Covid, Università di Amsterdam: preoccupazione per nuove varianti del virus

Ha avuto il Covid con elevata carica virale per 613 giorni, da febbraio 2022 a ottobre 2023, ed è stato ufficialmente riconosciuto come il paziente al mondo rimasto più a lungo positivo all’infezione SARS-CoV-2.

Dalla sua vicenda, seppur rara nella sua cronicità, è stata avviata una ricerca scientifica dall’Università di Amsterdam che verrà presentata a fine aprile a Barcellona e che mostra l’evoluzione Sars-CoV-2 nel suo organismo. L’uomo, un 72enne dei Paesi Bassi fortemente immunocompromesso per un tumore del sangue, è morto per una ricaduta della sua patologia ematologica, dopo aver convissuto per 20 mesi con la malattia e aver sviluppato nel suo corpo diverse varianti. Questo ha evidenziato in conclusione come “l’infezione prolungata negli ‘eterni positivi’ consenta al virus di accumulare cambiamenti genetici, generando potenzialmente nuove preoccupanti varianti”. Così era già accaduto per la “nascita” di Omicron.

Secondo i medici, il paziente aveva una grave carenza di globuli bianchi e un sistema immunitario indebolito dal cancro. Il suo organismo non ha potuto così affrontare il Covid e il virus è mutato innumerevoli volte all’interno del suo corpo, tanto che, alla fine, si è parlato anche di una supervariante, che non ha contagiato nessuno perché l’uomo ha affrontato la malattia, e i diversi ricoveri, sempre in isolamento.

“Il caso del 72enne positivo al Covid per 613 giorni sottolinea il rischio di infezioni persistenti da SARS-CoV-2 negli individui immunocompromessi”, affermano gli autori dello studio. “Sottolineiamo – aggiungono – l’importanza di continuare la sorveglianza genomica dell’evoluzione del SARS-CoV-2 negli individui immunocompromessi con infezioni persistenti”.

Il paziente dei record, che era stato ricoverato ad Amsterdam, non era riuscito a sviluppare una forte risposta immunitaria ai vaccini Covid prima di ammalarsi con la variante Omicron nel febbraio 2022. Un’analisi dettagliata presso il Centro di Medicina Sperimentale e Molecolare dell’Università di Amsterdam di campioni raccolti da più di due dozzine di suoi tamponi naso e gola ha rilevato che il coronavirus aveva sviluppato in lui una resistenza a sotrovimab, il trattamento, cioè, con anticorpo monoclonale. “Successivamente il 72enne ha sviluppato oltre 50 mutazioni, alcune con una maggiore capacità di eludere le difese immunitarie”, riferiscono gli scienziati.

Gli scienziati che studiano i dati genomici raccolti da campioni di acque reflue hanno riportato prove di individui nella comunità che diffondono coronavirus fortemente mutati per più di quattro anni. Tali infezioni persistenti potrebbero anche far sì che i malati manifestino sintomi Covid a lungo termine, conclude la ricerca.
 

Fino a oggi ci sono stati altri casi di “eterni positivi”. Tra i più noti quelli di un uomo con il Covid per 505 giorni.




Asl Roma 6, all’ospedale dei Castelli operativo il nuovo reparto di terapia subintensiva

Un servizio fondamentale per chi è colpito da ictus

Presentata l’Unità Trattamento Neurovascolare (UTN) dell’ospedale dei Castelli (ODC). Un reparto di terapia subintensiva dotata di 5 posti letto, strumentazione tecnologica e diagnostica di alto profilo e ad alta intensità di cura destinata ad accogliere pazienti affetti da lesioni cerebrovascolari acute, di natura ischemica o emorragica.

Il nuovo servizio si inserisce nella rete dell’Emergenza tempo-dipendente della Regione Lazio come unità di I livello che ha come riferimento la UTN di II livello del Policlinico Tor Vergata.

A sua volta l’Ospedale dei Castelli rappresenta la struttura di riferimento per l’ictus acuto per l’ospedale di Velletri.

Presenti il Commissario Straordinario Asl Roma 6 dott. Francesco Marchitelli, il Direttore Sanitario Asl Roma 6 dott. Vincenzo Carlo La Regina, il Direttore Medico di Presidio (Odc) dott. Daniele Gentile, il Dr Fabrizio Sallustio Direttore UOSD Unità Trattamento Neurovascolare (UTN), Responsabile Unità Ictus-Ospedale dei Castelli, il Dr Carlo Capotondi direttore UOC Radiologia Diagnostica ed Interventistica, la Dr.ssa Carla Giancotti direttore UOC Anestesia e Rianimazione oltre ai
sindaci di diversi Comuni, istituzioni, autorità militari, civili e religiose. La presentazione ha visto anche la partecipazione di diversi sindaci del territorio e del sindaco di Lanuvio e deputato della Repubblica Andrea Volpi.

“Il nuovo reparto UTN – dichiarano il Commissario Straordinario Marchitelli insieme al Direttore Sanitario La Regina – rappresenta un servizio fondamentale dove ogni giorno si compiono gesti straordinari per salvare vite. La sua apertura è un tributo all’impegno verso il miglioramento della salute pubblica e alla dedizione del personale medico, che con professionalità, impegno e cuore si adopera per offrire cure di altissimo livello. Innovazione e dedizione alla cura delle persone sono tra i pilastri cardine che ci permettono di continuare a fare importanti passi insieme per la comunità”.

A inizio 2024, all’UTN e a tutto l’Ospedale dei Castelli è andato il premio di centro ictus “Diamond” conferito dal gruppo ISA (Italian Stroke Association)-Angels (società deputata all’implementazione dei percorsi diagnostico-terapeutici dell’ictus in Europa).

L’UTN rappresenta un reparto in cui operano, in un modello di multidisciplinarietà, diversi professionisti tra cui neurologi vascolari ossia con esperienza nella diagnosi e cura delle patologie cerebrovascolari, infermieri dedicati, fisioterapisti, logopedisti, dietisti.

“Uno degli obiettivi principali dell’UTN – dichiara il Dr Fabrizio Sallustio, Direttore UOSD Unità Trattamento Neurovascolare (UTN), Responsabile Unità Ictus-Ospedale dei Castelli – è ridurre i tempi di intervento in caso di emergenza neurovascolare. Grazie alla presenza di personale esperto e all’infrastruttura specializzata, i pazienti possono ricevere trattamenti cruciali in modo tempestivo senza doversi spostare a Roma con il rischio di gravi conseguenze e complicazioni a lungo termine. Inoltre, l’approccio multidisciplinare del reparto consente di valutare ogni caso in modo completo, individuando le migliori strategie terapeutiche per ciascun paziente”.

Tanto più lunga è l’occlusione arteriosa tanto più esteso è il danno cerebrale che ne deriva. Dal 2023 infatti, a seguito dell’evidenza di tempi di trasferimento ben oltre le 2 ore per i pazienti che, candidati alla trombectomia meccanica, venivano trasferiti a Tor Vergata per effettuare la procedura endovascolare, di comune accordo con la Radiologia Interventistica, coordinata dal Dr Carlo Capotondi e dal responsabile della team di radiologi interventisti dr Daniel Konda e il reparto di Terapia Intensiva, coordinata dalla dr.ssa Carla Giancotti e dal responsabile del reparto dr.ssa Simona Straffi, si è deciso di trattare questi pazienti direttamente presso l’Ospedale dei Castelli. Ad oggi tale scelta è stata premiata dai risultati in termini di esito clinico che attestano una percentuale di pazienti a medio-termine con indipendenza funzionale e autonomi (56%), nessuna disabilità (43.5%), disabilità moderata ma in grado di spostarsi autonomamente (18%), (disabilità grave 10%) (mortalità 12%).




Aspettativa di vita e fattori che la influenzano: si vive più in Italia rispetto al resto del mondo?

L’aspettativa di vita è un indicatore chiave della salute di una popolazione e può variare notevolmente tra i diversi paesi del mondo. Ecco un confronto tra l’aspettativa di vita in Italia e in altre regioni del mondo:

  1. Italia: Negli ultimi anni, l’aspettativa di vita in Italia è stata generalmente alta, sebbene ci siano variazioni tra regioni e gruppi demografici. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), nel 2020 l’aspettativa di vita alla nascita in Italia era di circa 83 anni per gli uomini e 86 anni per le donne.
  2. Resto dell’Europa: L’aspettativa di vita in molti paesi europei è simile o leggermente superiore a quella italiana. Ad esempio, in Francia e in Spagna, l’aspettativa di vita alla nascita è di circa 82 anni per gli uomini e 86-87 anni per le donne. Alcuni paesi nordici come Svezia e Norvegia hanno aspettative di vita ancora più alte.
  3. Stati Uniti: L’aspettativa di vita negli Stati Uniti è generalmente inferiore rispetto a molti paesi europei e all’Italia. Nel 2020, l’aspettativa di vita alla nascita negli Stati Uniti era di circa 76 anni per gli uomini e 81 anni per le donne, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Tuttavia, è importante notare che l’aspettativa di vita negli Stati Uniti può variare notevolmente tra gruppi demografici e geografici.
  4. Asia: In molti paesi asiatici, l’aspettativa di vita è aumentata rapidamente negli ultimi decenni, ma può ancora essere inferiore rispetto a quella dei paesi occidentali. Ad esempio, in Giappone, noto per la sua longevità, l’aspettativa di vita alla nascita è di circa 84 anni per gli uomini e 88 anni per le donne.
  5. Africa: L’aspettativa di vita in Africa varia notevolmente da paese a paese e può essere influenzata da fattori come la povertà, l’accesso ai servizi sanitari e le condizioni socioeconomiche. In generale, l’aspettativa di vita in molti paesi africani è inferiore rispetto a quella dei paesi sviluppati, con alcune eccezioni come il Nord Africa e i paesi dell’Africa meridionale.

In sintesi, l’aspettativa di vita in Italia è generalmente alta e confrontabile con quella di molti altri paesi europei, mentre può essere più elevata rispetto a quella degli Stati Uniti e di alcuni paesi in via di sviluppo. E’ comunque importante considerare una serie di fattori che possono influenzare l’aspettativa di vita, tra cui l’accesso ai servizi sanitari, lo stile di vita, l’ambiente sociale ed economico e le politiche di salute pubblica. Vediamo come l’Italia si confronta con il resto del mondo su questi fattori:

  1. Accesso ai Servizi Sanitari: L’Italia ha un sistema sanitario pubblico universale, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che fornisce assistenza sanitaria a tutti i cittadini e ai residenti legali. Questo assicura un accesso relativamente ampio ai servizi sanitari, anche se possono verificarsi differenze regionali nella qualità e nell’accessibilità dei servizi. Nel confronto con il resto del mondo, molte nazioni europee hanno sistemi sanitari simili basati su assicurazione pubblica o nazionale, garantendo un accesso universale ai servizi sanitari. Tuttavia, in altri paesi, come gli Stati Uniti, l’accesso ai servizi sanitari può essere più limitato a causa dei costi elevati e della mancanza di copertura assicurativa per alcuni gruppi di persone.
  2. Stile di Vita: Lo stile di vita degli italiani è spesso associato a una dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, pesce e olio d’oliva, che è considerata salutare e può contribuire a bassi tassi di malattie cardiovascolari e obesità. Tuttavia, come in molti altri paesi occidentali, ci sono preoccupazioni riguardo a crescenti tassi di obesità, sedentarietà e cattive abitudini alimentari, che possono influenzare negativamente la salute della popolazione.
  3. Ambiente Sociale ed Economico: L’Italia è un paese sviluppato con un alto tenore di vita, un sistema educativo avanzato e un forte senso di coesione sociale. Tuttavia, ci sono disparità socioeconomiche tra regioni e gruppi demografici, con alcune aree del sud Italia che affrontano sfide economiche e sociali più grandi rispetto ad altre. Il confronto con il resto del mondo mostra che l’Italia si colloca generalmente tra i paesi con uno standard di vita elevato e una buona qualità della vita.
  4. Politiche di Salute Pubblica: L’Italia ha adottato diverse politiche di salute pubblica per affrontare le sfide sanitarie, inclusa la promozione di stili di vita sani, la prevenzione delle malattie croniche e la gestione delle emergenze sanitarie. Ad esempio, l’Italia ha introdotto misure per ridurre il consumo di tabacco, promuovere l’attività fisica e migliorare la nutrizione della popolazione. Tuttavia, come in molti altri paesi, ci sono sfide nella realizzazione e nell’attuazione di politiche efficaci di salute pubblica, e vi è sempre spazio per miglioramenti e innovazioni.

In sintesi, l’Italia presenta aspetti positivi nei fattori di accesso ai servizi sanitari, stile di vita, ambiente sociale ed economico e politiche di salute pubblica, ma affronta anche sfide simili ad altri paesi sviluppati. L’attenzione continua su questi fattori può contribuire a migliorare ulteriormente la salute e il benessere della popolazione italiana.




Le nuove frontiere dell’accoglienza nella sanità pubblica

La sanità è un settore in continua evoluzione, e con l’avvento delle nuove tecnologie e delle nuove metodologie, le frontiere dell’accoglienza per pazienti e visitatori stanno subendo importanti cambiamenti.

L’obiettivo principale è garantire un’esperienza positiva, confortevole e efficiente a chiunque entri in contatto con il sistema sanitario, sia che si tratti di pazienti, familiari o visitatori.

Ecco alcune delle nuove frontiere dell’accoglienza nella sanità:

  1. Tecnologia e Digitalizzazione: L’introduzione di sistemi digitali e tecnologici sta rivoluzionando l’esperienza del paziente. Applicazioni mobile, portali online e piattaforme di telemedicina permettono ai pazienti di prenotare visite, accedere ai propri dati clinici, consultare medici a distanza e ricevere promemoria e notifiche relative ai loro appuntamenti e trattamenti.
  2. Ambienti Accoglienti e Personalizzati: Gli ospedali e le strutture sanitarie stanno sempre più curando l’aspetto dell’ambiente, cercando di renderlo accogliente e rilassante. Sale d’attesa arredate con gusto, spazi verdi, opere d’arte e aree dedicate al relax contribuiscono a creare un’atmosfera più confortevole e meno stressante per pazienti e visitatori.
  3. Formazione e Educazione: L’informazione è fondamentale per garantire una buona esperienza all’interno del sistema sanitario. Corsi, workshop e materiali informativi vengono offerti a pazienti e familiari per aiutarli a comprendere meglio le proprie condizioni di salute, i trattamenti disponibili e le procedure da seguire.
  4. Assistenza Multidisciplinare: L’approccio multidisciplinare sta diventando sempre più centrale nella gestione delle patologie complesse. Team di professionisti di diverse specialità collaborano tra loro per offrire un’assistenza integrata e personalizzata, tenendo conto delle specifiche esigenze e del contesto di ogni paziente.
  5. Partecipazione Attiva del Paziente: L’empowerment del paziente è un altro aspetto chiave dell’accoglienza moderna. Favorire la partecipazione attiva del paziente nelle decisioni relative al proprio percorso di cura, ascoltando le sue esigenze e preferenze, può migliorare significativamente l’esperienza complessiva e i risultati clinici.
  6. Sostenibilità e Benessere: La sostenibilità ambientale e il benessere psicofisico sono diventati temi sempre più rilevanti nel contesto sanitario. L’adozione di pratiche eco-friendly, la promozione di stili di vita salutari e l’integrazione di servizi di supporto psicologico e di benessere all’interno delle strutture sanitarie contribuiscono a creare un ambiente più equilibrato e orientato al benessere globale.

In conclusione, le nuove frontiere dell’accoglienza nella sanità si orientano verso un approccio sempre più olistico, centrato sul paziente e sul suo benessere complessivo, integrando tecnologia, design, formazione e partecipazione attiva per garantire un’esperienza di cura più umana, efficace e personalizzata.




Asl Roma 6, utilizzato il giubbotto che scopre le aritmie: primo paziente trattato presso gli Ospedali Riuniti di Anzio-Nettuno

Primo utilizzo del sistema di mappaggio non invasivo 3D del cuore per la diagnosi dei ritmi cardiaci irregolari

L’eccellenza incontra l’innovazione nell’ambito della diagnostica cardio-vascolare agli Ospedali Riuniti di Anzio-Nettuno dove il direttore Uoc di Cardiologia Dott. Natale Di Belardino e la sua equipe di Elettrofisiologia hanno utilizzato per la prima volta il nuovo sistema Medtronic totalmente non invasivo per la diagnosi dei ritmi cardiaci irregolari (aritmie). Ancora un primato per la Asl Roma 6 che negli ultimi tempi sta diventando sempre più un modello di riferimento nella gestione aziendale sanitaria.

Dott. Natale Di Belardino

Il dispositivo è stato utilizzato dal team di Elettrofisiologia per due pazienti affetti da extrasistolia ventricolare frequente e complessa e ha consentito di effettuare una diagnosi in modo totalmente non invasivo e definire la migliore strategia clinica, in linea con i principi della corretta appropriatezza terapeutica.

Un giubbotto dotato di 252 sensori che, indossato dal paziente, è in grado di fornire una mappatura 3D del cuore in tempo reale, anche con un singolo battito.

L’esame diagnostico tradizionale prevede un approccio invasivo che richiede l’inserimento di un sondino nel cuore, tramite un‘arteria o una vena, al fine di individuare l’origine dei ritmi cardiaci irregolari.

Grazie all’innovativo sistema di mappatura dei disturbi del ritmo cardiaco è possibile effettuare una diagnosi in maniera totalmente non invasiva, senza l’introduzione di cateteri all’interno di atri e ventricoli, quindi adatto a tutti e ad ogni età.

Ora è quindi disponibile presso gli Ospedali Riuniti di Anzio-Nettuno effettuare questo esame in tranquillità, in grado di fornire importanti informazioni circa l’origine di un’aritmia cardiaca, facilitando la diagnosi di forme aritmiche complesse e la relativa scelta terapeutica più appropriata.




Asl Roma 6, apre un nuovo ambulatorio per la gestione delle patologie cardiovascolari nelle persone affette da malattia renale cronica

A partire dal prossimo 19 Marzo 2024, presso l’ambulatorio della UOC di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale dei Castelli, sarà aperto un nuovo ambulatorio per la gestione delle patologie cardiovascolari in pazienti affetti da Malattia Renale Cronica. Il servizio, unico nel suo genere nell’ambito del territorio nazionale per quanto riguarda la nefrologia, si propone di garantire anche ai pazienti con funzione renale compromessa la possibilità di usufruire di terapie di secondo e terzo livello per la cura di patologie cardiovascolari quali l’ipercolesterolemia (in quei pazienti intolleranti alla terapia di prima linea) e lo scompenso cardiaco, nonché di ottimizzare terapie croniche come, ad esempio, quelle riguardanti il trattamento con farmaci anticoagulanti diretti per la prevenzione delle complicanze tromboemboliche della fibrillazione atriale.
“Quest’attività ambulatoriale si propone – spiega il Dott. Luca Di Lullo, Direttore della UOC di Nefrologia e Dialisi dell’Azienda USL Roma 6 – di fornire uno strumento per la gestione terapeutica di patologie croniche di natura cardiovascolare in quei pazienti per i quali la compromissione della funzione renale può creare degli ostacoli alla prescrizione da parte dei Colleghi di altre specialità. I suddetti Colleghi, infatti, potranno ora richiedere, qualora lo desiderino, una visita nefrologica ad hoc e saremo noi Nefrologi ad interfacciarci con loro per stabilire i più corretti regimi di terapia per una popolazione di pazienti particolarmente fragile”.
La richiesta di appuntamento dovrà avvenire tramite RECUP per le prime visite (impegnativa a cura dei Colleghi specialisti in Medicina Interna, Cardiologia ovvero Nefrologia) e con percorso interno per quanto concerne le visite di controllo.



La Regina (Asl Roma 6): Avviare un nuovo umanesimo, puntare sui Leu

Il 20 marzo giornata studio con esperti in Medical Humanities

“Papa Francesco ci ha insegnato a rimettere al centro la persona e a darle dignità. Non possiamo non dare dignità a chi soffre, perché chi aspetta di essere visitato in corsia non è un numero ma una persona con le sue esperienze, le sue paure e anche le sue potenzialità”. Così Vincenzo Carlo La Regina, direttore sanitario della Asl Roma 6, spiega il cambio di prospettiva che accompagnerà il suo lavoro: “Andare verso un percorso di umanizzazione delle cure, che guarda ai Livelli essenziali di umanizzazione (Leu)”.

“Abbiamo bisogno del paziente nell’alleanza terapeutica per avere un’aderenza della terapia altrimenti rischiamo di non essere efficaci. Oggi c’è bisogno di coraggio- rimarca il medico- per avviare un nuovo umanesimo della salute. Dobbiamo ridefinire anche i percorsi al livello organizzativo partendo dalla sicurezza e creando un’interdipendenza tra umanizzazione e benessere organizzativo degli operatori. Abbiamo intitolato il piano della performance ‘Umanizzare le cure umanizzando l’organizzazione’ perché dobbiamo mettere in campo questa interdipendenza. È difficile riuscire se gli operatori non sono felici- sottolinea La Regina- basti pensare che negli Stati Uniti ci sono i master sulla felicità”.

Il progetto di umanizzazione delle cure nella Roma 6 è partito, quindi, da un percorso formativo all’interno dell’Unità operativa del rischio clinico e della sicurezza delle cure. “Abbiamo trovato 60 facilitatori in tutta l’azienda, e di questi 30 hanno aderito al processo e al progetto dell’umanizzazione delle cure. Il 20 marzo promuoveremo una grande iniziativa nella nostra azienda affinché si inizi un percorso vero e proprio verso i Livelli essenziali di umanizzazione (Leu). Dobbiamo abituarci a selezionare le classi dirigenti anche attraverso coloro che sono aderenti ai Leu. Se non immaginiamo una organizzazione che tenda a questo- afferma il direttore sanitario- è chiaro che non riusciremo a raggiungere l’obiettivo”.

Il 20 marzo la Asl Roma 6 avvierà un confronto con gli esperti in Medical Humanities. “Attraverso questa giornata diamo inizio a un piccolo processo culturale dove gli operatori che hanno deciso volontariamente e gratuitamente di intraprendere questo percorso, potranno aiutarci a verificare il livello di umanizzazione presente nei reparti. C’è un metodo sviluppato dall’Agenas nel 2011 che può essere utilizzato per verificare da 1 a 100 il livello di umanizzazione, dato che in alcuni reparti è difficilissimo anche visitare i pazienti al di là del Covid. Attraverso la somministrazione di questionari reparto per reparto potremo capire dove agire per elevare i Leu”.

Gli operatori coinvolti sono medici, infermieri, oss e tutti coloro che producono e forniscono assistenza. “Un mondo che deve cambiare modo di interagire con chi non è più un numero, ma è una persona con la sua dignità, le sue debolezze e le sue potenzialità. Dobbiamo rispettare quella persona che in quel momento è fragile” dice La Regina.

Un nuovo umanesimo parte da un nuovo paradigma: agire sul modello culturale e alzare il livello delle persone che devono essere assistite a domicilio, “portandole al 10%. Il Pnrr ci viene incontro- conclude- il luogo di cura deve diventare la casa perché c’è tanta inappropriatezza nelle cure e la maggior parte delle patologie sono croniche, per cui la cronicità si deve risolvere sul territorio. Quella è già umanizzazione”.




La gestione di una Azienda Sanitaria in chiave sostenibile

La gestione di un’azienda sanitaria locale è un compito complesso e cruciale per garantire la fornitura di servizi sanitari di alta qualità alla comunità. In questo contesto, l’implementazione di pratiche innovative e sostenibili, supportate da ricerca e programmazione efficace, è fondamentale per affrontare le sfide attuali e future del settore sanitario.

La ricerca è il motore trainante dell’innovazione nel settore sanitario

Investire in ricerca scientifica permette di sviluppare nuove terapie, tecnologie diagnostiche e approcci terapeutici che migliorano la qualità delle cure e la salute complessiva dei pazienti. Ad esempio, la ricerca può portare alla scoperta di nuovi farmaci più efficaci, procedure chirurgiche meno invasive o dispositivi medici avanzati che ottimizzano i risultati clinici.

Integrare l’innovazione nella gestione di un’azienda sanitaria locale significa adottare tecnologie avanzate per migliorare l’efficienza operativa, come sistemi di gestione elettronica delle cartelle cliniche, telemedicina e strumenti di monitoraggio remoto dei pazienti. Queste soluzioni non solo ottimizzano i processi interni, ma anche migliorano l’accesso ai servizi sanitari e la comunicazione tra pazienti e operatori sanitari.

Programmazione Efficace

Una programmazione efficace è essenziale per garantire l’allocazione ottimale delle risorse e la pianificazione strategica delle attività all’interno di un’azienda sanitaria locale. Ciò implica la definizione di obiettivi chiari, la valutazione delle esigenze della comunità, la previsione delle tendenze epidemiologiche e la pianificazione delle risposte a emergenze sanitarie.

Una programmazione oculata permette di identificare aree prioritarie di intervento e di assegnare risorse in modo equo ed efficiente, assicurando che i servizi sanitari soddisfino adeguatamente le esigenze della popolazione. Inoltre, una pianificazione a lungo termine consente di adattarsi ai cambiamenti demografici, tecnologici e normativi, garantendo la sostenibilità nel tempo dell’azienda sanitaria locale.

Sostenibilità

La sostenibilità è un imperativo etico ed economico per le aziende sanitarie locali. Essa implica non solo l’adozione di pratiche ambientali responsabili, ma anche la promozione di equità nell’accesso ai servizi sanitari, la gestione efficiente delle risorse e la creazione di un ambiente lavorativo sano e sicuro per il personale.

Integrare la sostenibilità nella gestione di un’azienda sanitaria locale comporta l’implementazione di politiche volte a ridurre gli sprechi, l’ottimizzazione dell’uso delle risorse energetiche e idriche, l’adozione di pratiche di riciclo e il supporto a iniziative di mobilità sostenibile per il personale e i pazienti. Inoltre, promuovere l’equità nell’accesso ai servizi sanitari significa garantire che tutti i membri della comunità abbiano accesso a cure di qualità, indipendentemente dalla loro situazione economica, sociale o geografica.

Tirando le somme

La ricerca, l’innovazione, la programmazione e la sostenibilità sono pilastri fondamentali nella gestione di un’azienda sanitaria locale. Questi elementi non solo migliorano la qualità delle cure fornite ai pazienti, ma anche l’efficienza operativa e la sostenibilità economica dell’organizzazione nel lungo termine. Investire in queste aree è essenziale per affrontare le sfide emergenti nel settore sanitario e per garantire un sistema sanitario equo, efficiente e orientato al futuro.




Popolazione anziana: nel Lazio si sperimentano nuovi modelli di assistenza sociosanitaria

Mons. Vincenzo Paglia:  “FIASO è locomotiva di una rivoluzione che rimette al centro la persona”
 
 
Tre aziende sanitarie della Regione Lazio: ASL Roma 1, ASL Roma 2  e Policlinico Tor Vergata, Asl Roma 5, sono le prime a lanciare sperimentazioni relative al  DDL33 in materia di politiche per l’invecchiamento attivo, la promozione dell’autonomia, la prevenzione della fragilità, l’assistenza e la cura delle persone anziane anche non autosufficienti.
 
La presentazione è avvenuta oggi, presso il salone del Commendatore della ASL Roma 1, durate l’incontro del Gruppo di lavoro FIASO sull’assistenza agli anziani alla presenza di Mons. Vincenzo Paglia, Presidente Commissione per l’attuazione della riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, Ministero della Salute. Protagoniste 51 aziende, di cui ben 38 in sala, per confrontarsi e lavorare sui nuovi modelli di assistenza sociosanitaria della popolazione anziana.
 
Ad introdurre la mattinata, dopo i saluti da remoto del Presidente FIASO, Giovanni Migliore, Paolo Petralia, Direttore Generale ASL 4 Liguria e Vicepresidente Vicario FIASO che ha sottolineato “l’incontro di oggi è il primo segno concreto che FIASO è scesa in campo per costruire una risposta che parte da sperimentazioni già in atto nella Regione Lazio”. Il percorso era infatti partito un anno fa dall’Antico Ospedale San Gallicano a Roma dove FIASO – alla presenza del Ministro della Salute Orazio Schillaci – si era proposta di guidare Aziende Sanitarie e Ospedaliere nel solco della sperimentazione e promozione di politiche e modelli di servizi avanzati e innovativi capaci di costruire una visione di salute e sanità sostenibile, in grado di dare risposte di dignità a tutti i cittadini.
 
Il Commissario Straordinario ASL Roma1 e Coordinatore FIASO Lazio, Giuseppe Quintavalle, che ha espresso il bisogno di “camminare tutti nella stessa direzione e alla stessa velocità, alimentando le possibili sinergie in modo da realizzare una vera presa in cura. La varierà di interpretazioni che ci permette la Legge 33/2023 ha dato vita a tre sperimentazioni perfettamente cucite sui bisogni delle persone nei loro luoghi di vita”.
 
Presenti anche gli assessori Barbara Funari, Assessora alle Politiche Sociali e alla Salute Roma Capitale, e Massimiliano Maselli, Assessore all’Inclusione sociale e Servizi alla persona della Regione Lazio. La Funari ha sottolineato che si tratta di “una occasione da non perdere, mettere gli anziani al centro della nostra Città. Abbiamo bisogno di nuovo impegno e di un nuovo modello. Roma Capitale aspettava da tempo di iniziare questo cammino, siamo pronti a mettere in campo le nostre risorse con un lavoro sinergico”. Dello stesso avviso Massimiliano Maselli, Assessore all’Inclusione sociale e Servizi alla persona della Regione Lazio, che portando i saluti del Presidente Rocca ha commentato “si tratta di un lavoro complesso, conosciamo la nostra popolazione e sappiamo che per il 73% ha bisogno di prevalentemente di prevenzione, dobbiamo quindi concentrarci su quel 27% che ha bisogno di essere assistita con un PAI (Piano Assistenza Individuale). Le tre sperimentazioni della Regione Lazio vanno in questa direzione, si tratta di una vera integrazione socio-sanitaria”.
 
“Deve iniziare una nuova primavera della società, a partire da noi anziani – ha esordito Mons. Vincenzo Paglia, Presidente Commissione per l’attuazione della riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, Ministero della Salute – Stiamo attraversando un momento delicatissimo ma abbiamo la responsabilità morale di far comprendere l’urgenza di quello che stiamo facendo perché se non riusciamo a realizzare una vecchiaia dignitosa, condanniamo anche il futuro delle generazioni successive. L’incontro che stiamo facendo oggi con FIASO è locomotiva di una rivoluzione che rimette al centro la persona. Ha un valore prospettico.  Questa Legge è unica nella sua articolazione, è lungimirante e queste sperimentazioni chiariscono bene come la sostanza sia stata compresa prima ancora della Legge stessa. Possiamo invecchiare con speranza e bene”.
 
Prima della presentazione delle tre sperimentazioni il Prof. Leonardo Palombi, Presidente RAPH, Segretario Commissione per l’attuazione della riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, Ministero della Salute, ha illustrato alcuni aspetti della Legge 33, in particolare analizzandone le parole chiave: fragilità, domiciliarità, non autosufficienza, integrazione, universale e coabitazione.
 
A prendere la parola poi, il Dott. Paolo Parente per la ASL Roma 1, che ha presentato “La Presa in carico clinico – assistenziale e nuovi modelli per home-care; la presa in carico socio –assistenziale e nuove piattaforme di integrazione e sussidarietà e la continuità ospedale territorio e riduzione inappropriatezza accessi in pronto soccorso”; la Dott.ssa Maria Franca Mulas con un progetto per identificare strumenti di programmazione orientati all’equità sociale e di genere, per ASL Roma 2 e Policlinico Tor Vergata e il progetto di ASL Roma 5 “Valutazione Multidimensionale della Fragilità e Presa in Carico Territoriale dei pazienti over 65” illustrato dal Dott. Franco Cortellessa.
 
 
 
 
 

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Newsweek, classifica 2024 dei migliori ospedali nel mondo: 14 sono italiani

Il Policlinico Gemelli conquista il 35esimo posto della classifica mondiale e si attesta come miglior ospedale d’Italia

Nella classifica annuale dei migliori ospedali nel mondo 2024, pubblicata online dal magazine americano Newsweek , sono 14 quelli italiani su un totale di 250. Il primo italiano classificato è il Policlinico Gemelli, che si colloca al 35/mo posto. Ai primi tre posti si classificano la Mayo Clinic – Rochester (Usa), la Cleveland Clinic (Usa) e il Toronto General – University Health Network (Canada). Tra le strutture italiane classificate come migliori non compare alcun ospedale delle regioni del Sud Italia.

Al 35/mo posto il Policlinico Gemelli; al 52/mo il Grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano; al 57/mo l’Irccss Ospedale San Raffaele-Gruppo San Donato; al 65/mo l’Istituto clinico Humanitas di Rozzano; al 66/mo il Policlinico S.Orsola Malpighi di Bologna; al 103/mo l’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona; al 117/mo l’Ospedale policlinico San Matteo di Pavia; al 118/mo l’Azienda ospedaliera di Padova; al 135/mo l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo; al 165/mo il Presidio ospedaliero Molinette – Aou Città della Salute e della Scienza di Torino; 187/mo l’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze; al 202/mo gli Spedali Civili di Brescia; al 211/mo l’Azienda ospedaliera-universitaria Sant’Andrea di Roma; al 215/mo l’Irccs Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.

Il Policlinico Gemelli è “ancora una volta il ‘migliore ospedale d’Italia’ secondo la classifica stilata ogni anno dal magazine americano Newsweek, in collaborazione con Statista R. È il quarto anno di fila che il Policlinico si colloca al vertice dell’eccellenza in Italia, consolidando anche la sua posizione di assoluto rilievo nella classifica mondo, piazzandosi al 35° posto assoluto (lo scorso anno era 38° nel ranking dei migliori ospedali del mondo) nel top 250 mondiale. È l’unico ospedale italiano tra i primi 50 al mondo”. A sottolinearlo è lo stesso Policlinico in una nota. Per stilare la classifica dei 250 migliori ospedali del pianeta, quest’anno sono stati inclusi nell’analisi ben 2.400 ospedali di 30 Paesi.

“Il primato del Policlinico Gemelli è per noi motivo di grande soddisfazione – commenta il Presidente della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, Carlo Fratta Pasini -. Il punto di forza del Gemelli è nella sua storia e nella sua missione di ospedale al servizio di tutti che coniuga cure e ricerche di avanguardia, ma anche formazione di medici e operatori sanitari. Un modello che unisce la continua innovazione tecnologica e gestionale, con l’eccellenza nell’assistenza ai pazienti. Risultati resi possibili dal costante supporto economico dei Fondatori, Università Cattolica e Istituto Toniolo, e dal quotidiano impegno di migliaia di donne e di uomini”.

I risultati della nuova classifica di Newsweek “ci rendono davvero orgogliosi di essere alla guida di questa realtà d’eccellenza, una fondazione non profit che re-investe tutte le sue risorse per il continuo miglioramento, e altresì orgogliosi di essere parte integrante del servizio sanitario della Regione Lazio – afferma il Direttore Generale della Fondazione Policlinico Gemelli, Marco Elefanti -.Il risultato nella classifica di Newsweek ha un valore ancora più significativo perché il 2024 è l’anno in cui il Gemelli festeggia i primi 60 anni di attività. Questo primato riconosciuto a livello internazionale ci spinge e fare ancora meglio: a questo proposito però – sottolinea Elefanti – è indispensabile introdurre un sistema di finanziamento e di valutazione che superi la dimensione regionale e miri a creare le condizioni per compiere ulteriori passi per prenderci sempre meglio cura dei nostri pazienti”.

“Siamo certi che questo risultato darà anche un’iniezione di entusiasmo per i nostri studenti – commenta Antonio Gasbarrini, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma -. Il Policlinico Universitario Gemelli riveste infatti anche un ruolo fondamentale come teaching hospital”.




L’organizzazione delle Aziende Sanitarie Locali e le nuove frontiere per la gestione della salute

L’organizzazione delle aziende sanitarie locali e le nuove frontiere della gestione della salute sono argomenti cruciali nell’ambito della sanità, soprattutto considerando l’evoluzione delle esigenze sanitarie e delle tecnologie. Ecco alcuni punti chiave riguardanti questo argomento:

  1. Integrazione dei servizi sanitari: Le aziende sanitarie locali stanno spesso adottando modelli di integrazione dei servizi per migliorare la coordinazione e la continuità delle cure. Questo può includere l’integrazione dei servizi ospedalieri, ambulatoriali, di cure primarie, sociale e sanitaria per fornire un approccio più completo e centrato sul paziente.
  2. Utilizzo delle tecnologie digitali: Le tecnologie digitali stanno rivoluzionando la gestione della salute, consentendo la raccolta, l’analisi e lo scambio di dati in tempo reale. Le aziende sanitarie locali stanno adottando soluzioni come la telemedicina, i registri elettronici dei pazienti, le app per la salute e i dispositivi indossabili per migliorare l’accesso alle cure, monitorare lo stato di salute dei pazienti e migliorare l’efficienza operativa.
  3. Focus sulla prevenzione e sulla salute della popolazione: Le aziende sanitarie locali stanno spostando sempre più l’attenzione sulla prevenzione delle malattie e sulla promozione della salute della popolazione. Ciò può includere programmi di screening, campagne educative sulla salute, interventi per ridurre i fattori di rischio e promuovere stili di vita sani.
  4. Partenariati pubblico-privati: Per affrontare sfide complesse come la scarsità di risorse e l’accesso alle cure, le aziende sanitarie locali stanno sempre più collaborando con partner del settore privato, organizzazioni non profit e altri attori della comunità. Questi partenariati possono portare a soluzioni innovative e sostenibili per migliorare la salute e il benessere della popolazione locale.
  5. Focus sull’equità sanitaria: Le aziende sanitarie locali stanno lavorando per garantire un accesso equo e una distribuzione equa delle risorse sanitarie all’interno della comunità. Questo può includere programmi mirati per ridurre le disparità di salute tra gruppi demografici e socio-economici.
  6. Adattamento ai cambiamenti demografici e epidemiologici: Le aziende sanitarie locali devono essere in grado di adattarsi ai cambiamenti demografici, come l’invecchiamento della popolazione, e agli sviluppi epidemiologici, come l’emergere di nuove malattie o l’aumento di malattie croniche. Ciò richiede una pianificazione strategica e flessibilità nell’erogare servizi sanitari adeguati alle esigenze in evoluzione della comunità.

In sintesi, le aziende sanitarie locali stanno affrontando nuove sfide e opportunità nella gestione della salute, compresa l’integrazione dei servizi, l’adozione delle tecnologie digitali, la promozione della prevenzione e della salute della popolazione, e la collaborazione con partner pubblici e privati. Adattarsi a questi cambiamenti richiede un approccio innovativo e orientato al paziente per garantire un sistema sanitario efficace, efficiente ed equo.