SEZZE, OPERAZIONE ANTIDROGA DEI CARABINIERI: ARRESTATO UN 32ENNE DEL LUOGO PER DETENZIONE AI FINI DI SPACCIO DI SOSTANZE STUPEFACENTI

Redazione

Sezze (LT) – Oggi, 17 luglio 2013, nell’ambito del più ampio dispositivo voluto intensificare in tutta la Provincia dal Comandante Provinciale dei Carabinieri Col. Giovanni De Chiara, con l’avvio della nuova stagione estiva, segnatamente finalizzato a contrastare il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, nel corso di uno specifico servizio antidroga, hanno tratto in arresto per il reato di “detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti” S. P., 32enne originario del capoluogo pontino, di fatto domiciliato a Sezze, carrozziere, incensurato.

S.P., nelle prime ore della nottata, a bordo della propria autovettura era stato notato, da una pattuglia del Nucleo Investigativo, mentre si aggirava, con fare sospetto, nei pressi di alcune zone notoriamente frequentate da tossicodipendenti. Per questo motivo l’uomo veniva pedinato sino alla propria sede lavorativa, un'officina di autoriparazioni del luogo, all’interno della quale, a seguito di perquisizione locale venivano rinvenuti, parte nel locale adibito per la preparazione delle vernici e parte all’interno di una saldatrice a filo, gr. 97 di sostanza stupefacente del tipo hascisc, gr.141 di sostanza stupefacente del tipo marjiuana, gr.3 di sostanza stupefacente del tipo cocaina, gr.19 di sostanza da taglio oltre a materiale vario atto al confezionamento delle dosi e la somma contante di euro 1.350,00, ritenuta provento dell’illecita attività di spaccio, il tutto sottoposto a sequestro.

L’arrestato è stato trattenuto nelle camere di sicurezza, in attesa della celebrazione del giudizio direttissimo fissato dall’A.G.




RIETI, COTRAL. TUTTI A PIEDI… E L’ENNESIMO DISSERVIZIO

Redazione

Rieti – Ieri 16 luglio 2013 l’ennesima avaria di un mezzo Cotral, vettura 5412 corsa delle 19.40 da Roma ha lasciato lungo la Salaria non solo i pendolari, ormai tragicamente e quotidianamente avvezzi a questa vergogna, ma anche alcuni atleti  e semplici turisti sportivi, che parteciperanno o assisteranno agli Europei Juniores di Atletica ospitati quest’anno da Rieti.

“Una figuraccia che sicuramente risuonerà tramite i profili facebook e twitter degli stessi in tutta Europa e servirà ulteriormente a screditare la nostra già disastrata e mediocre cittadina, verso quel turismo che si vuole rilanciare a partire dai 20 milioni di euro stanziati per il Terminillo. – Commentano dal Comitato dei Pendolari Reatini –  Eravamo pronti, fino a ieri, a rivolgere all’assessore Cecilia un caloroso  “Grazie Assessore!!!!!  – Dichiarano dal Comitato – Grazie a nome dell’intero Comitato Pendolari Reatini!!”.

Ci sembrava un ringraziamento dovuto e sincero dopo le affermazioni rilasciate nella giornata dell’inaugurazione del nuovo capolinea del Cotral di Roma Tiburtina, presso l’autostazione TIBUS. Un riconoscimento all’Assessore Cecilia che finalmente, dopo i roboanti annunci legati alla realizzazione del nuovo mega-deposito Cotral  e in ultimo allo spostamento del capolinea romano nell’attrezzata  area della Tibus,  con una notevole dose di buon senso  metteva in evidenza la cruda realtà dei fatti  confermando ed affermando cioè che, nonostante quanto finora annunciato da Cotral  e i propri rappresentanti sindacali in stretta collaborazione con il Comune di Rieti, “……Rimangono comunque irrisolte ulteriori problematiche che il Comune continuerà a segnalare ai vertici di Cotral, a partire dal potenziamento delle corse e al miglioramento della qualità dei mezzi adibiti al trasporto pubblico. Nell’auspicio che si possa uscire da questa fase di vera e propria emergenza che riguarda migliaia di pendolari che ogni giorno utilizzano il servizio pubblico per raggiungere i luoghi di lavoro….”  così come riportato nell’intervista rilasciata alla carta stampata lo stesso giorno dell’inaugurazione del nuovo capolinea di Roma Tiburtina. Mai come ora, visto anche come il reiterato susseguirsi di vicende legate al trasporto su gomma da e verso Rieti e la sua provincia  abbia raggiunto livelli grotteschi , si rende necessario spostare l’attenzione dell’amministrazione comunale,  di Cotral e  dell’intero apparato politico ed istituzionale della città di Rieti, non verso il contenitore esterno, ma verso il contenuto del non-servizio Cotral. – La nota del Comitato prosegue – Ci dicono che esageriamo, ci dicono che siamo così potenti da scatenare le ire delle forze di Pubblica Sicurezza che ora si accaniscono su verso i mezzi e verso gli autisti Cotral , che possiamo bloccare con due parole scritte dei lavori pubblici da milioni di euro cantieri da milioni di euro che attivano un indotto vitale per l’economia di Rieti e per la città intera.

Se siamo così potenti, perché ancora abbiamo a disposizione un servizio vergognoso, basato ormai sulla buona volontà di parte – e sottolineiamo parte – del personale Cotral e sulla nostra pazienza e sull’infinita pazienza di noi utenti? Probabilmente il pendolare reatino e sabino avrebbe bisogno di molteplici capolinea con servizi igienici, pensiline per ripararsi dalla pioggia e dal freddo e punti di ristoro dislocati lungo l’intero percorso che giornalmente deve affrontare, visto che assai frequentemente si trova costretto, suo malgrado, a sostare in ogni dove causa le frequenti avarie dei mezzi utilizzati. Ma seppur con una certa ironia, desideriamo guardare avanti, oltre i proclami e le polemiche. Siamo fiduciosi che finalmente sia giunto il momento del confronto con il Comune di Rieti e la stessa azienda  Cotral , per capire, analizzare, affrontare e risolvere questa disastrosa ed imbarazzante situazione del trasporto pubblico regionale su gomma.

Da tempo la Regione Lazio si è fatta carico di ascoltare la nostra voce attivandosi da subito per i primi interventi  tampone e relazionandosi con la Prefettura di Rieti. L’immobilismo invece di alcuni soggetti istituzionali ci ha lasciato perplessi e ed esterefatti fino ad oggi.Riteniamo di poter ancora avviare quel dialogo da sempre invocato, ma continuamente disatteso, chiedendo con questo nostro comunicato, l’immediata convocazione di un tavolo tecnico permanente, tra Comune di Rieti , Cotral  ed il nostro Comitato Pendolari Reatini. La nota conclude – Naturalmente l’invito è esteso anche agli altri comitati di rappresentanza pendolari a per una fattiva collaborazione e partecipazione”.




LAZIO, COMBUSTIBILE SOLIDO SECONDARIO (CSS) NEI CEMENTIFICI E NELLE CENTRALI TERMOELETTRICHE? DAL TERRITORIO IDEE E PROPOSTE PER IL LAZIO

Luca Pagni 

Bassano Romano (VT) – “Oggi in consiglio ripresenteremo una mozione per scongiurare la possibilità di bruciare Combustibile Solido Secondario (CSS) nei cementifici e nelle centrali termoelettriche situate nel territorio regionale. Il CSS non è altro che un’etichetta attribuita per decreto al Combustibile Derivato da Rifiuto per non far passare il messaggio che la soluzione del Ministro Clini all’emergenza fosse bruciare i rifiuti urbani rilasciando nell’aria sostanze tossiche ed inquinanti. Come voterà il PD?” Lo ha annunciato il coordinatore regionale del M5S Davide Barillari, di Ostia, sul suo diario Facebook.

Domani, giovedì 18 luglio, alle ore 18 presso i locali della Domus – La Quercia, si terrà invece l’incontro “Il Bluff della Giunta Zingaretti – Dal territorio idee e proposte per il Lazio” organizzato dai consiglieri regionali del Pdl. Dopo le tappe di Rieti e Frosinone il tour dei consiglieri Pdl arriva a Viterbo. A pochi mesi dall’insediamento della giunta regionale Lazio, si palesano le prime incongruenze con i finti “buoni propositi” e le promesse da campagna elettorale della giunta Zingaretti.

Possibile che si possano usare rifiuti e ceneri delle centrali a carbone nei cementifici, come potrebbe avvenire anche a Bassano Romano (VT) dove un noto cementificio locale ha presentato un progetto per riciclare rifiuti “non pericolosi”, provenienti dalle centrali Torre Valdaliga Nord e Sud di Civitavecchia, in conglomerati cementizi e nei sacchetti di cemento? 

L’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio ha messo in evidenza nel Comprensorio di Civitavecchia un Aumento della Mortalità per CANCRO AL POLMONE, alla PLEURA ed un aumento dei casi di ASMA INFANTILE e di INSUFFICIENZA RENALE CRONICA (Epidemiologia & Prevenzione Anno 30 (4-5) Luglio – Ottobre 2006).

La stessa Agenzia nel 2010 ha rilevato, tra gli uomini, una maggiore frequenza di persone ospedalizzate per malattie polmonari croniche. Per le cause tumorali, gli uomini presentano un eccesso di mortalità per i tumori totali, ed in particolare per il tumore polmonare, della pleura e del tessuto linfoematopoeitico. Tra le donne si osserva un eccesso di persone ricoverate per tumore alla mammella. La patologia tumorale purtroppo è in aumento, soprattutto in età pediatrica ed in aree industrializzate. Si rende quindi indispensabile ed urgente che sia istituito un  importante strumento di monitoraggio quale il registro dei tumori.

Sulla nocività dei veri inquinanti della combustione del carbone. Centinaia di ricerche medico-scientifiche ci spiegano effetti nocivi a lungo raggio (decine e centinaia di Km ) e a lungo termine (30-40 anni) degli inquinanti emessi dalle centrali a carbone: “inquinanti emessi dalle centrali a carbone: 67 sostanze inquinanti, 24 delle quali cancerogene, prove di correlazione con l’azione di queste e asma, infarti, ictus, malattie broncopolmonari, disturbi genetici, endocrini e, ovviamente, vari tipi di neoplasie.  

Particolare rilevanza assumono le nano polveri e quelle micro polveri emesse (PM< 2.5 micron) che causano secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente 348000 morti premature (ossia evitabili) ogni anno nella sola zona europea e che, insieme alle polveri secondarie che si formano nell’atmosfera per la ricombinazione di quelle direttamente emesse e misurate “ a camino”, sono assolutamente non trattenibili, neppure dai più moderni filtri disponibili e utilizzando le BAT (migliori tecnologie disponibili di combustione e abbattimento).”

Nonostante tutto Il Ministro dell’Ambiente e della tutela del Mare iL 5 Aprile 2013 ha firmato il decreto per il rilascio dell’Aia per TVN a carbone. A fronte dei maggiori guadagni che saranno possibili grazie a quanto consentito nella conferenza dei servizi, ovvero 1.500 ore di funzionamento e 900.000 t/anno di carbone da bruciare in più, alla possibilità di utilizzare un carbone qualitativamente peggiore, avendo esso una percentuale di zolfo <1%, e quindi meno caro (circa 20 euro a ton, di differenza che per 4.500.000  fanno circa 90 milioni di euro), ed evitando gli accorgimenti per rientrare nei limiti emissivi previsti dalla normativa vigente per il monossido di carbonio (CO), ci saranno le maggiori ricadute inquinanti della centrale.

“La stagione venatoria si aprirà il prossimo 15 settembre e si concluderà il 30 gennaio 2014. A stabilirlo è il nuovo calendario venatorio 2013/2014 approvato dalla Regione Lazio

Con quali ripercussioni di INQUINAMENTO atmosferico, acustico, delle falde acquifere, ambientale, a ridosso di aree protette da vincoli ed usi civici dell'Università Agraria, e sopra la linea ferroviaria Roma-Cesano-Viterbo ?

Che ne sarà delle produzioni agricole pregiate di olii e patate DOP, oltre che delle ippovie e dei progetti GAL per la massima tutela e valorizzazione del territorio ?

Che ne sarà della faggete di Bassano Romano e di Oriolo ?

Il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, venuto a Vetralla (VT), ha proposto una normativa  nazionale che generalizzi il concetto di Valutazione del Danno Sanitario, una richiesta di partecipazione delle grandi industrie italiane a giocare la partita del cambiamento per praticare un nuovo rapporto con il territorio e una richiesta al Senato di ripristino della figura del Garante dell'Autorizzazione Integrata Ambientale per l'Ilva di Taranto.

Intanto sia a Taranto che a Civitavecchia è aumentato il tasso di mortalità per tumore polmonare e per infezioni acute alle vie respiratorie.

L’imprenditore agricolo bassanese Carlo Leoni ha lasciato un DOSSIER a Nichi Vendola sulla situazione di Bassano Romano e sarà presto ricevuto al Parlamento Europeo, per presentare un'interrogazione sull'uso dei CSS nei cementifici, e sull'adeguamento alle normative europei dei decreti italiani firmati da Ronchi e Clini.

Carlo Leoni ha evidenziato come il Sindaco sia la massima autorità sanitaria locale e che lo stesso si dovrebbe attenere a quanto sancito dagli artt. 20 e 21 dello Statuto del Comune di Bassano Romano, scaricabile in formato .PDF dalla home page del sito istituzionale.

ART. 20 – Rifiuto delle sperimentazioni biogenetiche in agricoltura

1. Il Comune si oppone alla coltivazione ed alla sperimentazione sul proprio territorio di nuove varietà di vegetali o allevamenti di animali creati in laboratorio con manipolazione genetica, a fini di profitto economico.

2. Si impegna a sostenere l’incremento e la diffusione di produzioni alimentari biologiche ed a sostenere un modello di agricoltura fondata sul massimo rispetto dell’ambiente e sulla valorizzazione delle produzioni locali pregiate e tradizionali.

3. Si definisce “Comune antitransgenico” aderendo alle iniziative nazionali e internazionali al riguardo.

ART. 21 – Difesa dell’ambiente e dell’acqua “bene comune”

1. Il Comune riconosce e valorizza l'ambiente, il territorio e il paesaggio come beni e risorse universali da salvaguardare sia nelle loro componenti naturalistiche che storiche e culturali.

2. Per questo assume la difesa ambientale come dato strutturale e centrale di qualsiasi programma organico di sviluppo economico, urbanistico, sociale e civile

3. A tal fine, nell’ambito delle competenze attribuitegli dalla Legge, assume e sostiene interventi e progetti di recupero ambientale, naturale, di riqualificazione dell’estetica cittadina; adotta tutte le misure per contrastare e ridurre l’inquinamento atmosferico, elettromagnetico, acustico e delle acque.

4. Allo stesso tempo si adopera per far sì che la coscienza e la consapevolezza della centralità ambientale si diffonda sempre di più nella cittadinanza, trasformandosi in responsabilità collettiva.

5. Considera le risorse idriche un bene comune universale e un diritto inalienabile da difendere e tutelare.

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FROSINONE, TUTTI PAZZI PER "MUSICOMIX"

Redazione

Frosinone – Prosegue la stagione teatrale estiva. Dopo il debutto di mercoledì scorso, 10 luglio, con lo spettacolo “Recital irrequieto” di Alessandro Benvenuti, che ha riscosso un grande successo con la presenza di oltre 800 spettatori, torna domani, mercoledì 17 luglio 2013, alle ore 21.30, in piazza Valchera, la rassegna teatrale con “Teatro tra le porte” con l’esibizione di Dosto & Yevski e Donna Olimpia in “Musicomix”.

Musicomix è adatto a spettatori di tutte le età e si svolge fra incidenti, gag e burle, basate esclusivamente su suoni e gesti, senza mai usare la parola!

In questo spettacolo gli attori si trovano a dover fare un concerto per una diretta di una rete radiofonica la cui annunciatrice li costringe a improvvisare numeri assurdi.

Ad esempio i due si troveranno nel mondo dei cartoni animati, con una performance in cui passeranno acrobaticamente anche all’uso di vari altri strumenti (sax, violino, violoncello ecc.), vi è poi un’ironica ouverture sui “Motivi della Vita” (telefonini, sirene ed altri suoni molesti che accompagnano le nostre giornate), una strampalata incursione nel mondo dell’operetta, per culminare nel Giro musicale del mondo in 80/4, che farà viaggiare il pubblico attraverso le musiche di tutto il mondo.

Insieme a Dosto & Yevski l’immancabile Donna Olimpia, che in questo spettacolo è una comicissima donna delle pulizie con velleità canore, che di volta in volta entra in scena con costumi pazzeschi, realizzati da Karuso con materiali tipo spazzoloni, stracci per la polvere, sacchi della spazzatura e molto altro.

La stagione teatrale poi proseguirà tutti i mercoledì dei mesi di luglio e agosto. Da ricordare infine che in caso di pioggia gli spettacoli teatrali si terranno nell’auditorium “Colapietro” in zona campo Coni.

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RIETI, CHIUSURA CARING SERVICES TELECOM: L’INCONTRO TRA RIETI E TERNI

Redazione
 
Rieti – Ieri mattina presso il Comune di Rieti si è svolto un incontro tra le rappresentanze istituzionali e sindacali del Comune di Rieti e di Terni finalizzato alla ricerca di una strategia unitaria in relazione alle problematiche relative alla chiusura dei Caring Service (187) di Telecom Italia.
 
Presenti l’Assessore alle Attività produttive e vicesindaco del Comune di Rieti, Emanuela Pariboni, l’Assessore alle attività produttive del Comune di Terni Sandro Piermatti – promotori del tavolo – l’Assessore alle attività produttive della Provincia di Terni Domenico Rosati, il consigliere regionale Daniele Mitolo e le rappresentanze sindacali regionali, provinciali generali e di categoria di CGIL, CISL, UIL, UGL e le RSU.
 
Come noto, sulla base di un accordo tra la Telecom e i sindacati nazionali di categoria siglato il 27 marzo 2013, è stato deciso che i presidi di caring services (in cui sono confluite le attività di customer operations) che abbiano un numero di dipendenti inferiore a 46 verranno chiusi progressivamente nell’anno 2014.
Rieti (25) e Terni (40 addetti) sono tra i presidi colpiti dall’accordo e pertanto rientrano nel piano di chiusura. Per i lavoratori ci sarebbero, come alternative, il trasferimento a Roma o il telelavoro. Prospettive che, ovviamente, i lavoratori sia ternani che reatini non accettano. E’ evidente, come più volte ricordato, che la chiusura del caring services rappresenta per i due capoluoghi, un ulteriore impoverimento in termini occupazionali, economici e sociali.
 
Le istituzioni locali, d’intesa con i sindacati, hanno manifestato la volontà di porre in essere una strategia unitaria finalizzata a trovare una soluzione unitaria che possa, che possa alleviare i disagi arrecati ai lavoratori coinvolti, nella consapevolezza della impossibilità di una riapertura dei termini dell’accordo, ciò in considerazione della manifestata volontà da parte dei lavoratori reatini, lavoratori reatini – come estremo rimedio – di preferire la sede di Terni a quella di Roma, sede tra l’altro che in quanto adibita a centrale telefonica, rimarrà comunque in affitto fino al 2022.
 
Dall’incontro è scaturita la disponibilità da parte delle istituzioni di richiedere congiuntamente, in un clima di assoluta collaborazione e sintonia di intenti, un incontro ai vertici di Telecom, al fine di verificare la possibilità di andare incontro alle esigenze poste dai lavoratori e dai territori.



LAZIO,SANITA’: FINO A 8 MESI PER UN ECOCOLORDOPPLER

L’aspetto più curioso dell’indagine di Assotutela è che nel regime di intramoenia, invece, nello stesso ospedale e con lo stesso medico, la prestazione arriva ad essere erogata nel giro di 48 ore.

 

Redazione

Roma – "Per un ecocolordoppler cardiaco presso l'Asl Roma B prima data utile a novembre 2013, Asl Roma A e Asl Roma H ottobre 2013, all'Asl Roma E settembre 2013 e addirittura febbraio 2014 per la Asl Roma F. Crediamo che prima di sbandierare vittorie inesistenti, il Presidente della Regione Nicola Zingaretti dovrebbe fare un giro per i nosocomi laziali e, come accade per i comuni cittadini, provare a richiedere quelle prestazioni sanitarie di base che è proprio la nostra Costituzione a tutelare”, così dichiara in una nota Fabrizio Santori, capogruppo de La Destra alla Regione Lazio, a commento dell’esposto presentato alla Procura della Repubblica da Assotutela sul mancato potenziamento del ReCUP.

“Come accertato da Assotutela dopo accurate indagini, infatti, i tempi d’attesa per alcune prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale variano da Asl ad Asl e tutte non risultano in linea con quanto disposto dal decreto 124 del 1998, nonché dall’art. 32 della Costituzione. L’aspetto più curioso dell’indagine di Assotutela è che nel regime di intramoenia, invece, nello stesso ospedale e con lo stesso medico, la prestazione arriva ad essere erogata nel giro di 48 ore. Crediamo che siano questi i punti critici su cui agire concretamente, lasciando perdere la propaganda su una sanità che nel Lazio fa acqua da tutte le parti. Al di là di quanto può continuare ad immaginare il Presidente Zingaretti”, conclude Santori.

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CERVETERI, ECCO COSA SUCCEDE QUANDO SI TAGLIA SUL SOCIALE

Angelo Parca

Cerveteri (RM) – "Non ho un sostentamento, sono costretta sulla sedia a rotelle e adesso mi è stata tolto anche il contributo del Comune, noi disabili siamo abbandonati". 

Caterina Conti, persona con disabilità su sedia a rotelle, vive sola a Campo di Mare (Cerveteri). Non riesce a sostenere i costi di una necessaria assistenza  h24.

Il Comune per la cronica carenza di fondi per il sociale, ha tolto i già esigui 250 euro per l'assistenza domiciliare in forma indiretta (soldi direttamente al disabile il quale sceglie ed assume direttamente l'assistente domiciliare e non attraverso le cooperative). 

Cosi' Caterina ha dovuto rinunciare anche al telefono fisso ed internet, per esempio, e per una persona che vive da sola e sulla sedia a rotelle, le giornate sono lunghissime senza quello sguardo sul mondo che offre il computer. Può permettersi una assistente per 2 ore la mattina (per alzarsi dal letto, per vestirsi e per preparare un frugale pranzo) e due ore la sera (per mettersi a letto e rimanere da sola, in attesa di rivedere l'assistente il giorno successivo).

A lanciare e rinnovare il grido d'aiuto dei disabili e' Roberta Sibaud, vicepresidente dell’associazione Donne per la Sicurezza onlus: "Alziamo il livello di attenzione sul più importante servizio alla persona disabile, l'assistenza domiciliare, che è oggettivamente al di sotto del fabbisogno reale degli utenti. Lo stato dei servizi di accreditamento e di assistenza domiciliare – continua Sibaud – nonostante alcuni miglioramenti apportati negli ultimi anni, si trova in una condizione di ricorrente precarietà e inadeguatezza rispetto ai bisogni reali degli utenti: insufficienza del numero delle prestazioni domiciliari, lunghe ed estenuanti liste di attesa, carenza di centri diurni e case famiglia. Per non parlare della Delibera n.355 riguardante "l'epocale" Riforma del Sistema di Accreditamento e della Assistenza Domiciliare disposta dall'ex assessore ai Servizi Sociali del Comune di Roma Sveva Belviso, una riforma che sta creando molti problemi alla cittadinanza disabile. Inoltre, non rifinanziando il Fondo nazionale per la non autosufficienza (come se fosse un compito discrezionale e non un obbligo del Governo come sancito dalla Legge Quadro 104/1992) questa deresponsabilizzazione ha delegato alle Regioni, alle Province autonome e ai Comuni l'onere di reperire le risorse economiche necessarie per l'erogazione dei servizi assistenziali ai disabili non autosufficienti che ora si ritrovano a subire un grave danno alle condizioni di vita del disabile stesso e della famiglia (quando c'è!) Molti hanno genitori anziani non in grado di assisterli o vivono soli, o si trovano in precarie condizioni economiche. Stiamo purtroppo regredendo alla triste situazione dei primi anni 70 in cui l'onere della cura ricadeva completamente sul nucleo familiare, sia dal punto di vista assistenziale che economico.




ROMA, OMICIDIO DI VINCENZO FEMIA. ARRESTATO IL KILLER DALLA SQUADRA MOBILE

Redazione

Roma – La Squadra Mobile di Roma ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare di uno dei componenti del commando mafioso che la sera del 24 gennaio scorso, in via della Castelluccia di San Paolo, ha assassinato FEMIA Vincenzo.

Si tratta di CRETAROLA Gianni, nato a Sanremo (IM) il 15.06.1982, domiciliato a Roma in viale Palmiro Togliatti 482, di origini calabrese da parte di nonno materno, legato fortemente alla terra d’origine, nonostante la sua famiglia si sia trasferita in Liguria da molto tempo.

Il curriculum criminale di CRETAROLA Gianni si può riassumere in due singole azioni criminose: all’età di 19 anni è stato arrestato per aver assassinato, con un coltello a serramanico, un coetaneo per futili motivi (condanna passata in giudicato); nel 2006, all’interno della casa Circondariale di Alessandria, ha aggredito un detenuto straniero insieme ad altri due detenuti. 

È proprio questa circostanza che con ogni probabilità fa fare il salto di qualità al giovane CRETAROLA che proprio all’interno della struttura carceraria, come spesso avviene, conosce le persone “giuste” che lo introducono, o più realisticamente, lo arruolano nella ‘ndrangheta. 

Si è accertato infatti che CRETAROLA Gianni, all’interno del carcere di Alessandria, divide la cella con due personaggi di primissimo piano della ‘ndrangheta: l’uno affiliato alla potente cosca degli ALVARO-VIOLI-MACRI’ di Sinopoli che negli anni ’90 è stato l’ago della bilancia della cosiddetta guerra di mafia combattuta sul territorio reggino e che ha mietuto diverse centinaia di morti ammazzati, decretando, per il tramite di ALVARO Domenico cl. 1924, alias MICU U’SCAGGHIUNI, la pax mafiosa che ha messo fine alla faida; l’altro, ritenuto il vertice del Locale di Ndrangheta di Rivoli (TO), rappresentando quindi uno dei massimi esponenti dell’infiltrazione ndranghetista nel nord Italia e in particolare in Piemonte. 

Nel 2010 CRETAROLA Gianni vene scarcerato e sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale, trasferendo il proprio domicilio all’interno di un prefabbricato posto in un piazzale gestito da una cooperativa che si occupa di smaltimento di rifiuti.

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma hanno consentito di far emergere elementi indiziari tali da poter ragionevolmente ipotizzare che l’omicidio FEMIA, commesso da Gianni CRETAROLA con il concorso di altre persone, sia stato commissionato da organizzazioni criminali che avevano interesse ad aprire un Locale di “ndrangheta su Roma. 

In altre parole l’omicidio di FEMIA Vincenzo è stato “commissionato” in quanto, quale referente della potente cosca San Luchese NIRTA, alias Scalzone, sul territorio della provincia di Roma, non avrebbe dato l’assenso all’apertura del Locale di ‘ndrangheta nella Capitale. Questo rifiuto, unito ad altre motivazioni su cui sono ancora in corso indagini, avrebbe sancito la morte del FEMIA.




LATINA, INDAGINI “LAMPO” DELL’ARMA: ARRESTATO UN RAPINATORE

Redazione

Latina – Il 16 luglio 2013, alle ore 15:00 circa, in Latina, militari del locale Nucleo Operativo e Radiomobile, a conclusione di serrate attività investigative alle quali collaboravano anche i Carabinieri del Comando Stazione di Borgo Sabotino, in seguito alla rapina consumata nella serata dello scorso 13 luglio, ai danni di due cittadini indiani, procedevano al fermo di p.g. nei confronti del responsabile del delitto, O. S. B. S., 28 enne Tunisino, gravato da pregiudizi di polizia.

Quest’ultimo, facendo uso di una pistola, si era impossessato della somma di 400 euro, sottraendola con violenza alle vittime che avevano successivamente  presentato denuncia al Comando Arma di Borgo Sabotino.      

Le ricerche condotte dai Carabinieri, dopo avere identificato il rapinatore, consentivano di rintracciarlo lungo la strada Acciarella (LT), a bordo della propria autovettura con la quale tentava di darsi alla fuga alla vista dei militari, che riuscivano comunque a bloccarlo dopo un breve inseguimento. La contestuale perquisizione eseguita all’interno dell’auto permetteva di rinvenire,  celata sotto un tappetino, una pistola semiautomatica a salve, priva di tappo rosso, con colpo in canna, modello 92 automatica, ( del tutto simile a quella originale) verosimilmente utilizzata per la rapina, nonché un  involucro contenente cocaina del peso complessivo di un grammo, il tutto posto in sequestro. 

L’arrestato è stato trasferito presso la Casa Circondariale di Latina.




LAZIO, REGIONE. CONSORZIO GAIA SPA COME ALITALIA: RICOMPRATO CON I NOSTRI SOLDI

Il cuore di questa vicenda non era il destino ed il futuro dei lavoratori – come hanno cercato strumentalmente di far credere – bensì tutti gli altri aspetti della vicenda, le cui dimensioni, note e meno note, sono niente affatto secondarie e in parte si possono ricostruire.


Ina Camilli – Comitato residenti Colleferro

Colleferro (RM) – Il primo tempo della partita del Consorzio Gaia spa si è giocato il 10 luglio, con la firma dell'Accordo di acquisizione da parte di Lazio Ambiente Spa, la Newco controllata al 100% dalla Regione, con un impegno di circa 14 milioni di euro. La cessione ha permesso di “non svendere il Gaia», ma l’operazione non è a costo zero.

Con la crisi economica che ha infestato le nostre economie l’impatto di questa operazione sul debito pubblico non può essere sottovalutato. Il Paese non è a rischio insolvenza, ma non è nelle condizioni di produrre abbastanza ricchezza per pagare crescenti interessi passivi sul capitale reperito e sui debiti contratti.

Nel momento in cui è assolutamente necessario mantenere sotto controllo la dinamica dei conti pubblici, contenere le spese, migliorare il ciclo passivo di gestione delle perdite, l’acquisizione del Consorzio si traduce in un peggioramento dell’indebitamento, anzi costringe il Governo a reperire le coperture necessarie per salvare 5 rami di azienda del Gruppo (esclusa EP Sistemi) e tutto ciò che di buono e di cattivo ruota intorno ad esso.

Tutti soddisfatti dell'Accordo che ha salvaguardato i posti di lavoro per i prossimi due anni ed ha confermato l’attuale dirigenza del Consorzio, alla quale sono da riferire, in concorso con altri soggetti, il disastro ed il fallimento economico del Gruppo, maturato al suo interno. 

Il cuore di questa vicenda non era il destino ed il futuro dei lavoratori – come hanno cercato strumentalmente di far credere – bensì tutti gli altri aspetti della vicenda, le cui dimensioni, note e meno note, sono niente affatto secondarie e in parte si possono ricostruire.

Al Gruppo Gaia era stato affidato l’incarico di gestire il servizio pubblico locale di raccolta e, smaltimento e incenerimento dei rifiuti; agli amministratori spettava, in autonomia e responsabilità, operare nell’interesse della pubblica amministrazione che, a sua volta, doveva controllare l'operatività delle società, le condizioni di svolgimento del servizio pubblico, il rispetto delle regole di imparzialità, l’osservanza degli obblighi di servizio pubblico, il grado di soddisfazione dell’utenza, le procedure di spesa, ecc.

I rapporti tra i due parteners dovevano essere  improntati alla  “trasparenza”, secondo il modello teorico dell'Ente pubblico locale che regola e la società che eroga il servizio, con un monitoraggio continuo della dirigenza del Gruppo da parte dell’Ente ed una verifica costante  delle informazioni, degli atti, dei risultati contabili, ecc.

Il rapporto fra Pubblico e Privato, caratterizzato dalla distinzione tra indirizzo politico e gestione privata di un servizio pubblico locale si doveva risolvere con il controllo pubblico sull’attività e sul corretto funzionamento delle società private.

I loro rapporti sono regolati da contratti di servizio e/o da convenzioni, che prevedono i livelli di prestazioni da garantire, gli strumenti per verificare gli obblighi assunti, l’economicità della gestione e la qualità dei servizi. Questi contratti sono a garanzia della trasparenza e del risultato di gestione.

Nei fatti, questo tipo di società ha il suo punto critico proprio nella trasparenza degli assetti proprietari e gestionali, che devono essere garantiti e controllati al massimo livello.

In questi 20 anni la finalità di servizio pubblico affidata al Consorzio Gaia è diventata secondaria, travolto dai  problemi di gestione, di trasparenza e di legalità, che hanno coinvolto a largo spettro pezzi interi di apparati, funzionali ed organici al sistema integrato dei servizi territoriali di talune società partecipate a capitale pubblico.

La storia del Gruppo Gaia spa inizia nel 1990, quando viene progettata la discarica provvisoria di colle Fagiolara, a Colleferro; il sito di tal quale, con i relativi impianti ed attrezzature, di proprietà del Comune, entra in funzione nel 1992.

Nel 1997 nove Comuni laziali, compreso Colleferro, costituiscono una società pubblica, il Consorzio Gaia, per la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti e per creare occupazione.

Nel 2000 il Comune di Colleferro, in quanto proprietario del sito, ed il 

Consorzio Gaia costituiscono la società Agen S.E.L srl, cui affidano, per 10 anni, la gestione della discarica.

Nel 2004 il Consorzio diventa società per azioni, conserva la natura di società pubblica e diventa Consorzio GAIA SpA, con sede in Colleferro, capitale sociale di 6.497.822,00 euro, e svolge servizi per 48 Comuni della Provincia di Roma e Frosinone.

Gli enti locali continuano a detenere una partecipazione sul capitale azionario del Gruppo e quindi persiste il controllo della Corte dei conti.

Con la sua trasformazione in spa, le valutazioni di stima dei valori patrimoniali del Consorzio saranno considerate – in sede contabile – come preordinate ad occultare lo stato di insolvenza del Gruppo, contribuendo ad aggravare i danni erariali. 

Nel 2007 il Gruppo Gaia è ammesso all'amministrazione straordinaria, ai sensi della legge Marzano.

Secondo le stime del Ministero dello Sviluppo Economico, poi accertate giudizialmente, le passività del Gruppo e lo stato di insolvenza ammontano a 333 milioni di euro, ma le passività sono assai più elevate.

E’ la stessa Corte dei conti che, nel 2007 formula un richiamo all’Amministrazione di Colleferro (all’epoca dei fatti proprietaria del 13% delle quote del Consorzio), invitandola a controllare i conti delle sue aziende partecipate, tra cui il Consorzio, che già nel 2005 aveva uno stato debitorio di circa 92 milioni di euro. Di fatto i provvedimenti necessari a risanare il deficit di finanza pubblica non furono adottati.

Nel 2009 esce dal gruppo la FiuggiTerme, che viene acquistata da imprenditori privati a seguito di gara pubblica. 

Nel 2009 la Regione Lazio proroga il contratto di gestione ed autorizza il riordino della discarica di tal quale, con un incremento della sua capacità fino a 1.718.000 mc ed una quantità di rifiuti smaltibili di 1.500.000 tonnellate circa. Agen.S.E.L. viene autorizzata a realizzare un bacino – denominato “Fase 3”-  il cui invaso ha una capacità di 95.000 m.c. fino ad un massimo di 120.000 mc. 

Nel 2010 viene presentato il progetto per un impianto di  trattamento meccanico biologico (TMB), attualmente in autorizzazione VIA presso la Regione Lazio.

Nel 2010 il Ministero dello sviluppo economico autorizza la procedura di vendita per la cessione del Consorzio e l’espletamento della gara pubblica per l’offerta (poi andata deserta) per la improbabile ricerca di un assuntore e/o acquirente.

Nel 2011 con la legge regionale n. 15 viene costituita Lazio Ambiente spa,  con lo scopo di salvare l’azienda, impegnandosi con 20 milioni di euro ad accollarsi le sue passività.

Nello stesso anno, il Tribunale di Velletri inizia il processo sulle ipotesi di reato emerse dopo il sequestro, nel 2009, degli inceneritori, di Colleferro, nei confronti di alcuni amministratori del Consorzio. L’indagine del NOE, che evidenziarono taluni  illeciti penali, portò a 13 ordinanze di custodia cautelare e 26 avvisi di garanzia. Per tali fatti, vengono chiamati a rispondere, il 12 novembre 2013 la dirigenza consortile di allora e tra questi anche il Commissario Straordinario del Consorzio, Andrea Lolli.

Precedentemente, il danno erariale ed il “buco” lasciato dall’ex Presidente del Consorzio dal 1997 al 2004, Scaglione, ammontava rispettivamente a 150 milioni e 211 milioni di euro; nessun riscontro di progetti ed opere finanziate dalla Cassa depositi e prestiti e mai realizzate, come la seconda discarica a Colleferro, circa 30 milioni di euro, di cui il Pm di Velletri, dott. Travaglini, in audizione alla Commissione parlamentare Antimafia del 24 giugno del 2009, riferisce di non aver trovato traccia.

Nel 2012 la Corte dei Conti (Ord. n. 428/2012, 13.3.2012) condanna gran parte dell’antica dirigenza ed amministratori del Consorzio per reati consumati prima del suo commissariamento, quali distrazione di mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti; stato di insolvenza del Consorzio, danno alla Cassa DD.PP. e all’Erario dello Stato; falsificazione di perizia di stima in occasione della trasformazione del Consorzio in spa, ecc.

“La gestione fallimentare del Consorzio Gaia spa si inserisce in un contesto nel quale anche gli amministratori locali non hanno svolto la funzione di supervisione nei confronti della sua attività, nonostante il carattere pubblico della società ed il ricorso a denaro pubblico”.

A pag. 111 e 113 della Relazione della Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella Regione Lazio (Camera deputati, doc. XXIII, n. 11, 3.7.2012) si legge: “…appare comunque evidente che vi sia stata una carenza nel sistema dei controlli da parte delle autorità a questi preposte del Comune, della Regione e della Provincia.” Ed anche le indagini svolte dal dott. Travaglini hanno “evidenziato una serie di illeciti che coinvolgevano anche la pubblica amministrazione sulla gestione e commissariamento della società Gaia spa”, così come riferisce della “commistione tra parte politica e parte gestionale” nel settore dei rifiuti.

In questi anni il presidio della legalità ambientale è stato mantenuto alto 

dall’associazione Retuvasa (Rete per la tutela della valle del Sacco), ammessa 

come parte civile nel processo che si celebrerà a novembre; nel territorio, intorno alla questione ambientale, della trasparenza e della legalità si muovono con determinazione associazioni come Libera, pezzi di società civile, Comitato residenti Colleferro, e una rappresentanza qualificata e militante del mondo giovanale, come l’Ugi.

Le responsabilità di questo epilogo del Consorzio sono trasversali e pesantissime.

Perché mantenere in vita un Consorzio commissariato e in perdita? Il suo scopo era l’attività di servizio pubblico oppure – ci si chiede – il controllo del territorio attraverso lo smistamento poco lecito di contributi, affari e finanziamenti per assicurarsi un bacino di voti cui far affluire risorse economiche pubbliche da ripartire tra i diversi attori, ciascuno in quota parte? Forse perché la condivisione degli approvvigionamenti pubblici e la spartizione dei posti di potere eliminando il contenzioso, garantiva la sopravvivenza del sistema? 

Gran parte delle disponibilità ottenute dalla Cassa depositi e prestiti sarebbe stata utilizzata per preservare un’azienda in collegamento indiretto con la politica ed il sottobosco locale: “Gaia doveva essere mantenuta in vita a tutti i costi non tanto per garantire i servizi pubblici per la fornitura dei quali era stata istituita, ma per preservare i flussi finanziari necessari per farla sopravvivere”, scrivono i magistrati contabili nella sentenza. 

Chi doveva denunciare i Comuni morosi che, servendosi del Consorzio, non versavano la loro quota valutata in circa 50 milioni di euro e intanto riscuotevano la Tars dai cittadini? Chi conosceva l’ammontare passivo delle società del Consorzio stimato in 3 milioni di euro l’anno? A chi spettava tenere sotto controllo le spese di gestione, di rappresentanza, acquisto macchine di servizio, onorari, consulenze e compensi vari? Il Comune di Colleferro ha ottenuto e in quale misura il risarcimento delle spese legali e dei danni subiti?

I debiti sorti anteriormente al trasferimento sono ricompresi nella cessione? Il Consorzio, come faceva fronte ai bisogni di liquidità? Chi paga i debiti verso le amministrazioni comunali? Mentre i debiti crescevano diminuiscono i compensi degli amministratori? Il mantenimento dei livelli occupazionali è garantito per quanti anni?

Prima della Regione Lazio, nessun soggetto privato subentrante o assuntore aveva accettato di rilevare i pesanti oneri di Agensel, che certo non poteva essere collocata sul libero mercato come un’azienda “sana”, a causa delle sue inadempienze, come il mancato accantonamento degli oneri di gestione per la coltivazione della discarica post mortem, quantificati in 25milioni 125mila euro per i nuovi volumi e in 8 milioni 224mila euro per il pregresso; la mancata realizzazione delle opere per salvaguardare la gestione postuma della discarica, ecc.

Sappiamo che la raccolta di rifiuti, in un comprensorio di oltre 1600 Kmq con circa 400.000 abitanti in 44 Comuni, non ha prodotto ricchezza per la comunità, ma debiti, passività, oneri, illegalità pervicace, ecc.

Non sono ancora noti i termini dell’Accordo che tutti ci auguriamo contenga specifiche previsioni ed interventi più penetranti, in modo da cinturiare l’interesse pubblico ed indirizzare la politica aziendale verso la regolarità della gestione del servizio, con una reale prevalenza del soggetto e dell’attività pubblica.

A Colleferro, dopo il dissesto del Consorzio, si guarda ora con attenzione ad altre situazioni critiche, come l’Auditorium.

 




OSTIA, CLAN SPADA. LEGAMBIENTE: "STOP AD ABUSI SUL CICLO DEL MATTONE"

Redazione

Ostia (RM) – Stop agli abusi sul ciclo del mattone, tra gli interessi del Clan Spada a Ostia. Il 30 luglio Goletta Verde di Legambiente farà tappa ad Ostia per difendere il mare anche dalle numerose illegalità legate agli assalti del cemento. 

Usura, traffico di droga, tentativo di penetrazione nel demanio marittimo, ma le gesta criminali del clan Spada non finiscono qui. Nel 1997, Legambiente censì una lottizzazione abusiva in Via Canale della Lingua, a ridosso della Riserva Statale del Litorale Romano. Nel I° Rapporto “Abusivismo Oggi” abbiamo denunciato un'area estesa per 34.000 mq e suddivisa in 14 lotti. Su uno di quei lotti, in un'area con vincolo idrogeologico, vincolo 1089/39 – vincolo archeologico diretto, e vincolo 1497/39 – vincolo paesaggistico – e vincolo 431 – vincolo idrogeologico – fu edificata abusivamnete una villa di circa 100 mq costruita su piloti. Il terreno è sabbioso ed acquitrinoso e quindi lo scavo di fondazione risultava impossibile da realizzare. 

“Quella mattina del 1999 c'eravamo anche noi quando la villa che noi avevamo segnalato come abusiva fu demolita – ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Occorrono controlli serrati ed interventi immediati. Azioni repressive sull'abusivismo sono fondamentali e in diversi casi colpiscono interessi criminali radicati e pesanti. Serve una nuova stagione di azioni concrete e in tal senso sono importanti le prime azioni messe in campo dal Comune, che devono avere continuità e investimenti.” 

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