Allarme rifiuti a Roma: scempio a Laurentino e Tor Vergata. Movimenti politici per scongiurare lo sciopero

ROMA – Laurentino 38 è una “monnezza”. Una settimana fa i residenti hanno gettato i rifiuti in mezzo alla strada e bloccato il traffico in segno di protesta a causa dei ritardi nella raccolta.

A Tor Vergata, via Oxford è stata chiusa a causa della spazzatura abbandonata. Basta farsi una passeggiata e scoprire com’è ridotto il sottopasso. Via Schiavonetti è letteralmente sommersa dall’immondizia.

Ieri i componenti della nuova giunta di centrosinistra del III Municipio sono andati nell’impianto di trattamento di via Salaria di Ama, quello contestato dai cittadini dei quartieri vicini perché produce cattivo odore. Le immagini parlano da sole: c’è un grosso cumulo di spazzatura  nel tmb.

A dire del presidente del Municipio, Giovanni Caudo e dell’assessore Cristian Raimo si è di fronte ad una vera e propria discarica dentro la città “è necessario ridurre conferimenti, la promessa della giunta di Roma Capitale di chiudere l’impianto nel 2019 difficilmente sarà mantenuta”.

Sabato la situazione sarà ancora più incandescente perché i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Fiadel hanno indetto uno sciopero di 24 ore a causa del mancato rispetto dell’impegno di sostituire i dipendenti andati in pensione preso da Roma Capitale in aprile e ancora non rispettato.

La sindaca pentastellata Virginia Raggi aveva assicurato che avrebbero modificato la delibera che impedisce le assunzioni aggiungendo che avrebbe assunto dei dirigenti. I sindacati hanno chiesto ad Ama operatori su strada i quali sono certamente più utili e indispensabili dei manager negli uffici. Nel frattempo l’assessore Pinuccia Montanari ha detto che serve il via libera del Mef per assumere ma che la soluzione è vicina. Per oggi è fissato l’incontro finalizzato ad evitare lo sciopero che servirebbe soltanto a paralizzare Roma, già ridotta a una discarica a cielo aperto.

Domani il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, incontrerà il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, per discutere della crisi dei rifiuti e di Roma. Ieri alla Camera Roberto Morassut, parlamentare del Pd, si è espresso in maniera categorica: «Finora il sistema ha tenuto, ma per l’estate a Roma si profila una vera a propria emergenza rifiuti, ambientale e sanitaria. Roma è lo specchio dell’inadeguatezza della gestione dei rifiuti da parte della giunta Raggi. Ogni giorno la Capitale ne produce 4.700 tonnellate, il corrispettivo, in termini di volume cubico, di una palazzina di 4 piani. Tremila di questi sono rifiuti indifferenziati, 1.500 sono trattati negli impianti a Roma e dintorni ma la maggior parte viene caricata e mandata fuori dalla regione”. E Stefano Vignaroli (M5S), relatore della legge ha subito replicato: “A Roma ci sono i problemi ma Morassut ha dimenticato in maniera strumentale le responsabilità nel Lazio del presidente Zingaretti e del Pd”. E i romani, intanto sono pieni di monnezza.




Pd: Martina eletto segretario dall’Assemblea Nazionale

Maurizio Martina è stato eletto dall’assemblea nazionale nuovo segretario del Pd. I voti contrari sono stati sette e gli astenuti 13. Martina, all’indomani delle dimissioni di Matteo Renzi, aveva assunto le mansioni di segretario reggente.  “Sarà un percorso lungo, perché la portata del cambiamento che abbiamo subito il 4 non ci consente di raccontare scorciatoie. Sarà un lavoro lungo, appassionante e rigenerante. Che ci consentirà di trovare la forza per l’alternativa”, è stata la conclusione del suo intervento.




Il sottosegretario alla Giustizia della Lega: via le correnti di sinistra delle toghe. E Legnini chiama in causa Bonafede: “Parole inaccettabili”

Scoppia il caso Morrone nei rapporti tra governo e magistratura. Il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, parlamentare della Lega, interviene a un corso di formazione per 350 giovani magistrati, a due giorni dalle elezioni dei togati del Csm, auspica che la magistratura si liberi dalle correnti, in particolare di quelle di sinistra.

La protesta parte da membri dell’organo di autogoverno della magistratura e arrivano al vice presidente Legnini, che chiama in causa il ministro Bonafede: ‘Gli telefonerò e gli scriverò per chiedergli di assumere delle determinazioni’. “Le parole del sottosegretario della Lega non possono essere né condivise né accettate. La libertà di associazione è riconosciuta dalla Costituzione a tutti i cittadini e ovviamente anche ai magistrati” precisa Legnini .

Da parte sua, Morrone insiste: ‘Ho parlato a titolo personale, rivendico la mia posizione’. “Rivendico la posizione politica, in magistratura non ci sono correnti migliori di altre. Ma le mie parole pronunciate questa mattina al Csm sono una opinione personale che non rappresenta la posizione del Ministro”. E’ quanto precisa il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone dopo le polemiche sollevate dal suo intervento. ” “In questo senso ho avuto un’uscita irruente e infelice rispetto al contesto e alla rappresentanza – prosegue Morrone – Rivendico comunque la posizione politica: la Lega ha sempre criticato le correnti in magistratura perché portano alle storture che sono emerse e a più riprese denunciate in diversi anni”. “Non era mia intenzione sostituirmi al ministro di cui stimo e rispetto la posizione – conclude – Così come rispetto la stragrande maggioranza della magistratura che porta avanti la propria missione con abnegazione e imparzialità”.

Per l’Anm le parole di Morrone sono “gravissime e inaccettabili” . Per il deputato M5s Andrea Colletti Morrone si dovrebbe scusare anche se la vergogna è un’altra: “Se è vero che va scardinato il sistema correntizio che sottintende alle nomine presso il CSM esso va scardinato in tutte le sue componenti, siano esse di destra che di sinistra. E va cancellata anche la vergognosa normalità di indicare dei politici come membri laici del CSM visto che non si deve mai politicizzare la magistratura, men che meno l’organo di autogoverno”.




Ecco il Piano di Salvini contro gli sbarchi dalla Libia

Il “Piano Salvini” per rafforzare la partnership con la Libia e mettere un freno all’immigrazione passa per “la fornitura di gommoni, equipaggiamenti e veicoli a Guardia costiera, Marina e Guardia di frontiera libiche”. Sono i dettagli del programma resi noti da fonti diplomatiche dopo una riunione della Commissione bilaterale italo-libica che si è tenuta lunedì a Tripoli. Presieduto dall’ambasciatore d’Italia in Libia, Giuseppe Perrone, l’incontro è il “primo esito concreto” della missione compiuta nella capitale libica il 25 giugno dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, proprio per dare immediata attuazione alle linee presentate dal vicepremier, è stato sottolineato. Tra gli altri punti dell’accordo, ci sono:

  • Un’accelerazione della manutenzione delle unità libiche
  • L’effettuazione dei sopralluoghi, chiesto in particolare per quello a Ghat, nel sud del Paese.

Il costo dell’accordo

Per l’operazione il governo italiano stanzia 1 milione e 150 mila euro, più altri 1,3 milioni in due anni per la manutenzione dei mezzi e la formazione del personale della Marina e della Guardia Costiera libica. È quanto prevede la bozza del decreto legge all’esame del pre consiglio dei ministri. Il decreto – si legge sul Sole24Ore – si compone di 4 articoli.

Il primo stabilisce che “è autorizzata, conformemente a specifiche intese con le competenti autorità” libiche e “nel rispetto delle vigenti disposizioni internazionali ed europee in  materia di sanzioni”, la cessione a titolo gratuito “fino ad un massimo di 10 unità navali Cp, classe 500, in dotazione al Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera” e “fino ad un massimo di 2 unità navali, da 27 metri, classe Corrubia, in dotazione alla Guardia di Finanza”. Per “il ripristino in efficienza, l’adeguamento strutturale e il trasferimento» in Libia, l’articolo 1 del decreto prevede uno stanziamento di un milione e 150mila euro. Un milione e 370mila euro sono invece stanziati nell’articolo 2 “per la manutenzione delle unità navali, per lo svolgimento di attività addestrativa e di formazione del personale” della Guardia Costiera e della Marina libica, “al fine di potenziarne le capacità operativa nel contrasto all’immigrazione illegale e alla tratta di esseri umani”.

L’accusa della Guardia costiera libica

Domenica la Libia sembrava voler respingere l’offerta dell’Italia pronta a donare 12 motovedette per i salvataggi in mare. Il portavoce della Guardia costiera di Tripoli, l’ammiraglio Ayoub Qassem, contattato dall’Agi, ha bollato come “propaganda politica” l’invio delle motovedette annunciato nei giorni scorsi dal ministro dell’Interno Matteo Salvini all’indomani del fragile accordo raggiunto dai paesi europeo basato appunto sulla capacità di soccorso in mare della Libia. Una presa di posizione però che contrasta con quella del Capo di Stato maggiore della Marina libica, l’ammiraglio Salem Rahuma. Rahuma ha infatti al contrario auspicato che l’Italia fornisca “il prima possibile” altri mezzi alla Guardia costiera di Tripoli per affrontare il traffico di esseri umani e fare “il bene” dei migranti. “Abbiamo un una collaborazione molto forte con l’Italia: sono sicuro che l’Italia appoggerà ancora di più la Marina e la Guardia costiera” libiche, ha detto l’ammiraglio all’Ansa. “Vorrei che questi aiuti arrivino il prima possibile. Sono sicuro che arriveranno per il bene dei migranti”, ha aggiunto.

La flotta della Guardia costiera libica

La “flotta” della Guardia costiera libica, spiega Repubblica, è però ancora quella: quattro motovedette, classe Bigliani, dismesse dalla Guardia di finanza, donate da Berlusconi a Gheddafi nel 2011, danneggiate durante la guerra, riportate in Italia per riparazioni e ridonate l’anno scorso, prima due e poi altre due, dal governo Gentiloni. Mezzi vecchi, con pochissime dotazioni di bordo e un numero limitato di personale all’altezza formato nei mesi scorsi in Italia. Le 10 motovedette della Guardia Costiera “Classe 500” previste dall’accordo sono barche di dieci metri in vetroresina, con un’autonomia di 200 miglia e una velocità massima di 35 nodi; le due unità navali “Classe Corrubia” della Gdf sono invece imbarcazioni da 27 metri che possono raggiungere i 43 nodi e hanno un’autonomia – alla velocità di crociera di 21 nodi – di 800 miglia, vale a dire 36 ore. L’equipaggio è composto da 14 persone.




Cassazione su truffa di Bossi da 49 milioni: sequestrare conti Lega Nord. Salvini: “Attacco alla democrazia”. Incontro con Mattarella

“Ovunque venga rinvenuta” qualsiasi somma di denaro riferibile alla Lega Nord – su conti bancari, libretti, depositi – deve essere sequestrata fino a raggiungere 49 milioni di euro, provento della truffa allo Stato per la quale e’ stato condannato in primo grado l’ex leader leghista Umberto Bossi. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni che accolgono il ricorso del pm di Genova contro Matteo Salvini contrario ai sequestri a ‘tappeto’. Il Riesame ora deve sequire le indicazioni degli ermellini’. Finora bloccati 1,5mln di euro.

Ad avviso dei supremi giudici, la Guardia di Finanza può procedere al blocco dei conti della Lega in forza del decreto di sequestro, emesso lo scorso 4 settembre dal pm di Genova, senza necessita’ di un nuovo provvedimento per eventuali somme trovate su conti in momenti successivi al decreto. Invece, secondo Giovanni Ponti, legale della Lega, le uniche somme sequestrabili sono quelle trovate sui conti “al momento dell’esecuzione del sequestro” con “conseguente inammissibilità delle richieste del pm di procedere anche al sequestro delle somme ‘depositande’”. Secondo la difesa della Lega, il pm potrebbe chiedere la confisca “anche delle somme future” solo durante il processo di appello.

Ma la Cassazione ha obiettato che i soldi sui conti potrebbero non essere stati trovati al momento del decreto “per una impossibilita’ transitoria o reversibile”, e il pm non deve dare conto di tutte le attività di indagine svolte “altrimenti la funzione cautelare del sequestro potrebbe essere facilmente elusa durante il tempo occorrente per il loro compimento”.

‘La decisione diventa eseguibile a condizione che la sentenza del Riesame segua il principio affermato dalla Cassazione’, dice il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, commentando il pronunciamento della Cassazione sul sequestro dei fondi della Lega. Il tribunale del Riesame non ha ancora fissato una data per la discussione.

La Lega intende chiedere un incontro al Capo dello Stato Sergio Mattarella appena ritornerà dalla Lituania. “Si tratta di un gravissimo attacco alla democrazia – riferiscono fonti della Lega – per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano. Un’azione che non ha precedenti in Italia e in Europa”.

Si tratta – proseguono le stesse fonti – di un attacco alla Costituzione perché si nega il diritto a milioni di italiani di essere rappresentati. È una sentenza politica senza senso giuridico. La Lega non ha paura, c’è clima di grande tranquillità e serenità anche se c’è la consapevolezza che “ci vogliono impedire di lavorare ed esistere“.

“Siamo stupiti di apprendere dalle agenzie, prima ancora che dalla Cassazione, le motivazioni della sentenza per cui dovrebbe proseguire il sequestro relativo a 48 milioni di euro di rimborsi elettorali”. “Forse l’efficacia dell’azione di governo della Lega dà fastidio a qualcuno, ma non ci fermeranno certo così”, Così Giulio Centemero, deputato della Lega e amministratore del partito.

“Consci della totale trasparenza e onestà con cui abbiamo gestito il movimento – si legge ancora – con bilanci da anni certificati da società esterne, e non avendo conti segreti all’estero ma solo poche lire in cassa visti i sequestri già effettuati, sarà nostra premura portare in monetine da 10 centesimi al tribunale di Genova tutto quello che abbiamo raccolto come offerte da pensionati, studenti e operai durante il raduno di Pontida. Forse l’efficacia dell’azione di governo della Lega dà fastidio a qualcuno, ma non ci fermeranno certo così”.

Da ambienti Lega filtra che sono in fase di perfezionamento e stesura decine di querele nei confronti di chi, osservano fonti leghiste, “parla a sproposito di soldi rubati dalla Lega”.

“Quei 49 milioni di euro non ci sono, posso fare una colletta, ma è un processo politico che riguarda fatti di 10 anni fa su soldi che io non ho mai visto”. Lo ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini al programma ‘In onda’ su La7, commentando le motivazioni della della Cassazione sui fondi della Lega.




Animali, Caramanica: “Rivoluzione animalista unico partito nato per la difesa dei 4 zampe”

ROMA – “In questi giorni leggiamo sui giornali molte notizie in merito al presunto fallimento dei movimenti animalisti italiani. Non è nostro intenzione guardare in casa di altri o entrare nel merito delle singole realtà territoriali, piuttosto quello che ci preme affermare è che è nata da qualche settimana un nuovo contenitore politico, un vero e proprio partito a difesa dei quattro zampe, chiamato “Rivoluzione Animalista”. Una novità nel panorama del nostro Paese, con un programma ambizioso e innovativo, totalmente basato sulla tutela degli animali e dell’ambiente. Abbiamo presentato la nostra agenda politica in occasione della manifestazione, svoltasi sabato 23 giugno sotto Montecitorio: l’avvio di un percorso sociale e territoriale, teso a difendere e valorizzare i diritti degli animali, con l’obiettivo di portare le istanze animaliste sui tavoli istituzionali che contano: dagli enti comunali alle Città Metropolitane, dalla Regioni al Parlamento. Dunque, Rivoluzione Animalista è un aggregatore di anime, voci, che con una attività fondata su concetti di cooperazione e impegno politico, intende difendere i diritti dei nostri amici animali. Tutti gli animali. Siamo e saremo presenti in tutta Italia e, non a caso, sono già numerose le associazioni ambientaliste e animaliste che ci hanno contattato per entrare a far parte del nostro progetto; il prossimo mese di settembre ci presenteremo ufficialmente alla platea pubblica e istituzionale, raccontando le nostre attività e facendo il punto sulla campagna di tesseramento – già partita – e sulla organizzazione territoriale del nostro partito”. Così, in una nota, il segretario nazionale di Rivoluzione Animalista, Gabriella Caramanica.




Di Maio, decreto dignità: interventi sul contratto a tempo determinato. Stretta su aziende che lasciano l’Italia

“Il preconsiglio dei ministri è oggi. Ma anche il consiglio dei ministri è stasera perché non c’è solo il decreto dignità da discutere, ma anche altri temi”. Lo afferma il vicepremier Luigi Di Maio in conferenza stampa anticipando che il decreto conterrà “interventi sul contratto a tempo determinato e a tutele crescenti”. Di Maio rispondendo alle domande dei giornalisti sulla convocazione del Cdm ha detto che avrebbe chiamato immediatamente palazzo Chigi per avere ulteriore conferma.

Il decreto dignità sarà “un primo passo in avanti”, dice il ministro del Lavoro, “però io so benissimo che il nostro intervento non potrà prescindere dall’abbassamento del costo del lavoro” e “questo nella legge di bilancio ci sarà”. “Il nostro obiettivo – dichiara – è abbassare il costo del lavoro per permettere alle persone di avere contratti con più tutele possibile e questo obiettivo richiede anche che le imprese devono smettere di spendere costi per la burocrazie per avere più risorse” per creare valore e lavoro.

Pacchetto fisco ‘light’ con ritocchi al redditometro, slittamento della scadenza dello spesometro al 28 febbraio (dal 30 settembre) e stop allo split payment solo per i professionisti. Lo prevede una delle ultime bozze del decreto dignità, che l’ANSA ha visionato, al vaglio dei tecnici al preconsiglio dei ministri prima di arrivare sul tavolo del governo.

Rivista, nell’ultima bozza del decreto dignità che l’ANSA ha visionato, la norma sulle delocalizzazioni che farà scattare multe da 2 a 4 volte il beneficio ricevuto per le imprese che delocalizzano “entro cinque anni dalla data di conclusione dell’iniziativa agevolata”. Una prima versione indicava un arco temporale di 10 anni. La stretta resta sia per chi lascia l’Italia per un Paese extraeuropeo si per chi trasferisce l’attività, anche in parte, in uno dei Paesi dell’Unione. Il beneficio, inoltre, andrà restituito con gli interessi maggiorati fino a 5 punti percentuali.

Tutte confermate, tranne la cancellazione dello staff leasing, le misure per contrastare il precariato in arrivo con il decreto dignità. Nell’ultima bozza infatti salta la misura che impediva contratti di somministrazione a tempo indeterminato. Si prevede comunque che nel caso di somministrazione a tempo determinato valgano le stesse regole degli altri contratti con scadenza. Quindi, per tutti i tempi determinati non si potranno avere più di 4 proroghe, con un limite di durata massima comunque non superiore a 36 mesi. Le nuove norme valgono anche nei casi di rinnovo dei contratti attualmente in corso. In caso di rinnovo, e per i contratti oltre 12 mesi, tornano le causali: temporanee e oggettive o per esigenze sostitutive; connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria; per picchi e attività stagionali. A ogni rinnovo i contratti avranno un costo contributivo dello 0,5% in più rispetto all’1,4% che già è a carico del datore di lavoro e che finanzia la Naspi.

Migranti: bozza dl, 10 motovedette e 2 navi a Libia – L’Italia donerà alla Libia dieci motovedette della Guardia Costiera e due unità navali della Guardia di Finanza. E’ quanto prevede la bozza del decreto legge all’esame del pre consiglio dei ministri che stanzia anche poco meno di un milione e 400mila euro in due anni per la manutenzione dei mezzi e la formazione del personale della Marina e della Guardia Costiera libica




Voglia di Salvini, nel Lazio pronti gli spostamenti di massa. Tersigni avverte: “A Nemi la Lega è opposizione”

La politica, si sa, è opportunità e ci sono determinati politici, ottimi comunicatori, talmente elastici e smart che riescono ad orientarsi subito a seconda del vento che tira. Adesso c’è l’ondata Salvini che sta letteralmente sgominando anche gli M5S. Salvini, fino a ieri bistrattato da alcuni, una gran fetta di perbenisti della politica a dir la verità, è diventato il soggetto del desiderio. Ora che Governa a maggior ragione. Abbiamo perciò assistito nel giro di un anno ad una migrazione verso la Lega come fosse l’unica arca della salvezza a cui aggrapparsi. La Lega continua il suo radicamento sul territorio. Sono infatti sempre più numerose le adesioni di amministratori che condividono il progetto politico di Salvini e le politiche del Governo. A L’Aquila dieci amministratori sono passati alla Lega Abruzzo.

Non parliamo del sud dove tanti amministratori sono passati da Forza Italia alla Lega, abbandonando definitivamente l’ammiraglia del Cav per puntare sul cavallo vincente del centrodestra. Sindaci, assessori, consiglieri comunali si sono buttati tra le braccia di Salvini dopo le elezioni. In Campania a guidare le truppe salviniane ci sono la onorevole Pina Castiello, ex Pdl in buoni rapporti con Cosentino e i Cesaro e come Cantalamessa, figlio di un notabile campano dell’Msi che fu seguace fedele di Almirante. Noto anche il passaggio con Salvini del dissidente forzista Domenico Di Giorgio, consigliere provinciale di Salerno ed ex sindaco di Montecorvino Pugliano, e dell’ex direttore generale dell’Asl Antonio Squillante.

Anche nel Lazio la Lega è cresciuta moltissimo

Da indiscrezioni il gruppo del centrista di Ciocchetti potrebbe decidere di passare nella Lega. Addirittura avrebbe un appuntamento fissato per mercoledì. Ma sono solo voci che provengono dai vari corridoi politici pieni di spifferi. Se così fosse il gruppo di Ciocchetti e del suo caudillo Giovanni Libanori potrebbero seguire la strada che ha già intrapreso prima di loro il giovane consigliere Stefano Tersigni che da Fratelli d’Italia è passato alla Lega con la nomina di coordinatore della Lega a Nemi.

Sull’ipotesi di un imminente passaggio del gruppo di Ciocchetti nella Lega di Salvini abbiamo sentito proprio Tersigni il quale, almeno per il momento fa spallucce ma allo stesso tempo mette subito i paletti che dai toni sembrano difficili da buttare giù: “Ho sentito anche l’On. Durigon (coordinatore provinciale della Lega) il quale non ha nessuna notizia in merito ma in qualsiasi caso, se dovesse esserci questo passaggio, Libanori ed eventualmente i Consiglieri Comunali a lui vicini dovrebbero passare all’opposizione. La Lega su Nemi la rappresento io in qualità di Coordinatore Comunale nominato ufficialmente dal Coordinatore Regionale l’On Francesco Zicchieri e la Lega a Nemi è e rimarrà all’opposizione”. Questa dunque la posizione di Tersigni: ben venga il passaggio ma a Nemi la Lega è all’opposizione. Staremo a vedere che piega prende questa ennesima storia politica. Occhio agli spifferi.

L’intervista a Luciano Ciocchetti a Officina Stampa del 30/03/2017




Alfano chiude con la politica: “Torno a fare l’avvocato”

L’ex ministro degli Esteri Angelino Alfano torna a fare l’avvocato e da lunedì prossimo diventerà consulente per lo studio legale BonelliErede su questioni di diritto e diplomazia internazionale. La novità è stata annunciata dallo studio milanese in una nota, in cui si afferma che Alfano sarà ‘of Counsel’, ossia consulente esterno, inserito in un focus team di professionisti su ‘Public International Law & Economic Diplomacy’.

All’interno del gruppo, si afferma, verranno integrate le competenze di Angelino Alfano con quelle di molti professionisti che si occupano di materie collegate al diritto internazionale pubblico come, ad esempio, anticorruzione, arbitrati internazionali, fiscalità e regolatorio. L’obiettivo è assistere non solo le aziende, ma anche Stati, Enti, Istituzioni dell’area del Mediterraneo, Africa e nel Medio Oriente per favorire gli investimenti. “Dopo aver definitivamente lasciato la politica, ho deciso di dedicarmi a tempo pieno alla libera professione, con un particolare orientamento allo scenario e ai mercati internazionali e l’opportunità di BonelliErede ha rappresentato una scelta naturale in questa direzione”, ha commentato Alfano. “Intraprendo questo nuovo percorso professionale con l’entusiasmo e la voglia di un progetto a lungo termine, in cui valorizzare al massimo le mie esperienze pregresse, pur in discontinuità rispetto ai ruoli da me ricoperti in passato”.

Alfano, 47 anni, ha ricoperto la carica di ministro in tre occasioni: dal 2008 al 2011 è stato ministro della Giustizia, successivamente dell’Interno dal 2013 al 2016, quindi ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale nel biennio 2017-2018. Inoltre, dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014 ha ricoperto la carica di vicepresidente del Consiglio dei ministri. Laureato in giurisprudenza nel 1993 presso l’Università Cattolica di Milano, con dottorato di ricerca in Diritto dell’Impresa presso l’Università degli Studi di Palermo, Alfano è abilitato all’esercizio della professione forense dal 1996. BonelliErede ha inoltre annunciato l’ingresso nel proprio team di un altro consulente, l’avvocato ed economista egiziano Ziad Bahaa-Eldin, già a capo della Egyptian Investment Authority e ministro della Cooperazione; sarà anche managing partner di Bahaa-Eldin Law Office, law firm egiziana appena costituita che lavorerà in collaborazione con BonelliErede.

“Per la nostra organizzazione – hanno commentato i co-managing Partner Stefano Simontacchi e Marcello Giustiniani – l’ingresso di Angelino Alfano e di Ziad Bahaa-Eldin rappresenta un salto in avanti. La loro vasta competenza nell’ambito della diplomazia economica, unita alla loro sensibilità nello sviluppo internazionale, rafforzeranno il nostro presidio in Africa e nel Medio Oriente. Da tempo avevamo in programma di sviluppare servizi di consulenza per Stati e Istituzioni che affiancassero quelli alle imprese e riteniamo che Angelino Alfano rappresenti il profilo giusto per aiutarci a realizzarli. Con Ziad e la costituzione della nuova struttura rafforzeremo inoltre in modo significativo la nostra presenza in Egitto”.




Fico difende le Ong e chiede solidarietà, la rete lo copre d’insulti: “Boldrino”

Basta farsi un giro su Twitter per vedere che il paragone è stato fatto già migliaia di volte in poche ore. Fico difende il lavoro delle Ong, e sui social lo si schernisce dandogli della Boldrini, un po’ in ogni declinazione. Apre le danze Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia: “Aggiornaci anche quando vai in visita dai terremotati italiani” e poi l’hashtag: “#Boldrino” in chiusura del tweet. E lo fa rispondendo direttamente ad un post del presidente della Camera.

Aggiornaci anche quando vai in visita dai terremotati italiani. #Boldrino

— Giorgia Meloni ن (@GiorgiaMeloni) 30 giugno 2018

A ruota seguono decine di commenti al suo tweet dove Fico viene duramente criticato, accusato di avere da presidente della Camera una posizione molto simile a quella di Laura Boldrini che alla presidenza di Montecitorio lo ha preceduto. “Abbiamo cacciato lei, cacceremo anche te”, scrive un utente. “Continua così e voteremo tutti per la Lega invece che 5 stelle”, scrive un militante dei pentastellati. “Hai già dimostrato diverse volte che non sei degno di questa carica”, “ha cabiato tessera, adesso è del Pd”, “Deve esserci qualcosa di strano in quella poltrona. Non può essere una coincidenza due su due…”, “Pensa a mettere in regola le domestiche di casa tua”, e diversi insulti di chi sostiene che Fico “non ama gli italiani”. Al presidente anche la solidarietà di molti utenti della rete, anche se in numero nettamente inferiore. Difendere le ong, chiedere solidarietà per i migranti o umanità davanti ai fatti di cronaca sembra decisamente impopolare oggi in Italia.

Incredibile sequela di insulti per @Roberto_Fico solo per aver dimostrato umanità. In ultimo la battuta di @GiorgiaMeloni che lo ha definito #boldrino.Che sia fuori moda occuparsi degli altri, degli ultimi con concreti gesti di vicinanza?Meglio la sola propaganda #salvinidimaio ?

— Laura Puppato (@LauraPuppato) 30 giugno 2018




Migranti: è scontro tra Conte e Macron

L’accordo sui migranti faticosamente raggiunto tra i 28 nella lunga notte di trattative si rivela alle prime luci dell’alba di Bruxelles per quello che è: un’intesa per salvare la faccia ed evitare l’implosione dell’Unione ma che risolve poco o nulla. E la lite a distanza tra il premier Giuseppe Conte ed il presidente francese Emmanuel Macron sui centri volontari per i migranti diventa emblematica del caos.

E’ proprio il concetto di volontarietà – cardine attorno al quale ruota tutta l’intesa – a rendere tutto troppo aleatorio. E le piattaforme di accoglienza da condividere in Europa tra gli Stati ‘volenterosi’ diventano il primo casus belli. Francia, Belgio, Olanda, Austria non ne vogliono sentir parlare. Lo spagnolo Pedro Sanchez spiega di averne già. E anche Conte, vista l’indisponibilità degli altri, ne sta alla larga. “I centri sorvegliati di accoglienza in Ue su base volontaria vanno fatti nei Paesi di primo ingresso, quindi sta a loro dire se sono candidati ad aprire questi centri. La Francia non è un Paese di primo arrivo”, mette le mani avanti Macron. In buona sostanza, il capo dell’Eliseo rimanda la palla a Italia, Spagna e Grecia. Ma così per Roma salta tutto. “Abbiamo finito alle 5 di mattina. Macron era stanco, lo smentisco”, gli replica stizzito Conte in conferenza stampa. Nell’accordo raggiunto, spiega, “non si fa riferimento a un Paese di primo transito o di secondo transito”. Ma linea di Parigi resta quella. E pochi minuti dopo le parole del premier, Macron la chiarisce di nuovo: “Il concetto di Paese di primo arrivo non si può cancellare. La Francia non è un paese di primo arrivo e non aprirà dei centri di controllo dei migranti”. Chiusura totale.

Anche tra Roma e Berlino le cose non vanno meglio: sui respingimenti, Angela Merkel ha chiuso intese bilaterali con molti Paesi, dalla Spagna alla Grecia, dall’Austria alla Francia, ma non con l’Italia. “Non riprenderemo alcun migrante che dovesse essere stato registrato da noi e poi andato in Germania”, avverte il presidente del Consiglio, insistendo sul fatto di non aver promesso niente alla cancelliera. Poco male per la Merkel, che lasciando Bruxelles con in tasca un carnet di accordi sui movimenti secondari “che dovrebbero più che soddisfare gli alleati bavaresi della Csu”, mette però in guardia Conte: continueremo a prendere rifugiati sbarcati in Italia “come abbiamo fatto in passato” solo se ci sarà un accordo con Roma sui movimenti secondari. Intanto i quattro Paesi dei Visegrad esultano per essere riusciti ad evitare le quote obbligatorie per la ridistribuzione dei migranti. Di “grande vittoria” parla l’ungherese Viktor Orban. Un “gigantesco successo” lo definisce il polacco Mateusz Morawiecki. E “soddisfazione” viene espressa dallo slovacco Peter Pellegrini e dal ceco Andrej Babis