mette le basi per la costruzione del suo gioco simbolico, importante strumento che gli permetterà di conoscere, esplorare e manipolare il mondo che lo circonda riportando il suo vissuto quotidiano in sequenze ludiche.
Inoltre comincia il decentramento dal suo gioco e inizia l’interazione, l’integrazione e l’ampliamento dei propri schemi ludici osservando quelli dei bambini intorno a lui, che fungono da punti di partenza e riferimento per quelle che saranno le future tappe dello sviluppo e dell’apprendimento.
I bambini sono sempre i migliori insegnanti in materia di gioco.

Dott.ssa Cristina Monaco, Centro Psicologia Castelli Romani

Piazza Pia 21, 00041 Albano Laziale

www.centropscicologiacastelliromani.it

 

BIBLIOGRAFIA
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 Brazelton T.B., «Il bambino da 0 a 3 anni», Ed. Fabbri, Milano,2003
 Sheridan M., «il gioco del bambino, Ed. Raffaello Cortina, Milano, 1984
 Sheridan M., «Dalla nascita ai 5 anni», Ed. Raffaello Cortina, Milano, 2009
 Dépliant, « A che gioco giochiamo», Ospedale Pediatrico A. Meyer, centro
Brazelton.
 Dépliant, «Giocando si impara», fondazione Pierfranco e Luisa Mariani,
Neurologia Infantile, Milano, 2008.