CNA ROMA E LAZIO: PER OLTRE METÀ DEGLI IMPRENDITORI IL PEGGIO DEVE ANCORA ARRIVARE. INVESTIMENTI AL PALO. RALLENTA LA DOMANDA ESTERA

La Regione Lazio ha siglato un protocollo in tema di certificazione dei crediti per lavori, che esclude i comuni sotto i 5000 abitanti in quanto non tenuti al rispetto del Patto di stabilità.

 

Redazione

Prosegue la caduta dei livelli di attività nel Lazio. Produzione, ordini, fatturato e utili si contrarranno anche nella seconda parte dell’anno, compromettendo le prospettive di ripresa per il 2013. Quasi quattro imprenditori su 10 (57,8%) ritengono che il peggio della crisi debba ancora arrivare. Tre su dieci pensano di essere arrivati all’apice, mentre solo il 3% è convinto che la tempesta sia ormai alle spalle. Risultato: meno di un quinto degli intervistati effettuerà nuovi investimenti produttivi, considerato anche il deterioramento delle aspettative sulla domanda estera. Circa un quarto delle imprese annuncia infine programmi di riduzione dell’occupazione.
Questi i principali risultati della nuova “Indagine congiunturale sulle piccole imprese del Lazio- Consuntivo I semestre 2012 e Aspettative II semestre 2012”, condotta dalla Cna di Roma e Lazio in collaborazione con il Centro Europa Ricerche (CER) su un campione di 800 imprese e presentata oggi. A fronte di una riduzione del valore aggiunto manifatturiero, che nell’indagine si stima superiore al 4%, le preoccupazioni degli imprenditori riguardano un credito sempre più difficile (e inaccessibile per quattro imprese su 10, mentre il 27,6% ha ricevuto dalla banca una riduzione, una richiesta di rientro o una revoca dei finanziamenti già in essere) e una politica non all’altezza di comprendere le priorità delle imprese (semplificazione e lotta la lavoro nero). Quanto ai settori che più stanno risentendo della crisi, in base all’indicatore sintetico (produzione, ordini, fatturato interno ed estero e utile lordo), al primo posto vi sono chimico, plastica e gomma (-61,3% il saldo tra risposte di chi ha visto un aumento e chi un calo). Seguono autoriparatori (-57,8%), impiantisti e aziende di servizi (pari merito a -49,1%). Migliori della media, ma pur sempre negativi,  sono gli indicatori del settore informatica e telecomunicazioni (circa -20%). Difficile il quadro anche sul fronte dell’occupazione, con la cassa integrazione in corsa nel primo semestre dell’anno (83,6%), mentre si riduce il lavoro straordinario. E molti intervistati segnalano il problema opposto: cioè come ridurre il monte ore di lavoro vista la ridotta domanda. Nel focus, dal titolo “La Politica e lo sviluppo locale”, sono raccolte le opinioni e le richieste degli imprenditori. Per lo più delusi dalla politica nazionale e locale. Riduzione dei costi lotta al nero e semplificazione delle procedure tra le istanze più frequenti.

L'eredità della Giunta Polverini

Concertazione
Il Governo regionale è stato assente sul piano della concertazione e del coinvolgimento delle parti economiche e sociali. Questo approccio è stato evidente in particolare nell’approvazione dei bilanci regionali, ossia nel momento cruciale in cui andrebbero condivise le scelte di programmazione economica e di conseguente politica industriale. Scelte particolarmente difficili in un contesto di limitate risorse e di crisi economica del territorio. In queste fasi una corretta concertazione sarebbe andata a vantaggio in primis della Regione che avrebbe potuto contare sulla condivisione dei percorsi che si accingeva ad intraprendere da parte delle imprese e anche dei cittadini.

Riduzione dei costi della politica: le società regionali
La riorganizzazione delle società regionali costituisce da tempo un obiettivo strategico. Sono 51 gli “enti strumentali” della Regione, tra società, agenzie e, caso unico in Italia, una banca. Occupano circa 7.500 dipendenti (i dipendenti regionali sono poco più di 2.500). E la loro gestione, con 300 amministratori, costa ai cittadini e alle imprese più di 2 milioni di euro all’anno che vanno aggiunti ai costi del personale, stimabili in 300 milioni.
Rimane in piedi il nodo irrisolto di BIL, sul quale sarebbe utile un intervento nell’ambito della più generale  riorganizzazione degli strumenti della politica industriale, cercando di risolvere la sovrapposizione e la confusione prodotta negli anni. Sul’attività di BIL è sempre stato praticamente impossibile ottenere dall’autorità regionale dati sull’operatività e sui costi di struttura. La perdita di bilancio, secondo quanto risulta alla Cna, è stimata essere tra i 2 e i 4 milioni di euro.
Oltre alla banca rimangono intatti tutti gli strumenti preesistenti a Sviluppo Lazio: la FILAS, eredità degli anni settanta, “reindirizzata” sull‘innovazione tecnologica; Unionfidi, che spazia dalla prevenzione dell’usura alla sospensione dei mutui per le famiglie in difficoltà, passando per i crediti sanitari; BIC Lazio, per lo start up delle nuove imprese.
La holding Sviluppo Lazio, senza governare le varie società di cui ha formalmente il controllo, svolge una attività operativa eterogenea, che si sovrappone in modo disordinato e va spesso in concorrenza con quelle della altre scatole. Ma su tutto prevale la gestione dei fondi per la comunicazione: dalla festa della Fiction, alle più svariate iniziative.
Nonostante il tema sia attualissimo e discusso da tempo, la Regione non ha voluto individuare una cabina di regia e uno stringente cronoprogramma che porti alla razionalizzazione di soggetti, funzioni e risorse pubbliche.

Small Business Act
La Regione ha recentemente approvato la legge regionale n. 8/2011 sull’attuazione dello SBA (Small Business Act). La legge disciplina gli strumenti per il miglioramento e la semplificazione della normativa regionale in materia di micro, piccola e media impresa al fine di diminuire gli oneri amministrativi e coinvolgere tali soggetti nelle fasi di formazione dei testi normativi. Il principio a cui si ispira è stato però disatteso dalla Regione stessa, che ha omesso di convocare le parti economiche nella fase di concertazione relativa alla stesura dell’atto. Inoltre non ha ad oggi chiarito come vengono composti gli organismi di controllo e indirizzo previsti dalla norma attraverso il regolamento di attuazione.

Tempi di pagamento della Regione
La questione dei pagamenti va affrontata sotto un duplice aspetto. Il primo riguarda la liquidazione dei contributi alle imprese dovuti in relazione a bandi/leggi regionali. Se si prende ad esempio la legge regionale 10/2007 sull’artigianato si deve andare indietro fino al 2007  per avere il pagamento completo delle domande presentate. Quelle presentate nel 2008 sono tuttora in attesa di completare l’iter di erogazione mentre per le domande presentate nel 2009 l’erogazione non è stata ancora avviata. La legge sui taxi (legge regionale 32/1997) vede una situazione quasi paradossale: l’anno 2009 è stato liquidato mentre l’annualità precedente (2008) ancora non ha visto erogato il sostegno spettante alle imprese. La legge 598/94, gestita per la parte istruttoria dall’ex Mediocredito centrale, ha ancora in corso di perfezionamento i pagamenti relativi ai progetti di innovazione tecnologica presentati fino al 2008 e per un fabbisogno finanziario pari a circa 8 milioni di euro. Rimane inoltre irrisolto il nodo del pagamento del compenso da parte della Regione al gestore concessionario (circa 4,5 milioni di euro).
Il secondo aspetto concerne invece i pagamenti della Regione verso i propri fornitori di beni e servizi. Secondo quanto riferiscono le imprese i ritardi di pagamento rispetto ai tempi pattuiti per contratto si attestano intorno ai 6-8 mesi.


Politiche a sostegno del credito

La domanda di credito da parte delle imprese del Lazio ha subito, nel corso del 2011, una forte flessione, legata evidentemente alla ingente diminuzione degli investimenti ed alla scarsa attenzione a finanziare il circolante da parte delle banche.
Non solo: dal 1 Gennaio 2012 anche l’Italia si è dovuta adeguare alla normativa internazionale in materia di pass due: vale a dire l’obbligo di segnalazione da parte del sistema bancario degli sconfini superiori ai 90 giorni, in luogo dei precedenti 180. Tutto ciò in una fase di estrema dilatazione dei tempi di pagamento, compresi quelli della P.A. e per di più accompagnata da una ascesa importante dei tassi d’interesse applicati.
La sommatoria di queste circostanze ha portato ad un vera e propria emergenza del credito per la cui soluzione riteniamo debbano essere messe in campo tutte le risorse possibili.
In una fase così delicata, pur nelle difficoltà che anche le Amministrazioni pubbliche stanno incontrando, il tema del credito e delle difficoltà che le imprese trovano al suo accesso deve essere considerato prioritario.
Il 18 Aprile il Consiglio Regionale del Lazio, in una seduta straordinaria dedicata alla crisi, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che, ponendo l’attenzione sulla centralità del tema del credito alle imprese, indicava alla Giunta di procedere in due direzioni: rafforzamento patrimoniale dei confidi e razionalizzazione del sistema delle garanzie laziali.
Questa strada purtroppo non è stata nei fatti seguita.
Rispetto alla precedente Giunta, che aveva stanziato 30 milioni di euro in tre anni per il sostegno alla patrimonializzazione dei confidi, con l’attuale Giunta invece si passa ad uno stanziamento triennale pari a 19 milioni di euro. Ciò è particolarmente grave perché in questo momento economico sono i confidi a sostenere il peso delle difficoltà finanziarie delle imprese.

Piano triennale per l’artigianato
Manca il piano triennale sull’artigianato, approvato invece per gli altri settori come la cooperazione. La normativa di riferimento è la legge regionale 10/2007, quindi in realtà anche la precedente Giunta ha omesso di costituire l’Osservatorio regionale per l’artigianato previsto dalla norma, approvare il piano triennale di interventi e, a cascata, il piano annuale di natura più operativa. Con il cambio di governo regionale erano stati stanziati 100 mila euro per costituire l’Osservatorio ma nonostante questo buon inizio la questione si è arenata, sembra per differenze di vedute sulla composizione dello stesso (la norma prevede fino ad un massimo di otto componenti esterni “competenti in materia”).
Nel 2008 e 2009 furono emanati due bandi in deroga alla legge, attraverso una specifica deliberazione di Giunta. Successivamente alla riproposizione di un progetto di bando in deroga, l’ufficio legislativo della Regione ha ritenuto che non si potesse più utilizzare lo strumento in deroga ma che la Regione dovesse finalmente attuare come previsto dalla norma il Piano Triennale e Annuale dell’Artigianato. Sono quindi tre anni che un settore strategico per il tessuto produttivo regionale non viene sostenuto da alcuno strumento incentivante, nonostante siano disponibili 4 milioni di euro che rischiano di andare in parte in perenzione e in parte essere annullati con le nuove procedure di bilancio.

Politica industriale e reti d’impresa
La politica regionale si è focalizzata finora sui distretti industriali e sui sistemi produttivi locali: la legge regionale 36 del 2001 ha avuto il merito di individuare tre distretti e sette sistemi produttivi, i quali hanno poi beneficiato di bandi per l’innovazione, la ricerca e la formazione. La legge suddetta ha rappresentato un valido avvicinamento alla realtà imprenditoriale della Regione, tenendo in considerazione fattori economici e sociali, al fine di rafforzare la competitività del sistema produttivo, ma senza esaurirne la complessità, soprattutto alla luce dei mutamenti economici verificatesi. Le imprese laziali si concentrano, più che in distretti, in poli produttivi caratterizzati da una pluralità di specializzazioni: si tratta di reti di imprese che hanno legami con operatori che sono localizzati in aree diverse della Regione e che vanno oltre la logica della semplice filiera. La loro nascita deriva da una razionale gestione dello spazio finalizzata ad accogliere insediamenti produttivi diversificati.
In un contesto di crisi però l’approccio distrettuale si è rivelato inadatto ad accompagnare le imprese verso la ripresa. Più volte negli scorsi anni si è premuto affinché si passasse da un approccio legato ai distretti ad un sostegno più mirato ed efficace delle aggregazioni tra imprese, sia verticali che orizzontali, con particolare riguardo ai contratti di rete. L’inefficacia delle politiche regionali a sostegno delle imprese è dimostrata dai risparmi nell’utilizzo dei fondi FESR del POR, che ha portato nei mesi scorsi ad una riprogrammazione degli stessi. Circa 50 milioni di euro dovrebbero essere destinati ad un bando a sostegno delle reti, strumento già ampiamente applicato nelle altre regioni italiane. La proposta di bando, elaborata dall’Assessorato al Bilancio della Regione e mai sottoposta ad un confronto con le rappresentanze imprenditoriali, non è stata ad oggi approvata. In assenza di una delibera entro la fine del 2012 la Regione non sarà in grado di impegnare le risorse residue e sarà dunque costretta a restituire parte dei fondi strutturali all’Unione europea con danni gravissimi per le imprese e per tutto il sistema produttivo laziale.
La questione non è ancora chiarita, ma sembra che a seguito delle dimissioni della Giunta, le relative deliberazioni siano considerate atti di straordinaria amministrazione (in quanto atti di indirizzo politico). Se fosse quindi confermata questa interpretazione il bando non potrebbe essere emanato.
Relativamente ai fondi POR FESR 2007-2013, su 743 milioni di fondi europei la Regione sembra abbia certificato una spesa per circa 100 milioni di euro. Non occorre aggiungere altro per segnalare il rischio imminente di disimpegno.
 
Internazionalizzazione
Alla luce delle profonde trasformazioni che hanno caratterizzato i mercati in questi ultimi anni, ulteriormente  accelerate della crisi economica, la capacità delle piccole imprese di accrescere la loro presenza produttiva o commerciale all’estero costituisce oggi un fattore fondamentale di vera e propria sopravvivenza per una parte significativa delle nostre imprese e comunque di generale competitività di interi settori, filiere, distretti della nostra economia.
Purtroppo anche su questo fronte la Regione Lazio è in ritardo. Risale al 2008 l’approvazione di quello che doveva essere, nell’intenzione del legislatore, lo strumento unico di sostegno a livello regionale dei percorsi di internazionalizzazione delle imprese, ossia la legge 5. In relazione a questo provvedimento, però,  è stato aperto solo un bando nel corso del 2009, e da allora le pochissime risorse finanziarie ad esso destinate hanno di fatto impedito la riapertura dello sportello per la presentazione dei progetti da parte delle imprese.
A ciò si aggiunga che la Regione Lazio dal 2009 non ha più risorse per sostenere i consorzi export a valere sulle leggi nazionali 83/89 e 394/81 (decentrate ai sensi della Bassanini). Le imprese del Lazio dunque soffrono una grande competizione nei confronti delle imprese situate nelle altre Regioni italiane che vengono sostenute nei loro progetti di esportazione da appositi strumenti e risorse.

Semplificazione
I processi di semplificazione amministrativa rivolti alle imprese (Scia, Artigianata) si sono sviluppati nel totale disinteresse della struttura Regionale determinando un caos procedimentale che spesso ha peggiorato il rapporto tra Imprese ed Istituzioni.  La Regione non ha adeguato gli strumenti normativi (Legge sul Commercio, Legge sull’Artigianato ecc.) alle nuove norme (Impresa in un giorno, Decreti Semplificazioni e Liberalizzazioni) e non ha svolto quella funzione di coordinamento ed indirizzo nei confronti degli Enti locali e degli Enti proposti al Controllo (AsL in primo luogo) causando una forte disomogeneità procedimentale (ogni Ente locale ha adottato specifiche procedure) a livello territoriale.

Politiche del lavoro
Negli ultimi anni è aumentata in maniera crescente la competenza delle Amministrazioni Regionali in materia di politiche del lavoro. L’esempio della Regione Lombardia, che con un intervento legislativo specifico ha destinato fondi e identificato strumenti per dotare il territorio di adeguato sostegno al lavoro, mostra la strada che anche la nostra Amministrazione dovrebbe seguire.
Nello specifico sarebbe opportuno integrare le misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione attraverso la concertazione. Sarebbe opportuno istituire un Fondo Regionale per il diritto all’apprendimento, introdurre modelli virtuosi ed innovativi per promuovere la contrattazione di secondo livello per lo sviluppo e l’occupazione. Un esempio in quest’ultimo senso può essere la realizzazione di forme organiche e stabili di welfare aziendale, l’incremento della produttività e dei salari attraverso forme innovative di flessibilità organizzative del lavoro.
In materia di contrattazione di secondo livello la Regione deve passare da un mero ruolo di cofinanziatore di strumenti identificati a livello regionale ad un ruolo attivo di facilitatore al fine di consentire l’individuazione delle migliori soluzioni in rapporto alle peculiarità del territorio.

Politiche della formazione
Nelle politiche regionali a sostegno della formazione non c’è nessun intervento diretto ad artigiani e titolari d’impresa. Si spende il grosso delle risorse per i disoccupati e per la formazione in ingresso ma nulla per chi deve creare all’interno dell’impresa le condizioni di sviluppo perché essa possa assorbire i disoccupati. Questa impostazione è tipica del nostro territorio, mentre molte altre Regioni italiane riconoscono l’importanza strategica di una formazione diretta agli imprenditori.
Si rileva inoltre come le procedure degli avvisi pubblici siano molte lente e farraginose e i meccanismi di valutazione poco trasparenti.
Siamo inoltre in enorme ritardo nella spesa delle risorse del FSE (Fondo Sociale Europeo) con rischio di restituzione dei fondi comunitari al termine del periodo di programmazione.
Piano casa e infrastrutture
Il settore dell’edilizia è notoriamente quello trainante dell’economia regionale, dunque ritardi o inefficienze su tale versante rischiano di avere un effetto importante sul nostro tessuto economico. Si rileva in via generale la carenza di programmi ed interventi mirati ed efficaci.
Le aree di riflessione sono due: da una parte il Piano casa della Regione Lazio, che ha vissuto momenti di incertezza legati all’impugnativa da parte del Governo. Questo ha generato incertezze sullo sviluppo e sulla capacità di attivare gli interventi di ampliamento e riqualificazione del patrimonio edilizio. Il Piano casa inoltre non ha tenuto conto dell’esigenza di equilibrio tra sviluppo residenziale e non residenziale, delle esigenze di spazi produttivi delle imprese, rischiando di generare degli squilibri ad esempio su Roma, rispetto al Piano regolatore generale. Nell’idea politica della Regione dunque sparisce l’attenzione ai fabbisogni di spazi produttivi delle imprese.
Sono crollati i bandi per la realizzazione di opere di pubblica utilitàe si è perso il controllo sui tempi di pagamento, con ritardi cronici che stanno generando squilibri finanziari anche per le imprese più solide.
La Regione Lazio ha siglato un protocollo in tema di certificazione dei crediti per lavori, che esclude i comuni sotto i 5000 abitanti in quanto non tenuti al rispetto del Patto di stabilità. Parte dei crediti sono relativi a lavori realizzati per tali amministrazioni quindi il protocollo non ottiene gli effetti sperati. Una soluzione, che però la Regione non ha scelto di adottare, sarebbe quella di inserire comunque quelle amministrazioni che dimostrino di avere una corretta gestione finanziaria, equivalente alle norme relative al Patto di Stabilità.

 




ANGUILLARA, FASCIA EXTRALUSSO DA SINDACO: LA VERITA' SULLA PATERNITA' DELL'ORDINE DI ACQUISTO

Emanuel Galea

Devo ritornare su quanto scritto in parte nell'articolo a mia firma "ANGUILLARA, LA COLPA NON E' DELLO SPECCHIO, MA DI CHI GLI STA DAVANTI" pubblicato su questo quotidiano il 4 ottobre, per rendere noto che l’ordine di acquisto (Determina 265 del 12 marzo 2011) della ormai ben nota fascia tricolore modello extralusso da sindaco acquistata al prezzo di euro 367,20 è stato effettuato dall'amministrazione Pizzigallo e non dall'amministrazione Pizzorno. L’evidenza dei documenti prodotti dall’assessore Enrico Stronati (Determina e fattura d’acquisto), ambedue recanti data antecedente l’insediamento della giunta  Pizzorno, provano che quanto dichiarato dall’ex vice sindaco Stefano Paolessi nel precedente articolo mi ha indotto ha riportare un informazione non corretta.

tabella PRECEDENTI:

04/10/2012 ANGUILLARA, LA COLPA NON E' DELLO SPECCHIO, MA DI CHI GLI STA DAVANTI
03/10/2012 ANGUILLARA, LA FASCIA TRICOLORE DEL SINDACO E LE ALIQUOTE IMU


 




NEMI MENSA SCOLASTICA, UN GRUPPO DI GENITORI PREME SULL’ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE MENSA

Marinelli: “Chiediamo all’intero Consiglio Comunale di poter comporre una comissione mensa legittimata ad effettuare i controlli e abilitata, così come previsto dal regolamento, ad essere un organismo di controllo vero e proprio composto anche dagli insegnanti."

 

Angelo Parca

L’osservatore laziale ha iniziato a parlare della mensa scolastica il 9 febbraio scorso sotto il periodo del commissariamento di Nemi. Facciamo un breve riassunto della vicenda: i genitori si lamentarono in merito la qualità del cibo e la metodologia usata (dissero che preferivano il cosidetto “sporzionamento” in loco cosa che poi è avvenuta). Contestualmente i genitori chiesero l’istituzione della commissione mensa che è stata finora di difficile costituzione per la concreta difficoltà di reperire tutte le unità necessarie per la sua costituzione, in quanto la stessa deve essere composta da docenti, da rappresentati e genitori degli alunni, da un funzionario della Asl e da uno del Comune. Questi criteri sono il frutto dell’istituzione di un regolamento della mensa condiviso tra maggioranza e opposizione, nato sotto la giunta Cocchi. Il 12 febbraio l’ex consigliere di minoranza Azzurra Marinelli invitava a rispettare proprio quel regolamento condiviso esistente: “c’è un regolamento della mensa – disse Marinelli a febbraio scorso –  e soprattutto ci sono dei docenti ai quali affidiamo i nostri figli durante l’orario scolastico che per regolamento devono far parte della commissione mensa scolastica. Tanto premesso per dire che ci sono degli strumenti che ritengo dobbiamo e possiamo usare. Io stessa mi sono battuta e su questo ho trovato condivisione da parte dell’ex maggioranza, per stilare la bozza del regolamento, chiesi di poter sentire le mamme attraverso delle assemblee, se ne parlò insieme. Quindi ripeto c’è un regolamento da seguire per procedere nella legalità…”.

Passati quasi otto mesi da quell’appello, in realtà Azzurra Marinelli cittadina e madre, insieme ad altri genitori (Patrizia Corrieri e Giovanni Mattei) intende tornare sull’argomento, chiedendo sostanzialmente e con maggiore incisione, la stessa cosa: “Chiediamo all’intero Consiglio Comunale di poter comporre una comissione mensa legittimata ad effettuare i controlli e abilitata, così come previsto dal regolamento, ad essere un organismo di controllo vero e proprio composto anche dagli insegnanti. – dice Marinelli – Visto che in Consiglio sono presenti il sindaco Alberto Bertucci che ha la delega alla Scuola, il consigliere di opposizione Stefania Osmari che è un’insegnante e il consigliere di opposizione Cinzia Cocchi con la quale c’è stato in passato un percorso condiviso in materia di mensa scolastica, chiediamo di poter istituire una commissione con tutte le unità indicate”. In effetti Marinelli spiega che di recente è stata improntata una sorta di commissione mensa dove non vi sarebbero presenti i docenti. “In pratica non è un organismo legittimato al controllo”, conclude Marinelli. Intanto il genitore Giovanni Mattei, il quale confida in un intervento al riguardo da parte dell’amministrazione comunale, ricorda quanto l’argomento “scuola” fosse caro al candidato sindaco e oggi primo cittadino Alberto Bertucci, in campagna elettorale. Proprio per questo Giovanni Mattei auspica che la questione venga affrontata quanto prima. In effetti sul libro della Lista Civica “Uniti per Nemi” che ha sostenuto Alberto Bertucci, c’è un esplicito titolo “costruiamo risultati” e all’interno c’è un “obiettivo” o più esplicitamente “promessa” che riguarda proprio la mensa scolastica. Citiamo testualmente: “Riportare un servizio di mensa di scolastica a un livello di qualità e di gradimento maggiore (come lo avevamo lasciato noi), così da migliorare questo servizio rivolto ai bambini più piccoli”. Dei miglioramenti in tal senso, pare ci siano stati, ma quello che chiede questo gruppo di genitori è istituire una commissione mensa legittimata al corretto controllo del cibo fornito. 

tabella PRECEDENTI:

12/02/2012 NEMI SCUOLA, AZZURRA MARINELLI (SEL): “C’E’ UN REGOLAMENTO E VA’ RISPETTATO”
11/02/2012 NEMI SCUOLA, I BAMBINI DIGIUNANO. MARINELLI (SEL) COMMENTA SU FB DICHIARAZIONI COCCHI: "E' FACILE FARE DEMAGOGIA"
11/02/2012 NEMI SCUOLA, I BAMBINI DIGIUNANO. EX SINDACO COCCHI SU FB: "NON SI RISPARMIA SUL PASTO DEI BAMBINI, CI VUOLE PIU' CUORE"
09/02/2012 NEMI SCUOLA, BAMBINI DISGUSTATI DALLA MENSA.

 




ESTATE 2012, AMATRICE CONQUISTA IL PRIMO POSTO NELLA TOP TEN DEL TURISMO RURALE

Redazione

Sono stati Amatrice (Rieti), Pescasseroli (L'Aquila) e Cogne (Aosta), i tre Comuni rurali più ricercati dai turisti italiani nella ricerca on-line di un agriturismo per l'estate 2012. Toprural ha stilato la classifica dei 10 Comuni più ricercati nei tre mesi della stagione estiva appena conclusa analizzando più di 850.000 visite ricevute dal portale nel periodo di riferimento. Analizzati più di 850.000 accessi al primo motore di ricerca europeo per agriturismi e strutture rurali per stilare la classifica dei comuni rurali preferiti dagli italiani per l'estate 2012. Chi sale e chi scende. Amatrice, Pescasseroli e Cogne guadagnano una posizione rispetto alla stessa classifica stilata per l’estate 2011, Sperlonga ne perde 4, passando dalla prima alla quinta posizione. Meno ricercato  anche il Comune di San Giovanni Rotondo, dalla sesta alla decina posizione.Guadagnano attenzione quindi i Comuni dei parchi naturali a discapito delle destinazioni di mare e meta del turismo di massa.

Amatrice (Rieti) è il primo Comune della classifica. Città rinomata per la varietà di condimento, è sede del polo agroalimentare del Parco Nazionale del Gran Sasso monti della Laga: qui troviamo l’ultimo ghiacciaio dell’Europa meridionale. Parliamo quindi di un’altra destinazione prediletta dagli amanti della natura e delle escursioni.
 
Secondo classificato Pescasseroli, comune in provincia de L’Aquila e sede del parco nazionale più antico d’Italia, il Parco Naturale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Il Comune si riconferma una delle destinazioni verdi preferite dai turisti rurali italiani.

Cogne, in provincia di Aosta, è il terzo Comune più ricercato dai turisti rurali per l'estate 2012. Piccolo centro ai piedi del Massiccio del Gran Paradiso e all’interno dell’omonimo Parco Nazionale, è famoso per la varietà di sport invernali ed estivi che offre ai suoi visitatori. In Estate è meta prettamente di chi ama praticare il trekking, la moutain bike, il kayak e la pesca sportiva.Moena, in provincia di Trento, è il più popolato Comune della Val di Fassa.

Quarto Comune più ricercato dell'estate, sorge in una conca naturale tra le Dolomiti ed è, grazie agli impianti di risalita e allo sci di fondo, una destinazione turistica tipica prevalentemente invernale. Moena è diventato in un laboratorio internazionale nel settore dell'architettura sostenibile e del rispetto dell'ecologia e ell'impatto ambientale minimo.

Sperlonga, in provincia di Latina, è il quinto Comune più ricercato dai turisti rurali italiani durante l’estate. Nel 2011 si trovava in vetta alla classifica. Tipica destinazione del turismo “di mare”, anche quest’anno ha conquistato, per la quindicesima volta consecutiva, la bandiera blu per la qualità della sua offerta turistica costiera.


In sesta posizione troviamo Limone sul Garda (Brescia), piccolo Comune sulle sponde del più grande lago d'Italia e rinomato per la longevità dei suoi abitanti e per la produzione dei limoni, non frequente a così alte latitudini.

Scalando la classifica troviamo Leonessa (Rieti), piccolo centro sul versante settentrionale del Terminillo, Bagno di Romagna (Forlì-Cesena), borgo appartenente al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, Manciano (Grosseto), Comune della Maremma visitato dagli amanti
delle terme e del benessere.


In decima posizione troviamo San Giovanni Rotondo (Foggia), una delle mete principali per il turismo religioso in Italia.

 




DIFESA, COMELLINI (PDM): MODELLO A 170MILA? IN REALTA' ANDRANNO VIA SOLO 8.571 MILITARI

"A parte i normali pensionamenti, – prosegue Comellini – mi sembra che il personale interessato dal provvedimento fruirà di benefici e di protezioni che in altri settori dell'impiego pubblico non sono mai stati adottati"

 

Redazione

"In merito allo schema di decreto  all'esame del CDM che tanto sta preoccupando il personale militare è bene precisare che nonostante questo stabilisca una riduzione a 170 mila soldati dall'attuale modello a 190mila, il taglio riguarderà solo 8.571 unità. Infatti, dalla lettura dei numeri riportati negli atti parlamentari ci si può rendere conto che in realtà l'attuale consistenza numerica delle Forze armate (EI, MM, AM) e di 178.571 militari (cappellani compresi). – Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei Diritti di Militari e Forze di polizia (Pdm) –  A parte i normali pensionamenti, – prosegue Comellini – mi sembra che il personale interessato dal provvedimento fruirà di benefici e di protezioni che in altri settori dell'impiego pubblico non sono mai stati adottati e quindi il gracidare del Cocer e gli allarmismi mi sembrano fuori luogo, ancorpiù quando provengono da generali che sono contemporaneamente parte e controparte nei processi decisionali e nei partecipatissimi tavoli tecnici con i rappresentanti del Governo. – Conclude il segretario del Pdm – Il Ministro Di Paola prosegua pure nella sua azione di risanamento delle Forze armate ma abbia l'accortezza di destinare i risparmi che riuscirà a realizzare al finanziamento di quei progetti come la previdenza integrativa e il riordino delle carriere dei ruoli non direttivi che sono attesi da oltre 10 anni e non invece, come sembra sia intenzionato a fare, riservarli per l'acquisto di armamenti o al finanziamento delle inutili missioni di guerra che tanto piacciono ai generali."
 




ALBANO, AI CITTADINI IMPOSTO L’ENNESIMO SACRIFICIO

Redazione

“Questo ennesimo aumento, unito alle aliquote IMU e IRPEF, alla tassa sui rifiuti, alla retta sugli asilo nido, è la conferma della volontà dell’amministrazione Marini di voler risanare le casse del Comune che negli ultimi due anni e mezzo sembrano essere state  prosciugate,  mettendo ulteriormente in difficoltà le famiglie di Albano Laziale.” Non usa mezzi termini il capo gruppo di Area Democratica in Consiglio Comunale, Pina Guglielmino, in merito alla nuova decisione della Giunta guidata da Nicola Marini. “E’ impensabile e ingiusto -sottolinea la ex vice presidente del Consiglio Comunale- l’aumento del costo del servizio di refezione scolastica, un aumento che vede il cittadino di Albano, costretto a  sborsare 1,09 euro in più a pasto rispetto al precedente anno scolastico. Tra l’altro, secondo quanto riferiscono molti utenti, la qualità e la quantità del cibo lascerebbe molto a desiderare”. La Gugliemino definisce “inaccettabile” questo provvedimento perché “ le tante famiglie colpite dalla crisi non possono, purtroppo, permettersi neanche di spendere 1,09 euro in più” e fa inoltre presente che all’interno delle classi i giovani studenti non possono mangiare alcun cibo di provenienza esterna alla scuola, come ad esempio il classico panino preparato dalla mamma.  “ Trovo di pessimo gusto la demagogia con la quale questa amministrazione sta trattando un tema così delicato spingendosi a dichiarare che tra 15 giorni le problematiche sollevate dai genitori saranno risolte. Mi auguro che – conclude il capo gruppo di Area Democratica – tra 15 giorni le famiglie non si troveranno ulteriori sorprese negative.”  Ma prima di concludere davvero Pina Guglielmino si domanda: “Questo continuo chiedere sacrifici ai cittadini di Albano, avrà mai fine? È  davvero ora  di riprendersi il futuro, – ammonisce – ma non a parole come recitava il programma della coalizione che appoggia Nicola Marini, ma con i fatti concreti.”  
 




LATINA, MENSE SCOLASTICHE: ADOTTATE NUOVE TARIFFE PER SOSTENERE LE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’

Redazione

L’amministrazione comunale ha confermato che la rimodulazione delle tariffe relative le mense scolastiche  a partire dall’anno scolastico 2012/2013 si è basata sul criterio di prevedere una più attenta applicazione della progressività, ponendo maggiore attenzione alle categorie economicamente più svantaggiate attraverso l’adozione di un sistema tariffario graduato ed equo. In sostanza, sono state favorite le famiglie meno agiate con l’adozione dei seguenti criteri:
–    allargamento della prima fascia di reddito ISEE in modo da consentire ad un maggior numero di utenti la fruizione gratuita del servizio mensa scolastica; in pratica la prima fascia di esenzione è stata raddoppiata;
–    introduzione di una nuova fascia di reddito ISEE che comprenda redditi più alti;
–    revisione delle quote di compartecipazione al costo del posto all’interno delle fasce di reddito;
In sostanza si è proceduto: ad accorpare la seconda fascia alla fascia gratuita (quindi per la 1^ e 2^ ex fascia i pasti saranno gratuiti), riducendo il costo/pasto della nuova seconda fascia di € 0,30; ad aumentare il costo/pasto della nuova terza fascia di € 0,50; ad aumentare il costo/pasto della nuova quarta fascia di € 1,00.
Le nuove tariffe dei tickets del servizio mense scolastiche sono le seguenti:
–    fascia fino € 5.000,00 di ISEE gratis (in precedenza era fino a € 2.500,00); 
–    fascia da € 5.001,00 a 10.000,00 di ISEE costo/pasto € 0,60, costo blocchetto da 20 tickets € 12,00 (sconto del 10% per più figli sul ticket singolo e sul blocchetto)
–    fascia da € 10.001,00 a 20.000,00 di ISEE costo/pasto € 2,31, costo blocchetto da 20 tickets € 46,20 (sconto del 10% per più figli sul ticket singolo e sul blocchetto)
–    fascia da € 20.001,00 e oltre di ISEE costo/pasto € 3,41, costo blocchetto da 20 tickets € 68,20 (sconto del 10% per più figli sul ticket singolo e sul blocchetto).
“Ribadiamo di aver operato in maniera equa – conferma l’assessore al bilancio Pasquale Maietta – Abbiamo sgravato le famiglie con fasce di reddito minori, raddoppiando la fascia di esenzione, per ripartire il carico  del maggior costo sulle famiglie con maggiori entrate. In un periodo di difficoltà economica abbiamo voluto dare un sostegno alle famiglie adottando un criterio di equità e migliore distribuzione dei costi”.           
 




VERMICINO, OMICIDIO: CARATTERISTICHE DI UN VERO E PROPRIO REGOLAMENTO DI CONTI

Redazione

“L’omicidio della notte scorsa a Vermicino contiene, nella sua efferatezza, tutte le caratteristiche di un vero e proprio regolamento di conti. Ed è soltanto l’ultimo di una serie di spietati delitti, la maggior parte dei quali irrisolti (come quello di Flavio Simmi, Antonini e Galleoni, e Mario Attini). Questi omicidi, tutti compiuti con modalità mafiose, testimoniano quanto la criminalità organizzata è ormai radicata a Roma e nella sua provincia ”. Lo dice Filiberto Zaratti, Consigliere di Sinistra ecologia e libertà con Vendola alla Regione Lazio. “La legalità, allo stesso tempo necessaria per contrastare gli abbruttimenti della politica ai quali abbiamo assistito in queste settimane e per combattere  la violenza mafiosa che sempre di più estende il suo dominio sui nostri territori – conclude Zaratti – è il valore chiave sul quale si costruisce il senso di un’istituzione come la Regione Lazio e per questo deve essere posta al centro della proposta del centrosinistra per il prossimo governo regionale”.

tabella PRECEDENTI:

04/10/2012 VERMICINO, FRASCATI: TROVATO CADAVERE DI UN UOMO CRIVELLATO DA COLPI. QUATTRO AL TORACE E UNO ALLA NUCA.


 




ESERCITO: LE FORZE SPECIALI ADDESTRANO IL PERSONALE DELL'ENEA PER SPEDIZIONE IN ANTARTIDE

Redazione

Si è concluso, lo scorso 30 settembre, il corso di istruzione e formazione svolto dalle forze speciali dell’Esercito a favore del personale dell’ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente) destinato a essere selezionato per la XXVIII campagna antartica che inizierà a metà di ottobre e avrà una durata di 4 – 5 mesi.   Quattro incursori del 9° reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin”, di cui uno già impiegato in una precedente spedizione in Antartide, hanno addestrato per una settimana, presso il centro ENEA di Brasimone, 42 frequentatori, tra cui ricercatori, medici e tecnici. Gli incursori dell’Esercito, specializzati in attività anfibie e alpinistiche, hanno svolto, dal 24 al 29 settembre, sul lago di Brasimone (Bologna), una serie di lezioni teoriche e pratiche propedeutiche a: impiego di natanti a motore, manovre di accosto e di approdo, utilizzo dell’attrezzatura subacquea a tenuta stagna, procedure di sicurezza per il soccorso e recupero di un uomo in mare, tecniche di discesa e risalita dalle navi, impiego delle tende di sopravvivenza in dotazione alla spedizione, manovre di emergenza in ambiente artico e gestione di situazioni di crisi. Anche quest’anno, un team specializzato dell’Esercito prenderà parte alla spedizione in Antartide, assieme al personale dell’ENEA, presso la base “Mario Zucchelli” a Baia Terra Nova. Le specifiche competenze tecniche e operative del personale militare, nell’ambito delle trasmissioni, della medicina, dell’utilizzo di mezzi per gli spostamenti su ghiaccio e neve, di macchine pesanti per movimento terra, costituiscono una preziosa risorsa e riferimento per affrontare situazioni in condizioni ambientali estreme.

 




ANGUILLARA, LA COLPA NON E' DELLO SPECCHIO, MA DI CHI GLI STA DAVANTI

[ALLEGATO AL RENDICONTO 2011]

"Se Secondo Ricci non è ancora convinto gli posso suggerire al fine di  appurare che quanto affermato corrisponde a verità e farla conoscere ai lettori, di pubblicare la fattura relativa l’acquisto della fascia tricolore per il sindaco, da dove si potrà evincere la data della spesa.."

 

Emanuel Galea

Immaginavo l'articolo a mia firma “ANGUILLARA, LA FASCIA TRICOLORE DEL SINDACO E LE ALIQUOTE IMU “ pubblicato ieri 3 ottobre su questo quotidiano non sarebbe passato inosservato.  “La colpa non è dello specchio, ma di chi gli sta davanti” ho letto da qualche parte qualcosa del genere. Ebbene, all’amministrazione non è piaciuto proprio per niente il mio articolo. Devo dire, per rendergli merito, che a rispondere per il Comune di Anguillara è sempre lui, Enrico Stronati assessore all’Ambiente, viabilità, energia rinnovabile, informatizzazione, bandi e finanziamenti pubblici, caccia e pesca, cimitero. Gli altri: cultura, sanità, trasporti e sicurezza per il momento riscaldano i motori ed aspettano calmi e tranquilli il loro turno. Il mio articolo non è piaciuto per niente, dunque, all’assessore Stronati, perché afferma che Anguillara è il comune con l’aliquota Imu più bassa del lago. Tralasciando il fatto che alcuni comuni del lago ancora non hanno deliberato e pertanto non si conoscono le aliquote Imu definitive, domando all’assessore, perché dobbiamo restringere la ricerca ai soli comuni del lago? Ho riportato casi di altri comuni che intendono abbassare le aliquote ed altri che invece intendono lasciarle invariate. Perché si parla dei comuni del lago? Al che rispondo, se vogliamo parlare d’imposte praticate da altri comuni sarebbe anche giusto parlare dei servizi resi alla cittadinanza da questi. L’assessore dichiara anche che, ogni punto in meno sull’aliquota Imu prima casa, pesa 35 mila euro sul budget del Comune. Come mai ha omesso di parlare dei 50.000,00 euro annui che il Comune sta pagando per il Capo Area Lavori Pubblici? Ecco, vede egregio assessore, abbiamo trovato un punto in meno sull’aliquota. Abrogare la consulenza a questo tecnico. Altri autorevoli commenti, oltre quello dell’assessore Stronati, sono arrivati per mezzo di Fb. Il Presidente del Consiglio Comunale, Secondo Ricci, seppure in tono amichevole, ha voluto lasciare intendere che la parte dell’articolo che riguarda l’acquisto della “fascia tricolore del sindaco modello extra lusso ad euro 367,20” fosse ingiusta in quanto l’acquisto sarebbe imputabile alla precedente amministrazione. Con altrettanto “tono amichevole” per dire al signor Ricci che quanto da lui asserito  non corrisponde a verità. Il documento, che si allega al presente articolo parla chiaro. E’ un allegato al rendiconto 2011, datato 5 luglio 2012. secondo questo allegato le spese di rappresentanza  sono state sostenute dagli organi di governo dell’ente nell’anno 2011 (articolo 16, comma 26, del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138) Il Bilancio 2011 è stato chiuso e firmato dall’attuale amministrazione. In più, l’ex vice sindaco Stefano Paolessi  ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Dichiaro tassativamente che la giunta Pizzigallo, esperienza terminata a maggio 2011, non ha mai effettuato acquisti di nuove fasce tricolore per il Sindaco. Aggiungo, – ha continuato Paolessi – che tanto io che il Sig. Pizzigallo abbiamo sempre usato le due vecchie fasce. Sono disponibile, – ha concluso Paolessi – ad ogni confronto e chiarimento”. Sempre senza alcuna polemica, se Secondo Ricci non è ancora convinto gli posso suggerire al fine di  appurare che quanto affermato corrisponde a verità e farla conoscere ai lettori, di pubblicare la fattura relativa l’acquisto della fascia tricolore per il sindaco, da dove si potrà evincere la data della spesa.. Concludo con delle riflessioni che sottopongo all’assessore Stronati che dai toni del suo messaggio lascia intuire  forti preoccupazioni per la drammatica situazione del Comune. Abbiamo avuto una stagione turistica “molto ricca”. Quale è stato l’indotto per parcheggi, multe, concessione spiagge, concessioni suolo per manifestazioni varie?  Anguillara è tappezzata di cartellonistica e manifestini vari. Quanto ha contribuito la pubblicità nel bilancio? Quale è il beneficio finanziario che si ricava dal Mercato della Terra? Non me ne abbiano  l’assessore Stronati e l’amico Ricci, tantomeno l’amministrazione tutta. Io guardo lo specchio e nel modo che mi è congeniale scrivo quello che vedo.

tabella PRECEDENTI:

03/10/2012 ANGUILLARA, LA FASCIA TRICOLORE DEL SINDACO E LE ALIQUOTE IMU

 




LAZIO: BENTORNATO PIERO

I numerosissimi capi d’imputazione non sono riusciti a fare più chiasso di quanto ne abbia fatto ‘Er Batman de noantri’ che probabilmente cerca di fare il capetto anche al fresco, ma sarà difficile per lui rigenerarsi.

 

Chiara Rai
Bentornato al suo vecchio mestiere, collega Marrazzo. Sì, non sarei sincera se non dicessi che ho pensato a questa “strana” storia quando Floris ha annunciato del ritorno dell’ex presidente della Regione Lazio su Rai Tre. Al silenzio di fronte al caos più stravagante e disordinato, all’abbandono di Piero che lasciò lo scranno perché non si sentì bene, lo colpì la vergogna probabilmente la depressione. Fu comunque preda di diversi episodi di debolezza che sicuramente l’hanno segnato. E hanno segnato anche tutti i cittadini del Lazio che per queste vicende sono dovuti correre nuovamente alle urne. E pare che questa stia diventando un’abitudine. Nel pieno del suo ruolo di presidente della Regione fu sorpreso da alcuni carabinieri nell'abitazione del trans Natalie in via Gradoli il 3 luglio 2009. I numerosissimi capi d’imputazione non sono riusciti a fare più chiasso di quanto ne abbia fatto ‘Er Batman de noantri’ che probabilmente cerca di fare il capetto anche al fresco, ma sarà difficile per lui rigenerarsi. Il fatto è che il giochino che è venuto allo scoperto, cioè il “magna magna” dei consiglieri regionali col benestare di tutti, lo si faceva anche ai tempi di Marrazzo. Questo non per giustificare la catastrofe che si è perpetrata con la Polverini, ma per rendere meglio l’idea che si è mangiato a lungo e tutti hanno mangiato, senza distinzione di colore. Associazione per delinquere, falso, calunnia, perquisizione arbitraria, violazione di domicilio, violazione della privacy, rapina, ricettazione, violazione della legge sugli stupefacenti e intanto una moglie e delle figlie di Marrazzo ferite con cicatrici, probabilmente,  indelebili nonostante i pentimenti degni, comunque, di rispetto. Nel dare il bentornato al collega giornalista Piero Marrazzo, mi sento di chiedergli: ma non sarebbe forse meglio che il giornalista, il quale dovrebbe onorare una simile professione senza tessere di partito in tasca, dia il buon esempio? Personalmente trovo difficoltà a difendere la categoria di fronte a simili trascorsi. Il giornalismo dovrebbe mantenere le distanze dalla politica, questo non significa che un giornalista non debba avere le sue idee politiche ma significa che non dovrebbe passargli per la testa di candidarsi a nessun livello. Questo manterrebbe quella giusta integrità, strettamente necessaria per rendere un corretto servizio alla cittadinanza. E ripeto, ciò non vuol dire fare asettica cronaca (perché i giornalisti che non hanno idee e convinzioni, a mio parere, non sono utili a mantenere in allenamento le coscienze) ma significa non essere ricattati da nessun partito e “predicare” le proprie idee in assoluta libertà. Bentornato a Rai Tre Marrazzo.