Rocca di Papa, emergenza gas Radon a villa Barattolo: i Guardiaparco cambiano sede

ROCCA DI PAPA (RM) – È emergenza gas radon nella sede del Parco dei Castelli Romani a Rocca di Papa dove i valori registrati sono addirittura superiori del 600 percento circa rispetto al limite stabilito per legge. Si trasferiscono in altra sede i guardiaparco per permettere la messa in sicurezza di villa Barattolo che ospita gli operatori regionali.

Cliccare sulla foto per guardare il video servizio

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 20/6/2019



Patologie croniche, Vercelloni e Pietrantonio: “Come migliorare la qualità della vita”

L’aumento delle patologie croniche è paradossalmente un successo della medicina perché molte malattie che un tempo non erano curabili oggi possono essere gestite e controllate nel tempo.

Ma questo significa dover assumere farmaci con costanza e rispetto delle prescrizioni, quella che si chiama “Aderenza Terapeutica” che in Italia è molto bassa se pensiamo che tra gli over 65 il 50% ha almeno una patologia cronica, l’11% di loro assume fino a 10 farmaci al giorno e la mancata aderenza supera il 70% e questo per patologie come cardiopatie, diabete, ipertensione, malattie reumatiche o malattie respiratorie può incidere sulla prognosi e sulla qualità di vita.

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 30/5/2019

Ma le malattie croniche riguardano anche i bambini e gli adolescenti, pensiamo al diabete giovanile o all’asma.

La dr.ssa Filomena Pietrantonio direttore unità operativa di medicina generale dell’ospedale dei Castelli e la dr.ssa Cinthia Vercelloni dietista e nutrizionista ASL Roma 6 ospiti della trasmissione Officina Stampa del 30/5/2019 dove hanno spiegato “come migliorare la qualità della vita”

L’obiettivo è dunque quello di sensibilizzare i pazienti, le istituzioni e le società scientifiche sull’importanza dell’aderenza terapeutica e per aiutare chi deve assumere farmaci ogni giorno ad ottimizzare il suo piano terapeutico, riducendo gli effetti collaterali e le problematiche legate all’assunzione di numerosi farmaci, uno fra i motivi principali di abbandono delle terapie.




Ospedale dei Castelli, presentata la web app Health&Run

Health & run: obiettivo salute il titolo dell’incontro scientifico ospitato dalla ASL Roma 6 presso la sede dell’Ospedale dei Castelli. Il convegno che si è articolato in due giornate – 31 maggio e primo giugno – è stato dedicato alla terapia farmacologica, all’attività fisica e all’educazione alimentare per migliorare la qualità della vita.

Healt&run la web app per condividere informazioni tra pazienti e medici

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 30 maggio 2019

Nell’occasione è stata presentata la web app online Health&Run che consente la condivisione di informazioni, attività e consigli, tra medici e pazienti che svolgono esercizio fisico, con la possibilità di monitorare i progressi personali.

Fare prevenzione vuol dire prenderci cura di noi giorno dopo giorno, con uno stile di vita sano che possa proteggerci da quei fattori di rischio (genetici o ambientali) che potrebbero farci sviluppare malattie croniche come il diabete o l’ipertensione o neoplasie che se intercettate precocemente possono oggi essere curate con successo fino a guarigione completa.




Aids, le infezioni in Italia non calano, specie nei giovani: a Milano il congresso dell’Icar

La maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’84,3% di tutte le segnalazioni sia eterosessuali (45,8%) sia di uomini con uomini (38,5%) (i dati si riferiscono a 3443 nuove diagnosi nel 2017 Bollettino del Centro Operativo AIDS, ISS)

MILANO – Si svolgerà da mercoledì 5 a venerdì 7 giugno, a Milano, l’11ima edizione del Congresso ICAR, Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, il punto di riferimento per la comunità scientifica nazionale in tema di HIV-AIDS, Epatiti, Infezioni Sessualmente trasmissibili e virali. ICAR è organizzata sotto l’egida della SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, e di tutte le maggiori società scientifiche di area infettivologica e virologica e del mondo della community.

Tra le società scientifiche sono promotori la società italiana di immunologia (SIIC), la società italiana per lo studio di malattie sessualmente trasmesse (SIMaST), la società italiana di terapia antinfettiva (SITA), la società italiana di virologia (SIV), l’associazione microbiologi clinici (AMCLI), nonché l’Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani e l’ISS . Il mondo della community è fortemente rappresentato con sessioni e tavole rotonde all’interno del congresso e sono promotori attivi le seguenti associazioni: ANLAIDS, ARCIGAY, ASA, EpaC, LILA, Mario Mieli, NADIR, NPS, PlusOnlus.

Il Congresso, presieduto dai professori Antonella Castagna, Antonella d’Arminio Monforte, Massimo Puoti e Giuliano Rizzardini, si svolgerà presso l’Università degli Studi, in via Festa del Perdono, 7. Attesi 1200 partecipanti, tra specialisti e clinici anche dall’estero, ricercatori di base, infermieri, operatori nel sociale, volontari delle associazioni pazienti tutto il mondo della “community”, con il coinvolgimento diretto di gran parte del tessuto sociale, con studenti delle scuole superiori, giornalisti e decisori politici.

I dati in Italia

In Italia l’infezione da HIV non cala: 3.443 nuove diagnosi registrate nel 2017 (dati COA, Centro Operativo AIDS), pari al 5,7 nuovi casi ogni 100mila residenti, con un andamento pressoché stabile dal 2015. L’incidenza maggiore di infezione è nella fascia di età 25-29 anni. La maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituivano l’84,3% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 45,8%; uomini con uomini 38,5%), mentre i consumatori di sostanze rappresentano il 3% dei casi. Milano è sicuramente una delle città più colpite, con 430 nuove diagnosi nel 2018 (dati di ATS Milano).
E’ grave il fatto che circa la metà delle persone arrivi tardivamente alla diagnosi e in fase clinica avanzata. Cambia anche la fotografia della popolazione con HIV oggi: si tratta soprattutto di persone tra i 40 e i 50 anni, trattate con le terapie più innovative, ma gravate dalle comorbidità infettive quali le malattie epatiche da HCV e HBV nonché comorbidità associate ad un invecchiamento prematuro, quali le malattie cardiovascolari, l’insufficienza renale, i deficit neurocognitivi.

I test in piazza

Anche quest’anno l’appuntamento intende affrontare i problemi connessi alla cura e alla prevenzione delle infezioni virali, aprendosi anche alla società civile. Sarà quindi possibile effettuare gratuitamente il test rapido per HIV e HCV: sabato 1 giugno, in Piazza Santa Francesca Romana, dalle ore 15 alle ore 20, e da mercoledì 5 a venerdì 7 giugno, all’Università degli Studi di Milano, presso il Cortile d’Onore, nei seguenti giorni e orari: mercoledì dalle 13 alle 17, giovedì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17, venerdì dalle 9 alle 15:30.

Il contest artistico e i premi ai giovani ricercatori italiani

Si rinnova l’appuntamento con “RaccontART”, il contest artistico che ha coinvolto trecento studenti delle scuole superiori. Questi hanno prodotto 148 opere artistiche per raccontare il loro punto di vista su HIV/AIDS e sulle IST attraverso diversi linguaggi espressivi (video e altre espressioni artistiche multimediali, disegno o pittura, fotografia, fashion design…).
Confermato anche l’importante appuntamento degli “ICAR-CROI Awards”, assegnati come da tradizione ai migliori contributi dei giovani ricercatori italiani che hanno meritato di presentare i propri lavori al Congresso CROI di Seattle. Dopo CROI, i giovani ricercatori verranno premiati in occasione della Sessione Inaugurale ICAR 2019, mercoledì 5 giugno dalle 17 alle 20:30. La grande partecipazione dei giovani ricercatori e della Community delle Associazioni Pazienti è testimoniata dai numerosi contributi pervenuti: oltre 300 abstract selezionati per comunicazioni orali, poster discussion e poster exhibition.

LAa corsa per Milano

L’11° Congresso Nazionale ICAR, in collaborazione con la Comunità dei Pazienti e con il Patrocinio del Comune di Milano, promuove infine la ICAR Run, una gara podistica non competitiva, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della prevenzione. Appuntamento il 6 giugno, con partenza presso l’Università degli Studi di Milano, dalle 18:30 alle 20.




Dimagrire e non ingrassare più: 10 consigli

Centro Psicologia Castelli Romani: i suggerimenti della biologa nutrizionista Elisa De Filippi

Piccoli consigli per
dimagrire e non ingrassare più non vuole essere lo slogan di un prodotto
miracoloso per dimagrire o di una formula segreta stile “abracadabra” per
rimanere magri e snelli per sempre. Assolutamente no!

Facciamo una piccola
premessa. Molte persone arrivano nel mio studio dopo essersi sottoposti a
innumerevoli diete, rivelatesi fallimentari nel tempo. Qualche mio collega, in
modo non proprio carino, li definisce “i
turisti delle diete”.
Io credo che, semplicemente, queste persone non hanno
sviluppato un sano rapporto con il cibo e, prima di consegnare loro una dieta,
questo aspetto andrebbe curato e approfondito

Pertanto,
qual è la chiave per dimagrire senza ingrassare più?

L’ho appena accennato: è sviluppare un sano rapporto con il cibo.

Quindi, qual è l’errore
che non si dovrebbe mai commettere, se si decide di dimagrire? Sicuramente è
quello di voler dimagrire in fretta e pretendere risultati in breve tempo. Non
cercate una scorciatoia facile per tornare in forma in vista della prova
costume, o perché volete entrare in un vestito per un matrimonio. Bisognerebbe
sempre pensare alle conseguenze sul lungo periodo, o rischierete di innescare
un circolo vizioso, il cosiddetto effetto yo-yo, cioè quel continuo ingrassare
e dimagrire che alla lunga crea problemi a livello metabolico.

Veniamo ora ai miei
consigli. Non sono la chiave magica per ottenere risultati efficaci e duraturi,
ma potrebbero aiutarvi a trovare spunti per cambiare il vostro stile alimentare
e di vita.

1.
Riconosci se la tua è fame emotiva o reale

Uno dei motivi
principali per cui molte persone sono in sovrappeso è la cosiddetta fame
emotiva o “emotional eating”: riconoscere quindi cosa innesca l’appetito può
aiutare a perdere peso trovando le giuste alternative a quei momenti di noia,
di ansia o di stanchezza che inducono a mangiare di continuo. Quando siete
privi di forze, chiedetevi il perché, non buttatevi immediatamente sul cibo. Ad
esempio state lavorando troppo ed è il caso di rallentare? Quando siete nervosi
cercate dei rimedi alternativi come la meditazione o l’esercizio fisico, e
quando siete annoiati provate a svagarvi con un hobby o uscite a fare una
passeggiata.

2.
Fai quotidianamente il tuo pieno di fibre?

Mi capita spesso di
sentir dire dai pazienti “quando sono a dieta mangio verdura sia a pranzo che a
cena, mentre la frutta la inserisco negli spuntini. Quando invece non sono a
dieta mangio verdura quando capita di averla nel frigo e la frutta spesso la
dimentico”. Primo errore: intendere lo *stare a dieta* come se fosse uno stato
da postare sui social, della serie oggi *sono carica*, domani *sono triste*. Mi
dispiace dovervi dire che con l’alimentazione non funziona così: se si inizia
un percorso di cambiamento delle proprie abitudini alimentari, bisogna portare
a termine tale percorso e mantenere tutte le buone abitudini acquisite nel
tempo. Ritornando al discorso frutta e verdura, dobbiamo ricordarci che sono
alimenti poco calorici ma ricchissimi di nutrienti (minerali, vitamine,
antiossidanti) e di fibre. Dovremmo consumarne quotidianamente una porzione che
ci soddisfi: non pensate di dover mangiare quantità industriali di insalata nel
tentativo di *riempirvi* e non mangiare *nulla* dopo. Sbagliatissimo. Sapete quale
sarà l’effetto? Un addome molto gonfio subito dopo aver mangiato e dopo circa
un’oretta un buco allo stomaco (ANZI, UNA VORAGINE) che vi porterà a
mangiucchiare qualsiasi cosa vi capiterà sotto al naso!

3.
Impara a cucinare con pochi grassi

Sappiamo benissimo che
l’olio extravergine d’oliva è ricchissimo di antiossidanti e polifenoli,
tuttavia non bisogna abusarne! Dovremmo imparare a cucinare anche con odori e
spezie che aiutano ad insaporire i piatti. Inoltre, se cucinate pietanza al
forno (come ad esempio il pesce) utilizzate la carta forno ed aggiungete solo
un filo d’olio sulla superficie o a fine cottura.

4.
Barrette, barrette e ancora barrette! E la frutta fresca?

Capisco perfettamente
quanto siano comode e pratiche le *famose * barrette! Vi danno la sensazione di
aver fatto il vostro spuntino in modo *sano* (perché sopra c’è scritto
“dietetiche”) e in modo leggero (perché sopra c’è scritto “light” o “zero
zuccheri”). Come nutrizionista sconsiglio fortemente l’utilizzo di queste
barrette: il principale motivo è che non forniscono nutrienti importanti per la
nostra salute, solo una manciata di calorie che vi daranno la sensazione di
aver messo in bocca qualcosa. Personalmente consiglio sempre lo spuntino a base
di frutta fresca e/o frutta secca e/o frutta disidratata! Nella mia borsa ad
esempio non manca mai una bustina con dentro un mix di mandorle, uvetta, noci e
fichi secchi! A seconda poi delle esigenze personali, ad esempio per una donna
in gravidanza o una mamma che allatta e/o corre dietro ai propri cuccioli tutto
il giorno, bisognerebbe aggiungere qualcosa in più! Qualche idea? Una fetta di
pane a lievitazione naturale o di segale o integrale con un velo di marmellata
fatta in casa o della crema di mandorle o nocciole (adoro quest’ultima alternativa).
Per chi invece ha l’abitudine di spizzicare mentre si cucina, suggerisco sempre
di tenere vicino una ciotola con della verdura fresca: ad esempio carote,
sedano, finocchio!

5.
Imparate a non usare più lo zucchero

Ogni volta che
consumate un caffè o un tè, iniziate a ridurre in modo graduale la quantità di
zucchero, fintanto che vi sarete abituati a un sapore sempre meno dolce.
Attenzione ai dolci. Ricordate il famoso dolce della domenica della nonna?
Bene, è con questa frequenza che dovreste consumare dolci di qualsiasi tipo!

6.
Pane o sostituti del pane?

La risposta è
ovviamente: PANE! Grissini, crackers, crostini, pan bauletti, fiocchi d’acqua e
diavolerie simili non dovrebbero esser presenti sulle nostre tavole! Il motivo
è semplice: il prodotto confezionato contiene il doppio (o quasi) della calorie
del pane fresco! Se non avete la possibilità di acquistarlo sempre fresco,
tagliatelo in fette e poi congelatelo per avere sempre una porzione pronta
quando vi serve.

7.
Uno strappo alla regola ogni tanto si può fare?

Assolutamente sì! Ogni
tanto (ad esempio 1 – massimo 2 – volte a settimana) concedetevi uno sfizio!
Una pizza, un aperitivo con le amiche, un dolcetto, una cena al ristorante:
sono i piccoli strappi alla regola che ci consentiranno a lungo termine di
avere una maggiore compliance nel seguire uno stile di vita più salutare! Piccolo
consiglio? Andate alla ricerca di *posticini* particolari, agriturismi
biologici, trattorie con cucina realmente casareccia. Per quanto mi riguarda,
se il vostro sfizio consiste nell’andare una volta a settimana al fast food,
c’è decisamente qualcosa da rivedere….

8.
Mangiate più lentamente!

É sufficiente posare la
forchetta ogni 2-3 bocconi per rallentare i ritmi. In più, darai modo al tuo
stomaco di inviare prima il messaggio di sazietà al tuo cervello, fino a
mangiare meno del dovuto. Ascoltate sempre i segnali del vostro corpo, fra
tutti il senso di sazietà, che vi ricordo arriva dopo una ventina di minuti
dall’inizio del pasto. Se non siete sicuri di essere sazi o ancora affamati,
prendetevi del tempo e semmai continuate il pasto dopo un po’.

9.
Dormite la notte, almeno 7 ore!

Durante il riposo
notturno il nostro organismo deve recuperare le giuste energie ed è provato che
chi dorme poco ha più difficoltà nel controllo del peso, a causa anche della
cascata ormonale che si crea di conseguenza.

10.
Fare attività fisica aiuta a perdere peso ed a mantenere i risultati raggiunti:
abbandonate la pigrizia!

Un’alimentazione
equilibrata è determinante per dimagrire, ma è anche fondamentale inserire
l’attività fisica per mantenere uno stile di vita attivo. L’ideale è inserire
nelle vostre giornate delle passeggiate quotidiane e quando possibile anche uno
sport programmato, che sia una corsa o una lezione in palestra. L’importante è
che si abbandoni la pigrizia! Ad esempio evitando l’ascensore e facendo le
scale a piedi, o facendo i spostamenti quotidiani camminando, invece che usando
i mezzi.

Senza questi
accorgimenti, qualsiasi terapia dietetica fallirà nel breve/lungo periodo…

Insomma la dieta che
funziona non è mai quella che ti fa perdere 7 kg in 7 giorni. Nemmeno quella
dell’ultima ora o la nuova dieta di moda dei Vip e delle star. L’unico modo per
dimagrire in maniera duratura e definitiva è cambiare in modo positivo il tuo
stile di vita e alimentare, imparando a mangiare “normalmente” con il giusto
equilibrio, senza eccessive restrizioni ma senza esagerare.

Dott.ssa Elisa De Filippi
Biologa Nutrizionista

Centro Psicologia Castelli
Romani, Piazza Pia 21, 00041 Albano Laziale

Tel. 3204604812
email: defilippielisa@gmail.com




La disabilità e le barriere: una riflessione oltre i limiti del convenzionale

La disabilità è un concetto eterogeneo che investe diverse realtà dell’individuo. Tecnicamente si riferisce a quella condizione parziale o permanente, di ridotta capacità di interazione con l’ambiente, che inevitabilmente crea difficoltà e svantaggi per chi ne è portatore. Ma se è vero che chi presenta una disabilità intrinsecamente esprime un limite oggettivo, è altrettanto vero che l’ambiente nel quale si vive deve agevolare il più possibile il superamento di quel limite. Da qui nasce il bisogno di sensibilizzare la società tutta sull’importanza di un tema così delicato che non interessa solo alcuni, ma che coinvolge chiunque.

Obiettivamente ciascuno di noi, almeno una volta nella propria vita si è trovato costretto ad affrontare una disabilità anche se per un breve periodo. Non è difficile immaginare quello che si possa provare: un senso di impotenza, la sensazione di non riuscire a superare il limite, la rabbia per non sentirsi padrone del proprio corpo.

Perché questo è esattamente il vissuto delle persone che presentono delle gravi disabilità: il sentirsi prigionieri di un corpo la cui mente vorrebbe dirigere in un altro modo! E quindi si può solo immaginare di correre con le proprie gambe, perché a quello stimolo non corrisponde una attivazione a livello fisico.

La convenzione ONU per i diritti delle persone diversamente abili, ha ben descritto e tutelato il vissuto profondo descrivendo perfettamente come Disabilità non significhi inabilità ma piuttosto semplicemente ADATTABILITA’! Un concetto complesso quanto bi-direzionale se non altro perché non è solo la persona che presenta disabilità a dover trovare il modo di adattarsi all’ambiente, ma è anche l’ambiente che deve trasformarsi affinchè si venga a creare il giusto incastro e il rispetto delle necessità di chiunque.

Quello che una persona come me che svolge una professione di aiuto può fare, è proprio rendere possibile ed agevolare tutto questo. Perché il primo grande cambiamento non può avvenire all’esterno di noi, ma deve necessariamente avvenire nel nostro interno.

Deve cambiare il modo in cui si pensa alla disabilità, deve cambiare non solo nei normodotati ma anche in chi presenta delle difficoltà. Da qui nasce il grande lavoro dello psicoterapeuta che ha l’importante funzione di sintonizzarsi emotivamente con l’altro, movimentando le energie emotive, individuando strategie di problem solving che permettano di SUPERARE le difficoltà quotidiane legate alla disabilità; aiutare la persona con disabilità a non farsi condizionare dal pensiero dell’altro, dagli sguardi indiscreti, mostrandosi in tutta la sua autenticità, fatta anche di pregi e difetti. Ciascuno essere su questa faccia della terra mostra difficoltà e presenta risorse.

Aiutare ad elaborare il vissuto di dolore e di rabbia per quanto la vita gli ha tolto, e contattare desideri e bisogni. Nelle situazioni ove sono presenti disturbi cognitivi e dell’apprendimento aiutare ad elaborare strategie per compensare le difficoltà determinate dai limiti intellettivi al fine di potenziare al massimo le risorse di autonomia per favorire l’integrazione sociale e il benessere. È dunque evidente come la disabilità inglobi l’abbattimento di barriere che non sono fatte solo di cemento e polvere, ma anche di concetti come discriminazione, inclusione, accettazione.

Rosj Guido, psicologa e psicoterapeuta




Come fare prevenzione dentale con la fito odontoiatria

Utilizzate da tempo immemorabile nella medicina tradizionale,
piante ed erbe hanno mostrato di essere una sorgente abbondante di principi
biologicamente attivi, molti dei quali hanno costituito la base per lo sviluppo
di prodotti di sintesi da parte delle aziende farmaceutiche che nel corso degli
ultimi decenni si sono interessate allo studio delle piante come fonti per
nuovi agenti fitoterapici di comprovata efficacia, sicurezza e qualità.

Il video servizio sulla fito odontoiatria trasmesso a Officina Stampa del 18/4/2019

In odontoiatria, la fitomedicina è stata utilizzata con effetto antinfiammatorio, antibiotico, analgesico, e sedativo

E Molte sono le piante che svolgono un’azione benefica sui tessuti del cavo orale. L’India
è tra i maggiori produttori mondiali di piante medicinali e il loro utilizzo in
odontoiatria è iniziato con il miswak o siwak, uno strumento per l’igiene
dentale a metà tra lo stuzzicadenti e lo spazzolino.

Ricavato
da un alberello, Araak, piuttosto comune nel Medio oriente (Salvadora persica)
il miswak è popolare non solo in India ma anche in parte del mondo arabo e le
sue fibre sono state promosse dall’Organizzazione mondiale della sanità per
l’uso nell’igiene orale.

La
tradizione attribuisce al miswak numerose proprietà benefiche: aiuta a
sbiancare i denti e a rimuovere le tipiche macchie di tè, vino o caffè; contribuisce
a igienizzare la bocca, rinfresca l’alito, stimola la circolazione gengivale,
rafforza le gengive; pulisce i denti senza risultare abrasivo; rimuove e
previene la formazione di carie, placca e tartaro.

Gli agenti antimicrobici contro i microrganismi orali, in
particolare quelli che contribuiscono alla modificazione del biofilm sotto e
sopra gengivale, svolgono un ruolo importante nella prevenzione della carie
dentale e delle malattie parodontali. Esiste una vasta gamma di piante
medicinali aggiunte a dentifrici e collutori con azione antimicrobica. Come
pure piante che favoriscono la guarigione dei tessuti e contribuiscono al
miglioramento dell’alitosi.

Sono ormai molte le sperimentazioni volte a verificare l’attività delle piante medicinali contro i microbi orali

Per esempio, l’utilizzo per il trattamento della carie con le foglie della Drosera peltata, una pianta carnivora, è stato riconosciuto da uno studio che ne ha dimostrato l’efficacia nel contrastare numerosi batteri presenti nella cavità orale, in particolare lo Streptococcus mutans e lo Streptococcus sobrinus.

L’olio essenziale di Melaleuca, distillato dall’albero del tè, è
ormai popolare anche in occidente e viene proposto in tutte le erboristerie per
le sue proprietà antisettiche, antimicotiche, antibatteriche e antivirali.

Altre
piante sono comuni anche in Europa in Italia, come la liquirizia che contiene
componenti attivi contro lo Streptococcus mutans, o il mirtillo che, secondo
uno studio condotto negli Stati Uniti, sarebbe ricco di sostanze in grado di
inibire gli enzimi associati alla formazione della placca e di diminuire
l’aderenza dei batteri alle superfici. Ovviamente è il tipo di utilizzo che ne
fa la differenza, perché il succo di mirtillo potrebbe, con la sua acidità, produrre
erosione dello smalto.

Insomma lo
scopo della “Fitoterapia in igiene orale e odontoiatria” è quello di dare un
senso a livello farmacologico, informativo e in chiave scientifica alla
fitoterapia. Per meglio dire, come determinati rimedi, cioè piante, droghe, o
più generalmente prodotti galenici, possano agire e/o interagire con il nostro
organismo avendo essi una azione farmacologica paragonabile e, in alcuni casi,
maggiore e migliore dei farmaci usati nella medicina “allopatica”. Ma
soprattutto questo lavoro vuole fornire all’igienista e all’odontoiatra un
facile approccio a questa antichissima scienza.




Sensazionale esperimento: riattivate le cellule del cervello di maiali dopo ore dalla morte

Circolazione del sangue e funzioni cellulari nel cervello di maiale sono state ripristinate ore dopo la morte, ma non l’attività elettrica associata alla coscienza. Il risultato, al quale Nature dedica la copertina, si deve al gruppo dell’Università di Yale guidato da Nenad Sestan. Ricadute possibili sulla possibilità di studiare più a fondo malattie neurodegenerative e sperimentare farmaci.

Dopo una prima fuga di notizie nel 2018, i risultati dell’esperimento indicano che il cervello dell’uomo e degli altri grandi mammiferi conserva la capacità, finora ritenuta impossibile, di ripristinare la funzione di alcune cellule e la circolazione sanguigna anche a ore di distanza da un arresto circolatorio.

Alla ricerca, i cui primi autori sono Zvonimir Vrselja e Stefano G. Daniele, ha collaborato l’italiana Francesca Talpo, che lavora fra Yale e Università di Pavia. Per Sestan, in futuro la stessa tecnologia “potrebbe essere utilizzata per terapie contro i danni provocati dall’ictus”.

L’esperimento è stato condotto su 32 cervelli di maiale ottenuti da macelli con lo strumento chiamato BrainEx, progettato e finanziato nell’ambito della Brain Initiative promossa dagli statunitensi National Institutes of Health (Nih). Il dispositivo si basa su un sistema che, a temperatura ambiente, pompa nelle principali arterie del cervello una soluzione chiamata BEx perfusato, un sostituto del sangue basato su un mix di sostanze protettive, stabilizzanti e agenti di contrasto. Immersi nel dispositivo, che in sei ore ha ripristinato l’irrorazione in tutti i vasi sanguigni, i cervelli hanno mostrato sia la riduzione della morte cellulare, sia il ripristino di alcune funzioni cellulari, compresa la formazione di connessioni tra i neuroni (sinapsi).

Non è chiaro se tempi di perfusione più lunghi potranno ripristinare completamente l’attività cerebrale: per verificarlo saranno necessari ulteriori esperimenti. E’ stato invece dimostrato che mantenere l’irrorazione sanguigna e la vitalità di alcune cellule può aiutare a conservare gli organi più lungo.

Nel caso del cervello umano, per esempio, ritarderebbe il processo di degradazione che distrugge le cellule e permetterebbe ricerche oggi impossibili perché le attuali tecniche di conservazione richiedono processi, come il congelamento, che alterano la struttura cellula in modo irreparabile.




Centro Psicologia Castelli Romani, disturbo da stress post-traumatico: come riconoscere i sintomi e perché chiedere aiuto

Le persone che nella vita si trovano ad affrontare un evento
traumatico vivono una sofferenza psicologica che può essere molto variabile ma
comunque molto intensa, i sintomi potrebbero spaziare dall’ansia fino alla
paura, alla rabbia, all’aggressività e all’irascibilità ma potrebbero anche
essere caratterizzati da ritiro emotivo e sociale fino ad arrivare a veri e
propri sintomi dissociativi.

Un evento traumatico lascia un segno quasi indelebile nella
persona che lo vive, non è possibile cancellarne il ricordo ma è possibile
lavorare con le persone traumatizzate per ridurne l’impatto negativo sulla vita
personale, cercando di elaborare ed ammortizzare gli effetti psicologici
disfunzionali mettendo la persona nelle condizioni di poter integrare
l’esperienza in modo funzionale e compatibile con la propria storia personale e
le proprie risorse emotive e psicologiche.

Il Disturbo Post Traumatico da Stress è un disturbo
psicologico specifico che si verifica in persone esposte a eventi catastrofici
e come tale richiede un intervento psicologico da parte dei professionisti
della salute mentale perché sopravvivere all’evento stesso non garantisce in
alcuno modo l’annullamento degli effetti psicologici negativi derivanti
dell’essere stati esposti alla situazione traumatica.

La caratteristica essenziale del DSPT  (Disturbo da Stress Post-Traumatico) è lo
sviluppo di sintomi tipici che seguono l’esposizione ad uno o più eventi
traumatici, il tipo si sintomi che ogni individuo manifesterà è variabile e non
prevedibile, alcuni rivivranno con paura i sintomi emotivi e comportamentali in
altri saranno gli stati d’animo disforici e i pensieri negativi a creare
maggiore sofferenza, in altri ancora si manifesteranno in modo predominante i
sintomi dissociativi, in tutti comunque il livello di sofferenza sarà intenso e
doloroso fino a compromettere la qualità della loro vita.

Tra gli eventi che possono essere definiti come traumatici
possiamo indicare: una malattia importante che mette a rischio la vita, essere
esposti alla guerra, ad un terremoto, o ad una aggressione fisica come una
rapina o un scippo, una violenza sessuale, un rapimento o un attacco
terroristico fino ad arrivare ai disastri naturali più importanti. Il DSPT
potrebbe risultare particolarmente grave quando il fattore stressante è
interpersonale e intenzionale come il subire una tortura o una violenza
sessuale. L’evento traumatico può essere rivissuto in vari modi: tramite
ricordi ricorrenti intrusivi ed involontari riguardanti l’evento; sogni
spiacevoli che ripetono l’evento e che sono collegabili alle principali minacce
contenute nell’evento traumatici; la persona potrebbe sperimentare stati
dissociativi di durata variabile – da pochi secondi fino a qualche giorno –
durante i quali si rivivono  fasi
dell’evento come se lo si rivivesse in quello stesso istante con tutto il
correlato emotivo che ne consegue. 

La letteratura internazionale ha identificato alcuni criteri
diagnostici la cui presenza è necessaria perché il disturbo possa essere
identificato come post-traumatico da stress.

Vediamo in elenco i criteri diagnostici secondo la
classificazione internazionale del Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi
Mentali – DSM V (2013):

A – Esposizione a morte reale o ad una minaccia di morte,
a una grave lesione, a violenza sessuale
nei seguenti modi: fare esperienza
diretta, assistere direttamente ad un evento accaduto ad altri, essere esposti
ripetutamente all’esperienza diretta o a dettagli dell’evento (questo vale in
modo particolare per agenti di polizia o per i soccorritori sanitari ad
esempio).

B – Presenza di sintomi intrusivi legati all’evento
traumatico
, la cui comparsa è successiva all’evento stesso come ricorrenti
ed intrusivi ricordi spiacevoli, sogni spiacevoli legati all’evento, avere
sofferenza psicologica in tutte quelle situazioni che possono richiamare o
ricordare o essere in qualche modo legate all’evento.

C – Evitamento di situazioni  o stimoli associati all’evento traumatico,
tentativi ripetuti di evitare ricordi, pensieri, sentimenti; evitare inoltre
persone, luoghi e situazioni ricollegabili in qualche modo all’evento
traumatico.

D – Pensieri ed emozioni negative associate all’evento traumatico;
non ricordare dettagli dell’evento, essere convinti di essere responsabili o
comunque alimentare una idea negativa di sé stessi, avere persistentemente uno
stato emotivo di tipo negativo; distacco dalla vita sociale e relazionale.

E – Alterazione della reattività, mostrando un
comportamento rabbioso ed irritabile, o spericolato ed autodistruttivo, avere
marcate difficoltà di concentrazione, difficoltà nell’addormentamento e
nel  mantenimento del sonno.

F – Tutte le alterazioni sopra elencate devono
avere una durata in termini di comparsa di più di un mese
.

G – L’alterazione generale del funzionamento deve essere
causa di disagio consistente sia in ambito sociale che lavorativo.

H – Le alterazioni non sono attribuibili ad uso di
sostanze o ad altre condizioni mediche generali
.

Potrebbe accadere di provare una forte sofferenza psicologica
quando si è esposti a eventi o situazioni che ricordano, raccontano o
simboleggiano un aspetto dell’evento traumatico – una somiglianza o essere
nello stesso luogo, avere le stesse condizioni climatiche, sentire uno stesso
odore … – infatti, il fattore scatenante potrebbe anche essere lo sperimentare
una stessa sensazione fisica. Le persone con DSPT possono mostrare una distorta
considerazione delle cause determinanti l’evento con una tendenza
continua a incolpare sè stessi come causa dell’evento
. Frequentemente
queste persone mostrano una considerevole diminuzione dell’interesse nei
confronti di attività piacevoli, persistente incapacità di provare emozioni
positive, aumentata sensibilità alle potenziali minacce sia quelle direttamente
collegate all’evento traumatico che non. Sono frequenti i problemi relativi
alla sfera del sonno sia nella fase dell’addormentamento che nella possibilità
di mantenere il sonno soprattutto a causa di incubi notturni o a preoccupazioni
relative alla propria sicurezza personale. Infine nelle situazioni più
importanti alcuni individui mostrano sintomi dissociativi sia in senso di
depersonalizzazione come sensazione di distacco dal proprio corpo che come
derealizzazione  e cioè distacco dal
mondo intorno a loro.

Lo sviluppo e il decorso del DSPT è interessante, si può
manifestare in qualsiasi età (per i bambini da 0 a 6 ani si rimanda a specifica
letteratura), i sintomi generalmente insorgono in  genere nei primi 3 mesi dopo il trauma, la
ricorrenza e l’intensificazione dei sintomi può verificarsi in risposta a
situazioni che ricordano il trauma, a fattori stressanti della vita quotidiana
o a recenti eventi traumatici appena vissuti.

Bibliografia di riferimento:

DSM-5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali,
Raffaello Cortina Editore, 2014

Dr.ssa Catia ANNARILLI

Psicologa e Psicoterapeuta – Terapeuta EMDR

Centro Psicologia Castelli Romani

cell. 3471302714

catia.annarilli@gmail.com

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Quando la musica non è solo intrattenimento: il tenore Marco Voleri in prima linea contro la sclerosi multipla

Favorire e promuovere la sensibilizzazione alla Sclerosi Multipla attraverso la promozione della cultura e l’educazione in ambito artistico, questo l’obiettivo dell’’Associazione di Promozione Sociale “Sintomi di Felicità” presieduta dal tenore Marco Voleri.

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 28/3/2019

“Sintomi di Felicità” è anche un tour che nell’edizione di quest’anno ha già visto esibirsi lo scorso 24 febbraio, Marco Voleri, accompagnato dall’ensemble diretta dal maestro Beppe Vessicchio, al Teatro Bellini di Catania. E il prossimo appuntamento con il tour è fissato per il prossimo 17 aprile all’Auditorium CTO Careggi di Firenze

In questi anni, grazie al Tour, “Sintomi di Felicità” ha sostenuto altre associazioni in varie attività riguardanti persone con disabilità. Tra queste cicli fisioterapici e riabilitativi per persone con Sclerosi multipla, un corso di teatro per persone con Parkinson, l’apertura di uno sportello psicologico per parenti di persone con disabilità e recentemente è stato acquistato un monociclo da trekking per persone con disabilità, realizzato appositamente per il bilanciamento del trasportato durante percorsi su terreni impervi e discoscesi.
“Il forte messaggio di speranza lanciato da Marco, vuole donare una nuova prospettiva di vita a chi lotta quotidianamente con questa malattia e alle loro famiglie” ha dichiarato la vice presidente nazionale dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla Maria Grazia Anzalone.
“La sclerosi multipla – ha spiegato il professor Francesco Patti responsabile del Centro Sclerosi Multipla del Policlinico Rodolico di Catania – è per fortuna una malattia che possiamo controllare sempre di più, e infatti ci sono sempre meno malati gravi. Ma c’è ancora tanto da fare, per questo diventa fondamentale l’apporto e il sostegno alla ricerca, perché possano nascere altri progetti e costruire una situazione socio assistenziale sempre più efficace per tutti.”




Felici oggi

All’interno un piccolo esperimento per iniziare una trasformazione totale di noi stessi

A cura del Dott. Giovanni Piersanti

Quando cominciamo a diventare più autentici, più in sintonia con noi stessi invece che focalizzati su cose esterne, la felicità arriva automaticamente.

Cosa ci rende felici? Come essere felici?

L’obiettivo non è la felicità fine a se stessa, ma una
trasformazione totale di noi stessi. Divenire più autentici, trasformare le
nostre emozioni vivendole nella semplicità.

Quattro chiavi per focalizzarci e sviluppare la felicità dentro di noi

  1. L’allegria

È indispensabile avere un atteggiamento festoso, celebrativo,
allegro. Riuscire a vivere la vita come una grande risata, renderà più facile
scoprire il proprio “sé”, la propria vera essenza. Se vivi la vita come dolore
e tristezza, diventa un peso ed allora è difficile vedere la qualità e la
bellezza di questa opportunità che viene data all’essere umano. La tristezza è
solo un’abitudine. Anche l’allegria può essere coltivata come un’abitudine.
Dobbiamo solo iniziare a cercare nella vita le cose che sono piene di luce, non
di buio, perché il modo in cui guardiamo la vita ha un effetto su ciò che si
sviluppa dentro di noi. Se vediamo luce e radiosità dappertutto, ci sentiamo
leggeri, irradiamo luce e proviamo gioia. Il significato della vita dipende da
come la interpreti: “lascia andare la tristezza e dì si alla gioia. Lascia che
la vita sia una melodia”.

  • La compassione

Di solito, quando guardiamo le persone, i nostri pensieri
sono più di critica che di semplice osservazione o di empatia. C’è un cuore
anche dentro le persone peggiori e se siamo capaci di vederlo diventiamo più
compassionevoli, non si tratta di pietà, che ci fa sentire superiori e ci
spinge a cercare di cambiare l’altro o aiutarlo. L’empatia e la compassione
implicano accettazione delle persone per ciò che sono. Comprendere la
compassione sviluppa la felicità che puoi diffondere agli altri e, a sua volta,
tornarti amplificata. Se al contrario, continuiamo ad essere crudeli, critici e
pieni di pregiudizi, alimentiamo la nostra ed altrui infelicità: diventiamo ciò
su cui si focalizzano i nostri pensieri.

  • L’amorevolezza

Buoni amici e compagnie hanno sulla felicità un effetto più
grande del nostro…. conto in banca. Relazioni amorevoli e amichevoli agiscono
sulla felicità, sulla salute ed il benessere, perché il nostro cervello
controlla i meccanismi del corpo responsabili della salute e delle malattie:
ciò che la moderna scienza definisce PNEI (psico neuro endocrino immunologia).
Proprio come lo stress può dare origine ad una malattia, l’amicizia e la
felicità aumentano di molto la resistenza alle malattie, migliorano il sistema
immunitario. Tutti abbiamo una sorgente di “amichevolezza” dentro di noi, ma la
vita oggi ci dà poche opportunità di svilupparla. Anzi, la maggioranza delle
persone non sviluppa affatto questa sorgente e ciò che chiamiamo amicizia è
spesso ipocrisia e gentilezza puramente formale. Dovremmo creare costantemente
un’atmosfera di consapevolezza amichevole e, magari, fare ogni giorno una cosa
per gli altri senza aspettarsi niente in cambio.

  • La Gratitudine

Mugugni e lamentele! Lamentarsi ostacola la vita. Una mente
che si lamenta non può essere mai in pace. Ci sono tante cose nella vita di cui
essere grati e, focalizzare l’attenzione su queste cose,  ci offre l’opportunità di apprezzare quanti doni
ci è dato ricevere. Il semplice respirare è il dono più grande! Esprimere
gratitudine ci permette di entrare in uno stato di pace e grande senso di
mistero e meraviglia.

Queste quattro chiavi che possiamo sviluppare dentro di noi
creeranno un’espansione del nostro vero essere, perché non dipendono dagli
altri ma da una nostra libera scelta.

Piccolo esperimento

Per tre giorni, decidere di non brontolare, non lamentarsi di nulla. Se il cibo non è buono, se le cose non vanno come vorremmo, se fa freddo o caldo, se abbiamo mal di testa  o qualche dolore,  per tre giorni  lasciamo perdere le nostre abitudini. “Quel che è, è, comunque sia è quel che è”. Sarà una piacevole sorpresa!

Giovanni Piersanti