Il Presidente dei medici italiani, Filippo Anelli alla Stampa Estera: massimo contributo possibile quando il vaccino anti Covid sarà disponibile per l’erogazione in Italia

Intervenendo ad una conferenza stampa in streaming, riservata ai corrispondenti della Stampa estera in Italia e moderata dalla romena Julia Sandra Virsta, il presidente dei medici italiani, il pugliese Filippo Anelli ha espresso “la piena solidarietà, mia e della FNOMCeO, a tutti i medici italiani, costretti, in questo momento difficile, insieme agli altri professionisti della salute, a reggere sulle loro spalle il Servizio Sanitario Nazionale, scontando carenze e inefficienze, organizzative e di sistema, dovute alle politiche degli anni passati, che consideravano la sanità come terreno di risparmio e non come risorsa su cui investire”.

Il presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, ha ricordato, nel giorno in cui salgono a 188 i colleghi morti a causa del Covid, le ultime due vittime, i medici di famiglia Domenico Pacilio, di Napoli, e Giorgio Drago, storico medico, per 40 anni, del “Quartiere Cristo” di Alessandria, dove, dopo la pensione, continuava la sua attività come libero professionista. E proprio durante una visita domiciliare a uno dei suoi pazienti avrebbe contratto il virus. E ha citato il grido d’allarme del sindacato Cimo-Fesmed, che invoca il lockdown per raffreddare il contagio ed evitare l’”esplosione” degli ospedali. A questa, si aggiunge la denuncia dei medici internisti, geriatri e infermieri di Medicina interna, che constatano come gli ospedali siano ormai vicini al collasso, per carenza di personale e mancanza di posti letto a fronte dell’abnorme afflusso di malati. Mentre Agenas avverte: in Italia, il 52% dei ricoveri nei reparti di area non critica degli ospedali riguarda pazienti Covid, il 37% nelle terapie intensive.

Non va meglio sul territorio, dove i medici di medicina generale portano avanti il loro lavoro in solitudine, imbrigliati in modelli organizzativi ormai superati dalla realtà dei fatti. E, a volte, denigrati dai media, con il solo conforto della gratitudine dei pazienti. Anelli ha ricordato come  l’organizzazione dei servizi territoriali sia la stessa di vent’anni fa, mentre, in tutto questo tempo, sono nate nuove professioni sanitarie; sono stati fatti enormi progressi scientifici, clinici, tecnologici; è mutata la demografia della popolazione generale, con un invecchiamento e aumento della cronicità, e anche di quella medica, con una carenza di medici di medicina generale dovuta ai pensionamenti non compensati da nuovi ingressi. E, in questo scenario così mobile, il medico di medicina generale è sempre, nell’immaginario collettivo ma anche nei fatti, il vecchio medico condotto, armato di borsa e fonendoscopio.

Rispondendo alle numerose domande dei giornalisti dei media esteri, Anelli ha affermato come sia giunto il momento di un colpo di reni, che faccia emergere questo lavoro oscuro ma efficace, che, anche con questa scarsità di risorse, salva ogni giorno migliaia di vite, e che occorre ora collaborare con le altre professioni, affiancando al medico di famiglia l’infermiere, lo psicologo, l’ostetrica, il fisioterapista, il tecnico di radiologia, l’assistente sanitaria il personale amministrativo e di studio. È il momento di coordinarli con gli specialisti ambulatoriali; di metterli in rete con il 118 e i colleghi dell’ospedale. È il momento di dotarli di strutture e strumentazioni adeguate, di metterli in condizione di prescrivere le terapie più appropriate e di fruire di tutte le possibilità offerte dalla telemedicina e dalle nuove tecnologie. Perché non è solo un modo di dire che l’unione fa la forza. L’unità tra i professionisti, la solidarietà tra i diversi attori, la sintonia con i cittadini è la sola chiave che aprirà le porte per uscire dalla pandemia. Ed è un diritto dei cittadini quello di avere a disposizione, con la maggiore prossimità e capillarità possibile, e con la massima sinergia, le migliori competenze per la sua salute nel momento e nel luogo in cui ne ha bisogno.

“I medici ci sono, fedeli ai valori del loro Giuramento – ha concluso -, così comene siamo certi – ci sono gli altri professionisti sanitari. Ma non si può contare sempre sulla disponibilità del singolo, magari criticandolo e additandolo perché ottiene un giusto riconoscimento economico per il proprio lavoro. Senza pensare ai contratti e alle convenzioni ferme da dieci anni, agli straordinari, per gli ospedalieri, non pagati, alle ferie non fruite. È vero, sono le persone a fare il sistema. Ma è, dall’altra parte, il sistema che deve riconoscere e valorizzare, anche concretamente, il ruolo dei professionisti della Salute, investendo sul capitale umano del nostro Servizio Sanitario nazionale. Servizio sanitario che ha retto sinora grazie alla forza, alle idee e anche ai sacrifici dei medici e degli altri operatori”. Rispondendo alla domanda di un corrispondente di testata finlandese, Anelli ha dichiarato che la sua organizzazione è disponibile a dare il massimo contributo possibile quando il vaccino anti Covid appena annunciato sarà disponibile per l’erogazione in Italia, data anche la sua particolare esigenza di una logistica molto particolare.




Vaccino anti Covid, via libera della UE: tra dicembre e inizio 2021 le prime dosi

Il collegio dei commissari dell’Ue ha dato il via libera a sottoscrivere il contratto per il vaccino anti-Covid 19 con Pfizer-Biontech, fino a 300 milioni di dosi. Lo ha annunciato il portavoce dell’Esecutivo comunitario, Eric Mamer.

Rafforzare il mandato del Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie (Ecdc) affinché possa avanzare “raccomandazioni in tempo reale”, compresa la “dichiarazione di una situazione di emergenza a livello Ue”, con l’attivazione di meccanismi di risposta comune. E’ una delle proposte per gettare le fondamenta dell’Unione della salute, illustrate dalla commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, che prevede, tra l’altro, la creazione di “una task force da mobilitare rapidamente” in seno all’Ecdc, a sostegno degli Stati membri.

Le proposte per gettare le fondamenta dell’Unione della salute saranno discusse nella seduta odierna del collegio dei commissari, aveva scritto in precedenza la presidente della Commissione europea, Ursula von Der Leyen, su Twitter.


Nello scenario migliore le prime dosi di vaccino “potrebbero arrivare già a fine 2020, inizio 2021”, dice la commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides, ad una domanda.




Lockdown all’italiana: altre 4 regioni a rischio cambio di colore

Entro la fine della settimana potrebbero essere 14 le Regioni, oltre alla provincia di Bolzano, nelle quali sono necessarie misure più restrittive di quelle in vigore in tutta Italia: non un lockdown generale per fermare la crescita dei contagi da Covid, ma qualcosa che ci assomiglia molto visto che più di due terzi del Paese sarebbero in zona arancione o rossa.

Dopo aver firmato l’ordinanza per Abruzzo, Basilicata, Liguria e Toscana, che vanno ad affiancare Sicilia e Puglia in zona arancione – e quella che pone la provincia di Bolzano in zona rossa assieme a Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta – il ministro della Salute Roberto Speranza si è preso infatti ancora qualche ora per valutare non solo la situazione della Campania, già rinviata lunedì nel corso della cabina di regia, ma anche di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto, tutte Regioni che, secondo gli esperti, potrebbero veder schizzare verso l’alto i propri parametri nei prossimi giorni e per le quali è necessario “anticipare” gli interventi.

Per ora l’ipotesi di un nuovo lockdown totale “non esiste”, non è sul tavolo, ripetono fonti di governo e maggioranza aggiungendo che si vuole attendere di vedere gli effetti del Dpcm del 3 novembre sulla curva dei contagi e solo allora si deciderà. E gli stessi scienziati frenano, tanto che il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli parla di “decelerazione” della curva, “frutto delle misure già poste in essere”, e quello dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro di “segnali incoraggianti”. Anche se sono proprio i medici ad insistere: dopo Anelli, ad invocare il ‘tutto chiuso’ è stato infatti il presidente della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti: “Serve una zona rossa in tutta Italia – dice – Mi pare assurdo che questo si sia deciso nel momento in cui il nord aveva percentuali di contagio così importanti e oggi si stia rimandando a questa barzelletta del puzzle”.

Il dato di fatto è però che già ora in mezza Italia sono chiusi bar e ristoranti e non ci si può spostare dal proprio comune. Se si aggiungessero le 4 regioni indicate dall’Istituto superiore di Sanità, resterebbero in zona gialla solo Lazio, Molise, Marche e Sardegna, oltre alla provincia di Trento.

Nel fine settimana, inoltre, scatterà un’ulteriore stretta in tutta Italia, con il Viminale che ha espressamente chiesto ai prefetti di convocare i Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica con un duplice obiettivo: incrementare i controlli per evitare gli assembramenti nelle zone più frequentate di città e località turistiche – come hanno ampiamente dimostrato le immagini dello scorso weekend – e di coordinare con i sindaci la chiusura di quelle strade e piazze dove si concentra la movida. L’indicazione che arriva dagli scienziati per Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto è chiara: “sulla base dell’ultimo monitoraggio ci sono 4 regioni che vanno verso un rischio alto e nelle quali è opportuno anticipare le misure più restrittive” ha detto Brusaferro.

Sono Emilia Romagna, Campania, Friuli Venezia Giulia e Veneto – secondo quanto si apprende dall’ANSA – le quattro Regioni per cui l’Istituto superiore di sanità, sulla base dei dati dell’ultimo monitoraggio, ritiene opportuno che siano anticipare le misure più restrittive. Ciò sulla base del report, che indica le regioni entrate in scenario 4 a rischio moderato con alta probabilità di progressione.




Vaccino anti-Covid dalla Pfizer e BioNTech efficace al 90 percento: presto 300 milioni di dosi per l’Europa

Un vaccino anti-Covid sviluppato congiuntamente dalla Pfizer e BioNTech è risultato efficace nel prevenire il 90 per cento delle infezioni durante la fase 3 della sperimentazione, che è ancora in corso. Lo ha annunciato il presidente della Pfizer, Albert Bourla.

La Biontech tedesca conferma l’annuncio della Pfizer, annunciando in una pubblicazione di voler chiedere l’autorizzazione per la produzione, insieme alla stessa Pfizer, la settimana prossima all’ente FDA americano.

“Le notizie di oggi sul vaccino anticovid sono incoraggianti. Ma serve ancora tanta prudenza. La ricerca scientifica è la vera chiave per superare l’emergenza. Nel frattempo non dobbiamo mai dimenticare che i comportamenti di ciascuno di noi sono indispensabili per piegare la curva”. Lo afferma il ministro della Salute Roberto Speranza su Fb.

Euforia sui mercati sulle notizie di un vaccino in arrivo da parte di Pfizer e BioNTech.

“Vogliamo agire in modo europeo e non seguendo una linea nazionale”. Lo ha detto il ministro della Salute tedesco Jens Spahn, in conferenza stampa a Berlino, commentando la notizia della pubblicazione dei dati della Biontech, che si appresta a chiedere un’autorizzazione per il vaccino, in grado di proteggere al 90% dal virus. “Si deve arrivare a un vaccino volontario”, ha anche ribadito Spahn. “Alla domanda su quali quantità di dosi e da quando saranno a disposizione non possiamo ancora rispondere”, ha aggiunto.

“Allo stato attuale è probabile che si possa arrivare velocemente come mai prima nella storia dell’umanità a un vaccino contro un nuovo virus”, ha detto Jens Spahn, commentando i dati pubblicati da Biontech e Pfizer. “Possiamo essere ottimisti” , ha aggiunto.

Il vaccino contro il Covid dà “speranza”, ma la battaglia è ancora lunga. E’ quanto afferma il presidente eletto americano Joe Biden.

L’efficacia del vaccino Pfizer è “straordinaria”: avrà un importante impatto sulla risposta al Covid-19. Lo afferma Anthony Fauci, il super esperto americano in malattie infettive.

“Ottime notizie da Pfizer e BioNTech sui risultati positivi della loro sperimentazione clinica per un vaccino contro il Covid-19. La scienza europea funziona! La Commissione presto firmerà un contratto con loro per avere fino a 300 milioni di dosi. Continuiamo a proteggerci a vicenda nel frattempo”, scrive la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, su Twitter.

“Notizie incoraggianti”. Così il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus commenta l’annuncio di Pfizer.




Covid, ricoveri in ospedale e terapie intensive. Ordine dei Medici: “Lockdown totale, in tutto il Paese”

 “Lockdown totale, in tutto il Paese”.  A chiederlo, alla luce dei dati, soprattutto quelli sui ricoveri in ospedale e nelle terapie intensive, è il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli, dalla pagina Fb della stessa Federazione. .

“Considerando i dati di questa settimana come andamento-tipo e se li proiettiamo senza prevedere ulteriori incrementi, la situazione fra un mese sarà drammatica e quindi bisogna ricorrere subito ad una chiusura totale. O blocchiamo il virus o sarà lui a bloccarci perchè i segnali ci dicono che il sistema non tiene ed anche le regioni ora gialle presto si troveranno nelle stesse condizioni delle aree più colpite”. Lo ha detto all’ANSA il presidente della Federazione degli Ordini dei medici Filippo Anelli: “Con la media attuale, in un mese arriveremmo ad ulteriori 10mila decessi”..




Samsung debutta nel mondo dei purificatori d’aria smart con Cube

Samsung annuncia il lancio del nuovo purificatore d’aria Samsung Cube, entrando nel mercato con un top di gamma efficace contro polveri ultrasottili, allergeni e gas inquinanti, l’unico nel settore con l’esclusiva tecnologia Wind-Free.

Sviluppato per rilasciare aria pulita e dotato di funzioni intuitive e tecnologia intelligente, il nuovo purificatore combina l’innovazione Samsung con un design minimale ed elegante che arricchisce qualsiasi ambiente.

Samsung Cube è dotato di un sistema di purificazione multistrato in grado di purificare l’aria rimuovendo il 99,97% delle polveri ultra fini e degli allergeni, prevenendo la proliferazione di batteri e rimuovendo addirittura gas inquinanti come la formaldeide, una sostanza usata nell’industria per la rifinitura di mobili e pavimenti domestici. Samsung Cube è dotato di un sensore laser PM1.0 che verifica in tempo reale l’effettiva qualità dell’aria all’interno della stanza e rileva le polveri sottili, captando le particelle fino a 0,3 µm. Una volta misurato il livello di inquinamento, Samsung Cube depura l’aria in modo naturale attraverso il proprio filtro HEPA, senza emissione di ozono.

Samsung Cube è il primo purificatore d’aria con l’esclusiva tecnologia Wind-Free che diffonde l’aria pulita in modo uniforme e silenzioso attraverso 60.000 microfori, evitando fastidiosi getti d’aria diretti e riducendo al minimo il rumore, soprattutto quando impostato in modalità Notte: è perfetto quindi per purificare l’aria anche negli ambienti più delicati come le camere da letto di adulti e bambini. Il design dalle linee pulite di Samsung Cube e la sua versatilità sono stati premiati agli iF Design Award 2019. La sua contemporaneità, l’eleganza e la modularità, infatti, testimoniano l’attenzione di Samsung nei confronti del design e delle mutevoli esigenze stilistiche e abitative del consumatore moderno.

Samsung Cube ha una forma a cubo con finitura in metallo che si fonde bene anche con gli interni contemporanei più moderni ed eleganti. Inoltre, il design modulare del nuovo purificatore assicura che possa adattarsi a una varietà di abitazioni ed ambienti di metrature differenti. È sufficiente combinare più moduli, montandoli uno sopra l’altro, per avere un raggio d’azione maggiore. Un’unità può purificare un’ambiente fino ai 47 mq, mentre due unità combinate possono arrivare a 94mq, garantendo la qualità dell’aria anche negli open space più grandi. Accoppiare due purificatori è semplicissimo: basta posizionarli uno sull’altro e collegare alla corrente solamente quello alla base per farli funzionare entrambi. Il nuovo purificatore d’aria è inoltre dotato di uno smart display che mostra il livello di inquinamento tramite numeri e colori, è quindi semplicissimo visualizzare l’effettiva qualità dell’aria nella stanza. Samsung Cube può anche essere connesso al Wi-Fi, consentendo agli utenti di monitorare la qualità dell’aria di casa ovunque si trovino, e di agire comodamente da remoto utilizzando l’applicazione SmartThings. Samsung Cube si inserisce così nell’ecosistema Samsung e rientra tra i prodotti smart compatibili con SmartThings, il paradigma della casa connessa Samsung. Il dispositivo è la più recente novità dell’azienda nel campo del benessere della persona, andando ad arricchire la Healthy Home Samsung, l’ecosistema di elettrodomestici dedicati a rendere ogni casa più sicura, più pulita e più sana, assicurando l’igienizzazione delle superfici e dell’aria, ma anche la sanificazione degli abiti e la conservazione in sicurezza degli alimenti. Il nuovo Air Purifier Cube viene lanciato sul mercato italiano su Amazon ed è disponibile sul e-shop Samsung al prezzo di 799 euro.

F.P.L.




Vaccino antiCovid Oxford-Astrazeneca: al via il reclutamento di 300 volontari

In Italia parte la sperimentazione di fase 3 per il vaccino anti Covid-19 di Oxford-Astrazeneca: il primo via presso l’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena, tra i sette centri scelti in Italia, dove le inoculazioni partiranno indicativamente il primo dicembre.

Nel mese di novembre saranno arruolati 300 volontari, dai 18 anni in su, che saranno sottoposti a sperimentazione a doppio cieco: a 200 sarà somministrato il vaccino e agli altri 100 il placebo. A breve sarà a disposizione un numero verde per informazioni e raccogliere le candidature. Saranno scelti i primi 300 che ne fanno richiesta e che soddisfano i criteri.

Per i criteri di arruolamento dei volontari, spiega in videoconferenza Cristina Mussini, direttore della struttura complessa di Malattie Infettive Aou di Modena e docente UniMoRe, nel centro saranno individuate “300 persone, non pazienti, persone sane di qualunque età (purché maggiorenni) e con qualunque patologia, purché in uno stadio di stabilità”. Ad esempio potrebbero essere accettati “un diabetico compensato” o “un paziente Hiv con terapia retrovirale in corso”. Potrà partecipare anche chi è stato colpito da Covid, ma non in fase acuta. Non saranno ammessi pazienti immunodepressi, donne in gravidanza.

Obiettivo dell’Aou di Modena è scongiurare file e assembramenti sul posto anche se il centralino del policlinico oggi è già andato in tilt: per candidarsi sarà a disposizione un numero verde, mentre le prenotazioni saranno gestite tramite un’agenda elettronica. Il luogo scelto per effettuare le somministrazioni è il poliambulatorio dell’Aou, dove sarà creato un percorso ad hoc per chi si sottoporrà alla sperimentazione.

Nessuna task force dedicata per questa operazione di test: “Non abbiamo a disposizione alcuna risorsa aggiuntiva – spiega Mussini – il personale ruoterà”. La sperimentazione in doppio cieco 2 a 1 vuol dire che su 300 partecipanti in 200 riceveranno la dose del vaccino e gli altri 100 un placebo. Nessuno, nemmeno il personale medico, saprà a chi viene somministrato cosa. Solo quando il cieco si aprirà anche ai cento che avevano avuto il placebo sarà somministrato il vaccino.

“Sì, è una corsa contro il tempo ma siamo dentro a una pandemia“. Così all’ANSA Andrea Cossarizza, professore ordinario di Patologia generale e immunologia di UniMoRe, che sarà responsabile per la parte di laboratorio della sperimentazione del vaccino Oxford-Astrazeneca. Una sfida che “a Modena siamo perfettamente in grado di sostenere, anche se sarà dura, anche se lavoreremo h24, sette giorni su sette, a Natale e Capodanno”. Al lavoro sotto la guida di Cossarizza, un team giovane di una decina di persone: due ricercatrici, Lara Gibellini e Sara De Biasi, oltre a dottorandi, specializzandi e assegnisti.

La sperimentazione di fase 3, che punta a verificare se il vaccino genera risposta immunitaria, e per quanto tempo, consiste in una parte clinica, di arruolamento dei 300 candidati, e di somministrazione effettiva di vaccino e placebo, e di una parte tutta in laboratorio. “Noi – aggiunge Cossarizza – siamo attrezzati per la raccolta e lo stoccaggio dei campioni di sangue dei volontari, ma anche per le analisi”. Le procedure sono “ancora tutte nelle 140 pagine di protocollo che mi è arrivato ieri sera, ed è ancora da studiare per bene”. Chi farà quali analisi dei centri, si saprà solo nei prossimi mesi.

Quello che accade in linea di massima sarà questo: una persona reclutata per la sperimentazione sarà sottoposta a un prelievo di sangue prima della somministrazione di vaccino (o placebo), poi a un secondo prelievo di sangue prima della seconda dose di vaccino (o placebo), e infine a prelievi periodici nel corso di due anni. Il sangue di ogni campione viene scisso in plasma e cellule, il primo conservato a -80 gradi e le seconde in bidoni con azoto liquido a -180 gradi. Parte quindi lo studio complesso su ogni campione, senza sapere se il soggetto ha ricevuto il vaccino o il placebo: nel plasma i ricercatori andranno “a caccia” di anticorpi, nelle cellule invece si testeranno le molecole derivate del coronavirus, per vedere come si comportano i linfociti e capire infine se c’è risposta immunitaria e quanto dura nel tempo.




Bozza nuovo DPCM, pronto il lockdown light: coprifuoco dalle 22 alle 5

Il nuovo Dpcm di misure contro il coronavirus arriverà “nelle prossime ore”.  Le disposizioni del nuovo decreto si applicano dal 5 novembre 2020 al 3 dicembre 2020, si legge nella bozza del Dpcm che il governo si appresta a discutere con le Regioni. Nel pomeriggio è previsto un nuovo vertice governo-Regioni, con Comuni e Province, con i ministri Boccia e Speranza, il commissario Arcuri e il capo della Protezione civile Borrelli.

Il tentativo che si sta facendo è non paralizzare il Paese: non sarà un lockdown rigido, ma simile al modello tedesco, “un lockdown light”. Così la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa su Rai Radio1 a Radio anch’io. “È abbastanza complicato- ha spiegato- cercare di fare una misura sartoriale basata su zone, è uno sforzo grandissimo che stiamo facendo. Il tentativo è non paralizzare il paese, voglio che sia chiaro. Non sarà un lockdown rigido, ma simile al modello tedesco, light”. 

Coprifuoco dalle 22 – “Dalle ore 22.00 alle ore 5.00 sono consentiti esclusivamente gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. È in ogni caso fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche, per tutto l’arco della giornata, di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi”. E’ quanto si legge in una prima bozza, ancora provvisoria, del Dpcm.

Stop agli spostamenti in aree a rischio  – Nelle aree ad alto rischio che ricadono negli scenari 3 e 4 indicati nel documento dell’Iss – quelle caratterizzate da uno scenario di ‘elevata gravità e quelle nelle quali ci sono situazioni di massima gravità – “è vietato ogni spostamento in entrata e uscita dai territori”. Può riguardare intere “Regioni o parti di esse”. La differenza tra le zone che ricadono nello scenario 3 e in quelle che rientrano nel 4 sta nel fatto che in queste ultime sono vietati anche gli spostamenti “all’interno dei medesimi territori”, dunque a livello comunale e provinciale.

In zone a massimo rischio chiusi anche i negozi – Stop anche alle attività dei negozi e mercati nelle regioni, province e comuni a massimo rischio. Lo prevede la bozza del Dpcm all’articolo 1 ter. “Sono sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari”. Il provvedimento ferma anche i mercati, tutte le attività di bar e ristorazione (salvo la consegna a domicilio l’asporto consentito fino alle 22) e le attività sportive. Resta invece consentita l’attività motoria “in prossimità della propria abitazione” e con obbligo della mascherina e l’attività sportiva “esclusivamente all’aperto e in forma individuale”. Per le aree ad alto rischio, dunque nelle zone arancioni, restano invece aperti i negozi ma chiudono bar e ristoranti. Limitato in queste zone anche “ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici e privati in un comune diverso da quello di residenza” salvo esigenze di lavoro, studio, salute e necessità.

La bozza del nuovo Dpcm prevede che a bordo dei mezzi pubblici del trasporto locale e del trasporto ferroviario regionale sia consentito “un coefficiente di riempimento non superiore al 50 per cento”; ciò con esclusione, però, del “trasporto scolastico dedicato”.

Smart working ai massimi livelli possibili, sia nella Pubblica amministrazione che nel settore privato, e ingressi differenziati del personale. In particolare, le pubbliche amministrazioni (salvo il personale sanitario e chi è impegnato nell’emergenza) dovranno assicurare “le percentuali più elevate possibili di lavoro agile, compatibili con le potenzialità organizzative e con la qualità e l’effettività del servizio erogato” e “con le modalità stabilite da uno o più decreti del Ministro della pubblica amministrazione”. Sarà compito di ciascun dirigente di garantire il massimo livello di smart working. La bozza di Dpcm contiene anche la “forte raccomandazione” dell’utilizzo della modalità di lavoro agile da parte dei datori di lavoro privati.

Stop alle crociere – Al fine di contrastare il diffondersi del coronavirus, la bozza prevede lo stop dei servizi di crociera da parte delle navi passeggeri di bandiera italiana. Il provvedimento fa salve le crociere in atto entro l’8 novembre. E’ inoltre consentito alle navi di bandiera estera impiegate in servizi di crociera l’ingresso nei porti italiani esclusivamente ai fini della sosta ‘inoperosa’.

Stop ai concorsi tranne per personale della sanità – E’ prevista la “sospensione dello svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private e di quelle di abilitazione all’esercizio delle professioni, a esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari ovvero in modalità telematica ovvero in cui la commissione ritenga di procedere alla correzione delle prove scritte con collegamento da remoto, nonché ad esclusione dei concorsi per il personale sanitario, ivi compresi, ove richiesti, gli esami di Stato e di abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo e di quelli per il personale della protezione civile”. Lo stop ai concorsi era stato previsto dal governo in una prima bozza del Dpcm del 24/10 salvo stralciare il comma successivamente, su richiesta delle Regioni.

Nei circoli sportivi vietato l’uso degli spogliatoi –  La bozza del nuovo Dpcm non chiude i circoli sportivi nei territori nazionali non soggetti a ulteriori restrizioni (come nelle zone rosse) ma vieta l’uso degli spogliatoi. L’articolo 1, comma f, ricorda che “sono sospese le attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali, fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi”. “Ferma restando la sospensione delle attività di piscine e palestre, l’attività sportiva di base e l’attività motoria in genere svolte all’aperto presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, in conformità con le linee guida emanate dall’Ufficio per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana, con la prescrizione che è interdetto l’uso di spogliatoi interni a detti circoli”.

 Nelle zone rosse la bozza del Dpcm prevede la sospensione delle attività sportive, comprese quelle presso centri e circoli sportivi, anche se svolte all’aperto. E’ solo consentito “svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo” di mascherine. Si può inoltre svolgere “attività sportiva esclusivamente all’aperto ed in forma individuale”.

Il presidente Vda: il Governo ha ascoltato poco le Regioni – “Il Governo ha ascoltato poco le Regioni, a partire dai ristori per arrivare fino ai congedi parentali. Nella bozza del Dpcm si specificano bene i divieti ma poco le misure a favore della cittadinanza”. Lo ha detto il Presidente della Regione Valle d’Aosta, Erik Lavevaz. Per quanto riguarda le nuove possibili misure restrittive nella regione alpina, a rischio di diventare ‘zona rossa’, Lavevaz ha ammesso che “il coprifuoco già adottato non basterà”.




Sanità Lazio, FIALS: “Vicini al collasso”

Sanità della Regione Lazio vicina al collasso con operatori allo stremo delle forze e cittadini che ne pagano le conseguenze ad un prezzo altissimo. Questo quanto denuncia la Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità – Fials – attraverso un comunicato diramato dalla segreteria provinciale di Roma.

“Non è sola tutta colpa del COVID 19, – scrivono dalla FIALS di Roma – ma anche di una politica miope e delle scelte di soli tagli ragioneristici, di scelte strategiche sbagliate perpetrate ormai da anni a tutti i livelli istituzionali che hanno colpito duramente il sistema sociale in primis sanità e scuola. Ormai è chiaro che la sanità territoriale non esiste e che vada ripensata a 360°! I Dipartimenti di Prevenzione, e quindi i Servizi di Igiene e Sanità Pubblica stanno mostrando i loro limiti, nonostante lo slancio e la disponibilità del personale. La scarsità delle risorse, degli investimenti, un’inadeguata, dannosa e intempestiva politica di assunzioni del personale nel corso degli anni, si è sommata a carenze organizzative ataviche. Il risultato lo abbiamo sotto i nostri occhi. Posti letto ordinari ai minimi termini e quelli di terapia intensiva ridotti all’osso!”

Una sanità ospedalo-centrica dove manca una rete tra ospedale, territorio, medicina di base e terzo settore

“La pretesa di oggi? – proseguono dalla FIALS – Risanare lo scempio generato in vent’anni, in pochi giorni! Se mancano gli anestesisti, i biologi gli infermieri e i tecnici sanitari di chi è la responsabilità?

Ora si vuole correre ai ripari reclutando medici specializzandi, professionisti in pensione, volontari…. e trasformando reparti di degenza ordinaria e sale operatorie in terapie intensive e ospedali covid? Bene serve anche questo ma serve ancora molto di più!!!

Tutto ciò sta avendo ripercussioni da un lato sugli operatori, in termini di sforzo, di stress e di rischio. La riorganizzazione degli ospedali, la necessaria formazione specifica, spesso la scarsità dei DPI…, è tutta sulle loro spalle. La resistenza al covid è solo merito loro ,dei competenti di volta in volta mandati in trincea.

L’altro lato invece è caratterizzato dal disagio, quando non trattasi di vero e proprio danno, a carico dei cittadini. Non possono essere assistiti sul territorio perché il territorio non esiste, vengono spesso privati di prestazioni perché ormai gli ospedali sono tutti concentrati sul COVID 19, vengono dirottati in strutture diverse da quelle che li hanno avuti in carico fino ad oggi.

Tutte misure tampone che vengono messe in campo ogni due tre giorni ma senza una vera e duratura pianificazione del futuro vero, sanitario.

A nostro dire va ripensato il SSN e SSR con percorsi condivisi e messi in rete del sistema sanitario dove la vocazione dell’ospedale debba rispondere ai II° livelli di assistenza mentre la rete territoriale dovrà capillarmente, occuparsi dei I° livelli di assistenza con feedback tra casa della salute, ambulatori pubblici, medici di base e convenzionati, terzo settore che prendano in cura i cittadini a partire dai più fragili e delle necessità dell’uomo,”individuo” in ogni momento riportandolo al centro e portando i servizi ,ben organizzati a lui e no il contrario. Immaginiamo il vissuto emotivo e le difficoltà di un paziente oncologico che da un giorno all’altro si trova ad affrontare la sua tragedia in un ospedale che non conosce e in cui non conosce nessuno, dove si sente sottratto di quel rapporto empatico e fiduciario che aveva instaurato dai suoi primi giorni di sofferenza.

Tutto ciò, denunciamo , stia accadendo in un contesto generale in cui non esiste un percorso sistematico per monitorizzare il livello dei contagi del personale sanitario, non si rinnovano i contratti, non sono previste maggiorazioni delle indennità, se non facendolo a deperimento dei fondi esistenti.
Di tempo non ce n’è più!!! La sanità pubblica è stanca. Gli operatori sono stanchi. Altro che primi della classe! Se cedono gli operatori è finita!Va evitato subito che ciò possa accadere!

Serve più programmazione, più investimenti e più personale di assistenza per consentire al territorio di dare risposte efficaci…, e la FIALS vuole segnali che vadano in questa direzione.

Venendo alle realtà aziendali, i nostri Presidi Ospedalieri sono sotto scacco COVID. Dove riscontriamo troppe diversità nell’applicazione delle procedure emanate da DPCM,Decreti e anche dalle stesse emanazioni emanate dalla Regione quasi a dire che ogni azienda procede in modo autonome ma difforme da quanto diffuso e concordato.

Non riusciamo più a comprendere quale sarà il suo futuro, ma se cercassimo di dare un significato alla riduzione dei posti letto ordinari, al trasferimento verso l’esterno di molte attività elettive che ogni azienda sta attuando verso altri parten convenzionati…, la preoccupazione è d’obbligo.
Covid a parte, vogliamo sapere cosa succederà a queste strutture ospedaliere. Vogliamo sapere quali piani ha la Regione e quali le Direzione delle del Lazio.

Anche se molte attività ordinarie previste nei LEA, come ad esempio quelle chirurgiche, al momento sono state ridotte all’osso per fronteggiare la pandemia, chiediamo di conoscere quale sarà il destino delle chirurgie.

Quale quello delle medicine e in modo particolare dell’oncologia, poiché al momento i pazienti di queste specialità,da come sembra, saranno dirottati presso altre strutture in convenzione. Il personale vuole sapere!

Non si può chiedere a chi sta al fronte di rinunciare ai riposi, alle ferie, di fare lo straordinario e di lavorare in barba alle prescrizioni normative sulla sicurezza. Men che meno lo si può fare senza ritoccare le indennità accessorie e senza rassicurazioni sul futuro del Presidio Ospedaliero in cui lavorano.

Lo scenario se non si intraprenderanno, subito scelte ponderate organizzative serie, rischia di crollare. Bisogna intervenire in fretta e Governo, Ministero della Salute ,Regioni e Asl devono assumersi le responsabilità e debbono ascoltare le voci provenienti dagli operatori ,veri “Competenti” sanitari, affinchè la collaborazione diventi programma organizzativo da mettere in campo da subito.

Non riuscire a testare nemmeno i tamponi molecolari pone una domanda? Servono tecnici di laboratorio e biologi, senza dimenticare che per questa attività il rapporto media è 8 tecnici ed 1 -2 biologi? A qualcuno vengono in mente queste domande o sono ormai certi che basti scaricare tutto sulle sole spalle degli operatori e cittadini, senza prevedere altre importanti assunzioni di personale?
La FIALS non abbandonerà le sue idee e le proprie convinzioni ribadendo che la cura del SSN e SSR deve passare per un attenta riorganizzazione e sull’abbandono di molte scelte fino ad oggi fatte che si sono rivelate dannose e sarà sempre schierata al fianco degli operatori tutti e dei cittadini che meritano molto di più di ciò che ricevono.

La FIALS vuole un sistema sanitario pubblico ed universalistico di alta qualità e non diretto da comandanti indecisi pronti ad approssimare giorno per giorno, anche sprecando
le poche risorse rischiando di far fallire un sistema sanitario che in molti ci invidiano”.




Covid, con il prossimo dpcm l’Italia si divide in 3 aree con tre scenari di rischio

Avremo una fascia riservata alle Regioni a rischio alto, di scenario 4, con le misure più restrittive, poi avremo seconda una fascia, con Regioni a rischio alto ma compatibili con lo scenario tre, con misure lievemente meno restrittive; infine ci sarà una terza fascia con tutto il territorio nazionale per le restanti regioni”. Lo precisa il premier Giuseppe Conte nelle sue comunicazioni al Senato.

“La curva corre in ogni Continente. L’Ue all’interno di un quadro globale è una delle aree più colpite dall’urto della seconda ondata. Nelle ultime settimane l’incremento di casi Covid è stato di 150 contagi per ogni 100 mila abitanti ed anche nel nostro Paese la situazione è in peggioramento, la recrudescenza ha condotto ad una moltiplicazione significativa dei contagi “. Lo afferma il premier Giuseppe Conte nel suo intervento alla Camera sottolineando che ‘Il quadro epidemiologico è in via di transizione verso lo scenario 4 con particolare riferimento ad alcune regioni”. Alla luce dell’ultimo report di venerdì e della situazione particolarmente critica in alcune regioni siamo costretti a intervenire in una ottica di prudenza per mitigare il contagio con una strategia che va modulata sulle differenti criticità” delle Regioni. 

Il premier riferisce anche in Aula al Senato. “Tra le fasce più vulnerabili – ha detto il premier – il governo considera anche le persone più anziane, sono i nostri cari, i nostri genitori, i nostri nonni che hanno consentito di vivere al nostro Paese il miracolo economico”.  “Il ministero della Salute, su mia richiesta, sta già elaborando un piano di distribuzione dei vaccini così che quando arriveranno le prime dosi potremo procedere in modo organizzato, secondo un piano ordinato. Ragionevolmente prevedo che favoriremo le fasce della popolazione più fragili e vulnerabili e gli operatori più esposti al pericolo”.

Strategie misure da modulare in base a Regioni – “Alla luce dell’ultimo report di venerdì e della situazione particolarmente critica in alcune regioni siamo costretti a intervenire in una ottica di prudenza per mitigare il contagio con una strategia che va modulata sulle differenti criticità” delle Regioni. “Nel prossimo dpcm indicheremo 3 aree con tre scenari di rischio con misure via via più restrittive. L’inserimento di una Regione avverrà con un’ordinanza del ministro della Salute”. Questi scenari dovranno tener conto – ha spiegato tra l’altro il premier – dell’indice di replicabilità del virus, dei focolai e della situazione dell’occupazione dei posti letto negli ospedali. Ci sono specifiche criticità in Regioni e province autonome. L’rt nazionale è a 1,7 ma in alcune regioni ovviamente il dato è superiore. Esiste un’altra probabilità che 15 regioni superino le soglie critiche nelle aree delle terapie intensive e delle aree mediche nel prossimo mese.

Limiti a spostamenti da e verso Regioni a rischio – “Introdurremo il limite agli spostamenti da e verso le regioni con elevati coefficienti di rischio” salvo esigenze di lavoro, studio e salute. Così il premier Giuseppe Conte alla Camera sottolineando che ‘il governo prevede di adottare a livello nazionale “limiti alla circolazione delle persone nella fascia serale piu’ tarda”. Per l’intero territorio nazionale intendiamo intervenire solo con alcune specifiche misure che contribuiscano a rafforzare il contenimento e la mitigazione del contagio. Chiudiamo nei giorni festivi e prefestivi i centri commerciali ad eccezione di negozi alimentari parafarmacie e farmacie ed edicole dentro i centri. Chiudiamo i corner per le scommesse e giochi ovunque siano, chiuderanno anche musei e mostre.  Nel dpcm si prevede “anche integralmente” la didattica a distanza per le scuole di secondo grado e la riduzione al 50 % del limite di capienza dei mezzi pubblici locali.

Sforzi finanziari a sostegno del lavoro – “Faremo tutti gli sforzi finanziari che servono per costituire elementi di stabilità e certezza per il mondo del lavoro”, per questo il governo ha varato il dl ristori e ha esteso il blocco dei licenziamenti fino a fine marzo. Così il premier Giuseppe Conte alla Camera garantendo celerità nei ristori alle attività colpite. “Siamo consapevoli della frustrazione e del senso di smarrimento e anche della rabbia che si sta manifestando in questi giorni. E siamo anche coscienti delle ripercussioni sull’attività economica, la produzione ma non ci può essere dilemma nella difesa della salute e la tutela dell’economia, più piegheremo i contagi più allenteremo le restrizioni. I numeri macro economici non di dicono nulla del disagio sociale ma il risultato è straordinario. Ai cittadini va la nostra gratitudine”

Restiamo uniti in un momento drammatico – “Questa è la terza crisi che stiamo vivendo e stavolta si può imprimere una svolta, l’Europa l’ha colta con il programma nextgeneration Eu. Serve un nuovo patto tra pubblico e privato, il pubblico non deve ostacolare il mercato ma indirizzarlo e il nostro piano offrirà un nuova prospettiva nel solco degli obiettivi Ue. Non possiamo permetterci di distogliere lo sguardo dal futuro, sappiamo con certezza che le trasformazioni in atto lo cambieranno, noi dobbiamo accompagnare la transizione, nessuno può sentirsi esonerato, rivolgo ancora un invito alle forze e alle energie del Paese, restiamo unti in questo drammatico momento in nome dell’unità e dei valori che sono alla base della nostra Costituzione”




Covid, ancora troppa gente in giro: verso lockdown provinciali dove necessario

“La curva epidemiologica è ancora molto alta. Mi preoccupa il dato assoluto, che mostra una curva terrificante. O la pieghiamo, o andiamo in difficoltà”. Questo quanto asserito dal ministro della Salute Roberto Speranza nel corso di un colloquio con il Corriere della Sera. “Abbiamo 48 ore per provare a dare una stretta ulteriore”, evidenzia Speranza, secondo il quale c’è ancora troppa gente in giro. Il ministro poi rassicura sulla tenuta delle terapie intensive, e sulla scuola spiega che va difesa il più possibile, ma in un contesto di epidemia “non è intangibile”.

Aumentano ancora i contagi per Covid in Italia, sono 31.758, secondo il bollettino del ministero della Salute; l’incremento delle vittime è di 297 in 24 ore.

E’ pari al 14,7% il rapporto fra casi positivi e tmponi, calcolato sulla base dei dati epidemiologici diffusi il 31 ottobre dal ministero della Salute. E’ il valore massimo finora registarto in questa seconda ondata della pandemia di Covid-19.

Nessun lockdown nazionale né regionale ma chiusure provinciali laddove è necessario. Sarebbe questa una delle indicazioni emersa nella riunione in serata del Comitato tecnico scientifico. Gli esperti avrebbero comunque sottolineato la necessità di attendere ancora qualche giorno per vedere gli effetti del dpcm del 24 ottobre e anche ribadito la necessità di rivedere le modalità del trasporto pubblico.

Una stretta a livello locale nelle zone del territorio nazionale dove l’indice Rt è più alto: è questa l’ipotesi a cui sta lavorando il governo in queste ore prima di decidere se arrivare a misure restrittive di portata nazionale. Del tema si sarebbe parlato nella riunione pomeridiana a palazzo Chigi tra Giuseppe Conte, i capi delegazione ed il Cts. Conte e la maggioranza dovrebbero tornate a riunirsi domani, domenica.

Il governo starebbe valutando di imprimere una stretta anche agli spostamenti tra le Regioni. Il tema – a quanto si apprende da fonti della maggioranza – sarebbe stato discusso nel corso della riunione a palazzo Chigi ma ancora non sarebbe stata presa nessuno una decisione. Inoltre l’esecutivo starebbe valutando anche di predisporre degli Hotel Covid dove ospitare persone che non avendo spazio a casa per isolarsi rischiano di contagiare i familiari.

“Dobbiamo fermare la curva dei contagi che in questo momento, purtroppo, continua a crescere. Se necessario, valuteremo chiusure di due o tre settimane per quelle zone che in questi giorni presentano numeri più preoccupanti”. Lo afferma in una nota il viceministro dei Trasporti, Giancarlo Cancelleri.

Aumentano i decessi che passano da 48 a 73 per un totale di 17.535 morti in regione ma per il resto sono molto simili a ieri i dati della pandemia in Lombardia: 8.919 i nuovi positivi con 46.781 tamponi effettuati, per una percentuale pari al 19%, in linea con quella di ieri (19,1%). Crescono i ricoveri sia in terapia intensiva (+22, 392 in totale) che negli altri reparti (+335, 4.033). La città metropolitana di Milano resta la zona più colpita con 3.730 nuovi positivi, di cui 1.553 a Milano città, ma continuano a crescere i contagi nelle province di Monza e Brianza (1.207) e Varese (1.202).

Il Piemonte converte 16 ospedali alla cura del Covid. “È una scelta difficile, ma inevitabile, per riuscire a fronteggiare la necessità crescente di posti Covid e dare una risposta immediata che decongestioni i nostri pronto soccorso”, spiega l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi. “La conversione di questi presidi ci consente di destinare ai pazienti Covid dei percorsi ospedalieri completamente dedicati e separati da quelli dei pazienti non Covid – aggiunge -. Il sistema sanitario piemontese sta facendo lo sforzo massimo per potenziare il più possibile l’intera rete ospedaliera e territoriale, che l’evoluzione della pandemia sta mettendo a dura prova in tutto il nostro Paese”.