Albano Laziale, “Officine del Futuro”: tra dancing majorettes e ras locali andato in scena il solito bagno di retorica

ALBANO LAZIALE (RM) – Si è tenuta ieri, presso il teatro Alba Radians di Albano Laziale, la conferenza di “Officine del Futuro” che raccoglieva tutti i delusi dell’area berlusconiana e appartenenti al partito di Fratelli d’Italia.

Tra gli ospiti più conosciuti Francesco Aracri che a maggio del 2017 ha abbandonato il gruppo di Forza Italia al Senato – pur rimanendo nel partito – aderendo al gruppo parlamentare di centro-destra Federazione della Libertà, il governatore forzista della Liguria Giovanni Toti, il consigliere regionale del Lazio di Forza Italia Adriano Palozzi, l’onorevole Marco Silvetroni deputato di Fratelli d’Italia e il candidato di Fratelli d’Italia per le prossime elezioni europee Alfredo Antoniozzi.

Le dancing majorettes in classico stile forzista

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La convention ha visto, in classico stile forzista,
l’esibizione delle dancing majorettes per ingraziare un pubblico folto che come
ammette lo stesso Palozzi è composto “da amici e da quadri” provenienti dai
vari comuni dell’area romana accompagnati ad Albano Laziale tramite dei
pullman.

Un incessante bagno di retorica

Idee per il futuro davvero poche come anche i
contenuti, quello a cui si è assistito è stato un incessante bagno di retorica
che ha colpito dapprima la maggioranza gialloverde di governo per poi passare
alla struttura verticistica di Forza Italia. Secondo Antoniozzi, questo governo
non rappresenta la maggioranza degli italiani e per questo si doveva andare
subito al voto dopo il 4 marzo: forse ignora che nel caso si fosse votato il
giorno seguente poco sarebbe cambiato.

Ras locali preoccupati per il futuro del centrodestra

In ogni caso questa assemblea ha visto raccolti vari
ras locali preoccupati per il futuro di un centrodestra che si colora sempre
più di verde e per il “contenitore (Forza Italia Ndr) che si svuota di
consensi”.

Allora l’obiettivo è quello di “presentare gli amici
al presidente Toti” come chiosa Palozzi, riassumendo in poche parole la reale
finalità dell’incontro. I discorsi più interessanti sono stati proprio quelli
articolati dal governatore Toti e da Palozzi, i quali hanno sferrato un duro
attacco contro il mai citato Silvio Berlusconi colpevole di non aver compreso
il popolo, di aver vissuto solo di politica e non di idee, di aver perso il
rapporto con le imprese. La colpa del tracollo di Forza Italia, secondo Toti, è
da ricondurre anche alla legge elettorale Rosatellum che, purtroppo per Toti, ha
visto il bene placito anche dei suoi colleghi di partito.

Tifo da stadio per Adriano Palozzi

Adriano Palozzi

Quando prende la parola Adriano Palozzi, la sala
assume le fattezze di uno stadio in grado di accogliere veri e propri cori di
tifoseria per lodare e rendere riverenza al buon Adriano.

Strano che nessuno degli ospiti, e soprattutto delle
figure istituzionali di Fratelli d’Italia, abbiano chiesto al consigliere regionale
qualche notizia sulla richiesta di rinvio a giudizio che gli pende sulle spalle
per quanto riguarda l’inchiesta che la magistratura porta avanti sul nuovo
stadio della Roma e sulla rete di interessi costruita da Parnasi. La sensazione
è che Fratelli d’Italia, in vista delle elezioni europee e del crepuscolo del
fu Berlusconi, stia raccogliendo qualsiasi tipo di uomo politico in grado di
racimolare qualche voto. E Palozzi ha una buona riserva di consensi nel Lazio da
portare al partito della Meloni.

Dotati di buona pazienza si continua ad ascoltare Toti che, tra uno sprazzo di retorica salviniana e tono clericale, si è incessantemente soffermato, come anche “l’amico Palozzi”, sul tema della meritocrazia: ”basta candidati calati dall’alto”. Certo è strano che a dirlo sia proprio il governatore ligure prototipo di giornalista strappato dalla bottega e fatto tutto ad un tratto politico di creazione berlusconiana: già vicecapo ufficio stampa di Mediaset, condirettore di Mediaset, condirettore di Studio Aperto, direttore di Studio Aperto, direttore del Tg4 al posto di Emilio Fede, poi nominato da Berlusconi consigliere politico di Forza Italia in vista delle elezioni europee nel 2014. Ora che Forza Italia sta in odor di soglia di sbarramento, molti si cominciano a ricordare la meritocrazia e l’esperienza, addirittura l’onestà.




Il sottosegretario ai Trasporti della Lega indagato per corruzione per i fondi per le energie rinnovabili. Di Maio: “Siri si dimetta”

Il sottosegretario ai Trasporti della Lega Armando Siri è indagato per corruzione dalla Procura di Roma nell’ambito di un’inchiesta nata a Palermo. Siri, tramite Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia responsabile del programma della Lega sull’Ambiente, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto denaro per modificare un norma da inserire nel Def 2018 che avrebbe favorito l’erogazione di contributi per le imprese che operano nelle energie rinnovabili. Norma mai approvata, però.

Nell’inchiesta romana è coinvolto anche Arata, che risponde di concorso in corruzione. Il professore è indagato anche a Palermo nel filone principale dell’inchiesta per corruzione e intestazione fittizia di beni: secondo i pm siciliani sarebbe stato in affari con l’imprenditore dell’eolico Vito Nicastri, tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Per i magistrati però Siri non sarebbe stato a conoscenza dei legami tra l’imprenditore mafioso e l’ex parlamentare. Armando Siri è stato nominato responsabile economico e della formazione del Movimento “Noi con Salvini”. E’ autore della proposta di legge per l’introduzione della flat tax. Candidato alle ultime politiche con la Lega, al Senato, è stato eletto nel collegio dell’Emilia-Romagna. Nel Governo Conte è sottosegretario del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

“Non so niente. Non ho idea, non so di cosa si tratti. Devo prima leggere e capire. Ho letto di nomi che non so”. E’ la prima reazione a caldo del sottosegretario Armando Siri (Lega), alla notizia che è indagato per corruzione dalla procura di Roma nell’ambito di un’inchiesta nata a Palermo. “Sicuramente – ha aggiunto – non c’entro niente con vicende che possano avere risvolti penali. Mi sono sempre comportato nel rispetto delle leggi. Sono tranquillo”.

Secondo il vicepremier M5s, Luigi Di Maio, “sarebbe opportuno che il sottosegretario Siri si dimetta. Gli auguro di risultare innocente e siamo pronti a riaccoglierlo nel governo quando la sua posizione sarà chiarita”. 




Def, stangata di cittadinanza: Tria conferma aumento dell’Iva e delle accise in mancanza di misure alternative

I dati dei primi due mesi dell’anno sono “incoraggianti, la produzione ha invertito il trend negativo” e questi elementi “lasciano ritenere che la previsione per il 2019 sia equilibrata”. Così il ministro dell’Economia Giovanni Tria in audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

Il Documento di economia e finanza “conferma i pilastri dell’azione governativa: rafforzare l’inclusione e ridurre il gap di crescita” con gli altri Paesi europei “e il rapporto debito Pil.

Tria ha sottolineato che “la strategia che si intende perseguire” vede “il rilancio degli investimenti pubblici come fattore fondamentale”, insieme al sostegno alle imprese per l’innovazione tecnologica. Perché l’Italia riduca il gap di crescita con i partner europei “è anche necessario un cambiamento del modello di crescita europeo – ha aggiunto Tria – verso una promozione della domanda interna, senza pregiudicare la competitività”.

“La revisione al ribasso delle stime di crescita risulta pienamente coerente con l’evoluzione della situazione economica generale” e “a dicembre era all’1% al di sotto dell’1,2% della Ue”. Per il ministro questo “consente di sottolineare che il governo non ha affatto peccato di ottimismo” e che “le revisioni si sono rese progressivamente necessarie scontando l’andamento della seconda metà del 2018, inferiore ad attese che avevamo chiaramente indicato come rischi di previsione”.

“La legislazione vigente in materia fiscale è confermata in attesa di definire, nei prossimi mesi, misure alternative”. In audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato Tria ha confermato che “lo scenario tendenziale (del Def, ndr) incorpora gli incrementi dell’Iva e delle accise dal 2020-2021”.

Per l’andamento dello spread “saranno importanti i piani del governo e l’incisività delle riforme, ma anche gli orientamenti che il Parlamento avrà sul Bilancio”, ha detto il ministro dell’Economia Giovanni Tria dopo aver sottolineato che il documento non tiene conto dei potenziali benefici di uno spread più basso, e che “i rendimenti italiani sono ancora troppo alti alla luce dei fondamentali della nostra economia, nonostante il miglioramento dopo l’intesa con l’Unione europea sulla legge di bilancio”.

“La legge di bilancio del prossimo anno continuerà, nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica definiti nel Def, il processo di riforma della flat tax e di generare semplificazione nel sistema per alleviare il carico fiscale nei confronti del ceto medio”.




Albano Laziale, la sfida a Forza Italia: Palozzi e Aracri con Giovanni Toti nel feudo di Tajani

ALBANO LAZIALE (RM) – Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, parteciperà all’iniziativa “Officine del Futuro” che si terrà alle 17.30 di domani al teatro Alba Radians di Albano Laziale.

Un futuro movimento, quello pensato dal governatore della Liguria, con basi assolutamente democratiche senza congressi ma con primarie. Un “Movimento liberale e liberista” come sottolineato più volte da Giovanni Toti successivamente alla sua applaudita partecipazione durante la conferenza di Fratelli d’Italia a Torino e che ora potrebbe portare via acqua a Forza Italia.

Un incontro, quello dell’Alba Radians, che chiude il convegno dei consiglieri regionali, primo fra tutti Adriano Palozzi, e amministratori del Centro Italia (Lazio, Umbria e Marche) che con lui condividono le critiche a Forza Italia.

E la scelta della location ad Albano Laziale non sembra del tutto casuale

La città castellana è la roccaforte del collegio elettorale di
Antonio Tajani, vice presidente di Forza Italia e capolista per le Europee in
Centro Italia. Uno sconfinamento, quindi, che è fonte di fibrillazioni all’interno
del partito guidato da Berlusconi.

“È necessario tornare a dare voce a un pezzo di Italia che vuole continuare a riconoscersi in un centrodestra riformista, liberale ed europeo. – Hanno dichiarato in una nota comune il consigliere regionale del Lazio ed ex vice presidente del Consiglio regionale Adriano Palozzi e l’ex senatore Francesco Aracri – Per queste ragioni, ecco “Officine del Futuro”, un laboratorio di idee e di persone che, rapportandosi quotidianamente con i territori e i suoi rappresentanti, intende elaborare e raccogliere soluzioni e proposte per un centrodestra realmente partecipato, meritocratico e radicato, quindi più vicino ai bisogni delle famiglie”.




Patrimoniale, Tria tranquillizza: “Non c’è il rischio”

La flat tax “per me concettualmente va bene. Prima di diventare ministro ne ho anche scritto a favore. Ovviamente si deve mantenere quella progressività che è anche nel dettato costituzionale“. Lo ha detto il ministro dell’economia Giovanni Tria a “1/2h in più” su Rai Tre, sottolineando che “il problema è di agire attraverso una riforma progressiva”.

Non c’è il rischio” di una patrimoniale, ha detto inoltre il ministro. “Io personalmente e concettualmente sono molto contrario. In Italia colpirebbe tutto il patrimonio immobiliare, colpirebbe al cuore i risparmi italiani e avrebbe un impatto distruttivo su crescita e consumi”, ha detto Tria, evidenziando che “solo parlarne crea una tale incertezza che fa un danno forte all’economia”. Il ministro sollecita chi ne parla a stare “molto attenti”: “di tutto abbiamo bisogno in questo momento tranne che di creare allarme”.

“Per quest’anno stimiamo una crescita dello 0,2%, ma consideriamo che questo implica una crescita sostenuta già nel secondo semestre di quest’anno, altrimenti non si può raggiungere questo livello”, ha evidenziato.




Def, debito sale di mezzo punto. Il Governo si dice sicuro di rispettare gli impegni con Bruxelles: Lega e M5s si confrontano su Flat Tax

Nonostante la debole crescita e il debito schizzato almeno di mezzo punto rispetto alle previsioni di appena tre mesi fa, il governo si dice sicuro di rispettare ancora gli impegni presi con Bruxelles e punta tutto su cantieri e riforma del fisco per rianimare il Pil.

Ora il confronto tra Lega e M5s si concentra sulla Flat Tax e il testo, che entra con l’indicazione di due aliquote al 15 e 20 per cento, esce senza riferimenti numerici ma con la volontà che della riduzione fiscali benefici già con la prossima manovra il ceto medio.

Il Def, fa sapere Palazzo Chigi, certifica una crescita per quest’anno di +0,2%, lontanissima dall’1,5% immaginato a settembre e anche dall’1% fissato prima di Natale, e appesa alla spinta flebile (appena uno 0,1%) dei decreti Crescita e Sblocca cantieri.

Per vedere il debito scendere sotto il 130% bisognerà attendere il 2022, mentre la disoccupazione è attesa all’11% nel 2019 e all’11,1% l’anno prossimo. Il Tesoro sottolinea come il quadro tracciato rappresenti un sentiero di crescita e inclusione programmato rispettando i vincoli dell’Ue.




Mussolini annuncia la sospensione da parte di Facebook del suo profilo

“Voglio tranquillizzare tutti: non farò campagna elettorale con fasci littori, saluti romani e fez. Trovo però inaccettabile che Facebook chiuda il mio profilo personale solo perché il mio cognome è Mussolini. Ieri sono stato bloccato fino al giorno 11 di Aprile, pur non avendo scritto nulla. Dopo una giornata di insulto libero contro la mia persona e la mia famiglia. Se poi la policy di Facebook è consentire foto a testa in giù, insulti, minacce di morte e di aggressioni, e al contempo sanzionare una persona solo per il suo cognome, allora siamo messi malissimo. Qui l’unico discriminato sono io. Facebook si comporta come un centro sociale. È inaccettabile. Sto valutando con i miei avvocati se iniziare un’azione legale”. Lo afferma Caio Giulio Cesare Mussolini, candidato di Fratelli d’Italia nella Circoscrizione Sud.




Flat tax, Salvini avverte gli alleati: “Abbiamo votato il reddito di cittadinanza, che non è nel dna della Lega, ora pretendiamo rispetto”

Va bene la “prudenza” di Giovanni Tria, ma la flat tax deve essere nel Def. Matteo Salvini avverte gli alleati: “abbiamo votato il reddito di cittadinanza, che non è nel dna della Lega, ora pretendiamo rispetto”. M5s ribatte che a non rispettare il contratto, con proposte che vanno dalla castrazione chimica alle armi, semmai è lui. “A quelle proposte noi siamo un argine. La flat tax va fatta ma senza aiutare i ricchi”, dichiara Luigi Di Maio che, facendo sponda a Tria, vorrebbe che la misura restasse fuori dal Def, anche per arginare l’idea leghista di fare “facile campagna elettorale” con soldi che non ci sono. Ma la Lega insiste: “O il governo attua il contratto o non ha senso”, dice Giancarlo Giorgetti.

“Serenamente”, il premier Giuseppe Conte si fa carico di risolvere anche questa grana, in vista del varo del Def in Cdm martedì. Tria resta fermo sull’idea che la flat tax vada messa a settembre in manovra, nell’ambito di un intervento fiscale complessivo. C’è infatti un tema di risorse. Con il Pil vicino allo zero e 23 mld di clausole Iva da disinnescare il presidente del Consiglio fronteggia le accuse delle opposizioni – M5s alzerà le tasse, è sicuro Silvio Berlusconi – dichiarando che il governo “farà di tutto per impedire” l’aumento dell’Iva. E’ prudente, il premier. Anche se è convinto che nei prossimi mesi l’economia migliorerà, il quadro è fosco. Perciò tutto, anche la flat tax che è “un pilastro” del contratto di governo, va modulato in manovra tenendo “conto del quadro di finanza pubblica”. Domani, annuncia Conte, ci sarà una riunione preparatoria del Def. E martedì il Documento di economia e finanza arriverà in Consiglio dei ministri. Bisogna decidere dove fissare l’asticella della crescita programmata: si oscilla tra un prudente 0,3% (0,1% in più dello 0,2% tendenziale) e un più ardito – ma meglio spendibile alle europee – 0,5%. Salvini dice che sulle stime la “prudenza” di Tria va bene e precisa che quello sulla flat tax non è un suo capriccio. Ma lo scontro tra i vicepremier è totale. Su un punto però Di Maio e Salvini concordano: aprire un nuovo fronte e chiudere i campi Rom. “Lo deve fare il ministro dell’Interno”, è la stoccata di Di Maio. Il premier e il suo vice leghista non hanno modo di confrontarsi sui nodi del governo perché non si incrociano. Tra gli stand del Vinitaly però entrambi respingono la bocciatura del governo da parte degli imprenditori riuniti sabato a Cernobbio. Salvini, felpa rossa con scritta d’ordinanza, fa notare l’applausometro dei viticoltori: “Noi siamo partiti dalle pmi ma fugheremo i dubbi anche di chi applaudiva Monti e Renzi e oggi boccia noi”. “Lavoriamo nell’interesse di tutto il Paese, non di singoli imprenditori”, concorda Conte. Conte, che si ritrova pure a brindare con Massimo D’Alema, a Luca Zaia che lo incalza sull’autonomia (“Almeno il primo passo in primavera”, chiede Salvini), replica che “si farà” ma “nel rispetto della Costituzione” e con la “partecipazione attiva” del Parlamento. Lo chiedono il M5s, presidenti delle Camere e Quirinale. Quanto all’idea attribuita ai 5S di non rinnovare Quota 100 nel 2020, Conte ribatte che “non è all’ordine del giorno”: la misura “è triennale”. L’obiettivo finale è “quota 41”, rintuzza Salvini. E’ chiaro che su tassa piatta e su autonomia il vicepremier intende dare un segnale subito, prima delle europee. E non sembra disposto ad accettare un no come risposta. M5s lo accusa di voler fare “facile campagna elettorale” su una misura che costa 12 miliardi: “Non siamo mai stati contrari ma capiamo quali sono le risorse”, dice Francesco D’Uva. “Noi siamo stati sempre leali, la Lega ‘ni'”, rimarcano fonti M5s, che sul tema flat tax sembrano dare sponda a Tria. Il ministro dell’Economia (rassicurato da Conte e da Giorgetti, che dice di non volere il suo posto) incontrerà il premier al tavolo dei risparmiatori coinvolti nelle crisi bancarie: varare i decreti è il primo passo per provare a ricucire la tela nel governo. E stemperare il clima.




“Uomini, mezzi uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà”: signor Presidente fermi l’Italia e ci faccia scendere

Lanciata a velocità folle in una nottata di crisi da indebitamento, sfreccia l’Italia, lasciando durante il suo passaggio una scia di vuoto occupazionale, rovine economiche, tessuto sociale lacerato, una giustizia zoppicante , lenta e nebulosa, la corruzione che dilaga ed una criminalità sempre più aggressiva.

Giorgio Gaber ieri come la gente oggi

La gente si preoccupa. Attualissime sono le parole di Giorgio Gaber: Mi scusi Presidente/Ma questo nostro Stato/Che voi rappresentate/Mi
sembra un po’ sfasciato./ E’ anche troppo chiaro/Agli occhi della
gente/Che tutto è calcolato/E non funziona niente.

L’attuale situazione ed il canto dantesco dell’inferno

Notizia di pochi giorni fa: Bill Whatcott, canadese di 52 anni, cristiano di fede, è stato condannato a pagare una multa di 55.000 dollari per avere chiamato maschio un avvocato e attivista transessuale di nome Ronald Oger che si sente donna. Una sentenza sbalorditiva.

Signor Presidente, fermi l’Italia e ci faccia scendere prima che questo ventaccio canadese contamini ulteriormente la penisola e sarà multato chiunque osi chiamare maschi gli “Oger” italioti. Si preferisce anche scendere, caro Presidente, per non dovere subire più a lungo, persone consacrate come la monaca Cristina che balla con le Stelle anziché ritirarsi in monastero a pregare per lo sfacelo che sta attraversando la Chiesa mentre lei dà spettacolo in tv.

Signor Presidente, questa è l’Italia dantesca come viene descritta nel canto dell’Inferno “’Per me si va ne la città dolente /, per me si va ne l’eterno dolore, /per me si va tra la perduta gente”. Non può essere che così. E per dirla alla Benigni e Troisi: “Non ci resta che piangere

Il sistema delle opere pubbliche è bloccato

Lo sblocca cantieri fatica a decollare, imbrigliato tra bozze di subappalto, vertici del Palazzo, limiti del valore dei lavori e rimandi mentre l’Italia affretta la sua corsa verso il punto di non ritorno. La febbre del debito pubblico ha ormai superato la cifra di 2.363.000.000.000 di euro e le spese corrono su binari paralleli. La spesa giornaliera per enti inutili si aggira mediamente sui 17 milioni di euro e si calcola che giornalmente vengono evasi al fisco 194 milioni di euro circa. I disoccupati si avvicinano ai tre milioni e quattro milioni vanno avanti con un lavoro precario. Caro signor Presidente, quanto può andare avanti questa situazione? Forse meglio scendere ora e qui.

Lasciate ogni speranza o voi che dimorate nelle periferie.

La situazione generale non offre tante scelte. E’ sempre il canto dantesco. Schiacciata al nord dai lacci e laccioli delle direttive Ue e al sud dalla crisi africana che fomentata da mercanti di vite umane spinge con veemenza sul Belpaese. L’urto la sta sfiancando, o reagisce o soccombe. La sicurezza è diventata un bene prezioso molto ricercato, in particolare modo nelle periferie dove molto spesso il governo centrale, e a volte anche gli stessi Enti pubblici locali, ignorano e sottovalutano il disagio ed il degrado in cui vive quella parte della cittadinanza. Su scala nazionale si contano giornalmente circa 380 furti in abitazione e di questi solamente di 11 si vengono a scoprire i colpevoli.

A.A.A. giustizia giusta cercasi

Caro signor Presidente, la gente ormai ha perso ogni speranza e sta perdendo fiducia nella giustizia. Il crimine di Stefano Leo, a Torino, assassinato con una coltellata da Said Machaouat perché sorrideva, giustamente ha suscitato molta indignazione anche perché il marocchino aveva una condanna definitiva e doveva essere incarcerato.

La sentenza del giudice non è stata eseguita, si legge, “per un intoppo”.
Signor Presidente, chiamare tutto questo “una vergogna” sarebbe troppo
poco e conferma la richiesta di chiedere che si fermi l’Italia, ora e prima che succeda l’irreparabile.

Non c’è pace tra gli ulivi e nemmeno tra la maggioranza

Scoppia il braccio di ferro tra Tria e le due forze dell’esecutivo bloccando il governo. La Lega si mette contro Tria accusandolo di bloccare la Flat Tax. Nasce la tensione sul dossier dei ”truffati” dalle banche. Cala il gelo tra Bankitalia ed il vicepremier Di Maio e si rimanda lo scontro finale alle prossime nomine.

In giro la gente cerca di capire qualcosa su Quota Cento e sul Reddito di Cittadinanza, sui Navigator e sui Centri d’impiego. La TAV al momento dorme. Alla Camera è stato votato il Revenge Porn. Per i meno avvezzi spieghiamo che trattasi del decreto Codice Rosso che introduce il reato per la divulgazione di materiale sessualmente esplicito senza consenso.

Qui si balla sul ponte del Titanic italiano

Signor Presidente, non si capisce più niente. Davanti a tutti questi problemi che ha il paese, il senatore Zanda si sta facendo promotore di una proposta per rintrodurre il finanziamento pubblico ai partiti; Radio Radicale sta mobilitando tutta l’elite per protestare contro la riduzione da euro 14 a 9 milioni/annui come finanziamento alla radio che i contribuenti versano a questa emittente; il Ministero per lo Sviluppo Economico ha ordinato alla Consip di emanare i bandi per l’acquisto e il noleggio di 8280 auto blu e grigie, per un costo totale di 168 milioni di euro; nelle trasmissioni tv di intrattenimento si tengono le udienze del tribunale tra risate, urla, balli e canti mentre negli uffici giudiziari si verificano degli “intoppi”.

Intanto l’Italia corre spedita avvolta in una nebbia fitta e a nessuno sembra importare più di tanto. L’Italia va verso il suo destino, oltre quei lidi incerti ci sta il baratro, lo strapiombo.

Signor Presidente ancora non è tutto perso

Permetta la metafora, signor Presidente. Una volta l’Italia era il giardino d’Europa. Qui germogliava l’arte, nasceva la musica, fioriva la letteratura, cresceva la cultura e si coltivavano i valori. Questo giardino era fonte di nutrimento del popolo italiano. Poi venne l’ideologia del terzo millennio, piena di gramigna infestante della globalizzazione, sradicando radici e anni di sana tradizione, saccheggiando valori, beni, strutture, marche di prestigio, di genio e di professionalità e prodotti di vanto. In cambio hanno fatto del giardino Italia una fitta boscaglia di pseudo valori, sotto prodotti succedanei e surrogati.

Signor Presidente, o ora o mai più. Fermare questa folle corsa si può. Radunare un gruppo di vecchi saggi per pulire l’Italia da questa classe, per dirla con Sciascia, di “Uomini, mezzi uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà”

Lei lo può fare, signor Presidente, lei con un gruppo di vecchi saggi per rinverdire nuovamente il giardino Italia e ridare speranza agli Italiani.
In tale attesa, signor Presidente, la preghiamo di fermare l’Italia per farci scendere.




Ciampino, Giorgio Balzoni l’allievo di Aldo Moro: “I giovani daranno nuovo impulso alla città”

CIAMPINO (RM) – Giorgio Balzoni giornalista parlamentare fin dal 1980, si è sempre occupato di politica interna e dal 2000 al 2015 è stato vicedirettore del TG1. Amico di Aldo Moro con il quale ha studiato ai tempi dell’Università, Balzoni ha passato accanto al presidente DC gli ultimi 10 anni della sua vita. Ed è in questo lasso di tempo che nasce l’amore per la politica, per la società civile.

Momenti, quelli trascorsi con Aldo Moro, che hanno rappresentato vere e proprie lezioni di vita

La video intervista a Giorgio Balzoni candidato sindaco a Ciampino

Balzoni ancora oggi prima di prendere una qualsiasi decisione si domanda “Cosa si sarebbe aspettato il professore da me?”. E così anche la scelta di scendere in campo come candidato sindaco a Ciampino è stata motivo di una lunga riflessione su cosa avrebbe detto Aldo Moro. E Balzoni crede che il grande statista avrebbe avallato la scelta di scendere in campo per confrontarsi con la società civile, specialmente in questo periodo storico in cui è necessario recuperare quei valori fondanti che devono contraddistinguere chi si appresta a dirigere la cosa pubblica.

Il recupero dell’economia, dei posti di lavoro, della disoccupazione giovanile “questo il cancro da affrontare” tra le priorità programmatiche dell’allievo di Aldo Moro per la città di Ciampino, che “negli ultimi tempi ha pagato caro il prezzo della crisi che ha attraversato tutto il Paese nonostante per molti anni abbia avuto amministrazioni molto positive”.

Una scesa in campo, quella di Balzoni, che è stata una sorpresa per molti in quanto non si vedeva da tempo un personaggio di così alta caratura mettersi al servizio della collettività. “A Ciampino sono nato e vissuto fino all’età di 27 anni – ha detto Balzoni nel corso dell’intervista rilasciata al direttore de “L’Osservatore d’Italia” e conduttrice del programma giornalistico “Officina Stampa” Chiara Rai – ho pensato che a un certo punto della mia vita – ha proseguito il giornalista – era giusto dare qualcosa alla città che mi ha visto nascere”.




Conte a Tria: “Stai sereno”

“Giovanni, stai sereno”. Dopo l’ultimo scontro tra Tria e Luigi Di Maio in Consiglio dei Ministri sui rimborsi ai risparmiatori truffati, il destino del ministro dell’Economia, da sempre “stabilmente in bilico”, sembra ancora più precario del solito. E, per quanto il presidente del Consiglio possa aver usato tale espressione in buona fede, non porta proprio benissimo il suo invito a Tria perché “stia sereno”. Nel linguaggio della politica tale locuzione è ormai collegata in modo indissolubile al celebre “Enrico stai sereno” che Matteo Renzi rivolse a Enrico Letta poco prima di sfilargli Palazzo Chigi.

Durante un’intervista al direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, in occasione del Family Business Festival al Teatro Grande di Brescia, Giuseppe Conte ha assicurato che non ci sono problemi con la Lega nel governo, che il ministro dell’Economia Tria “deve stare sereno” e che l’esecutivo terrà i conti in ordine ed è già al lavoro per disinnescare le clausole di salvaguardia Ue come l’aumento dell’Iva.

Dopo l’evento il premier ha incontrato il filosofo Emanuele Severino, di cui è un attento lettore, è poi si è anche recato in piazza della Loggia per rendere omaggio alle vittime dell’attentato terroristico del 1974, facendo deporre una corona di fiori.

Conte ha poi negato scontri sulla questione dei rimborsi ai truffati dalle banche: “C’e’ stato un confronto sereno perché tutti quanti avevamo le idee chiare: abbiamo un miliardo e mezzo da sbloccare nel limiti delle regole europee. Quando vedo qualche ricostruzione sorrido”. Smentite anche fratture con Lega (“assolutamente no”): semplicemente, ha spiegato, “con la Lega stiamo attraversando un periodo particolare, siamo in campagna elettorale, è normale”.

Per il premier “ragionevolmente fino alle Europee continuerà la dialettica politica, ciascuno cerca di allargare il suo spazio politico”. Comunque, ha rassicurato Conte, “non bisogna pensare che da questo confronto dialettico venga messa in dubbio l’attività di governo”.

Il premier è apparso ottimista anche sul futuro economico: “Nel secondo semestre” dell’anno “ci aspettiamo una crescita più robusta”. Nessun problema, poi, sulle clausole di salvaguardia concordate con l’Ue (come l’aumento dell’Iva): “Abbiamo delle clausole importanti da fronteggiare ma ci stiamo già lavorando con vari accorgimenti” e “faremo di tutto, su questo dovete stare tranquilli, per tenere i conti in ordine”.

Infine, nel pomeriggio, al termine della sua visita in piazza della Loggia, Conte ha parlato di Alitalia. A chi gli chiedeva se lo Stato sia pronto ad arrivare al 15% in Alitalia, convertendo una parte del prestito ponte in azioni, il premier ha risposto: “Siamo pronti anche a questa evenienza. Stiamo lavorando al dossier Alitalia per rilanciare la nostra compagnia di bandiera”.