Vaccini, governo contro Zaia: si pensa a ricorso contro la moratoria del Veneto

Il governo, tramite il Ministero della Salute, sta valutando di impugnare il decreto della Regione Veneto che sui vaccini concede una moratoria fino al 2019. Un mandato formale, secondo quanto si apprende, non è ancora stato dato all’Avvocatura dello Stato, ma informalmente è già stato avviato l’esame del dossier per impugnare la norma di fronte al Tar del Veneto.

L’esame, che coinvolge anche il distretto del Veneto dell’Avvocatura dello Stato, riguarda i contenuti della norma regionale che dà tempo fino all’anno scolastico 2019-2020 in Veneto per presentare tutta la documentazione vaccinale per i bambini da zero a sei anni, evitando la decadenza dell’iscrizione dagli asili nido e infanzia. Il principio cardine su cui farà leva l’impugnazione è che sebbene la sanità sia una materia in gran parte concorrente, cioè di competenza sia delle Regioni che dello Stato, la salvaguardia della salute è invece una competenza esclusivamente statale e quindi non è possibile che ci siano trattamenti e regole diversi a seconda degli orientamenti regionali.

Il Veneto aveva invfatti prorogato la scadenza all’anno scolastico 2019-20, per presentare la documentazione di avvenuta vaccinazione dei bambini per l’iscrizione a nidi e scuole dell’infanzia, evitando la decadenza dell’iscrizione stessa. La decisione arriva con un decreto che predispone le ‘indicazioni regionali in regime transitorio di applicazione della legge Lorenzin’, firmato dal direttore generale della sanità veneta, Domenico Mantoan, mentre la Regione attende l’esito del ricorso alla Consulta.

A pochi giorni dallo squillo della prima campanella e dalla scadenza fissata all’11 settembre per presentare la documentazione o l’autocertificazione in merito alle dieci vaccinazioni divenute obbligatorie per l’iscrizione a scuola da 0 a 6 anni (per gli altri gradi di scuola, fino ai 16 anni, il termine è invece fissato al 31 ottobre), si complica dunque il quadro a livello regionale. E se il Veneto opta per la moratoria, la regione Lombardia fa invece ‘marcia indietro’ e congela la delibera che prevedeva una deroga di 40 giorni dall’inizio della scuola per mettere in regola i bambini iscritti agli asili nido (gli unici di competenza diretta) dal punto di vista delle vaccinazioni.

Sull’obbligo vaccinale già a partire da questo anno scolastico 2017-18, le ministre dell’Istruzione e della Salute, Valeria Fedeli e Beatrice Lorenzin, hanno però più volte ribadito di non ammettere proroghe o deroghe, sottolineando l’urgenza di assicurare una uniformità delle coperture vaccinali nelle scuole. Per facilitare le procedure, la circolare congiunta dei due ministeri dello scorso 1 settembre aveva appunto ‘ufficializzato’ anche la possibilità di ricorrere all’autocertificazione. Il Veneto ha però deciso di ‘smarcarsi’: la scelta della moratoria, in attesa dell’esito del ricorso contro la legge sull’obbligo vaccinale già presentato dalla Regione alla Consulta, deriva – informa una nota della Regione – da “incongruenze nella legge Lorenzin che non renderebbero chiari i tempi di applicazione della decadenza dell’iscrizione, evidenziate dai tecnici della Regione Veneto”. Al contrario, la Regione Lombardia ha invece annunciato che sta valutando, dopo la nuova circolare del Governo, se approvare o meno l’annunciata delibera sull’applicazione della legge sui vaccini, valutazione che era prevista nella Giunta che si è riunita stamane ma che non ha preso una decisione. A chiarire la posizione è lo stesso presidente Roberto Maroni: “Non voglio lo scontro col Governo – ha detto -. Ho parlato con la ministra Fedeli, ci siamo chiariti. Non c’è posizione di conflittualità, vogliamo risolvere il problema con la leale collaborazione tra istituzioni”.

Da parte sua, il ministro Fedeli ribadisce che “tutto il sistema dello Stato ha operato per facilitare l’applicazione della legge, perché essa ha un valore in sé. Noi – ha sottolineato – abbiamo fatto di tutto per facilitare, informare, coinvolgere, dare anche strumenti concreti, con la circolare congiunta che abbiamo mandato in tutta Italia sulla autocertificazione”. L’importante, ha aggiunto, “è che il genitore sia consapevole della scelta che fa. A me dispiace molto, soprattutto per i bambini, perché una delle due sanzioni, oltre a quella economica, è quella che il bambino non può frequentare il nido”. La tensione resta però alta e critiche sono giunte anche da Lega , M5S e Federconsumatori. Intanto, in molte regioni continua la ‘corsa’ delle famiglie per mettersi in regola in vista dell’avvio dell’anno scolastico, con i centri vaccinali in vari casi presi d’assalto.




Lombardia, vaccini. Gallera: “dal 10 settembre 40 giorni per riammettere bambini esclusi”

“Avremmo voluto dare 40 giorni di tempo affinche’ nessun bambino restasse fuori da scuola e si desse la possibilita’ ai genitori con piu’ dubbi o resistenze di poter accedere a un percorso di recupero dell’inadempimento, li daremo ugualmente per garantire il vero obiettivo della legge sui vaccini che e’ raggiungere la massima copertura vaccinale”. Lo dice l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera che, in una nota che inviera’ nel pomeriggio ai ministri alla Salute Beatrice Lorenzin e all’Istruzione Valeria Fedeli, annuncia la firma di un decreto che consentira’ ai bambini che il 10 settembre verranno allontanati da Nidi e Scuola dell’infanzia per la mancata presentazione della documentazione, di poter accedere a un ‘Percorso formale di recupero dell’inadempimento’ che, nel breve periodo di 40 giorni, consentira’ loro di mettersi in regola e riprendere la frequenza.

“Regione Lombardia – ha detto l’assessore – dal principio crede e si e’ impegnata per convincere le famiglie che vaccinarsi sia l’unica scelta responsabile per i propri figli e per la comunita’, tanto che nell’aprile scorso, grazie alla comunicazione ai pediatri dell’elenco dei bambini non vaccinati, e’ stato recuperato il 10 per cento di questi. Per questo motivo, e per colmare alcune lacune e rigidita’ del percorso transitorio della legge sui vaccini, presenti nella Circolare ministeriale del 16 agosto, avevamo proposto al ministro Lorenzin un’interpretazione della norma, costituzionalmente orientata ai principi ragionevolezza, che equiparava la semplice prenotazione della vaccinazione con la conclusione del percorso di recupero dell’inadempimento, dando cosi’ la possibilita’ a nessun bambino di venire escluso da scuola neppure per pochi giorni”. “Con soddisfazione – ha aggiunto – abbiamo constatato che le nostre osservazioni hanno spinto i due Ministeri, della Salute e dell’Istruzione, a emettere una nuova Circolare, quella del 2 settembre, che ha introdotto metodi semplificati per le famiglie, come la prenotazione via mail e telefonica delle vaccinazioni e la presentazione dell’autocertificazione”. “Verificato, pero’, che la nostra offerta interpretativa – ha proseguito – non ha trovato, purtroppo, il pieno accoglimento e che il provvedimento da noi definito non e’ estensibile alle scuole dell’infanzia (che devono uniformarsi alle indicazioni statali), per evitare confusione alle famiglie, abbiamo ritenuto di mantenere un’omogeneita’ del percorso attuando anche per i Nidi le indicazioni previste per la Scuola dell’infanzia, evitando, quindi, disparita’ di trattamento”. “Ritenendo, comunque – ha concluso Gallera -, che nelle indicazioni ministeriali permanga un vuoto riguardo alla possibilita’ di recuperare nel minor tempo possibile gli inadempienti e convincere le famiglie piu’ restie a vaccinare i propri bambini, Regione Lombardia ha deciso di mantenere attivo il ‘Percorso di recupero dell’adempimento’. Un percorso che formalizzeremo per decreto, nei prossimi giorni, che consentira’, ai genitori che non avendo presentato la documentazione, l’11 settembre vedranno i loro bambini allontanati dalle scuole, di partecipare ad un’azione di recupero. Un’azione da espletarsi in un massimo di 40 giorni che, attraverso colloqui approfonditi con i nostri esperti, dia loro la possibilita’ di mettersi in regola e, ai propri figli, di essere immediatamente riammessi alla frequenza scolastica”.




Fecondazione eterologa, cade il divieto

Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della norma della legge 40 che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. La decisione era attesa da tantissime coppie che possono sperare solo in questa modalità di fecondazione per avere un figlio. A sollevare la questione erano stati tre tribunali: Milano, Catania e Firenze.

La Fecondazione eterologa è una tecnica di laboratorio che comporta la fecondazione degli ovuli di donatrice con gli spermatozoi del vostro partner.
Una volta fecondato, l’ovulo diventa pre-embrione e viene posto nell’utero, precedentemente preparato, per continuare lo sviluppo.

La legge spagnola stabilisce che la donazione di ovuli è anonima (non ci può essere conoscenza tra ricevente e donatrice sia nel presente che nel futuro) e volontaria (la commercializzazione degli ovuli e degli embrioni è vietata dalla legge in Spagna. Le donatrici devono avere tra i 18 e i 35 anni e ricevono una compensazione economica per la dedizione e il tempo impiegato alla donazione).

Questo tipo di fecondazione in vitro è consigliato quando si hanno problemi alle ovaie ed è necessario ricorrere ad ovuli di donatrici. Potrebbe essere che le ovaie non producono ovuli o producono ovuli di scarsa qualità. Si ricorre anche a questa tecnica, si soffre di qualche malattia genetica, anomalia cromosomica o se si soffre di una qualsiasi malattia che abbia come controindicazione la stimolazione ovarica.




Vaccini, Fedeli: “Spero che la Lombardia decida di comportarsi come le altre regioni”

LOMBARDIA – Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli si è espressa sulla questione dell’obbligo vaccinale per le iscrizioni a scuola in Lombardia, intervistata da Luca Telese nella prima puntata da lui condotta di 24Mattino su Radio24. Lo riferisce una nota della trasmissione. “Ho capito intanto che non fanno deroghe – ha detto – Però devo vedere, dovremo vedere effettivamente la delibera che propongono, credo proprio questa mattina o oggi pomeriggio al Consiglio Regionale. Credo che abbiano anche apprezzato tutto il lavoro fatto e l’ulteriore circolare che abbiamo mandato venerdì. Si tratta di facilitare le cose, che credo sia ciò che chiedevano la Regione, ma anche le famiglie e le scuole. La maggioranza delle Regioni italiane ha lavorato esattamente sulla facilitazione così come abbiamo spiegato nella circolare. Sarebbe l’unica, la Regione Lombardia, invece che sceglie di fare diversamente. Spero che non sia così.”




Monte di Procida, muore di parto a soli 30 anni

MONTE DI PROCIDA – Anna Riccio è morta a trent’anni dopo il parto cesareo ed è successo tra la notte di venerdì e sabato verso le 00.30 dopo il trasferimento dall’ospedale San Paolo di Napoli a Fuorigrotta ad un altro ospedale della città il “Pellegrini” della pignasecca. L’intera comunità di Monte di Procida (Na) è scossa per la tragedia; la donna lascia il marito Pugliese Marco e un altro figlio. Dopo l’intervento è stato necessario il trasferimento della donna a causa di alcuni problemi sorti durante il parto.




Milano vaccini, Gallera: altri 40 giorni di tempo. Per famiglie possibilità di ‘mettersi in regola’

MILANO – Quaranta giorni è il tempo che i bambini non vaccinati degli asili nido e delle scuole materne della Lombardia avranno a disposizione per recuperare eventuali inadempienze. L’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, ha chiarito, durante una conferenza a Palazzo Lombardia, la procedura che le famiglie dovranno seguire per quanto riguarda le vaccinazioni, diventate obbligatorie dopo l’approvazione del Decreto Lorenzin dello scorso 29 luglio.

Entro il 10 settembre i genitori dovranno consegnare i documenti di autocertificazione relativi alle vaccinazioni (scaricabili dal sito dell’Ats) alle segreterie della scuola. Nei dieci giorni successivi saranno proprio le scuole a controllare i documenti e le autocertificazioni: da quel momento chi risulterà inadempiente sarà convocato, nei 15 giorni successivi, tramite una raccomandata, ad un incontro formativo con gli esperti della Ats che proveranno a risolvere dubbi e sciogliere eventuali resistenze. A quel punto la famiglia potrà decidere di risolvere l’inadempienza (in questo caso la vaccinazione sarà programmata entro 15 giorni) o rifiutare, andando incontro alla sanzione, ovvero all’esclusione dal bambino della scuola. Responsabilità e competenza, in questi caso – ha chiarito Gallera – “non spetta alla Regione Lombardia, che ha il compito di fare le sanzioni, ma spetta a chi gestisce la struttura. Non sarà la Regione a togliere bambini dalla scuola”. L’assessore ha lanciato un messaggio ai lombardi, invitando le famiglie a “consegnare l’autocertoficazione che è il modo più veloce e comodo. Un metodo semplice e immediato. Ci vuole un minuto di orologio per compilarla, non si dica che c’è un disagio”. Ad oggi, negli asili nodo in Lombardia, i bambini non ancora vaccinati per esavalente sono 8950 e 10240 quelli ancora inadempienti per morbillo, rosolia e parotite, su un totale di 165mila. Per chi ancora non è vaccinato, ma ha intenzione di farlo, tre sono i modi per richiederlo: con una email tramite posta certificata (PEC), attraverso una raccomandata con ricevuta di ritorno o presentando direttamente richiesta alle Asl. L’obiettivo, ha chiarito Gallera, “è quello di applicare una norma e un principio, non di impedire a qualcuno di andare a scuola” piuttosto di “portare consapevolezza e fare vaccinare i bambini”.




Adroterapia, cura dei tumori: ecco i trattamenti coperti dal Servizio Sanitario Nazionale

L’adroterapia è entrata nel Sistema Sanitario Nazionale, come stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sui nuovi Livelli Essenziali d’Assistenza (LEA) pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 marzo 2017. Tutti i cittadini hanno accesso diretto ai trattamenti con adroterapia i cui costi sono rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale.

L’adroterapia è un metodo innovativo per la cura dei tumori resistenti alla radioterapia tradizionale e non operabili che consiste nell’utilizzo di fasci di protoni e ioni carbonio generati da un acceleratore di particelle.

La Fondazione CNAO, Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, ha già trattato con adroterapia oltre 1300 pazienti italiani e stranieri. CNAO è uno dei soli 6 centri al mondo capaci di effettuare trattamenti di adroterapia sia con protoni che con ioni carbonio.

Oggi i trattamenti con adroterapia coperti dalla sanità pubblica sono dieci: cordomi e condrosarcomi della base del cranio e del rachide, tumori del tronco encefalico e del midollo spinale, sarcomi del distretto cervico-cefalico, paraspinali, retroperitoneali e pelvici, sarcomi delle estremità resistenti alla radioterapia tradizionale (osteosarcoma, condrosarcoma), meningiomi intracranici in sedi critiche (stretta adiacenza alle vie ottiche e al tronco encefalico), tumori orbitari e periorbitari (ad esempio seni paranasali), incluso il melanoma oculare, carcinoma adenoideo-cistico delle ghiandole salivari, tumori solidi pediatrici, tumori in pazienti affetti da sindromi genetiche e malattie del collageno associate ad un’aumentata radiosensibilità, recidive che richiedono il ritrattamento in un’area già precedentemente sottoposta a radioterapia.

CNAO sta lavorando con le istituzioni per far rientrare nel Sistema Sanitario Nazionale anche i trattamenti per altre patologie radioresistenti e non operabili come i tumori al pancreas, al fegato, prostata ad alto rischio, recidive di tumori del retto e glioblastomi operati, oltre che recidive di tumori già irradiati con radiazioni convenzionali.