Roma, Università Salesiana: grande attesa per “Obiettivo Benessere”

Volersi bene e prendersi cura di sé attraverso la Nutrizione, la Medicina Estetica e Antiaging

Si terrà sabato 9 marzo la XIV edizione del convegno “Obiettivo Benessere”, l’appuntamento ormai consueto che mira ad approfondire tematiche legate alla salute e alla qualità della vita, organizzato dall’Istituto Frontis.
Volersi bene e prendersi cura di sé sono aspetti troppo spesso trascurati che, in occasione della Festa della Donna, verranno declinati in momenti di informazione gratuita per tutti, nonché di condivisione, in merito ai temi della Nutrizione, Medicina Estetica e Medicina e Chirurgia Antiaging.

Il convegno avrà luogo
a Roma presso l’Università Salesiana (Piazza dell’Ateneo Salesiano,
1)
, con il coordinamento del Responsabile scientifico dell’Istituto Frontis, la dott.ssa Paola Fiori, e
la moderazione della professoressa Angela Catizone dell’Università
di Roma “La Sapienza”.

Il programma del convengo, che sarà
ospitato nell’aula Paolo VI, prevede l’apertura alle ore 8,45 con i saluti del
Magnifico Rettore, prof. Don M. Mantonvani, seguito dagli interventi di illustri
dottori ed esperti in materia.

Tra i temi affrontati ci saranno lo
stress ossidativo, l’invecchiamento cutaneo, il lifting non chirurgico, le vene
varicose, la cellulite, le nuove sfide della chirurgia estetica e la nutrizione
come prevenzione e benessere.

“Una giornata di festa – l’ha definita la
dottoressa Paola Fiori – durante la quale lo scambio e la relazione col
pubblico non passeranno più tramite uno schermo, ma direttamente con il medico,
l’unico a poter suggerire secondo la scienza a chi rivolgersi per la propria
problematica”.

Durante la giornata informativa, a
partire dalle ore 10,30, gli intervenuti potranno avvalersi di consulenze
gratuite urologiche, nutrizionali, medico-estetiche, ostetriche, su terapie
assistite con animali (Pet-Therapy) e informazioni su integratori e cosmetici.

Sono inoltre previste attività gratuite
riservate al personale sanitario e un concorso a premi per gli iscritti al
convegno, che vede in palio trattamenti per la cura del viso e dei capelli, un
massaggio drenante ed un test del colon irritabile.

A partire dalle ore 14, presso l’aula B, si svolgerà la V edizione di Nutrigusto, esposizione e degustazione delle eccellenze alimentari “Made in Italy” a cura di aziende impegnate nella produzione di cibi di alta qualità, utili al nostro Benessere. L’ingresso a Nutrigusto è gratuito e riservato ai soli iscritti al convegno, previo ritiro al mattino, entro le ore 10, del biglietto apposito.




Vaccini, Salvini scrive alla ministra Grillo e la permanenza dei bimbi a scuola fino a 6 anni

 Il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha scritto una lettera alla collega della Salute, Giulia Grillo, in cui chiede un decreto legge per consentire la permanenza scolastica ai bambini non vaccinati delle scuole di infanzia 0-6 anni. “L’intento del procedimento – scrive il responsabile del Viminale – è quello di garantire la permanenza dei bambini nel ciclo della scuola dell’infanzia”. “Evitiamo traumi ai più piccoli”, dice Salvini. 

Secondo Salvini è necessario evitare “l’allontanamento e la decadenza dalle liste scolastiche” dei bambini “essendo ormai giunti alla conclusione dell’anno”. Bisogna “evitare traumi ai più piccoli”, aggiunge il ministro e quindi è necessario “prevedere il differimento degli obblighi in scadenza al 10 marzo prossimo contenuti nella legge Lorenzin”.

Questo pomeriggio dalla Calabria, il Ministro della Salute rispondendo indirettamente a Salvini ha detto :  “L’intento comune è di superare il decreto Lorenzin sui vaccini obbligatori, una legge che noi riteniamo abbia alcune importanti lacune”. Lo ha detto il ministro della Salute Giulia Grillo a Reggio Calabria, rispondendo ad una domanda sulla lettera con la quale il vicepremier Matteo Salvini ha chiesto un decreto legge per consentire la permanenza scolastica ai bambini non vaccinati delle scuole di infanzia fino a 6 anni. “Come e’ giusto che sia, sarà il Parlamento a superare quella legge”,  ha sottolineato.

La preoccupazione dei presidi. “Giusta la preoccupazione di non traumatizzare i bambini ma si continua a non tenere conto dei bimbi più fragili, la cui vita sarebbe a rischio se consentissimo ai non vaccinati per motivi ideologici di frequentare la stessa scuola. Non ci possono essere bambini di serie A e di serie B. C’è un tema di salute pubblica per cui non possiamo essere d’accordo”. Così il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli interpellato dall’ANSA sulla proposta del ministro dell’Interno Salvini. “L’intervento ora con un dl farebbe ripiombare in un caos da cui si sta faticosamente uscendo”, aggiunge Giannelli.

L’ex ministro Lorenzin. “Salvini invece che evitare traumi pensi a come garantire la sicurezza dei bambini immunodepressi che non possono andare a scuola e a come verrà garantita la salute per quei bambini che i genitori non vogliono vaccinare mettendone a rischio la salute”. Così Beatrice Lorenzin, ex ministro della Salute e leader di civica popolare risponde al ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha scritto al ministro della Salute Giulia Grillo chiedendo un decreto legge per consentire la permanenza scolastica ai bambini non vaccinati delle scuole di infanzia 0-6 anni. 




Figli, la presa in carico e l’intervento riabilitativo: di cosa si tratta ?

Albano Laziale, la rubrica delle specialiste del Centro Psicologia Castelli Romani

L’intervento riabilitativo, in generale, ha alla base il prendersi cura della persona globalmente nella sua unicità e irripetibilità. Prendersi cura, in questo caso di bambini, significa impegnarsi a riaffermare e confermare alla vita il suo senso, e dunque il dovere di garantire, a chi soffre di una condizione di salute precaria, la possibilità di un progetto esistenziale.
Il processo di presa in carico che è alla base dell’intervento riabilitativo è perciò tutto l’insieme di attenzioni, degli interventi (sanitari e sociali) e delle condizioni (organizzative e giuridiche) che garantiscano alla persona la massima partecipazione possibile alla vita sociale, economica e culturale, in relazione allo sviluppo di abilità raggiunte e potenziali.
Le risorse per adempiere a questo progetto sono la famiglia, la rete dei servizi, la rete parenterale, la rete amicale e la rete del volontariato.
Spesso alle “unità di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza” (NPIA) spetta il compito di definire oltre alla diagnosi anche il percorso riabilitativo, attraverso la rete delle strutture pubbliche e/o private accreditate; in queste strutture viene definito il progetto riabilitativo individuale che è appunto lo strumento principale del processo di presa in carico clinico-riabilitativa.
La regola principale di questo processo è la tempestività, definendo subito l’equipe riabilitativa che, includendo la famiglia, definirà il progetto riabilitativo.
Il trattamento abi-riabilitativo rappresenta la fase decisiva del processo di presa in carico del bambino con patologia neuropsichica. Lo scopo è quello di favorire sia lo sviluppo di funzioni non ancora acquisite, sia il ripristino di quelle attività e capacità che per varie ragioni lesive sono state temporaneamente compromesse (Imperiali, 2012).

Care, Abilitazione e Riabilitazione

E’ molto importante in ambito riabilitativo soffermarsi sulla distinzione dei termini care, abilitazione e riabilitazione, questo perché si riferiscono a situazioni ed esigenze diverse per ogni bambino che necessita di particolari cure assistenziali.
Parlando di “Care” ci si riferisce “all’ insieme delle cure, delle sollecitudini e degli accorgimenti che offriamo al bambino per farlo stare bene, o per limitare il più possibile i suoi disagi” (Stival G.,1998).
Alla care partecipano tutti i neonati e tutti coloro che si prendono cura di loro, specialmente in ambiente sanitario. In terapia intensiva neonatale (TIN) è appunto previsto un “programma di care”

finalizzato alla promozione dello sviluppo neuro-comportamentale e alla protezione dagli stimoli invasi per facilitare lo sviluppo adattivo.
Con il termine “Abilitazione” ci riferiamo alla peculiarità del percorso riabilitativo del bambino che non deve recuperare una funzione persa ma deve acquisire ex novo una competenza, partendo da una condizione di base. L’abilitazione, dunque, può essere intesa come un processo teso a rendere il bambino abile a svolgere una determinata attività.
Per quanto concerne la definizione di riabilitazione, espressa dalle linee guida per la riabilitazione dei bambini affetti da paralisi cerebrale infantile (SIMFER; SINPIA; 2006):
“La riabilitazione è un processo complesso teso a promuovere nel bambino e nella sua famiglia la migliore qualità di vita possibile. Con azioni dirette ed indirette essa si interessa dell’individuo nella sua globalità fisica, mentale, affettiva, comunicativa e relazionale (carattere olistico), coinvolgendo il suo contesto familiare, sociale ed ambientale (carattere ecologico). Si concretizza con la formulazione del progetto riabilitativo e dei vari programmi terapeutici attivi nei tre ambiti della rieducazione, dell’assistenza e dell’educazione”.
Per garantire la sua efficacia, soprattutto nei primi anni di vita del bambino, l’intervento oltre ad essere individualizzato deve essere tempestivo (iniziato precocemente), intensivo e continuativo, almeno per i primi anni di vita del bambino.
Tutto ciò’ naturalmente deve essere compatibile con la tolleranza del bambino e le sue capacità di apprendimento.
Nel momento in cui il rischio di patologia cerebrale è conclamato, la care diventa a tutti gli effetti un trattamento riabilitativo. Il trattamento “abilitativo” individualizzato con la presenza di personale specializzato è possibile considerarlo un trattamento riabilitativo, anche se principalmente a valenza preventiva.
Concludendo, l’importante fattore, che accomuna i tre termini riferiti al trattamento è l’efficacia.
Perché la terapia possa essere definita efficace deve essere basata su evidenze scientifiche. Spesso vi viene associata anche la parola “globale” che è tuttavia maggiormente pertinente al progetto terapeutico, che non deve tralasciare alcuna area funzionale del bambino e che si pregiudica l’obiettivo di poter sostenere uno sviluppo il più possibile armonico di tutte le sue competenze.
Dottoressa Cristina Monaco, neuropsicomotricista

Centro Psicologia Castelli Romani

BIBLIOGRAFIA
 Allemand F. (2003), “Neuropsichiatria del neonato e del lattante”, Roma, Aracne
 Als H. et al (2012), “NIDCAP improves brain function and structure in preterm infants with severe intrauterine growth restriction.”, Journal of Perinatology, 32, 797–803

 Als H et al (2004), “Early experience alters brain function and structure.” Pediatrics,2004, 113:846-57
 Ananth C, Vintzileos A. (2006), “Epidemiology of preterm bith and its clinical subtypes”, J. Maternal Fetal Neonatal Med, 19:773-82
 Artese C. (2008), “La Riabilitazione Integrata in Neonatologia”, Firenze, IMR Europe
 Battaglia C. et al. (2005) , “Fattori di rischio e diagnosi clinica del parto pretermine”, Riv. It. Ost. Gin., Vol 8
 Ferrari A.(1997), “Proposte riabilitative nelle Paralisi Cerebrali Infantili: storia naturale e orientamenti riabilitativi”, Pisa, Edizioni del Cerro.
 Fondazione Pierfranco e Luisa Mariani (2009), “La Riabilitazione precoce nel bambino con danno cerebrale”, Milano, FrancoAngeli
 Le Metayer M. (1998), “Rieducazione cerebro-motoria del bambino”, Milano, Editrice Speciale Riabilitazione
 Manuel A. Castello (2007), “Manuale di pediatria”, Milano, Piccin
 Martinetti M.G., Stefanini M.C. (2012), “Approccio evolutivo alla neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza”, Firenze, Seid Editore
 Valente D. (2009), “Fondamenti di riabilitazione in età evolutiva”, Roma, Carrocci Faber




Aids, è svolta: dall’Italia il vaccino Tat

La somministrazione del vaccino terapeutico italiano Tat contro l’Hiv/Aids a pazienti in terapia antiretrovirale (cART) è capace di ridurre drasticamente – del 90% dopo 8 anni dalla vaccinazione – il “serbatoio di virus latente”, inattaccabile dalla sola terapia, e apre una nuova via contro l’infezione.

È il risultato del follow up, durato 8 anni e pubblicato su Frontiers in Immunology, di pazienti immunizzati con il vaccino messo a punto da Barbara Ensoli, direttore Centro Ricerca Aids dell’Istituto Superiore di Sanità.

Ora, dice, si “aprono nuove prospettive” nella cura

“Sono risultati – afferma Ensoli – che aprono nuove prospettive per una cura funzionale dell’HIV, ossia una terapia in grado di controllare il virus anche dopo la sospensione dei farmaci antiretrovirali. In tal modo, si profilano opportunità preziose per la gestione clinica a lungo termine delle persone con HIV, riducendo la tossicità associata ai farmaci, migliorando aderenza alla terapia e qualità di vita, problemi rilevanti soprattutto in bambini e adolescenti. L’obiettivo, in prospettiva, è giungere all’eradicazione del virus”.

Lo studio è condotto in otto centri clinici in Italia (Ospedale San Raffaele di Milano, Ospedale L. Sacco di Milano, Ospedale San Gerardo di Monza, Ospedale Universitario di Ferrara, Policlinico di Modena, Ospedale S.M. Annunziata di Firenze, Istituto San Gallicano – Istituti Fisioterapici Ospitalieri di Roma, Policlinico Universitario di Bari) e presenta i dati del monitoraggio clinico a lungo termine di 92 volontari vaccinati del precedente studio clinico condotto dall’Iss. La ricerca di una cura dell’HIV, insieme alla prevenzione dell’infezione, rileva l’Istituto, è “un’assoluta priorità della comunità scientifica internazionale anche per le vaste risorse che l’HIV/AIDS sottrae alla lotta alla povertà e alle ineguaglianze nel mondo”.

Uno studio del 2018 ha, infatti, stimato a 563 miliardi di dollari il costo della lotta contro HIV tra il 2000 and 2015, ed altri studi hanno stimato in circa -0.5% e -2.6% per anno l’impatto negativo sul PIL nei paesi africani, con una perdita di circa 30-150 miliardi di dollari l’anno. Cifre enormi che, conclude l’Iss, “impongono urgenti e innovative soluzioni terapeutiche per l’HIV/AIDS”




Velletri, ospedale Colombo: verrà potenziato. C’è l’impegno della Regione

Dalla Regione Lazio arrivano buone notizie per l’ospedale Paolo Colombo di Velletri, l’atteso incontro tra l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, il consigliere regionale Daniele Ognibene, i sindaci di Velletri e Lariano: Orlando Pocci, Maurizio Caliciotti e il direttore generale della Asl Roma 6 Narciso Mostarda.

Sul tavolo le questioni salienti che interessano i cittadini e gli operatori: gli investimenti, il rilancio della struttura sanitaria e il potenziamento del personale sulla base delle crescenti esigenze.

Una discussione concreta che ha trovato sintesi in tre punti che sono: l’appalto per la camera calda, l’acquisto della nuova TAC e la costituzione di un tavolo tecnico tra le amministrazioni locali, la Asl e la Regione per gestire il potenziamento e il rilancio dell’ospedale di Velletri.

I lavori per la camera calda sono fondamentali per il potenziamento del pronto soccorso e per migliorare la qualità del servizio, la Regione e la Asl hanno garantito tempi certi già dalla pubblicazione della gara d’appalto prevista entro la fine del mese di febbraio.

Sono in corso le procedure per l’acquisto della nuova TAC, macchinario essenziale per evitare tempi di attesa troppo lunghi nella fase di diagnosi.

Infine, l’impegno condiviso per la creazione di un tavolo tecnico tra le amministrazioni locali di Velletri e Lariano, la Asl e la Regione Lazio che affronti, operativamente, lo sviluppo dell’ospedale Paolo Colombo con un confronto costruttivo tra territorio e azienda sanitaria.




Lotta contro il cancro: è svolta nell’immunoterapia

Scoperto il modo per rendere le cellule immunitarie ‘fameliche’ quando devono affrontare le cellule tumorali e distruggerle, rendendo in questo più efficace l’ultima frontiera della lotta contro il cancro, l’immunoterapia premiata con il Nobel per la Medicina 2018 e che rappresenta attualmente una grande speranza. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Immunology, si deve al gruppo della Scuola di Medicina dell’Università americana della Pennsylvania coordinato da Gregory Beatty.

Le cellule immunitarie protagoniste di questa ricerca sono i macrofagi, i ‘poliziotti’ dell’organismo. Punto di partenza della ricerca è stata l’osservazione di come le cellule tumorali, per non essere mangiate dai macrofagi, emettano un segnale che fa piombare le cellule immunitarie in uno stato di letargo.

Agendo sul metabolismo di queste cellule immunitarie, i ricercatori hanno trovato il modo di bloccare il segnale tumorale e di dare nello stesso tempo la sveglia ai macrofagi, rendendoli ancora più attivi e smaniosi di divorare le cellule maligne. “Prima di entrare in azione, i macrofagi devono essere attivati. Questo – ha concluso Beatty – spiega come mai i tumori solidi resistano al trattamento basato solo sull’uso di inibitori antitumorali”.




Cattive abitudini a tavola: ecco la dieta ‘universale’ di Lancet per salvare la salute e il pianeta

Si moltiplicano giorno dopo giorno gli studi, che confermano l’utilizzo di una dieta sana per salvarci e salvare il pianeta. Le cattive abitudini a tavola provocano rischi più alti per la salute di tabacco, sesso non protetto e alcol tutti insieme. Per salvare noi e il pianeta occorre raddoppiare a livello globale i consumi di frutta, verdura, legumi e noci e ridurre di oltre il 50% quelli di zuccheri e carni rosse entro il 2050.

Sono alcuni dei passaggi dello studio della Commissione Eat-Lancet presentato a Oslo e pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Lancet.

La commissione, finanziata dalla Fondazione Eat della coppia di miliardari norvegesi Petter e Gunhild Stordalen, riunisce autori considerati tra i massimi esperti di nutrizione e sostenibilità (dal professore di Harvard Walter Willett all’inventore del ‘chilometro zero’ Tim Lang) provenienti da università di tutto il mondo e organizzazioni come Fao e Oms.

L’obiettivo è piuttosto ambizioso: proporre una ‘dieta sana universale di riferimento’ basata su criteri scientifici per nutrire in modo sostenibile una popolazione mondiale di 10 miliardi di persone nel 2050 ed evitando fino a 11,6 milioni di morti l’anno dovuti a malattie legate ad abitudini alimentari non sane.

Anche lo studio del World Economic Forum, dimostra come il bilanciamento del consumo di carni con fonti proteiche alternative può portare a benefici significativi sia per la salute umana sia per l’ambiente. Per quanto riguarda la salute dell’uomo, lo studio dimostra che passare dal consumo di manzo a quello di proteine alternative potrebbe ridurre il totale dei decessi legato alla dieta alimentare del 2,4%, raggiungendo il 5% nei Paesi più ricchi.

Allo stesso tempo, in termini di impatto ambientale, i dati del 2010 rilevano come la sola produzione di carne di manzo sia responsabile del 40% delle emissioni di gas serra legate al cibo.

La ricerca evidenzia quindi la forte differenza della produzione di gas serra derivata dalla carne rispetto alle altre fonti proteiche: se il manzo ha infatti un’intensità di emissione pari a 23,9 kg di CO2 per un equivalente di 200 Kcal, altre fonti proteiche come fagioli, insetti, grano e nocciole emettono circa 1 kg di CO2 per un equivalente analogo di valore nutrizionale.

“Sarà impossibile soddisfare in modo sostenibile la domanda futura di carni a livello mondiale. Ciò che questo studio dimostra è che può invece essere possibile produrre abbastanza nutrimento per 10 miliardi di persone nel mondo e migliorare la salute delle persone anche senza eliminare la carne totalmente, ma a patto di utilizzare produzioni innovative e di adottare uno stile alimentare vario e bilanciato”, sottolinea il Managing director del World Economic Forum, Dominic Waughray.

Marco Staffiero




Distretti socio-sanitari, gestione associata dei servizi sociali: la Regione Lazio approva la nuova convenzione

La Regione Lazio ha approvato il nuovo schema tipo di convenzione per la gestione associata dei servizi sociali nei distretti socio-sanitari.

Viene stabilito quindi che i Comuni compresi nei distretti socio-sanitari già individuati dalla deliberazione della Giunta regionale del 17 ottobre 2017, n. 660, prevedano nelle convenzioni che adotteranno sulla base del nuovo schema, tempistiche attuative volte ad addivenire all’associazione integrale dell’esercizio delle funzioni amministrative comunali in materia sociale entro un periodo non superiore a cinque anni dalla loro entrata in vigore;

Il termine del 1 Luglio 2019

E’ stato poi definito come termine per l’entrata in vigore delle convenzioni per la gestione associata dei servizi sociali nei distretti socio-sanitari, redatte in coerenza con il nuovo schema, il 1 luglio 2019.
La delibera regionale ha inoltre stabilito che in via transitoria restano valide ed efficaci, fino a tale data, le convenzioni già oggetto di rinnovo anteriormente al 31 dicembre 2018, sulla base del previgente schema approvato dalla deliberazione della Giunta regionale del 24 giugno 2014, n. 395.
La delibera specifica poi che il termine del 1 luglio 2019 non si applica nei casi in cui entro la medesima data i Comuni compresi nei distretti socio-sanitari abbiano già provveduto alla costituzione di un consorzio ai sensi dell’art. 31 del Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nonché a Roma Capitale e al distretto monocomunale di Fiumicino. La Regione ha anche stabilito che a decorrere dal 1 luglio 2019 i distretti che non si saranno dotati quanto meno della forma associativa di una convenzione adottata secondo il nuovo schema saranno tenuti a garantire i servizi socio-sanitari essenziali attraverso l’impiego di risorse proprie, mentre non saranno destinatari di quelle regionali, se non in misura limitata all’eventuale intervento per le finalità sussidiarie e perequative previste dall’art. 64 della legge regionale 10 agosto 2016, n. 11;
Prorogato, infine, al 30 settembre 2020 il termine previsto dalla deliberazione della Giunta regionale del 2 marzo 2018, n. 149, per la stipula della convenzione tra distretti socio-sanitari e Aziende Sanitarie Locali per l’organizzazione e la gestione delle attività di integrazione sociosanitaria.




Lavoratori CUP e RECUP in protesta sotto la Regione Lazio: “No alla macelleria sociale”

È ancora in corso il sit-in di protesta della COBAS sotto la sede della Regione Lazio di via Cristoforo Colombo, in tutela dei lavoratori del CUP, RECUP e Amministrativi, “macellati” dalla precarizzazione dei nuovi contratti attuati, o in fase di attuazione, della nuove società che hanno strappato buona parte del servizio alla Capodarco.

Zingaretti vuole risparmiare”, attacca la nota sindacale, “taglieggiando i salari dei precari della sanità e favorire i profitti delle aziende amiche. In più di un’occasione la Giunta Zingaretti ha spergiurato che il subentro delle società in R.T.I. GPI/Mimosa/InOpera non avrebbe comportato alcun taglio alle retribuzioni. Ebbene, ora le bugie dette più volte dagli assessori D’Amato e Di Berardino sono sotto gli occhi di tutti”.

La vertenza
prosegue a ritmi serrati da mesi, nel silenzio, imbarazzante, della maggioranza
dei media e della politica. “Con il cambio appalto i dipendenti attualmente in NTA”, prosegue il comunicato, “oltre ad
essere pesantemente demansionati, subiscono un ribasso salariale del 18,64%,
equivalente per un full-time a 301 euro sulla retribuzione tabellare (oltre il
taglio degli scatti di anzianità che solo transitoriamente saranno erogati al
personale)”. E ancora, “i cambi appalti in corso devono essere sospesi fino a
che non sarà riconosciuto al personale il corretto inquadramento e la giusta
retribuzione. Altrimenti significa che per Zingaretti la Regione Lazio è un
porto franco dove si può far carta straccia della Costituzione e delle leggi
dello Stato, dove si può impunemente ridurre i salari a chi già vive di salari
bassissimi, dove impunemente si può demansionare lavoratrici e lavoratori che
da 5, 10, 15 20 anni svolgono le mansioni di assistente amministrativo per la
Sanità del Lazio”.

“Fermare
la macelleria sociale sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori dei CUP
del Lazio” è l’accorato appello rivolto ai vertici politici della Regione. E,
in risposta al silenzio, emblematico, è durissima la requisitoria del
Sindacato: “ribadiamo a Zingaretti e alla sua Giunta, ma anche ai dirigenti
delle ASL e A.O. che stanno procedendo alla stipula dei contratti di appalti
con le società subentranti, che il diritto al corretto inquadramento e alla
giusta retribuzione, in ragione delle mansioni svolte, è un principio giuridico
fondamentale del nostro ordinamento, ben espresso nella Costituzione e nel
Codice sugli appalti nella Pubblica Amministrazione. Non aver tenuto conto di
tale basilare principio, in fase di aggiudicazione della gara centralizzata e
nella fase della stipula dei contratti nelle singole aziende sanitarie e ospedalieri
è da furfanti, in quanto significa aver deliberatamente deciso di arrecare un
grave danno economico ai lavoratori e alle casse pubbliche, a causa degli
inevitabili contenziosi legali che tale situazione produrrà. Di tali danni
dovranno risponderne sia i responsabili del procedimento in Regione Lazio e
nelle singole ASL/A.O”.

E dovranno
anche “rispondere”, conclude, “poi dell’omesso controllo sulla palese
violazione della procedura di gara in tema di armonizzazione delle condizioni
contrattuali applicate, vista la mancata partecipazione di GPI e SDS alle
convocazioni presso le ITL competenti, nonché dell’omesso controllo sul mancato
rispetto della normativa vigente sui contratti a tempo parziale, tenuto conto
che la RTI GPI/Mimosa/InOpera impone contratti di lavoro privi della puntuale
indicazione della collocazione dell’orario di lavoro nel giorno, nella
settimana, nel mese e nell’anno e la sottoscrizione obbligatoria delle c.d.
clausole elastiche, non lasciando libertà di scelta alle lavoratrici e ai
lavoratori”.

Una delegazione è stata ricevuta dai vertici regionali. L’ennesimo incontro/confronto. Si auspica che, oltre ai soliti “vedremo”, ci sia qualcosa di più concreto, considerato, soprattutto, il delicato servizio offerto da anni da questi lavoratori.

David Nicodemi




Firenze, sclerosi multipla: da palazzo Vecchio il prefetto Francesco Tagliente lancia la proposta di un osservatorio

FIRENZE – Testimonianze e momenti di riflessione sono stati al centro del convegno ‘Affrontare la sclerosi multipla’ che si svolto nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio.

Un evento davvero eccezionale, quello vissuto al Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio

La giornata, organizzata dall’Associazione dei benemeriti della Repubblica (Ancri) e dall’Associazione sclerosi multipla (Aism) stata aperta in forma solenne – con il Gonfalone, il suono delle chiarine e l’Inno nazionale – e chiusa con le testimonianze toccanti di Eliana Tagliente e del tenore Marco Valeri.

Dopo i saluti delle autorità si sono susseguiti otto contributi scientifici, moderati dal professor Gianluigi Mancardi, presidente della Società italiana di Neurologia.

“Oggi – ha detto nel suo intervento di chiusura dei lavori il prefetto Francesco Tagliente – abbiamo sentito dire cose importanti dai relatori e abbiamo ascoltato le testimonianza toccanti e coraggiose di Marco e di Eliana. Forse avrei dovuto pensare alla presenza, tra i relatori, anche dei rappresentanti della burocrazia. Penso sia opportuno iniziare a pensare a un osservatorio sul rispetto dei diritti della persona malata da parte della burocrazia”.

L’evento fiorentino si concluso nel pomeriggio con un gala operistico di beneficenza, organizzato al Teatro Niccolini.




Congo, epidemia di ebola: la peggiore dal 1976

L’ultima epidemia del virus di ebola nella Repubblica democratica del Congo è la peggiore nella storia del Paese. E’ quanto afferma il ministero della Sanità del Paese, riferisce la Bbc online.
Almeno 200 persone sono morte da agosto ad oggi, secondo le autorità, con oltre 300 ulteriori casi di infezione confermati.

Il programma di vaccinazione ha finora inoculato 25mila persone

Da anni, gli sforzi per alleviare la malattia nel Paese sono stati ostacolati dagli attacchi agli operatori sanitari. “Ad oggi, sono stati registrati 319 casi e 198 decessi”, ha detto il ministro della Sanità, Oly Ilunga. Metà delle vittime sono di Beni, una città di 800mila abitanti nella regione di Kivu, afferma l’autorità sanitaria. L’attuale epidemia è la decima divampata nel Paese ed è la peggiore dal 1976, quando venne segnalato il primo focolaio.