Sicurezza in volo: al Comani di Latina l’incontro tra operatori militari e civili

Presente il personale del 70° Stormo e i rappresentanti degli Aero Club, Scuole di Volo, Associazioni Aeromodellismo, Parapendio, Deltaplano e Paracadutisti che operano all’interno dello spazio aereo pontino

LATINA – Prevenzione e Sicurezza Volo il tema dell’incontro, denominato Piano M.A.C.A. (Mid Air Collision Avoidance), che si è tenuto questa mattina presso l’Aeroporto “E. Comani” di Latina Scalo tra il personale del 70° Stormo e i rappresentanti degli Aero Club, Scuole di Volo, Associazioni Aeromodellismo, Parapendio, Deltaplano e Paracadutisti che operano all’interno dello spazio aereo pontino.

Tra le finalità principali, di questo appuntamento annuale, quelle di condividere esperienze e idee nell’ambito della “safety” delle operazioni di volo e confermare e mantenere saldi quell’insieme di legami tra i vari utenti del volo, di ogni forma e tipologia, che giornalmente operano, in campo civile e militare, all’interno del variegato Spazio Aereo pontino, caratterizzato dal costante aumento dell’attività di volo da diporto sportivo (VDS) e dalla sempre maggiore diffusione delle attività di volo APR (droni).

Ad accogliere i convenuti presso l’aula “Graziani” vi era il Comandante di Stormo Col. Michele Grassi, il quale, nel ricordare il compito primario del 70° Stormo, ovvero la formazione iniziale dei futuri piloti militari, ha evidenziato quanto sia di fondamentale importanza instillare nei giovani piloti, sin dalle prime fasi dell’addestramento, i principi base della Sicurezza Volo e istruirli alla “cultura del riporto dei propri errori” (Just Culture). “Tramite la condivisione di idee ed esperienze personali e la diffusione delle Lessons Learned è possibile realizzare un valido strumento di analisi e prevenzione attraverso il quale identificare le possibili concause degli inconvenienti di volo e degli incidenti in campo aeronautico e al tempo stesso individuare opportune misure di mitigazione dei rischi”.

Attraverso brevi briefing condotti dal Capo Ufficio Sicurezza Volo e da personale del Servizio Controllo Spazio Aereo, rispettivamente su tematiche quali il “Visual Scanning”, le “limitazioni dell’occhio”, le peculiarità dello Spazio Aereo di Latina, lo studio di alcuni eventi di “Mid Air Collision” e l’analisi statistica degli eventi derivanti da “penetrazioni non autorizzate in Spazio Aereo Controllato”, gli astanti hanno potuto approfondire lo studio sulle possibili cause alla base di tali eventi e individuare le idonee “best practice” da mettere in pratica da ciascun utente del volo al fine di ridurre, per quanto possibile, il ripetersi di eventi analoghi.

Notevole l’interesse suscitato nell’auditorio e diversi sono stati gli interventi attraverso i quali ciascun pilota ed addetto ai lavori ha potuto condividere la propria esperienza, a testimonianza quindi di quanto queste iniziative siano necessarie per avvicinare il mondo dell’aviazione civile a quello dell’aviazione militare nell’intento comune della prevenzione e dell’incremento della sicurezza del volo.

La giornata si è quindi conclusa con il saluto e ringraziamento del Comandante di Stormo rivolto a tutti i partecipanti e a quanti hanno operato per la migliore riuscita dell’evento, dicendosi certo che si siano rinsaldate le fondamenta per poter operare insieme nel pieno rispetto delle reciproche attività volative e dei principi della Sicurezza Volo.




Giulianello, grande festa per i 100 anni di nonna Vittoria

GIULIANELLO (LT) – Vittoria Centra, classe 1922, ha spento ieri a Giulianello le sue prime 100 candeline. Oltre alla famiglia, come di consueto, a festeggiarla e a renderle omaggio c’era anche l’amministrazione comunale di Cori che, tramite il sindaco Mauro Primio De Lillis, le ha donato una targa ricordo di questa importante giornata. Un momento emozionante che ha visto al centro dell’attenzione e dell’affetto di tutti chi ha tagliato un traguardo così invidiabile.

“Dall’amministrazione comunale e da tutta la comunità di Cori e Giulianello – ha detto il primo cittadino – tanti auguri alla signora Vittoria Centra. Siamo felici di festeggiare nuovamente il secolo di vita di uno dei nostri anziani e ci auguriamo che questo sia di buon auspicio per tutti noi. Questi nonni portano un bagaglio di memoria e di saggezza prezioso per le nuove generazioni, facciamo sempre tesoro del loro esempio”.




Volsca, i motivi della “disfatta” della BPL

Epilogo di una storia tutta italiana

Il lungo contenzioso tra la Volsca Ambiente e Servizi SPA (municipalizzata che gestisce la raccolta e il trasporto dei rifiuti per vari comuni tra cui Velletri, Albano Laziale, Lariano e da ultimo anche Genzano) e la Banca Popolare del Lazio finisce con una sentenza della Corte D’Appello che condanna l’istituto di credito a restituire alla Volsca circa 1 milione e 300 mila euro, somma che di recente la Banca ha provveduto a restituire.

Si conclude quindi con un nulla di fatto, quello che di fatto è risultato come un tentativo della Banca Popolare del Lazio di avvantaggiarsi rispetto agli altri creditori concorsuali, con un’azione giudiziaria che aveva trovato un provvisorio accoglimento da parte della sezione imprese del Tribunale di Roma.

La sentenza in appello di fine gennaio del 2022, ha dunque spento ogni velleità della Banca, riequilibrato le posizioni giuridiche di tutti i creditori fallimentari, ribaltando completamente quella di I° grado, concludendo in maniera irrevocabile che la società pubblica Volsca Ambiente e Servizi SpA, ha agito in maniera ineccepibile e che la BPL, stando alla decisione dei Giudici, ha intrapreso una causa che ha portato a un “nulla di fatto”, rimanendo sulle spalle dei cittadini le gravose spese di entrambi i gradi di giudizio. Purtroppo, infatti, pur sconfitta, la Banca è stata “graziata” dal pagamento delle spese copiose processuali, una abitudine tutta italiana che tende a moltiplicare giudizi che purtroppo si rivelano spesso inutili e strumentali.

Come può accadere che su una vicenda così visibilmente lineare ci sia stato un primo grado che ha sentenziato palesemente l’opposto del giudizio di appello?

Perché la Banca Popolare del Lazio ha fatto spendere i soldi dei soci, e dei cittadini per una causa che poi si è rivelata infondata?

La sentenza di primo grado è stata decisa nella camera di consiglio del Tribunale di Roma (presidente dott. Giuseppe Di Salvo) e giudice relatore Dott. Guido Romano, quella d’appello dal collegio presieduto dal Presidente dott.ssa Benedetta Thellung de Courtelary e giudice relatore dott.ssa Raffaella Tronci.

I fatti risalgono agli anni precedenti all’amministrazione guidata dall’allora sindaco di Velletri Fausto Servadio

Servadio nel 2008, ha ereditato la società Volsca Ambiente SPA sull’orlo del fallimento con debiti intorno ai 30 milioni di euro, favoriti anche dalla concessione, solo poco tempo prima e cioè nel 2006, di finanziamenti da parte proprio della Banca Popolare del Lazio. Nel 2009, preso atto della insolvenza della società partecipata e della contestuale dichiarazione di dissesto da parte del Comune di Velletri, veniva presentato ed approvato dai creditori, tra i quali anche al Banca Popolare del Lazio, il piano concordatario proposto dalla Volsca SpA.

Il piano proposto e portato a termine dall’allora amministrazione della partecipata, prevedeva la creazione di una nuova società, denominata Volsca Ambiente e servizi SpA che proseguisse, come in effetti accaduto e con risultati ragguardevoli sia dal punto di vista qualitativo che economico, l’attività di raccolta rifiuti, mentre la originaria società avrebbe dovuto procedere alla distribuzione della somme ricavate dagli asset ancora presenti, nelle forme e nella misura approvata anche dalla Banca.  

Tutta la procedura concordataria veniva conclusa sotto il rigoroso e stretto monitoraggio del Tribunale di Velletri e con il voto favorevole della maggioranza dei creditori chirografari, tra i quali la Banca Popolare del Lazio.

Esattamente il 24 maggio del 2010 la Banca Popolare del Lazio Soc. Cooperativa esprimeva voto favorevole alla proposta di concordato preventivo depositata a dicembre 2009 per un credito riconosciuto dagli organi del concordato nella misura di circa un milione di euro.

La nuova Volsca Ambiente e Servizi SPA, nel rispetto del decreto di omologa restituiva alla vecchia Volsca Ambiente SPA in liquidazione la somma di quasi tre milioni di euro quale patrimonio netto, in 72 rate mensili oltre interessi.

Il 4 marzo del 2014 l’Avvocato Piero Guidaldi entra nel Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare del Lazio.

Il 27 aprile del 2016 l’Avv. Piero Guidaldi cessa il proprio ruolo di Presidente della Volsca Ambiente e Servizi SPA, un ruolo ricoperto a partire dal 2008 e cioè solo successivamente agli affidamenti concessi dalla Banca Popolare del Lazio alla Volsca nel precedente 2006.

Un’azienda, la “nuova Volsca” che innegabilmente, dati alla mano, l’avvocato Piero Guidaldi ha saputo rimettere in piedi con una gestione onesta e trasparente al punto che prima di lasciare l’incarico, nonostante la inevitabile riconferma da parte degli allora Sindaci, Servadio, Marini e Caliciotti, distribuisce utili per 500mila euro, caso più unico che raro nel panorama nazionale.

Nel dicembre del 2016, la Banca Popolare del Lazio richiede al Tribunale di Velletri la risoluzione del concordato preventivo della Volsca Ambiente SPA in liquidazione e la dichiarazione di fallimento della stessa società.

I ritardi accumulati dalla gestione liquidatoria della vecchia Volsca, inducevamo la Banca Popolare del Lazio, erroneamente sicura di poterne trarre beneficio, a chiederne il fallimento previa risoluzione della procedura concordataria.

Il Tribunale di Velletri nel giugno 2017 dichiarava il fallimento della vecchia Volsca individuando le responsabilità, non nella originaria proposta concordataria valutata anche dalla Corte di Appello favorevolmente, bensì nelle eccessive lungaggini nella liquidazione delle poste attive a favore dei creditori concorsuali.

La BPL, già prima della dichiarazione di fallimento con risoluzione del concordato, si determina nell’agire contro la nuova Volsca Ambiente e Servizi SPA chiedendo il pagamento a quest’ultima, ed in barba al principio della parità di tutti i creditori fallimentari, del finanziamento concesso, secondo molti con troppa facilità, nel 2006 alla vecchia Volsca ormai dichiarata fallita.

Il resto è storia recente, dopo, infatti, una prima sentenza del Tribunale di Roma che condannava la nuova Volsca alla restituzione alla Banca delle somme finanziate (troppo facilmente?) alla vecchia Volsca, interveniva la sentenza della Corte di Appello di Roma che rimetteva la chiesa al centro del paese ordinando di fatto alla Banca di restituire l’importo che nel frattempo era lievitato a circa 1.300.000,00 euro e che veniva obtorto collo restituito.

La nuova Volsca Ambiente e Servizi versata la somma di circa 2.700.000,00 euro alla vecchia Volsca non aveva più nulla a che spartire con la vecchia, ivi compresi i suoi creditori.

Nulla doveva la nuova Volsca e la BPL ha di fatto intentato una “causa persa” in partenza

Un giudizio che, soprattutto dopo la riformata sentenza del Tribunale di Roma, ha visto esponenti anche politici locali esporsi contro gli ideatori della proposta concordataria che, al contrario e nella sostanza ha risollevato le sorti di una società pubblica, i cui costi diversamente sarebbero ricaduti sulla cittadinanza. Tutti questi detrattori sono scomparsi dopo la pubblicazione della sentenza della Corte di Appello di Roma.

In questo gruppo di detrattori si annovera anche il Consigliere Dott. Giorgio Greci che oltre cinque anni fa gridò allo scandalo e definì come tardive le dimissioni di Guidaldi in considerazione dei danni che aveva causato alla società pubblica, certo eravamo in periodo preelettorale, ma la presa di posizione non deve avergli giovato o quanto meno portato fortuna visto l’esito elettorale. Non ultimo il Dott. Valentino Di Prisco attuale Presidente della Volsca, che le cronache ci narrano essere da sempre critico nei confronti dell’operazione concordataria.

Al contrario nonostante la iniziale sconfitta hanno continuato a mantenere la propria convinzione l’attuale Sindaco del Comune di Lariano Caliciotti il quale non è mai arretrato di fronte alla Banca Popolare del Lazio di cui è stato dipendente per molti anni e consulente all’epoca dei fatti, fermamente convinti della bontà del proprio operato i Sindaci Fausto Servadio e Nicola Marini unitamente all’assessore Luca Andreassi, tutti indistintamente ed ingiustamente maltrattati dopo la sentenza del Tribunale di Roma.

Mentre i politici si accapigliavano tra di loro, la Banca Popolare del Lazio godeva di una sentenza che oggi risulta errata e spazzata via in fretta dalla Corte di Appello di Roma che dopo un solo anno ha emesso il fatidico verdetto.

Ci sono tanti paradossi, tanti interrogativi rimasti senza risposta. Ma l’Italia si sa è la patria dei paradossi e spesso di relazioni tanto inopportune quanto lucrose ma soprattutto di conflitti d’interesse.

Visti i fatti succedutisi, ci si chiede quali siano stati i reali motivi che hanno indotto la Banca Popolare del Lazio, una banca che opera nel territorio in cui opera anche la Volsca Ambiente e Servizi SpA, ad aggredire così violentemente ed inopinatamente quest’ultima società, che dopo la richiesta di pagamento dell’importo di 1milione di euro cessava tutti i rapporti con la Banca medesima alla quale nel corso degli anni oltre ad aver versato somme non indifferenti per il servizio reso, aveva anche portato un notevole indotto costituito dagli oltre 120 dipendenti a cui corrispondeva gli stipendi oltre ai fornitori e clienti per un volume d’affari annuo all’epoca dei fatti di circa 10milioni di euro, somme che nel corso del tempo hanno ed avrebbero di gran lunga ricompensato la Banca ben oltre la somma richiesta giudizialmente di 1milione di euro e che neanche ha recuperato.

Solo perdite per la Banca Popolare del Lazio da questa operazione

Perdite costituite anche dalla ridotta ammissione al passivo fallimentare; se infatti in sede concordataria il credito della Banca Popolare del Lazio era stato integralmente riconosciuto dagli amministratori della società nella misura di 1milione di euro in sede fallimentare, quello stesso fallimento voluto proprio dalla Banca, il curatore ha dimezzato il credito vantato dalla Banca, riconoscendo dovuta la sola somma di circa 490mila euro con una evidente perdita. Perdite infine costituite dalle non certo esigue parcelle dei proprio procuratori.

Ed allora cosa ha spinto la Banca ad affrontare un giudizio dall’esito tanto incerto e rischioso quanto sicuramente foriero di perdite prevedibili già prima dell’inizio dello stesso?

Dall’analisi dei documenti un primo elemento lo ritroviamo nell’incarico dato dalla banca ai propri avvocati per intraprendere questa azione contro la Volsca. L’incarico, infatti, non veniva sottoscritto dal Presidente della Banca il compianto Prof. Renato Mastrostefano bensì dal Direttore Generale dell’epoca Rag. Massimo Lucidi, un indizio, forse una prova del fatto che il Presidente dall’alto della propria esperienza e prevedendone gli esiti, non fosse d’accordo nell’intraprendere il giudizio, oppure che sia stato tenuto all’oscuro di questa iniziativa?

Forse una prima risposta ci può essere fornita dal contenuto di una comunicazione inviata alla Banca D’Italia nella quale si segnalavano alcune anomalie, tra le quali gli affidamenti concessi alla Volsca che potevano essere ricondotti nell’ambito di un rapporto privilegiato tra l’allora Consigliere della Banca Notaio Capecelatro e l’allora Sindaco del Comune di Velletri, Dott. Bruno Cesaroni storico cliente del Notaio.

Se ciò fosse vero, il Notaio probabilmente sarebbe incappato nel conflitto di interessi, violazione che si configura quando c’è un danno per la Banca, danno causato solo in presenza di un mancato pagamento e/o recupero dell’intera somma da parte dell’istituto di credito. Qualunque rischio valeva la pena di far correre alla Banca pur di tenere in piedi la fiammella della speranza di poter recuperare l’intera somma dalla Volsca così che non si potesse configurare un danno per la Banca? I cui effetti potessero ricadere personalmente sui singoli attori? In questo quadro generale si potrebbe anche meglio spiegare il perché della mancata sottoscrizione da parte del Prof. Mastrostefano che mai avrebbe esposto l’istituto di credito a rischi inutili per salvaguardare singoli soggetti.

La situazione sembra fosse ben monitorata dalla stessa Banca D’Italia

BankItalia è a conoscenza dell’esito del giudizio e del contenuto della sentenza della Corte di Appello di Roma? In caso affermativo sarebbe interessante capire quali sono i provvedimenti che ritiene di poter adottare, vista l’evidenza dei fatti.

Al riguardo dedicheremo sicuramente un maggiore approfondimento, soprattutto di fronte a fatti che sono stati oggetto di rilievo anche da parte della Procura di Velletri e che sono state attenzionate solo dopo una ormai famosa segnalazione anonima. Una lettera dove si parla addirittura testualmente di un “vecchio ispettore gratificato con una fiammante bmw, pagata da un fornitore storico della banca, pur di ammorbidire le sanzioni elevate”. A questo punto ci mancherebbe soltanto di leggere in qualche altro scritto di “figli di” assunti dagli amici degli amici in quelle stesse banche che invece devono essere “verificate”. Sarebbe davvero un paradosso imbarazzante.




Corre per 65 chilometri attraverso i monti Lepini: l’incredibile impresa di Dante D’Elia

3.800 metri di dislivello con un fondo spessissimo sassoso in 12 ore e 26 minuti

Un’impresa sotto l’aspetto tecnico-sportivo ma anche umano quella del corese Dante D’Elia, che ha percorso un’incredibile traversata dei monti Lepini correndo per circa 65 km, da Patrica (FR) a Rocca Massima, il centro più alto della provincia di Latina, in neanche 12 ore e mezzo, spinto dalla passione sportiva e da un rapporto profondo con questo territorio, quello lepino, spesso visto e pensato a compartimenti e che invece rappresenta un’unica realtà, una sola, senza soluzione di continuità.

“Desideravo attraversarli tutti i Lepini – spiega Dante – passando su tutte le maggiori vette. E allora ho cominciato a costruire un sogno. Ho disegnato una diagonale da sud-est a nord-ovest sulla carta. La congiungente Patrica-Rocca Massima”.

Per lunghi mesi ogni mattina la sua sveglia è suonata prestissimo per allenarsi e per elaborare il suo viaggio, tanto trekking per conoscere tutti i sentieri e per sentirli “suoi”, per entrarvi in sintonia. “Un periodo di frequentazione – prosegue Dante – che ti svela la visione d’insieme del complesso montuoso. È proprio questo il senso della traversata. Mettere insieme le tessere dello stesso mosaico. Ogni paese dei monti Lepini è prezioso e irripetibile, ma ha anche un minimo comune denominatore: un forte senso di appartenenza e un legame intenso con le sue montagne. Ma quelle che intende sue non hanno soluzione di continuità con quelle del vicino paese e con quelle ancora oltre. Quindi l’identità è una sola, con caleidoscopiche sfaccettature, ma unica”.

Secondo le parole dello stesso Dante D’Elia, dunque, la sua traversata, che ha ricevuto il patrocinio della Compagnia dei Lepini e dei Comuni di Cori, Patrica e Rocca Massima, simboleggia “la continuità territoriale e il destino comune che è stato forgiato nel tempo dai monti Lepini”.

“Il principale messaggio di questa impresa – così il sindaco di Cori, Mauro De Lillis – è quello che ci restituisce i monti Lepini come una sola realtà, che va valorizzata in quanto tale unendo sinergicamente le forze. In secondo luogo, la traversata compiuta da Dante D’Elia mette in evidenza come il territorio lepino, oltre alle bellezze storico-architettoniche, offra anche quelle, e tante, paesaggistico-naturalistiche che meritano di essere valorizzate e promosse. Infine, ma non per importanza, da questa traversata giunge un messaggio di pace quanto mai rilevante in questa fase storica in cui i cupi suoni della guerra riecheggiano in Europa: Dante ha attraversato tutti i monti Lepini portando attaccato allo zaino un lembo della Bandiera della Pace”. “Esprimo allora – conclude il primo cittadino – l’orgoglio della Città per l’impresa di Dante, la prima di questo tipo mai realizzata”.

In sintesi, Dante D’Elia ha percorso 65 km con 3.800 metri di dislivello in 12 ore e 26 minuti. Questa traversata, che per caratteristiche può definirsi ultratrail, è dura. Alla distanza e al dislivello occorre aggiungere il fondo spessissimo sassoso. Al contempo regala un susseguirsi ininterrotto di emozioni, poiché gli ambienti sono pressoché selvaggi con rarissimi e modesti tratti in cui si sfiora “la civiltà”.




Polizie locali in prima linea per la sicurezza. SUPL: “Meno tutele rispetto le altre forze di Polizia”

Ancora oggi, nonostante la pronuncia della Corte Europea, le Polizie locali d’Italia sono le uniche, a livello europeo, a presentare un contratto privatistico e non pubblico come per le altre forze di Polizia



Polizie locali in prima linea su tanti fronti della sicurezza, come le forze di Polizia statali, ma con meno tutele rispetto a queste ultime.

Di fatto le mansioni del “Vigile urbano” così come nell’immaginario collettivo che ci aveva fatto conoscere l’Albertone nazionale sono mutate dopo la riforma del 1986 che ha attribuito al Corpo anche funzioni di polizia giudiziaria, di Polizia stradale, di pubblica sicurezza trasformando di fatto i vecchi Vigili urbani addetti al traffico in agenti di Polizia locale. E a partire da quella data, i tagli al personale del pubblico impiego, che hanno fortemente interessato anche il personale delle forze Armate e delle forze di Polizia, han fatto si che sempre più spesso, le Polizie Locali venissero impiegate, almeno nelle città metropolitane, in compiti prima riservati alla Polizia di Stato e forse non è un caso che città come Roma, Torino, Bologna abbiano come comandante generale, non un dirigente interno al Corpo ma un Dirigente “prestato” proprio dalla Polizia di Stato.

E ancora oggi, nonostante la pronuncia della Corte Europea, le Polizie locali d’Italia sono le uniche, a livello europeo, a presentare un contratto privatistico e non pubblico come per le altre forze di Polizia. E la modifica alla riforma dell’86 per poter quindi cambiare questo status e garantire equità di diritti agli operatori delle Polizie locali si è arenata con alcuni veti del Ministero degli Interni.

“I punti salienti di una nuova riforma – ha detto Marco Milani Segretario Romano Aggiunto del Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale – sarebbero l’entrata delle Polizie Locali nel comparto sicurezza (insieme a Polizia, Carabinieri e Finanza quale forza di Polizia sebbene ad ordinamento locale e di conseguenza il contratto pubblicistico (e non privatistico) che garantirebbe agli agenti le stesse tutele legislative, assicurative e previdenziali dei colleghi delle altre Forze dell’ordine.” Milani ha poi evidenziato anche la necessità del relativo accesso alla banca dati nazionale (SDI ex CED) che consentirebbe di conoscere i precedenti penali e l’eventuale pericolosità sociale delle persone che gli agenti si trovano ad arrestare o trattenere per motivi di servizio. Infine il segretario ritiene necessaria una sorta di  base Comune a livello nazionale che determini i requisiti di accesso ai Corpi e gli equipaggiamenti degli stessi, mutando su questo la discrezionalitá delle varie amministrazioni comunali. Su quest’ultima questione in Italia ci sono comuni che vedono i loro agenti armati con pistola, arma lunga, sfollagente, taser ed altri invece dove gli agenti di polizia locale sono  completamente disarmati.




Cori, abbandono rifiuti: tempi duri per gli incivili

Colti sul fatto alcuni cittadini che avevano abbandonato indiscriminatamente i propri rifiuti

CORI (LT) – Tempi duri per i “furbetti dei rifiuti” a Cori, dove grazie al lavoro degli ispettori ambientali volontari e alle fototrappole posizionate da questi ultimi, sono stati colti sul fatto alcuni incivili che avevano abbandonato indiscriminatamente i propri rifiuti ad esempio vicino a cassonetti riservati ad attività commerciali.

Per queste persone sono in arrivo i primi verbali della Polizia Locale con le relative sanzioni. Ha portato i suoi frutti, dunque, il lavoro di controllo iniziato dagli ispettori ambientali, volontari che coadiuvano la Polizia Locale nel controllo del territorio al fine di contrastare l’abbandono indiscriminato di rifiuti, la tenuta incolta dei terreni e il rafforzamento della prevenzione degli incendi.

L’Istruttore Ambientale Comunale Volontario è un cittadino che gratuitamente sceglie di prestare un servizio pubblico, con potere di segnalazione, per la tutela dell’ambiente e del paesaggio, il decoro della città e del territorio, il controllo delle aree verdi. Il regolamento per l’istituzione di questa figura è stato approvato dal consiglio comunale di Cori all’unanimità.

“Grazie all’Azienda Faunistica di Cori – così il sindaco Mauro De Lillis e l’assessore all’Ambiente Luca Zampi – per aver donato al Comune le divise degli Ispettori, all’azienda agricola Marco Carpineti per aver offerto le fototrappole utilizzate nelle operazioni di controllo e, soprattutto, grazie all’impegno degli ispettori volontari che si adoperano per tutelare il nostro territorio contro gesti di inciviltà. ll volontariato civico è un grande valore per una comunità. Lo sforzo volontario di cittadini, associazioni e imprese per il bene comune costituisce un cambio di passo nella coscienza civica collettiva, di cui dobbiamo fare tesoro”.




Sabaudia, corruzione su concessioni demaniali: 16 indagati sindaco, imprenditori e amministratori

Nella mattinata odierna i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del
Comando Provinciale di Latina, coadiuvati nella fase esecutiva da militari dei Comandi
Provinciali Carabinieri di Roma e Varese, hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza
applicativa di Misura Cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Latina nei confronti di 16
indagati, in ordine ai reati di peculato, corruzione, induzione indebita a dare o promettere
utilità, turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente, falsità
ideologica commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico. A darne notizia il Procuratore della Repubblica Giuseppe de Falco.
L’attività di indagine, condotta dal Procuratore Aggiunto dott. Carlo Lasperanza e dai
sostituti dott. Antonio Sgarrella e dott.ssa Valentina Giammaria e seguita dal Procuratore
della Repubblica dott. Giuseppe de Falco, iniziata nel mese di novembre 2019 a seguito
dell’incendio alla centrale termica dell’Ente Parco Nazionale del Circeo e alle minacce
dirette al Comandante della Stazione Carabinieri Forestali “Parco di Sabaudia”, ha allo stato
permesso di individuare rilevanti irregolarità nell’ambito del controllo delle assegnazioni
delle concessioni demaniali, rilasciate dal Comune di Sabaudia per lo svolgimento delle
attività balneari.
Per quanto in particolare emerge allo stato delle indagini, tutte le quarantacinque attività
balneari presenti sul lido di Sabaudia risulterebbero aver goduto, nel tempo, di favoritismi
e privilegi all’interno del Comune di Sabaudia. Le attività di indagine hanno altresì
permesso di appurare come proprio alcuni dipendenti pubblici sarebbero, in concreto, i
titolari di alcuni stabilimenti e chioschi oggetto di favoritismi.
I militari dell’arma, nel corso delle investigazioni, durate oltre sette mesi, hanno accertato e
ricostruito – per quanto risulta allo stato del procedimento – undici episodi di turbativa
d’asta, la formazione di innumerevoli atti falsi, nonché condotte corruttive che sarebbero
state poste in essere dal Sindaco di Sabaudia e da amministratori comunali, in concorso con
imprenditori e funzionari comunali.
Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori è finita soprattutto la Coppa del Mondo
di canottaggio, che si sarebbe dovuta svolgere a Sabaudia nel 2020, con riferimento alla
quale appaiono favorite ditte compiacenti all’amministrazione comunale, sia nella
realizzazione del campo di gara sia nell’affidamento del servizio di manutenzione degli
impianti di illuminazione pubblica, per un giro di affari di circa 1 milioni di euro.
La scrupolosa ricostruzione dei fatti ha al momento consentito inoltre di accertare come il
Comune di Sabaudia abbia, in ragione della “vicinanza” ad alcuni stabilimenti e chioschi
del litorale, sospeso il procedimento di revoca delle concessioni demaniali che, a seguito di
controllo, erano risultate irregolari.
Sono per altro verso emersi, nel corso dell’attività investigativa, episodi di peculato,
corruzione e falso che risulterebbero compiuti da appartenenti ai Carabinieri Forestali di
Sabaudia, con riferimento alla falsa attestazione della necessità, per presunti motivi di
incolumità e sicurezza pubblica, di interventi per il taglio di alberi, al fine di favorire ditte
compiacenti, alle quali dette opere venivano affidate.
Ancora emergono allo stato episodi di turbativa d’asta che sarebbero stati commessi dal
Direttore del Parco Nazionale del Circeo dell’epoca, il quale aveva affidato ad alcuni
imprenditori a lui vicini la realizzazione di progetti sul cambiamento climatico, prima
ancora che la relativa determina fosse discussa e approvata.
In accoglimento della richiesta formulata dalla Procura di Latina nell’arile 2021, a dodici
indagati è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari e ai restanti quattro
indagati è stata applicata la misura cautelare del divieto o dell’obbligo di dimora,
unitamente alla misura dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici, dai servizi e con il
divieto di esercitare la professione per 12 mesi.

IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA




Latina, sequestrati beni per 50 milioni di euro a imprenditore pontino

Su proposta formulata dal Procuratore della Repubblica di Roma congiuntamente al Questore della provincia di Latina, il Tribunale di Roma – Sezione Misure di prevenzione ha disposto il sequestro, in Italia e all’estero, di beni, assetti societari e rapporti finanziari per un valore complessivo di 50 milioni di euro, riconducibili ad un imprenditore pontino per il quale è stata ritenuta la pericolosità sociale qualificata e generica e la riconducibilità del patrimonio ad attività illecite.

Ciò rientra nel quadro di una strategia di contrasto ad accumulazioni illecite intrapresa dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, per il tramite del Servizio Centrale Anticrimine e della Divisione Anticrimine di Latina.

Nella mattinata odierna, il Servizio Centrale Anticrimine e la Divisione Anticrimine di Latina, coordinati dalla Direzione Centrale Anticrimine, hanno eseguito un provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione di Roma, su proposta formulata dal Procuratore di quel Distretto congiuntamente al Questore della provincia di Latina.

Il provvedimento ablatorio in argomento riguarda beni, assetti societari e rapporti finanziari per un valore complessivamente stimato di circa 50 milioni di euro, riconducibili ad un imprenditore pontino.

Il proposto, attualmente sottoposto all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, è stato tratto in arresto nel 2020, nell’ambito di un’indagine, condotta dalla Polizia di Stato con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, in quanto gravemente indiziato, tra l’altro, di bancarotta fraudolenta, trasferimento fraudolento di valori, corruzione, autoriciclaggio, sequestro di persona ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Dopo il vaglio del Tribunale per il riesame, che confermava, tranne per un capo, l’ordinanza del G.I.P., il proposto è stato rinviato a giudizio ed il dibattimento è in corso davanti al Tribunale di Latina. 

Con l’odierno provvedimento, in particolare, il Tribunale delle Misure di prevenzione di Roma, ha disposto il sequestro di una impresa individuale, di una fondazione, della totalità delle quote e dell’intero patrimonio aziendale di 37 compagini societarie, di cui 4 ubicate nel Regno Unito e 2 in Moldavia, di 119 fabbricati e 58 terreni, 55 veicoli, 1 imbarcazione e 72 rapporti finanziari, per un valore che ammonta, come indicato, a circa 50 milioni di euro.   

Il Prefetto Francesco Messina, Direttore Centrale Anticrimine ribadisce che “L’imponente sequestro eseguito oggi dalla Polizia di Stato a carico di un imprenditore pontino scaturisce da una misura di prevenzione patrimoniale proposta congiuntamente dal Procuratore di Roma e dal Questore di Latina.  Tale risultato testimonia l’efficacia delle indagini di prevenzione afferenti ai patrimoni illecitamente accumulati nel tempo dalle organizzazioni criminali di stampo mafioso, che sovente si avvalgono del contributo di professionisti che prestano la loro opera per dissimulare la provenienza illecita di tali ricchezze. 

L’imprenditore destinatario del sequestro di oggi ha così accumulato negli anni un patrimonio immobiliare e mobiliare pari a ben 50 milioni di euro, costituendo un numero elevato di compagini societarie, talune delle quali operanti in territorio estero, così ampliando gli effetti criminali dei reati originari commessi dall’organizzazione mafiosa, i cui proventi, una volta finiti nella disponibilità dell’imprenditore, hanno in maniera perversa causato ulteriori danni alla collettività, arrecando pregiudizio al sistema economico e alla libera concorrenza.

In attuazione di una precisa strategia investigativa adottata dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, ancora una volta, è stato colpito il patrimonio illecitamente accumulato in modo complementare all’azione di contrasto in precedenza portata a conclusione nei confronti della componente militare dell’organizzazione criminale di riferimento del proposto”.




Latina, Massimo Ienco è il nuovo Comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile

Da pochi giorni la Compagnia Carabinieri di Latina può contare su un nuovo Ufficiale.Si tratta del Sottotenente Massimo Ienco, di origini campane, classe 1970, che è subentrato nell’incarico di Comandante della Sezione Radiomobile al Tenente Monica Loforese.Il Sottotenente Ienco si è laureato in economia e commercio nel 2002, è sposato e ha due figli.Si è arruolato nell’Arma nel 1990 ed in qualità di sottoufficiale ha svolto servizio nell’Arma capitolina presso diversi Reparti territoriali come le Stazioni di Roma Cecchignola, di Roma Villa Bonelli, nonché presso la Centrale Operativa e d il Nucleo Radiomobile di Roma.Inoltre, ha partecipato a diverse missioni all’estero con le Nazioni Unite nei caschi blu.Prima di approdare a Latina, per il suo primo incarico da Ufficiale, ha retto anche il Comando della Stazione di Castel Gandolfo per 7 anni e ha svolto servizio presso il Nucleo Operativo di Roma Piazza Dante.

Subentra nell’incarico al Tenente Monica Loforese che, dopo aver comandato la Sezione Radiomobile di Latina per circa due anni, ha assunto il prestigioso incarico di Comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Latina.




Turismo lento, tra Itri e Campodimele nasce “Ostello ossigeno”: l’eco-albergo pensato per i giovani

La struttura è stata inaugurata dall’ente Parco Naturale Monti Aurunci e dall’associazione Naturae APS alla presenza del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti

CAMPODIMELE (LT) – Partita ufficialmente l’avventura dell’ostello ossigeno, inaugurato ieri mattina dall’ente Parco Naturale Monti Aurunci e dall’associazione Naturae APS alla presenza del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

Un evento che ha visto la partecipazione di moltissimi sindaci del comprensorio dell’ente Parco ma anche numerosi operatori turistici e rappresentanti di associazioni giovanili locali. 

Prima di raggiungere l’ostello sito in località San Nicola tra Itri e Campodimele, la delegazione regionale ha inaugurato anche un’area play ground adiacente il vivaio dell’ente parco e resa possibile grazie ad un finanziamento regionale rivolto alle aree naturali protette.

Del resto, anche l’apertura dell’ostello ossigeno è stata possibile grazie ad un ingente finanziamento regionale, ricevuto dall’ente parco gestore della struttura ex Villa Iaccarini grazie al progetto Itinerario Giovani, finanziato dalle Politiche Giovanili della Regione Lazio e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. 

Un progetto di eco-albergo pensato per i giovani la cui ambizione è di far diventare questa struttura ora totalmente ristrutturata punto di partenza di un turismo slow, eco-sostenibile, esperienziale.

Dopo la visita alla struttura e alle sue 39 camere, tanti i rappresentanti delle istituzioni che hanno voluto manifestare il proprio apprezzamento per il progetto vinto dall’ente Parco e per l’ambizione dell’associazione giovanile Naturae Aps, vincitrice del bando di gestione emanato dall’ente.

Sono intervenuti il Prefetto di Latina Sua Eccellenza Maurizio Falco, il Sindaco di Itri Giovanni Agresti, il Presidente della provincia di Latina Gerardo Stefanelli, oltre al presidente dell’ente Parco Marco Delle Cese ed il Direttore Giorgio De Marchis.

“Il nostro territorio -ha detto il Presidente Nicola Zingaretti- deve cogliere opportunità come gli investimenti della Regione per farsi conoscere dal pubblico internazionale, ed ora che si vede un ritorno alla nuova normalità grazie alla vaccinazione, i viaggiatori saranno pronti a premiare le strutture e le attività come l’Ostello Ossigeno che si faranno trovare pronte per rispondere ai nuovi bisogni del mercato. Scegliere di investire sui giovani per noi non è mera retorica, anzi, rappresenta un motivo di orgoglio per me che sono al secondo e ultimo mandato da Presidente della Regione: sapere che abbiamo investito risorse pubbliche in strumenti innovativi concreti dedicati a promuovere le bellezze del Lazio, ripaga gli sforzi fatti da tutti coloro che hanno collaborato a questa inaugurazione, dai lavoratori del Parco, alla direzione delle Politiche Giovanili del Lazio.”

Dopo gli apprezzamenti delle istituzioni è la volta dell’associazione Naturae APS, i veri protagonisti della giornata di oggi.

“Troppo spesso si sente dire di voler credere nei giovani, di puntare su di loro, di dargli spazio, senza che quanto detto corrisponda minimamente alla realtà dei fatti – dichiara la giovane presidente Noemi Fabrizio – Non è questo il caso. Tutto questo è la prova che qualcuno crede realmente nei giovani, punta su di loro, e gli dà fiducia. Ci state affidando uno stabile ristrutturato, arredato, un investimento che nessun giovane avrebbe potuto permettersi. Ci avete concretamente messo nella posizione di poter diventare imprenditori.”  

“Vogliamo ringraziare gli operai, che hanno ridato vita alla struttura, insieme a tutti i dipendenti del parco – continua Michele Palumbo socio di Naturae APS –  senza il loro impegno un progetto simile, ambizioso, non avrebbe mai visto la luce. Ma le squadre per essere affiatate e funzionare bene hanno bisogno di un’ottima dirigenza, grazie quindi al Presidente Marco delle Cese e al Direttore Giorgio de Marchis per la loro lungimiranza.  Lungimiranza che ci porta oggi, dopo varie vicissitudini, ad inaugurare uno spazio che senza l’interessamento negli anni della regione, dei suoi dirigenti e dei suoi enti, sarebbe rimasta molti probabilmente un rudere.”

Da parte del Presidente dell’Ente Parco e del Direttore Giorgio de Marchis un ringraziamento va ad Albino Ruberti, che ha seguito con competenza e passione tutto l’iter degli atti e dei lavori, un regista straordinario di questo successo a vantaggio esclusivo delle nostre nuove generazioni. 




Latina, in manette 44enne accusato di aver picchiato la suocera fino a farla morire

LATINA – Avrebbe violentemente picchiato la suocera provocandone la morte: con quest’accusa un 44enne di Latina, originario della Sicilia, è stato arrestato dagli agenti della squadra mobile e della squadra volante del capoluogo pontino.

L’uomo, già noto per alcuni precedenti, è indagato per quanto accaduto venerdì pomeriggio in un appartamento alla periferia della città, dove abitava la vittima.

La figlia della donna, rientrando a casa, l’aveva trovata agonizzante e con chiari segni di lesioni da trauma. Nell’abitazione c’era anche il suo compagno, che non avrebbe saputo riferire le cause del ferimento della suocera perché “non completamente lucido”, riferiscono gli agenti. Soccorsa e trasportata in ospedale, la donna è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico, per rimuovere un vasto ematoma cerebrale ma, nonostante tutti i tentativi dei medici, è deceduta poche ore dopo.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il 44enne avrebbe picchiato la donna, per motivi ancora non chiari (anche se gli agenti avanzano l’ipotesi di un “raptus”), sino a farla cadere a terra, procurandole così le gravi lesioni che poi ne avrebbero causato la morte. Dopo le prime indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Latina, sono emersi gravissimi indizi di colpevolezza nei confronti dell’uomo, in stato di arresto a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Gli inquirenti sono a lavoro per cercare di ricostruire l’intera vicenda, avvenuta all’interno di un contesto familiare conosciuto: la coppia è proprietaria di un bar sul lungomare del comune pontino.