MARINO, OSPEDALE SAN GIUSEPPE. LA POLVERINI DICA UFFICIALMENTE SE CHIUDE.

 

I cittadini di Marino vogliono sapere se sono stati presi in giro durante la campagna elettorale.

La ristrutturazione del pronto soccorso di Marino  fu ampiamente pubblicizzata in concomitanza con le elezioni amministrative dello scorso 2011, in occasione delle quali la Presidente Polverini presenziò all’apertura del cantiere degli stessi lavori

 

A.P.

In merito alla notizia relativa la chiusura definitiva del pronto soccorso dell'ospedale di Marino e del trasferimento all'ospedale di Velletri dei fondi regionali che servivano alla ristrutturazione del reparto d’emergenza, il primo cittadino marinese Adriano Palozzi avrebbe dichiarato: “A differenza di quello che pensa e dichiara Cicogna, il pronto soccorso di Marino resta un'assoluta priorità non soltanto del sottoscritto e della comunità che rappresento ma anche e soprattutto della Regione Lazio con in testa la Presidente Renata Polverini.”

La consigliera regionale dell'Italia Dei Valori Giulia Rodano a riguardo ha presentato oggi 25 maggio un'interrogazione a risposta immediata alla Presidente Polverini per sapere se risponde a verità quanto apparso sulla stampa quotidiana relativamente alla chiusura definitiva del pronto soccorso del nosocomio di Marino. Di seguito il testo dell'interrogazione:

 INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA

(art. 104 Regolamento del Consiglio regionale)

 
OGGETTO: Chiusura definitiva del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Marino (RM).
 
PREMESSO CHE
– da recenti tabella apparsi sulla stampa quotidiana, si apprende che i lavori per la ristrutturazione del pronto soccorso di Marino sono stati definitivamente interrotti; – che alla base della decisione c’è la necessità di contenimento delle spese sanitarie e la constatazione che la struttura non è di grande utilità per la popolazione;
 
VISTO CHE
– come avrebbe affermato il direttore sanitario della ASL RMH i fondi stanziati per la ristrutturazione del pronto soccorso sono stati dirottati per i lavori di messa a norma dell’ospedale di Velletri;

TENUTO CONTO CHE
– il decreto 80 prevedeva la riapertura del pronto soccorso dell’ospedale San Giuseppe di Marino;
– in forza di tale riapertura, nello stesso decreto, era stabilita la chiusura dell’ospedale di Frascati;

CONSIDERATA
L’ampia pubblicizzazione della ristrutturazione del pronto soccorso di marino in concomitanza con le elezioni amministrative dello scorso 2011, in occasione delle quali la Presidente Polverini presenziò all’apertura del cantiere degli stessi lavori;
 
CONSIDERATO INOLTRE
Che i lavori di ristrutturazione del reparto d’emergenza dell’ospedale non hanno mai avuto inizio, tanto che la popolazione ha messo in piedi diverse forme di protesta e di sensibilizzazione a tale riguardo;

la sottoscritta consigliere regionale 
INTERROGA
La Presidente della Giunta per sapere se risponde a verità quanto apparso sulla stampa quotidiana relativamente alla chiusura definitiva del pronto soccorso del nosocomio di Marino.
Giulia Rodano

 

 


   




E’ TEMPO DI PULIZIE POLITICHE, NON CE N'ERAVAMO ACCORTI

Chiara Rai

Se avessimo un termometro per misurare la temperatura della fiducia nella politica che ognuno di noi conserva, scopriremmo che ad avere la febbre alta sono soltanto i componenti dei partiti. Gli stessi partiti che ieri hanno vinto ancora perché la proposta di legge che modifica la normativa sul finanziamento è passata alla Camera con 291 sì, 78 no e 17 astenuti. Ora andrà al Senato. Si fagocita ancora, magari con qualche accortezza in più e un po’ di sana beneficienza visto che il risparmio di 160 milioni ottenuto sui rimborsi sarà devoluto ai terremotati. Probabilmente sarà anche difficile avere case e atticucci e immobili a Montecarlo anche se i regali sono sempre concessi, ma almeno sia i partiti che i movimenti non potranno più prendere in affitto o acquistare a titolo oneroso immobili da persone elette in Parlamento, in Europa e nei consigli regionali. Certo è, che si è fatto poco. Non si è voluto nemmeno approvare il divieto per le aziende pubbliche di finanziare le fondazioni politiche: bloccare questo flusso significherebbe togliere potere economico e politico a tanta gente. E che non si pensi in momenti di crisi che la Grecia fa bene a pensare di mollare la signora euro, addirittura i partiti potranno investire esclusivamente in titoli di Stato europei. Ma purtroppo l’Italia non si trova nelle stesse condizioni dei primi anni ’60 quando la crescita media del Pil del 6,3 per cento fu il carburante che permise l’avvicinamento della nostra penisola a paesi come Germania o Francia. La Germania oggi è anni luce da noi, spaparacchiata al sole di una politica rigorista che è esplosa in una crescita senza precedenti perché si mangia di più tutti quanti quando i sacrifici e le lacrime sono versati da tutti. Siamo alle soglie dei funerali della seconda Repubblica: un fallimento. La vita è un cerchio ma anche la politica non scherza. Se decidessimo di fare i gamberi rientreremmo in un circuito vizioso senza ne capo ne coda. Di fatto lo specchio attuale poco si allontana dai preparativi e problemi della prima Repubblica. Un sistema elettorale che fa pena e che poco rispecchia le effettive divisioni politiche del Paese. Ma l’idea di rappresentatività e democraticità è tramontata nel ’93 e hai voglia a tornare indietro. Oggi i voltagabbana sono dietro l’angolo così come i deliri dei singoli che cavalcano la crisi politica e fanno cabaret con i soldi pubblici garantendosi le prime opportune poltrone. La stanchezza predomina e altri ballerini scendono in pista. Così alcune caratteristiche del politicogo Giovanni Sartori attribuite alla prima Repubblica  tornano in voga o meglio a vestire a pennello questo momento storico politico: Presenza di partiti antisistema, ossia ideologicamente ostili alla stessa forma dello stato in cui operano, una tendenza centrifuga, poiché le opposizioni possono guadagnare consenso estremizzando le loro posizioni piuttosto che moderandole e dulcis in fundo opposizioni non responsabili, che propongono programmi irrealizzabili sapendo di non avere la possibilità di governare. Però fanno chic. E ancora si attende, sia a destra che a sinistra, l’ascesa politica di qualche segretario di partito che dia una svolta innovativa e rivoluzionaria. Ma che poi tutti i voli pindarici non finiscano a inneggiare il motto “magni tu che magno io”, anche se la disperazione oggi lo rende sovrano ed è per questo che nei Comuni e in Parlamento siedono anche e soprattutto persone perseguitate dalla legge: ma che importa, tiriamo a campare. In Regione è tempo di pulizie in vista delle politiche. C’è chi rispolvera i propri brand e si prepara nel 2013, alle elezioni per la formazione del nuovo Parlamento Italiano che resterà in carica fino al 2018. Basta rifarsi un po’, limare qualche ruga, rimpiantare qualche capello, stampare qualche giornale locale che tramonterà ad operazion conclusa, ricominciare a regalare baci e abbracci e strette di mano fraterne, latitanti da qualche anno. Ma a noi è così che piace il sistema. Gli elettori quasi le temono le politiche e le schizzano perché se è vero che il tormentone di molti è “mandiamo a casa i professori” c’è la paura del deserto dei tartari oltre “Monti”. Giusto i grilli cantano ma fino a quando potranno cavalcare la nausea dell’elettorato? Intanto via, si salta più in alto. Tanto i partiti non conoscono lacrime perché cadono sempre in piedi. Almeno imparassero a utilizzare in maniera costruttiva l’entusiasmo dei loro sostenitori. Fidarsi è ancora bene ma scavarsi la fossa da soli proprio no.
 




NEMI, LA CONOSCENZA DEI FATTI È ALLA BASE DELL’OPERATO DI UN SINDACO.

Testana: "Ho digitato su Google, Alberto Bertucci, ed ho appreso due cose: la prima riguarda il prestigioso incarico di primo cittadino di Nemi con un programma che se portato a termine, è ambizioso e qualificante, la seconda è una imbarazzante posizione giuridica per la quale auguro la migliore delle conclusioni. Digitando il mio nome troverà molte notizie, condivisibili o meno sul piano culturale e professionale, ma nessuna posizione imbarazzante che possa creare danni."

Redazione

Riceviamo e pubblichiamo da Carlo Testana

Ho seguito il primo Consiglio Comunale di Nemi l’altro giorno con la curiosità del cittadino a cui stanno a cuore i problemi di un paese che ama. Passata la campagna elettorale, smorzati, ma non sopiti, i toni più accesi del dibattito politico, volevo conoscere le intenzioni del nuovo sindaco, la sua squadra di governo ed il suo programma reale. Pace! Pensiamo al futuro di Nemi, ho detto. Avevo in mente di omaggiare il nuovo sindaco offrendogli in regalo il mio ultimo libro su Nemi, frutto di quattro anni di ricerca presso l’Università “La Sapienza”. Ma il dibattito, anzi il nervoso monologo, del nuovo Sindaco si è presto diretto verso l’insulto nei confronti dei “Tecnici”. “…Sia vent’anni fa, che nel recente passato, non si contano i danni provocati da queste figure professionali venute a Nemi…” ha tuonato Bertucci nel rispondere ad una domanda della consigliera Osmari preoccupata che la delega della materia urbanistica data alla signora Palazzi fosse impegno assai gravoso. Ora qui non voglio soffermarmi sull’operato di Ingegneri ed architetti  che hanno lavorato per il Comune di Nemi nel “recente passato”, cioè con le amministrazioni di centrodestra, mi fido del giudizio di Bertucci che li ha avuti a fianco, ma qualcosa posso dire di quel che accadde circa vent’anni fa quando fui chiamato dall’allora sindaco Vairo Canterani ad occuparmi di Urbanistica e lavori pubblici a Nemi fatti che evidentemente Bertucci non conosce a fondo.

Esperienza breve (quattro anni 1995-1999) ma intensa.
Trovai una vera e propria rivoluzione sul piano ecologico, ambientale, politico, urbanistico, proiettata in avanti rispetto ai tempi e fortemente indirizzata alla gestione ed al mantenimen-to dei beni comuni tra cui l’archeologia, il paesaggio, i boschi, il lago e l’idrografia, il centro storico e tutte le risorse culturali ed architettoniche di cui è ricco il Bacino del lago di Nemi. Lo stop al consumo del suolo, il bene pubblico al di sopra dell’interesse privato (concetto ribadito poche settimane fa dal Pontefice  Benedetto XVI ad Arezzo “…non guardare a sé, ma al bene comune..”), il recupero dell’esistente invece delle espansioni edilizie.
Ne restai affascinato. Un rarissimo esempio di buona amministrazione i cui frutti evidenti so-no ancora oggi sotto gli occhi, a dire il vero un po’ appannati, di tutti.

Un po’ di storia.
Il P.R.G. degli anni settanta (Democristiano)  prevedeva  previsioni ciclopiche di costruzioni entro tutto il bacino del lago; dalle Piagge a Pontecchio, da Montecanino all’Appia, da Caiano alla via dei Laghi, lungo tutta la Nemorense, ogni angolo del territorio libero di Nemi, era gra-vato da piani di lottizzazione ed espansione edilizia. Una catastrofe visibile oggi nei comuni limitrofi che hanno sciaguratamente urbanizzato gran parte del loro territorio e si stanno accorgendo solo ora del patrimonio dilapidato. Canterani e la sua squadra ricorsero ad una Variante di Salvaguardia per fermare le ruspe dei costruttori già accese.  “Garantire e tutelare le risorse territoriali per dare un futuro alle nuove generazioni” era in estrema sintesi il programma politico di allora. Ne parlarono tutti i giornali anche di livello nazionale, arrivarono prestigiosi riconoscimenti ed attestati di stima da fondazioni culturali ed associazioni ambientaliste anche fuori d’Italia. Il gesto di Canterani non è stato ancora compreso. Chi osserva dalla piazza il verde dei boschi, il lago risanato dai liquami, il paesaggio ancora intatto pensa forse ad un miracolo della provvidenza? C’è qualcuno dietro questo miracolo. Qualcuno a cui  oggi viene detto: “hai danneggiato Nemi”.

La vicenda ILCESA
Iniziò dopo il fermo delle ruspe, negli anni ottanta del secolo passato, una cruenta battaglia legale da parte di una sola impresa che aveva comprato dei terreni agricoli a pochi spiccioli, trasformati dal vecchio PRG in appetitosi piani di lottizzazione, ma azzerati dalla Variante di Canterani.
Troppo in avanti era il pensiero della “crescita zero” di cui si inizia a parlare solo oggi in altre parti d’Italia (Comune di Cassinetta di Lugagnano) di fronte ai disastri  di certa pianificazione convenzionale concordata, con le  deroghe, con i patti territoriali, con gli accordi di program-ma, con i condoni, e mille altre fantasie cementizie che hanno devastato l’ Italia. Troppo in avanti rispetto all’arretrata legislazione urbanistica Italiana ed alla cultura del “bene comune” che si affaccia solo da pochi anni nel nostro paese sospinta però dai movimenti dei cittadini e non dalla politica. L’ILCESA, forse ben guidata da qualcuno, ha vinto ed ottenuto il riconoscimento di un danno perché non ha potuto costruire in aree archeologiche e dentro il Parco dei Castelli Romani: il Comune di Nemi di quegli anni glielo ha impedito. Ora quei boschi, quelle aree archeologiche, quei prati, sono liberi, quanto valgono? Quale sarebbe stato il danno per la collettività? Il peso dei servizi?
Nessuno ha fatto mai il conto. Azzardo una relazione: se il danno al privato fosse 100 il beneficio pubblico per la mancata lottizzazione (voluta fortemante da Canterani) di quei terreni e di tutti gli altri entro il bacino del lago di Nemi è un milione di volte superiore, o forse molto, molto di più. La somma algebrica è nettamente e spropositatamente a vantaggio della collettività. Dove sono i danni?


Se quindi il sindaco Bertucci si riferisce a quel tipo di disastri (cioè aver fermato lo scempio del paese e impedito il controllo del territorio ai costruttori) , sono orgoglioso di aver partecipato  e lo considero un vanto.
Per il resto basta guardare negli archivi comunali di quegli anni per trovare richieste esaudite di cospicui finanziamenti per opere pubbliche che le successive amministrazioni di centrodestra non hanno mai concluso né valorizzato (si vedano la scuola e i sentieri).
Per saperne di più sul nuovo sindaco  non mi sono basato sulle “chiacchiere di paese” ho digitato su Google, Alberto Bertucci, ed ho appreso due cose: la prima riguarda il prestigioso incarico di primo cittadino di Nemi con un programma che se portato a termine, è ambizioso e qualificante, la seconda è una imbarazzante posizione giuridica per la quale auguro la migliore delle conclusioni. Faccia altrettanto con me, il neo sindaco, si documenti sulla rete; non ascolti le litanie di Biaggi, che gli sono costate il tracollo politico. Digitando il mio nome troverà molte notizie, condivisibili o meno sul piano culturale e professionale, ma nessuna posizione imbarazzante che possa creare danni.
Architetto Carlo Testana.

tabella PRECEDENTI:

22/05/2012 NEMI, PRIMO CONSIGLIO COMUNALE PER IL SIGNOR SINDACO ALBERTO BERTUCCI

 




MARINO, FDS: PARTITA LA RACCOLTA FIRME PER ELIMINARE I VITALIZI DI CONSIGLIERI E ASSESSORI DELLA REGIONE LAZIO

Partita la raccolta delle firme per il Referendum No Vitalizi Lazio. Esso è atto  a togliere e tagliare somme oggi destinate ai consiglieri e assessori regionali per destinarli a Scuola, Sanità, Lavoro.

Redazione

Presso l’Ufficio Elettorale  del Comune di Marino, si può  firmare il referendum regionale per l'eliminazione del vitalizio dei consiglieri e degli assessori della Regione Lazio, presentati dalla Federazione della Sinistra. Attraverso il referendum regionale abrogativo, la Federazione della Sinistra vuole restituire equità sociale e porre fine a un privilegio particolarmente insopportabile in un momento in cui le condizioni di vita di gran parte della popolazione peggiorano sempre di più, a causa di una gestione della crisi che penalizza i più senza intaccare i privilegi di pochi. Solo in questa legislatura, sono 85 i consiglieri e gli assessori a cui viene operata la trattenuta per il cosiddetto “Fondo di Previdenza”, meglio conosciuto come vitalizio. Un’uscita che mensilmente costa al Consiglio Regionale 128.521 euro, per un importo annuo pari a euro 1.542.000, a cui si aggiunge il costo sopportato da questa istituzione per il pagamento del vitalizio agli ex consiglieri che godono già di tale privilegio, che ammonta a 1.218.000 euro al mese. In vitalizi, gli attuali consiglieri regionali costeranno ulteriori 4.500.000 euro annui, una volta raggiunta l’età per l’accesso al beneficio. Questo costo si andrà ad aggiungere ai 17.000.000 di euro già spesi annualmente dal Consiglio regionale per i 221 ex consiglieri che attualmente ne usufruiscono. Quindi, a partire dai 50 anni e per tutto il resto della loro vita, questi consiglieri percepiranno un vitalizio mensile di 4.400 euro per una sola legislatura, che potrà essere riversato – in caso di morte del beneficiario – alla moglie, oppure al figlio fino ai 26 anni, oppure alla convivente. Se è vero che l’aspettativa di vita – quel criterio in base al quale l’età per l’accesso alle pensioni è salita a 67 anni – è oggi di 84 anni, in 34 anni di beneficio (restando inalterati i costi attuali) gli 85 consiglieri costeranno alle casse regionali 153 milioni di euro. La partita in gioco è alta perché la vittoria del referendum porterebbe a un risparmio di più di 4 milioni di euro l’anno, solo eliminando i vitalizi dei consiglieri attualmente in carica. Si tratta di fondi pubblici che potrebbero essere reinvestiti in sanità, cultura, servizi sociali.
 




COLLEFERRO, VERTICE IN COMUNE PER AFFRONTARE CRISI DELLA KEY SAFETY SYSTEMS

Redazione

E’ stata fissata per oggi pomeriggio, alle ore 16 in sala consiliare, una riunione con i lavoratori per affrontare la crisi della Key Safety Systems. Lo ha comunicato il sindaco Mario Cacciotti ai sindacati dell’azienda colleferrina che ha incontrato questa mattina alle 9 nel suo studio per concordare le azioni immediate da intraprendere, a seguito della notizia di una progressiva delocalizzazione degli stabilimenti di Colleferro. Alla riunione di questo pomeriggio parteciperà anche l’on. Silvano Moffa, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, il quale ha intanto rappresentato la problematica in sede ministeriale. Il rischio, infatti, è la perdita di lavoro per i 430 dipendenti della multinazionale, che ha sedi in tutto il mondo,  che produce airbag ed inflator.




ROMA, 3MILA FIRME PER CHIEDERE STOP A NUOVI CENTRI COMMERCIALI

Angelo Parca

Tremila firme per chiedere lo stop alla costruzione di nuovi centri commerciali nella Capitale: a raccoglierle è stata ieri 24 maggio la Cna di Roma Commercio che ha organizzato un presidio davanti a un luogo simbolo della battaglia contro le megastrutture dentro o a ridosso della città: l’area destinata alla costruzione ormai imminente del centro commerciale Forum di Valle Aurelia. Oltre 200 i commercianti che hanno risposto all’appello, occupando i gazebo allestiti per l’occasione. Presenti, oltre al direttore della Cna di Roma, Lorenzo Tagliavanti, il presidente della Commissione commercio di Roma Capitale, Ugo Cassone e il presidente del XVIII municipio, Daniele Giannini. “Aumenta l’offerta dei centri commerciali, mentre calano i consumi. Segno che le nuove strutture programmate non rispondono a nessuna esigenza del territorio. Nel primo trimestre di quest’anno, per alimentari e altri generi di prima necessità, i romani hanno ridotti i propri consumi del 2,5% rispetto al 2011. Un corsa inarrestabile: l’anno prima il calo era stato dell’1% – dice Lorenzo Tagliavanti-. Se diminuiscono anche i beni di prima necessità -senza contare abbigliamento e accessori, precipitati del 20%- è segno che la crisi sta davvero colpendo le famiglie. Persino le vendite di elettronica sono andate male, con un calo del 6%. E nei prossimi mesi, con i rincari previsti e l’Imu, la capacità di spesa delle famiglie si ridurrà ulteriormente: i centri commerciali non sono certo la risposta e la soluzione per tamponare questa emorragia. Al contrario, per rivitalizzare l’economia del territorio, vanno aiutati gli esercizi di prossimità. Il Piano del Commercio deve essere ripensato alla luce delle mutate esigenze della città, e l’amministrazione deve avere il coraggio anche di riconsiderare politiche adottate in passato: è questo il ruolo che le spetta” aggiunge Tagliavanti.“Continueremo a raccogliere le firme all’interno dei nostri negozi coinvolgendo anche i residenti: sono loro i primi a essere danneggiati dalla costruzione delle megastrutture, destinate a desertificare le strade dove vivono e passeggiano, e a far crescere l’insicurezza” dice Giovanna Marchese Bellaroto, responsabile di Cna Commercio. “File di serrande chiuse: è questo il panorama cui è destinata la città se l’amministrazione non bloccherà la costruzione di nuovi centri commerciali come questo sull’Aurelia. Speriamo che alle sue parole, sull’impegno a rivedere il Piano del Commercio, il sindaco Alemanno faccia seguire i fatti” dice Stefano Zarfati, coordinatore Cna di Roma Commercio. “La prossima settimana ci incontreremo con i rappresentanti di tutte le strade interessate dalla futura megastruttura di Valle Aurelia per definire i provvedimenti da adottare, anche in sede amministrativa”.

 




PARCO DEI CASTELLI ROMANI: SIM SALA BIM E RIAPPAIONO 1,8 MILIONI DI EURO… PER LA CURIA DI ALBANO


Filiberto Zaratti (Sel) ha presentato un’interrogazione urgente all’assessore regionale all’ambiente Marco Mattei chiedendogli per quali ragioni si sia rinunciato all’utilizzo di fondi per i progetti inizialmente previsti, siti in aree di proprietà pubblica, a favore di progetti di proprietà curiale e dunque privata.
La somma di circa 1,8 milioni – ricorda Zaratti – era stata inizialmente destinata per creare una sentieristica con percorsi ciclabili e per diversamente abili, punti informativi e per restaurare il Ninfeo Bergantino, sulle rive del Lago di Castelgandolfo.
 

 

Angelo Parca

“Con un una specie di gioco di prestigio sono ricomparsi i fondi europei del Por-Fers cui il Parco dei Castelli Romani mesi fa aveva rinunciato. Solo che invece di finanziare strutture e attività pubbliche, saranno utilizzati per il restauro della Cattedrale di Albano e del vicino Museo diocesano di Albano, di proprietà della curia”. Lo dice Filiberto Zaratti, Consigliere di Sinistra ecologia e libertà alla Regione Lazio. “La somma di circa 1,8 milioni – ricorda Zaratti – era stata inizialmente destinata per creare una sentieristica con percorsi ciclabili e per diversamente abili, punti informativi e per restaurare il Ninfeo Bergantino, sulle rive del Lago di Castelgandolfo. Quella di oggi è praticamente corrispondente (1,7milioni di euro) ma prevista per l’intervento “Sui passi di Karol Wojtyla”, nell’ambito del progetto di Area Vasta previsto nel Por-Fers2007-2013 attività II.4”  “Su questa vicenda – ricorda Zaratti – avevo presentato un’interrogazione urgente alla Presidente della Regione e all’assessore all’ambiente con l’obiettivo di rendere nuovamente disponibile il finanziamento per l’area protetta. Oggi la risposta arriva dal bollettino regionale del Lazio: la Regione, ha stanziato a beneficio dell’Ente di Gestione del Parco dei Castelli Romani 560mila euro per il restauro della Cattedrale di Albano e 800mila euro per il restauro completamento del vicino Museo Diocesano, per un totale di euro 1.360.000, a fronte di una spesa complessiva di euro 1.700.000 a carico del Parco”. “Stiamo parlando di una vicenda inquietante e grave – dice Zaratti – sulla quale ho presentato un’interrogazione urgente all’assessore regionale all’ambiente chiedendogli per quali ragioni si sia rinunciato all’utilizzo di fondi per i progetti inizialmente previsti, siti in aree di proprietà pubblica, a favore di progetti di proprietà curiale e dunque privata. Nulla in contrario al restauro del museo e della Cattedrale, ma certo nel caso specifico è necessario fornire spiegazioni sul cambio di destinazione dei fondi”. “Considerata la scarsità estrema di risorse a disposizione delle aree protette e in particolare dell’Ente Parco castelli Romani – conclude Zaratti – è assolutamente necessario ripristinare il finanziamento per i progetti pubblici inizialmente previsti”.

tabella PRECEDENTI:

27/04/2012 CASTELLI ROMANI, L'ENTE PARCO RINUNCIA A UN FINANZIAMENTO DI 2 MILIONI DI EURO




PANTANELLO, ALLA RICERCA DI UNA CITTA’ SCOMPARSA: NINFA LA POMPEI DEL MEDIOEVO

La Fondazione Roffredo Caetani e l’Istituto Storico Germanico di Roma, venerdì 1. giugno, alle ore 11,00, presso Pantanello, per illustrare il progetto di indagine sulla città medievale di Ninfa  e sui primi risultati conseguiti.

 

Angelo Parca

Ferdinand Gregorovius, nel suo Viaggio in Italia, dalle alture di Norma, scoprì le rovine di Ninfa. Ne rimase così colpito da esclamare: “Ecco la Pompei del Medioevo!”. Gelasio Caetani, ai primi del Novecento, iniziò il restauro delle rovine della città medievale e intraprese l’impianto dell’arboreto e del giardino, completato dai suoi successori. Oggi, il binomio Natura-Storia si ripropone, grazie alla ricerca di ciò che il tempo ha coperto sotto una coltre di detriti. L’Istituto Storico Germanico di Roma, a seguito di un protocollo d’intesa con la Fondazione Roffredo Caetani, la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio “Sapienza” Università di Roma, la Johannes Gutemberg Universität Mainz e la Fondazione Camillo Caetani, ha formulato un progetto di rilevazioni non invasive nel perimetro della città medievale di Ninfa, al fine di rilevarne la struttura insediativa originaria, evidenziandone alcuni episodi di particolare rilevanza storica. Le metodologie di rilevazione e le tecniche non invasive utilizzate hanno un carattere di sperimentalità e potrebbero essere utilizzate in altre analoghe situazioni delle quali è ricco il territorio pontino e lepino.

Programma:
11,00   Gabriele Panizzi, Presidente Fondazione Roffredo Caetani,
     “Una iniziativa sperimentale per la tutela e la valorizzazione del territorio”

11,15   Michael Matheus, Direttore Istituto Storico Germanico di Roma,
     “Un progetto pilota per Ninfa: musulmani e provenzali in Capitanata nel XIII secolo”

11,45   Martin Schaich, ArcTron 3D,
     “Il rilevamento digitale della città. Una visione: Ninfa in 3D”. Proiezione

14,30   Visita Parco Naturale Pantanello.




COLLEFERRO, CENTRO TRASFUSIONALE RESTA APERTO E OPERERA' IN SINERGIA CON QUELLO DI TIVOLI

E.G.

Il Centro trasfusionale di Colleferro non chiude, opererà invece in sinergia con quello di Tivoli, con cui sarà collegato attraverso la telemedicina. Saranno così garantiti il servizio all’utenza e la disponibilità di sangue, sia per la routine che per le emergenze e le urgenze sanitarie, nell’arco dell’intera giornata. Lo ha garantito il Direttore Generale della Asl Roma G, Nazareno Renzo Brizioli, nell’incontro, indetto dal Sindaco Mario Cacciotti per affrontare le problematiche della sanità locale, svoltosi questa mattina con i Sindaci del comprensorio. Presenti, oltre a Cacciotti e all’assessore Cinzia Sandroni, i sindaci o loro delegati di Carpineto, Gavignano, Gorga, Segni e vari rappresentanti del Distretto sanitario. Nessun pericolo, quindi, di chiusura per l’Ambulatorio di Medicina Trasfusionale e Patologia dell’Emostasi, come era sembrato in un primo momento. Sulla carta, infatti, si prevede un unico centro con sede legale a Tivoli, perché la normativa lo prevede, ma in pratica svolgerà il servizio con due centri operativi. D’altra parte, mantenere l’operatività del centro di Colleferro è ancor più importante in vista della prossima apertura della Rianimazione alla quale sarà di supporto, come ha sottolineato il dott. Brizioli, il quale ha ricordato che sono appena iniziati i lavori per i primi 4 posti letto, dei 6 totali previsti. Subito dopo partiranno anche quelli per i nuovi laboratori, di cui è già stata deliberata la gara d’appalto. “Il nostro è un ospedale di eccellenza – ha sottolineato il sindaco Cacciotti – al quale si rivolgono molti cittadini di un vasto territorio. Occorre però potenziare il personale, che è ancora troppo carente. Di certo so che coloro che vi lavorano sono quanto di meglio c’è in termini di professionalità e capacità umane e dunque seguiremo con attenzione il programma di interventi che si stanno realizzando per far sì che la nostra struttura possa offrire il meglio a questo territorio”. E proprio lo specifico legame della Asl con il territorio è stato uno degli argomenti più sentiti ed affrontati dai presenti, i quali si sono trovati d’accordo sulla necessità di potenziare, secondo progetti mirati, le strutture in loco con risvolti positivi sia sul risparmio economico dell’azienda sanitaria, che sul migliore servizio reso alla popolazione. Ad esempio attraverso i punti di primo intervento, già in parte collaudati in alcuni paesi del comprensorio, per decongestionare il pronto soccorso dell’ospedale.
 




VITERBO, RINCARI SULLE TARIFFE DEI RIFIUTI, LA PROVINCIA CHIAMA I SINDACI A RACCOLTA

Redazione

L’assessore all’Ambiente Paolo Equitani ha convocato a Palazzo Gentili i sindaci dei Comuni per discutere di alcune problematiche riguardanti la gestione dei rifiuti. All’incontro ha presenziato pure il presidente della Commissione Ambiente della Provincia Francesco Galli. Il primo problema è legato allo smaltimento del Cdr (combustibile da rifiuto) prodotto presso l’impianto di Casale Bussi. La Regione Lazio ha già fatto sapere che non sarà più possibile interrare il cdr nella discarica di Monterazzano e che sarà necessario conferirlo in un termovalorizzatore fuori provincia, presumibilmente in quello di Colleferro. Questo comporterà senza dubbio un aggravio di costi sulla tariffa di smaltimento che dovrà contemplare le spese di trasferimento e di ingresso al termovalorizzatore con un incremento richiesto della tariffa di circa il 30%. “Il Consiglio provinciale all’unanimità ha deciso a suo tempo di non realizzare un termovalorizzatore nella Tuscia e quindi – ha spiegato Equitani – non potendo più conferire il Cdr a Monterazzano siamo costretti a trasportarlo in altri termovalorizzatori del Lazio. A fine mese la Regione ha convocato una riunione, ma già da ora posso assicurare che la Provincia non assumerà alcuna decisione. Chiederemo agli uffici regionali di farci avere una proposta ufficiale che valuteremo insieme ai Comuni. Questa proposta dovrà necessariamente tenere conto del fatto che a Casale Bussi si produce anche il cdr derivato dai rifiuti della provincia di Rieti la cui quantità è di gran lunga superiore alla nostra, avendo noi una percentuale di raccolta differenziata molto più elevata. I nostri uffici – ha poi aggiunto l’assessore – stanno effettuando delle verifiche accurate per valutare i costi di trasporto del cdr a Colleferro sia su gomma che su ferro, per poi proporre eventualmente la modalità di conferimento più conveniente. Contemporaneamente stiamo lavorando per ridurre al massimo la produzione di cdr, incentivando su tutto il territorio la raccolta differenziata grazie anche alle nuove risorse che la Regione ci ha concesso per il prossimo triennio. Risorse che non andremo però a ripartire con criteri prettamente matematici, ma che andremo ad investire maggiormente nei Comuni che sono più in difficoltà e che necessitano di strutture ex novo per far decollare o portare a regime il sistema”. Si è passati poi ad affrontare lo stato dell’arte per ciò che riguarda i ricorsi al Tar intrapresi dai Comuni, sotto il diretto coordinamento della Provincia, contro l’aumento della tariffa deciso dalla Regione Lazio con determina dirigenziale del 24/05/2011. I legali che hanno curato il ricorso hanno fatto sapere di essere in attesa della decisione dei giudici che dovrebbe arrivare prima dell’estate. Buone notizie invece per ciò che riguarda l’annosa questione del lodo arbitrale del 2005 con il quale la Regione ha riconosciuto alla società “Ecologia Viterbo” il diritto di richiedere, a fronte dell’aumento tariffario disposto all’epoca, i relativi conguagli a partire dal 2000. Da un accurato esame della pratica gli avvocati hanno dedotto che il lodo è da considerarsi nullo. “Ci tengo a sottolineare – ha concluso Equitani – che questa Amministrazione ha scelto di stare, solo ed esclusivamente, dalla parte dei cittadini, cosa mai avvenuta in passato, quando si considerava più utile e politicamente opportuno accettare supinamente tutte le decisioni che da Roma venivano fatte calare sul territorio senza la minima consultazione, né con la Provincia, né con i Comuni. Noi sin da subito abbiamo dimostrato di non accettare questo andazzo, ribellandoci a certe decisioni, senza badare ad esigenze o a logiche di schieramento. Una scelta politica – ha concluso l’assessore – che porteremo avanti fino alla fine, senza timori, né ripensamenti”. 
 




MARINO, MACIGNO SUL PRONTO SOCCORSO. FONDI SPOSTATI SU OSPEDALE DI VELLETRI.

A.P.

“Passata la festa, gabbato il santo: Renata Polverini tradisce le promesse elettorali, straccia il decreto 80 e sancisce definitivamente la chiusura del cantiere del pronto soccorso di Marino”. Lo dichiara in una nota il consigliere regionale di Italia dei Valori Giulia Rodano, vicepresidente della Commissione sanità della Regione Lazio.  “L’annuncio della Asl Rm H è circostanziato: i fondi che servivano alla ristrutturazione del reparto d’emergenza verranno spostati sull’ospedale di Velletri” continua Rodano. “Siamo quindi di fronte all’ennesimo caso di inadempienza del decreto 80: del quale come è noto ho un giudizio negativo, ma che conteneva al suo interno alcune compensazioni che almeno in parte giustificavano le tante chiusure di reparti, i tagli molteplici ai servizi e alle prestazioni, le scelte territoriali inique”.  “Al momento” prosegue Rodano “registriamo solo questo: ad elezioni fatte, in Regione nel 2010 e al Comune di Marino nel 2011, Renata Polverini decide unilateralmente, nel silenzio assoluto, senza alcun atto di modifica del decreto 80, di tagliare il pronto soccorso di Marino”. “Che abbia confuso l’incarico di commissario straordinario con quello di liquidatore della sanità laziale?”, conclude la vicepresidente della commissione Sanità della Regione Lazio