Comunali, Schlein: “il Partito e’ in ottima salute”. La segretaria annuncia battaglia per i ballottaggi

Giorgia Meloni vede in queste comunali una conferma dell’onda lunga che l’ha portata a palazzo Chigi. E, forte del risultato parziale delle amministrative, rilancia con decisione sulle riforme. Al momento l’unica certezza è che il primo tempo è finito 4 a 2 per il centrodestra: sono quattro i capoluoghi che andranno a loro sin dal primo turno avendo superato la soglia del 50% più 1.

Ma il Pd, analizzando i dati scorporati, il giorno dopo tira un sospiro di sollievo e mostra a sua volta ottimismo spiegando di essere il primo partito in quasi tutti i capoluoghi (dato peraltro confermato da un’analisi di Youtrend). Quindi mostra soddisfazione anche il segretario del Pd Elly Schlein che annuncia battaglia per il secondo turno.

Amministrative, Schlein: ‘Il Partito e’ in ottima salute’

“In questa tornata ci rialziamo con slancio, la destra frena. Guardiamo con grande ottimismo al secondo turno”, spiega Schlein dal Nazareno. “Il centrodestra conferma la sua forza di coalizione di governo, il valore della stabilità e della chiarezza di fronte agli italiani”, gli replica Meloni rilanciando subito la carta delle riforme: “il risultato del voto amministrativo – argomenta commentando i risultati delle comunali – è una ulteriore spinta all’azione del governo, il consenso degli elettori ci sprona ad accelerare sulla realizzazione del programma di riforme economiche, sociali e istituzionali”. Ma l’ analisi forse più puntuale del voto viene da Matteo Renzi che rileva come “ancora non abbia vinto nessuno: la vera partita si gioca ai ballottaggi”.

Infatti i ballottaggi del 28 e 29 maggio ad Ancona, Brindisi, Vicenza, Pisa e Siena saranno decisivi per stabilire il vincitore. Nel primo turno il centrodestra ha conquistato quattro sindaci nei comuni capoluogo di Latina, Sondrio, Treviso e Imperia con l’ex ministro dell’Interno e sindaco uscente Claudio Scajola, il centrosinistra due, a Brescia e Teramo. L’affluenza è scesa di poco, al 59,03% (-2,19% rispetto al voto precedente). In silenziosa attesa resta il Movimento Cinque Stelle che sembra avere difficoltà ad esprimersi sui risultati non certo lusinghieri di questo primo turno. Oggi a parlare per tutti ci ha pensato il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri che si è mostrato assai prudente: “dobbiamo aspettare il verdetto. Il M5S è al ballottaggio in molti comuni e grandi città come Brindisi. Il M5S ha sempre avuto difficoltà storiche sul territorio. Ma abbiamo avviato con Conte un progetto per un maggiore radicamento”.

Ma nascosti dall’anonimato alcuni parlamentari non nascondono un certo malumore. Non va meglio nel Terzo Polo dove continuano le schermaglie tra Renzi e Calenda: l’ex premier annuncia l’ingresso nella sua forza politica di Naike Gruppioni, imprenditrice bolognese eletta con Azione e di Giulia Pigoni di Sassuolo. Piccata la replica di Carlo Calenda che parla di “scippo” e aggiunge: “mi permetto solo di notare che, per rispetto alla comunità che l’ha eletta sei mesi fa quasi senza conoscerla, una comunicazione preventiva sarebbe stata più elegante”.




Velletri, elezioni: tutto pronto per eleggere il nuovo sindaco

A Velletri, 52 mila abitanti, sono sei i candidati a sindaco in lizza. Per il centrodestra corre unito portando l’avvocato Ascanio Cascella in ticket con Chiara Ercoli, già designata vicesindaca in caso di successo. Sono quattro le liste collegate a Cascella: Forza Italia, Lega, Fratelli D’Italia, Difendere Velletri con Paolo Felci, Per Cascella ci sono molte aspettative visti i risultati di Fratelli D’Italia alle ultime regionali che hanno espresso il consigliere regionale Giancarlo Righini e hanno premiato la costanza e presenza sul territorio del referente della Lega Tony Bruognolo.

Si ricandida per il secondo mandato l’attuale sindaco uscente Orlando Pocci di orientamento di cetrosinistra, sostenuto da sei liste: PD, M5S, la coalizione Europa Verde insieme a Velletri e beni comuni, Energia per Velletri, Viviamo Velletri, Velletri Noi Domani.

In lizza anche il predecessore di Pocci e suo ex sostenitore Fausto Servadio già sindaco per due mandati sostenuto dalla civica Insieme per Velletri e dalla coalizione di Italia Viva insieme ad Azione.
Aspirante alla poltrona di primo cittadino anche e l’ex assessore Romano Favetta che si è dimesso a due mesi della scadenza della consiliatura per potersi candidare. Favetta è sostenuto da due civiche: Movimento popolare per Velletri e Buona Velletri a tutti.

Unica corsa rosa l’avvocata Clorinda Ricci, candidata con la lista Forza del Popolo.

In Corsa anche Roberto Romagnoli con il Partito Socialista Italiano.
Quasi sicuramente Velletri andrà al ballottaggio a meno che non ci sia un passaggio clamoroso al primo turno.
Il primo turno delle elezioni amministrative comunali si terrà domenica 14 e lunedì 15 maggio 2023. Per i Comuni sopra i 15 mila abitanti, in caso di mancata vittoria con una preferenza superiore al 50 per cento, si dovrà attendere il ballottaggio che si terrà il 28 e 29 maggio sempre di domenica e lunedì. I candidati a sindaco sostenuti da più di due piste sono il sindaco uscente Pocci e il candidato di centrodestra Cascella. Tutti i candidati hanno condotto campagne elettorali serrate, entrando nel merito dei temi da affrontare e dei programmi. Il braccio di ferro a questo punto sembra essere, comunque tra il nuovo e l’esperienza. Com’è giusto che sia, sarà una sfida all’ultimo voto.




Governo, riforme costituzionali: pronto il confronto con le opposizioni

“Voglio fare una riforma ampiamente condivisa ma la faccio perchè ho avuto il mandato dagli italiani e tengo fede a quel mandato: voglio dire basta ai governi costruiti in laboratorio, dentro il Palazzo, ma legare chi governa al consenso popolare”.

Dal palco di Ancona, Giorgia Meloni ribadisce la sua ferma determinazione ad andare sino in fondo nella partita delle riforme costituzionali avvertendo le opposizioni: “non accetto atteggiamenti aventiniani o dilatori” Parole forti alla vigilia del confronto tra governo e opposizioni, che sembra partire in salita.

Al di là delle tesi della premier, nella maggioranza emergono evidenti forti differenze tra falchi e colombe: una spaccatura non tanto sul modello da adottare, quanto sulla strategia da intraprendere per raggiungere il risultato finale.

Oltre a Fratelli d’Italia, anche la Lega ritiene che, pur di ottenere il presidenzialismo, si possa andare avanti da soli, forzando i veti di chi non ci sta, mentre Forza Italia auspica che si trovi un’intesa bipartisan su un testo il più condiviso possibile. Riecheggando le parole di Meloni, Matteo Salvini osserva che “il massimo sarebbe che se metti mano alla Costituzione lo fai tutti insieme”. Però, poi, aggiunge: “Se qualcuno continuerà a dire no a qualsiasi proposta, alla fine saranno gli italiani a metterci il timbro e ad autorizzarlo”. Più cauto, invece, l’altro vicepremier, Antonio Tajani: “Per quanto riguarda le riforme – osserva il coordinatore nazionale azzurro – vogliamo ascoltare le proposte delle opposizioni: si devono scrivere insieme. Siamo pronti a lavorare in parlamento per garantire più stabilità in Italia perché questo significa essere più credibili”.

Anche il Pd sembra freddo: la segreteria dem ammonisce l’esecutivo perchè questo appuntamento non sia un modo “per distrarre l’attenzione sui temi che interessano le persone e le necessità del Paese: lavoro, sanità, Pnrr”. “Ora – osserva Giuseppe Conte – vediamo cosa ci dirà il governo: se sarà un prendere o lasciare il proprio progetto, che peraltro ha già annunciato e che a me sembra molto avventuroso, allora sarà il governo che vorrà rompere il dialogo con il Movimento 5 Stelle”.

Scintille anche sul fronte dell’autonomia: il Coordinamento per la democrazia costituzionale (Cdc), annuncia di aver raccolto le firme necessarie per presentare una legge costituzionale di iniziativa popolare contro l’autonomia differenziata voluta dal governo. Insomma, in un clima di generale scetticismo, da mezzogiorno sino alle otto di sera, nella biblioteca del presidente, una sala al primo piano di Montecitorio, si terrà un confronto che comunque sarà ai massimi livelli: per il governo ci sarà la premier, i vicepremier, il ministro per le Riforme Elisabetta Casellati, quello per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, i sottosegretari alla Presidenza Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e il costituzionalista Francesco Saverio Marini. Stesso discorso sul fronte dell’opposizione: ci saranno tutti i leader, compreso il Presidente dei Cinque Stelle.

Al di là delle sfumature dialettiche, la maggioranza si trova davanti a un bivio: c’è chi punta al blitz, all’approvazione di un testo a colpi di maggioranza, e chi invece vorrebbe raggiungere un accordo ampio, vedendo chiari i possibili rischi politici di un muro contro muro sulle modifiche costituzionali. Due impostazioni diverse che partono da due modi opposti di prevedere l’esito del referendum confermativo. I fautori della prova di forza sono convinti di poter vincere a mani basse una consultazione popolare a favore di un cambio di regole sulla forma di governo che il Paese attende da decenni. Di contro, i sostenitori della linea prudente, memori dell’esperienza vissuta da Matteo Renzi, sembrano più pessimisti, e temono che una sconfitta al referendum possa rappresentare uno scoglio contro cui potrebbe infrangersi il governo e la maggioranza che lo sostiene.

Cambia il calendario del tavolo, prima i 5s – E’ stato aggiornato il calendario degli incontri della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con le delegazioni delle forze politiche di opposizione in merito al tema delle riforme costituzionali. I primi ad essere ricevuti saranno i 5 Stelle, dalle 12:30 alle 14:00. Dalle 14:00 alle 14:45 sarà la volta del gruppo per le Autonomie e Componente Minoranze Linguistiche; alle 15:15, per un’ora, il turno di Azione – Italia Viva – Renew Europe mentre per mezz’ora, dalle 16:15 alle 16:45 verrà ricevuta la Componente +Europa. Dalle 17:30 alle 18:30 toccherà quindi al gruppo Alleanza Verdi e Sinistra. Il giro di consultazioni con le opposizioni terminerà alle 18.30 (fino alle 19.45) con la delegazione del Partito Democratico – Italia Democratica e Progressista.

La posizione del Pd: va bene il tavolo ma non l’elezione diretta del premier

“Sediamoci al tavolo, possiamo ragionare su ipotesi che garantiscano maggiore governabilità e rappresentanza, ma diciamo no all’elezione diretta del presidente del consiglio e tantomeno del presidente della Repubblica”. In base a quanto si è appreso da alcuni partecipanti alle riunioni di oggi del Pd, è la posizione della segretaria Elly Schlein, in vista dell’incontro di domani con la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, sulle di riforme. Il tema – è il ragionamento emerso negli incontri – non è come si garantiscano i pieni poteri alla donna sola al comando, ma come si possa migliorare l’assetto istituzionale. La proposta del Pd si rifarebbe al modello del cancellierato tedesco, con l’introduzione della sfiducia costruttiva e del potere di nomina e revoca dei ministri da parte del premier. Forte scetticismo è emerso di fronte a una eventuale proposta di bicamerale o di assemblea costituente, anche perché – è la riflessione – rischierebbe di trascinare il Paese in mesi e mesi di discussioni, mettendo in secondo piano le vere priorità, come lavoro e sanità. La linea del Pd, in ogni caso, sarà chiarita da Schlein nel corso dell’incontro con Meloni e sarà frutto della sintesi che farà la segretaria, anche alla luce di quanto emerso negli incontri di oggi con i componenti della segreteria e con i parlamentari dem che fanno parte delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. Ancora in corso la definizione della delegazione Pd che domani parteciperà all’incontro con Meloni. Dovrebbe essere composta dalla segretaria, dal capogruppo al Senato Francesco Boccia, dalla capogruppo alla Camera Chiara Braga e dal responsabile Riforme del Pd, Alessandro Alfieri.




Il Pd traballa con Schlein: Cottarelli si dimetterà da Senatore

Carlo Cottarelli si dimetterà da senatore.Lo ha annunciato lo stesso economista, eletto con il Pd, a Che tempo che fa, su Rai3, spiegando che l’Università cattolica gli ha “chiesto di dirigere un programma per l’educazioni delle scienze sociali ed economiche rivolto agli studenti delle scuole superiori”. Operation Smile, la dottoressa Giulia Rossetti: “Volontaria dal 2007, in missione con gioia”Sponsored By”Questa cosa – ha aggiunto – purtroppo non è compatibile con il Senato, e ho deciso di rinunciare alla posizione di senatore: mi dimetterò nella prossima settimana”. “Io andrei a farlo gratuitamente, si fa per spirito di servizio. Consiste in avere 15-20 personaggi senior che hanno avuto una carriera brillante, li chiamo senatori della cultura, che andrebbero a visitare scuole in tutta Italia, a parlare di economia, diritto, costituzione, e di come si comunicano queste cose”, ha spiegato Cottarelli. “Credo sia importante che ognuno faccia al meglio quello che può fare, credo di poter essere più utile al Paese nel mio ruolo di grillo parlante, di divulgatore”. Così Carlo Cottarelli ha spiegato la sua scelta di dimettersi da senatore, per dirigere un progetto dell’Università cattolica nelle scuole superiori. “Forse non è stato così in passato, ma c’è in questo momento storico un’estrema conflittualità fra minoranza e opposizione – ha spiegato l’economista, intervistato a Che tempo che fa, parlando di ciò che l’ha deluso nella sua breve esperienza in Parlamento -: faccio qualche esempio, è prassi che le minoranze presentino degli emendamenti, io ho visto che sistematicamente sono rigettati. Tanto quanto, spesso le minoranze propongono emendamenti quasi solo per fare ostruzionismo. Mi aspettavo un atteggiamento meno conflittuale”. Inoltre Cottarelli ha raccontato che “essere un uomo di parte dà meno credibilità alle cose che si dice”.”A me non sembra giusto cambiare partito, io sono stato eletto nel proporzionale, la gente non ha votato il mio nome ma il partito”. Lo ha spiegato Carlo Cottarelli, raccontando a Che tempo che fa la decisione di dimettersi da senatore. Eletto a settembre con il Pd, l’economista ha rivelato che gli “sono state fatte offerte di spostarmi in altri gruppi, non dico quali ma è abbastanza intuitivo: non sono di maggioranza né è il Movimento 5 stelle”. Cottarelli ha sorriso quando Fabio Fazio ha detto che poteva essere solo il Terzo polo di Azione e Italia viva”È giusto che quel seggio torni al Pd. Fra l’altro la prima non eletta è una persona molto brava, Cristina Tajani, che insegna al Politecnico di Milano, ed è anche abbastanza vicina all’area di Elly Schlein. Poi è una donna, si migliora anche la parità di genere”. Così Carlo Cottarelli, ospite di Che tempo che fa, su Rai 3, ha spiegato chi è destinato a succedergli in Senato, dopo che avrà rassegnato le dimissioni.Cottarelli: ‘A disagio nel Pd della Schlein'”E’ innegabile (basta vedere la composizione della nuova Segreteria) che l’elezione di Elly Schlein abbia spostato il Pd più lontano dalle idee liberaldemocratiche in cui credo. Ho grande stima di Elly Schlein e non credo sbagli a spostare il Pd verso sinistra”, “Ciò detto, mi trovo ora a disagio su diversi temi”. Lo scrive l’economista Carlo Cottarelli – che ha annunciato le sue dimissioni dal Senato e dal Pd – in una lettera a Repubblica, dove elenca tutti i temi in cui sente di avere “posizioni diverse da Elly Schlein”, dal Jobs Act al freno al Superbonus, dai termovalorizzatori, all’utero in affitto al nucleare. Il passaggio clou della lettera è quello dove l’economista eletto al Senato con il Pd spiega: -“è innegabile (basta vedere la composizione della nuova Segreteria) che l’elezione di Elly Schlein abbia spostato il Pd più lontano dalle idee liberaldemocratiche in cui credo. Ho grande stima di Elly Schlein e non credo sbagli a spostare il Pd verso sinistra. La scelta alle primarie è stata netta e i sondaggi la premiano. Un Pd più a sinistra può trasmettere un messaggio più chiaro agli elettori, cosa essenziale per un partito politico. Ciò detto, mi trovo ora a disagio su diversi temi. Una questione chiave è il ruolo che il “merito” debba avere nella società. Il principio del merito era molto presente nel documento dei valori del Pd del 2008, l’ultimo disponibile quando decisi di candidarmi. Manca invece in quello approvato a gennaio 2023 e nella mozione Schlein per le primarie”. “A livello più specifico, – aggiunge Cottarelli nella lettera a Repubblica – di recente ci sono stati diversi casi in cui non ho condiviso le posizioni prese dal Pd, per esempio su aspetti del Jobs Act, sull’aumento delle accise sui carburanti, sul freno al Superbonus e sul compenso aggiuntivo per insegnanti che vivono in aree dove il costo della vita è alto, come suggerito da Valditara. Ho posizioni diverse da Elly Schlein anche sui termovalorizzatori, sull’utero in affitto e in parte anche sul nucleare. Qualcuno dice che, date queste differenze, dovrei cambiare gruppo parlamentare. Non sarebbe giusto, anche perché sono stato eletto col proporzionale e quindi senza una scelta diretta sul mio nome da parte degli elettori. Il primo dei non eletti mi sostituirà senza perdite di seggi per il Pd. Mi sembra la scelta più corretta”. Quindi al Direttore di repubblica Maurizio Molinari Cottarelli anciticpa: “Nei prossimi giorni presenterò le mie dimissioni dal Senato che dovranno poi essere approvate dall’Aula. Non è stata una scelta facile e La ringrazio per l’opportunità di spiegarne le motivazioni. Lascio il Senato per andare a dirigere, a titolo gratuito, un nuovo Programma per l’Educazione nelle Scienze Economiche e Sociali di rivolto agli studenti delle scuole superiori offerto dall’Università Cattolica di Milano. L’idea è di costituire un gruppo di esperti senior di alto livello che, pro bono, visiteranno le scuole per condividere con gli studenti le loro esperienze accumulate in una vita lavorativa. L’obiettivo è di svolgere circa 150 visite all’anno, forse di più. I temi trattati comprenderanno le tendenze di breve e lungo termine dell’economia italiana, le politiche monetarie e di bilancio, le tematiche strutturali soprattutto rispetto all’inserimento nel mondo del lavoro, la sostenibilità economica e ambientale, la finanza, l’interazione tra economia e diritto, la costituzione italiana e l’importanza della comunicazione per le politiche economiche e sociali. Le presentazioni non comporterebbero costi per le scuole coinvolte. Ci sarebbero poi presentazioni serali per centri culturali, circoli per gli anziani e così via”.. “Credo molto in questo progetto – si legge ancora – anche perché penso sia importante che chi ha avuto tanto dalla vita e ha accumulato esperienze sia disposto a condividerle con giovani e altri. Rispetto alla mia attuale posizione al Senato, due cose hanno reso più facile accettare la proposta fattami dall’Università Cattolica. Primo, in questo momento storico mi sembra che nella vita parlamentare ci sia molta, troppa animosità. Spesso le posizioni sono espresse “per partito preso” e i dibattiti sono solo un’occasione per attaccare l’avversario. Non intendo criticare i miei colleghi. Una forte contrapposizione tra maggioranza e opposizione è probabilmente inevitabile in questo momento storico, ma i dibattiti estremizzati non sono nelle mie corde. Forse allora, nel mio piccolo, posso essere più utile al Paese tornando a commentare le politiche economiche dall’esterno, dicendo quello che penso senza il rischio di autocensurarmi”. Come secondo punto Cottarelli elenca dunque tutte le differenze che sente rispetto alla linea della nuova segreteria.




Lollobrigida, “No alla sostituzione etnica”: scoppia la polemica

“Le nascite non si incentivano convincendo le persone a passare più tempo a casa, perché si intensificano i rapporti, come ha sostenuto qualcuno, non è quello il modo.

Il modo è costruire un welfare che permetta di lavorare e di avere una famiglia, sostenere le giovani coppie a trovare l’occupazione.

Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, intervenendo al congresso della Cisal.

“Io ritengo l’immigrazione – spiega il ministro – un fatto naturale fisiologico, sono nipote di un emigrante, quindi mi guardo bene dal pensare che l’emigrazione e quindi l’immigrazione siano un problema. Anzi diventano un’opportunità di crescita per una nazione. Se ci sono richieste di forza lavoro, quando hai esaurito la domanda interna, puoi, devi dotare di forza lavoro anche che venga da altre nazioni. Bisogna chiarire che il primo nemico dell’immigrazione regolare, fatta attraverso flussi organizzati, si chiama immigrazione illegale e clandestina, ed e’ una strada che è stata finora percorsa e che noi stiamo provando a cambiare”.

Schlein: da Lollobrigida parole dal sapore suprematista
“Le parole del ministro Lollobridiga sono disgustose sono parole inaccettabili da chi ricopre il suo ruolo. Ci riportano agli anni ’30 del secolo scorso sono parole che hanno il sapore del suprematismo bianco”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, durante la manifestazione organizzata da Tavolo asilo e immigrazione a Roma contro il decreto Cutro. “Mi auguro che Giorgia Meloni e il governo prendano le distanze da queste dichiarazioni – conclude – fatte per altro nel giorno in cui il presidente Mattarella si trova in visita ad Auschwitz”.

Sensi: Lollobrigida parla di sostituzione etnica, vergogna per lui 
“Un ministro della Repubblica che, parlando non so a che titolo della questione seria e centrale della denatalità, evoca – testuale – la pseudo-dottrina della sostituzione etnica non è degno dell’incarico che ricopre. Non credo ci sia altro da dire. Mi vergogno per lui, per noi”. Lo scrive su Twitter il senatore del Pd, Filippo Sensi riferendosi alle dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida al congresso della Cisal.

Calenda: “Le parole di Lollobrigida? Una pericolosa involuzione”
“Riesumare il vecchio refrain della “sostituzione etnica” riporta il Governo ad una postura incompatibile con una presenza autorevole in Europa. Siamo di fronte ad un’involuzione sbagliata e pericolosa per l’Italia”. Lo scrive su twitter il leader di Azione Carlo Calenda commentando le parole del ministro Lollobrigida.




Pettegolezzi politici: “Deputata fa figlio con amante influente di Fdi”. Silvestri li umilia: «Vergognatevi, ecco il test del DNA!»

 “Sono stata costretta a fare il test di paternità per mio figlio di soli tre mesi.

E il padre è proprio Fabio, il mio compagno. Naturalmente, non avevo dubbi. Perché, quindi, l’ho fatto?. E, soprattutto, perché chiedo che venga riportata la notizia sui giornali? Se la fantasia (o la curiosità) vi sta portando chissà dove, leggete, e poi, mi auguro, vi indignerete insieme a me. Perché, delle volte, la becera realtà arriva a superare anche la più fervida fantasia”. Lo scrive Rachele Silvestri, deputata di FdI, ex M5S, in una lettera inviata al Corriere della Sera. “Nel 2019 sono uscita dal Movimento e, dopo un periodo nel gruppo Misto, ho aderito a Fratelli d’Italia. È stata una scelta di cuore e di ragione, perché col partito di Giorgia Meloni condividevo da tempo le idee e il coraggio – ricorda Silvestri -. Circa un mese fa, una persona amica mi racconta che gira la voce che il mio bambino non sarebbe figlio del mio compagno, ma di un politico molto influente di Fratelli d’Italia, a sua volta sposato. Mio figlio sarebbe, quindi, nato da una relazione clandestina, grazie alla quale io avrei anche ottenuto la mia candidatura”, racconta la deputata. “Riuscite soltanto a immaginare come mi sono sentita? Non bisogna essere una donna per capire lo schifo, la violenza, l’umiliazione”, aggiunge Silvestri. “Mi chiedo: ma in quanti modi il corpo di una donna può essere violato, calpestato, abusato? Quante volte il dono della procreazione può essere strumentalizzato e degradato? In nome di cosa è giustificabile la violenza su un bambino appena nato? Non so chi sia stato. Molti, però, hanno scelto di condividere una evidente calunnia, di telefono in telefono, di chat in chat, rendendosi complici di questo schifo – afferma -. E anche chi sa ma ha deciso di non parlare lo è”. “Ho scelto di rendere pubblica questa storia per tutelare mio figlio e Fabio, legittimo papà e mio amato compagno.Il mio augurio è che nessuno sia indulgente con l’autore della calunnia e con chi contribuisce a diffonderla”, conclude nella lettera.Solidarietà è stata espressa a Silvestri dalla la deputata del Partito Democratico, Michela Di Biase, su Twitter. “Vorrei dire a Rachele Silvestri, deputata di Fratelli d’Italia che oggi sul Corriere della Sera racconta la sua storia, che sì, ci siamo indignate con lei. Tutta la mia solidarietà”. Solidarietà anche dalla deputata di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli. “Solidarietà alla collega e deputata Rachele Silvestri vittima di un danno esistenziale enorme che l’ha colpita come donna, madre e politica in modo vergognoso. Si parla bene di difesa delle donne ma l’8 marzo regnava ovunque lo spettegolezzo, il chiacchiericcio, la diffamazione, l’infamia, come io stessa ho dovuto denunciare nel mio intervento in aula contro accuse sessiste peraltro prive di fondamento. Oggi dalle pagine del Corriere, Rachele è stata costretta a difendersi da quella spazzatura, inchiodando i professionisti della menzogna ma nessuno potrà restituire a lei e alle persone colpite il torto subito. Ciò nonostante c’è chi non si ferma e continua nell’opera di fango e denigrazione. Frustrati autori della disinformazione che inventano fake news probabilmente perché ciò che è finto nelle nostre vite è vero nelle loro, tanto da fargli dimenticare la linea di demarcazione. Qualcuno li avvisi che a forza di guardare dal buco della serratura si rimane piegati per sempre”.




Federazione PD Provincia di Roma intitolata a Bruno Astorre

Maugliani: “Un tributo doveroso che rispecchia i sentimenti della comunità politica che rappresentiamo.”

La federazione del Partito Democratico della Provincia di Roma verrà intitolata alla memoria del senatore Bruno Astorre morto precipitando dal quarto piano di uno degli uffici del Senato di Palazzo Cenci, a Roma lo scorso 3 marzo 2023.

“Lo abbiamo deciso all’unanimità nel corso della riunione del nostro attivo provinciale che abbiamo tenuto in call nella giornata di oggi.” – Così in una nota su Facebook il Coordinatore del partito per la Provincia di Roma Rocco Maugliani.

“Nelle prossime settimane – ha proseguito Maugliani – organizzeremo l’iniziativa che renderà effettiva questa decisione, la terremo al Provinciale e inviteremmo tutti coloro che potranno a partecipare. Bruno non è stato solamente il nostro territorio ma è indubbio che nel nostro territorio ha costruito una parte importantissima della sua azione politica e la traccia che ha lasciato nella nostra comunità è stata indelebile. Per questo, indipendentemente da quale sarà in futuro la sede del nostro partito, sarà la sede del Partito Democratico della Provincia di Roma, Federazione Bruno Astorre. Un tributo doveroso che rispecchia i sentimenti della comunità politica che rappresentiamo.”




Velletri, Fausto Servadio su ospedale: “Con coerenza sempre in difesa della salute pubblica”

 
VELLETRI, SERVADIO SU OSPEDALE: «CON COERENZA, SEMPRE IN DIFESA DELLA SALUTE PUBBLICA»

«Sull’ospedale di Velletri ci sarebbe tanto da dire e ricordare: governava il centrodestra in Regione quando presentai ricorso al Presidente della Repubblica, facemmo i consigli comunali straordinari in piazza, ci opponemmo in ogni sede e riuscimmo a scongiurarne il declassamento da Dea di primo livello a presidio territoriale. Oggi, con le ultime notizie che ci arrivano e che parlano di un nuovo possibile commissariamento della sanità potremmo ritrovarci a dover difendere il nostro ospedale. Siamo pronti ancora una volta a ripercorrere tutto ciò che abbiamo fatto per tutelare la salute di migliaia di persone. Il nosocomio di Velletri è una realtà seria e fondamentale per gli oltre 50 mila abitanti che vi risiedono e non solo perché serve un bacino di utenza di 150 mila persone. Con coerenza manteniamo la posizione di sempre: siamo dalla parte di chi considera l’Ospedale della nostra città un polo fondamentale di riferimento che per nessun motivo deve essere depauperato o subire razionalizzazioni a discapito della nostra salute». Così in una nota il candidato Sindaco di Velletri Fausto Servadio.




Velletri, con Servadio un nuovo rilancio del centro del storico e delle zone decentrate

«Al centro del nostro programma elettorale c’è una Città che deve diventare appetibile, vivace, un luogo da mettere in cima alle località da visitare. Oggi il centro di Velletri è una parata di negozi con le saracinesche abbassate, un borgo spento che non richiama quel turismo di qualità che invece merita. Il tessuto economico produttivo di Velletri va ricostruito attraverso il rilancio dell’artigianato e dei mestieri, dei laboratori che possono rimanere aperti per le vie del centro dove chi compra prima ha la possibilità di guardare come viene realizzato il prodotto. Parlo di orafi, pelletterie, ceramisti, norcinerie, insomma botteghe d’arte, di sapori e prodotti che è impossibile trovare nei grandi ipermercati, nei centri commerciali di cui siamo ricchi fuori dal centro storico. La Città, così, potrà godere sia delle aree più commerciali ma anche e di un centro storico con le botteghe artigianali che potranno essere affittate a prezzi calmierati. Soltanto intraprendendo un percorso di qualità è possibile restituire a Velletri l’importanza che merita. È necessario quindi riprogrammare quelle che sono le destinazioni d’utilizzo dei locali nel centro e tornare a prediligere l’artigianato che rappresenta per quest’area una rivalutazione delle tradizioni che caratterizzano la nostra amata e meravigliosa Città. Insieme dobbiamo fin da subito metterci al lavoro per rilanciare la nostra Velletri grazie al borgo ricco di storia, pronto a diventare un salotto all’aperto e ad accogliere un turismo lento e di qualità. E se il borgo deve diventare un prezioso scrigno di bellezze da visitare, abbiamo anche molte idee per le altre zone fuori dal centro. Ognuna avrà la propria vocazione ma ne parleremo strada facendo, insieme, per dare un nuovo volto alla nostra amata Velletri». Così in una nota il candidato Sindaco di Velletri Fausto Servadio




Bollette, Governo: si studiano nuovi aiuti per imprese e famiglie

Sul tavolo anche il tema della siccità

Nonostante il calo dei prezzi energetici rispetto ai picchi dei mesi scorsi, il governo si prepara a garantire un sostegno a famiglie e imprese anche oltre il 31 marzo, quando scadono gli sconti previsti dalla legge di bilancio. Questa volta però non ci si limiterà ad una proroga, ma il governo ha già detto di voler cambiare gli aiuti.

Tra le misure allo studio, si va dal bonus famiglie che premia il risparmio, alla soglia per i crediti d’imposta, fino al nodo degli oneri di sistema. Il nuovo decreto è quasi pronto sul tavolo del governo, che punta a portarlo al prossimo consiglio dei ministri, che dovrebbe riunirsi in settimana o al massimo all’inizio della prossima – se dovesse slittare per gli impegni internazionali della premier attesa a Bruxelles per il Consiglio europeo. La logica dei nuovi aiuti, ha spiegato in un’intervista la sottosegretaria all’economia Sandra Savino, è quella della “selettività”.

Si valuta in particolare il rinnovo del bonus sociale con le attuali soglie Isee, mentre per le imprese si studia un credito di imposta modulato sul prezzo del gas: l’idea è fissare una soglia oltre la quale lo sconto aumenta, mentre al di sotto non è previsto.

Per le famiglie, invece, come già annunciato dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, si pensa ad un bonus famiglie basato sui consumi, incentivando il risparmio: sulla misura, tuttavia, si attendono le proiezioni di fattibilità dell’Arera e l’avvio potrebbe quindi slittare al trimestre successivo. C’è poi il tema degli oneri generali di sistema, che finora sono stati azzerati, ma per i quali restano in piedi anche le ipotesi di un taglio parziale o addirittura della reintroduzione. La decisione non è ancora stata presa: “In questo momento ci sono ancora i tavoli tecnici che fanno le simulazioni, ci porteranno la proposta e su quello valuteremo”, spiega il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto.

Ma la preoccupazione delle associazioni dei consumatori è alta e sale il pressing sul governo: se non si rinnova per intero l’azzeramento degli oneri di sistema della luce e l’intervento sul gas, Iva al 5% e oneri, nonostante i prezzi all’ingrosso in calo, le bollette delle famiglie rischiano un’impennata, avvertono in coro, calcolando il rischio di un balzo del 58% per il gas e del 27% per la luce. Resta in primo piano intanto sul tavolo del governo anche il tema della siccità. Dopo la cabina di regia crisi idrica convocata per domani, è atteso nel prossimo consiglio dei ministri anche il decreto per affrontare l’emergenza: un provvedimento con semplificazioni e deroghe per accelerare le opere, per le quali ci sono risorse già stanziate per quasi 8 miliardi.




Governo, dopo Anastasio che cita Mussolini, un altro scivolone di Rampelli: una rondine non fa primavera ma due….

Certamente di scivoloni, “quelli del Governo della Meloni” ne stanno facendo parecchi. Pensiamo soltanto che poco meno di una settimana fa si è dimesso Claudio Anastasio, presidente di 3-i, la società pubblica che dovrebbe gestire il software di Inps, Istat e Inail. Anastasio è stato al centro di una grande polemica che gli è costata la poltrona a causa di una sua uscita infelice nell’ambito di una mail (finita sui giornali) che ha scritto e dove ha parafrasato il discorso di Mussolini del 1925 rivolgendosi al Cda e parlando di senso dello Stato, patria e responsabilità dei singoli. “Ho fatto un errore pazzesco – ha detto Anastasio – per il contesto storico di quel discorso, che in nessun modo però ho legato al delitto Matteotti”. Anastasio era collaboratore di Romano Mussolini, figlio del Duce, ma ha dichiarato che mai si è comportato ne privatamente, ne pubblicamente da fascista. Chiaramente il popolo non è fesso come diceva un grande attore perché di fatto Anastasio che certamente non vuole creare grattacapi alla Meloni ha anche capito che non era l’uomo giusto nei panni del presidente di una società in stallo, improduttiva e che dovrebbe necessariamente approfittare dei progetti Pnrr legati alla transizione digitale. E che non sia stato considerato giusto dal consiglio di amministrazione lo si è visto per due grandi reazioni: nessuna risposta alla sua mail e perdipiù uno dei sei del Cda ha dato in pasto alla stampa la mail con l’infelice citazione mussoliniana. Fatto sta che Anastasio si è dimesso e la figuraccia l’ha collezionata e ieri sera è toccato a Rampelli che sì avrà detto anche la sua ma non è certamente un pensiero condivisibile soprattutto se pronunciato da rappresentante delle istituzioni.

“Se due persone dello stesso sesso chiedono il riconoscimento, e cioè l’iscrizione all’anagrafe, di un bambino che spacciano per proprio figlio significa che questa maternità surrogata l’hanno fatta fuori dai confini nazionali”.

Così Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e esponente di FdI, nel corso della trasmissione In Onda su La7 ieri sera.

Parole a cui replica l’esponente del Pd Pina Picierno su Facebook: “Una frase cattiva, non soltanto nei confronti delle coppie che scelgono di accogliere con amore un figlio, ma soprattutto nei confronti dei figli stessi, che nemmeno possono difendersi da questa violenza.

Si spacciano per politici degni del governo del Paese – scrive l’esponente Dem – sono solo reazionari violenti.

Possibile che si arrivino a dichiarare certe cose? Purtroppo due bucce di banane cominciano a far vacillare la capacità che hanno alcuni signori di rappresentare degnamente le istituzioni. Una rondine non fa certamente primavera ma qui sembra che si lascino svolazzare certi pennuti per cominciare a potare qualche ramo secco. A pensar male si fa peccato, sicuramente.