LAZIO ELEZIONI, SI VOTA IL 10 E 11 FEBBRAIO 2013.

Redazione

Roma – Renata Polverini, ha firmato il decreto di indizione delle elezioni del presidente della Regione e del Consiglio regionale del Lazio per i giorni di domenica 10 e lunedì 11 febbraio 2013. Contestualmente è stato firmato il decreto che determina la composizione del prossimo Consiglio regionale nel numero di 50 consiglieri regionali di cui 10 eletti nel cosiddetto listino. 

tabella PRECEDENTI:

23/11/2012 ELEZIONI LAZIO, LISTA BONINO PANNELLA, FDS, PSI, SEL, E VERDI: ILLEGALE E IRRESPONSABILE INDIRE PROSSIME ELEZIONI INDICANDO CON 50 I CONSIGLIERI DA ELEGGERE 

21/11/2012 LAZIO ELEZIONI, CENTRODESTRA: SI PREPARA LA "GRAN RIBOLLITA" 

14/11/2012 LAZIO ELEZIONI, BONESSIO (VERDI): NO A ELECTION DAY REGIONALI-POLITICHE. TAGLI COSTI POLITICA NON APPARTENGONO A CULTURA CENTRODESTRA 

14/11/2012 LAZIO ELEZIONI, CANCELLIERI E POLVERINI CONCORDANO SU 10 E 11 FEBBRAIO

13/11/2012 LAZIO POLVERINOPOLI: LA DATA DELLE ELEZIONI ENTRO VENERDI'… QUASI FORSE SICURAMENTE CI SIAMO

13/11/2012 LAZIO REGIONE, SENTENZA TAR: LA POLVERINI CHIAMA IN CAUSA “BABBO NATALE”

13/11/2012 REGIONE LAZIO ELEZIONI, POLVERINI: FAREMO SICURAMENTE APPELLO AL CONSIGLIO DI STATO

12/11/2012 LAZIO, PISANOPOLI, IL TAR LAZIO CONCEDE 5 GIORNI, DA OGGI, ALLA POLVERINI PER INDIRE LE ELEZIONI

12/11/2012 RIETI, PERILLI (PD): “DOPO LA VICENDA SCHNEIDER SERVONO SEGNALI FORTI DALLA REGIONE PER I LAVORATORI E PER IL TERRITORIO. SI VADA SUBITO ALLE URNE”

16/10/2012 PISANOPOLI, ASTORRE (PD): "PRESIDIO PER VOTO IMMEDIATO"

16/10/2012 LAZIO PISANOPOLI, L'OPPOSIZIONE OCCUPA LA REGIONE: AL VOTO ENTRO DICEMBRE!

06/10/2012 LAZIO PISANOPOLI, MALCOTTI: "NON CI SONO I TEMPI PER VOTARE A DICEMBRE"

02/10/2012 PISANOPOLI, ARRESTATO "ER BATMAN"

  01/10/2012 PISANOPOLI, SDANGHI (PRC-FDS): "RIDURRE I CONSIGLIERI REGIONALI NON RIDUCE RISCHI DELLA MALAPOLITICA"

  30/09/2012 REGIONE LAZIO, PRIMAVERA LAZIALE: ONTA E MACERIE

   30/09/2012 REGIONE LAZIO, ALLE URNE ENTRO IL 2012?

  29/09/2012 ROMA, STEFANIA PRESTIGIACOMO DISGUSTATA DAL PDL SALUTA E SE NE VA

  28/09/2012 LAZIO PISANOPOLI, PARRONCINI (PD): “COME FA L’EX ASSESSORE BIRINDELLI A USARE ANCORA UOMINI E MEZZI DELLA REGIONE?”
27/09/2012 LAZIO REGIONE, SU NOMINE DIRETTORI E' SUBITO POLEMICA. VERDI: "IL GRANDE BLUFF DELLA POLVERINI"
  26/09/2012 LAZIOGATE, MARCO PANNELLA CHIEDE LE SCUSE PUBBLICHE A SILVIO BERLUSCONI
  25/09/2012 PISANOPOLI, MARIO PERILLI (PD): DOPO 3 ANNI DI PARALISI OCCORRE RILANCIARE IL LAZIO.
  25/09/2012 PROVINCIA O REGIONE: UNA DELLE DUE E' DI TROPPO
  25/09/2012 RIETI, LA BUFERA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO. LA NOTA DI GIORDANI (SABINA RADICALE)
  25/09/2012 REGIONE LAZIO, MARUCCIO (IDV): AL PIU' PRESTO AL VOTO
  24/09/2012 REGIONE LAZIO, PISANOPOLI: ANCHE LA CHIESA DECISIVA PER LE DIMISSIONI DELLA POLVERINI
  24/09/2012 LAZIO PISANOPOLI, RENATA LASCIA LO SCRANNO
  24/09/2012 REGIONE LAZIO, "PISANOPOLI": L'UDC NON FA NE IL BELLO NE IL BRUTTO TEMPO
  24/09/2012 LAZIO PISANOPOLI, MANCIURIA (UDC): “CHI SI DIMETTE NON SI RICANDIDI”
  24/09/2012 LAZIO PISANOPOLI: PARRONCINI (PD) INVITA L'UDC A FARE UN PASSO INDIETRO
  23/09/2012 LAZIO SCANDALO PISANOPOLI: POLVERINI "GO HOME"
23/09/2012 LAZIO PISANOPOLI, LODOVISI (PD): SOLO NUOVE ELEZIONI POSSONO SALVARE IL LAZIO DAL TRACOLLO
  22/09/2012 LAZIO PISANOPOLI, AL VIA LA CORRIDA
21/09/2012 LAZIO PISANOPOLI, LA POLVERINI NON SI E' DIMESSA.
20/09/2012 LAZIO PISANOPOLI, CHE MUOIA SANSONE CON TUTTI I FILISTEI
  20/09/2012 LAZIO, PISANOPOLI: DIMESSO IL CAPOGRUPPO PDL FRANCESCO BATTISTONI. DOMANI L'ORA DELLA VERITA'
18/09/2012 LAZIO "PISANOPOLI": FASTI E BAGORDI NELLA REGGIA DELLA DIVA RENATA
18/09/2012 REGIONE LAZIO, POST "PISANOPOLI": L'UFFICIO DI PRESIDENZA PROCEDE A FORMALIZZARE TAGLI A SPESE AL CONSIGLIO
  17/09/2012 REGIONE LAZIO, LA POLVERINI CHIEDE SCUSA MA NON SI DIMETTE
  17/09/2012 LAZIO, "PISANOPOLI": TRA POCHI MINUTI INIZIA IL CONSIGLIO STRAORDINARIO DELLA "VERITA'"
  17/09/2012 LAZIO, "PISANOPOLI": RENATA AI "BOTTI" FINALI
  15/09/2012 LAZIO, "PISANOPOLI" ROSSODIVITA/BERARDO: "COME STANNO DAVVERO LE COSE"
  15/09/2012 LAZIO, "PISANOPOLI": I CITTADINI CHE NON ARRIVANO ALLA FINE DEL MESE SONO NAUSEATI DA QUESTO SCEMPIO
  14/09/2012 LAZIO, PDL "PISANOPOLI": GLI AVVOCATI DEL CAPOGRUPPO PDL FRANCESCO BATTISTONI METTONO IN GUARDIA GLI ORGANI DI STAMPA
  14/09/2012 LAZIO, SCANDALO FONDI PDL: BLITZ DELLA GUARDIA DI FINANZA IN REGIONE
  14/09/2012 ROMA, BUFERA NEL PDL PER SPESE PAZZE CON FONDI REGIONALI: BATTISTONI CONTRO FIORITO E FIORITO CONTRO TUTTI
  23/08/2012 LAZIO REGIONE, PRESTO IL "CAMBIO DELLE PORTE"…. GIREVOLI E BEN OLIATE?



VITERBO, VERTICE IN PREFETTURA PER SCONGIURARE LA CHIUSURA DI VILLA BUON RESPIRO

In ballo le cifre che la Regione Lazio non ha pagato al Gruppo San Raffaele

 

Redazione

Viterbo – “E’ impossibile andare avanti con questo stillicidio, i pazienti di Villa Buon Respiro e le loro famiglie hanno bisogno di certezze sulla localizzazione e sulla continuità dei servizi sanitari offerti dalla struttura. Il personale che continua a lavorare senza stipendio, poi, e che purtroppo rischia il licenziamento va salvaguardato ad ogni costo. Non possiamo permettere un ulteriore depauperamento sanitario del territorio della Tuscia”.

E’ quanto afferma il presidente della Provincia di Viterbo, Marcello Meroi, al termine del vertice svoltosi ieri 30 novembre mattina in Prefettura per parlare della critica situazione della struttura viterbese facente capo al gruppo San Raffaele spa. Alla riunione, convocata dal prefetto di Viterbo, Antonella Scolamiero, e tenutasi mentre in piazza del Plebiscito i dipendenti di Villa Buon Respiro manifestavano a gran voce, hanno partecipato insieme al presidente Meroi il sindaco di Viterbo, Giulio Marini, il direttore sanitario dell’Ausl di Viterbo, Marina Cerimele, i rappresentanti dell’azienda San Raffaele e della struttura Villa Buon Respiro e i delegati sindacali.

“Ringrazio il prefetto Scolamiero che, disponibile come sempre alle richieste delle istituzioni locali, ha riunito questo tavolo per cercare di scongiurare la chiusura di Villa Buon Respiro – dichiara il presidente -, prevista nei prossimi giorni se non si faranno passi avanti nel dialogo con la Regione Lazio. Questa mattina la Ausl di Viterbo ha fatto sapere che è pronta a corrispondere alla struttura il saldo di alcune spettanze per le prestazioni sanitarie offerte, in modo da consentire all’azienda di pagare al più presto almeno uno stipendio ai dipendenti e di mantenere la continuità terapeutica per i pazienti. Ma è necessario che il sistema di corrispondenza dei finanziamenti spettanti alla struttura si stabilizzi una volta per tutte”.

In ballo ci sono soprattutto le cifre che la Regione Lazio deve al gruppo San Raffaele e che ancora non ha saldato. “Dalla Pisana chiedono a Villa Buon Respiro certificazioni sui lavori di adeguamento e sulla distribuzione interna dei pazienti – continua – che però sono state già certificate e inviate in Regione in precedenza dall’ex direttore generale della Ausl di Viterbo. Credo che procedendo in questo modo non si possa arrivare da nessuna parte, la Regione deve muoversi con maggiore attenzione e con più precisione ed a questo punto sarà fondamentale la nuova riunione di questo tavolo fissata per la prossima settimana a cui parteciperà anche il neo commissario straordinario della Ausl di Viterbo”.

“La salute della gente e il mantenimento dei livelli occupazionali sul territorio della Tuscia sono temi di fondamentale importanza – conclude il presidente della Provincia -. In questo periodo di crisi non è possibile pensare che si costringa un’azienda a mandare a casa centinaia di lavoratori, colpendo così anche le loro famiglie, a seguito della chiusura di una struttura d’eccellenza che eroga servizi di qualità riconosciuti in ambito nazionale e internazionale. Gli assistiti di Villa Buon Respiro e i loro parenti hanno il sacrosanto diritto di vedersi corrispondere le cure necessarie con continuità e sempre nella stessa struttura. Cosa, questa, che verrà meno se davvero la prossima settimana si giungerà ad estreme conseguenze”.

tabella PRECEDENTI: 

30/11/2012 VITERBO, CHIUSURA VILLA BUON RESPIRO. L'APPELLO DELL'UDC AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA, AL SINDACO E AL PREFETTO DI VITERBO

  27/11/2012 LAZIO, MEDICI SAN RAFFAELE ADERENTI AL COMITATO PER LA DIFESA DEL SAN RAFFAELE

25/11/2012 VITERBO, LA REGIONE NON PAGA: VILLA BUON RESPIRO A RISCHIO CHIUSURA PER MANCANZA DI FONDI
11/08/2012 LAZIO, PEDICA(IDV): SPERO VERTICI SAN RAFFAELE SMENTISCANO IPOTESI CHIUSURA”
11/08/2012 LAZIO CASO SAN RAFFAELE: SI APRE UNO SPIRAGLIO E IL SOGGIORNO NEL LAZIO SI ALLUNGA
10/08/2012 CASTELLI ROMANI SAN RAFFAELE, TRA VELLETRI E MONTE COMPATRI LA POLITICA SI SPACCA E INTANTO… I CITTADINI CI RIMETTONO LA SALUTE
10/08/2012 LAZIO, LA REGIONE VUOLE PORTARE IL GRUPPO SAN RAFFAELE IN TRIBUNALE
09/08/2012 LAZIO, IL GRUPPO SAN RAFFAELE TOGLIE LE TENDE DA QUESTA REGIONE E ADDEBITA LE RESPONSABILITA' ALLA POLVERINI
06/07/2012 SAN RAFFAELE MONTE COMPATRI: PAGATE GLI STIPENDI AI LAVORATORI….SUBITO!
22/06/2012 SANITA' NEL LAZIO, SEL: "L'ULTMO CHIUDA LA PORTA"
05/06/2012 VELLETRI SAN RAFFAELE, IL TAR ANNULLA LA DELIBERA DELLA POLVERINI
30/05/2012 MONTE COMPATRI SAN RAFFAELE, LAVORATORI SENZA STIPENDIO
12/05/2012 LAZIO REGIONE, LA POLVERINI NUOCE ALLA SALUTE?
14/04/2012 VELLETRI, IL PROCESSO AGLI ANGELUCCI MIGRA DA VELLETRI A ROMA


 




ALLARME ACQUA POTABILE "TOSSICA E CANCEROGENA": ALTRI SEI DEPUTATI PRESENTANO UN INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

[ IL DECRETO INTERMINISTERIALE CHE MODIFICA I PARAMETRI FISSATI PER LA POTABILITA' DELL'ACQUA ]

 

Redazione

Roma – Raccogliendo l'appello dell'Associazione italiana medici per l'ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment – Italia) anche i deputati Maria Antonietta Farina Coscioni, Maurizio Turco, Matteo Beltrandi, Rita Bernardini, Matteo Mecacci ed Elisabetta Zamparutti hanno presentato un'interrogazione parlamentare sulla gravissima vicenda dello scandaloso schema di decreto interministeriale che pretenderebbe di consentire di erogare come potabile acqua inquinata da sostanze tossiche e cancerogene come cianobatteri e relative microcistine.

L'interrogazione dei sei deputati si aggiunge a quelle gia' presentate sia al Parlamento italiano che al Parlamento europeo: in pochi giorni si sta sviluppando una vasta mobilitazione di scienziati, cittadini e utenti, parlamentari italiani ed europei, associazioni e movimenti per la salute, l'ambiente e i diritti umani, per ottenere la revoca dello scandaloso schema di decreto ministeriale. Uno schema di decreto ministeriale che – come da piu' parti e' stato rilevato – "deve essere immediatamente revocato sia per palese illegittimita' in quanto in flagrante conflitto con la vigente normativa europea ed italiana, sia per palese inammissibilita' in quanto in flagrante contrasto con le evidenze scientifiche e le inequivocabili indicazioni dello Iarc, dell'Oms e dell'Usepa, e in altrettanto flagrante violazione del principio di precauzione".
 

TESTO INTEGRALE DELL'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

Interrogazione a risposta in Commissione 5 – 08509 [Sui requisiti di potabilita' dell'acqua] presentata da Maria Antonietta Farina Coscioni, Maurizio Turco, Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Matteo Mecacci ed Elisabetta Zamparutti, lunedi' 26 novembre 2012, seduta n. 723.
Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Per sapere
– premesso che:
la dottoressa Antonella Litta, referente per Viterbo dell'Associazione italiana medici per l'ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment) ha inviato un articolato documento al responsabile per la direttiva 98/34 della Commissione europea, e per conoscenza al commissario europeo all'ambiente, al commissario europeo alla salute, al presidente della Commissione europea; di detto documento sono stati messi a conoscenza anche il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, i presidenti delle Commissioni "Igiene e sanita'" e "Territorio, ambiente, beni ambientali" del Senato della Repubblica; i presidenti delle Commissioni "Ambiente, territorio e lavori pubblici" e "Affari sociali" della Camera dei deputati; il presidente della Commissione "Ambiente, sanita' pubblica e sicurezza alimentare" del Parlamento europeo;

Il citato documento contiene "osservazioni in opposizione allo schema di decreto interministeriale che propone l'introduzione di alcune modifiche al decreto legislativo n. 31 del 2001 relativamente ai requisiti di potabilita' (notification number 2012/0534/I – C50A, title "schema di decreto interministeriale per l'introduzione, nell'allegato I, parte B, del decreto legislativo 2 febbraio 2001 n. 31, del parametro Microcistina – LR e relativo valore di parametro"), affinche' esso sia rigettato sia per palese illegittimita' in quanto in flagrante conflitto con la vigente normativa europea ed italiana, sia per palese inammissibilita', in quanto in flagrante contrasto con le evidenze scientifiche e le inequivocabili indicazioni dello Iarc, dell'Oms e dell'Usepa, e in altrettanto flagrante violazione del principio di precauzione";

L'approvazione del decreto renderebbe de facto lecita l'erogazione di acque destinate a consumo umano anche in presenza di contaminazione da cianobatteri e loro microcistine; e' evidente che la legislazione vigente proibisce tale erogazione: ne consegue che lo schema di decreto interministeriale ipso facto si configura contra legem, e va quindi rigettato in quanto lungi dall'emendare il decreto legislativo n. 31 del 2001 inequivocabilmente lo viola nei suoi stessi fondamenti;

Lo schema di decreto de quo, consentendo de facto l'erogazione per consumo umano di acqua contaminata da cianobatteri e relative microcistine appare altresi' in contrasto con l'articolo 32 della Costituzione della Repubblica italiana che "tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivita'", e si configura pertanto non solo di dubbia legittimita', ma altresi' non in linea con i principi costituzionali in quanto in irrimediabile conflitto con quanto disposto dalla Costituzione italiana;

Sono acclarati senza possibilita' di equivoco la gravita' del problema dell'eutrofizzazione e il pericolo per la salute umana determinato della presenza di cianobatteri e microcistine in corpi idrici utilizzati per l'erogazione di acque potabili; e' inoltre acclarata la grande, e in parte ancora sconosciuta, potenzialita' tossica dei cianobatteri; e vi e' chiara nozione della potenziale pericolosita' della loro mutevole ed imprevedibile risposta a diverse condizioni climatiche ed ambientali, delle azioni tossiche, epigenetiche, genotossiche ed oncogene di tanti e vari tipi di microcistine da essi prodotte, delle documentate e croniche difficolta' in Italia di una potabilizzazione efficace, sicura e costante delle acque che presentano queste criticita', della mancanza di un reale e diffuso sistema di sorveglianza, allarme e gestione di questi fenomeni su tutto il territorio nazionale italiano, ed infine e soprattutto del documentato e concreto rischio per la salute umana e quindi della necessita' di tutelare e preservare le caratteristiche di qualita' delle acque come disposto dalla direttiva 98/83.

Ne consegue che lo schema di decreto interministeriale citato si configura altresi' come atto in contrasto con l'evidenza scientifica e la deontologia medica, ecologica e bioetica, oltre che con l'ortoprassi amministrativa e gestionale;

E' sufficiente inoltre considerare quali siano in materia le indicazioni di tutte le agenzie internazionali, europee ed italiane di protezione dell'ambiente, della salute e dei diritti umani, per evincere come lo schema di decreto interministeriale citato nel suo esito effettuale si ponga in contrasto con tutte le indicazioni formulate dalle piu' autorevoli fonti scientifiche, oltre che legislative ed amministrative. Valga ad esempio il caso del gravissimo degrado e inquinamento del lago di Vico, affetto ormai da lungo tempo da un gravissimo processo di eutrofizzazione e da sempre piu' frequenti e massicce fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens, detto anche alga rossa, capace di produrre una microcistina cancerogena, non termolabile e tossica per gli esseri umani, per la flora e la fauna lacustre, classificata dalla Iarc (Agenzia internazionale di ricerca sul cancro) come cancerogeno di classe 2 b;

Nella relazione tecnica che costituisce parte integrante e sostanziale delle citate osservazioni, si presentano esaurientemente gli inconfutabili dati, le evidenze scientifiche e la vastissima bibliografia a sostegno delle osservazioni medesime; ne discende, ad avviso degli interroganti, che per le ragioni scientifiche esposte lo schema di decreto interministeriale de quo andrebbe ritirato;

Ulteriori osservazioni sono formulabili altresi' in ordine al metodo con cui l'atto e' stato predisposto ed avviato nel suo iter procedimentale; ed in tale ambito si evidenzia che:

a) a giudizio degli interroganti le proposte di emendamento delle leggi nazionali possono riguardare l'adozione di termini piu' stringenti, in ossequio al principio europeo di prevenzione, non termini piu' laschi; questo schema di decreto ammette invece ed effettualmente favorisce la presenza di una classe di tossici ora non prevista ne' tollerata dalla legge europea e italiana;

b) il testo della proposta sembra essere stato indirizzato per verifica alla sola Commissione imprese e industrie dell'Unione europea (nel cui sito internet compare con la relativa scheda), mentre riguarda una classe di sostanze tossiche di diretto impatto ed interesse primario sanitario e non industriale, in quanto riguardante la totalita' della popolazione nazionale utente di un servizio fondamentale per la qualita' della vita, come la fornitura di acqua potabile;

c) l'iter seguito si e' quindi fin qui caratterizzato per aver effettualmente sostanzialmente eluso fin dall'origine indispensabili ed adeguati criteri, controlli e procedure;

d) dal testo stesso della scheda di presentazione presente nel sito della Commissione imprese e industrie dell'Unione europea peraltro si evince come l'atto sia presentato in modo che appare a dir poco carente e pertanto come esso sia viziato per ragioni tanto di merito quanto di metodo, tanto sostanziali quanto formali;

e) vi si legge che "esso non e' una misura sanitaria o fitosanitaria", mentre e' di assoluta evidenza che se approvato esso avrebbe una notevole ed assai negativa rilevanza sanitaria;

f) analoga sottolineatura merita l'esplicita ammissione che "L'analisi di impatto non e' disponibile al momento della notifica", e basterebbe questo solo dato a motivare il rigetto dello schema di decreto;

g) il decreto, nel suo esito che effettualmente consente e favorisce l'erogazione per consumo umano di acqua contaminata, si pone in aperto contrasto con la necessita' di contrastare ogni forma di inquinamento e degrado delle acque anche in considerazione degli obiettivi europei in tema di qualita' delle acque previsti per l'anno 2015;

h) ne discende che non solo per le ragioni giuridiche e scientifiche esposte, ma anche per ragioni di metodo, procedimentali, deontologiche, di congruita' e coerenza, lo schema di decreto interministeriale de quo andrebbe ritirato;
alla luce delle suddette osservazioni si ribadisce che in relazione allo schema di decreto interministeriale citato dovrebbe esservi un ripensamento sia in quanto in flagrante conflitto con la vigente normativa europea ed italiana, sia in quanto in flagrante contrasto con le evidenze scientifiche e in altrettanto flagrante violazione del principio di precauzione;

L'associazione italiana medici per l'ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment – Italia) si riserva ogni ulteriore azione in tutte le competenti sedi – :
se quanto sopra esposto ed evidenziato trovi conferma;
che tipo di risposta si intenda dare alla dottoressa Litta in ordine alle questioni e alle tematiche poste;
quali iniziative urgenti di competenza si intendano promuovere o adottare a fronte di una situazione che appare agli interroganti oggettivamente inquietante per la tutela della salute della popolazione interessata. (5 – 08509).
 

tabella PRECEDENTI:

29/11/2012 LAZIO, EMERGENZA ACQUA INQUINATA DA SOSTANZE TOSSICHE E CANCEROGENE COME CIANOBATTERI E RELATIVE MICROCISTINE
22/11/2012 ALLARME SALUTE PUBBLICA: UN DECRETO INTERMINISTERIALE VORREBBE MODIFICARE I PARAMETRI CHIMICI STABILITI PER L'ACQUA POTABILE
09/09/2012 VITERBO LAGO DI VICO, LA PROCURA INTERVIENE LADDOVE L'INERZIA REGNA. SEMBRA IL TRAILER DEL LAGO ALBANO
28/08/2012 CASTEL GANDOLFO, IL LAGO ALBANO HA I GIORNI CONTATI. TOC TOC… REGIONE? MA I SOLDI LI HAI DATI?
02/08/2012 CASTEL GANDOLFO LAGO ALBANO, LA STANGATA DI LEGAMBIENTE: INQUINATI DUE PUNTI SU TRE



AIDS – GIORNATA MONDIALE, RADICALI GIRANO CON IL "CAMPER DELLA PREVENZIONE" PER DISTRIBUIRE GRATUITAMENTE PRESERVATIVI

Redazione

Roma – "Giudichiamo positivamente progetti come la campagna di informazione del Comune di Roma "Hiv? Sintonizzati" rivolta agli studenti romani o il nuovo sistema di assistenza a domicilio per i cittadini malati per quanto in via sperimentale, ma crediamo che si possa e si debba fare di più sul fronte della prevenzione, anche perché la Città di Roma insieme a Milano ha il più alto tasso di malattie sessualmente trasmissibili, compreso l’Hiv. – Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-priority:99; mso-style-qformat:yes; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin:0cm; mso-para-margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:11.0pt; mso-ascii- mso-ascii-theme- mso-fareast- mso-fareast-theme- mso-hansi- mso-hansi-theme-}

ESERCITO ITALIANO, 30 ANNI DI MISSIONI ALL'ESTERO.

Le missioni ancora in corso fuori dal territorio Italiano: Missione “KFOR” – KOSOVO (dal 12 giugno 1999 ad oggi) / Missione “ISAF” – AFGHANISTAN (dal dicembre 2001 ad oggi) /  Missione “LEONTE” – LIBANO (dal 1 novembre 2006 ad oggi)

 

Redazione

Roma – Lo scorso giovedì 29 novembre si è svolto in Campidoglio, nella sala della Protomoteca, il convegno sul tema "1982 – 2012. Trent'anni di missioni all'estero", presentato dal Generale Franco Angioni.

Il Generale Angioni, Comandante della missione italiana ITALCON in Libano nel 1982, ha raccontato con efficacia quello che era il clima dentro e fuori il nostro paese in quegli anni, descrivendo quelli che sono stati gli inizi delle missioni militari all'estero: “Era il 23 settembre 1982, quando iniziò la missione in Libano che si concluse il 19 febbraio 1984” ha raccontato il Generale Angioni “per il contingente italiano furono mesi intensi, carichi di tensione e di pericoli, con molta soddisfazione dei singoli e delle forze armate. L’Italia da un punto di vista internazionale sembrava uscita dal letargo”.

Trent’anni fa, in Libano, l’Esercito Italiano iniziava, infatti, la sua nuova storia, diventava un esercito moderno e da allora i militari italiani, ieri di leva e oggi professionisti, sono presenti con impegno e dedizione in tutti i teatri internazionali di operazione. Il convegno non è stato soltanto un’occasione per ricordare l’ingresso delle forze armate italiane nelle operazioni complesse delle nazioni unite ma anche un momento di riflessione su quelle che sono le sfide presenti e future che il nostro Paese, così come la comunità internazionale, si prepara ad affrontare.

Tra i partecipanti alla prima sessione, incentrata sull’evoluzione dello scenario geopolitico, sono intervenuti, tra gli altri, l'ambasciatore d'Italia alla Santa sede sui rapporti “estero e difesa” sottolineando quanto “le missioni militari all'estero sono la chiave di lettura per l'azione esterna dell'Italia, del pensiero politico e delle tendenze dell'opinione pubblica” e il prof. Parsi che ha trattato la crisi mediorientale e gli sviluppi futuri: “il conflitto arabo israeliano, attraverso una serie di guerre infinite, continua a essere il principale elemento di permanenza nel quadro strategico militare”, ha poi continuato il prof. Parsi, “viviamo in un mondo in cui l’utilizzo della forza militare è sempre più necessario, sempre più indispensabile”.

L’Esercito Italiano è sempre stato presente nei grandi teatri operativi internazionali: Libano, Namibia, Kurdistan, Somalia, Mozambico, Ruanda, Bosnia, Albania, Macedonia, Kosovo, Timor Est, Afghanistan, Iraq, Bosnia, Sudan, Pakistan, Libano, Ciad e Repubblica Centro Africa, Georgia, Haiti.
In chiusura della prima parte del convegno, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Claudio Graziano, che ha comandato il battaglione il Mozambico nel 1992, la Multinational Brigade Kabul di ISAF in Afghanistan e la missione UNIFIL in Libano dal 2007 al 2010, ha testimoniato, attraverso la sua esperienza sul campo, l'importante passaggio dall’esercito di leva a quello di professionisti, illustrando l’impiego dell’Esercito nell'attuale contesto geopolitico e strategico.
Nella seconda sessione, dedicata alla cooperazione e sviluppo, il professor Luttwak, che è stato consulente dello US National Security Conuncil, del Chief of Staff della Casa Bianca, è intervenuto sui mutamenti dello scenario geopolitico e le prospettive future: Luttwak, ha sottolineato che nel Suo incarico di consulente del Segretario per la Difesa degli USA, in Afghanistan," non ho mai dovuto fornire pareri sulle forze armate italiane in quanto queste non hanno mai avuto problemi”, ha poi continuato ribadendo che “in Afghanistan, comunque vadano le cose l’Italia avrá vinto. E' entrata con delle Forze Armate composte da personale semi-professionista, e ne è uscita con un esercito di professionisti”.

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nel suo saluto di benvenuto ai partecipanti ha sottolineato quanto: “la credibilità di una nazione e della sua politica è frutto della preparazione ed efficacia delle sue Forze Armate. L’Italia in questi 30 anni è cresciuta”.
Sono circa 5000 i militari dell’esercito impiegati all’estero, di cui 4000 in Afghanistan (80% dell’impegno totale), e 4600 i militari impiegati su tutto il territorio nazionale nell’operazione “Strade Sicure” e nella vigilanza di siti e installazioni. L’Esercito e tutte le Forze Armate concorrono inoltre alla salvaguardia delle libere istituzioni e svolgono compiti specifici in circostanze di straordinaria necessità e urgenza. L’Esercito, da sempre, contribuisce alle attività in caso di pubbliche calamità, solo per citare gli episodi di maggior rilievo: terremoto in Abruzzo (2009), alluvione in Sicilia (2011), emergenza neve nel centro – nord Italia (2012) e terremoto in Emilia Romagna (2012).

IMPIEGHI DELL’ESERCITO ITALIANO IN OPERAZIONI FUORI DAL TERRITORIO NAZIONALE DAL 1982 AD OGGI

MISSIONI CONCLUSE

1.    Missione “LIBANO 1” (23 agosto – 11 settembre 1982)
Su richiesta del Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri del Governo libanese, fu disposto dal Governo italiano l'invio di un battaglione con lo scopo di assicurare l'incolumità fisica del personale palestinese in partenza da Beirut e degli abitanti della regione di Beirut stessa e favorire il ristabilimento della sovranità e delle autorità del Governo libanese.
La missione, comandata dall'allora Tenente Colonnello Bruno TOSETTI, fu svolta nel periodo dal 23 agosto all'11 settembre 1982 e affidata al 2° battaglione bersaglieri "Governolo", composto da 1 Compagnia Comando, 2 Compagnie meccanizzate, 1 plotone genio e 1 plotone carabinieri, per un totale di 519 uomini (40 Ufficiali, 81 Sottufficiali e 389 militari di truppa) con al seguito circa 200 mezzi tra ruotati e cingolati.

2.    Missione “LIBANO 2” (24 settembre 1982 – 6 marzo 1984)
A seguito dei tragici avvenimenti accaduti nei campi palestinesi di Sabra e Chatila, alla periferia ovest di Beirut e alle consultazioni tra il Governo libanese ed il Segretario Generale delle Nazioni Unite, in applicazione della Risoluzione 521 del Consiglio di Sicurezza, il Governo libanese chiese ad alcuni Paesi, tra cui l'Italia, una Forza multinazionale da interporre in località concordate. Ciò al fine di assicurare il ristabilimento della sovranità e dell'autorità del Governo libanese nell'area di Beirut e, nel contempo, garantire l'incolumità della popolazione. La missione italiana, comandata dall'allora Generale di Brigata Franco ANGIONI e denominata ITALCON, si svolse dal 24 settembre 1982 al 6 marzo 1984. La forza media del contingente fu di circa 2.300 uomini di cui 1.550 destinati alle attività operative e 750 a quelle logistiche. L'impegno complessivo fu di 8.345 persone di cui 595 Ufficiali, 1.150 Sottufficiali, 6.470 militari di leva e 130 Infermiere volontarie.

3.    Missione “UNOCA” AFGHANISTAN (30 marzo 1989 – 14 ottobre 1990)
Sul finire del 1988 il Governo Italiano approvava la partecipazione all'iniziativa internazionale promossa dall'ONU, nel più vasto programma di aiuti all'Afghanistan (UNOCA, United Nations Office for Coordinating Relief in Afghanistan, "Operation Salaam") per bonificare quel territorio dalla presenza di circa cinquanta milioni di mine lasciate sul terreno in circa 10 anni di attività bellica. Il 30 marzo 1989 furono inviati otto Ufficiali del genio dell’Esercito con il compito di addestrare istruttori e personale in grado a loro volta di formare altro personale capace di disattivare e far brillare le mine in condizioni di sicurezza. L'Italia ha partecipato a questa attività dal 30 marzo al 14 ottobre 1989. La missione italiana è rientrata in patria il 15 ottobre 1989. Una seconda missione è iniziata il 1° maggio 1990 e si è conclusa il 14 ottobre 1990 nel campo di addestramento di Quetta (Pakistan) con le stesse finalità della prima ed era composta da quattro Ufficiali e due Sottufficiali del genio che hanno costituito due teams addestrativi con lo status di "esperti dell'ONU quali consulenti civili in servizio temporaneo".

4.    Missione “UNTAG – HELITALY”- NAMIBIA (30 marzo 1989 – 07 aprile 1990)
Il 13 dicembre 1988 dopo lunghe trattative, i governi di Pretoria, Luanda e l'Avana sottoscrivevano un accordo per il ritiro dei cubani dall'Angola, la successiva smilitarizzazione della Namibia da parte dei sudafricani e la proclamazione dell'indipendenza dello Stato.
Nel quadro della risoluzione dell'ONU n. 435/78, l'Italia è intervenuta nell'ambito dell'UNTAG (United Nations Temporary Assistance Group) con uno squadrone elicotteri dell’Esercito denominato "Helitaly". I compiti affidati allo squadrone riguardavano lo sgombero sanitario della popolazione, la ricerca ed il soccorso, il trasporto di personale e materiali ed il collegamento fra il comando centrale e quelli periferici.

5.    Missione “AIRONE”- KURDISTAN (3 maggio – 1 agosto 1991)
Il 5 aprile 1991 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con la Risoluzione n. 688, aveva intimato all'Iraq di cessare la repressione in atto e di agevolare gli interventi di organizzazioni umanitarie internazionali ovunque necessario. Il Governo italiano formalizza la partecipazione a "Provide Comfort" il 2 maggio ed i primi reparti partono da Livorno e dagli aeroporti di Pisa e Caselle il 3 e 4 maggio del '91. Il contingente – composto da 170 Ufficiali, 370 Sottufficiali e 950 soldati, cui si aggiungono 8 Ufficiali e 13 Sottufficiali dell'Aeronautica Militare ed 8 Infermiere volontarie della CRI – completa il rischiaramento il 16 maggio, con il trasporo di 1.400 militari, 400 autoveicoli, 8 elicotteri e 1.300 tonnellate di materiali. Per la sicurezza del settore, incursori e paracadutisti effettuano pattugliamenti e posti di blocco, controllando un territorio ampio fino a 1.400 kmq e tutto il tratto della rotabile Zakho-Kirkuk-Baghdad incidente nel proprio settore. Le forze operative hanno garantito la cintura difensiva del contingente e contribuito a creare quella cornice di sicurezza che è stata fattore determinante per il rientro dei profughi. A partire dal 9 luglio inizia il disimpegno delle unità con la cessione dell'ospedale da campo all'ospedale civile di Zakho. Quando tutte le forze multinazionali lasciano l'Iraq, presso i "campi di transito" non vi sono più di 15.000 curdi. Il 17 luglio l'ultima aliquota del contingente Airone rientra in Patria.

6.    Missione “PELLICANO”- ALBANIA (16 settembre 1991 – 3 dicembre 1993)
Le grandi difficoltà economiche e sociali che attraversavano lo stato balcanico, diedero il via ad un esodo che, nel 1991 rischiava di assumere proporzioni bibliche; i 30.000 profughi già in Italia, erano solo l'avanguardia del "grosso", pronto a salpare non appena fosse stato giudicato conveniente e possibile. Il Governo italiano, allora, decise di portare in Albania i primi soccorsi umanitari per scoraggiare l'immigrazione e rimpatriare quanti illegalmente avevano raggiunto le coste italiane. Compito della missione era quindi quello di distribuire ai magazzini di Stato albanesi gli aiuti di emergenza inviati dall'Italia dai porti di Durazzo e di Valona e l'assicurazione dell' assistenza sanitaria generica nonchè‚ la distribuzione di farmaci alla popolazione albanese delle due città. Nella prima fase di svolgimento (settembre 1991- marzo 1992), i mezzi dell'Operazione "Pellicano" hanno assicurato il trasporto di 90.659 ton. di generi vari inviati dall'Italia. La seconda fase della missione è consistita nella distribuzione di aiuti inviati dalla Comunità Economica Europea (marzo-settembre 1993), seguiti da una ulteriore tranche di aiuti italiani (Pellicano 3 settembre-dicembre 1993). Alla missione, condotta da unità logistiche dell’Esercito, hanno preso parte:  Battaglione Logistico "Carso"  Battaglione Logistico "Acqui".

7.    Missione “UNOSOM – IBIS” – SOMALIA (13 dicembre 1992 –  21 marzo 1994)
In risposta alla richiesta avanzata dall'ONU che in precedenza aveva già disposto l'avvio di UNOSOM I (United Nations Operation in Somalia) per tentare di fronteggiare la situazione nel Paese del Corno d'Africa stremato da anni di guerra civile, di carestia e di pestilenze, il 13 Dicembre, nell'ambito dell'operazione umanitaria multinazionale "Restore Hope", i primi reparti italiani iniziarono ad affluire in Somalia. Denominato ITALFOR-IBIS" e posto al comando del Generale di Divisione Giampiero Rossi, il contingente italiano era incentrato sulla Brigata Paracadutisti "Folgore" e comprendeva anche personale della Marina e dell'Aeronautica. A partire dal 4 maggio 1993, la missione multinazionale "Restore Hope" assumeva la fisionomia di missione ONU e le forze schierate venivano poste sotto il controllo operativo del Comando UNOSOM 1. Lo stesso giorno, il Generale Rossi cedeva la responsabilità di comando del Contingente italiano al Generale Bruno Loi. Il 6 Settembre 1993, la Brigata Paracadutisti"Folgore" veniva avvicendata dalla Brigata meccanizzata "Legnano" comandata dal Generale Carmine Fiore. Il 16 gennaio 1994 iniziava il ripiegamento del nostro Contingente, con la graduale cessione dei settori di reponsabilità. L'operazione si concludeva il 21 marzo 1994. Le unità dell'Esercito impiegate nell'operazione "IBIS" operarono in un settore di responsabilità profondo circa 360 Km e largo 150 Km: in pratica da Mogadiscio fino al confine con l'Etiopia. Esse assolsero il compito loro assegnato nel pieno rispetto dello spirito del mandato delle Nazioni Unite. Durante la missione persero la vita undici militari italiani, una infermiera volontaria delle Croce Rossa e due giornalisti della Rai.

8.    Missione “ONUMOZ -ALBATROS” – MOZAMBICO (1 marzo 1993 –  1 aprile 1994)
Gli Accordi di Pace, siglati a Roma il 4 ottobre 1992 tra il Governo del Mozambico e la RENAMO (Resistenza Nazionale Mozambicana), sancirono che la supervisione ed il controllo dell'attuazione delle clausole del trattato venissero affidate alle Nazioni Unite. Il 16 dicembre, il Consiglio di Sicurezza autorizzò l'Operazione ONUMOZ (United Nations Operations in Mozambique), con il fine di favorire il processo di pacificazione. In particolare, la componente militare della missione ricevette il mandato di monitorare e verificare il cessate il fuoco, la separazione e la concentrazione delle forze contrapposte, la loro smobilitazione e la raccolta, stoccaggio e distruzione delle armi; inoltre, il completo ripiegamento fuori dei confini delle forze militari staniere e la smobilitazione dei militari e dei gruppi armati irregolari; attuare misure di sicurezza in favore di infrastrutture e servizi vitali, fornire sicurezza alle attività svolte dalle Nazioni Unite e dalle altre organizzazioni internazionali a sostegno del processo di pace, con particolare riguardo ai corridoi di collegamento tra il mare ed il confine del Paese. L'Italia contribuì alla missione sino all'aprile 1994 con un Contingente di 1.030 uomini, fornito dalle Brigate "Taurinense" prima e "Julia" poi. L'Unità a livello Reggimento, articolata su un battaglione di fanteria alpina, un battaglione logistico, un gruppo squadroni dell'Aviazione dell'Esercito ed un Reparto di Sanità, diede inizio allo spiegamento nel marzo 1993, assumendo la responsabilità operativa del Corridoio di Beira nei primi giorni di aprile. In tal senso, ed in ragione sia della vitale importanza del corridoio – via di collegamento principale tra lo Zimbawe ed il mare, servita da una rotabile, da una ferrovia e da un oleodotto – sia del livello di efficienza operativa e logistica dell'Unità, il Contingente Italiano assunse il ruolo di "forza di riferimento", con funzioni di supporto logistico e sanitario a favore di tutte le Forze ONU presenti nella regione. Dal 2 maggio 1994, concluso il ripiegamento della maggior parte dei reparti, il Contingente, forte di 230 uomini uomini e formato dal Reparto di Sanità e da un'Unità di sostegno, assunse il nome di "Albatros 2" ed e fu ridislocato a Beira con il compito di continuare ad assicurare il sostegno sanitario a favore del personale ONU operante nella Regione Centro nonchè delle popolazioni locali.

9.    Missione “IPPOCAMPO” – RUANDA  (10  –  20 marzo 1994)
Nella primavera del 1994 esplode la conflittualità ormai endemica tra le due maggiori etnie (Tutsi e Hutu) del Ruanda. Gli scontri dilagano, rischiando di coinvolgere anche i cittadini stranieri residenti nel Paese.Dopo una serie di consultazioni a livello internazionale viene varata l'operazione di recupero "Silver Back". All'operazione partecipa anche l'Italia con un contingente formato da 112 uomini della "Folgore", 65 uomini del Comando Subacquei Incursori "Teseo Tesei" della Marina e 3 velivoli da trasporto della 46^ Brigata Aerea. Il 10 marzo 1994 il nostro contingente atterra all'aeroporto di Kigali. Inizia così l'operazione "Ippocampo Ruanda". Le forze italiane si trovano ad operare congiuntamente con i reparti francesi, americani e belgi, appositamente giunti nel quadro della "Silver Back", e con le forze dell'UNAMIR già presenti in Ruanda.

10.    Missione “IFOR/SFOR” – BOSNIA  (dicembre 1995 –  dicembre 2004)
Missione condotta per l’applicazione degli accordi di Dayton assicurando nel contempo la libertà di movimento della popolazione civile. Il 15 dicembre 1995, il Governo italiano disponeva la partecipazione di un Contingente dell'Esercito alla Forza di Attuazione del Piano (Implementation Force – IFOR), incentrato sulla brigata "Garibaldi". Il 20 dicembre 1996, IFOR viene riconfigurata in Stabilization Force – SFOR allo scopo di stabilizzare gli effetti del Piano di Pace, prevenire l’insorgere di nuovi focolai di tensione, ripristinare le condizioni minime di convivenza sociale e favorire la ricostituzione delle Istituzioni civili del Paese. Il 9 luglio 2004 la Risoluzione 1551 delle NU autorizzava la prosecuzione di SFOR per ulteriori sei mesi ed accogliendo la decisione della NATO di concludere SFOR entro la fine del 2004. Toccherà all’UE avviare in Bosnia, da dicembre 2004, una missione comprensiva anche di una componente militare.

11.    Missione “ALBA” – ALBANIA (13 aprile – 12 agosto 1997)
La missione "Alba" è stata la prima forma di intervento multinazionale (con Francia, Turchia, Grecia, Spagna, Romania, Austria e Danimarca) promossa e guidata dall'Italia. Sollecitata dall'OSCE e dall'ONU e approvata il 9 aprile 1997 dal Parlamento malgrado il voto contrario di una parte della maggioranza di Governo, si è svolta dal 13 aprile al 12 agosto, ufficialmente per consentire la distribuzione di aiuti umanitari ma in realtà per impedire la guerra civile e consentire di avviare a soluzione la crisi politica albanese. La presenza dei militari ha consentito di raffreddare la situazione albanese, degenerata all'inizio del 1997 principalmente a causa del fallimento di società di investimento che avevano di fatto bruciato i risparmi di molti cittadini. Composta da 7.000 uomini di 11 Paesi, fra i quali circa 3.000 italiani, la Forza Multinazionale di Protezione (FMP) ha effettuato in quattro mesi di attività circa 1.700 azioni operative, in massima parte per la scorta a convogli che hanno consentito alle Organizzazioni umanitarie di distribuire oltre 5.700 t di viveri, medicinali, sementi e vestiario. Per i turni elettorali del 29 giugno e del 6 luglio sono state inoltre effettuate 674 missioni di sicurezza a favore degli osservatori OSCE, con un impiego di 2.500 uomini. L'Esercito italiano ha contribuito con 2.800 uomini, dei quali circa 1.800 di truppa (in massima parte VFB, affiancati da 400 giovani in servizio di leva che hanno espresso la propria disponibilità a partecipare alla missione e ai quali sono stati affidati in prevalenza compiti tecnico-logistici), schierati a Tirana, Durazzo,Valona e Fier. Fra i reparti coinvolti, oltre alla Brigata meccanizzata "Friuli" al comando del Gen. B. Girolamo Giglio, in prima linea quelli su base volontaria come il 18° Rgt. bersaglieri della Brigata "Garibaldi", il 187° paracadutisti della "Folgore" e il 151° Rgt. fanteria della "Sassari", affiancati dagli Incursori del "Col Moschin" e dagli specialisti dell'AVES, Genio, Sanità e Trasmissioni.

12.    Missione “FYROM – JOINT GUARANTOR” – MACEDONIA (9 dicembre 1998 – 1 marzo 1999)
Il contributo italiano all'Operazione NATO in Macedonia (FYROM) ha avuto inizio il 9 dicembre 1998. La forza multinazionale, inquadrata nell'operazione NATO "Joint Guarantor" aveva il compito di evacuare i verificatori dell'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) dal Kosovo, qualora imposto dalle condizioni di sicurezza. L'Esercito italiano ha contribuito alla costituzione di tale Forza (Extraction Force), con un proprio Gruppo Tattico, costituito principalmente dai militari dell'8° Reggimento Bersaglieri della Brigata "Garibaldi". Elevati, per esigenze dettate dalla crescente tensione, per gradi successivi, fino alla consistenza di circa 2.700 uomini, avevano avuto il compito iniziale di provvedere all'eventuale evacuazione dei verificatori dell'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) della Missione KVM (Kosovo Verification Mission) dispiegati in Kosovo prima dell'intervento NATO. A seguito della sottoscrizione dell'accordo tecnico-militare (Military Technical Agreement – MTA) fra i rappresentanti NATO e la delegazione serba, il Consiglio del Nord Atlantico (NAC) ha autorizzato il rischieramento in Kosovo di una forza NATO (KFOR) per verificare e, se necessario, imporre i termini del MTA, in previsione di un accordo di pace (Peace Settlement – PS). Dalle basi macedoni infatti prese via il dispiegamento della forza in Kosovo.

13.    Missione “ALLIED HARBOUR” – ALBANIA (1 aprile  – 31 agosto 1999)
Dalla fine del 1998 l'Albania è interessata da un continuo flusso di profughi dal Kosovo, in seguito alla repressione messa in atto dai Serbi. A fronte di questa tragedia umana, la Comunità Internazionale in generale, e l'Italia in particolare, si sono mosse per fornire solidarietà ed assistenza. In questo quadro, il Consiglio Atlantico ha formalmente approvato la costituzione di un contingente militare da rischierare in Albania con prevalenti compiti di soccorso umanitario.
L'Operazione “Allied Harbour” ha visto l'impiego di una forza multinazionale denominata ALBANIAN FORCE (AFOR) di circa 8.000 uomini rischierati in Albania. Ad essa l'Italia ha fornito un contributo molto significativo di forze di circa 2.300 uomini, basato essenzialmente sulle unità della Brigata Alpina Taurinense (1.800 uomini). Il dispiegamento delle Forze NATO in Kosovo, con il successivo e conseguente rientro dei profughi Kosovari-Albanesi, hanno determinato la fine della missione "Allied Harbour" il 31 agosto 1999.

14.    Missione “STABILISE” – TIMOR EST (22 settembre 1999 – 17 febbraio 2000)
L'Organizzazione delle Nazioni Unite, attraverso la risoluzione n. 1264 del 15 settembre 1999, autorizzava la costituzione di una "Forza Multinazionale" – denominata INTERFET (International Force in East Timor) –  al fine di ristabilire le condizioni di convivenza pacifica e di sicurezza della popolazione,  facilitare le operazioni di assistenza umanitaria e supportare la precedente missione UNAMET (United Nation Mission in East-Timor). Il 15 settembre 1999, il Ministro della Difesa autorizzava la pianificazione e l'attuazione delle attività esecutive di predisposizione, necessarie per la partecipazione di Unità italiane all'operazione (Operation Stabilise) nell'ambito della "Forza Multinazionale", dispondendo l’invio di un contingente dell’Esercito.

15.    Missione “FYROM – ESSENTIAL HARVEST, AMBER FOX e ALLIED ARMONY” – MACEDONIA (22 agosto 2001 – 31 agosto 2003)
A seguito del grave peggioramento della situazione interna alla FYROM (Former Yugoslavian Republic of Macedonia), legato al movimento di guerriglia filo albanese denominatosi UCK, il 15 agosto 2001 veniva siglata l'intesa fra NATO e FYROM ed autorizzato l'invio dei primi contingenti denominati "Task Force Harvest". La Forza, configurata sulla base della 16^ Brigata Aeromobile britannica, era composta da circa 3500 uomini, suddivisa in quattro battaglioni multinazionali, a guida francese (con contributo tedesco e spagnolo), greca, britannica (con contributo olandese) ed italiana, comprendente una unità turca. La componente nazionale venne costituita sulla base del 152° Reggimento fanteria "Sassari", cui si affiancò uno squadrone blindo del Reggimento "Savoia Cavalleria" ed elementi minori del Genio delle Trasmissioni .
Il passaggio di competenze fra l'Operazione "Essential Harvest" e l'Operazione "Amber Fox" avvenne il 4 ottobre 2001. Le Forze nazionali impiegate nella nuova operazione furono  tratte principalmente da quelle già presenti nella repubblica macedone. Amber fox fu una missione di monitoraggio internazionale, condotta dall'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) e dall'Unione Europea (UE). L'Esercito Italiano ebbe il compito di "concorrere, con altri paesi della NATO, al supporto agli osservatori internazionali operanti sul territorio al fine di contribuire al mantenimento della stabilità politica in FYROM". Strutturata su di un comando a livello brigata l'operazione ha visto la partecipazione di personale italiano, schierato principalmente a Petrovec, del 3° reggimento alpini, del reggimento lancieri di "Novara"(5°), del 183° reggimento paracadutisti "Nembo", del 66° reggimento aeromobile "Friuli".
Terminata l'operazione “Amber Fox”, il 15 dicembre 2002, il giorno successivo, ebbe inizio l'Operazione "Allied Harmony", continuazione della precedente missione, cui l'Italia partecipa con un plotone blindo dei "Lancieri di Novara", un’ unità EOD (bonifica ordigni esplosivi) ed un nucleo di personale di staff.
Allied Harmony è terminata il 31 marzo 2003, sostituita dalla prima missione militare dell'Unione Europea denominata "EUFOR CONCORDIA".

16.    Missione “ENDURING FREEDOM – NIBBIO” – AFGHANISTAN (15 marzo  – 15 settembre 2003)
Nel quadro di una vasta campagna contro il terrorismo internazionale, gli Stati Uniti  d’America hanno dato avvio, nel mese di ottobre 2001, all’operazione Enduring Freedom in Afghanistan, nell’intento di creare un ambiente stabile e sicuro attraverso l’eliminazione delle persistenti sacche di resistenza di AL QAEDA e TALIBAN e l’interdizione della libertà di manovra alle formazioni armate tuttora operanti sul territorio, con particolare riguardo alle aree di confine con il PAKISTAN. Nel quadro dell’avvicendamento dei reparti terrestri, nell’estate del 2002, gli Stati Uniti chiedevano all’Italia di rendere disponibile un Gruppo Tattico di fanteria, da integrare nel dispositivo della Coalizione. Il 2 ottobre  2002, il Parlamento Italiano autorizzava la partecipazione, a  partire dal 15 marzo 2003  e con mandato di 6 mesi scadente il 15 settembre 2003, di un contingente militare di 1000 soldati. Prendeva cosi l’avvio la Missione della Task Force “ NIBBIO”, inizialmente costituita sulla base del 9° Reggimento alpini della B. “Taurinense”, avvicendato il 15 giugno 2003 dal 187° Reggimento paracadutisti della Brigata “Folgore”. La “NIBBIO” può essere a ragione considerata una delle più complesse e rischiose missioni compiute dalle Forze Armate Italiane dalla 2^ seconda  Guerra Mondiale.

17.    Missione “ANTICA BABILONIA” (15 giugno 2003 – 1 dicembre 2006)
Nel quadro della lotta internazionale al terrorismo, nel marzo 2003, una coalizione guidata dagli USA aveva intrapreso l'Operazione "Iraqi Freedom" in Iraq per il rovesciamento del regime di Saddam Hussein. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 22 maggio 2003 aveva approvato la Risoluzione n. 1483 con la quale sollecitava la Comunità Internazionale a contribuire alla stabilità ed alla sicurezza del Paese iracheno. L'Italia aderiva con un proprio Contingente Militare interforze schierato nella regione meridionale dell'Iraq sotto la responsabilità della Divisione Multinazionale a guida Inglese. Il contingente si componeva complessivamente di circa 3.000 unità, di cui 1900 appartenenti all’ Esercito. Dall’inizio delle operazioni, iniziatesi, “Antica Babilonia”, operazione durata oltre 3 anni, ha visto l’avvicendarsi di circa 30.000 soldati italiani, con un impegno massimo di 3200 uomini per turno schierati nella provincia del Dhi Qar.

18.    Missione “NATO TRAINING MISSION (NTM-I)” – IRAQ (14 agosto 2004 – 31 dicembre 2011)
L’obiettivo della missione era quello di  provvedere, con il governo transitorio iracheno, alla formazione dei Quadri, all’addestramento e al supporto tecnico dell’Iraqi Security Force (ISF), allo scopo di agevolare l’Iraq nel processo di democratizzazione e nel raggiungimento di uno stato di sicurezza efficace e durevole. L’Italia ha partecipato alla missione con 69 ufficiali di cui 24 dell'Esercito.

19.    Missione “EUFOR -ALTHEA” – BOSNIA (dal 2 dicembre 2004 – 21 dicembre 2010)
Missione a guida UE, volta alla stabilizzazione della Nazione bosniaca, nonché al supporto dell’attività dell’Alto Rappresentante della UE nel Paese. In tale occasione, SFOR viene riconfigurata nella European Force – EUFOR. L'Operazione EUFOR "Althea" ha avuto il 2 dicembre 2004 su mandato delle Nazioni Unite (UNSCR 1551 del 9 lug. 2004). Nelle prime fasi l'operazione contava circa 6.000 militari, una consistenza che si è progressivamente ridotta con il generale e costante miglioramento del livello di sicurezza e della capacità delle Autorità locali di operare per il mantenimento delle condizioni di pace e stabilità. Dal dicembre 2005 al dicembre 2006 e dal  dicembre 2008 al dicembre 2009, il comando dell'Operazione ALTHEA è stato ricoperto dall'Italia  con i Generali di Divisione dell'Esercito Gian Marco Chiarini e Stefano Castagnotto. La partecipazione nazionale, costituita prevalentemente da personale dell'Esercito, alimentava lo staff del Headquarters (HQ) di Camp Butmir, nella periferia di Sarajevo, vari assetti specialistici e i LOTs (Liaison and Observation Team) di Sarajevo, Sokolac, Visegrad e Pale, che avevano il compito di inserirsi a diretto contatto con la popolazione.

20.    Missione “UNMIS – Nilo” – SUDAN (dal 9 gennaio – 20 dicembre 2005)
Il 9 gennaio 2005 il Governo Sudanese e il Movimento Popolare per la Liberazione del Sudan firmarono a Nairobi in Kenia un accordo di pace (Comprehensive Peace Agreement – CPA) che stabiliva le norme per la divisione del potere tra il Nord ed il Sud del Sudan. A seguito del mancato rispetto degli accordi previsti dal CPA, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite emanava il 24 marzo 2005 la Risoluzione 1590 che prevedeva, tra l'altro, l'impiego di una forza militare multinazionale, autorizzata ad avviare la missione UNMIS "United Nation Mission in Sudan". La scopo della missione di UNMIS era quello di  supportare l'implementazione del CPA e assistere il Governo Sudanese e il SPLM/A nell'applicazione del CPA. L'Italia partecipò alla missione UNMIS – denominata in ambito nazionale Operazione "NILO"-  con un Contingente Nazionale a livello Battaglione, su base 183° reggimento paracadutisti "Nembo" denominato Task Force "LEONE", con il compito di concorrere alla costituzione della componente militare della missione.

21.    Missione “INDUS” – PAKISTAN (7 novembre – 31 dicembre 2005)
Nel quadro degli aiuti forniti al Pakistan dall’Alleanza Atlantica (Euro Atlantic Disaster Response Coordination Center), il 7 novembre 2005 salpò dal porto di Civitavecchia un contingente di 250 militari dell’Esercito Italiano per una missione di soccorso e di supporto alla ricostruzione in favore delle popolazioni del Pakistan, colpite l’8 ottobre 2005 da un violento terremoto che interessò il sud-est asiatico. Il contingente italiano, nell’ambito dell’operazione “Indus” partecipò alle operazioni di soccorso e alla  ricostruzione nell’area di Bagh, città di 100.000 abitanti situata circa 100 chilometri a nord-est di Islamabad, nel Kashmir, completamente rasa al suolo dal sisma.

22.    Missione “EUFOR – NICOLE” – CIAD/RCA (25 settembre 2007 – 15 marzo 2009)
Il Consiglio di Sicurezza (SC) delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 1778, del 25 settembre 2007, autorizzava il dispiegamento nella Repubblica Centro Africana (RCA) e nella Repubblica del CIAD di un Contingente militare a guida Unione Europea (EUFOR) in supporto alla missione delle Nazioni Unite (MINURCAT). Il pacchetto di Forze dell'UE previste per l'assolvimento della missione era di circa 4000 uomini. In tale quadro, le Autorità politiche nazionali, allo scopo di concorrere alle attività di supporto alla Missione UE, autorizzavano l'impiego di una Task Force nazionale (TF "Ippocrate"), nell'ambito dell'Operazione "Nicole", dispositivo sanitario campale, per un totale di 97 unità delle quali 93 dell'Esercito.

23.    Missione “EUROPEAN UNION MONITOR MISSION (EUMM)” – GEORGIA (1° ottobre 2008 – 30 dicembre 2011)
L'Unione Europea, in seguito all'Azione Comune del Consiglio UE n.736 del 15 settembre 2008, aveva disposto il dispiegamento in Georgia, nelle zone adiacenti l'Ossezia del sud e l'Abkhazia, di una missione denominata European Union Monitoring Mission (EUMM) con HQ a Tbilisi, finalizzata a garantire il monitoraggio di quanto previsto dagli accordi UE – Russia del 12 agosto e dell'8 settembre 2008. L'EUMM ha operato in stretto coordinamento con le missioni già attivate nel Paese dall'OSCE e dall'ONU (United Nations Observer Mission in Georgia – UNOMG). Il totale del personale della missione, iniziata il 1° ottobre 2008, ammontava a 320 effettivi di 26 Paesi membri dell'Unione Europea. Il 30 dicembre 2011, tutto il personale italiano impiegato nell'operazione ha fatto rientro in Patria ed è terminato il contributo nazionale.

24.    Missione “WHITE CRANE” – HAITI (19 gennaio – 14 apr. 2010)
In seguito all'evento sismico verificatosi il 12 gennaio 2010 nella Repubblica di Haiti è stato predisposto l'impegno di un contingente militare interforze da inviare nell'area del sisma per concorrere alle attività di ricostruzione e di soccorso delle popolazioni delle zone colpite dal sisma. Per l'operazione "White Crane" è stata autorizzata la partecipazione di circa 900 militari italiani. In particolare l’Esercito ha fornito una Task Force genio di livello compagnia, un plotone di Force Protection, un plotone trasmissioni, 15 mezzi ruotati e cingolati (per il movimento terra) , 20 autoribaltabili, 5 autogru e personale sanitario.

MISSIONI IN CORSO

25.    Missione “KFOR” – KOSOVO (dal 12 giugno 1999 ad oggi)
L’operazione della Kosovo Force (KFOR) ha avuto inizio all’alba del 12 giugno 1999, quando il contingente dell’Esercito Italiano entrava in Kosovo alla mezzanotte dello stesso giorno, raggiungendo Pec il mattino del 14 giugno. La missione della Forza schierata dall’Alleanza era finalizzata a  mantenere un ambiente sicuro (garantendo il rispetto dei confini in caso di ripresa delle ostilità), garantire l’applicazione della risoluzione ONU n. 1244 e sostenere l’implementazione delle istituzioni civili e di un sistema indipendente di giustizia. Alla fine del 2004, in occasione del termine dell'operazione in Bosnia Erzegovina, con il passaggio delle responsabilità delle operazioni militari dalle forze NATO (SFOR) a quelle della Unione Europea (EUFOR), le autorità NATO decisero di raggruppare tutte le operazioni condotte dalla NATO nell'area balcanica in un unico contesto operativo, dando origine il 5 aprile 2005 all'Operazione "Joint Enterprise" che comprendeva le attività di KFOR, l'interazione NATO-UE, e i NATO HQ di Skopje, Tirana e Sarajevo. In relazione agli sviluppi di situazione connessi con la dichiarazione di indipendenza del Kosovo, proclamata unilateralmente il 17 febbraio 2008, e la successiva entrata in vigore della relativa Costituzione il 15 giugno 2008, la presenza delle forze NATO è stata incrementata. In virtù della graduale cessione di responsabilità e attraverso la graduale riduzione delle forze in Teatro, all’operazione “Joint Enterprise” in Kosovo partecipano attualmente 31 Paesi, con un impegno complessivo di forze che oggi ammonta a circa 5500 unità. Il dispositivo di KFOR prevede dal 1° marzo 2011 due Multinational Battle Groups, di cui uno a conduzione italiana nel settore ovest che vede la partecipazione di circa 500 militari italiani.

26.    Missione “ISAF” – AFGHANISTAN (dal dicembre 2001 ad oggi)
A seguito degli sviluppi della situazione politico-militare in Afghanistan, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato in data 20 dicembre 2001 la Risoluzione n. 1386 con la quale ha autorizzato il dispiegamento nella città di Kabul ed aree limitrofe, sotto il Cap. VII della Carta delle Nazioni Unite, di una Forza multinazionale denominata International Security Assistance Force (ISAF), con il compito di assistere le istituzioni politiche provvisorie afgane a mantenere un ambiente sicuro, nel quadro degli Accordi di Bonn del 5 dicembre 2001. L'11 agosto 2003 è avvenuta l'assunzione di responsabilità della condotta dell'operazione da parte della NATO. Nell'ambito della rotazione dei Comandi NATO per la condotta di ISAF, l'Italia, a partire dal 4 agosto 2005 e per nove mesi, ha avuto la leadership dell'ISAF VIII, schierando in Afghanistan il Comando NRDC-IT (NATO Rapid Deployable Corps-Italy) al comando del Generale di Corpo d'Armata Mauro Del Vecchio. L'ISAF, che opera sulla base di un Military Technical Agreement (MTA) siglato dalle Autorità provvisorie afgane, comprende al momento militari appartenenti a 38 Nazioni. L'Italia ha assunto la responsabilità di uno dei cinque settori regionali, il Regional Command West, in cui l'Afghanistan è stato suddiviso. Inoltre, nell'ambito del Comando Regionale Ovest opera il Provincial Reconstruction Team (PRT), su base italiana, che ha il compito di supportare la governance e di sostenere il processo di ricostruzione e sviluppo congiuntamente a una componente civile rappresentata da un Consigliere del Ministero Affari Esteri. Le due componenti lavorano insieme a favore della ricostruzione, incentivando l'occupazione locale, lo sviluppo economico dell'area e la fiducia verso le istituzioni politiche locali. Per l'Afghanistan è autorizzata la partecipazione di 4.200 militari italiani, di cui la gran parte è costituita da personale dell’Esercito.

27.    Missione “LEONTE” – LIBANO (dal 1 novembre 2006 ad oggi)
La missione UNIFIL è nata con la Risoluzione 425 adottata in data 19 marzo 1978 da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a seguito dell'invasione del Libano da parte di Israele (marzo 1978). Successive Risoluzioni hanno prorogato, con cadenza semestrale, la durata della missione. Con la Risoluzione n. 1701 dell'11 agosto 2006 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha previsto il potenziamento del contingente militare UNIFIL fino a un massimo di 15.000 uomini, da schierare in Libano in fasi successive, espandendo l'area di operazioni a tutto il territorio libanese a sud del fiume Litani (in italiano Leonte). In tale contesto le unità di UNIFIL, su richiesta del Governo libanese, agiscono come "forze cuscinetto" tra i contendenti. L'Italia, allo scopo di contribuire all'incremento del pacchetto di forze a disposizione di UNIFIL, partecipa alla missione internazionale – denominata in ambito nazionale Operazione "Leonte" – con un contingente militare di circa 1100 militari. Il Generale di Brigata dell'Esercito Gaetano Zauner è dal 9 maggio 2012 al Comando del Settore Ovest di UNIFIL (United Nation Interim Force in Lebanon) e del Contingente nazionale (National Contingent Command – NCC Shama) composto da militari della 132^ Brigata Corazzata "Ariete" – in Italia di stanza a Pordenone – che costituisce la Joint Task Force italiana in Libano (JTF -L).

 




LATINA, DONATO AL SINDACO IL PROGETTO PER UN ANELLO CICLABILE NEL CENTRO CITTADINO

LA DONAZIONE IN OCCASIONE DELL'80ESIMO COMPLEANNO DI LATINA

[VIDEO 18 DICEMBRE 1932 BENITO MUSSOLINI INAUGURA LITTORIA ]

 

Redazione

Latina – L’idea di un anello ciclabile nel centro cittadino ora è diventata progetto. Il merito è di un gruppo di tre giovani professionisti di Latina, gli architetti Silvia Mastrantoni e Umberto De Zardo e l’ingegner Alberto Giora, che, in rappresentanza dell’associazione  “PROPOCITY – progetti ad alta vivibilità”,  hanno regalato alla città il loro progetto. La donazione  è stata  effettuata nelle mani del Sindaco, Giovanni Di Giorgi, che ha ricevuto i tre professionisti nel suo ufficio in piazza del Popolo.  

Il gruppo di PROPOCITY  ha raccolto la volontà dell’Amministrazione comunale di accogliere e vagliare proposte, anche promosse da privati cittadini, per la realizzazione di una pista ciclabile nel centro cittadino. “Abbiamo voluto donare al Sindaco della nostra città una proposta per il progetto di un Anello Ciclabile del Centro Urbano – hanno affermato gli architetti Silvia Mastrantoni e Umberto De Zardo e l’ing.  Alberto Giora – in occasione dell’80° compleanno di Latina. L’intuizione progettuale su cui il progetto si basa, cioè la creazione di un anello mediante l’utilizzo dei sensi unici che delimitano il centro urbano, per ottimizzare l’impatto e semplificare i processi attuativi, è un’idea su cui abbiamo avuto occasione di confrontarci in varie sedi ed occasioni, in cui l’amministrazione tutta, il Sindaco personalmente, si è resa disponibile al dibattito sulle tematiche della mobilità sostenibile. Il progetto consiste in n°17 Tavole esplicative, nelle quali mediante piante, sezioni e visualizzazioni fotografiche è stata graficizzata l’idea, al fine di poter dare il nostro contributo allo sviluppo di una mobilità alternativa nel centro storico. Siamo fiduciosi che il lavoro svolto per la redazione di questo progetto esecutivo possa trovare larghi consensi”.

Il Sindaco Giovanni Di Giorgi ha ringraziato il gruppo di professionisti e ha affermato: “E’ davvero bello e importante che un gruppo di giovani professionisti della nostra città abbia deciso di lavorare all’idea di un anello ciclabile in centro e regalarlo al Comune. Come noto, da tempo l’Amministrazione sta lavorando per ripensare la mobilità cittadina attraverso un nuovo piano che punti sulla sostenibilità ambientale. Ora dovremo integrare questo bellissimo progetto di anello ciclabile con la pianificazione che stiamo studiando, sarebbe davvero importante realizzare un progetto che consenta di muoversi nel centro cittadino in bicicletta senza dover fare i conti con il traffico automobilistico. Grazie a PROPOCITY per questo bel regalo”.

tabella PRECEDENTI:

05/04/2012 LATINA, LA CITTA' COMPIE 80 ANNI. IL COMUNE INDICE UN CONCORSO PER REALIZZARE IL LOGO UFFICIALE DELL'EVENTO




VITERBO, CHIUSURA VILLA BUON RESPIRO. L'APPELLO DELL'UDC AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA, AL SINDACO E AL PREFETTO DI VITERBO

Redazione

Viterbo – “La sanità viterbese non può collezionare anche questa sconfitta, gli oltre 200 lavoratori di Villa Buon Respiro e i famigliari dei 235 degenti della struttura hanno bisogno di certezze. Il servizio di grande qualità reso dalla struttura viterbese non può essere sospeso. Come gruppo Udc in Provincia, abbiamo per questo chiesto al presidente della giunta provinciale Marcello Meroi e lo chiediamo anche al sindaco di Viterbo, Giulio Marini e al prefetto, Antonella Scolamiero di fare il possibile per far sì che dalla Regione arrivino i fondi per scongiurare la chiusura di Villa Buon Respiro. – Dichiara in una nota Francesco Bigiotti Capogruppo Udc Provincia di Viterbo –  Francamente non crediamo – prosegue Bigiotti – che il territorio meriti e possa sopportare anche questo provvedimento, in ambito sanitario crediamo di avere già dato e non meritiamo questo trattamento.

Per questo rinnoviamo la nostra vicinanza ai lavoratori, ai degenti e ai loro famigliari che in questo momento si stanno battendo per far sì che venga mantenuto ciò che nel nostro paese dovrebbe essere un diritto mai messo in discussione: la salute e appunto il lavoro. Rimaniamo vigili su questa situazione e auspichiamo un celere intervento da parte della Governatrice, Renata Polverini e del Governo, che assicurino i fondi per far sì che una delle strutture più importanti della Tuscia, all’avanguardia in materia di riabilitazione, possa continuare a fornire il suo servizio di qualità ai malati del territorio”.

tabella PRECEDENTI: 

  27/11/2012 LAZIO, MEDICI SAN RAFFAELE ADERENTI AL COMITATO PER LA DIFESA DEL SAN RAFFAELE

25/11/2012 VITERBO, LA REGIONE NON PAGA: VILLA BUON RESPIRO A RISCHIO CHIUSURA PER MANCANZA DI FONDI
11/08/2012 LAZIO, PEDICA(IDV): SPERO VERTICI SAN RAFFAELE SMENTISCANO IPOTESI CHIUSURA”
11/08/2012 LAZIO CASO SAN RAFFAELE: SI APRE UNO SPIRAGLIO E IL SOGGIORNO NEL LAZIO SI ALLUNGA
10/08/2012 CASTELLI ROMANI SAN RAFFAELE, TRA VELLETRI E MONTE COMPATRI LA POLITICA SI SPACCA E INTANTO… I CITTADINI CI RIMETTONO LA SALUTE
10/08/2012 LAZIO, LA REGIONE VUOLE PORTARE IL GRUPPO SAN RAFFAELE IN TRIBUNALE
09/08/2012 LAZIO, IL GRUPPO SAN RAFFAELE TOGLIE LE TENDE DA QUESTA REGIONE E ADDEBITA LE RESPONSABILITA' ALLA POLVERINI
06/07/2012 SAN RAFFAELE MONTE COMPATRI: PAGATE GLI STIPENDI AI LAVORATORI….SUBITO!
22/06/2012 SANITA' NEL LAZIO, SEL: "L'ULTMO CHIUDA LA PORTA"
05/06/2012 VELLETRI SAN RAFFAELE, IL TAR ANNULLA LA DELIBERA DELLA POLVERINI
30/05/2012 MONTE COMPATRI SAN RAFFAELE, LAVORATORI SENZA STIPENDIO
12/05/2012 LAZIO REGIONE, LA POLVERINI NUOCE ALLA SALUTE?
14/04/2012 VELLETRI, IL PROCESSO AGLI ANGELUCCI MIGRA DA VELLETRI A ROMA



ROMA COOPERAZIONE EDILIZIA, PATANE’ (PD): “PROPOSTE BUONTEMPO ARRIVANO A TEMPO SCADUTO”

Redazione

Roma – “La conferenza stampa e le proposte dell’assessore regionale Teodoro Buontempo sul mondo della cooperazione edilizia arrivano a tempo scaduto. – Afferma in una nota Eugenio Patanè, presidente del Pd Roma – Tanto più – prosegue il presidente –  che a lui non è e non può essere richiesto di sostituirsi alla magistratura, con le indagini che devono tranquillamente fare il loro corso.

Era compito dell’assessore, dopo il pronunciamento della Cassazione, di governare la situazione e di fare chiarezza amministrativa, riadeguando i canoni secondo quanto stabilito dalla sentenza. Patanè conclude – Il fatto che decida di occuparsi della questione quando ormai è dimissionario è del tutto fuori luogo: l’unica cosa che dovrebbe fare, insieme ai Comuni, è intervenire sui canoni che gravano tra l’altro su persone e famiglie che nella maggior parte dei casi versano in condizioni economiche difficili. A questo punto è importante che si torni al più presto alle urne per dare un governo più attento e responsabile alla Regione Lazio”.




GENZANO, PAPALIA (PDL): "FINALMENTE LA GIUNTA GABBARINI RISPONDE PER CAMPAGNA PRIMA INFANZIA E SICUREZZA A GENZANO"

Redazione

Genzano (RM) – In una nota Fabio Papalia, capogruppo consiliare del Pdl, affronta i temi trattati con le interrogazioni dell’ultimo consiglio comunale.

“Durante il consiglio comunale del 29 Novembre sono state fornite le risposte alle numerose interrogazioni che avevo presentato nelle ultime settimane. – Dichiara Papalia –  Apprendiamo con soddisfazione che il Sindaco, dopo la nostra richiesta di incontrare il Prefetto e i rappresentanti delle forze di polizia locali, si sia attivato incontrando il Dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza ed il comandante della stazione dei Carabinieri.

Dopo quest’incontro il Dirigente del Commissariato di PS si è impegnato nel chiedere alla Questura maggiore personale e risorse da poter impiegare sul territorio anche e soprattutto nelle ore notturne. Si tratta, sicuramente, di una risposta importante sintomo di un concreto interessamento da parte delle istituzioni    preposte. Un’altra apertura e condivisione importante da parte della Giunta Gabbarini c’è stata con la disponibilità, purtroppo tardiva, ad aderire al progetto “Prima Infanzia” dell’Anci.

In data 12 luglio 2012 avevo presentato al Sindaco la richiesta di adesione a questa campagna dell’Anci che prevede la riduzione dei prezzi dei prodotti per la prima infanzia in vendita presso le farmacie comunali. La campagna prevede l’organizzazione di un diverso sistema di approvvigionamento dei prodotti finalizzata al riallineamento dei prezzi di vendita dei prodotti per la prima infanzia ai livelli europei. Tale adesione potrebbe funzionare da esempio anche per le farmacie private. Questa campagna è attiva dal 1 luglio ed è valida fino al 31 dicembre 2012; purtroppo questa adesione cosi tardiva rischia di comprometterne la fattiva realizzazione.
Provvederò,comunque, a contattare immediatamente l’Anci per predisporre e far partire questo progetto, tempistiche   permettendo.

Altra risposta fornita, alle molteplici interrogazioni presentate, è quella riguardante il depuratore dei Landi. In merito avevo richiesto la relazione scritta dei costi e dello stato dei lavori con il fine di poter capire le responsabilità di tale abbandono”
 




MACCARESE IMPIANTO BIOGAS, COMITATO RIFIUTI ZERO FIUMICINO: “L’AMA TROVERA’ PANE PER I SUOI DENTI”

"Come Comitato abbiamo ampliamente documentato l’impatto ambientale, peraltro ancora non smentiti da nessuno, ed la conseguente esposizione della popolazione ad un  rischio importante sul fronte della salute."

 

Redazione

Fiumicino (RM) – "Questo e’ uno dei passaggi contenuti nell’importante intervento del Sindaco Canapini, in replica alle sollecitazioni sula questione del biogas a Maccarese, di di alcuni Consiglieri Comunali al Question Time che ha aperto il Consiglio comunale di questa mattina 30 novembre. – Fa sapere il portavoce del Comitato Rifiuti Zero Fiumicino attraverso una nota – Rispetto al mega impianto a biogas – prosegue la nota – con annessa centrale termoelettrica che Ama vuole localizzare a Maccarese, prendiamo atto che il Sindaco ha maturato una posizione che recepisce una serie di questioni che da sempre il Comitato propone all’attenzione di tutti; prima fra tutte la questione dell’impatto sulla salute e sull’ambiente, sia in relazione a questo impianto ma anche agli altri impianti i cui progetti sono stati presentati all’Amministrazione per l’autorizzazione.

Bene ha detto il Sindaco, non stiamo parlando di un ampliamento dell’attuale impianto di compostaggio (che per noi non è comunque possibile fare in quanto si parla sempre di Riserva Naturale), ma un progetto diverso che prevede 6 digestori anaerobici finalizzati alla produzione di biogas da bruciare poi attraverso 3 coppie di motori a gas in modo da generare energia elettrica da immettere in rete. Come Comitato abbiamo ampliamente documentato l’impatto ambientale, peraltro ancora non smentiti da nessuno, ed la conseguente esposizione della popolazione ad un  rischio importante sul fronte della salute. Auspichiamo che quanto dichiarato oggi sia formalizzato e messo nero su bianco alla Conferenza dei Servizi che si terrà, salvo contrordine, il 18 Dicembre, dando sin d’ora disponibilità all’Amministrazione ad un dialogo teso a condividere e rafforzare le ragioni del NO della cità di Fiumicino a questo impianto, rimanendo in attesa di una convocazionei n data  precedente al 18, nelle forme che l’Amministrazione riterra’ piu’ appropriate.

Come ci aspettiamo che anche la Provincia tenga fede a quanto dichiaratato dall’Assessore Provinciale Civita in una recente lettera pubblica, cioè: “la Giunta (provinciale), per quanto riguarda il rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, ha dato un chiaro indirizzo politico per rafforzare la tutela ambientale. La memoria di Giunta del 15 giugno 2011 infatti, tra le altre cose, raccomanda di “privilegiare l'utilizzo di aree dismesse, siti contaminati”. Ricordiamo che la zona di Via dell’Olmazzeto, a Fiumicino non è da considerarsi area dismessa, e nemmeno, ad oggi, area contaminata, essendo ricompresa nella Riserva del Litorale, tutelata dal Piano territoriale Paesistico Regionale e dal Piano Territoriale Provinciale Generale, e l’impianto sarebbe a circa 150 mt dalle prime abitazioni.

Come Comitato abbiamo richiesto di essere ammessi come parte in causa alla Conferenza dei Servizi, dove presenteremo le nostre osservazioni al progetto, un progetto completamente sbagliato anche dal punto di vista tecnico, in quanto non produrrà quanto dichiarato, cioè compost di qualità e non affronta assolutamente il problema principale, che ribadiamo essere  il rischio salute, su un territorio dove già documenti della Regione della Provincia dichiarano un grado di criticità. Ma saremo veramente ammessi alla Conferenza? Ad oggi non abbiamo risposta!

Come bene ha sintetizzato il Sindaco, se l’Ama o chiunque altro intende localizzare a Fiumicino impianti senza l’accordo dei Cittadini, senza la condivisione con l’Amministrazione, troverà pane per i suoi denti. Di ragioni per dire no ne abbiamo da vendere e se qualche Ente convocato alla Conferenza dei Servizi non
esprimerà il proprio parere affidandosi alla regola del silenzio/assenso, troveremo il modo di costringerli a darlo, negativo o positivo che sia,  in tutte le sedi possibili.

Tutto deve essere pubblico ed alla luce del sole; è anche l’ora che, tranne alcune voci, la politica di Fiumicino ancora incredibilmente silente, chi si vuole candidare alla guida della città, dichiari oggi la sua posizione; domani sarà tardi e non ci faremo certo abbindolare dalle promesse elettorali. A fregare i Cittadini ci si rimette sempre.

tabella PRECEDENTI:

26/11/2012 LAZIO, CENTRALI A BIOGAS, BIOMASSE E IMPIANTI BIODIGESTORI: UN NO DECISO DALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI PER L’AMBIENTE – ISDE
08/11/2012 FIUMICINO, IMPIANTO BIOGAS: IL SINDACO NEGA L'USO DI UNA SALA COMUNALE AL COMITATO RIFIUTI ZERO PER PARLARE DI INQUINAMENTO
30/10/2012 FIUMICINO, MEGA IMPIANTO BIOGAS: IL COMITATO RIFIUTI ZERO CONDIVIDE LA PROPOSTA DEL CONSIGLIERE DE VECCHIS
25/10/2012 ROMA POST MALAGROTTA, DI BUCA IN BUCA VERSO MACCARESE?
22/10/2012 FIUMICINO, NON SI E' SVOLTA LA RIUNIONE DELLE COMMISSIONI CONGIUNTE URBANISTICA ED AMBIENTE PER MANCANZA NUMERO LEGALE
17/10/2012 MACCARESE, MEGA CENTRALE A BIOGAS: IMPRESSIONANTI I DATI SULL'INQUINAMENTO DESUNTI DAL PROGETTO DELL'AMA
13/10/2012 MACCARESE, LE RAGIONI DEL NO AL MEGA IMPIANTO A BIOGAS
10/10/2012 MACCARESE, NO AL MEGAIMPIANTO A BIOGAS. IL 12 OTTOBRE ASSEMBLEA DEL COMITATO RIFIUTI ZERO FIUMICINO
02/10/2012 MACCARESE MEGAIMPIANTO BIOGAS, IL COMITATO RIFIUTI ZERO FIUMICINO: "NO ALLA BIOTRUFFA"
25/09/2012 MACCARESE, LO SPETTRO DELLA CENTRALE A BIOGAS PREOCCUPA I CITTADINI
22/09/2012 MACCARESE, IMPIANTO BIOGAS: IL COMITATO RIFIUTI ZERO DI FIUMICINO CHIEDE CHIAREZZA ALL'AMMINISTRAZIONE



COLLEFERRO, APPROVATA GRADUATORIA PER ASSEGNAZIONE DI 28 ALLOGGI POPOLARI

Redazione

Colleferro (RM) – Questa mattina la Giunta comunale ha approvato la graduatoria per l’assegnazione  degli alloggi di edilizia residenziale pubblica che verrà pubblicata lunedì 3 dicembre. Nel corso della seduta si è deciso inoltre di inviare l’elenco alla Guardia di Finanza affinché provveda a verificare, per quanto di sua competenza, i requisiti ai fini dell’assegnazione. “E’ un ulteriore elemento a garanzia dei cittadini che hanno presentato domanda – spiega il Sindaco Mario Cacciotti -. Nel frattempo proseguiranno gli ultimi lavori per il completamento dei 28 alloggi e speriamo di poterli assegnare entro il 31 dicembre. Con queste case si potrà risolvere, almeno in parte, la necessità di tante famiglie di avere la disponibilità di una casa popolare. Certo non si risolve in tutto l’emergenza abitativa ma è sempre un importante passo avanti”.

I 28 alloggi di via Colle Bracchi, il cui cantiere era stato ripreso dall’Amministrazione comunale nel 2008, dopo un lungo iter giudiziario a causa del fallimento della ditta aggiudicataria dei lavori, sono stati quasi completamente in seguito ad un finanziamento regionale di oltre 1 milione di euro, ottenuto proprio per rendere abitabili quelle case. Mancano solo pochi ritocchi e, a breve, potranno essere finalmente consegnate alle famiglie aventi diritto.

tabella PRECEDENTI:

29/10/2012 COLLEFERRO, ATER: MERCOLEDI 31 OTTOBRE LA CONSEGNA DI 3 NUOVI ALLOGGI .