Covid-19, forse la svolta. Gli esperti: “Non c’e’ bisogno di terapia intensiva, si cura a casa con l’eparina”

Il Coronavirus si cura a casa, non c’è bisogno di fare ricorso alla terapia intensiva. Lo dimostrano i dati degli ultimi dieci giorni, in cui i malati continuano ad aumentare considerevolmente ma sono crollate le ospedalizzazioni, ed è il risultato degli studi tutti italiani sulla lotta al Covid-19.

Ad illustrare la soluzione contro la malattia è il professor Sandro Giannini, direttore della Clinica I presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli e del Laboratorio di Gait Analysis, autore di più di 600 presentazioni a congressi nazionali ed internazionali e più di 400 articoli in riviste Science Citation Index. Un profilo scientifico di altissima rilevanza, che mette a tacere tutti i sapientoni che nelle scorse settimane hanno barbaramente etichettato come “bufala” questa chiave di lettura scientifica (e adesso dovrebbero solo nascondersi).

“Non vorrei sembrarvi eccessivo – ha detto il prof. Giannini – ma credo di aver dimostrato la causa della letalità del Coronavirus. Solo al Beato Matteo ci sono due cardiologi che girano su 150 letti a fare ecocardio con enorme fatica. Uno di questi sono io. Di quello che alcuni supponevano, ma non ne riuscivano a essere sicuri, ora abbiamo i primi dati. La gente va in rianimazione per tromboembolia venosa generalizzata, soprattutto polmonare. Se così fosse, non servono a niente le rianimazioni e le intubazioni perché innanzitutto devi sciogliere, anzi prevenire queste tromboembolie. Se ventili un polmone dove il sangue non arriva, non serve. Infatti muoiono 9 pazienti 10. Perché il problema è cardiovascolare, non respiratorio. Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità! Perché si formano trombi. Perché l’infiammazione come da testo scolastico, induce trombosi attraverso un meccanismo fisiopatologico complesso ma ben noto. Allora? Contrariamente a quello che la letteratura scientifica, soprattutto cinese, diceva fino a metà marzo era che non bisognava usare antinfiammatori. Ora in Italia si usano antinfiammatori e antibiotici (come nelle influenze) e il numero dei ricoverati crolla. Molti morti, anche di 40 anni, avevano una storia di febbre alta per 10-15 giorni non curata adeguatamente. Qui l’infiammazione ha distrutto tutto e preparato il terreno alla formazione dei trombi. Perché il problema principale non è il virus, ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra. Infatti nei nostri reparti COVID non sono mai entrati malati di artrite reumatoide. Perché fanno il cortisone, un potente antinfiammatorio. Pertanto, in Italia ospedalizzazioni si riducono e sta diventando una malattia che si cura a casa. Curandola bene a casa eviti non solo ospedalizzazione, ma anche il rischio trombotico. Non era facile capirlo perché i segni della microembolia sono sfumati, anche all’ecocardio. Ma questo weekend ho confrontato i dati dei primi 50 pazienti tra chi respira male e chi no e la situazione è apparsa molto chiara. Per me si può tornare a giocare e riaprire l’attività commerciali. Via quarantena. Non subito. Ma il tempo di pubblicare questi dati. Vaccino può arrivare con calma. In America e altri stati che seguono la letteratura scientifica che invita a non usare antinfiammatori è un disastro. Peggio che in Italia. E sono farmaci vecchi e che costano pochi euro. In altre parole la causa del danno anche polmonare è lo svilupparsi di una coaugulopatia che va sotto il nome di coagulazione intravasale disseminata o DIC, da qui anche l’incremento caratteristico del dimero D e del LDH”.

La notizia è stata poi confermata da ulteriori studi e analisi

Il professor Alessandro Mascitelli, responsabile del centro flebologico di Villa Tirrena di Livorno, era stato il primo a decifrare l’efficacia delle terapie anticoagulanti nei trattamenti per frenare il Coronavirus: “Le statistiche lo confermano, perché gli anticoagulanti si stanno dimostrando in grado di alleggerire, almeno di un 25% (dati ricavati in ospedali Covid, ndr), i ricoveri nei reparti che accolgono pazienti affetti da Coronavirus. La premessa parte da un’osservazione clinica: nelle autopsie svolte su pazienti affetti da Covid, è stato identificato il segno di una trombosi massiva. Il che ha fornito indizi chiari sulle cause improvvise che hanno scatenato il dramma dei decessi in molti ospedali d’Italia. Quindi, da questa intuizione, ecco partire un protocollo che sta portando i primi effetti positivi in molti ospedali Covid, dalla Toscana alle zone del Nord (vedi Bergamo) martoriate dal dilagare del virus”.

Il professor Mascitelli ha aggiunto: “L’eparina, se utilizzata fin da subito su prescrizione medica, ovvero durante la comparsa dei primi sintomi, può aiutare. Ma esclusivamente sotto controllo medico. Adesso anche l’Oms ne è convinta, perché il professor Pietro Muretto dell’università di Pesaro mi ha confermato che la terapia eparinica è stata posizionata come farmaco di base nella lotta al Covid. I primi a credere nella mia intuizione e a spronarmi ad andare avanti sono stati il professor Mario Petrini, ematologo del Santa Chiara, la società scientifica Afi e il professor Mario Forzanini coordinatore area Covid Nord Italia per area Nord Est […]. E in queste ore, a dimostrazione dell’efficacia della terapia eparinica, mi arrivano testimonianze da Bergamo, dall’infettivologo Enrico Bombana, o da Padova, dove la professoressa Patrizia Pavei conferma che l’eparina è in uso da qualche giorno con una netta riduzione delle evoluzioni negative dei pazienti Covid”.
Dopo gli studi degli italiani, anche gli esperti cinesi e inglesi hanno pubblicato sul Journal of Thrombosis and Haemostasis guidato dall’ematologo Jecko Thachil del Department of Haematology del Manchester Royal Infirmary, uno studio che conferma come l’uso di eparina nei pazienti Covid-19 potrebbe avere effetti anticoagulanti, oltre che antinfiammatori e persino antivirali.

“Per sintetizzare si può dire che vi sono parecchie strade attraverso cui l’eparina potrebbe essere utile nella terapia del Covid-19 come peraltro di qualsiasi altra grave infezione. Riguardo a ciò un campo di immediato interesse è trovare la dose adatta, poiché un farmaco è efficace se si somministra in dose corretta, altrimenti può essere inutile o addirittura pericoloso“. Lo ha scritto in un articolo sul ‘Messaggero’ di oggi Antonio Rebuzzi, docente di Cardiologia dell’Università Cattolica di Roma, parlando del medicinale anti-trombotico nel trattamento del Covid-19. “Questo sarebbe sicuramente il caso della enoxeparina – evidenzia l’esperto – farmaco che, è bene ricordarlo, è efficace solo se è in atto nel sangue del paziente infetto un’alterata coagulazione, altrimenti non sembrerebbe modificare la prognosi. Peraltro se venisse data in dosi inferiori al necessario non eserciterebbe la sua azione anticoagulante. Dato invece a dosi elevate potrebbe dare origine ad emorragie gastriche, vestitali o anche cerebrali. Da notare per di più che negli anziani o in coloro con alterazioni della funzionalità renale, la dose di enoxeparina deve essere ridotta perché tale farmaco viene eliminato per via renale e potrebbe quindi accumularsi. Non ha pertanto senso, anzi sarebbe pericoloso somministrare l’enoxeparina a chiunque fosse sospettato di essere colpito dal Covid perché qualsiasi farmaco è davvero utile solo se lo diamo alle persone tra i due gruppi“.

“In questo periodo di incertezze perla nostra vita – sottolinea Rebuzzi – se ne è aggiunta una importante riguardante i farmaci utilizzati per la terapia dei pazienti Covid. Più precisamente tale incertezza è spesso determinata dalle numerose notizie sui tantissimi farmaci che sono oggetto di sperimentazione o meno, ma dei quali, attraverso internet o chat più o meno accreditate, tutti hanno informazioni. Noi medici siamo quindi subissati da richieste di spiegazioni e talora di suggerimenti terapeutici da parte dei nostri pazienti, la cui conoscenza della farmacopea è stata formata su internet. Ultimo arrivato, in ordine di tempo, è l’utilizzo delle eparine a basso peso molecolare nei pazienti adulti con Covid-19, sulla cui utilità e sicurezza (in particolare su quella di una di queste: l’enoxeparina) è iniziato uno studio multicentrico dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) su 300 pazienti in 14 centri in Italia. L’enoxeparina è un farmaco conosciuto e usato da molti anni nella profilassi sia del tromboembolismo venoso sia dopo un intervento chirurgico sia in pazienti non chirurgici ma affetti da gravi patologie quali l’infarto, lo scompenso cardiaco o l’embolia polmonare. E’ inoltre utilizzata (a dosi basse) nei pazienti che stanno a letto per parecchio tempo onde impedire la formazione di trombi nelle vene delle gambe con successive possibili embolie. Nell’ultimo mese sono stati pubblicati numerosi lavori scientifici sull’utilizzo di enoxeparina in pazienti Covid.

Sul Journal of Thrombosis and Haemostasis, Ning Tang e coll, del Tongji Hospital, Huazhong University di Wuhan (Cina), hanno studiato 449 pazienti con severa infezione da Covid-19 reclutati tra il primo gennaio e il 13 febbraio di quest’anno. Tra questi, 99 pazienti sono stati trattati con enoxeparina per almeno 7 giorni. Mentre la mortalità non differiva, se si consideravano solo i più gravi, in cui le analisi facevano intuire un aumento della coagulazione (ad esempio pazienti con livelli di D-dimero elevati) l’enoxeparina riduceva di molto la mortalità a un mese (dal 52,4% al 32,8%). In un interessante editoriale sulla stessa rivista, Jecko Thachil del Department of Haematology, Manchester Royal Hospital inglese, analizza tutti i vari meccanismi attraverso i quali l’eparina potrebbe esercitare un’azione benefica. Questi vanno dalla sua azione anticoagulante a quella anti infiammatoria, da quella di aiuto alle cellule endoteliali che rivestono le arterie a quella di inibitore dell’attacco del virus Covid alle cellule polmonari (studiato però solo in modelli sperimentali e su un virus simile al Covid)“.




Covid-19, tamponi per tutti e tracciamento: impariamo dalla Corea del Sud che sta vincendo la guerra. Da noi “si spera” nell’adesione volontaria alla App

La Corea del Sud ha controllato l’epidemia da coronavirus in soli 20 giorni e i negozi affollati nelle varie città del Paese sono la prova che l’enorme protocollo, messo in campo dalle autorità sanitarie, di tamponi COVID-19 e la campagna di tracciamento dei contagiati – sintomatici e asintomatici – ha funzionato.

Dopo i primi casi alla fine di gennaio, la Corea del Sud non ha chiuso le attività commerciali o limitato i viaggi, come invece fatto da molte nazioni europee e dagli Stati Uniti, optando invece per testare la popolazione a un ritmo più elevato per isolare i focolai Covid-19.

Questo ha portato finora a un tasso di mortalità molto più basso da COVID-19 (pro capite) rispetto a quello che è stato visto nel resto del mondo. E anche se è troppo presto per dire che la Corea del Sud è al sicuro con la pandemia, la ripresa della nazione sembra essere iniziata nel migliore dei modi.
Dunque l’arma vincente messa in campo dalla Corea del Sud fin dall’inizio è stata quella di perseguire una massiccia campagna di tamponi su tutta la popolazione grazie a test rapidi che hanno dato il risultato in pochi minuti anziché in ore o giorni come invece succede qui da noi.

Una misura, quella di fare il tampone a tutti, che si è dimostrata fondamentale, perché chiedere alle persone che presentano sintomi lievi e di cui non si ha la certezza se sono infettate dal coronavirus solo di rimanere a casa porterà inevitabilmente a più infezioni nell’ambito famigliare e nella comunità. Mentre se testate e nel caso positive, le persone possono essere isolate in una struttura o in un rigoroso isolamento domestico a cui è più probabile che aderiscano se coscienti di avere il virus.

Diversi analisti affermano che noi occidentali, amanti della libertà non accetteremo mai di essere tracciati da App o attraverso altri sistemi in grado di fornire il dettaglio di ogni luogo visitato durante questo periodo di emergenza, come invece messo in atto dalla Corea del Sud, poiché lo riterremmo come l’invasione della nostra privacy.

E a proposito dell’applicazione per il tracciamento dei contagi il commissario all’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, ha precisato: “Anzitutto il ministro dell’Innovazione Paola Pisano ha insediato una commissione che ha individuato l’applicazione prodotta dalla Bending Spoon, società che ha donato l’app al Governo a titolo interamente gratuito, qui dunque nessuno ci guadagna. Inoltre – ha aggiunto – l’installazione di questa app sarà solo volontaria, anche se ovviamen-te noi ci aspettiamo che un numero molto alto di cittadini collabori: almeno il 70% della popolazione italiana dovrebbe installarla in modo da darle un significato importante. Infine, quando l’app arriverà sui telefoni dei nostri concittadini ne ga-rantirà completamente l’anonimato in ossequio alle normative nazionali e comu-nitarie sulla privacy: utilizzerà la tecnologia bluetooth e non la geolocalizzazione, come prevedono le norme”.

E riguardo i test per monitorare la diffusione del virus sulla popolazione lo scorso 15 aprile il Ministero della Salute ha dato indicazioni di trovare la modalità più trasparente e veloce di acquisire 150.000 test sierologici per poter fare un’impor-tante campionamento della popolazione italiana. E venerdì scorso è stata pubblicata una procedura di gara da aggiudicare entro il 29 aprile per avere presto un unico strumento utile per tutte le regioni italiane.




Immunità al coronavirus, da inizi di maggio pronto il test della Roche per individuare anticorpi

Roche ha messo a punto un test sierologico per individuare la presenza di anticorpi contro il coronavirus nei pazienti esposti al contagio da Covid-19. La casa farmaceutica svizzera, si legge in una nota, “punta” a rendere il test disponibile agli “inizi di maggio” nella Ue e “sta attivamente lavorando” con la Fsa americana “per un’autorizzazione d’emergenza”. “L’individuazione di questi anticorpi – spiega Roche – potrebbe aiutare a indicare se una persona ha sviluppato un’immunità al virus”.

L’individuazione di anticorpi “è centrale per aiutare a identificare persone che sono state colpite dal virus, specialmente quelle che posso essere state infettate ma non manifestano sintomi”, spiega Roche annunciando il prossimo lancio del test, chiamato Elecsys. “Inoltre, il test può aiutare screening prioritari fra gruppi ad alto rischio, come i lavoratori sanitari, i fornitori di prodotti alimentari che possono aver già sviluppato un certo livello di immunità e che possono continuare a servire o ritornare al lavoro. Aver compreso di più circa l’immunità da Covid-19, può anche aiutare la società a tornare più velocemente alla normalità”. “Ogni test affidabile sul mercato aiuta i sistemi sanitari ad aiutarci a superare questa pandemia. Roche sta collaborando a stretto contatto con le autorità sanitarie e sta accelerando la produzione per assicurare una veloce disponibilità del test a livello globale”, ha spiegato il ceo di Roche, Severin Schwan”. “Una pronta disponibilità e un veloce accesso ad affidabili test di alta qualità sono essenziali per i sistemi sanitari. Il test sugli anticorpi è un importante passo avanti nella lotta al Covid-19. Il test di Roche può essere prodotto rapidamente in grande quantità e reso ampiamente disponibile nel mondo”, ha commentato Thomas Schinecker, ceo di Roche Diagnostics.




Le suore Oblate di Gesù e Maria donano mascherine da loro realizzate agli Ospedali di Iglesias e Carbonia

In questo interminabile momento di emergenza epidemiologica legata al Covid-19, in Italia come nel resto del mondo, uno dei problemi maggiormente riscontrati è la mancanza di dispositivi personali di sicurezza.

L’operosità e la sensibilità delle Suore Oblate di Gesù e Maria a Gonnesa, in provincia di Carbonia-Iglesias, non si sono fatte attendere.

Immediatamente le Suore Oblate Di Gonnesa, facendo proprie le difficoltà delle strutture sanitarie ospedaliere del territorio, sono scese in campo per convertire le loro abituali attività di educatrici della scuola dell’infanzia paritaria, in un piccolo laboratorio di cucito per la realizzazione di mascherine. Suor Emanuela Guarini, madre generale dell’istituto Suore Oblate di Albano Laziale che si era recata nei giorni precedenti all’emergenza covid-19 in Sardegna, non potendo rientrare presso la struttura di Albano a causa del lockdown, si è immediatamente profusa in questa lodevole iniziativa insieme a tutta la comunità di Gonnesa.
Le Suore si sono subito messe a lavoro utilizzando tessuti di cotone a due strati o “tessuto non tessuto-TNT” ed hanno iniziato a produrre mascherine realizzandole alternando i loro momenti di preghiera e di condivisione comunitaria.
Tutte le mascherine prodotte, anche grazie al sostegno del comune di Gonnesa che ha messo a disposizione parte del tessuto, nel giro di una settimana sono state donate agli ospedali di Carbonia e Iglesias.

Suor Emanuela dichiara “Siamo state sostenute soprattuto dalle parole del Santo Padre -Nessuno può ritenersi così povero da non poter dare qualcosa agli altri- rivolgo un saluto e un grande abbraccio a Papa Francesco, il più fedele e tenace alleato di Dio e dell’umanità.
Spiritualità e solidarietà, in particolare per i più poveri, caratterizzano il suo Magistero, al suo sguardo vigile e compassionevole sono presenti le più svariate categorie umane. Papa Francesco vive e realizza con passione e determinazione ciò che pensa e sente, raccomandando di non rimandare a domani la risposta concreta all’oggi di Dio”. Infine Suor Emanuela rivolge un appello a tutti i Cristiani “ Lasciamoci scuotere da Cristo Risorto, facciamoci attenti ai minimi indizi di vita nuova e nel suo nome, senza perderci in discussione, mettiamoci in cammino, dandoci al meglio della vita e Tutto andrà bene!”




Covid-19, al via procedura per “test nazionale” immunizzati

Parte la procedura per i test sierologici che dovrebbero consentire di individuare i potenziali ‘immunizzati’ dal coronavirus.

Il commissario Domenico Arcuri, secondo quanto si apprende, ha avuto dal governo l’incarico di avviare la procedura pubblica per la ricerca e l’acquisto dei test, che dovranno rispondere ad una serie di caratteristiche individuate dal ministero della Salute.

Il test, a quanto risulta, sarà somministrato ad un campione di 150mila persone individuate su scala nazionale e suddivise per profilo lavorativo, genere e 6 fasce di età.

L’obiettivo “è avere un unico test nazionale”, ha spiegato il vicedirettore dell’Oms e membro del Comitato tecnico scientifico Ranieri Guerra sottolineando che “se andiamo ad usare diversi test con diverse performance rischiamo di avere una difficile comparazione”. Guerra ha poi spiegato che il test che verrà selezionato dovrà garantire “standard minimi di qualità” – tra cui avere un’attendibilità superiore al 95% – e sarà tra quelli che prevedono un prelievo da “sangue venoso” perché “quelli da sangue periferico non sono accettabili”.




Coronavirus: Trump accusa l’OMS di aver dato informazioni false e sospende i finanziamenti

Donald Trump sospende i finanziamenti all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ad annunciarlo lo stesso Presidente USA dopo aver criticato duramente l’Organizzazione che ha “fallito nell’ottenere tempestive informazioni sul coronavirus”.

I finanziamenti americani all’Oms saranno sospesi mentre l’amministrazione conduce un esame su come l’Organizzazione ha gestito il coronavirus, spiega Trump mettendo in evidenza che i contribuenti americani versano all’Oms fra i 400 e i 500 milioni di dollari l’anno. La Cina contribuisce con circa 40 milioni, aggiunge Trump precisando che gli Stati Uniti “nutrono forti dubbi sul fatto che la generosità americana sia stata messa a buon uso”.

“L’Oms – afferma il presidente Usa – ha dato informazioni false sul coronavirus: i suoi ritardi sono costati vite umane” sottolineando che l’epidemia del coronavirus poteva essere contenuta. I piani per la riapertura del Paese sono in via di finalizzazione: “Parlerò a breve con i governatori e autorizzerò ognuno di loro ad attuare il piano per riaprire” a seconda delle particolarità dei singoli Stati. “Alcuni stati potrebbero riaprire prima dell’1 maggio”. 

“Nel mezzo di una pandemia globale – critica il Democratic National Committee – Trump vuole fermare i finanziamenti all’organizzazione incaricata di combattere le pandemie. Trump è pronto a mettere la salute a rischio per cercare di scaricare la colpa dei suoi fallimenti” su altri.




Covid-19, farmaco Tocilizumab e vaccino: l’intervista al professor Paolo Ascierto dell’Ospedale Pascale di Napoli

L’Osservatore d’Italia ha intervistato il Prof. Paolo Ascierto dell’Ospedale Pascale di Napoli, originario di Solopaca, dall’inizio dell’emergenza CoVid-19 ha somministrato ai malati il farmaco Tocilizumab chiamato anche “Toci”.

“Cauto ottimismo” è stata la frase che subito ha adottato fin dall’inizio, quante persone sono state guarite con il farmaco Tocilizumab?
La sperimentazione fase 2, coinvolge 330 persone in Italia. Prima di questa sono state trattate 1200 persone e nel cosiddetto studio osservazionale, ancora altri 1500 pazienti. Su quanti ha avuto effetto ce lo dirà l’Aifa a fine aprile. Se parliamo dell’Ospedale Cotugno su 7 intubati, quattro ora sono a casa, due sono morti, un altro è stabile. Degli altri che non erano intubati, 8 sono molto migliorati e sono quasi tutti a casa.

Quante ore al giorno passa in ospedale?
Molte ore. Non ci sono quasi mai a casa. L’Ospedale Pascale è la mia seconda casa dal ’91, da quando ero specializzando. Oggi guido il reparto melanoma e immunoterapie e terapie innovative, anche se da più di un mese l’attività all’80 per cento è concentrata sui pazienti colpiti da CoVid.

Era prevedibile che il virus si propagasse così tanto da diventare una pandemia?
No, nessuno lo aveva previsto.

Molti sperano che con il caldo il virus scompaia, che ne pensa? Il problema sarebbe l’estate.
Questa della temperatura è una cosa che è stata detta, ma non ci sono assolutamente prove. Tra l’altro il virus è stato riscontrato anche in paesi in cui la temperatura è molto alta. Speriamo solo che con i provvedimenti contenitivi che sono stati adottati si arrivi a quest’estate con livelli di contagio molto bassi.

Abbiamo letto che lei ha intenzione di voler sperimentare un vaccino volevamo sapere di più…
C’è una sperimentazione portata avanti con la Takis e i primi risultati dei test preclinici dei cinque candidati vaccini che inducono una forte produzione di anticorpi contro il CoViD-19 sono positivi e incoraggianti e li sperimenteremo, appena pronti, anche a Napoli.

È vero tifa la Juve? ..e perché? e da quando?
Si è vero. Nessuno è perfetto. Il grande Luciano De Crescenzo diceva che il calcio è la forma d’amore più vera. Me ne invaghii da bambino a 7 anni nonostante a casa fossero tutti interisti e lo feci una domenica in cui la Juve perse contro il Catanzaro. Diciamo che decisi di tifare una squadra “debole”.

Abbiamo letto che i medici statunitensi l’hanno contattata, anche Trump ha elogiato il suo operato, ci sono stati altri Paesi che l’hanno contattata?
Sono nel consiglio direttivo della Society for Immunotherapy of cancer ed insieme ad altri colleghi che utilizzano il sistema immunitario per curare i tumori: ci confrontiamo con gli americani due volte al giorno, stiamo sollecitando l’attenzione di grandi aziende internazionali sui vari farmaci. Abbiamo fatto anche delle pubblicazioni per dare indicazioni a tutti. Ma, ogni giorno sono in contatto anche con i colleghi in Gran Bretagna, Australia, Israele, Africa, Francia, Belgio, Germania, Spagna e Svezia.




Vaccino Covid-19: partono i test sull’uomo. A settembre si inizia con personale sanitario e Forze dell’ordine

Inizieranno a fine aprile in Inghilterra i test accelerati sull’uomo – su 550 volontari sani – del vaccino messo a punto dall’azienda Advent-Irbm di Pomezia insieme con lo Jenner Institute della Oxford University. Lo annuncia l’ad di Irbm Piero Di Lorenzo. A fine aprile, rendo noto Di Lorenzo, “in virtù dei dati acquisiti nelle ultime settimane, il primo lotto del vaccino messo a punto dalla partnership Advent-Irbm con lo Jenner Institute della Oxford University partirà da Pomezia per l’Inghilterra, dove inizieranno i test accelerati su 550 volontari sani”. Inoltre, “si prevede di rendere utilizzabile il vaccino già a settembre per vaccinare personale sanitario e Forze dell’ordine in modalità di uso compassionevole”. Di Lorenzo annuncia che è “ormai in fase finale la trattativa per un finanziamento di rilevante entità con un pool di investitori internazionali e vari Governi interessati a velocizzare ulteriormente lo sviluppo e la produzione industriale del vaccino”.

  “Si è deciso di passare direttamente alla fase di sperimentazione clinica sull’uomo, in Inghilterra – ha spiegato Di Lorenzo – ritenendo, da parte della Irbm e della Oxford University, sufficientemente testata la non tossicità e l’efficacia del vaccino sulla base dei risultati di laboratorio, che sono stati particolarmente efficaci”.




Coronavirus, dati in discesa da giorni: imboccata la strada giusta

Diminuiscono i malati in terapia intensiva e pure le vittime

Si può iniziare a parlare di discesa. L’Italia sembra finalmente aver imboccato la curva giusta. Diminuiscono i malati in terapia intensiva e pure le vittime. E per entrambi la curva è in discesa da giorni.

In particolare, per il nono giorno consecutivo calano i pazienti in rianimazione: sono 38 in meno rispetto a ieri, in tutto 3.343 di cui 1.176 in Lombardia. I morti si sono ‘fermati’ a 431 in più, un numero ancora alto ma che non si registrava dal 19 marzo. Con il segno meno anche i ricoveri: 27.847 quelli con sintomi, 297 in meno rispetto al giorno precedente. Tre dati che, sommati, fanno dire agli esperti che “il trend è ormai affidabile”. E’ Luca Richeldi, del Comitato tecnico-scientifico, a dirlo chiaramente durante la conferenza stampa quotidiana della Protezione civile. Segno che “le misure adottate e prorogate stanno avendo un impatto su questo virus”. Hanno quindi un ritmo continuo ma più lento i contagi da Covid-19. Del resto i malati continuano a essere tanti: 102.253 cioè 1.984 più di ieri e i casi totali hanno toccato quota 156.363. Nel frattempo crescono anche i guariti: +1.677 per un totale di 34.211. Insomma, il lockdown paga.

“Personalmente – ha affermato il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli – penso che si possa fare una riflessione per posporre la riapertura delle scuole al prossimo anno. Ma la decisione . ha precisato – spetta al governo”.

In Lombardia le persone positive al coronavirus sono 59052 con un aumento di 1460 casi. Ieri c’era stato un aumento di 1.544 casi. I decessi sono 10621, con una crescita di 110 mentre ieri c’erano stati 273 morti in più, un dato quindi “molto inferiore a quello di ieri e dopo tanti giorni c’è trend riduzione”, come ha detto l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera. Calano i ricoveri che sono arrivati a 11969, con una riduzione di 57 posti mentre i ricoverati in intensiva sono 1176, con un aumento di 2.

Ancora alti i dati del contagio a Milano e provincia: i casi accertati sono 13.682 con +412 (ieri 520): “un dato che non possiamo ancora considerare sotto controllo” ha detto l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera, nella diretta facebook per fare il punto sull’emergenza coronavirus. A Milano città i nuovi casi sono 193 (ieri 262 ) per un totale di 5.561. Forte calo dei nuovi contagi nella provincia di Bergamo: +51 (ieri 107) per un totale di 10.309. Qui, nella città simbolo dell’epidemia, fino ad appena 10 giorni fa si contavano oltre 300 nuovi casi al giorno. Resta invece alto quello di Brescia con +269 (totale 10.868), che risente, ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, della maggiore esecuzione di tamponi in alcuni cluster. Per il resto della regione, si rilevano quasi 100 nuovi casi a Como (99), 84 a Pavia, 75 a Mantova, 71 a Lodi, dove sono in leggero costante aumento, 64 a Monza, 63 a Cremona, 36 a Sondrio, alti rispetto ad un totale di ‘soli’ 720, 30 a Varese, 21 a Lecco.

“Oggi è un giorno che abbiamo sempre vissuto come una festa e so che per tutti è un grande sforzo continuare a mantenere e rispettare la linea del rigore, ma è l’unico modo per non vanificare i sacrifici fatti finora”. Lo afferma il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, che – dopo aver convocato la giunta regionale – firmerà nelle prossime ore la proroga delle misure in questo momento in vigore fino al 3 maggio. Restano quindi chiuse anche le librerie, le cartolibrerie e i negozi di abbigliamento per l’infanzia.

Il Veneto illustrerà il giorno di Pasquetta la nuova ordinanza regionale che aggiornerà le disposizioni sul Coronavirus, anche alla luce del nuovo Dpcm. Lo ha annunciato , nel briefing con la stampa, il presidente Luca Zaia. “La tragedia non è conclusa – ha detto – Sono molto preoccupato del fatto che qualcuno possa pensare che è già finita. Vorrei restasse agli atti”. “Domani firmerò la nuova ordinanza, che stiamo scrivendo, perchè dobbiamo chiarire alcuni punti giuridici” ha spiegato. Il governatore ha voluto precisare che in ogni caso “non compete alla Regione riaprire le imprese, così come le scuole. E non è uno scarica barile”. “E’ fondamentale adesso – ha concluso – fare affidamento sul senso di responsabilità dei veneti. Torneremo alla normalità, ma nel tempo”.

“Per me riaprire le scuole sarebbe un errore: significa masse di ragazzi che si muovono, e in ambienti confinati come un’aula, quindi pericoloso. Non possiamo permetterci una nuova accelerazione del virus”. Così il presidente del Veneto, Luca Zaia, è intervenuto sul tema della conclusione dell’anno scolastico.

“E’ un grande sforzo ma è l’unico modo per non vanificare i sacrifici fatti finora”. Resteranno chiuse anche le librerie, le cartolibrerie e i negozi di abbigliamento per l’infanzia. Stesse chiusure in Campania. Le prevede un’ordinanza firmata da Vincenzo De Luca, che cita focolai nelle famiglie come spia dell’allarme ancora alto. Pronto a una nuova ordinanza anche il Veneto, probabilmente sui dispositivi di sicurezza. “La tragedia non è conclusa – ammonisce Luca Zaia – Sono molto preoccupato che qualcuno possa pensare che è già finita”. Il riferimento è allo ‘stop al lockdown’ che ieri Zaia aveva dedotto ‘provocatoriamente’ dall’ultimo decreto del premier. “Parlare di misure restrittive non ha più senso”, aveva aggiunto. Oggi frena: “Per me riaprire le scuole sarebbe un errore” perché “non possiamo permetterci una nuova accelerazione del virus”




PittCoVacc, dall’Università di Pittsburgh un cerotto per produrre anticorpi contro Covid-19

Gli scienziati della “School of Medicine dell’Università di Pittsburgh” hanno annunciato un potenziale vaccino contro la SARS-CoV-2, il nuovo coronavirus che causa la pandemia di COVID-19.

Testato su topi, il vaccino, somministrato attraverso un cerotto delle dimensioni di un dito, produce anticorpi specifici per SARS-CoV-2 in quantità ritenute sufficienti per neutralizzare il virus.

I ricercatori sono stati in grado di agire rapidamente perché avevano già gettato le basi durante le precedenti epidemie di coronavirus

“Abbiamo avuto precedenti esperienze su SARS-CoV nel 2003 e MERS-CoV nel 2014. Questi due virus, che sono strettamente correlati a SARS-CoV-2, ci insegnano che una particolare proteina, chiamata proteina spike, è importante per indurre l’immunità contro il virus. Sapevamo esattamente dove andare a combattere questo nuovo virus ”, ha affermato l’autore senior Andrea Gambotto, professore associato di chirurgia presso la Pitt School of Medicine. “Ecco perché è importante finanziare la ricerca sui vaccini. Non sai mai da dove arriverà la prossima pandemia. “

“La nostra capacità di sviluppare rapidamente questo vaccino è il risultato di scienziati con esperienza in diverse aree di ricerca che collaborano con un obiettivo comune”, ha detto l’autore co-senior Louis Falo, professore e presidente di dermatologia presso la School of Medicine e UPMC di Pitt.

Un iter consolidato per il PittCoVacc

Rispetto al candidato al vaccino sperimentale con mRNA che è appena entrato in studi clinici, il vaccino che gli autori chiamano PittCoVacc, abbreviazione di Pittsburgh CoronaVirus Vaccine, segue un approccio più consolidato, usando pezzi di proteine virali di laboratorio per costruire l’immunità, allo stesso modo di come funzionano gli attuali vaccini antinfluenzali.

Un cerotto simile a quello che si usava per la vaccinazione al vaiolo

I ricercatori hanno anche usato un nuovo approccio per fornire il farmaco, chiamato array di microneedle, per aumentare la potenza. Questo array è un cerotto delle dimensioni di una punta di 400 minuscoli aghi che trasporta i frammenti di proteine della punta nella pelle, dove la reazione immunitaria è più forte. Il cerotto va avanti come un cerotto e poi gli aghi – che sono fatti interamente di zucchero e i pezzi di proteine – si dissolvono semplicemente nella pelle.
“Abbiamo sviluppato questo per basarci sul metodo antigraffio originale utilizzato per somministrare il vaccino contro il vaiolo sulla pelle, ma come una versione ad alta tecnologia che è più efficiente e riproducibile da paziente a paziente”, ha detto Falo. “Ed è in realtà abbastanza indolore”.

Il PittCoVacc può rimanere a temperatura ambiente

Una volta prodotto, il vaccino può rimanere a temperatura ambiente fino a quando non è utilizzato, eliminando la necessità di refrigerazione durante il trasporto o lo stoccaggio.
“Per la maggior parte dei vaccini, non è necessario affrontare la scalabilità per cominciare”, ha detto Gambotto. “Ma quando si tenta di sviluppare rapidamente un vaccino contro una pandemia, questo è il primo requisito.”

Anticorpi entro 2 settimane dalla somministrazione del PittCoVacc

Il test sui topi del PittCoVacc ha generato un’ondata di anticorpi contro SARS-CoV-2 entro due settimane dalla puntura del microneedle. Questi animali però non sono ancora stati monitorati nel lungo termine, ma i ricercatori sottolineano che i topi che hanno ricevuto il vaccino MERS-CoV hanno prodotto un livello sufficiente di anticorpi per neutralizzare il virus per almeno un anno e finora i livelli di anticorpi della SARS. E gli animali vaccinati con COV-2 sembrano seguire la stessa tendenza.

La sperimentazione del PittCoVacc sull’uomo

È importante sottolineare, fanno sapere i ricercatori, che il vaccino per microneedle SARS-CoV-2 mantiene la sua potenza anche dopo essere stato completamente sterilizzato con radiazioni gamma, un passo fondamentale verso la realizzazione di un prodotto adatto all’uso nell’uomo. E gli autori stanno ora richiedendo l’approvazione di un nuovo farmaco sperimentale (IND) da parte della Food and Drug Administration in previsione dell’inizio di una sperimentazione clinica umana di fase I nei prossimi mesi. “Il test nei pazienti richiederebbe in genere almeno un anno e probabilmente più a lungo”, ha detto Falo. “Questa particolare situazione è diversa da qualsiasi cosa abbiamo mai visto, quindi non sappiamo quanto tempo richiederà il processo di sviluppo clinico. Le revisioni recentemente annunciate ai normali processi suggeriscono che potremmo essere in grado di avanzare più rapidamente. “




Covid-19, torna lo spettro contagi in Cina e la Svezia fa “Mea culpa”

La Cina ha annunciato 97 nuovi casi “importati” di coronavirus, il numero più alto dall’inizio di marzo. Solo due i casi locali, secondo quanto annunciato dal ministero della Salute cinese. Le autorità sono preoccupate da una nuova ondata di Covid-19 portata dall’esterno tanto che le frontiere restano chiusi a quasi tutti gli stranieri. Rimane tuttavia il problema dei cinesi che ritornano a casa dall’estero. Oggi a Pechino il livello di allerta sulla salute è passato da “verde” (“nessun problema”) ad “arancione”, che prevede l’obbligo di restare in isolamento a casa propria.

Sono stati 1.920 i morti per coronavirus negli Stati Uniti nelle ultime 24 ore. E’ quanto emerge dalle rilevazioni della Johns Hopkins University. Intanto le scuole nella città di New York resteranno chiuse per il resto dell’anno accademico: non riapriranno fino a settembre. Lo annuncia il sindaco di New York Bill de Blasio. New York ha il sistema di scuole pubbliche più grande degli Stati Uniti con 1,1 milioni di studenti. Le scuole nella città sono state chiuse il 16 marzo a causa dell’epidemia di coronavirus.

Il numero dei contagiati da coronavirus in America latina ha superato oggi quota 60.000, di cui oltre 2.503 morti. E’ quanto emerge da una statistica elaborata dall’ANSA sulla situazione esistente in 34 nazioni e territori latinoamericani. In appena 36 ore la regione è passata dai 50.037 casi confermati il 10 aprile ai 60.300 odierni. Le vittime fatali nello stesso periodo sono cresciute di 442 unità.

Volano i contagi in Svezia, il premier fa mea culpa – “Non abbiamo fatto abbastanza”. Per la prima volta dall’inizio della guerra contro il coronavirus la Svezia ammette che la sua decisione di rimanere neutrale ha fallito. Il premier socialdemocratico Stefan Lofven si assume le sue responsabilità ma senza prendere per il momento nessuna decisione sull’inasprimento delle misure. Ma la preoccupazione per i contagi e le vittime che aumentano, rispettivamente a 9.685 e 870 casi, c’è. Soprattutto alla luce del fatto che la Svezia è il Paese con il numero più basso di posti in terapia intensiva. Se la situazione dovesse aggravarsi il Karolinska Institute dell’università di Stoccolma avrebbe chiesto ai medici di fare delle scelte, secondo un documento interno pubblicato in questi giorni dal quotidiano Aftonbladet. In pratica gli anziani che hanno più di 80 anni non saranno considerati una priorità così come quelle di 70 anni “che hanno un problema a un organo” e i 60-70enni “sui quali si riscontra una patologia su più di due organi”.

Altri 917 morti in Gb, 9.875 totali. Tra loro anche 11enne – Altre 917 persone sono morte in Gran Bretagna a causa del coronavirus portando il numero totale delle vittime a 9.875, secondo i dati del ministero della Salute riportati dalla Bbc. Il numero è in lieve calo rispetto ai 980 morti registrati ieri I casi di contagio sono 78.991. Delle 917 nuove vittime di Covid-19 registrate nel Regno Unito, 823 sono morte in Inghilterra, precisa il servizio sanitario. La città più colpita è Londra, con 102 vittime. Almeno 33 persone decedute avevano altri problemi di salute ed un’età tra i 29 e i 94 anni. In Scozia, sono state registrate 47 nuove vittime (542 in totale), mentre in Irlanda del Nord 15 (107 in totale). Tra le nuove vittime del coronavirus in Gran Bretagna c’è anche un ragazzino o una ragazzina di 11 anni. Lo scrivono i media basandosi sui dati forniti dal Nhs, il servizio sanitario nazionale, secondo i quali le vittime registrate oggi in Inghilterra hanno tra gli 11 e i 102 anni. Si tratta di una delle vittime più giovani finora nel Regno Unito. Secondo il tabloid Daily Mail, l’undicenne “non aveva altri problemi di salute”.

In Francia 353 morti in ospedale, 290 in ospizi – Altri 643 morti nelle ultime 24 ore in Francia per il Covid-19, 353 negli ospedali e 290 nelle case di riposo. Il totale, secondo il direttore generale della Sanità, Jerome Salomon, è quindi di 13.832 morti. Continua per il 3/o giorno consecutivo il trend positivo del calo di pazienti in rianimazione. Oggi in tutta la Francia sono scesi a 6.883. La portaerei nucleare francese “Charles de Gaulle”, sulla quale si trovano 50 marinai positivi al Coronavirus, arriverà domani nel porto di Tolone, nel sud della Francia, dove i contagiati potranno cominciare la quarantena. 

In Spagna 510 morti in 24 ore, ancora in calo – In Spagna prosegue il rallentamento dell’epidemia di coronavirus. Il ministero della sanità, rende noto El Pais, riporta che nelle ultime 24 si registrano 510 nuove vittime, in calo rispetto alle 605 di venerdì: è l’aumento più contenuto dal 23 marzo. Il numero di contagi è di 161.852. Le persone guarite sono 59.109. Il governo spagnolo ha prorogato di due settimane, fino al 25 aprile il controllo alle frontiere terrestri con Francia e Portogallo. Lo ha annunciato il ministero dell’Interno, riporta l’agenzia Efe. L’ordinanza, firmata dal ministro Fernando Grande Marlaska, entrerà in vigore a mezzanotte, e “può essere soggetta a nuove proroghe in caso di necessità”. Il ristabilimento dei controlli alle frontiere interne è entrato il vigore il 17 marzo per contenere la diffusione del coronavirus.

In Africa superata la soglia dei 700 morti – Ha raggiunto quota 700 il numero di decessi per coronavirus in Africa dove sono stati registrati 13.145 contagi in 52 dei 54 Stati del continente nero. E’ quanto emerge da dati aggiornati a questo pomeriggio da “Africa Cdc”, un’istituzione tecnica dell’Unione africana. Le guarigioni sono 2.171, sottolinea Africa Cdc in un post su Facebook. L’area più colpita, con 5.784 casi e 528 morti, è l’Africa settentrionale dove in cima alla classifica c’è l’Egitto, il Paese più popoloso, che dichiara 1.794 contagi e 135 decessi seguito dall’Algeria (1.761) che però conta più vittime (256). Il Paese col maggior numero di contagi (2.003) è il Sudafrica che però conta 24 morti. La Nigeria, il Paese con più abitanti in Africa, ha 305 casi e 7 decessi. Un altro grande Paese del continente, il Kenya, dichiara 191 contagi e 7 morti. Dalla lista si nota l’assenza degli unici due Paesi africani che non hanno dichiarato casi di Covid-19: il piccolo regno (2,2 milioni di abitanti) del Lesotho e le Isole Comore.