Roma, Asl Roma 3: Formare i formatori al benessere nell’apprendimento

Dopo l’esperienza Covid-19 è stata compiuta, da parte delle strutture del Servizio Sanitario Regionale una riflessione sul senso di una maggiore e più adeguata formazione su tutto il personale delle Aziende Sanitarie e dei Medici di Medicina Generale.
Ieri, nella sala Tevere della Regione Lazio, la Asl Rm3, capitanata dalla dottoressa Francesca Milito, direttore generale, e orchestrata dal dottor Emilio Scalise, dirigente medico Responsabile dell’U.O.S. Formazione ed Aggiornamento del Personale, ha promosso un corso AGENAS volto a “FORMARE I FORMATORI AL BENESSERE DELL’APPRENDIMENTO”.
Una proposta attenta che comprende le necessità di una continua formazione in grado di recepire sul campo le eventualità difficoltà facendone per prima cosa prima esperienza e tramutandole poi in un valore aggiunto.

nella foto il dottor Giuseppe Fucito (ph L.I.)

Quello che si evince, già dalle prime battute, resta fondamentale per il proseguo della narrazione della giornata odierna: la criticità genere un’esigenza. “Nel post-emergenza sanitaria mondiale da Covid-19 – ribadisce Scalise- è diventato di attualità il metodo formativo andragogico cioè la formazione rivolta agli adulti in antitesi alla pedagogia che si rivolge ai giovani senza esperienza”. Un metodo formativo applicato con successo dopo i conflitti mondiali, ad adulti già con esperienza lavorativa vittime di stress post-traumatico come attualmente tanto personale in sanità dopo l’emergenza Covid-19.
Quello che va focalizzato, dice il dottor Marco Sparvoli, psicologo dell’SPDC dell’Ospedale San Camillo, deve essere necessariamente finalizzato a fornire non solo “conoscenze” ma “competenze” e a tale situazione bisogna giungere con la consapevolezza piena di chi, aggiunge, “debba essere formato, con quali obiettivi, chi può e chi deve formare, cosa sia necessario insegnare per formare per giungere poi a come formare ed insegnare” ma poi, aggiunge, diventa rilevante e fondamentale “curare i curanti”
Un impegno forte e che presuppone, come spiega in seguito la dottoressa Norma Sardella, dirigente psicologo della Asl RM3, che “la formazione e la sicurezza non siano piegate al budget” in quanto l’investimento sul patrimonio umano resta ancora oggi la prima fonte di ricchezza di una azienda.
Focalizza poi in seguito la necessità di “realtà co-condivise” capaci, spiega nel dettaglio, di “fare gruppo, fare corpo” un’entità composta da varie membra che che si muova nella interessa di un’unica corporeità.

nella foto, da sx, la dottoressa Maria Rita Noviello, la dottoressa Norma Sardella ed il dottor Emilio Scalise (ph. L.I.)

Nella mattinata è particolarmente toccante la narrazione della dottoressa Maria Rita Noviello, medico oncologo: “Formare chi deve accettare la morte” è il tema davvero delicato che affronta.
Ma lo fa con la serenità che la porta ad affermare con forza che “l’essere umano è di per se essere mortale” e quindi tutta la narrazione del nostro tempo che cerca di “cancellare” dapprima la morte narcotizzando la stessa paura di morire non fa altro che togliere quella naturalità che la morte stessa ha insita in sé. Un principio davvero semplice e chiaro dentro questa sua narrazione che è figlia di una esperienza diretta vissuta con i suoi pazienti “i miei migliori insegnanti sui concetti di vita e morte”, dice nella commozione. “Noi medici, aggiunge, dobbiamo avere il coraggio di valorizzare la vita” anche perché quello che va tolto dal pensiero comune è il concetto errato che fa equivalere l’arte medica, il “medicinus” con il ruolo di “aggiustatore”; tutto ciò, aggiunge, contrasta con quello che è il nostro reale ruolo: “noi medici dobbiamo essere promotori di benessere”.
Due i momenti focali della tarda mattinata
Dapprima l’intervento del dottor Pier Luigi Bartoletti, segretario provinciale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale che ricorda come il “successo” dell’esempio delle USCAR Lazio durante la pandemia derivi principalmente, dice testualmente “dal mettere il cuore e le orecchie per ascoltare quelli che sono i bisogni formativi” capaci poi di essere esempio per tutti. “una formazione dinamica, che è stata in grado di far funzionare il sistema anche durante uno dei momenti più bui della medicina – delinea il coordinatore dei Corsi MMG Giuseppe Fucito.

intervista al dottor PIER LUIGI BARTOLETTI, segretario provinciale FEDERAZIONE ITALIANA MEDICI DI MEDICINA GENERALE (VIDEO REALIZZATO DA L.I.)

Nel concludere il suo intervento fa notare che la prima problematica che va superata, per arrivare davvero ad un Sistema Sanitario eccellente sia quella mancanza di collegamento tra territorio e l’ospedale e questo può avvenire quando i medici di medicina generale diverranno “sentinelle in grado di condividere i casi clinici e smettano di essere i cosiddetti medici della ricetta” e questo può avvenire solo difendendo con forza il sistema pubblico l’unico in grado di sopportare i bisogni reali delle persone.
Di seguito interessante il commento dell’avvocato ed ex magistrato cassazionista Italo Amorelli, uno dei decani dell’ordine romano, presidente del Lions Club Accademia, che partendo dall’inciso contenuto nell’art. 32 della Carta Costituzionale “il diritto alla salute come fondamentale diritto dell’individuo” afferma con forza la necessità che i medici tornino a comprendere, con maggiore forza, “leggendo, capendo, tenendo a mente, spiegando” quello che la loro professione ma, soprattutto, il “Giuramento di Ippocrate” impone loro e a ciò fanno eco le parole della psicologa dottoressa Maria Pia Malizia che riafferma la necessità dell’apprendimento come veicolo di sviluppo e di miglioramento.

nella foto, da sx, la dottoressa Maria Pia Malizia, l’avvocato Italo Amorelli, il dottor Emilio Scalise, la dottoressa Maria Rita Noviello ed il dottor Pier Luigi Bartoletti (ph L.I.)

La mattina si chiede poi con il racconto di Arianna Camilloni, PSF infermiere coordinatore UOS formazione e aggiornamento del personale: racconta i terribili giorni del Covid-19 non nascondendo la sua emozione che coinvolge l’intera sala e le più di 150 persone collegate in videoconferenza.

Arianna Camilloni

Due i concetti che esprime con forza: l’approccio più concreto alla salute tramite la “salutogenesi” in grado di occuparsi delle fonti stesse della salute, delle risorse generali e del senso di coerenza e poi la “patogenesi” per verificare al meglio tutte quelle alterazioni dello stato fisiologico che portano poi allo stabilirsi ed allo svilupparsi di una patologia.
Ma resta l’amarezza nelle sue parole: è pur vero che durante il periodo Covid-19 si sia parlato degli “angeli con il camice bianco” ma le troppe violenze che avvengo verso tutto il personale sanitario fanno riflettere a fondo.

nella foto, da sx, Davide Conforti, Claudio Rossi e il dottor Emilio Scalise (ph L.I)

Un “istrionico” ma concreto Claudio Rossi, accompagnato dal giovanissimo Davide Conforzi, ci raccontano la formazione del personale amministrativo che è, sotto alcuni punti di vista, il lato nascosto del mondo della Sanità ma nel contempo è anima stessa del Servizio.
Claudio Rossi racconta la sua esperienza ultra quarantennale nel mondo della sanità: “in ogni mio atto amministrativo ho sempre messo al centro il malato e credo che per chi oggi svolge tale attività debba essere sempre e comunque il principio base”.
Lo dice con quella forza emotiva e con la sua capacità di far comprendere come “l’ansia dell’atto amministrativo” non debba essere mai presente in chi agisce avendo la “persona al centro del proprio agire”.
“Potrà essere banale il mio pensiero ma esistono due tipi di impiegati: quello che fa l’impiegato e l’impiegato stesso” e nell’esempio della strada con buche spiega al meglio il suo concetto; “il primo le salta, il secondo costruisce a lato una strada in grado di raggiungere l’obiettivo ed una volta compiuto ciò si appresta a coprire le buche de disservizi che possono essersi generati dentro una procedura”.
Un atteggiamento che costruisce ricchezza e la sua speranza guardando negli occhi Davide Conforti è quella di poter essere riuscito a trasferire le sue esperienze e il suo modo di lavorare.
Entrambi orgogliosamente affermano di avere scelto di lavorare in ospedale con senso di responsabilità e di solidarietà.
La giornata si conclude poi con due esperienze che, apparentemente, poco legano con il mondo della sanità: la danza e l’arte figurativa.

nella foto, da sx, la dottoressa Giorgia Celli, la dottoressa Noemi Romana Bernardi ed il dottor Emilio Scalise (ph L.I.)

Giorgia Celli, psicologa, psicoterapeutica e ballerina, assieme a Noemi Romana Bernardi, psicologa clinica e psicoterapeutica, raccontano le proprie esperienze di danzaterapia: “dimmi come danzi la tua vita” è il loro incipit all’intervento perché attraverso di questo si ottengo esperienze di trasformazione in grado di ricreare, attraverso i movimenti autentici e primordiali, quella armonia nei corpi che riporta, prima di tutto, stabilità alle emozioni.
Una “sana follia” che riesca a liberarci da pregiudizi, preconcetti, paure e tabù dove tutti i sensi dell’uomo vengono esaltati.

la dottoressa Vincenza Ferrara (ph L.I.)

Vincenza Ferrara, docente esperta in Strategie di Pensiero Visivo dell’università La Sapienza, e Metello Iacobini responsabile di Ematologia Pediatrica presso il Policlinico Umberto I di Roma, “una apparente strana coppia” raccontano l’esperienza vissuta attraverso la sperimentazione e la ricerca VTS (Visual Thinking Strategies) ponendosi come obiettivo lo studio e l’applicazione di metodi innovativi per l’utilizzo dei patrimoni culturali come strumento per l’apprendimento, la promozione e l’inclusione sociale, il miglioramento delle relazioni interpersonali, la mediazione culturale e la salute è riuscita a ricreare una rete di rapporto umani ed lavorativi all’interno di una struttura, quella dell’Ematologia Pediatrica dell’ospedale Umberto I, “logorata” da un clima decisamente pressante trattandosi di oncologia pediatrica.
I risultati ottenuta dalla dottoressa Ferrara ed dal dottore Iacobini dimostrano come una maggiore sinergia, una miglioramento delle relazioni interpersonali hanno creato questa rete tra le diverse componenti della struttura realizzando un tangibile e concreto miglioramento.

il dottor Metello Iacobini (ph L.I.)

Una giornata davvero piena di spunti e di considerazioni.
Quello a cui teniamo maggiormente è ricordare come le persone che oggi abbiamo incontrato restino, al di là del camice, al di là dello sportello, degli esseri umani capaci di comprendere e verso i quali, come utenti, abbiamo il dovere di rapportarsi con rispetto ed attenzione, la stessa che, da sempre, loro hanno nei nostri riguardi.

intervista alle dottoresse norma sardella e MARIA RITA NOVIELLO ED AL DOTTOR EMILIO SCALISE (VIDEO REALIZZATO DA L.I.)



Lazio, all’Ospedale di Frascati la prima cistifellea asportata in anestesia locale

Il primo intervento chirurgico nella Regione Lazio di asportazione della cistifellea in anestesia locale è avvenuto con successo all’Ospedale di Frascati nel territorio della Asl Roma 6.
 
Si tratta di una rivoluzione nell’ambito della chirurgia generale che supera la rigida “condicio sine qua non” che per eseguire una procedura di laparoscopia, è necessario eseguire un’anestesia generale con intubazione.
 
Ora nel Lazio è possibile e si apre un nuovo percorso di presa in carico di pazienti con quadri clinici complessi per cui l’anestesia generale risulterebbe molto rischiosa.
Ma veniamo ai fatti. Al San Sebastiano è stata effettuata una colecistectomia laparoscopica in anestesia locoregionale a una signora di 74 anni, già plurioperata all’addome e con diverse comorbilità tra cui cardiopatia ischemica ed ipertensiva, insufficienza respiratoria e inoltre impossibilitata a camminare a causa di una grave forma di artrosi.
 
Proprio In considerazione del quadro di salute complesso della paziente, e delle continue coliche epatiche di cui soffriva sfociate in una una colecistite, l’equipe chirurgica ed anestesiologica dell’ospedale, avendo già maturato esperienza in interventi laparotomici di chirurgia maggiore in anestesia locoregionale, ha deciso si non sottoporre la signora a un intervento in anestesia generale, bensì locale, pur trattandosi di intervento laparoscopico.
 
Grande soddisfazione, in merito alla tecnica Anestesiologica, è stata espressa sia dalla paziente che dal chirurgo Dr. Massimiliano Boccuzzi, Direttore della UOC di Chirurgia Generale e dal suo aiuto Dr Angelo Torcasio insieme al direttore del servizio anestesia dott. Benedetto Alfonsi.
 
L’intervento è durato 60 minuti ed è stato effettuato con un pneumoperitoneo ridotto da 12mmHg ad 8mmHg, di conseguenza con un campo lievemente ridotto e senza curarizzazione, tutto ciò ha richiesto esperienza nella tecnica laparoscopica e affiatamento tra equipe anestesiologica, chirurgica ed infermieristica.
 
Di fatto operare in laparoscopica in anestesia locale evita il presentarsi delle complicazioni dovute all’operazione chirurgica  con anestesia generale, c’è una minore occupazione della sala operatoria e i tempi di ripresa del paziente si accorciano.
 
La signora infatti ha avuto una ottima ripresa post operatoria ed è stata dimessa il secondo giorno. A distanza di meno di un mese dall’operazione è in buona salute.
 
Grazie alla tecnologia e la fiducia messa a disposizione dalla direzione strategica della Asl Roma 6,l’ Unità Operativa Complessa (Uoc) di Chirurgia Generale dell’Ospedale San Sebastiano di Frascati ha dato inizio, per la prima volta nella Regione Lazio a un innovativo studio prospettico per le colecistectomie laparoscopiche con comorbilità eseguite in anestesia locoregionale. 
 
“Da diversi anni – dichiara il dottor Massimiliano Boccuzzi – presso il nostro presidio ci siamo prodigati, Chirurghi ed Anestesisti, all’affinamento di tecniche, che ci possano condurre ad una sensibile riduzione dei rischi operatori e delle complicanze, nei pazienti anziani e nei pazienti con gravi comorbilità, con il fine di raggiungere questo traguardo. Un grande ringraziamento agli anestesisti, ai miei chirurghi ed alla professionalità e all’affiatamento degli infermieri ed OSS del blocco operatorio e del reparto di degenza dell’area chirurgica che con competenza e grande umanità seguono i pazienti nel blocco operatorio e nel reparto di degenza”.
 
Non sono mancati i complimenti della direzione della Asl Roma 6: ”Siamo orgogliosi – hanno detto il Commissario Straordinario della Asl Roma 6 dott. Francesco Marchitelli e il Direttore Sanitario dott. Vincenzo Carlo La Regina – per l’importante traguardo raggiunto qui all’ospedale di Frascati che servirà per rivoluzionare questa tipologia di interventi chirurgici riuscendo a curare anche pazienti con quadri molto complessi. Adesso è necessario continuare a coltivare questa tecnica e trasmetterla per garantire un nuovo futuro approccio chirurgico in questo campo”.

 

 

Privo di virus.www.avast.com




Aumentano le infezioni sessuali fra i giovani in Italia: sù sifilide e clamidia

“I dati del 2022 mostrano un incremento delle Ist (infezioni sessualmente trasmesse) soprattutto tra i giovani”. Lo dice Barbara Suligoi, direttrice del Centro operativo Aids dell’Istituto superiore della Sanità, durante la XVI edizione di Icar (Italian Conference on Aids and Antiviral Research), svoltasi a Roma dal 19 al 21 giugno. “Per la gonorrea sono stati segnalati al sistema sentinella circa 1.200 casi, che rispetto agli 820 del 2021 implicano un aumento del 50%. Per la sifilide, siamo passati da 580 casi del 2021 a 700, con un aumento quindi del 20%”, sottolinea. “Questa crescita nei numeri non è solo un effetto della maggiore socializzazione che si è verificata dopo le fasi più acute della pandemia da Covid-19. Questo aumento si riscontra anche rispetto al 2019, quando i casi di gonorrea erano stati 610 (quindi rispetto ad allora sono aumentati del 100%), mentre quelli di sifilide erano 470, incrementati quindi di oltre il 50%”, fa notare. Un dato preoccupante riguarda anche i casi di clamidia: “Anche sulla clamidia il riscontro è analogo: dagli 800 casi del 2019 si è giunti nel 2022 a 993, con un aumento del 25%”, afferma. “L’aspetto più rilevante è il coinvolgimento giovanile, in particolare le ragazze under 25: la prevalenza della clamidia tra le giovani di questa fascia d’età è del 7%, mentre sopra i 40 anni è appena 1%. In 3 casi su 4 l’infezione è asintomatica, quindi molte ragazze non se ne accorgono per lungo tempo”, aggiunge. Uno dei problemi più rilevanti nei giovani è la mancanza di consapevolezza sulle malattie sessualmente trasmissibili. “I giovani spesso non sanno dove reperire le informazioni e dove eseguire i necessari controlli, non si recano regolarmente presso uno specialista come avviene in età adulta con il ginecologo e l’andrologo. Inoltre, spesso si informano sul web, con fonti approssimative se non fuorvianti”, fa notare Suligoi. “Questi elementi avviano un circuito di non consapevolezza, che aumenta esponenzialmente nei momenti di socialità, in cui si abbassa la soglia della prudenza, con la perdita delle inibizioni e delle protezioni. Inoltre, alcuni ragazzi fanno uso di droghe o di chemsex, ma, considerando queste attività occasionali, non le ritengono, erroneamente, situazioni di rischio. Servirebbe quindi una maggiore informazione, un’educazione all’affettività a livello scolastico, percorsi chiari sul territorio per chi abbia bisogno di una consulenza tempestiva in caso di sospetto di aver contratto una Ist”, conclude. 




Malattie dell’apparato respiratorio: sintomi e profilassi

Le malattie dell’apparato respiratorio sono tra le condizioni più comuni che affliggono la popolazione mondiale, variando da infezioni lievi a patologie croniche e potenzialmente fatali. Riconoscere i primi sintomi e sapere come affrontare queste malattie è cruciale per prevenire complicazioni e migliorare la qualità della vita.

I sintomi iniziali delle malattie respiratorie possono variare notevolmente a seconda della patologia, ma alcuni segnali comuni includono:

  1. Tosse Persistente: Una tosse che dura più di qualche settimana può essere indicativa di bronchite, asma, polmonite o altre condizioni respiratorie. La tosse può essere secca o produttiva (con espettorato).
  2. Dispnea: La difficoltà respiratoria o mancanza di respiro, nota come dispnea, può manifestarsi durante l’attività fisica o a riposo. Questa è un sintomo chiave in patologie come l’asma, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e l’insufficienza cardiaca.
  3. Sibili: Un suono sibilante durante la respirazione, spesso associato all’asma e alla BPCO, indica una restrizione delle vie aeree.
  4. Dolore Toracico: Dolore o senso di oppressione al petto possono essere sintomi di infezioni polmonari come la polmonite o di condizioni più gravi come l’embolia polmonare.
  5. Febbre: Una temperatura elevata può accompagnare infezioni respiratorie acute come l’influenza, la polmonite e la bronchite.
  6. Affaticamento: Stanchezza e debolezza sono sintomi non specifici che possono essere associati a numerose malattie respiratorie, particolarmente nelle forme croniche.

La gestione delle malattie respiratorie richiede un approccio multiprofessionale e varia a seconda della diagnosi specifica. Ecco alcuni passi generali per affrontarle:

Diagnosi Precoce: Consultare un medico ai primi sintomi è essenziale per una diagnosi accurata. Test diagnostici come spirometria, radiografia del torace, e esami del sangue possono aiutare a identificare la causa sottostante.

Terapia Farmacologica:

    • Broncodilatatori: Utilizzati principalmente per l’asma e la BPCO, questi farmaci aiutano ad aprire le vie aeree.
    • Corticosteroidi: Utilizzati per ridurre l’infiammazione nelle vie aeree, sono comunemente prescritti per l’asma e alcune forme di bronchite.
    • Antibiotici: Prescritti in caso di infezioni batteriche come la polmonite.
    • Antivirali: Utilizzati per trattare infezioni virali gravi come l’influenza.

    Modifiche allo Stile di Vita:

      • Smettere di Fumare: Il fumo è una delle principali cause di malattie respiratorie croniche. Smettere di fumare può migliorare notevolmente la funzione polmonare.
      • Esercizio Fisico: L’attività fisica regolare aiuta a migliorare la capacità polmonare e la salute generale.
      • Alimentazione Sana: Una dieta equilibrata può supportare il sistema immunitario e migliorare la gestione del peso, riducendo lo stress sul sistema respiratorio.

      Terapie Complementari:

        • Ossigenoterapia: Per i pazienti con insufficienza respiratoria cronica, l’ossigenoterapia può migliorare la qualità della vita.
        • Riabilitazione Polmonare: Programmi di esercizi e educazione specifica per pazienti con malattie polmonari croniche.

        1. Prevenzione delle Complicazioni:

        • Vaccinazioni: Vaccinarsi contro l’influenza e la polmonite è fondamentale per prevenire infezioni respiratorie gravi.
        • Igiene: Pratiche igieniche come lavarsi frequentemente le mani possono ridurre il rischio di infezioni respiratorie.

        Le malattie dell’apparato respiratorio possono avere un impatto significativo sulla salute e sulla qualità della vita. Riconoscere i primi sintomi e intervenire tempestivamente con misure appropriate è fondamentale per prevenire complicazioni e gestire efficacemente queste condizioni. Un approccio integrato che combina diagnosi precoce, terapia farmacologica, modifiche dello stile di vita e prevenzione può aiutare i pazienti a vivere meglio e più a lungo.




        Sanità pubblica, liste d’attesa: ecco i primi risultati del piano Schillaci

        In diverse regioni, i tempi di attesa per alcune visite specialistiche e interventi chirurgici sono già diminuiti del 20-30%

        Negli ultimi anni, le liste d’attesa negli ospedali italiani sono state una delle problematiche più pressanti del sistema sanitario nazionale. Tuttavia, recenti sviluppi suggeriscono che questa criticità sta finalmente trovando una via di risoluzione grazie a una serie di interventi strutturali e organizzativi promossi dal Ministero della Salute.

        Le liste d’attesa per visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici rappresentano da tempo una delle maggiori fonti di disagio per i pazienti. Tempi di attesa lunghi possono peggiorare le condizioni di salute dei pazienti, ritardare diagnosi e trattamenti, e mettere a dura prova la fiducia nel sistema sanitario pubblico.

        Secondo dati recenti, in alcune regioni d’Italia, i tempi di attesa per una visita specialistica possono superare i sei mesi, mentre per un intervento chirurgico non urgente i pazienti possono aspettare anche più di un anno. Questo ha spinto molte persone a ricorrere al settore privato, aumentando le disuguaglianze di accesso alle cure.

        Le misure adottate

        Per affrontare questa emergenza, il Ministero della Salute ha implementato un piano nazionale che mira a ridurre significativamente i tempi di attesa entro il prossimo biennio. Tra le misure adottate figurano:

        1. Aumento dei finanziamenti: Un aumento dei fondi destinati agli ospedali pubblici per l’assunzione di personale sanitario e l’acquisto di nuove attrezzature diagnostiche. Questo intervento mira a potenziare la capacità operativa delle strutture ospedaliere.
        2. Digitalizzazione: L’implementazione di sistemi di prenotazione online e telemedicina, che consentono una gestione più efficiente delle risorse e una riduzione dei tempi di attesa. La digitalizzazione permette anche di effettuare consulti a distanza, riducendo il carico di lavoro degli ambulatori.
        3. Ottimizzazione delle risorse: Una migliore organizzazione del personale e delle risorse esistenti. Questo include l’allungamento degli orari di apertura degli ambulatori, la possibilità di effettuare esami anche nei giorni festivi e una gestione più flessibile delle agende dei medici.
        4. Monitoraggio e trasparenza: L’introduzione di sistemi di monitoraggio per verificare i tempi di attesa in tempo reale e la pubblicazione di questi dati per garantire trasparenza e responsabilità.
        5. Incentivi per le prestazioni: L’introduzione di incentivi per il personale sanitario che riesce a ridurre i tempi di attesa attraverso una maggiore efficienza operativa.

        I primi risultati

        Le prime evidenze mostrano segnali positivi. In diverse regioni, i tempi di attesa per alcune visite specialistiche e interventi chirurgici sono già diminuiti del 20-30%. La digitalizzazione sta facilitando le prenotazioni e migliorando la comunicazione tra medici e pazienti. Inoltre, il personale sanitario ha risposto positivamente agli incentivi, dimostrando un maggiore impegno nel ridurre i tempi di attesa.

        Nonostante i progressi, le sfide rimangono. La carenza di personale sanitario è ancora un problema in molte aree del Paese, e l’integrazione dei nuovi sistemi digitali richiede tempo e formazione. Inoltre, è essenziale che i finanziamenti continuino a essere adeguati e che le misure adottate siano costantemente monitorate e adattate alle esigenze in evoluzione.

        Il Ministero della Salute ha sottolineato l’importanza di un approccio collaborativo tra governo, regioni, ospedali e cittadini per garantire il successo del piano. La riduzione delle liste d’attesa non solo migliorerà la qualità delle cure, ma rafforzerà anche la fiducia dei cittadini nel sistema sanitario pubblico.

        In conclusione, sebbene la strada sia ancora lunga, gli sforzi in corso stanno iniziando a mostrare risultati promettenti. La risoluzione della criticità delle liste d’attesa rappresenta una priorità per garantire un sistema sanitario più equo ed efficiente, capace di rispondere tempestivamente alle esigenze di tutti i cittadini.




        Terapie antidolore: le nuove frontiere nelle malattie oncologiche

        Il trattamento del dolore oncologico rappresenta una delle sfide più ardue nella medicina moderna. Con il continuo avanzare delle tecnologie e delle conoscenze scientifiche, nuove frontiere si aprono nel campo delle terapie antidolore, offrendo speranza e sollievo a milioni di pazienti affetti da malattie oncologiche.

        L’importanza del trattamento del dolore oncologico

        Il dolore cronico è una realtà per molti pazienti oncologici, influenzando drasticamente la loro qualità di vita. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa il 55% dei pazienti con cancro in fase avanzata soffre di dolore severo, che richiede un’attenzione medica costante e innovativa.

        Terapie farmacologiche avanzate

        Le terapie farmacologiche restano una delle prime linee di difesa contro il dolore oncologico. Negli ultimi anni, l’introduzione di nuovi analgesici e la combinazione di farmaci esistenti hanno migliorato significativamente il controllo del dolore. Farmaci oppioidi di nuova generazione, come il tapentadolo e l’ossicodone, offrono un’efficacia paragonabile alla morfina, ma con un profilo di effetti collaterali più gestibile.

        Inoltre, la ricerca su farmaci non oppioidi sta aprendo nuove possibilità. Gli antagonisti del recettore NMDA e i cannabinoidi medici stanno dimostrando potenziale nel trattamento del dolore neuropatico, spesso resistente ai trattamenti tradizionali.

        Approcci integrativi e personalizzati

        L’oncologia moderna pone sempre più attenzione all’approccio personalizzato e integrativo. Le terapie basate sull’immunomodulazione, ad esempio, mirano a ridurre l’infiammazione e il dolore attraverso la modulazione del sistema immunitario. Questa metodologia si è dimostrata promettente, specialmente in combinazione con terapie convenzionali.

        L’uso della genomica per personalizzare i trattamenti antidolore sta rivoluzionando il campo. Analizzando il profilo genetico del paziente, i medici possono prevedere la risposta ai diversi farmaci e adattare la terapia di conseguenza, aumentando l’efficacia e riducendo gli effetti collaterali.

        Tecnologie innovative

        La tecnologia sta giocando un ruolo cruciale nelle nuove frontiere delle terapie antidolore. Le tecniche di neuromodulazione, come la stimolazione del midollo spinale e la stimolazione nervosa periferica, stanno emergendo come soluzioni efficaci per il dolore cronico oncologico. Questi dispositivi impiantabili interferiscono con i segnali di dolore prima che raggiungano il cervello, offrendo sollievo significativo.

        L’intelligenza artificiale (IA) e il machine learning stanno trasformando la gestione del dolore. Algoritmi avanzati possono analizzare grandi quantità di dati clinici per identificare pattern e prevedere le risposte ai trattamenti, supportando i medici nella scelta delle terapie più appropriate.

        Terapie non farmacologiche

        Le terapie non farmacologiche stanno guadagnando terreno come complementi cruciali alle opzioni tradizionali. La mindfulness, la meditazione e la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) sono state riconosciute per la loro capacità di aiutare i pazienti a gestire il dolore cronico e migliorare la qualità della vita.

        L’uso della musicoterapia, dell’arte terapia e delle tecniche di rilassamento fornisce ulteriori strumenti per il supporto emotivo e psicologico dei pazienti oncologici, dimostrando che il benessere mentale è strettamente collegato al controllo del dolore fisico.

        La prospettiva futura

        Il futuro delle terapie antidolore nelle malattie oncologiche appare promettente. La continua ricerca e innovazione nel campo promettono di offrire soluzioni sempre più efficaci e meno invasive. La collaborazione tra oncologi, ricercatori e tecnologi è essenziale per sviluppare nuove terapie e migliorare la vita dei pazienti.

        La speranza è che, con l’avanzare delle conoscenze e delle tecnologie, il dolore oncologico possa diventare sempre più gestibile, permettendo ai pazienti di vivere con dignità e minor sofferenza. Le nuove frontiere delle terapie antidolore non solo offrono sollievo fisico, ma rappresentano anche un passo avanti nella battaglia per la qualità della vita e la dignità umana.




        Liste d’attesa, il Governo pronto con un decreto per abbatterle

        Si biforcherà in due provvedimenti la strategia del Governo per attaccare la piaga delle liste d’attesa nella sanità pubblica: in Cdm andrà subito un decreto legge ‘leggero’ che non ha sostanzialmente bisogno di risorse. Seguirà poi un Ddl più ‘ragionato’ in cui dovrebbero rientrare quei provvedimenti che hanno necessità di risorse. E’ quanto apprende l’Adnkronos Salute dopo la riunione che si è tenuta tra le Regioni e il ministero della Salute, presenti il sottosegretario Marcello Gemmato e il capo di Gabinetto Marco Mattei. Nessuno del Mef. Riunione “garbata nei toni, ma con qualche imbarazzo reciproco”, è trapelato dall’incontro, perché le Regioni hanno lamentato di aver visto le bozze del Dl solo sui giornali.

        I contenuti del decreto

        Il decreto conterrà alcune misure d’impatto e di riorganizzazione che non hanno necessità di corpose risorse, le visite e gli esami nel weekend, ad esempio. Ma anche la piattaforma di monitoraggio delle prestazioni che sarà in capo all’Agenas, per capire il peso di domanda e offerta di prestazione; l’interoperatività dei sistemi regionali e poi una struttura ispettiva creata ‘ad hoc’; l’implementazione dei Cup regionali con il privato accreditato e l’acquisto di pacchetti di prestazioni in intramoenia. All’interno del decreto dovrebbe essere garantito l’accesso alla telemedicina anche a medici di famiglia e pediatri. Il contributo delle ‘farmacie dei servizi’, presente nelle bozze del Dl, al momento sembra “più sfumato”.

        I contenuti del Ddl

        Nel disegno di legge, che avrà tempi più lunghi e metodi di confronto ‘ragionati’, perché sono necessarie molte risorse, dovrebbero confluire l‘innalzamento del tetto di spesa per il privato e le risorse aggiuntive per il personale.

        Medici Ssn: “Ddl schiaffo alla coerenza”

        “Se il decreto sulle liste d’attesa diventerà un disegno di legge sarà uno schiaffo alla coerenza e a questo punto il vero premier è il ministro Giorgetti. Il messaggio che arriva – afferma all’Adnkronos Salute Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao-Assomed, il sindacato dei medici dirigenti del Ssn – è che non c’è urgenza nel risolvere i problemi della sanità pubblica mentre da tempo chiediamo un riconoscimento professionale per i medici dirigenti anche con la defiscalizzazione della specificità medica. Si legge che stanno valutando le coperture, ma se hai solo tesoretto di 500 mln di euro e lo destini al privato accreditato” nella lotta alle liste d’attesa “vuol dire che non si è capito molto dei problemi del Servizio sanitario nazionale. Le risorse in più devono andare al personale”.




        Tumore al polmone non operabile e in stato avanzato: c’è una cura che riduce il rischio di morte dell’84 per cento

        La terapia mirata con la molecolaosimertinib ha ridotto il rischio di progressione di malattia o di morte dell’84% nei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (Nsclc) – la forma più diffusa – di stadio III non operabile e con mutazione del gene Egfr.

        I dati arrivano dal nuovo studio Laura presentato in sessione plenaria al congresso dell’American Society of clinical oncology (Asco) in corso a Chicago.

        Osimertinib prolunga la sopravvivenza libera da progressione di malattia di più di tre anni. I risultati sono pubblicati contemporaneamente sul New England Journal of Medicine. Sempre all’Asco è stato presentato anche lo studio Adriatic, che dimostra come la molecola durvalumab sia la prima immunoterapia che mostra un beneficio di sopravvivenza nel tumore del polmone a piccole cellule di stadio limitato, riducendo il rischio di morte del 27%. Passi avanti importanti, dunque, nel trattamento di due forme di tumore del polmone particolarmente aggressive e caratterizzate da bisogni clinici finora insoddisfatti.

        Osimertinib è un inibitore della tirosina chinasi dell’EGFR (Epidermal Growth Factor Receptor), specificamente progettato per trattare il tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) in stadio avanzato. Questa molecola ha rivoluzionato il trattamento del NSCLC, in particolare per i pazienti con mutazioni specifiche dell’EGFR.

        Meccanismo d’Azione

        Osimertinib si lega in modo irreversibile al dominio tirosina chinasi del recettore EGFR, che è spesso mutato nei tumori NSCLC. Le mutazioni più comuni dell’EGFR nel NSCLC includono l’esone 19 delezione e la mutazione L858R nell’esone 21. Queste mutazioni attivano in modo anomalo il recettore EGFR, stimolando la proliferazione cellulare e la sopravvivenza, contribuendo così alla crescita del tumore.

        Osimertinib è particolarmente efficace contro le mutazioni T790M, una mutazione secondaria che conferisce resistenza ai precedenti inibitori della tirosina chinasi dell’EGFR di prima e seconda generazione, come gefitinib ed erlotinib. La capacità di osimertinib di superare questa resistenza è una delle sue caratteristiche distintive.

        Efficacia Clinica

        L’efficacia di osimertinib è stata dimostrata in numerosi studi clinici. Il trial AURA3, per esempio, ha mostrato che osimertinib ha significativamente migliorato la sopravvivenza libera da progressione (PFS) nei pazienti con NSCLC avanzato con mutazione T790M rispetto alla chemioterapia standard.

        Inoltre, lo studio FLAURA ha dimostrato che osimertinib, utilizzato come trattamento di prima linea nei pazienti con NSCLC avanzato con mutazioni EGFR, ha migliorato sia la PFS sia la sopravvivenza globale (OS) rispetto agli inibitori di prima generazione come gefitinib ed erlotinib. Questi risultati hanno portato osimertinib a diventare una terapia standard di prima linea per questi pazienti.

        Sicurezza e Tollerabilità

        Osimertinib è generalmente ben tollerato. Gli effetti collaterali più comuni includono diarrea, rash cutaneo, secchezza della pelle e tossicità ematologica. Tuttavia, uno dei vantaggi di osimertinib rispetto agli inibitori di generazione precedente è la sua migliore tollerabilità e un profilo di sicurezza più favorevole.

        Impatto sul Sistema Nervoso Centrale

        Un altro aspetto importante di osimertinib è la sua capacità di penetrare la barriera emato-encefalica, rendendolo efficace contro le metastasi cerebrali, una complicazione comune e devastante nei pazienti con NSCLC avanzato. Questo distingue osimertinib dagli altri inibitori dell’EGFR che hanno una penetrazione limitata nel sistema nervoso centrale.

        Osimertinib rappresenta un avanzamento significativo nel trattamento del NSCLC avanzato con mutazioni dell’EGFR. La sua capacità di superare la resistenza alle terapie precedenti, il miglioramento della sopravvivenza globale e la sua efficacia contro le metastasi cerebrali lo rendono un’opzione terapeutica cruciale. La ricerca continua a esplorare nuove combinazioni e potenziali applicazioni di osimertinib, offrendo speranza per ulteriori miglioramenti nei risultati dei pazienti con tumore al polmone.




        Intelligenza artificiale e Aziende Sanitarie Locali: Quale futuro per la Sanità?

        L’intelligenza artificiale (IA) ha rapidamente guadagnato terreno nel settore sanitario, offrendo nuove possibilità e rivoluzionando le pratiche mediche tradizionali. Questa innovazione non riguarda solo le grandi istituzioni sanitarie, ma anche le aziende sanitarie locali stanno beneficiando delle potenzialità dell’IA. In questo articolo, esploreremo i benefici dell’IA per le aziende sanitarie locali e discuteremo il futuro promettente della sanità grazie a questa tecnologia.

        Una delle principali aree in cui l’IA sta portando benefici significativi alle aziende sanitarie locali è nella diagnosi e nel trattamento precoci delle malattie. Grazie alla capacità di analizzare grandi quantità di dati clinici e di imaging, l’IA può aiutare i medici a identificare segnali precoci di patologie come il cancro, le malattie cardiache e il diabete. Questo consente interventi tempestivi che possono migliorare notevolmente le prospettive di guarigione dei pazienti e ridurre i costi associati a trattamenti più invasivi o avanzati.

        Ottimizzazione dei Processi Operativi

        Le aziende sanitarie locali devono affrontare sfide complesse legate alla gestione dei pazienti, alla pianificazione delle risorse e all’ottimizzazione delle operazioni quotidiane. L’IA può svolgere un ruolo fondamentale nell’ottimizzare questi processi, ad esempio attraverso sistemi di programmazione intelligente che riducono i tempi di attesa per gli appuntamenti, o mediante l’analisi predittiva che aiuta a prevedere le necessità di personale e di risorse in base alla domanda prevista.

        Personalizzazione dei Trattamenti

        Ogni paziente è unico e risponde in modo diverso ai trattamenti medici. L’IA consente alle aziende sanitarie locali di offrire cure personalizzate e mirate, analizzando i dati genetici, clinici e comportamentali dei pazienti per identificare il trattamento ottimale per ciascuno. Questo approccio mirato non solo migliora i risultati clinici, ma riduce anche gli sprechi di risorse e i costi associati a trattamenti inefficaci.

        Telemedicina e Assistenza Remota

        L’IA sta rivoluzionando anche la telemedicina e l’assistenza sanitaria remota, consentendo alle aziende sanitarie locali di raggiungere pazienti al di fuori delle tradizionali strutture ospedaliere e ambulatoriali. Attraverso chatbot alimentati da IA, consulenze virtuali e monitoraggio remoto dei pazienti, le aziende sanitarie locali possono fornire un accesso più ampio ai servizi sanitari e migliorare la continuità delle cure.

        Ricerca e Sviluppo di Nuove Terapie

        Infine, l’IA sta rivoluzionando la ricerca e lo sviluppo di nuove terapie mediche. Attraverso algoritmi di apprendimento automatico, è possibile analizzare enormi database di dati molecolari e clinici per identificare nuovi bersagli terapeutici e sviluppare farmaci più efficaci e sicuri. Questo apre la strada a nuove scoperte e terapie innovative che possono trasformare radicalmente la pratica medica.

        L’intelligenza artificiale offre un potenziale enorme per migliorare le prestazioni delle aziende sanitarie locali e per trasformare il futuro della sanità. Dalla diagnosi precoce alla personalizzazione dei trattamenti, dalla gestione operativa alla ricerca di nuove terapie, l’IA sta cambiando il modo in cui le aziende sanitarie locali forniscono cure e servizi ai loro pazienti. Con un utilizzo responsabile e strategico dell’IA, possiamo aspettarci un futuro in cui la sanità sia più efficiente, efficace e accessibile per tutti.




        Frascati, ospedale: intervento chirurgico con tecnica all’avanguardia

        Asportato tumore allo stomaco a un’anziana senza anestesia generale
         
        Straordinario intervento chirurgico all’Ospedale San Sebastiano di Frascati dove è stato possibile evitare gravi complicanze post operatorie per Bice, una signora di 85 anni di Monte Compatri che è stata operata con anestesia spinale anziché generale per l’asportazione di un tumore esteso allo stomaco.
         
        Non c’è stata necessità di ricovero in terapia intensiva e nella degenza post operatoria non si sono resi necessari farmaci analgesici.
         
        La signora attualmente, a meno di una settimana dall’intervento, ha avuto una precoce ripresa ed è in buona salute, presto sarà dimessa per ricongiungersi ai suoi cari.
         
        Grande soddisfazione, in merito alla tecnica anestesiologica, è stata espressa sia dalla paziente che dal chirurgo operatore, il dr. Massimiliano Boccuzzi Direttore della UOC di Chirurgia Generale e dai suoi aiuti Dr. Francesco Boccaccini e Dr.Angelo Torcasio coadiuvati dalla preziosa collaborazione del servizio di endoscopia digestiva del San Sebastiano (Dr.Fabrizio Travaglini).
         
        Il Commissario Straordinario della Asl Roma 6 dott. Francesco Marchitelli e il Direttore Sanitario dottor Vincenzo Carlo La Regina si sono complimentati per questo straordinario risultato: “Questo significa salvare vite – hanno detto – siamo di fronte a un intervento che segna un passo fondamentale per la presa in carico dei pazienti complessi e in età avanzata che sempre più spesso sono costretti a subire le gravi complicanze post operatorie o addirittura a non potersi sottoporre agli interventi chirurgici perché eccessivamente rischiosi. Le persone per le persone, questa è un’altra grande testimonianza del percorso di umanizzazione della salute che abbiamo intenzione di portare avanti insieme”.
         
        Tecnicamente si è trattato di un intervento chirurgico di gastrectomia subtotale per una voluminosa neoplasia gastrica a un’anziana con un quadro clinico complesso perché già operata alcuni anni fa per una neoplasia del colon e venti giorni fa sottoposta a intervento per una frattura di femore post traumatica, sempre presso il San Sebastiano.
         
        In considerazione dell’età avanzata e delle varie comorbidità, in accordo con la paziente, l’equipe della UOSD di Anestesia e Rianimazione del San Sebastiano con il Responsabile Dott. Benedetto Alfonsi, afferente al Dipartimento di Emergenza diretto dalla Dott.ssa Carla Giancotti, ha deciso di non eseguire l’intervento in anestesia generale, bensì in anestesia locoregionale, che è stata effettuata dal Dr. Benedetto Alfonsi in collaborazione con il Prof.Fabrizio Fattorini.  
         
        All’anestesia spinale, necessaria per l’intervento chirurgico, è stato associato l’ESP Block bilaterale, un blocco di fascia ecoguidato della parete posteriore del torace.
         
        Il blocco di fascia è stato effettuato per garantire l’analgesia post operatoria senza la necessità di oppiacei. I blocchi di fascia rappresentano attualmente un ulteriore passo avanti nel controllo del dolore post operatorio. Per migliorare il comfort operatorio, durante l’intervento la paziente è stata lievemente sedata. Ora sta bene e l’intervento è riuscito.
         
        Tale testimonianza è importante anche dal punto di vista scientifico alla luce del continuo incremento di pazienti over 80 con molteplici comorbilità che sempre più spesso si rivolgono all’Ospedale di Frascati, essendo collocato in un’area demograficamente ricca di case di riposo per anziani e di pazienti geriatrici.
         
        “Da vari anni – dichiara il  dottor Massimiliano Boccuzzi, direttore UOC di Chirurgia Generale dell’Ospedale di Frascati – sono in aumento gli anziani sottoposti ad interventi di chirurgia maggiore che prima erano uno scoglio difficile da superare per alcune tipologie di pazienti e da anni chirurghi ed anestesisti sono impegnati nell’affinamento di tecniche anestesiologiche e chirurgiche mininvasive, che ci possano condurre ad una sensibile riduzione dei rischi anestesiologici e delle complicanze chirurgiche, in tali tecnologie la Asl Roma 6 si sta dimostrando un importante punto di riferimento permettendo agli operatori di poter crescere e perfezionare nuove tecniche a basso impatto di complicanze post operatorie”.

         

        Privo di virus.www.avast.com




        Facoltà di Medicina, al via il libero accesso. Bernini: “Formeremo 30mila medici superando numero chiuso”

        Ci si potrà iscrivere liberamente, senza passare attraverso test, al primo semestre di Medicina e chirurgia, Medicina veterinaria e Odontoiatria e protesi dentaria.

        È quanto prevede la riforma dell’accesso alla facoltà di Medicina. Verranno individuate le discipline in area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria che devono essere superate per l’ammissione al secondo semestre. Nel caso di mancata ammissione, verranno riconosciuti i crediti formativi utili per potere cambiare facoltà. Le nuove norme dovrebbero scattare nel 2025.

        Ministro Bernini: “Formeremo 30mila medici superando numero chiuso”

        “Trasparenza, equità, merito: è su questi principi che il governo e il ministero dell’università vogliono riformare l’accesso a Medicina, combinando le legittime aspirazioni degli studenti alle necessità del sistema sanitario. Sappiamo che nei prossimi anni potremo formare almeno 30mila futuri nuovi medici, ai quali dobbiamo garantire una preparazione di qualità, attenta soprattutto alle opportunità che le nuove tecnologie offrono in campo medico”. Lo ha spiegato il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. “Stiamo lavorando ad una riforma strutturata che superi il numero chiuso e punti all’eccellenza formativa e alla valorizzazione delle competenze. Siamo sulla buona strada. Sono davvero orgogliosa del percorso che anche il Parlamento ha avviato, all’insegna dell’ascolto, della massima collaborazione e dell’unità di intenti”.

        Ordine medici: “Nettamente contrari a stop al numero chiuso”

          La riforma non incontra però il gradimento dei medici. “Siamo nettamente contrari, e questa non è assolutamente una norma di buon senso: eliminare il numero chiuso a Medicina significa che fra 10 anni, il tempo necessario per formare un medico, avremo una pletora di laureati che non avranno possibilità di trovare un posto di lavoro come medici. Produrremo solo dei disoccupati”, ha spiegato il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli, commentando l’adozione da parte del Comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato del teso base per lo stop al numero chiuso. 

        Medici Anaao: “Stop numero chiuso colpo grazia a formazione medica”

          Anche il sindacato dei medici ospedalieri ha espresso forti perplessità. “Lo stop al numero programmato a Medicina dimostra ancora una volta che la cecità politica si sta ormai cronicizzando ed è il colpo di grazia alla formazione medica”, ha dichiarato Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed.  “Abolire il numero programmato – ha proseguito Di Silverio – è una soluzione miope e sintomo di assoluta mancanza di visione futura o peggio di una visione futura che porterà a una nuova pletora medica che favorirà manodopera privata a basso costo. Tutto questo in netto contrasto con le dichiarazioni del presidente del Consiglio dei ministri e del ministro della Salute sulla difesa del Ssn”.

        “In Italia esiste il numero programmato e invece di investire in programmazione si aprono le porte a 70mila giovanissimi studenti, confondendo il diritto allo studio con il diritto all’iscrizione alla Facoltà. Ma non resteremo in silenzio. Chiameremo a raccolta tutti gli studenti e gli specializzandi, tutta la categoria – ha annunciato Di Silverio – promuovendo raccolta firme e manifestazioni in tutta Italia affinché tutti abbiano la consapevolezza che questo è il colpo di grazia alla formazione medica, alla professione e soprattutto al sistema di cure pubblico”.