Velletri, abbattimento alberi. Andolfi (Europa Verde): “Cascella&Co su transizione e verde pubblico, poche idee e ben confuse”

Riceviamo e pubblichiamo da Massimo Andolfi (Europa Verde)
 
“Il nostro Sindaco, sempre prodigo a fornire dettagli sulle ordinanze securitarie, come quella che ha limitato il consumo di alcolici, si è guardato bene di informare l’opinione pubblica circa l’ordinanza n° 14 del 16/02/2024, in base alla quale sembra sia stato avviato un robusto programma di abbattimento di alberature su spazi pubblici. Diciamo “sembra”, perché on-line, l’ordinanza non è pubblicata e in via informale, sui canali social si rimanda a generiche procedure di accesso agli atti. Non ci interessa l’approccio leguleio, ma i fatti. I fatti ci dicono che, numerose piante già sono state abbattute, altre lo saranno a breve. La giustificazione, alla base di questi provvedimenti, per affermazione di alcuni esponenti della maggioranza, trova fondamento nelle perizie di tecnici abilitati, sulla base di valutazioni visive. Ecco, i due olmi di Via delle Mura, di cui abbiamo documentato l’abbattimento, a vista non sembrano più pericolosi, per la pubblica incolumità, delle condizioni di molti marciapiedi in giro per la città, pieni di buche, avvallamenti, tombini cedevoli e altro ancora. Nessuno fa menzione di rilievi strumentali, più adatti a definire la classe di rischio cedimento e tutto sembra deciso con osservazioni visive, probabilmente decontestualizzate a seconda dell’essenza arborea considerata e sul piano tecnico di dubbia affidabilità. Ma questi sono dettagli. Il punto vero è che questa amministrazione nella gestione di una infrastruttura strategica com’è il verde pubblico, nell’area urbana, strade, parchi, scuole, parcheggi aree private ad uso pubblico ecc, non manifesta alcuna idea e parte con abbattimenti discutibili senza per contro mettere in campo adeguate misure compensative come la programmazione di nuove piantumazioni nel medio e lungo periodo. Il contrasto agli effetti negativi dell’innegabile cambiamento climatico in atto, parte anche da queste misure destinate a produrre effetti futuri, ma che debbono essere assunte ora. Non siamo sorpresi di fronte a questo approccio, ma è chiaro che la nostra Città non può permetterselo. All’indomani dell’insediamento della Giunta Cascella ci fu un primo contatto con l’Assessora Neri, ma è stata fin da subito chiara una certa e mal celata insofferenza sull’argomento; oggi ne abbiamo la conferma. E’ ora di riformulare il Piano del Verde che coinvolge il patrimonio pubblico e anche privato, centrato soprattutto sull’area urbana. Non abbiamo difficoltà a definire le reti di acqua, gas, elettricità, traffico dati, come delle infrastrutture strategiche per il futuro, lo è anche il Patrimonio arboreo, la sua gestione ed espansione almeno per i prossimi venti anni. Quand’è che cominciamo sul serio e la smettiamo di improvvisare? Per il momento solo abbattimenti senza prospettiva.
 
Europa Verde Velletri”
 
 
 
 
 

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Europee 2024, sondaggio con Meloni e Schlein: crescerebbero i consensi. Pd dietro

Con le candidature della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della leader Dem Elly Schlein alle elezioni Europee 2024 crescerebbero i consensi per i rispettivi partiti di appartenenza. Fdi salirebbe infatti al 30% e il Pd arriverebbe al 20,5%. E’ quanto emerge dal sondaggio Porta a Porta, realizzato dall’istituto demoscopico Noto sondaggi, relativo alle intenzioni di voto alle prossime Europee.

Nel caso di non candidatura di Meloni, Fdi arriverebbe al 27,5%, la Lega all’8% tallonata a uno solo punto da Forza Italia che si fermerebbe al 7%. Considerando il 2% di Noi Moderati, la coalizione del centrodestra totalizzerebbe il 44,5% dei consensi.

Il Pd rimane al 19,5% mentre Alleanza Verdi-Sinistra e +Europa si avvicinano al 4%. E’ da notare la tenuta del M5S che in questo scenario arriva al 18%, quindi a solo 1,5 punti dal Pd.

Con le candidature dei leader le cose invece cambiano, anche in maniera significativa. Fdi passerebbe dal 27,5 al 30% mentre la Lega scenderebbe dall’8 al 7% e sarebbe superata dagli azzurri che invece raggiungerebbero l’8%. In totale la coalizione del centrodestra aumenterebbe di due punti, dal 44,5 al 46,5%.

Con Schlein capolista nel centrosinistra il Pd arriverebbe al 20,5%, mentre calerebbero sia Alleanza Verdi-Sinistra che +Europa, allontanandosi dalla soglia del 4%. Complessivamente, però, questo schieramento rimarrebbe al 26,5%. Anche il M5S potrebbe subire una flessione e indietreggiare al 17%. Italia viva al 3,0% sia con la candidatura di Renzi che senza. E’ da notare che con la candidatura dei 4 leader l’affluenza potrebbe passare dal 50 al 54%.




Riforma del codice della strada: “Se più multe autovelox in stesso tratto se ne paga una”

Un emendamento, approvato nel corso dell’esame parlamentare della riforma del Codice della strada, prevede che nel caso in cui si prendano più multe per autovelox nello stesso tratto stradale, in un periodo di tempo di un’ora e di competenza dello stesso ente, si paga una sola sanzione”.

Lo rende noto la relatrice del provvedimento, Elena Maccanti della Lega. La sanzione da pagare, si legge nel testo, sarebbe “quella più grave aumentata di un terzo, se più favorevoli”.




Rocca Priora, elezioni: i candidati iniziano a scaldare i motori

A Rocca Priora si inizia a respirare l’aria della competizione elettorale. Da poco tempo si è sentito parlare della cittadina sulle cronache per la chiusura di un “bar” ma non solo bar dove si spacciava droga.

L’attività, ad oggi, è ancora chiusa, non lontana da viale degli Olmi. Quello che non si vede ancora sono le sezioni dei partiti addobbate per l’occasione ma la situazione è chiara.

Una parte del Pd, quello riferito a Damiano Pucci, non voleva più la giovane sindaca Anna Gentili, espressione di Colle di Fuori ma che ha governato fin quando è riuscita portando avanti un florido terreno lasciato da Filiberto Zaratti.

Alla cultura ci ha pensato la sempreverde Carmen Zorani. Tutto questo non è bastato. Il centrodestra e quella parte del Pd anti Gentili si è coalizzato, lei ha dovuto dare le dimissioni perché altrimenti non avrebbe avuto i numeri e gli appoggi per continuare a governare e adesso tutto si rimescola.

Un po’ con gli stessi volti e un po’ con le stesse idee.

Claudio Fatelli e Anna Gentili dovrebbero essere candidati a sindaco e chissà se sarà solo una corsa a due?




RAI, sit in e cortei in tutta Italia: “Stop alla censura” sul genocidio in Palestina

A Torino bruciata foto di Giorgia Meloni e del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu

Da Trieste a Palermo, passando per Torino, Verona, Perugia e Roma: alcune migliaia di persone hanno manifestato davanti alla sedi della Rai, scandendo slogan contro la censura e lo “stop del genocidio” in Palestina.

Sit in e cortei legati alle polemiche nate dal comunicato dell’amministratore delegato di viale Mazzini, Roberto Sergio, dopo le tensioni nate a Sanremo. “Non in nostro nome. Rai Radio Televisione Israeliana”, il manifesto srotolato a Roma nel corso della manifestazione a cui hanno preso parte studenti. Dal presidio poi si è staccato un corteo che ha raggiunto la sede di via Teulada, nel quartiere Prati. “Siamo in 5 mila”, l’annuncio al megafono dei movimenti.

Stesse scene in altre città. Momenti di forte tensione a Verona per le due manifestazioni contemporanee organizzate in città dagli animalisti contro la caccia – in concomitanza con l’evento Eos previsto il fiera – e una seconda in favore della causa palestinese. Il corteo pro Palestina, un centinaio i presenti, partito come pacifico, si è animato una volta arrivato in via dell’Industria quando alcuni manifestanti, con bandiere e striscioni a favore di Gaza, hanno tentato di forzare il cordone di Polizia ed entrare in fiera dall’ingresso di Re Teodorico.

A Trieste in alcune decine si sono ritrovate sventolando bandiere e mostrando vari striscioni per chiedere lo “Stop al genocidio” e “Basta con i crimini impuniti di Israele”.

A Torino un corteo di due mila persone ha attraversato le strade del centro. Alla manifestazione hanno aderito varie sigle, tra cui le associazioni arabe, collettivi studenteschi, Cub e le mosche. L’appuntamento è stato il primo dopo le tensioni scoppiate davanti alla sede torinese della Rai martedì. In piazza sono scesi anche i collettivi studenteschi, centri sociali, Si Cobas, Cub, associazione arabe e le moschee. Quando il corteo è arrivato in piazza Castello sono state bruciate le gigantografie della premier Giorgia Meloni e del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Altri manifestanti sono saliti sul monumento dedicato a Emanuele Filiberto Duca D’Aosta per sventolare le bandiere palestinesi.

Un presidio di alcune di alcune decine di persone anche davanti alla sede dell’azienda pubblica a Pescara. “Cessate il fuoco” e “stop alla censura” i cori urlati davanti alla sede Umbria della Rai, a Perugia. Una manifestazione che si è svolta pacificamente. In pizza anche rappresentati e bandiere dell’Udu, Cgil e Spi Cgil, Articolo 21, circoli Arci, Rete degli studenti, Omphalos e alcuni cittadini si sono così uniti anche all’appello dei lavoratori e lavoratrici della Rai che si sono dissociati “dalle parole dell’amministratore delegato Roberto Sergio”. Contro di lui, ma anche contro il governo Meloni, durante il presidio sono stati mostrati alcuni cartelli. “Il tentativo di censura di chi richiede il cessate il fuoco e la pace e si esprime contro il genocidio a Gaza è un comportamento che riteniamo ingiustificabile e che alimenta e giustifica il clima di guerra” hanno detto i rappresentanti degli studenti universitari.

Iniziativa anche a Palermo. Alcuni dei partecipanti hanno esposto cartelli con scritte come ‘Italia colpevole Palestina libera’ e ‘Informazione di regime non vede e non sente niente’. Durante il sit-in una delegazione della Rete palermitana di solidarietà alla Palestina ha incontrato il caporedattore Rino Cascio, consegnandogli un documento sui contenuti della protesta.




Da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni: 80 anni di percorso tra continuità e cambiamenti della destra italiana

La politica italiana ha sempre ospitato una serie di correnti e movimenti, con la destra che ha attraversato varie fasi e trasformazioni nel corso del tempo. Da Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano (MSI), a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (FdI), la destra italiana ha attraversato un percorso complesso, caratterizzato da cambiamenti ideologici, sociali e politici.

L’eredità di Giorgio Almirante e il Movimento Sociale Italiano (MSI)

Giorgio Almirante è stato una figura di spicco della destra italiana nel secondo dopoguerra. Come fondatore e leader del MSI, Almirante incarnava un nazionalismo conservatore e anti-comunista. Il MSI, nato nel 1946, era erede del Partito Fascista di Benito Mussolini e rappresentava un’ala estrema della politica italiana. Tuttavia, negli anni ’70 e ’80, sotto la guida di Almirante, il MSI cercò di rinnovare la sua immagine, cercando di allontanarsi dall’etichetta di “fascista” e di inserirsi nel panorama politico mainstream.

Il passaggio dall’MSI a Alleanza Nazionale

Negli anni ’90, con la fine della guerra fredda e il crollo del comunismo, la destra italiana subì un cambiamento significativo. Nel 1995, il MSI si trasformò in Alleanza Nazionale (AN), sotto la leadership di Gianfranco Fini. Fini cercò di allontanare il partito dagli elementi più estremisti e fascisti, adottando una retorica più moderata e democratica. AN divenne parte integrante del sistema politico italiano, entrando a far parte di coalizioni di governo e accettando i principi della democrazia pluralista.

La rinascita della destra con Fratelli d’Italia

Tuttavia, il vento della destra italiana ha continuato a soffiare, e nel 2012 è stato fondato Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale (Fdl-AN), guidato da Giorgia Meloni, Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. Il partito si è posizionato come l’erede ideologico dell’AN e ha abbracciato un nazionalismo conservatore e identitario. Meloni, in particolare, ha portato una ventata di freschezza alla destra italiana, attrattiva soprattutto per i giovani e per coloro che si sentono trascurati dalle élite politiche tradizionali.

L’ascesa di Giorgia Meloni e la nuova destra italiana

Giorgia Meloni, nata nel 1977, rappresenta una nuova generazione di leader della destra italiana. Con una retorica forte e decisa, Meloni ha saputo capitalizzare sul malcontento verso l’establishment politico e sulle preoccupazioni riguardanti l’immigrazione, la sicurezza e l’identità nazionale. Fratelli d’Italia ha ottenuto risultati significativi nelle elezioni politiche, consolidando la sua posizione come uno dei principali partiti di destra in Italia.

La destra italiana nel contesto europeo

Il percorso della destra italiana, da Almirante a Meloni, riflette anche le tendenze più ampie all’interno della destra europea. La crescente preoccupazione per l’immigrazione, l’identità nazionale e la sovranità statale ha alimentato la salita di partiti di destra in molti paesi europei. Tuttavia, ciascun paese ha le sue specificità e la sua storia politica unica, che influenzano il modo in cui la destra si presenta e agisce.

La Frammentazione della Destra Italiana: Un’Analisi Politica

La politica italiana è stata da sempre caratterizzata da una molteplicità di partiti e movimenti, ognuno con la propria ideologia e visione politica. Tra questi, la destra italiana non è stata immune dalla frammentazione, che ha avuto un impatto significativo sul paesaggio politico del Paese.

Origini della Frammentazione

Per comprendere appieno la frammentazione della destra italiana, è necessario analizzare le sue origini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ha visto la nascita di una serie di partiti politici di destra, che spaziavano dall’estrema destra nazionalista a movimenti conservatori più moderati.

Tuttavia, nel corso degli anni, la destra italiana ha subito numerose scissioni e divisioni interne, spesso dovute a conflitti personali, divergenze ideologiche e lotte di potere. Questi fattori hanno contribuito alla creazione di una serie di partiti e movimenti di destra, ognuno con il proprio leader carismatico e seguaci devoti.

Le Principali Fazioni

La frammentazione della destra italiana ha portato alla creazione di diverse fazioni e gruppi politici, ciascuno con le proprie caratteristiche e obiettivi. Tra i principali vi sono:

  1. Forza Italia: Fondato da Silvio Berlusconi nel 1994, Forza Italia è stato uno dei principali partiti di centro-destra in Italia per diversi decenni. Tuttavia, nel corso degli anni, il partito ha subito diverse scissioni e ha visto la nascita di nuove formazioni politiche.
  2. Lega Nord: Originariamente un movimento separatista del Nord Italia, la Lega Nord si è trasformata in un partito nazionale di destra sotto la leadership di Matteo Salvini. La Lega Nord è nota per le sue posizioni anti-immigrazione e euroscettiche.
  3. Fratelli d’Italia: Un partito di destra nazionalista fondato da Giorgia Meloni nel 2012, Fratelli d’Italia è diventato uno dei principali attori della destra italiana. Il partito si basa su un nazionalismo conservatore.
  4. Movimento Sociale Italiano (MSI): Originariamente un partito neofascista fondato nel dopoguerra, il MSI è stato successivamente trasformato in Alleanza Nazionale e infine assorbito da Forza Italia. Tuttavia, una parte dei suoi ex membri ha continuato a operare all’interno di movimenti di estrema destra.

Impatto sulla Politica Italiana

La frammentazione della destra italiana ha avuto un impatto significativo sulla politica del Paese. Innanzitutto, ha reso difficile per la destra italiana presentare un fronte unito e coeso, spesso conducendo a coalizioni fragili e instabili.

Inoltre, la frammentazione ha alimentato la polarizzazione politica in Italia, con i vari partiti di destra che competono per attirare l’elettorato con discorsi populisti e promesse di cambiamento. Questo ha contribuito a una maggiore instabilità politica e ha reso difficile per il Paese affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali.

Prospettive Future

Il futuro della destra italiana rimane incerto, con molte domande sulla sua capacità di unirsi e presentare un fronte coeso. Tuttavia, con l’aumento del nazionalismo e del populismo in Europa, è probabile che la destra italiana continui a giocare un ruolo significativo nella politica del Paese. In conclusione, la frammentazione della destra italiana è stata una caratteristica persistente della politica italiana, con profonde implicazioni per il Paese nel suo complesso. Mentre la politica italiana continua a evolversi, sarà interessante osservare come la destra italiana si adatterà e influenzerà il futuro del Paese.

Conclusioni

Il percorso della destra italiana da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni è stato caratterizzato da continuità e cambiamento. Mentre alcuni principi fondamentali, come il nazionalismo e il conservatorismo, sono rimasti costanti, il modo in cui questi principi sono stati interpretati e presentati è cambiato nel corso degli anni. Con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, la destra italiana si trova oggi in una fase di rinnovato vigore e ambizione, giocando un ruolo sempre più centrale nel panorama politico nazionale.




Legge sul fine vita, Salvini e Zaia si “punzecchiano” a distanza

“La mia posizione è assolutamente chiara: la vita va tutelata dalla culla alla fine, bisogna garantire tutte le cure necessarie alle future mamme e a coloro che sono in difficoltà alla fine dei loro giorni però senza arrivare ai livelli olandesi.

Il Consiglio Regionale Veneto ha votato, hanno vinto i no, dal mio punto di vista avrei votato anch’io in quel senso lì”. Lo ha detto il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ad Agorà, circa la bocciatura della legge sul fine vita in Veneto. “La lega non è una caserma, c’è libertà di pensiero. Per me è bene che sia finita così”, ha concluso Salvini.

“Tutte le posizioni sono rispettabili e le rispetto fino in fondo. Trovo però ipocrita da parte di qualcuno far finta che non esista nemmeno la sentenza della Consulta che autorizza il fine vita”. Lo spiega il governatore del Veneto Luca Zaia in un’intervista al Corriere della Sera dopo la bocciatura del progetto di legge sul suicidio medicalmente assistito.

Qualcuno secondo il governatore “ha voluto far passare il messaggio, scorretto oltre che sbagliato, che la legge autorizzasse il fine vita. Ma non è così – prosegue – Questa possibilità esiste già in forza di una sentenza della Corte costituzionale del 2019. Puntava a regolare modalità e tempi. Dovevamo votare su un tema etico, non politico. Ognuno si è espresso secondo coscienza. Per quanto riguarda la Lega non abbiamo mai fatto una riunione per contare i voti. Avrei trovato vomitevole il contrario”.

In Veneto “è uscita una rappresentazione della spaccatura che su questi temi vive l’intero Paese. Anche se in cuor loro, credo, i cittadini sarebbero favorevoli ad avere una legge che regola i comportamenti che si possono tenere in situazioni così delicate anche dal punto di vista etico”, precisa.

Il governatore del Veneto ce l’ha con “chi nega l’evidenza, con gli ipocriti che fingono di non vedere che il suicidio assistito c’è già, ma respingono la necessità di adottare una legge per regolamentarlo – conclude – C’era l’occasione e non è stata sfruttata”.




Mediaset, Marina Berlusconi risponde per le rime a Carlo De Benedetti: “Prenda qualche tardivo appunto su come si gestisce un’impresa”

Il duello tra Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi prosegue a oltre 6 mesi dalla scomparsa del Cavaliere.

Al suo posto interviene la primogenita Marina dopo un’intervista rilasciata al Foglio dall’Ingegnere. “Il cruccio di Carlo De Benedetti – afferma – è che Silvio Berlusconi rappresenta tutto quello che lui avrebbe sempre voluto essere senza mai riuscirci, come imprenditore, come politico e come padre”. De Benedetti definisce Mediaset come “un’azienda vecchia che non reggerà la concorrenza delle grandi piattaforme internazionali” e che Marina “non vende perché quella è la creatura di suo papà”. In risposta l’interessata chiede “un po’ più di rispetto delle nostre aziende” e invita l’interlocutore a “prendere qualche tardivo appunto su come si gestisce un’impresa”.

“Mediaset – spiega Marina – è una multinazionale leader in vari mercati europei, che produce utili, e dove tante persone, a cominciare da mio fratello Pier Silvio, lavorano con entusiasmo e grande passione”. “De Benedetti – si interroga – invece che cosa ha costruito? A me pare che per lo più abbia distrutto, scaricando i suoi tanti fallimenti sulla comunità”. “Oppure – precisa commentando l’esito del ‘Lodo Mondadori’ – proprio sul nostro gruppo, con l’assurdo risarcimento di quasi 500 milioni, che nel 2013 lo hanno letteralmente salvato”. Marina Berlusconi rincara poi la dose spiegando che De Benedetti “si permette di farneticare sul futuro delle nostre aziende” e “non ne ha mai azzeccata una, nell’impresa, così come nella politica”. “È vero che Mediaset non è in vendita – sottolinea – ed è vero che sono innamorata di mio padre. Non potrebbe essere diversamente, per il grande papà e il grande uomo che è stato”. “Peccato – è l’affondo – che tutto il resto sia completamente campato per aria: sono ormai 50 anni che De Benedetti si ripete come un disco rotto, denigrando Silvio Berlusconi, che oggi non può più nemmeno difendersi”.

Per Marina De Benedetti ha un “intimo problema” dovuto al fatto che il padre “ha saputo creare aziende da migliaia di posti di lavoro, che ogni anno garantiscono allo stato un cospicuo gettito fiscale e generano utili per i loro azionisti” mentre il rivale “per gran parte della sua lunga esistenza, non ha fatto altro che invidiare mio padre”. La prova è il “livore acido” con cui De Benedetti “ne parla perfino oggi, che non c’è più”. “Questo – conclude Marina – non stupisce considerando il gran maestro di stile e buone maniere che Carlo De Benedetti è sempre stato”.

‘De Benedetti mai riuscito a eguagliare papà’ 

 “Il cruccio di Carlo De Benedetti è che Silvio Berlusconi rappresenta tutto quello che lui avrebbe sempre voluto essere senza mai riuscirci, come imprenditore, come politico e come padre”, afferma Marina Berlusconi commentando l’intervista al Foglio in cui De Benedetti, parlando di Mediaset e della figlia di Berlusconi, dice tra l’altro: ‘Marina sa benissimo che Mediaset è un’azienda vecchia che non reggerà la concorrenza delle grandi piattaforme internazionali come Netflix. Eppure non vende perchè quella è la creatura di suo papà’. La primogenita dell’ex presidente del Consiglio invita lo storico rivale del padre a ‘parlare con un po’ più di rispetto delle nostre aziende e magari a prendere qualche tardivo appunto su come si gestisce un’impresa’. Secondo Marina Berlusconi, infatti, ‘Mediaset, citata nell’intervista, è una multinazionale leader in vari mercati europei, che produce utili, e dove tante persone, a cominciare da mio fratello Pier Silvio, lavorano con entusiasmo e grande passione’. ‘De Benedetti invece che cosa ha costruito? A me pare che per lo più abbia distrutto, scaricando i suoi tanti fallimenti sulla comunità. Oppure – afferma – proprio sul nostro gruppo, con l’assurdo risarcimento di quasi 500 milioni, che nel 2013 lo hanno letteralmente salvato’.




Sciopero, Cgil e Uil confermano: è scontro con il governo

Sullo sciopero di venerdì 17 novembre è scontro con i sindacati, che confermano la protesta, ad eccezione del settore degli aerei. Lo sciopero di venerdì 17 per il trasporto pubblico sarà consentito dalle 9 alle 13. È partita la lettera di precettazione firmata dal vicepremier e ministro Matteo Salvini. Così una nota del Mit.

Muro contro muro sullo sciopero di venerdì 17 e alla fine scatta la precettazione per il settore dei trasporti. Dopo un nuovo round con Cgil e Uil che confermano lo sciopero generale contro la manovra del governo Meloni, il vicepremier e ministro Matteo Salvini interviene riducendo lo stop da 8 a 4 ore, dalle 9 alle 13.

Scatta anche l’ira dei sindacati

La precettazione “è un atto politico gravissimo”, replica il numero uno della Cgil, Maurizio Landini che sottolinea il ‘silenzio assordante’ della premier Giorgia Meloni che – afferma – potrebbe intervenire per fermare l’iniziativa come già accadde nel 2014. E come il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che dice: “è un attacco al diritto di sciopero”.

Dalla protesta resta fuori il trasporto aereo, che le due sigle avevano già escluso dopo le osservazioni del Garante. Rimane invece l’astensione di 8 ore a livello nazionale per gli altri settori: pubblico impiego, sanità, scuola, università e ricerca, poste; 4 ore anche per i Vigili del fuoco. Con loro incroceranno le braccia le altre categorie delle regioni del Centro.

Una nuova giornata di botta e risposta e di missive

Prima parte la lettera con cui il Mit chiede a Cgil e Uil di rivedere la mobilitazione, poi i sindacati rispondono confermando le ragioni dello sciopero che continuano a considerare generale e regolare nelle modalità di proclamazione. Salvini convoca quindi l’incontro al Mit: non vanno Landini e Bombardieri ma i segretari confederali. Nessuno si smuove dalle proprie posizioni. Salvini già in mattinata aveva assicurato l’intenzione di mettere in campo “tutto quello che la legge” permette “per consentire il diritto alla mobilità al lavoro, allo studio, alla salute, a 60 milioni di italiani. E se Landini si offende e mi offende, mi dispiace per lui”.

E sull’assenza al Mit rincara il senatore della Lega Claudio Borghi: “Già impegnati nel weekend lungo?”. I sindacati contrattaccano. “Non c’è alcuna ragione oggettiva né di urgenza che motiva” la precettazione, sostiene Landini: è “un esplicito attacco al diritto di sciopero”. E, per lui, mettere in discussione questo diritto “significa mettere in discussione la democrazia”. Sulla stessa linea Bombardieri: “Noi andiamo avanti, sul diritto allo sciopero non siamo disponibili a farci intimorire da nessuno”, dice sostenendo che quelli di Salvini sono “attacchi fuori luogo”. Da parte loro tornano ad accusare la commissione di garanzia (“è compiacente” con il governo). Domani pomeriggio terranno una conferenza stampa. I sindacati hanno “la totale legittimità” a scioperare, interviene anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che però tiene a difendere la manovra: dire che questo sia un governo che “non ha a cura gli interessi dei lavoratori dipendenti, questa critica proprio no”, ribatte.

Il caso diventa politico

E dopo la delibera del Garante la questione arriva anche in Parlamento. Il Pd ne chiede l’audizione in commissione alla Camera. Poi la decisione: la presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi, Paola Bellocchi, sarà ascoltata domani mattina nelle commissioni riunite Trasporti e Lavoro di Montecitorio. “Ignobile il linciaggio” al Garante per gli scioperi, replicano i deputati della Lega in commissione Lavoro della Camera. Invece per il M5s il governo “sta facendo di tutto per non parlare delle ragioni” dello sciopero e non dà “risposte”, sostiene il capogruppo alla Camera, Francesco Silvestri.

“Adesso basta”, è lo slogan con cui Cgil e Uil si preparano intanto a scendere in piazza del Popolo venerdì a Roma, in concomitanza con lo sciopero: “Per alzare i salari, per estendere i diritti e per contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati e non offre futuro ai giovani”.




Roma, manifestazione PD: 50mila persone in piazza del Popolo

E’ quanto rendono noto fonti Pd. “La piazza è strapiena – viene aggiunto – e ancora stanno arrivando dei pullman”. Dopo cinque anni il Pd torna in piazza in una grande manifestazione nazionale che nelle intenzioni vuole rinsaldare i legami con il proprio “popolo”, come ha detto Elly Schlein, dopo “le fratture e le ferite degli anni scorsi”. Ma vuole anche gettare le fondamenta di quel campo largo, unica prospettiva per rendere praticabile l’alternativa al centrodestra. Oggi, infatti, in piazza del Popolo a Roma, non ci saranno solo gli esponenti Dem, da Schlein a Stefano Bonaccini, ma anche quelli di M5s, guidati da Giuseppe Conte, e di Avs, l’alleanza di Sinistra italiana e dei Verdi.

I 175 pullman, i 7 treni speciali, e i 150 volontarie e volontari mobilitati per l’occasione, daranno vita a una manifestazione che propone dei contenuti che possono essere il nucleo della piattaforma del campo largo e che rappresentano anche una “contro manovra” rispetto a quella del governo Meloni: difesa della sanità pubblica, lotta per salari dignitosi, giustizia climatica, giustizia sociale, difesa dell’unità del Paese di fronte all’autonomia differenziata del governo. Il recente accordo con l’Albania e la proposta di riforma costituzionale dell’esecutivo, daranno altri motivi per alzare la voce.

Fin qui le cose facili. Ma nella piattaforma della manifestazione c’è anche il tema complesso della pace, che per quanto riguarda la guerra in Ucraina ha diviso le scelte di Pd e M5s, ma che sul dramma in Medio Oriente vede i due partiti uniti nel chiedere una tregua umanitaria a Gaza. Anche due bandiere della Palestina sventolano alla manifestazione del Pd a Piazza del Popolo a Roma. Le bandiere, tenute da alcuni manifestanti con la kefiah, sono riuscite ad entrare in piazza perchè nascoste per eludere il servizio addetto alla sicurezza.




Albano Laziale, colpo di scena al Consiglio comunale: la maggioranza scricchiola

Aria di crisi per la maggioranza che sostiene il governo locale ad Albano Laziale guidato dal sindaco Massimiliano Borelli? Sembrerebbe proprio di si dopo quello che definiamo come un vero e proprio colpo di scena avvenuto durante il Consiglio comunale di giovedì 9 novembre.

Tra i vari ordini del giorno quello che riguardava l’elezione del Consiglio delle Autonomie Locali – CAL – l’organismo che ha la funzione di controllo e raccordo tra le attività regionali e quelle delle autonomie locali – i Comuni – e nella fattispecie la lista di centrodestra “Territorio e Partecipazione” ha battuto quella di centrosinistra che governa Albano Laziale.

“L’urna ha dato questa sentenza infatti i consiglieri di minoranza sono 9 e noi abbiamo preso 12 voti. Quindi viene da sé che tre consiglieri di maggioranza hanno votato la lista di centrodestra.” Questo il commento del Consigliere comunale e coordinatore di Fdi Roberto Cuccioletta durante la trasmissione web del venerdì mattina Officina Stampa BAR la rassegna settimanale condotta da Chiara Rai.

La puntata di Officina Stampa BAR la rassegna stampa di Chiara Rai di venerdì 10 novembre con ospite Roberto Cuccioletta Consigliere comunale di Fdi ad Albano Laziale

Sulla questione il Consigliere comunale Giovanni Cascella ha commentato: “A metà legislatura con un Paese in grandissime difficoltà è evidente che questa maggioranza mostra evidenti segni di cedimento. Ricordiamo che bastano quattro Consiglieri di maggioranza insieme a quelli di opposizione per sfiduciare il Sindaco. Quello che è successo ieri – 3 Consiglieri di maggioranza che votano a favore della lista di centrodestra – è qualcosa di clamoroso e un chiaro segnale dello stato di salute di Albano, una Città ormai senza prospettive e governata con poca competenza e lungimiranza”.

Un’intervista a 360 gradi dove si sono toccati molteplici argomenti che stanno a cuore ai cittadini di Albano Laziale come quello del termovalorizzatore o dell’anfiteatro. Ma Cuccioletta ha voluto porre l’accento sulla variante al Prg relativa la conversione di un’area, situata sulla via Nettunense incrocio via Tenutella con via Cancelliera, da alberghiera in commerciale.

“L’attenzione al suolo, all’ambiente a una programmazione che possa sviluppare un’attività turistico ricreativa su Albano è venuta in qualche modo a mancare.” Ha commentato Cuccioletta criticando quella che ha definito come l’assenza di una programmazione effettiva all’interno del Comune. La via Nettunense in quel tratto è piena di attività commerciali alle quali se ne andrebbero ad aggiungere altre con la conversione di questa area.

“Un’altra area, – ha dichiarato il Consigliere comunale Marco Moresco – dopo quella di Cecchina, destinata al commerciale, e soprattutto in una zona dove già molte attività hanno chiuso e quelle esistenti fanno fatica ad andare avanti. Un albergo sicuramente poteva dare un valore aggiunto al nostro territorio. L’area così destinata, circa 10 mila metri cubi, creerà ancora più disagi agli automobilisti che dovranno attraversare la Nettunense.”

Sintetico il consigliere Massimo Ferrarini che ha detto “L’Ennesima improbabile scelta di una amministrazione che invece di risolvere i tanti e diversi problemi dei cittadini sembra si diverta a crearne di nuovi”.