L’arsenico è classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute; una consistente documentazione scientifica lo correla anche ai tumori del fegato e del colon.
Alberto De Marchis
Lazio – Una clamorosa richiesta in materia emergenza arsenico nell’acqua di una decina di Comuni dell’hinterland arriva direttamente dal Codancons, l’associazione consumatori: permettere ai cittadini dei Comuni interessati di sottoporsi ad analisi del sangue periodiche in modo totalmente gratuito, così da verificare eventuali anomalie o alterazioni dei valori.
E non è tutto, perché l’associazione, al contempo, diffida i sindaci dei Comuni di Anguillara Sabazia, Bracciano, Canale Monterano, Anzio, Ardea, Campagnano Di Roma, Castelnuovo Di Porto, sacrofano, Lariano, Velletri Magliano Romano, Mazzano Romano, Nettuno, Santa Marinella, Trevignano Romano, Tolfa ad effettuare le necessarie bonifiche poiché, in caso contrario, i Nas potrebbero disporre la chiusura delle attività commerciali che utilizzano acqua all'arsenico.
Intanto la situazione si fa sempre più critica perché danneggia non solo le famiglie residenti colpite dall’impossibilità di utilizzare un’acqua fuorilegge, cioè con una concentrazione di arsenico superiore ai 10 microgrammi, ma anche quegli esercizi commerciali quali bar, ristoranti, pasticcerie, laboratori e alimentari che utilizzano l'acqua per la propria attività, e che potrebbero essere costretti a chiudere se entro breve l'emergenza non sarà risolta. “Il consumo di acqua potabile contaminata da arsenico o di prodotti alimentari realizzati con tale acqua, costituisce un rischio sanitario enorme – spiegano dal Codancons – di qui la clamorosa richiesta del Codacons avanzata oggi alla Regione Lazio e alle Asl territorialmente competenti di effettuare i prelievi del sangue”.
Nel frattempo a Bracciano si attende che la Asl RmF comunichi l’esito dei nuovi prelievi appena effettuati sugli acquedotti comunali. Il vicesindaco di Bracciano Gianpiero Nardelli, ha predisposto il sistema di distribuzione dell’acqua a norma mediante autobotti presenti dalle 8 alle 9 a Pisciarelli in piazza San Lorenzo, dalle 9.30 alle 11 in piazzale Pasqualetti, dalle 11.30 alle 13 a Bracciano Nuova in via delle Palme in prossimità del Palazzetto Provinciale, dalle 13.30 alle 14.30 a Castel Giuliano in piazza Santa Croce, dalle 15 alle 16 a Vigna di Valle in via Braccianese chilometro 18 e al Sambuco dalle 16.30 alle 17.30. E’ inoltre già stato predisposto l’approvvigionamento alle scuole e l’ospedale Padre Pio.
L'Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde:” Intervenire subito e bene per tutelare il diritto alla salute delle popolazioni esposte da oltre dieci anni a valori fuorilegge per l’arsenico, sostanza tossica e cancerogena, presente nelle acque e negli alimenti.”
Per l’esiguo numero e per la loro dislocazione le cosiddette fontanelle di acqua depurata, sparse un po’ a macchia di leopardo nei comuni della Provincia di Viterbo, sono una risposta tardiva, insufficiente ed indecorosa alle necessità e al diritto delle popolazioni di ricevere acqua salubre per poter ridurre i rischi derivanti da una esposizione cronica, ultradecennale, a valori di arsenico fuorilegge nelle acque ad uso umano.
Il recente studio “Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da Arsenico nelle acque potabili nelle popolazioni residenti nei comuni del Lazio”, realizzato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale della Regione Lazio, ha documentato una situazione molto grave e preoccupante; a pagina 42 si legge infatti: ” In conclusione, l’indagine evidenzia eccessi di incidenza e mortalità nei Comuni con livelli stimati per il periodo 2005-2010 per patologie associabili ad esposizione ad arsenico (tumori del polmone e della vescica, ipertensione, patologie ischemiche, patologie respiratorie, diabete).
Un altro recente studio “ Arsenico urinario speciato quale biomarcatore dell’esposizione alimentare all’arsenico inorganico in popolazioni residenti in aree ricche di arsenico nel Lazio”, effettuato anche su soggetti volontari residenti nei comuni di Acquapendente, Canepina, Capranica, Caprarola, Carbognano, Civita Castellana, Fabrica di Roma, Farnese, Lubriano, Marta, Montalto di Castro, Orte, Ronciglione, Tarquinia, Tessennano,Vetralla e Viterbo, ha concluso che : “…Valori eccedenti i 15 μg/L per iAs ( arsenico inorganico) e metaboliti sono stati trovati nel 41% dei campioni, evidenziando esposizioni alimentari all'arsenico inorganico superiori alla media della popolazione generale…” .
Alla luce anche delle conclusioni di questi studi è evidente che si deve agire urgentemente per dare acque dearsenificate e salubri alle popolazioni nel rispetto del diritto alla salute, come sancito dall’articolo 32 della Carta costituzionale e dalle vigenti disposizioni di legge.
Bisogna pertanto subito realizzare interventi rapidi e risolutivi per la completa dearsenificazione delle acque ad uso potabile, avviare una informazione corretta e diffusa rivolta a tutti i cittadini delle aree interessate e in particolare per quelli residenti nei Comuni dell’Alto Lazio interessati da questa problematica, e nelle scuole, negli ambulatori medici, nelle strutture militari e carcerarie.
E’ inoltre necessario che nella fase di realizzazione degli impianti e/o di nuove captazioni da falde di superficie – fase che appare ancora molto lontana e problematica nella maggior parte dei casi – si utilizzino immediatamente forme alternative di approvvigionamento idrico, anche mediante autobotti, per tutta la popolazione e in particolare per i malati, le donne in gravidanza, i neonati e i bambini ( per i noti effetti dell’arsenico anche sullo sviluppo cerebrale con incremento di disturbi neurocomportamentali e neoplasie).
Ricordiamo infatti che l’arsenico è classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute; una consistente documentazione scientifica lo correla anche ai tumori del fegato e del colon.
E sempre l’assunzione cronica di questo elemento tossico e cancerogeno, è indicata anche quale responsabile di patologie cardiovascolari; neurologiche; diabete di tipo 2; lesioni cutanee; disturbi respiratori; disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.
E’ per queste fondate e incontrovertibili ragioni che il Decreto Legislativo 31/2001, in recepimento della Direttiva europea 98/83 ne fissava già nel 2001 il limite massimo in 10 microgrammi/litro, per le acque destinate ad uso potabile e per il loro utilizzo nelle preparazioni alimentari ed è sempre per queste stesse ragioni che l’Organizzazione mondiale della sanità( Oms) raccomanda valori di arsenico il più possibile prossimi allo zero.
Il Decreto Legislativo 31/2001 colpevolmente non è stato rispettato , attraverso il ricorso all’Istituto della deroga, così negli ultimi dieci anni le popolazioni del Lazio coinvolte da questa problematica ambientale e sanitaria, sono state molto spesso se non quasi del tutto lasciate all’oscuro circa i gravissimi rischi correlati all’assunzione di acqua ed alimenti contaminati da arsenico ed esposte a valori di arsenico fuorilegge, che hanno raggiunto anche i 50 microgrammi/litro, ovvero cinque volte il limite di legge previsto, per questa sostanza tossica e cancerogena per la quale non esiste alcuna soglia accettabile di sicurezza per esposizioni croniche.
Per quanto sopra esposto l’ Associazione italiana medici per l'ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment) di Viterbo fa nuovamente appello perché i rappresentanti delle istituzioni abbandonino atteggiamenti superficialmente rassicuranti ed ammettano la gravità della situazione, solo così si potranno riconoscere i danni già subiti dalle popolazioni esposte, e in particolare da quelle dell’Alto Lazio, ed intervenire con la messa in funzione di tecnologie di dearsenificazione che siano garantite almeno per 20 anni relativamente alla loro efficacia di abbattimento dell’arsenico e alla loro corretta gestione.