Asselborn, merde alors? Il ministro piuttosto si vergogni e chieda scusa all’Italia!

Diciamo subito una cosa: il Belgio fa la voce grossa – a sproposito. È un piccolo paese, con 11 milioni e rotti di abitanti, praticamente un quinto scarso dell’Italia. È uno Stato federale, retto da una monarchia parlamentare. Insomma, il contrario della nostra antica democrazia, che non risponde ad alcuna famiglia reale, né per spocchia, né per istituzione. Certamente è un paradiso fiscale, in cui convergono grossi capitali di gente che non vuole appalesarli in patria. Possiamo quindi presumere che lo Stato lucri su basso prelevamento fiscale, e non solo, ma anche sulle grandi quantità di denaro più o meno lecite presenti nelle banche belghe. Non possiamo quindi, sotto il profilo morale e politico, accettare alcuna critica da chi moralmente non si comporta. L’arroganza del ministro Asselborn, poi, supera ogni limite di decenza – in special modo nell’ambiente e nei modi in cui essa si è manifestata.

Evidentemente il ministro pensa ancora di essere ai tempi in cui gli Italiani furono venduti come schiavi al Belgio da un governo indegno, in cambio di carbone

Cioè, ai tempi della disgrazia di Marcinelle. Che i Belgi speculino sui migranti trattati come schiavi è chiaro, anche guardando il bilancio della tragedia dell’8 di agosto del 1956, in cui morirono sottoterra 262 persone. Fra i morti, 136 erano Italiani. Poi ci furono 95 Belgi, otto Polacchi, sei Greci, 5 Tedeschi, 3 Algerini, 2 Francesi, tre Ungheresi, un Inglese, un Olandese, un Russo e un Ucraino. Solo dodici i sopravvissuti. L’incidente fu causato dall’urto di un montacarichi contro una trave metallica che va a squarciare una conduttura d’olio, un cavo elettrico e un tubo dell’aria compressa. Immediatamente il fuoco. Le vecchie strutture in legno e le centinaia di litri d’olio favorirono un incendio che, in mancanza di vie di fuga e di maschere ad ossigeno, ed in presenza di strutture di sicurezza obsolete e insufficienti, portarono alla morte quelle 262 persone, quasi tutte uccise dall’ossido di carbonio. I nostri erano partiti – nell’ambito di un impegno dell’Italia verso il Belgio di fornire almeno duemila minatori a settimana, in cambio di forniture di carbone – con la certezza, da parte del nostro governo, di trovare abitazioni confortevoli. Furono invece ammassati in ex campi di concentramento, senza luce e con un solo bagno per accampamento. In più disprezzati dagli indigeni. Né il nostro governo, pur conoscendo le condizioni di questa povera gente, fece nulla per migliorarle.

Forse l’arrogante Asselblom quando risponde a Salvini si ricorda del bisogno estremo della nostra gente, ancora nel ’56 con le ferite di una guerra disastrosa, con un paese lacerato da una guerra civile che non ha risparmiato né vinti, né vincitori. Forse pensa che dobbiamo ringraziare i Belgi per la carità pelosa che ci hanno fatto, importando mano d’opera a basso costo da ridurre in schiavitù. Come oggi vogliono fare con i migranti africani. Che poi il loro paese invecchi, sono cose che a noi non interessano, e non devono interessare.

Oggi l’Italia grazie a Dio non è più in quella condizione, né ha un governo che baratti i suoi figli per un sacco di carbone, purchessia

Fa male il ministro Asselblom a ricordare quei tempi come una coccarda sul suo petto. Gli schiavisti non hanno alcun merito, quando si comportano come tali, speculando sul bisogno di chi ha abbandonato famiglia, mogli, figli, patria, con la speranza – delusa – di una vita migliore. E che questa vita ha poi dovuto lasciare nei meandri di un sottosuolo nero e senz’aria. È a questo che si riferisce Asselblom, quando dice che i nostri compatrioti sono andati a lavorare in Belgio per dare da mangiare ai propri figli in Italia? Bè, dovrebbe soltanto avere vergogna di quei tempi. Dovrebbe seppellirli sotto diversi metri di terra, decine, centinaia, per la precisione 975, come sono rimasti sepolti i minatori barattati dall’Italia – anche questa una vergogna inammissibile. Che senza il disastro di Marcinelle non sarebbe venuta alla luce.

Quindi ad un “Merde alors” indirizzato inopportunamente e con maleducazione al nostro ministro Salvini, rispondiamo con un “Vergogna” senza riferimenti coprofili, ad un personaggio che dovrebbe per lo meno chiedere scusa all’Italia. E non solo per quella frase imperdonabile, soprattutto perché preceduta da un rinfaccio – allo scopo di ricordare l’elemosina che il Belgio fece all’Italia – pronunciata come se invece che in un ambito internazionale, fosse stato al bar con gli amici il sabato sera, dopo una birra di troppo. I minatori rimasti in Belgio dopo quella catastrofe, per lo più malati di silicosi e col fiato corto, non dimenticano. Non amano l’Italia, perché, dicono, “L’Italia non ci ama. Si ricordano di noi solo per le elezioni, quando ci mandano la propaganda elettorale.” Comunque la si guardi, questa è una brutta pagina della nostra storia più recente. Stia zitto quindi, il ministro Asselblom, e la sua “merde” la indirizzi piuttosto a qualcuno nel suo paese, se è ancora in vita, che inventò l’abominio della tratta dei minatori italiani – ognuno dei quali valeva 15 chili di carbone al giorno. Ma in cambio, dava la vita.

Roberto Ragone




Razzismo e violenza, l’Onu si prepara a bacchettare l’Italia

“Abbiamo intenzione di inviare personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e rom”. Questo è quanto è stato annunciato dalla signora Michelle Bachelet, neo Alto commissario Onu per i diritti umani. La fonte d’informazione riferita però al forte incremento di atti di violenza e di razzismo in Italia non è stata rivelata. Senza dubbio il dossier in mano alla signora Bachelet sarà ricco di episodi di torture, soprusi, stupri, sevizie e frustate inflitti ai poveri migranti, costretti ad alloggiare in alberghi a tre stelle perché quelli a quattro stelle non risultavano disponibili, magari risulterà pure che sono stati costretti a consumare colazione, pranzo e cena, avere a disposizione il WiFi, Smartphone e una piccola diaria giornaliera. Come ci sarà stato qualche altro migrante che si sarà dovuto accontentare di alloggiare in qualche villa. Altri, grazie ai contributi della collettività e la mediazione della Chiesa, si sono trovati a dover alloggiare in strutture come il Centro di Accoglienza di Rocca di Papa “Mondo Migliore”, anche se fortunatamente una settantina di loro sono riusciti a liberarsi da questa ospitalità imposta e grazie alla solidarietà della associazione Il Baobab, l’Albero della ricerca, sono stati accompagnati in bus fino a Ventimiglia e lì rimarranno fino a che Macron non si convincerà ad aprire la frontiera.

Per precisione bisogna dire che un’altra squadra Onu farà visita in Austria per effettuare identici controlli. Già nel marzo del 2017 il Comitato per i Diritti Umani dell’ONU richiamò l’Italia, accusandola di “una grave violazione dei diritti umani fondamentali” al riguardo della gestione dei campi Rom che devastavano il decoro romano.

Sempre nel 2017 l’Italia fu richiamata dallo stesso comitato dei diritti umani Onu, con l’accusa di essere “preoccupato per le difficoltà di accesso agli aborti legali a causa del numero di medici che si rifiutavano di praticare interruzione di gravidanza per motivi di coscienza”. Ancora , questo Comitato si è sentito in dovere di richiamare questo paese invitandolo a ” considerare di permettere alle coppie dello stesso sesso di adottare bambini, compresi i figli biologici del partner, e assicurare ai bambini che vivono in famiglie omosessuali la stessa tutela legale di quelli che vivono in famiglie etero”, garantendo “lo stesso accesso alle tecniche di fecondazione in vitro per le coppie gay”, finendo poi con la raccomandazione di “combattere discriminazioni e ‘hate speech’ nei confronti di persone omosessuali”.

“Va però precisato che la risoluzione non è vincolante, ed il consiglio non può imporre un embargo per la violazione dei diritti umani.” Qualcuno si domanda, a cosa serve, allora, tanto bla bla bla?

Qualcuno può pensare: ma che gioiello di Comitato! Come avrà fatto il presidente Trump, il 19 giugno 2018 a ritirarsi come membro del Consiglio dei Diritti Umani? Che sarà impazzito?

Prima di rispondere bisogna sapere chi sono i paesi membri che formano questo Comitato dei Diritti Umani in forza dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018.

Sono 49 paesi membri, molti paesi africani, come Burundi, Ethiopia, Kenya, Rwanda e altri, ma nel comitato che dovrebbe giudicare se l’Italia sia razzista o meno c’è l’Egitto che guarda un po’, i l tribunale del Cairo ha condannato proprio l’altro ieri 75 persone alla pena di morte, tra cui alcuni alti esponenti dei Fratelli Musulmani, e a ‎pesanti pene detentive oltre 600 per il lungo sit in del 2013.

Un altro paese membro del Comitato dei Diritti Umani è il Venezuela di Maduro. La signora Bachelet non sembra essere aggiornata sulla situazione dei diritti umani in quell’angolo dell’emisfero, a tanti conosciuto come Venezuela.

Andando avanti, tra i paesi membri che dovrebbero giudicare il “forte incremento di atti di violenza e di razzismo si trova il Pakistan, il paese dove già da 8 anni tiene segregata in prigione nelle più degradanti situazioni, la signora Asia BIBI , accusata falsamente di blasfemia, madre di 4 figli. La signora Bachelet può aggiornarsi sulla “democraticità di quel paese anche solo leggendo il “Rapporto Annuale di Amnesty International. “Pakistan: tutte le violazioni accertate”.

Proseguendo con la ricerca si può nominare gli Emirati Arabi, il Qatar, l’Arabia Saudita, tutti paesi dove gli omosessuali possono testimoniare situazioni di un tipo di razzismo, violenza oppure costrizione. Chissà, forse la signora Bachelet avrà già pensato di inviare una squadra per monitorare anche gli abusi in quei paesi.

Molto altro si può precisare alla signora Bachelet. Una squadra in Cina non starebbe male. Nuove persecuzioni del regime capital-comunista cinese contro i cattolici, senza nessuna reazione dei farisei dell’Occidente. Stessa sorte incontrano gli Uiguri , un’etnia turcofona di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina.

Quante squadre ha inviato in Cina la Commissione Bachelet?

Prima, che l’Organizzazione delle Nazioni Unite richiami l’Italia a ulteriore sobrietà, all’accoglienza ed al rispetto, non sarebbe forse consigliabile che il Comitato desse un occhiata in famiglia per non esporsi a situazioni imbarazzanti?

Emanuel Galea




Dacci oggi il nostro stupro quotidiano: dall’imam Martina all’alto commissario Onu, tutti pazzi per Salvini

Arriva il team dell’ONU, inviato dall’Alto Commissario dell’ONU Michelle Bachelet, già per due mandati non consecutivi presidente del Cile. Non tanto per indagare su inesistenti – o quasi – casi di violenza e di razzismo, ma soprattutto per combattere il nostro governo, e in particolare colui che più di tutti ha dato voce a quegli Italiani – e sono la maggioranza – che volevano un cambiamento nella conduzione politica. Proprio quei populisti e sovranisti che sono tanto odiati e disprezzati da una certa parte politica che si professa ‘democratica’, e che evidentemente ha dimenticato che democrazia vuol dire mettere in atto la volontà del popolo, che sia o no dettata dalla ‘pancia’.

Per contrastare la politica di Salvini sono stati scomodati i piani alti

in ossequio ai diktat dei poteri forti di oltreoceano, che comunque qui in Italia trovano cassa di risonanza in alcune fazioni. Oppure addirittura in una Cecile Kienge che speravamo politicamente defunta, ma che invece spunta fuori quando c’è da screditare la nazione che l’ha accolta, e che le ha dato un ruolo certamente immeritato.

Razzismo al contrario

Se vogliamo considerare violenza e razzismo gli episodi sporadici contro i sacri e intoccabili migranti, dobbiamo anche considerare il razzismo al contrario, quello che si esprime contro i bianchi italiani con arroganza – nella certezza dell’impunità – nella delinquenza, leggi spaccio e rapine, negli stupri di donne che al loro paese sono considerate res nullius, quindi alla mercè del primo maschio che abbia accumulato abbastanza testosterone – quelli che vengono sono tutti giovani aitanti e in età da lavoro – da volersene liberare. Che sia su di una spiaggia, o dietro un cespuglio nei giardini pubblici, queste manifestazioni di disprezzo, di violenza e di machismo avvengono quasi quotidianamente; come quasi quotidianamente sono sottaciute dai media, ormai stufi, ed anche orientati a tacere certe verità. Al contrario, basta che un giovanotto italiano, per un motivo qualsiasi dia una spinta e magari risponda ad una provocazione, per montare un caso di violenza e razzismo. A senso unico. Per ciò che riguarda gli idioti che hanno colpito qualche straniero con pallini di piombo da baraccone di tiro a segno, sono degli idioti, e come tali vanno considerati e puniti. Ma, consentite, puniamo anche chi fa in modo che una donna non possa più camminare da sola per strada. Assistiamo all’assurdo di un Salvini che ha aumentato il suo indice di gradimento fra gli elettori, e che viene attaccato da più parti, per farlo cadere.

Il vecchio partito che ha mal governato, il PD, ogni giorno sputa veleno e falsità; la magistratura – bontà sua – mette giù il carico da dodici per il caso Diciotti: già risolto dagli stessi profughi che si sono abilmente dileguati, in modo indolore. La stessa magistratura poi condanna la Lega a reperire 49 milioni di euro da rendere allo Stato, senza guardare dalla parte di un PD che ben altre somme dovrebbe rendere o far resuscitare.

Quarto e, speriamo, ultimo attacco, quello della commissaria Bachelet

Ora i detrattori del ministro dell’Interno dovranno mangiarsi la testa per trovare qualche altro fronte di attacco – perché di tale si tratta – non solo contro Salvini, ma contro tutto il popolo italiano che ha scelto faticosamente di cambiare le cose. Mentre rileviamo che ormai l’imam Martina non va più all’ingresso dell’ILVA al mattino presto – chissà perché! – vogliamo segnalarvi un caso autentico di violazione di diritti umani, in Nigeria, proprio da parte degli appartenenti a quella religione che si professa ‘di pace’, i musulmani. Riportiamo qui di seguito parte di un comunicato della organizzazione onlus ‘Porte Aperte’, che si occupa dei cristiani perseguitati nel mondo. “Il 28 agosto scorso, la comunità cristiana della città di Barkin Ladi (villaggi di Wereh, Abonong, Ziyat, Bek, Nafan, Sagas, Rawuru e Rambuh – stato di Plateau) è stata oggetto di pesanti attacchi da parte degli allevatori musulmani Fulani, che continuano a perseguitare i cristiani e a devastare le loro proprietà in questa parte della Nigeria. Tra le vittime si contano un pastore e 4 membri della sua famiglia. Il pastore Adamu Wurim Gyang, 50 anni, è stato dato alle fiamme insieme ai suoi 3 figli mentre la moglie Jummai, 45 anni, è stata colpita a morte. Più di 14 persone hanno perso la vita nell’attacco con 95 case bruciate e 225 campi coltivati distrutti. Fonti di Abonong riferiscono che nella sera di martedì i Fulani sono arrivati al villaggio, iniziando a sparare e provocando il panico tra la gente. Tutti correvano per cercare riparo. Il pastore Gyang, che viveva nei locali della chiesa, si è barricato in una stanza insieme ai suoi 3 figli, mentre la moglie Jummai ha trovato rifugio nel bagno. Gli assalitori hanno sparato a Jummai e dato fuoco alla stanza dove si nascondevano il pastore con i figli. Il figlio maggiore, Adamu, 27 anni, studente all’università di Jos è scampato al massacro e racconta: “Ero all’università quando ho visto un post su Facebook che parlava dell’attacco. Ho chiamato subito mio padre, il suo telefono era spento. Ho chiamato mia madre, ma anche lei non era raggiungibile. Dopo aver saputo ciò che era accaduto non sono riuscito a dormire. Mio padre era sempre stato la forza della nostra famiglia. Non so come sarà la mia vita senza di lui ora.” Questo non è altro che l’ultimo di una serie di episodi avvenuti alla fine del mese di agosto, eventi che hanno provocato la morte di almeno 20 persone e demolito gli sforzi di pace tra i leader religiosi e politici di questa parte della Nigeria. Nonostante il presidente Buhari, criticato per il suo atteggiamento “tiepido” nei confronti della violenza Fulani, abbia visitato la città di Jos per annunciare un dispiegamento senza precedenti di forze di sicurezza, la violenza non sembra diminuire.” Consigliamo all’Alto Commissario dell’ONU Michelle Bachelet di lasciar perdere i pettegolezzi di pollaio che a quanto sembra preferisce alle notizie vere – soprattutto se tali pettegolezzi sono politicamente interessati – allo scopo di non disprezzare la volontà popolare che ha portato al governo quelli che oggi, bene o male, ci sono. Anche se nessuno è perfetto, e nessuno ha la bacchetta magica. Ma questo governo sta andando nella direzione giusta, specialmente quella dell’ordine pubblico, e i sondaggi lo dimostrano.

L’Italia non è un paese razzista

Quindi, caro Alto Commissario, forse dalla sua altezza non riesce a vedere la realtà. Abbassi lo sguardo, e si renda conto di necessità reali. L’Italia non è un paese razzista. Come sempre, il troppo storpia, e le troppe attenzioni verso i profughi li hanno resi invisi agli Italiani che dormono in auto o sotto i ponti; e in più arroganti perché troppo protetti. A Maurizio Landini, che in televisione ha dichiarato che i cinque milioni di stranieri presenti i Italia ci pagano le pensioni con il loro lavoro, facciamo presente che ben di più sono gli Italiani che con il loro lavoro pagano le pensioni di quelli che dopo aver avuto la pensione, facendo finta di essere ancora in Italia, tornano al loro paese, dove vivono alla faccia nostra senza più dover lavorare; e vivono bene, visto che in quei paesi la vita costa pochissimo. Gli facciamo anche presente che i migranti accolti in Italia sono solo 700.000, e quindi non sono quelli a cui lui si vorrebbe riferire. Non giochiamo sull’equivoco, caro Landini. Questa favola dei migranti che ci pagano le pensioni ormai è scaduta. Cinque milioni si stranieri evidentemente sono qui da quel dì, e si sono integrati: e lavorano onestamente, come chiunque.

Roberto Ragone




Migranti, caso Diciotti. Conte al Senato: “L’Italia non è più disponibile ad accogliere indiscriminatamente”

“Quello che è cambiato rispetto al passato è che l’Italia non è più disponibile ad accogliere indiscriminatamente i migranti, contribuendo seppure involontariamente a incrementare il traffico di esseri umani e supplendo alla responsabilità che spetta all’Unione europea, ottundendo il vincolo di solidarietà che grava su ciascuno Stato membro”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella sua informativa al Senato sulla vicenda Diciotti.

“Senza l’intervento concreto e diretto” della nave della Guardia Costiera italiana – ha evidenziato – molti dei migranti soccorsi “sarebbero morti”. A dimostrarlo la ricognizione di un velivolo della Guardia Costiera in zona che, per Conte, aveva rilevato l’assenza del barcone soccorso con “chiare tracce di un affondamento quali iridescenze da idrocarburi, diversi giubbotti di salvataggio ed elementi strutturali di un’imbarcazione”.

La vicenda Diciotti – ha detto Conte – “non è stata una bella pagina per l’Europa: che ha perso l’occasione per dare concretezza a quei principi di solidarietà e responsabilità che vengono costantemente evocati come valori fondamentali dell’ordinamento europeo”.
Le operazioni di sbarco dei migranti – ha puntualizzato – soccorsi dalla nave Diciotti della Guardia “ad avviso delle Autorità italiane permanevano in capo alla responsabilità” di Malta.

Un lungo applauso dai banchi di Lega e M5s in Aula al Senato subito dopo l’informativa del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, sulla vicenda della nave Diciotti.
“Nei 7 giorni in cui la Diciotti è stata in mare e nei 4 in porto, senza poter attraccare, è stato sospeso il diritto”. Lo ha detto l’ex ministro della Difesa, Roberta Pinotti, intervenendo al Senato, a nome del Pd, dopo l’informativa del premier Giuseppe Conte sulla vicenda Diciotti. “Non è stata una bella pagina per l’Europa, ma neanche per l’Italia”, ha aggiunto.




Governo, manovra di bilancio: si prepara la pace fiscale, reddito di cittadinanza e pensioni quota 100

A meno di un mese dal varo della nuova legge di Bilancio il Movimento cinque stelle alza la voce. Mentre emergono ulteriori dettagli del provvedimento il vicepremier Luigi Di Maio avverte in tv a Carta Bianca: “Il reddito di cittadinanza deve entrare nella legge di bilancio. O C’e’ o c’e’ un grave problema per questo governo. Noi lo facciamo, agli italiani abbiamo fatto una promessa”. Di Maio parla nella giornata in cui la Lega dopo un vertice al Viminale spiga la propria proposta sulle pensioni: si stanno ancora facendo i calcoli ma la richiesta è quella di arrivare alla famosa ‘quota 100’ fissando il paletto dell’età non a 64 anni ma a 62, da accompagnare da “quota 41 e mezzo”.

Altro capitolo citato dal vicepremier leghista Matteo Salvini, quello della pace fiscale che si rivolgerà “a chi ha fatto la dichiarazione dei redditi” ma non può pagare e che invece “correrebbe a pagare” se il conto fosse “il 10%”, comunque “non un regalo”. Le stime di gettito, viene riferito, sono comunque ancora in corso ma si dovrebbero superare i 15 miliardi, spalmati su più anni.
La manovra, come ricorda sempre Tria, metterà comunque le basi per realizzare le priorità per l’intera legislatura e sul fronte fiscale riguarderà anche le famiglie, non solo gli autonomi o le imprese che investono. I redditi medi soffrono di una pressione fiscale “troppo alta”, afferma il ministro. Per questo “bisogna trovare gli spazi per la partenza di un primo accorpamento e di una prima riduzione delle aliquote”.

Sempre valutando “le compatibilità di bilancio”, ha puntualizzato immancabile il titolare dell’Economia, dicendosi “molto favorevole a partire” purché con estrema gradualità, senza insomma compromettere la finanza pubblica. L’importante è iniziare a ridurre il debito, che quest’anno si manterrà sostanzialmente stabile, con una correzione dello 0,1% (dovrebbe dunque scendere al 131,7%), e contemporaneamente non peggiorare “ma anzi migliorare” il saldo strutturale, cercando gli spazi non in deficit ma “nel nostro bilancio che è molto grande”.

Per la flat o dual tax, o più semplicemente riforma fiscale, bisogna quindi guardare alla massa delle tax expenditures, troppe e confusionarie, mentre per il reddito di cittadinanza lo spazio si potrebbe trovare partendo dalle risorse del Rei e delle altre forme di sostegno al reddito “aggiungendo qualcosa in più”. Su tutte e tre le riforme basilari del contratto di governo, quindi anche sulle pensioni, si può insomma iniziare a dare un segnale dando forma ad una strategia politica coerente “anche se partita da una campagna elettorale non del tutto coerente”.

L’idea, illustrata in questo caso dal viceministro Massimo Garavaglia, è anche quella di una dual tax Ires, che scenderebbe dal 24% al 15% sugli utili reinvestiti in azienda. Un intervento quindi strutturale, ha spiegato, evitando ogni anno di rinnovare ammortamenti, incentivi e agevolazioni varie. L’ultima stoccata Tria la riserva su infrastrutture e investimenti, vero pallino del titolare di Via XX Settembre che non a caso si espone anche sulla Torino-Lione e sul gasdotto Tap. “Personalmente spero che si facciano, che il problema si sblocchi, che ci sia una soluzione, anche perché si tratta di grandi collegamenti internazionali”.




Certi italiani brava gente? Ciò che si fa all’ombra di un partito che si autodefinisce ‘democratico’

Fin da piccoli ci hanno inculcato questo sano concetto: che gli Italiani sono ‘brava gente’, che non fanno male ad altri popoli, che non sono come i nazisti di Hitler o i comunisti di Stalin.
Che, insomma, la storia ci assolve sia per le conquiste dell’Africa che per la guerra persa, la Seconda. Perché la prima pare che l’abbiamo vinta… Ci assolve anche per altri fatti, di cui nessuno parla, ma si sa, la guerra è guerra. E ci fermiamo qui. Dopo l’ultima guerra tutti abbiamo tirato un sospiro di sollievo, rialzato la testa, medicato le ferite e cercato di riprendere a vivere, dopo essere sopravvissuti – quelli che ci sono riusciti. I cattivi erano i fascisti, Mussolini è stato falsamente fucilato, e poi appeso a testa in giù a piazzale Loreto (ma non eravamo ‘brava gente’?) e così via. L’oro di Dongo è sparito nelle casse di chissà chi – qualcuno dice del PC. Insomma, tutto normale. Abbiamo goduto qualche decennio di democrazia, anzi, di Democrazia Cristiana, fino a Mani Pulite.

Mani Pulite? Ma non eravamo ‘brava gente’?

Insomma, qualcuno dice che siamo in democrazia, specialmente se nel suo logo esiste l’appellativo ‘democratico’, riferito al suo partito. Cioè, tutto ciò che si fa all’ombra di un partito che si autodefinisce ‘democratico’, secondo alcuni va bene. Secondo altri, no. Specialmente secondo chi vuol vedere chiaro – impresa improba – nella politica odierna, dove alte nubi di fumo-geni si alzano appena si cerca di farlo. Se è vero – come dovrebbe essere vero – che in democrazia è prevista l’alternanza, questo significa che ogni tanto i governi vanno cambiati, secondo come il precedente esecutivo ha gestito la cosa pubblica, e secondo come esso è stato giudicato dai cittadini che, ricordiamolo, in democrazia, sono quelli che comandano – o almeno, dovrebbero.
Il governo di Gentiloni, Renzi, e prima di lui di Letta, Monti eccetera non sembra aver soddisfatto gli Italiani; quel governo, cioè, propiziato da Re Giorgio ed espresso sotto il simbolo PD. Democratico, appunto.

L’attuale compagine governativa è stata scelta a furor di popolo e con tante difficoltà proprio dai cittadini

Ma chi non rispetta le italiche scelte sono proprio gli appartenenti a quel Partito che Democratico vorrebbe apparire. Quotidianamente insulti, menzogne e falsità vengono propinate ai cittadini meno provveduti e meno propensi all’approfondimento, da parte di un esecutivo che i cittadini stessi hanno mandato a casa. Senza guardare la trave nel proprio occhio, denunciano la pagliuzza nell’occhio altrui. Nessun quotidiano, o quasi, ma in tono sommesso, parla del caso Tiziano Renzi, e dei soldi dell’Unicef, né i tiggì ne fanno menzione. Mentre l’imam Martina a tutto campo imperversa in televisione con le sue verità, piuttosto opinabili. Tutti i telegiornali parlano dei 49 milioni della Lega, mentre nessuno parla dei 6 mln e 600.000 dollari dell’UNICEF che sono spariti, qualcuno ipotizza, nelle società della famiglia Renzi. Nessuno parla delle nove auto di lusso che costituivano la scorta del presidente del Consiglio Matteo Renzi, pagate dallo Stato, cioè da noi, mentre c’è gente che non può permettersi una utilitaria. O dell’aereo in leasing che è stato – pare – reso a chi lo aveva noleggiato alla presidenza del Consiglio – leggi ancora Matteo Renzi.
I social denunciano altre cifre: 600 mln di euro spariti di Banca Etruria; 49 milioni dal Montepaschi; 419 mln per la ricerca; e così via. Tutte voci da controllare, ma probabilmente veritiere. Attendiamo smentite. Unitamente ai – pare – 30 mln di euro per i terremotati.

Detto questo, certi Italiani non sembrano tanto ‘brava gente’, a meno che tutta questa mostarda non la si voglia attribuire ad una forza estranea all’Italia.

Sempre tenendo presente che i fascisti ‘sono cattivi’. Asserzione sulla quale certamente troveremo un ampio consenso. Questo è il motivo per cui Mussolini, la Petacci e i vari gerarchi, defunti, furono appesi a testa in giù a Piazzale Loreto. Ma la ‘brava gente’ non fa queste cose. Sputare su di un cadavere, pisciargli addosso e prenderlo a calci non denota una persona buona. Allora potremmo dire: ‘Certi italiani non brava gente’. Questo è il motivo per cui condanniamo senza riserve l’autore, o gli autori, del murales apparso – telecamere di sorveglianza niente? – su di un muro a Torino, che rappresenta Salvini a testa in giù. Come Mussolini. Che era cattivo in quanto fascista. Ma quelli che hanno dipinto questa ignobile figura, sono buoni, pur non essendo fascisti, o, per il gioco delle parti e degli opposti, comunisti? I comunisti sono cattivi? Se fanno queste cose, senz’altro sì. Se fanno queste cose, non rispettando la volontà popolare, liberamente espressa con il voto, certamente non sono buoni. Anzi. Diventano peggio di coloro che vogliono censurare. Sono peggio di coloro che odiano, fino al punto di raffigurarli a testa in giù, come Mussolini, la Petacci e i gerarchi fucilati a Dongo, in riva al lago, dove ancora la ringhiera sull’acqua conserva i segni delle pallottole. Democrazia a senso unico? È quella che vorrebbero l’imam Martina e i suoi compari. Sono peggio dei fascisti? Certamente sì, se si comportano in modo tale da fomentare e giustificare queste azioni idiote e ripugnanti. Italiani ‘brava gente’? Ahimè, non più.

Roberto Ragone




Frascati, Zingaretti alla “Quasi Festa dell’Unità”: la piazza “quasi” piena

Dopo la diatriba tra il circolo del Pd e l’amministrazione comunale di Frascati, ieri si è tenuta a Piazza del Mercato la cosiddetta “Quasi Festa dell’Unità”. All’appuntamento hanno partecipato circa 100 persone tra cui alcuni consiglieri regionali e metropolitani di area dem, all’incirca un quarto dei militanti presenti alla scorsa kermesse dell’Unita tuscolana per sostenere Renzi.
Questa volta Frascati ha ospitato il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, l’unico candidato ufficiale alla segreteria del Partito Democratico che come asserisce la capogruppo del Pd alla Regione Lazio “è amico di Frascati e naturalmente del partito anche se non è stato sempre ricambiato bene”.

Verso le 16, Zingaretti ha iniziato a stringere qualche mano, in una piazza ancora piena soltanto a metà, mentre in seguito ha consegnato il premio Armando Barbatti, ufficiale morto nelle vicissitudini del secondo conflitto mondiale.

A prendere per primo la parola sul palco è il segretario del Pd di Frascati, Luca Iaia che ritorna sulla mancata concessione del Parco comunale di Villa Torlonia da parte de Sindaco Mastrosanti e sulla condizione nefasta dei dem dopo solo 10 anni dalla loro nascita.
L’intervento di Zingaretti risulta molto conciso e ripercorre le tematiche già proposte nelle scorse uscite della sua campagna elettorale. Il Governatore si rivolge ai militanti riavvolgendo fieramente il nastro sul lavoro svolto negli ultimi cinque anni alla Regione Lazio, unico baluardo che ha resistito alla clamorosa tornata del 4 marzo. Il cardine è che “non basta un capo, un leader. Serve la comunità”. Una comunità che si deve ritrovare “non negli studi di Ballarò” (che non trasmette però dal 2016) ma nella passione e nei valori ai quali bisogna aggrapparsi per risollevarsi.
Zingaretti si concede poi anche uno stralcio di autocritica di partito, anche se bisogna dargli atto che lui poco ha contribuito alla disfatta. Si riferisce a Renzi e alla mancata analisi dei risultati del Referendum e delle amministrative. Ma comunque ora “basta flagellarsi, c’è bisogno di riscatto”.
Forse una risposta a Renzi che a Ravenna ha detto:” In questo momento il problema non è quello che faccio. Questo paese ha perso il confine con le fake news”, riassumendo le sue due più grandi preoccupazioni: l’egocentrismo e le fake news russe. Nicola Zingaretti non è al sicuro dai piani di Matteo Renzi che ha messo in giro già qualche nome sostitutivo (Ascani, Bellanova, Marattin, Giachetti) e che ancora tiene le sue riserve sul Presidente laziale.
Per quanto riguarda il M5S e la Lega, Zingaretti riduce il contratto di governo ad un “inciucio per scambiarsi le poltrone” dato che “mancano investimenti sul futuro, sullo sviluppo economico e sulle amministrazioni locali, queste già messe ai margini dal blocco dei fondi per le periferie” voluto dal Milleproroghe. Forse Zingaretti non ha notato che al Senato il provvedimento è passato anche
grazie ai voti del Partito Democratico.

Sul nodo alleanze, i toni non sono di chiusura serrata: “Va riconosciuta la forza dell’alleanza, non bisogna dire sempre di no!”.
Le intenzioni di Zingaretti devono ancora prendere forma plastica per essere ben comprese ed analizzate. Si rimane ancora sul vago di uno “sviluppo economico accompagnato da forte equità per accorciare la distanza tra chi sta sopra e chi sta sotto” per quanto può concernere il contenuto, mentre la forma proposta è quella di una “Forza Popolare che dà ai cittadini senza litigare”.

Gianpaolo Plini




Svezia: aperti i seggi: destra radicale in vantaggio. Un voto che preoccupa l’Europa

Alle 8 si sono aperti i seggi in Svezia per le elezioni politiche più accese e incerte della sua storia recente. Dopo una feroce campagna elettorale in gran parte incentrata sull’immigrazione, l’Europa e il governo di minoranza guidato dai socialdemocratici temono un’impennata senza precedenti della destra sovranista, anti-immigrati ed euroscettica dei Democratici svedesi (Sd), che, sotto la guida del giovane Jimmie Akesson, sono passati dal 6 al 13% nel voto del 2014 e ora potrebbero arrivare al 20%, tallonando i socialdemocratici del premier Stefan Lofven.
 I primi exit poll sono previsti alle 20 di stasera, appena chiuderanno i seggi. La Svezia ha normalmente un tasso di affluenza alle urne elevato, intorno all’86%




Casellati tuona a Cernobbio: “Su migranti l’Italia lasciata colpevolmente sola”

“Sul fronte dei flussi migratori, l’Italia è stata lasciata colpevolmente sola”. Lo ha detto il presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati intervenendo a Cernobbio facendo un appello alle forze politiche perché accantonino “le divisioni esistenti per dar vita ad un ‘tavolo di coesione’, una sorta di ‘Partito Italia’, così da condividere una posizione unitaria ispirata unicamente all’interesse nazionale”. Secondo Casellati, “non si può fronteggiare un fenomeno globale senza un coinvolgimento attivo della comunità internazionale”.

“L’Europa, così attenta al rispetto dei parametri di bilancio – ha aggiunto – sull’applicazione dell’accordo per i ricollocamenti piuttosto che sulla necessità di una solidarietà concreta tra gli Stati partner, è stata quanto meno assente ingiustificata”.

Per ripartire l’Italia ha bisogno di riformarsi: ha bisogno di una riforma fiscale, di ammodernamento delle infrastrutture, di un sistema giudiziario efficiente , di sburocratizzazione e anche del riassetto delle autonomie locali secondo il presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, che nel suo intervento ha parlato del “lavoro come emergenza nazionale”. Per Casellati, servono “riforme necessarie a liberare le tante energie e risorse strette nella morsa della burocrazia per portare ad una significativa ripresa economica”. “Abbiamo il compito – ha aggiunto – di pensare e realizzare politiche di medio e lungo periodo, nella prospettiva di attutire le ciclicità sempre più stringenti dei mercati e favorire le espansioni”.

Il tema del lavoro, in Italia, è una “emergenza nazionale” e “tutti gli indicatori dicono che c’è una tassazione eccessiva, inaccettabile, sul lavoro”. Così la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, nel suo intervento al Forum Ambrosetti ha evidenziato uno dei nodi da affrontare in Italia, tra i quali ha inserito anche il problema della lentezza della giustizia “in particolare quella civile” che impattano sulla competitività del Paese. “Il Paese – ha detto – ha bisogno di recuperare risorse. Restituire competitività alla produzione si può e si deve fare, con una riforma della fiscalità da accompagnare con uno snellimento dell’apparato statale, recuperando credibilità”.




Riesame, via libera a sequestro fondi Lega. Salvini: “Se vogliono toglierci tutto facciano pure, gli italiani sono con noi”

Il tribunale del Riesame ha accolto il ricorso della procura sul sequestro dei fondi della Lega in relazione alla truffa ai danni dello stato, stimata in 49 milioni, per rimborsi elettorali non dovuti dal 2008 al 2010 per cui sono stati condannati in primo grado Umberto Bossi, l’ex tesoriere Francesco Belsito e tre ex revisori dei conti. Al momento i fondi sequestrati ammontano a circa 3 milioni e ora nelle casse del partito ci sono poco più di 5 milioni.

I difensori della Lega potrebbero ora impugnare la decisione e ricorrere ancora in Cassazione

Era stata proprio la Cassazione ad aprile a rinviare al Riesame il caso dopo aver accolto la richiesta della Procura di poter sequestrare fondi del Carroccio, oltre a quelli già trovati. I difensori del Carroccio avevano presentato una consulenza “per dimostrare che i soldi che la Lega ha in cassa ora sono contributi di eletti, donazioni di elettori e del 2 per mille della dichiarazione dei redditi. Sono somme non solo lecite ma che hanno anche un fine costituzionale: consentono al partito di perseguire le finalità democratiche del Paese. Dire che sono profitto del reato è un non senso giuridico”. Il procuratore Francesco Cozzi aveva annunciato che nel caso in cui il Riesame accogliesse la decisione della Cassazione avrebbe chiesto l’immediato sequestro dei fondi.

Per il Riesame “siccome la Lega Nord ha direttamente percepito le somme qualificate in sentenza come profitto del reato in quanto oggettivamente confluite sui conti correnti non può ora invocarsi l’estraneità del soggetto politico rispetto alla percezione delle somme confluite sui suoi conti e delle quali ha direttamente tratto un concreto e consistente vantaggio patrimoniale”. Lo scrivono i giudici del Riesame nelle motivazioni con cui hanno dato il via libera ai sequestri dei soldi presenti e futuri nelle casse del Caroccio.

“Non solo non esiste alcuna norma che stabilisca ipotesi di immunità per i reati commessi dai dirigenti dei partiti politici, ma anzi – scrivono ancora i giudici del tribunale del Riesame – esiste una precisa disposizione di legge che impone la confisca addirittura come obbligatoria nel caso in esame”.

Dopo il sì al sequestro dei fondi della Lega espresso dal tribunale del Riesame dopo che la Cassazione aveva accolto la richiesta della Procura di poter sequestrare somme al Carroccio oltre a quelle già prelevate, scatta l’iter per attuare il sequestro. La Procura dovrà rivolgersi al tribunale per avere il provvedimento con il quale procedere effettivamente al prelievo. I soldi verranno poi “congelati” nel Fug, il fondo unico della giustizia, in attesa che la sentenza di condanna di Umberto Bossi e Francesco Belsito diventi definitiva. Nel frattempo, però, la Lega può fare ricorso in Cassazione per chiedere l’annullamento del provvedimento.

Salvini, sono tranquillo italiani con noi

“E’ una vicenda del passato, sono tranquillo, gli avvocati faranno le loro scelte: se vogliono toglierci tutto facciano pure, gli italiani sono con noi”, ha detto il ministro degli interni e leader della Lega Matteo Salvini commentando la sentenza del Riesame.

Conte, ora attività partito sarà difficile – “Ne prendo atto ma non commento, da avvocato lo avrei fatto. E prendo atto che ora per un partito politico sarà difficile svolgere attività politica”, ha detto Conte. Rispondendo a chi gli chiede se ci saranno ripercussioni sul governo dopo la sentenza, il premier ha detto: “Direi di no”.

Di Maio, nessuna ricaduta su governo – Sul caso dei fondi della Lega “la sentenza fornisce ai magistrati tutti gli strumenti per reperire i fondi, come ho sempre detto, i fatti di cui viene accusata la Lega risalgono ai tempi di Bossi”. Così il vicepremier Luigi Di Maio che a chi gli chiede se la questione imbarazzi il M5S risponde “no, i fatti riguardano il periodo antecedente alla gestione Salvini della Lega”. Avrà ricadute sulla vita del governo? “Da parte nostra no. Sappiamo benissimo che c’è una sentenza, le sentenze si rispettano e si va avanti”.




Vertice di maggioranza, pronta la manovra economica. Di Maio: “Ridaremo il sorriso agli italiani mantenendo i conti in ordine”

In corso a Palazzo Chigi il vertice  di maggioranza tra il premier Giuseppe Conte e i suoi due vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Tra i temi al centro della riunione, le priorità della manovra economica. Sono presenti anche il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, quello dell’Economia, Giovanni Tria, e quello degli Affari Europei, Paolo Savona.

Di Maio, manovra rassicurerà mercati e famiglia – “La prossima manovra manterrà i conti in ordine ma sarà coraggiosa: rassicurerà i mercati, ma anche le famiglie che hanno bisogno, i cui figli non trovano lavoro”. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio, al termine del vertice di maggioranza sui conti pubblici.

“Non c’è contrapposizione con il ministro Tria, c’è lavoro di squadra”, Così il vicepremier Luigi Di Maio risponde ai cronisti che gli chiedono se la manovra manterrà il tetto del 2%. “Faremo una manovra che ridarà il sorriso agli italiani e che manterrà i conti in ordine”.

Salvini: “Vogliamo rispettare gli impegni presi con gli italiani restando nei vincoli imposti dagli altri. Se per mettere in sicurezza l’Italia dovessimo spendere un miliardo in più, lo spenderemmo. Cercheremo di fare tutto, rispettando quello che ci è chiesto da altri, sebbene non sia rispettato da altri paesi”, ha detto in mattinata il ministro dell’ Interno, Salvini, a Radio Anch’io.

Il reddito di cittadinanza sarà nella manovra, spiega il vicepremier, il quale fa anche sapere – in merito alla sentenza attesa sui fondi del partito – che il nome della Lega non sarà cambiato. Quanto al daspo ai corrotti, Salvini mette però in guardia da processi sommari, pur sottolineando che la lotta alla corruzione e alle mafie è una priorità. Intervistato dal Sole24Ore, il vicepremier ribadisce che l’Italia intende presentarsi ai mercati e all’Europa con una legge di bilancio seria e nel rispetto di tutti i vincoli Ue.

Sulle pensioni, ‘quota 100 da subito per tutti, non solo per equità ma per creare lavoro’. Si lavora all’ipotesi del taglio del cuneo, così come sulla necessità di scongiurare l’aumento dell’Iva. ‘Il lavoro non si crea per legge, ma aiutando chi lo produce’, dice Salvini. E via libera al Tap, perché ‘i benefici sono superiori ai costi’.

Sul daspo a vita per corrotti, previsto dal ddl anticorruzione, “stiamo leggendo e rileggendo il testo: la lotta senza quartiere alla corruzione è una priorità, come quella alle mafie, e contro le mafie nel pacchetto sicurezza a cui sto lavorando ci sarà una stretta. Ma bisogna stare attenti a garantire che fino al terzo grado di giudizio si è innocenti, processi sommari non sono da paese civile. Ma chi corrompe deve pagare”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, a Radio Anch’io.

Boccia, aperture di Salvini fanno ben sperare – “Le dichiarazioni di apertura di Salvini fanno ben sperare al nostro mondo. Oggi mi ha cambiato l’agenda”. L’ha detto il leader degli industriali, Vincenzo Boccia, arrivando all’Assemblea generale di Confindustria a Bologna. “Mi sembra che le dichiarazioni del vicepremier Salvini vadano verso una dimensione di grande responsabilità”, ha detto.

Di Maio, tratteremo con Ue investimenti in deficit – “Stiamo decidendo come spendere i soldi che abbiamo e quanto utilizzare di investimenti in deficit per soddisfare quello che abbiamo garantito nel nostro Contratto di governo” Così il vice premier Luigi di Maio intervistato da Radio Radicale che sul tetto del deficit al 3% dice:”Vedremo in base alle esigenze”. “Taglieremo tutto quello che non serve nei ministeri e nella spesa improduttiva – ha aggiunto – Poi tutto quello che ci serve in più dovrà essere oggetto contrattazione con Ue. Inizia una fase in cui l’Italia a quei tavoli chiede di raggiungere degli obiettivi”.

La “flat tax” è “argomento da Contratto di governo” ma “deve aiutare i più deboli e se favorisce i ricchi non va bene”. Così il vice premier Luigi Di Maio a Radio Radicale sulla prossima manovra. Per M5s – ha spiegato – “non si può prescindere da reddito di cittadinanza e superamento della legge Fornero e anche sulla realizzazione di infrastrutture, penso al sud dove sono quasi inesistenti”. Sulle pensioni, poi, “quota 100 e in alternativa quota 41 (anni di contributi) è una delle nostre priorità perchè crea nuovo lavoro mandando persone in pensione”.

Per l’Ilva “queste sono ore delicatissime”. E’ quanto afferma il vice premier Luigi Di Maio intervistato da Radio Radicale che si dice ottimista sul tavolo che si riunisce al ministero dello Sviluppo, “un tavolo che può dare buono risultati. Io credo che ci siano i presupposti” Di Maio ha ribadito che la gara presenta profili di illegittimità ma che può essere annullata solo se viene a mancare l’interesse pubblico, ”una supercazzola”: così “se il tavolo raggiunge risultati su ambiente e lavoro, la gara non può essere revocata per legge”.

Sfida Salvini-Di Maio sulle priorità della manovra. “Abbiamo discusso su numeri, conti e tempi per realizzare nell’arco della legislatura le nostre proposte per famiglie e imprese: smantellamento della legge Fornero, flat-tax, pace fiscale e chiusura delle liti con Equitalia, meno burocrazia per aziende e partite IVA, eliminazione delle accise più vecchie sulla benzina, interventi a favore dei Comuni, grande piano nazionale di manutenzione ordinaria e straordinaria”,  afferma il vicepremier leghista, al termine del vertice del Carroccio sull’economia.

Di Maio: “Io penso che questa debba essere una legge di bilancio coraggiosa. Ho visto dai tg che si dice che poi se c’è spazio ‘vediamo per il reddito di cittadinanza se ci sono soldi’. Ho visto questa narrazione per cui prima si pensa a tutte le altre misure. 5 milioni di poveri, 8 milioni in povertà relativa, tanti giovani che cercano lavoro, tanti che ce l’hanno ma non arrivano a fine mese sono la priorità della legge di bilancio”.

In serata Salvini rispondendo a una domanda sull’eventuale sforamento del 3% ha detto: “Vedremo di rispettare tutte le regole, tutti i vincoli e tutti gli impegni presi: si può fare far crescere questo paese e far star meglio gli italiani senza irritare coloro che ci osservano dall’alto. Vedremo di essere bravi e convincenti”.