Consiglio di Stato: Regioni non possono sconsigliare l’uso di farmaci ai medici negli ospedali

ROMA – La III Sezione del Consiglio di Stato, con la sentenza n. 4546 del 29 settembre 2017, ha annullato le raccomandazioni della Regione Veneto con le quali è stato sconsigliato ai medici operanti nelle strutture ospedaliere pubbliche l’utilizzo di alcuni farmaci oncologici, regolarmente autorizzati dall’AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco, per la cura della carcinoma ovarico e di quello mammario, e rientranti tra i livelli essenziali di assistenza (c.d. LEA).

Il Consiglio di Stato ha ribadito, con tale pronuncia, il principio secondo il quale le Regioni non possono limitare i livelli essenziali di assistenza, nemmeno “raccomandando” ai medici l’utilizzo di alcuni farmaci rispetto ad altri, valutati come meno convenienti nel rapporto costi/benefici. Tali livelli essenziali, infatti, devono restare uniformi sul territorio nazionale per la essenziale garanzia del diritto alla salute (art. 32 Cost.).

Ciò non solo al fine di evitare ingiustificate disparità di trattamento terapeutico tra i pazienti residenti nelle diverse Regioni, ma anche per non influenzare, con differenti scelte di politica farmaceutica ispirate al mero contenimento della spesa sanitaria in ogni Regione, le scelte del medico nella prescrizione di un farmaco già valutato idoneo alla cura di malattie gravi come il cancro , sul piano dell’appropriatezza terapeutica, da parte dell’AIFA, all’esito di una valutazione scientifica alla quale non si può sovrapporre, o addirittura contrapporre, quella di ogni singola Regione.

Con l’occasione i giudici di Palazzo Spada, in sintonia con l’orientamento espresso dalla Corte costituzionale sul riparto di competenze Stato/Regioni in questa materia, hanno infatti ricordato che compete solo all’AIFA la valutazione circa l’appropriatezza terapeutica dei farmaci, l’equivalenza tra i principî attivi impiegati per la cura di gravi patologie, e la rimborsabilità dei medicinali da parte del Servizio Sanitario Nazionale.




Olio di palma, rivelazione shock: prodotti light e senza olio di palma hanno più grassi saturi

“Con la seconda edizione dell’analisi comparativa, realizzata dalla piattaforma Campagne Liberali, si mette a nudo un altro dei falsi miti che circola ormai da alcuni mesi nell’opinione pubblica: molti prodotti in commercio presentati come ‘light’, e che hanno voluto inserire sulle proprie confezioni la dicitura ‘senza olio di palma’, presentano una maggiore presenza di grassi saturi rispetto ai prodotti realizzati con olio di palma”. Così in una nota Campagne Liberali, piattaforma di cittadini che difende il diritto alla libera scelta e promuove il corretto dibattito scientifico.

L’analisi ‘Senza olio di palma, ma più saturi’ nasce per rispondere a una domanda molto semplice: dove c’è olio di palma ci sono più grassi, soprattutto saturi, rispetto ai prodotti in cui è stato eliminato? “La risposta è no”, rivela Campagne Liberali. Come riporta lo studio, “i grassi saturi, ovvero quelli che incidono di più in sulla nostra salute, ma anche i grassi totali, sono gli stessi se non addirittura di più in molti casi. È sufficiente leggere e confrontare etichette e tabelle nutrizionali di prodotti similari, laddove l’olio di palma è stato sostituito per lo più con olio di cocco, olio di girasole, olio di mais, oltre che burro, burro di cacao e burro di karitè”.

La notizia più sbalorditiva è quella che riguarda i prodotti da forno cosiddetti ‘salutisti’, quelli cioè che il commercio identifica come ‘light’ agli occhi dei consumatori. Il confronto tra due noti prodotti della grande distribuzione evidenzia che, su 100 grammi di prodotto, quello senza olio di palma contiene 18 grammi di grassi di cui 4,9 grammi di grassi saturi. Diversamente il prodotto di pari livello, ma con olio di palma, contiene 3,7 grammi di grassi saturi su un totale di 13 grammi di grassi totali.

“Questa seconda edizione ha prodotto risultati sulla falsa riga della prima pubblicata a maggio 2017. In questo aggiornamento abbiamo aumentato e suddiviso a loro volta per tipologia: merendine a sfoglia, frollini, wafer, merendine con cialda e cioccolato, crostatine. Sono state inoltre aggiunte due nuove categorie: i prodotti impanati e i gelati confezionati” – riferiscono da Campagne Liberali.

“La scelta di cavalcare il falso mito che ‘senza olio di palma’ significhi ‘più salutare’ – puntualizzano – si dimostra totalmente fuorviante e ingannevole visto che la sostituzione dell’olio di palma non determina un miglioramento del profilo nutrizionale dei prodotti alimentari. Così come eliminarlo non significa essere più ambientalisti, visto che le piantagioni di olio di palma sono le più sostenibili: la palma da olio utilizza in tutto il mondo 17 milioni di ettari di terreno, ossia il 6% del totale delle terre coltivate, per fornire il 35% del fabbisogno mondiale di olio vegetale. Servono invece ben 111 milioni di ettari perché la soia garantisca appena il 27% del fabbisogno globale. Inoltre, rispetto ad altri oli vegetali, l’olio di palma richiede meno fertilizzanti, pesticidi ed energia rispetto alla soia e alla colza. Non solo, l’olio di palma è ottenuto tramite spremitura, l’olio di girasole viene spesso raffinato chimicamente in un bagno solvente.

“Insomma – conclude la nota – i cittadini consumatori devono essere informati, altrimenti il rischio è di lasciarli in balia di slogan che più convengono a certe parti politiche e che servono a indirizzare certe scelte commerciali anche da parte delle Istituzioni. Questo l’obiettivo che persegue Campagne Liberali, insieme a quello di stimolare anche le imprese a utilizzare pratiche commerciali più trasparenti e rispettose di noi tutti”.




Vaccini: sì all’obbligo nelle scuole dell’infanzia

Niente ingresso a scuola se prima non si fanno tutte le vaccinazioni. “Già a decorrere dall’anno scolastico in corso, trova applicazione la regola secondo cui, per accedere ai servizi educativi per l’infanzia e alle scuole dell’infanzia, occorre presentare la documentazione che provi l’avvenuta vaccinazione”. E’ quanto specifica un parere del Consiglio di Stato sulla normativa vigente in materia di obbligo vaccinale, reso in risposta a un quesito del Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.

Soddisfatta il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sulla sentenza del Consiglio di Stato sui vaccini.”Una buona notizia: è sempre importante ricordare che i vaccini sono le uniche armi che abbiamo per combattere virus pericolosissimi”.

Mentre per Zaia non è andata bene: “Il parere al Consiglio di Stato sulle modalità di applicazione della legge nazionale sui vaccini lo avevamo chiesto noi, quindi ne rispettiamo totalmente le conclusioni. Ci riserviamo peraltro di leggerne integralmente i contenuti, aldilà delle anticipazioni avute tramite le Agenzie”. Lo dice il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, commentando la notizia che il Consiglio di Stato ha indicato che già a decorrere dall’anno scolastico in corso trova applicazione la regola secondo cui, per accedere ai nidi e alle scuole per l’infanzia, occorre presentare la documentazione che provi l’avvenuta vaccinazione. “Resta in piedi – aggiunge il Governatore – il nostro ricorso alla Corte Costituzionale, che è anche stato aggiornato sulla base della conversione nella legge 119 del Decreto Lorenzin sull’obbligatorietà dei vaccini, la cui discussione è stata proprio oggi fissata dalla Consulta per il 21 novembre 2017 in udienza pubblica”




Ritirati dal mercato lotti di acqua Cutolo (Rionero): batterio killer presente nelle analisi, falso allarme o verità?

Sono rimasti tra gli scaffali dei supermercati lucani per molto tempo i lotti sequestrati per “non conformità sanitaria”. È stata ritrovata traccia del batterio virulento (Pseudomonas aeruginosa) che in alcuni casi potrebbero infettare il meato urinario e portare a decesso per setticemia. L’allarme sarebbe partito già lo scorso 6 Settembre grazie al RASFF (sistema di allerta rapido europeo) in quanto dopo analisi specifiche il mercato Belga provulgò i risultati.

I lotti in questione sono: Bottiglie in Pet da un litro e mezzo (6 pezzi) e da un litro (12 pezzi) dei lotti LR 7248 C; LR 7249 C; LR 7250 C; LR 7251 C; LR 7252 C; LR 7253 C; LR 7254 C e LR 7255 C con data di scadenza rispettivamente del 05-09-2018; 06-09-2018; 07-09-2018; 08-09-2018; 09-09-2018; 10-09-2018; 11-09-2018; 12-09-2018.

L’allarme sembra cessato data la comunicazione dello stabilimento di aver ritirato tutti i lotti con contaminati. Si può quindi ora affermare che l’acqua Cutolo sia “sana”? “La Regione Basilicata, – commentano dalla Cutolo – attraverso il monitoraggio avviato dal dipartimento Sanità, ha garantito in collaborazione con l’azienda un sistema di controlli continuo, ponendo in essere tutte le misure necessarie per un accurato monitoraggio delle linee produttive e dei prodotti confezionati, collaborando con le autorità preposte per i campionamenti utili a verificare la salubrità dei propri prodotti”. Scampato pericolo, per questa volta, ma si dovrà sempre aspettare gli altri Stati per effettuare i controlli sull’affidabilità dei prodotti che vengono portati sulle nostre tavole? A quanto pare il batterio non era presente nel prodotto imbottigliato, ma seguendo i vari processi si evidenziava una presenza dello stesso nel solo serbatoio di stoccaggio, per precauzione però l’azienda ha richiamato i lotti incriminati ed ha provveduto ad ulteriori controlli da parte dell’ARPAB a della ASL le quali assicurano il cessato pericolo.
“Esclusa la presenza del batterio – conclude Cutolo – alla fonte, al serbatoio di accumulo dell’acqua minerale, nei prodotti finiti e nell’intero ciclo produttivo rimane alto l’impegno dell’azienda teso a garantire un assoluto livello di qualità e purezza dell’acqua imbottigliata e di attenzione al consumatore, che da sempre contraddistingue le aziende del Gruppo San Benedetto. Ci auguriamo che la nostra sicurezza alimentare sia sempre tenuta sotto controllo Europeo, ma soprattutto Nazionale. Possiamo dirci fortunati per aver sfiorato il cratere del Vesuvio, senza però caderci dentro.”
Giulia Ventura




Chikungunya: 10 nuovi casi tra Anzio e Roma. Isolato il virus dall’Istituto Lazzaro Spallanzani

Ad oggi al SE.RE.S.MI (Servizio Regionale di Sorveglianza Malattie Infettive) sono pervenute un totale di 86 notifiche di casi di Chikungunya. Dunque 10 casi in più rispetto all’ultima rilevazione effettuata nella giornata di martedì 19 settembre. Di questi 10 nuovi casi 5 sono residenti o hanno riportano un soggiorno nel comune di Anzio nei 15 giorni precedenti l’esordio dei sintomi. I restanti 5 nuovi casi sono residenti nel comune di Roma e non hanno collegamenti con Anzio.

“Ribadiamo – fanno sapere dalla Regione Lazio – che in aree dove si segnalano casi autoctoni singoli o focolai epidemici autoctoni (2 o più casi) scattano le misure di disinfestazione previste dal Piano nazionale di Sorveglianza 2017 del Ministero della Salute ovvero trattamenti su suolo pubblico e privato, trattamenti adulticidi con prodotti abbattenti, trattamenti dei focolai larvali, replica di tutti gli interventi in caso di pioggia, ripetere l’intero ciclo dopo la prima settimana”.

Intanto dalla Direzione Regionale Salute e Politiche Sociali, Regione Lazio comunicano che è stato isolato il virus che sta causando l’epidemia di Chikungunya nel Lazio. Il virus isolato è stato denominato: CHIKV/ITA/Lazio-INMI1-2017. A identificare il virus il laboratorio di Virologia dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, laboratorio di riferimento regionale per gli agenti patogeni umani,

Il virus è stato caratterizzato su base molecolare. La sequenza è stata depositata al National Center for Biotechnology Information, National Institute of Health, USA, e a breve sarà accessibile per la comunità scientifica.




Albano Laziale, Centro Psicologia Castelli Romani: le abilità narrative

 

Il bambino già in età prescolare vive uno sviluppo delle capacità conversazionali, che rappresentano la base necessaria per lo sviluppo secondario delle abilità narrative. Tuttavia, le prime  differiscono dalle seconde soprattutto perché nella conversazione ci sono almeno due interlocutori e spesso il contenuto è più limitato e tendenzialmente concreto e contestualizzato; nella narrazione invece il piano risulta spesso più astratto e richiede un’organizzazione linguistica più complessa. Semplificando, dunque, una narrazione “funzionale” generalmente richiede tre elementi: l’evento iniziale, l’azione (del protagonista) e le conseguenze (la conclusione).
A 4 anni le strutture narrative consistono in liste di azioni temporalmente disorganizzate e tendenzialmente molto corte, spesso infatti il bambino riporta solo l’azione principale del racconto e al limite la conclusione; a 5 anni invece emergono sequenze di eventi più organizzate che però si interrompono e non risultano del tutto complete; dai 6 anni infine il bambino riesce ad organizzare e raccontare una storia, quindi una sequenza di dati, eventi e informazioni, in modo completo, dall’inizio fino alla conclusione.
Le capacità di narrazione sono particolarmente complesse e sottostanno alla costruzione di “discorsi”, all’inizio verbali, ma destinati nel periodo scolare non solo a diventare testi scritti, ma anche prerequisito per le abilità di esposizione orale di quanto studiato. In effetti, sono un prerequisito spesso sottovalutato ma in realtà basilare per i successivi apprendimenti.
Per tali ragioni, quando non si riscontrano queste caratteristiche evolutive, ma si identifica un racconto da parte del bambino non coeso, incomprensibile, caotico e disorganizzato da un punto di vista logico, linguistico e temporale, è bene che ci sia un approfondimento specialistico che possa identificare la reale problematicità della situazione.

Oltre ad eventuali interventi specialistici, come quello logopedico, che possano essere intrapresi ove ritenuti necessari, è possibile attuare anche nel contesto familiare attività che arricchiscano e potenzino tali abilità:
1) Cercare di arricchire il più possibile il lessico del bambino
2) Raccontare storie o semplici sequenze di azioni, con libri illustrati, in cui il
bambino dovrà ascoltare e guardare le immagini, sfruttando enunciati
chiari, semplici, che possano divenire per il bambino un modello
“ripetibile”
3) Rendere partecipe il bambino rispetto alle storie che gli leggiamo
facendogli domande sui contenuti, spronandolo ad identificare emozioni
dei personaggi, fino ad indurlo a fare ipotesi su contenuti non esplicitati o
anticipare ad esempio il finale.
4) Inventare storie sulla base di immagini o dati che gli presentiamo,(la
complessità degli stimoli dipenderà anche dall’età del bambino stesso)
Ultima considerazione riguarda l’ambiente in cui è inserito e vive il bambino:
quando ci si relaziona col piccolo, nel contesto di conversazione, gioco o
racconti di libri e storie, è bene che non vi siano altri “distrattori” come tablet,
radio, tv accesi o rumori ambientali non funzionali alla stimolazione e
all’apprendimento.

Dott.ssa in Logopedia Chiara Marianecci
3497296063
Chiara.marianecci@hotmail.it




Chikungunya, Montanari: “Il focolaio non è a Roma”

ROMA – “Ci lasciano sconcertati le parole di Benvenuti, ex presidente AMA nominato da Alemanno, intervistato da TG5 sul caso chikungunya. A Roma disinfestazioni e derattizzazioni sono state effettuate con grande impegno. Dire o lasciar intendere il contrario è un gesto irresponsabile nei confronti dei cittadini.
Il focolaio non è a Roma ma ad Anzio. Roma è stata danneggiata dalle disinfestazioni inefficaci di altri comuni laziali. Per noi, parlano i numeri.
Roma, con 2.875.364 abitanti ha subito 6 casi di contagio. Anzio, con 54.211 abitanti ha riscontrato 19 casi di contagio. Una parte dei cittadini romani che è risultata positiva alla chikungunya era stata in vacanza ad Anzio.
Mentre i nostri trattamenti preventivi a bassa tossicità hanno funzionato molto meglio degli altri, ci chiediamo cosa hanno fatto le altre Amministrazioni per garantire la salute dei cittadini.
La nuova ordinanza Raggi è servita per permettere gli interventi anche sul suolo privato. Nessun passo indietro e nessun ritardo da parte nostra. I trattamenti adulticidi erano già previsti.
Su questo caso andremo fino in fondo, per ristabilire la verità e valuteremo tutte le azioni possibili, anche legali, denunciando il procurato allarme e la diffusione di notizie false, per tutelare l’operato dell’Amministrazione Capitolina”. Così in una nota, l’Assessora alla Sostenibilità di Roma Capitale, Pinuccia Montanari.




Medicina rigenerativa: arriva dagli Usa il chip per riparare ferite e organi

Una tecnologia rivoluzionaria per la medicina rigenerativa. I ricercatori dell’Ohio State University Wexner Medical Center e del College of Engineering dell’Ohio State hanno sviluppato una nuova tecnologia chiamata Tnt (Nanotransfection Tissue), un chip capace di generare qualsiasi tipo di cellula all’interno del corpo del paziente. La tecnologia grande come una tessera dello Scarabeo, secondo gli scienziati può essere utilizzata per riparare le ferite o ripristinare la funzione di un tessuto invecchiato, dagli organi alle cellule nervose. Lo studio è descritto su ‘Nature Nanotechnology’.
“Utilizzando la nostra tecnologia a nanochip, gli organi feriti o compromessi possono essere sostituiti. Abbiamo dimostrato che la pelle è un terreno fertile, su cui possiamo far crescere gli elementi di qualsiasi organo in fase di declino”, spiega Chandan Sen, direttore del Centro per la medicina rigenerativa e le terapie cellulari dell’Ohio State, che ha condotto lo studio con L. James Lee, professore di ingegneria chimica e biomolecolare dell’Ohio State College of Engineering. I ricercatori in questa fase hanno studiato topi e maiali.

Nel loro studio sono stati in grado di riprogrammare le cellule della pelle per farle diventare cellule vascolari in gambe ferite e con un ridotto afflusso di sangue. Entro una settimana vasi sanguigni attivi sono comparsi nell’arto, e nella seconda settimana la gamba era stata salvata. Non solo: in test di laboratorio questa tecnologia si è dimostrata in grado di riprogrammare le cellule della pelle in un corpo vivente in cellule nervose, che sono state iniettate poi in topi colpiti da ictus per aiutarli a recuperare. Un risultato “difficile da immaginare, ma realizzabile, con un successo nel 98% dei casi. Con questa tecnologia possiamo convertire le cellule della pelle in elementi di qualsiasi organo in un solo colpo. Questo processo richiede solo meno di un secondo e non è invasivo, e poi hai finito. Il chip non rimane con te, ma inizia la riprogrammazione della cellula. La nostra tecnologia mantiene le cellule nel corpo sotto sorveglianza immunitaria, quindi non è necessaria l’immunosoppressione”, spiega Sen.

La tecnologia Tnt ha due componenti principali: un chip basato sulle nanotecnologie e progettato per trasportare carichi speciali alle cellule adulte. Poi c’è lo specifico carico biologico necessario per la conversione delle cellule. Un ‘pacchetto’ che trasforma una cellula adulta da un tipo all’altro. Il carico viene consegnato con una piccola carica elettrica, appena percepita dal paziente. “Il concetto è molto semplice – assicura Lee – In realtà, siamo rimasti sorpresi anche che funzionasse così bene”. I ricercatori prevedono di avviare sperimentazioni cliniche il prossimo anno per testare questa tecnologia sull’uomo.




Chikungunya, 17 i casi nel Lazio: stop a donazioni sangue

Nel Lazio “sono 17 i casi accertati dal Servizio Regionale di Sorveglianza Malattie Infettive (Seresmi) ad oggi di Chikungunya, di questi 6 nella Capitale”. Lo rende noto la Regione. “Di questi 17, dieci casi sono residenti o riportano un soggiorno nel Comune di Anzio, e sette casi non risultano aver viaggiato in Italia o all’estero nei 15 giorni precedenti l’esordio dei sintomi”.

E dopo i casi, arriva lo stop alle donazioni nella Asl Roma 2. Lo ha deciso il Centro Nazionale sangue – Istituto Superiore di Sanità. La sospensione totale delle donazioni riguarda solo la Asl 2 del Comune di Roma (le parti est e sud della città, 1 milione di abitanti) e il Comune di Anzio, oggetto di un focolaio confermato nei giorni scorsi.

In tutte le altre aree della Regione, in base all’assunzione di un minor livello di rischio di infezione, al sangue raccolto verrà applicata una ‘quarantena’ di 5 giorni se il donatore ha soggiornato in una delle due città colpite. A livello nazionale i donatori che hanno soggiornato nei comuni interessati saranno invece sospesi per 28 giorni. “Sono state attivate tutte le misure possibili per evitare eventuali carenze a Roma – spiega il direttore del Centro, Giancarlo Maria Liumbruno -, a partire dalla mobilitazione delle scorte accantonate per le maxi-emergenze. Sia nel Lazio che nelle altre Regioni, è già partita una gara di solidarietà, che coinvolge sia le istituzioni che le associazioni dei donatori, che saranno coinvolti in una serie di raccolte straordinarie per aiutare il Lazio”.

Nella Capitale, a causa del blocco parziale delle donazioni, si prevede una carenza di 200-250 sacche di sangue nei prossimi giorni, una quantità paragonabile ad una maxi-emergenza. La cifra è contenuta nella circolare che il Centro Nazionale Sangue ha inviato alle Regioni, pubblicata sul sito del Cns. “Al fine di supportare la regione Lazio – si legge inoltre – si invitano tutti i responsabili delle Src (le strutture regionali di coordinamento, ndr) ad attivare la compensazione interregionale secondo le indicazioni e i criteri stabiliti dal ‘Piano strategico nazionale per le maxiemergenze’, configurandosi le ricadute dell’evento epidemico sul sistema sangue laziale alla stregua di una maxiemergenza”. Il piano per le maxiemergenze approvato lo scorso anno prevede che ogni regione abbia una scorta di sangue dedicata, da utilizzare in caso di eventi come terremoti o incidenti con molti feriti.

”Siamo molto preoccupati per la situazione Chikungunya, il Comune di Roma proceda subito alle disinfestazioni. E’ passato troppo tempo dalla prima richiesta di intervento da parte della Asl che risale al 7 settembre”: lo dice il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Ora ”e’ molto probabile la decisione di uno stop alle donazioni di sangue anche a Roma. Oggi e’ arrivata dalla Regione al Comune (per conoscenza al ministero e alla prefettura) una nuova diffida per una disinfestazione immediata”.

Raggi firma ordinanza per disinfestazioni
È stata firmata dalla sindaca di Roma Virginia Raggi l’ordinanza “per contrastare l’emergenza sanitaria dovuta ai casi sospetti e accertati di Chikungunya trasmessi dalla zanzara tigre, non solo su suolo pubblico, ma anche su quello privato”.




Grottaferrata, panico da Antrace: Sindaco e Asl tranquillizzano

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GROTTAFERRATA (RM) – Nessun rischio di contagio antrace tra esseri umani e nessun pericolo di trasmissione del batterio con ortaggi e frutta.

 

Questo quanto emerso oggi a Grottaferrata durante la conferenza pubblica indetta dal primo cittadino Luciano Andreotti alla quale hanno partecipato il direttore generale della Asl Rm 6 Narciso Mostarda e il direttore della Prevenzione Mariano Sigismondi.

 

E’ stato anche ipotizzato il rientro nella normalità, entro pochi giorni, in merito all’ordinanza del sindaco di Grottaferrata che ha dichiarato “zona infetta” la località Molara. Per questo occorrerà attendere il via libera da parte dell’azienda sanitaria.

 

Durante l’incontro pubblico è emersa una grande preoccupazione da parte dei residenti, soprattutto per quanto riguarda il “rischio contagio” attraverso gli animali e i prodotti della terra che si trovano nelle vicinanze di quella che è stata dichiarata “zona infetta”. E’ stato chiarito che nessun contagio può avvenire attraverso la fruizione di ortaggi o anche attraverso il semplice contatto con animali. I dirigenti Asl rispondendo alle domande dei cittadini in merito alla possibilità o meno di vendemmiare e raccogliere ortaggi nell’area contigua hanno confermato il via libera con le dovute accortezze igieniche già comunicato precedentemente e annunciato per il futuro prossimo una campagna di vaccinazione dei capi di bovini e ovini oltre a una analisi di campioni di terreno per capire meglio l’origine della ricomparsa di una malattia che non si manifestava da oltre due decenni nei Castelli Romani.

 

Per quanto riguarda invece la questione del possibile rischio contagio per mancata profilassi, per i guardia parco dell’Ente regionale Parco dei Castelli Romani, che pattugliano il territorio, Mostarda ha detto che lo stesso Ente regionale ha precisato che nessuno degli operatori è stato contagiato: “Sono tutti in perfetta salute”. Un chiarimento, quello dell’Ente Parco, riportato per voce del direttore generale Asl, dopo che il presidente del Parco dei Castelli Romani aveva lamentato il fatto di essere venuto a conoscenza  attraverso i giornali dell’ordinanza del sindaco di Grottaferrata che dichiarava infetta la località della Molara.

Il direttore generale della AslRoma 6, Narciso Mostarda ci ha tenuto a sottolineare la tempestiva collaborazione tra istituzioni che c’è stata sulla vicenda smentendo quelle notizie che avevano parlato di un’emergenza che starebbe salendo. “Ad oggi possiamo dire che siamo vicini al rischio zero”. Mostarda ha quindi confermato i contagi del pastore che sta rispondendo bene alla cura antibiotica e del veterinario Asl, un collaboratore del dottor Sigismondi,  che tuttavia ora sta bene, è stato dimesso ed è a casa, grazie a una diagnosi precoce della malattia che – è stato ricordato più volte – non si trasmette da uomo a uomo ma solo dal contatto con sangue e viscere dell’animale malato.

 

E’ stato infine ribadito che il rischio contagio riguarda esclusivamente le persone che sono venute a diretto contatto con le carcasse degli animali infetti e che di fatto nessun altro caso si è verificato oltre a quelli del veterinario e dell’allevatore.

“Nessuna polemica, solo informazione corretta e diretta a conferma della volontà mia e di tutta l’Amministrazione comunale di Grottaferrata di restare vicini alla cittadinanza senza generare allarmismi e rispondendo con cognizione sui casi di carbonchio ematico registrati su alcuni capi di bestiame nel nostro territorio. Ora posso dire che rispetto alle ulteriori sollecitazioni ricevute nel corso dell’incontro pubblico provvederemo anche, per maggiore tranquillità di tutti, a disinfettare il fontanile presente nell’area dichiarata infetta dal bacillo dell’antrace, un’area che comunque, come ribadito più volte dal direttore generale Asl Roma 6, Mostarda e dal dottor Sigismondi, tornerà a breve alla normalità”.
Con queste parole il sindaco di Grottaferrata, Luciano Andreotti ha concluso l’incontro pubblico aperto alla cittadinanza con i responsabili della Asl Roma 6 tenutosi nel pomeriggio di oggi presso l’aula consiliare del Comune.

“Siamo molto soddisfatti dell’incontro avvenuto con i vertici della Asl Roma 6” ha detto il sindaco a latere dell’appuntamento.
“Come autorità sanitaria cittadina ho ritenuto importante che avvenisse questo momento di confronto diretto anche per dimostrare la effettiva presenza e collaborazione tra le istituzioni del territorio che restano a completa disposizione e costantemente vigili nella cura della salute, della prevenzione e della sicurezza della cittadinanza” ha concluso Andreotti.




Castelli Romani, psicologia: che cos’è il disturbo ossessivo di personalità

A cura della Dott.ssa Catia Annarilli – Psicologa Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

Si tratta di persone che mostrano una eccessiva preoccupazione per l’ordine, il perfezionismo, il controllo mentale ed interpersonale.
L’insorgenza del disturbo solitamente è nella prima età adulta.
Si possono facilmente identificare alcuni tratti caratteristici del disturbo come ad esempio: la preoccupazioni per i dettagli, le regole, le liste, l’ordine e l’organizzazione rendendo questi aspetti lo
scopo principale dell’attività a discapito del vero compito; un perfezionismo eccessivo che interferisce con il completamento del compito; una eccessiva dedizione al lavoro tanto da escludere qualunque altra forma di attività ludica, di divertimento o di svago; una incapacità di poter gettare via oggetti consumati, vecchi, inutilizzati privi di qualsiasi forma di valore anche affettivo; una incapacità di delegare compiti agli altri a meno che questi non si sottomettano a regole e indicazioni precise; un’avarizia e una parsimonia per il denaro che va accumulato e non sperperato; una forte rigidità e una marcata testardaggine.

La caratteristica principale del disturbo è comunque individuabile nell’eccessiva preoccupazione per l’ordine, per il perfezionismo e il controllo mentale e relazionale, l’obiettivo è quello di mantener il controllo; il perfezionismo è teso alla ricerca di possibili ed eventuali errori, il tutto crea uno stato di tensione continua nella persona e ciò nella maggior parte dei casi compromette il raggiungimento dell’obiettivo del compito.
Gli aspetti sopra descritti sono presenti in un gran numero di persone ma non sempre sono da considerarsi come elementi di disturbo, ne’ possono essere definiti disfunzionali in quanto – nella maggior parte dei casi – trovano spesso un buona forma di adattamento funzionale in un gran numero di professioni e di profili di personalità pensiamo ad esempio ad un chirurgo attento, un ingegnere scrupoloso o un ragioniere preciso.
Le persone che invece, arrivano a chiedere un aiuto psicologico sono tutti coloro che, associati ai tratti caratteristici di questo quadro di personalità, hanno un vissuto emotivo di disagio e sofferenza come stati di ansia, tratti depressivi e, altri ancora, possono avere vissuti di disagio al livello familiare in quanto, frequentemente, i familiari, i coniugi, i figli o i genitori subiscono i sintomi di controllo e di perfezione come elementi paralizzanti le dinamiche familiari e coniugali.

In queste persone il mondo dei sentimenti e degli stati emotivi appare chiuso ed estremamente difficile da gestire, hanno difficoltà a mostrare e parlare dei loro sentimenti e il sistema rigido di regole che si sono imposti è una forma di controllo anche di questo mondo interno, che se privo di tale controllo determinerebbe – secondo la loro personale percezione – una vera catastrofe emotiva.
Chi soffre di questo disturbo raramente prova disagio per le proprie caratteristiche, percependole anzi come fortemente adattive e funzionali, il disagio è invece sofferto da chi entra in contatto con loro: familiari, colleghi di lavoro o partner sono quelli che maggiormente vivono il fastidio del disturbo e che più di tutti soffrono la disfunzionalità adattiva dei sintomi.
L’aiuto psicologico può essere individuale di coppia o anche familiare questo dipende in parte dal tipo di richiesta di aiuto che viene formulata, ma anche da chi si fa’ portavoce della richiesta: se il paziente stesso o un genitore o un coniuge ed infine anche dal tipo di sofferenza.

Bibliografia di riferimento:
DSM V Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, American Psychiatric Association ,
Raffaello Cortina Editore.

Dott.ssa Catia Annarilli
Psicologa Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR

catia.annarilli@gmail.com
www.centropsicologiacastelliromani.it