Governo gialloROSA: quanta confusione sotto questo cielo

Tanta confusione sotto questo cielo. L’Italia e gli italiani sono divisi esattamente a metà se si guarda agli ultimi sondaggi: il blocco di centro destra e quello del centro sinistra forte ora anche dei 5 Stelle si attestano entrambi al 45%.

Lo scossone della crisi di questo pazzo agosto ha portato ad una nuova maggioranza parlamentare. Il governo gialloverde ha lasciato il posto al governo giallorosa (colorare il PD di rosso sarebbe una esagerazione anche per molti democratici tra cui Renzi che tresca a giorni alterni con pezzi di Forza Italia scontenti dall’immobilismo del loro partito). A sugellare il nuovo accordo un nuovo programma riassunto in 26 punti di estremi buoni propositi troppo generici. Anche se il Movimento 5 Stelle e Partito Democratico avranno tempo per dimostrare se alle intenzioni seguiranno i fatti, non si può non ravvisare nell’area dem una dissonanza tra alcune parti del nuovo progetto e quanto fin qui realizzato.

Senza perdersi nel passato professionale di ministri e parlamentari, la figura politica del segretario del PD, Nicola Zingaretti, basta a dimostrarlo. La confort-zone di Zingaretti è la Regione Lazio. La governa da sette anni dopo quattro passati nell’ex Provincia di Roma ora Città Metropolitana. Sono in molti a domandarsi come possa mantenere le cariche di segretario dem, governatore del Lazio e commissario alla sanità laziale.

Nel programma giallorosa, al punto 19 si asserisce la necessità di “tutelare i beni comuni, come la scuola, l’acqua pubblica, la sanità”. Non nominare la sanità ai cittadini laziali. Gli ospedali romani sono ai minimi termini e la costruzione del Policlinico dei Castelli Romani con la chiusura di molti ospedali ha creato vari malumori. Inoltre dal 2008 la sanità laziale è in commissariamento, il fondo di dotazione è l’unico in Italia ad essere in negativo per quasi un miliardo di euro. Sul caso è intervenuto più volte l’ex ministro della Salute Giulia Grillo e i 5 Stelle hanno redatto un dossier economico. Ora che a Viale Giorgio Ribotta siede Speranza (Liberi e Uguali), come sarà trattato questo tema?

Per la prima volta i membri del neonato esecutivo hanno fatto riferimento al problema della gestione di Roma. Al Campidoglio dal 22 giugno 2016 si è insediata la giunta del Movimento 5 Stelle di Virginia Raggi che ha sempre rimarcato l’assenza di dialogo con le istituzioni della Regione. La Capitale è subissata da un debito di circa 12 miliardi accumulati tra il 1950 e il 2008. Anche se è nota l’ostilità tra la grillina Lombardi (maggiorente 5 Stelle alla Regione Lazio) e la sindaca di Roma, il governatore dem Zingaretti sembra non essersi mai posto il problema di una sintonia tra Regione e Comune.
Infine la svolta Green del Governo: “Occorre realizzare un Green New Deal, che comporti un radicale cambio di paradigma culturale e porti a inserire la protezione dell’ambiente tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale. Tutti i piani di investimento pubblico dovranno avere al centro la protezione dell’ambiente, il ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari, il contrasto dei cambiamenti climatici…” Se i 5 Stelle hanno fatto, sin dalle origini, del sostegno all’ economia circolare e alle fonti di energia rinnovabili una delle loro principali punti programmatici, lo stesso non si può dire per il Partito Democratico. A documentarlo sempre la Regione Lazio. L’ambiente è davvero il tallone d’Achille di Nicola Zingaretti.

Nel suo programma del 3 marzo riporta “sostenibilità sociale, ambientale e economica”. Per motivi di spazio riporteremo solo un caso che riesce a restituire la cifra di un comportamento che è diventato orma prassi a Via della Pisana.

Lo scorso 12 settembre 2018 è stato approvato con emendamenti, l’articolo 3 della proposta di legge regionale n.55 del 2018 sulla semplificazione amministrativa effettuata dalla Giunta regionale del Lazio presieduta da Zingaretti. Questa modifica riguarda la procedura di approvazione dei piani delle aree naturali. In complessivi 7 mesi di silenzio-assenso, il piano dell’area naturale protetta potrà essere approvato senza alcuna discussione. Una norma che quanto meno sembra essere fatta apposta per favorire la speculazione all’interno dei parchi come riporta su Il Fatto Quotidiano Fabio Balocco. Stessa cosa per la costruzione dell’autostrada Roma-Latina, bloccata dal Consiglio Di Stato. L’opera, che Zingaretti descrive come “fondamentale”, cade sul territorio della Riserva naturale statale del litorale romano ed in particolare, per oltre 10km, nella zona 1 dove vige divieto assoluto di realizzare opere architettoniche




Immigrazione e sicurezza, dove va l’Italia?: le posizioni di Pd e Lega a confronto

POLITICA A CONFRONTO, DA SX: LUCA ANDREASSI (PD) – IVAN BOCCALI (LEGA) – MATTEO MAURO ORCIUOLI (LEGA) – CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE

Pronto il piano per modificare il decreto sicurezza, fiore all’occhiello dell’ex vice premier Matteo Salvini, non solo sulla base delle “osservazioni” del presidente Mattarella, ma anche recuperando “la formulazione originaria”, ovvero “prima che intervenissero le integrazioni che, in sede di conversione” in legge “ne hanno compromesso l’equilibrio complessivo”. Ad annunciarlo è stato il presidente del Consiglio del nuovo governo giallorosso Giuseppe Conte che ora è pronto a cambiare il testo fortemente voluto dall’ex alleato leghista.

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La modifica dovrebbe riguardare sostanzialmente le maxi multe previste nell’attuale decreto per le navi che entrano nelle acque italiane a seguito di salvataggio in mare di migranti.
Il Quirinale ha infatti stigmatizzato l’aumentato della sanzione per le navi di soccorso che violano il divieto di ingresso nelle acque territoriali. La multa è stata notevolmente aumentata, ma senza «alcun criterio che distingua quanto alla tipologia delle navi, alla condotta concretamente posta in essere, alle ragioni della presenza di persone accolte a bordo”, ha detto Mattarella nella lettera inviata ai presidenti delle due Camere e al premier Giuseppe Conte.

Dura la replica del leader leghista: “Non si torna indietro” ha tuonato dal palco della manifestazione organizzata da Giorgia Maloni, in Piazza Montecitorio. “E se qualcuno lo pensa lì dentro (Salvini fa riferimento al nuovo governo pd M5s) non li faremo uscire da quel Palazzo”.
Il leader del Carroccio ha poi aggiunto: “I porti li chiudiamo noi, tutti insieme, perché in Italia non si entra senza permesso. Lo faremo stando in Parlamento e in mezzo alla gente. Ci sono milioni di italiani che chiedono sicurezza. Se qualcuno pensa di tornare al business dell’immigrazione clandestina, sapremo come impedirlo, sempre in maniera democratica, pacifica e sorridente come siamo abituati a fare”.

Intanto all’orizzonte si profila il caso della Ocean Viking con a bordo 50 naufraghi, attualmente in area Sar, acronimo con il quale viene indicata la zona di competenza di ogni paese per effettuare le operazioni di ricerca e soccorso. E se la nave dovesse decidere di fare rotta verso i porti italiani, il nuovo ministro dell’Interno Luciana Lamorgese non farà ricorso al potere di vietarne l’ingresso. Organizzerà invece il soccorso e gestirà con Bruxelles la redistribuzione di chi sbarca. La Alan Kurdi invece non è autorizzata ad entrare in acque italiane. È infatti sempre in vigore il divieto siglato dall’ex ministro Matteo Salvini lo scorso 31 agosto in base al decreto sicurezza bis.




Sogni e desideri di mezz’estate del governo “tengo-famiglia” giallorosso

Voltaire usava dire che l’omelia dei preti è spesso “come la spada di Carlo Magno, lunga e piatta”. Se Voltaire avesse potuto oggi ascoltare l’intervento del neo presidente Conte, del 9 settembre alla Camera, avrebbe avuto conferma della sua convinzione.
Il discorso di Giuseppe Conte alla Camera e quello del giorno dopo al Senato, oltre ad essere stato il più lungo nel suo genere in analoghe circostanze, è stato piatto come la spada di Carlo Magno ma più che altro una rassegna di buoni propositi, sogni e desideri.
Il neo presidente ha fornito un’indagine conoscitiva dei mali che affliggono il paese. Quello che mancava nel suo progetto programmatico però, è proprio un “piano terapeutico”. Per il resto, il suo intervento è stato una diagnosi conoscitiva, mentre buona parte dell’intervento gli è servito come occasione per togliere dei sassolini dalle scarpe e regolare i conti con Salvini.

Molti hanno visto in questo una caduta di stile di colui che proponeva il manuale del bon ton. Per niente scoraggiato dal volto stressato di Di Maio seduto alla sua sinistra e lo sguardo mesto e perso nel vuoto della squadra di governo nel banco davanti, Conte prendendo la parola in omaggio a Gigino, esordiva con una versione moderna di “A casciaforte”, cara memoria di Roberto Murolo, e con “lingua mite” e “maggiori garanzie costituzionali” estraeva da quella “cascia programmatica” di tutto e in più:
nu ritratto (formato visita) /d”a bonanema ‘e zi’ Sufia…/ nu cierro ‘e capille/ed il becco del pappagallo/ Il mozzone di una steárica/(conficcato nella bugia),/ na bambola ‘e Miccio,/ na lente in astuccio…/ e una coda di cavalluccio /che mi ricorda la meglio etá!”. Tutto ha messo in quella casciaforte! Ve lo ricordate Murolo? Oggi, purtroppo, non è più con noi.
Conte si è impadronito di quella casciaforte e, prima alla Camera e poi al Senato, si è cimentato ad estrarre un eccitante progetto di buoni propositi, sogni, desideri e messaggi augurali. “Lo so! La vita è tragica,/ ma ‘a cascia…mme ll’hann”a dá! /Ce aggi”a mettere…”: “La revisione del DL Sicurezza”, la “revisione progressiva, ma senza sconti delle concessioni autostradali” e “una nuova risolutiva stagione riformatrice”.

Progetti vaghi, propositi senza alcun dettaglio. Campa cavallo che l’erba cresce!

Il quando, il come, il dove fin’ora ignoti

San Casimiro martire../. ‘sta cascia, famm”a vení! /Ce aggi”a mettere”: “La sfida sul piano interno è quella di ampliare la partecipazione alla vita lavorativa delle fasce di popolazione finora escluse. Esse si concentrano soprattutto tra i giovani e le donne, particolarmente nel Mezzogiorno”.
Questo luogo comune, ma tanto comune che più comune non si può è quanto ha estratto dalla “casciaforte programmatica”.

Inutile cercare progetti, piani, coperture, date , stime e “costi/benefici”, non se ne trova alcuna traccia

Tra le proteste di Lega e FdI, Conte annuncia: “Valuteremo le misure di sostegno a favore delle famiglie meno abbienti, nell’ottica di un innalzamento degli anni di obbligo scolastico”. Rimane sempre il governo dei “Costi/benefici” e per questo che valuterà, penserà, esaminerà, forse, magari, può darsi…

Il governo Conte 2.0 combatterà le diseguaglianze sociali, ravviverà la dinamica degli investimenti, azzererà totalmente le rette, completerà l’integrazione delle donne nella comunità di vita sociale e lavorativa, fermerà definitivamente le nuove concessioni di trivellazioni. Si adopererà affinché la protezione dell’ambiente e delle biodiversità siano inserite tra i principi fondamentali del sistema costituzionale. Promette una mini revisione del decreto sicurezza, si dichiara a favore all’autonomia e prospetta la “Riforma processo civile,penale e elezione Csm”.

A questo punto dalla “casciaforte programmatica” spunta “na crástula ‘e specchio,/ na corteccia di cacio vecchio” e nell’aula di Montecitorio l’opposizione alzandosi in piedi, batte le mani urlando: Voto subito!
Radunati in Piazza Montecitorio, decine di migliaia di cittadini, per contestare un Governo insediatosi senza il consenso del popolo, rispondono: Elezioni subito! Voto subito!

Il governo Conte 2.0 ha ottenuto la fiducia , l’Europa è salva con “Certe reliquie,/ cierti cimeli”, usciti fuori dalla “casciaforte programmatica” del governo tengo-famiglia giallorosso. Incrociamo le dita e speriamo in tempi migliori.




Manifestazione contro governo Pd5: bagno di folla per Salvini e Meloni

Bagno di folla per il leader della Lega Matteo Salvini a piazza Montecitorio. Manifestanti ed elettori lo seguono nel tragitto tra piazza Montecitorio e piazza Capranica dove c’è lo schermo della manifestazione.

Salvini concede selfie e strette di mano

“Non mollare, Matteo, non mollare!”, gli gridano i sostenitori. La presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che ha indetto la manifestazione di protesta, è al fianco di Salvini e dal palco dichiara: ‘Oggi avremmo potuto riempire piazza del Popolo per quanti siamo, altro che queste piazze!”.

Meloni replica quindi a chi aveva detto che ci sarebbero state poche persone in piazza anche “perché è lunedì, giorno di chiusura dei parrucchieri”: “Allora siamo tutti parrucchieri – ribatte -abbiate rispetto di un popolo che si ribella’. ‘Con Giorgia’, assicura il leader della Lega, ‘lavoreremo per allargare’. In piazza con i due leader c’è anche il governatore della Liguria, Giovanni Toti, mentre i parlamentari di Forza Italia scelgono di fare opposizione al nuovo governo Conte dentro le Aule parlamentari.

Intanto, lasciano il Gruppo di Forza Italia alla Camera i deputati ‘totiani’ Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini, Alessandro Sorte. I quattro parlamentari – riferiscono alcune fonti – andranno al Gruppo Misto non avendo i numeri per formare un gruppo autonomo.

“In piazza c’è un pezzo di Italia che penso sia maggioranza nel Paese che chiede di votare. Oggi è plastica la divisione tra il Palazzo chiuso e l’Italia in piazza”, ha detto il leader della Lega Matteo Salvini a margine della manifestazione contro la fiducia al governo Conte davanti a Montecitorio.




Crisi tua, vita mea: il giallo, il verde e il rosso

Che il governo giallo-verde, miseramente abortito, avesse potuto salvare il destino del paese, è una barzelletta che fa piangere. Che l’imposto e rabberciato governo giallo rosso possa cambiare gli eventi e ridare speranza ai cittadini sa di merce avariata. Credere che i nuovi auto-eletti a Bruxelles possano far nascere l’Europa dei popoli è pura ingenuità.
Ricordo d’aver letto da qualche parte: “Chi scegliamo di frequentare racconta chi siamo”.

Il mese di agosto 2019 passerà alla storia come viva testimonianza della coerenza incongruente, di una politica mariuola. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei lo si può rivolgere tanto a Di Maio quanto a Zingaretti. Lo si può rivolgere ai “compagni” ed in ugual misura ai “cittadini della piattaforma Rousseau”. A tanti italiani non interessa se Luigino sbaglia i congiuntivi e a loro non disturba il sonno la sua scarsa conoscenza dell’assetto geografico del globo. Invece importa agli italiani, a parte quei 79.634 della piattaforma di Casaleggio associati, l’incoerenza, l’inaffidabilità e la mancanza di trasparenza della traiettoria politica. Se per Di Maio Pinochet era un dittatore Venezuelano e “Ping” un aristocratico cileno sono affari suoi.

“Chi scegliamo di frequentare racconta chi siamo”

Zingaretti non può sfuggire, giustificando la sua “megagalattica” incoerenza affermando di sacrificarsi per il bene del Paese. Non bastano gli slogan urlati: cambiamento, svolta, rinnovo! Dell’incoerenza atavica ed il classico comportamento dei voltagabbana si è parlato a lungo e largo e non c’è giornale di destra o di sinistra che non abbia rimarcato la faccia tosta di tutti “loro” che credono che agli italiani si possa ancora menare per il naso. Forse in questa puerile arroganza vi è la prova che più che politici sono degli azzecca garbugli. Gli italiani lo sanno e non dimenticano.

Queste sono cose risapute. Di questo si è parlato, discusso, commentato, pronosticato e fantasticato. Il mercato dell’informazione di questo è saturo. Come le due facce della luna anche le grandi crisi hanno due facce. Durante la crisi c’è chi scende e c’è chi sale; c’è chi guadagna e c’è chi perde. Di questo vogliamo parlare.

La crisi agostana è stata una manna piovuta dal cielo. Crisi tua vita mea

Tuonava sotto il cielo del sodalizio giallo verde già da tempo in burrasca e a luglio diluviava. Mentre tra Salvini e Di Maio cresceva l’incomprensione e si evidenziavano le incongruenze di un incesto politico, come lumache dopo le prime piogge, tutto lo stock di partiti lasciati nel campo il 4 marzo, ora annusando la nuova aria sono usciti dal guscio. Strisciando lentamente in cerca di nuovi approdi. Allo scoppiare della rottura il “rosso” ha preso vigore e nonostante la sua passata riluttanza ad avvicinarsi al giallo, rinnegando quanto prima aveva solennemente dichiarato e strisciando si è avvicinato al “giallo” di Casaleggio. Un’occasione ghiotta da non perdere. La crisi per il PD & friends è come la manna caduta dal cielo. Ora o mai più! Manna provvidenziale per tutta la sinistra, per LEU e non solo.

Tanti ibernati si sono rigenerati e la speranza per molti di ritornare alla XVII legislatura. Tante belle occasioni, nomina uno e t’impachettano un secondo omaggio. L’Europa esulta e Conte gongola fino che il sole brilla. Mattarella guarda, osserva e riflette se la sua decisione sia stata veramente giusta. Dalla parte oscura della luna migliaia di cittadini protestano in piazza e sul web. Chi rischia di più sono i cittadini. I poveri aumentano sempre e la classe media scende di scalino per raggiungere anch‘essa la soglia di povertà preoccupante. Tasse, imposte e aumenti probabili. Questa è la crisi che tocca la carne viva del cittadino medio.

La crisi, una manna per i mass media

La crisi non aumenta l’occupazione, intasa le reti con cronache e reportage, interviste, commenti, previsioni di scenari, a volte fantasiosi. Dall’8 agosto fino al 2 settembre su La7 sono andati in onda trasmissioni non-stop di 8 ore/giorno. Al conduttore non importava che gli invitati commentassero sempre lo stesso scenario, previsioni e supposizioni. Intanto si faceva audience e l’audience è “positiva” alla rete. La crisi anche per la rete è stata una manna scesa dal cielo. Crisi tua vita mea.

Mentre tanti “arnesi della prima Repubblica” fino a quel momento in letargo, ora sono ringalluzziti e si affacciano tutti in tv per suggerire formule nuove, tanto nuove che le proponevano Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. Altri defenestrati ora siedono in piazza Montecitorio in attesa della prossima crisi di governo sperando di essere allora convocati come papabili di turno per formare il governo della XIX legislatura.

La politica è l’arte del compromesso. Triste constatare che è morta la politica ed è rimasto solamente il compromesso per cui crisi tua vita mea.




Ciampino, sulla chiusura della Barbuta si infiammano i politici

C’è una corsa spasmodica dei politici locali alla presa di paternità per aver sollecitato in qualche modo recondito il sindaco Virginia Raggi allo smantellamento del campo rom “La Barbuta”. Sicuramente c’è chi ha fatto di più e chi meno ma forse è il caso di ricordare che il campo rom ricade nel Comune di Roma Capitale e confina con Ciampino.

Eppure le opposizioni ciampinesi scalpitano mentre c’è da dire che il Sindaco Daniela Ballico in questo caso ha portato concretezza, sollecitando il Prefetto e le istituzioni sovracomunali per accelerare la chiusura, come del resto risulta dagli atti. Ha azzeccato i tempi? Forse sì ma le va dato atto di non essere rimasta immobile.



C’è però chi ha cercato di puntualizzare, se non altro perché gioca in casa. E così il Movimento Cinque Stelle di Ciampino ha ribadito che si tratta di uno degli impegni mantenuti dalla giunta Raggi…si legge “in relazione alla esultanza del sindaco Ballico, espressa sempre a mezzo facebook. Lo smantellamento di una delle più grandi baraccopoli della Capitale era già in atto da diverso tempo e arriverà a completamento nel 2020”. Poi la nota del MoVimento Cinque Stelle continua con tutti i ringraziamenti non solo al sindaco Raggi ma anche al Presidente del VII Municipio Monica Lozzi, a tutte le persone, i comitati, le associazioni che si sono battute in questi anni, a quanti, a vario titolo, hanno tenuto alta l’attenzione sulla annosa questione.

“Il piano targato Raggi – prosegue la nota del M5s Ciampino- era un piano molto complesso e articolato, che nell’arco di due anni, a partire dal 2017, ricalcando la Risoluzione del Parlamento Europeo del 2011 e la conseguente Strategia Nazionale 2012-2020, avrebbe portato alla chiusura dei campi rom La Barbuta” e “La Monachina”. Ricordiamo che per il superamento dei campi sono stati utilizzati 3,8 milioni di fondi europei. L’ accompagnamento all’ abitare è stato necessario proprio per facilitare le famiglie (che, non dimentichiamo, sono composte da nuclei di cittadini italiani) ad uscire dai campi e rappresenta un passaggio importantissimo per la legalità. L’ Unione Europea ha, infatti, sempre sottolineato il carattere discriminatorio della
soluzione campi, per cui ne aveva chiesto lo smantellamento. Quattro gli assi su cui si sta articolando il piano: scolarizzazione, occupazione, salute, abitazione. Per questo sono state previste misure temporanee di sostegno alle persone Rom Sinti e Caminanti in condizione di fragilità che accompagnino il processo di superamento dei campi. Per ciascuna persona o famiglia è stato sottoscritto un Patto di Responsabilità con Roma Capitale. Vogliamo, inoltre, ribadire che nessuna risorsa è stata sottratta alla cittadinanza, trattandosi di fondi già stanziati dalla UE che non erano stati utilizzati dalla Amministrazione precedente. Finalmente si sta risolvendo un problema che da tanti anni gravava sulla cittadinanza ciampinese”.




Quando la storia si ripete: 8 settembre 1943 – 3 settembre 2019. Rosseau salva la faccia a tutti

Il paese dei voltagabbana, 8 settembre 1943 – 3 settembre 2019: Come voltagabbana abbiamo una bella tradizione. Qualcuno ha paragonato, a ragione, Giuseppe Conte al Badoglio del dopo 8 settembre. Senza voler fare della dietrologia sterile e nostalgica, i tedeschi si trovarono improvvisamente in un paese nemico e a questa condizione reagirono da par loro, trucidando enormi masse di innocenti. I tedeschi sono fatti così, è nel loro DNA, e nel tempo non sono cambiati. Non reagiscono, infatti, alla richiesta di danni di guerra, né hanno mai voluto consegnare i loro criminali, rei di aver compiuto quelle stragi che tutti conosciamo. Tranne poi a chiedere scusa, come di recente, da un palco pubblico, ma assolutamente gratis, in Polonia.

Così, da buon Italiano rispettoso della tradizione e del globalismo europeo, il professor Giuseppe Conte, dal curriculum lungo due braccia, ha ‘svenduto’, con il suo collega Tria, alla Merkel & Co. la manovra economica che invece molti si sarebbero aspettati, rendendo noto, a parer suo, d’aver evitato, novello supereroe, la manovra di infrazione da parte della UE. La quale UE è sgradita alla maggioranza degli Italiani, ma tant’è, noi ‘non contiamo un cazzo’, come disse il marchese del Grillo ai suoi compagni occasionali di bisbocce.

Il professor Conte, apparso come sir Galahad all’orizzonte di una politica che voleva essere pettinata, ordinata, per funzionare – leggi M5S-Lega – ci aveva gabbati tutti, e incominciavamo, nonostante le altre amare esperienze, a confidare in lui, nella sua esperienza di giurista, nel suo aplomb all’inglese, nei suoi nodi alla cravatta che rasentavano la perfezione, nei suoi colletti della camicia sempre impeccabili, sempre uguali. Fino all’attacco fuori della grazia di Dio in Senato, contro un Salvini che ha avuto l’unico torto di sbagliare i… conti, non calcolando che, cadendo il governo, non saremmo andati alle elezioni, ma ad un governo di rattoppo della legislatura. E confidando, probabilmente, nel fatto che fino ad allora i 5 stelle e il PD se l’erano date di santa ragione, sui social, sui media, in parlamento e dovunque fosse possibile.

Confidando nei ‘duri e puri’, capo quel Di Maio che non più di una settimana prima aveva dichiarato pubblicamente che mai sarebbe andato con il ‘partito di Bibbiano’: cioè con il PD. Un PD che già un’altra volta aveva tentato, senza convinzione, di amalgamarsi con i duri e puri, ma senza risultato, un incontro, se ricordate trasmesso in streaming: condizione ormai sparita dal vocabolario cinquestellato. Che dire? Conte, lo scrivono i giornali, già da sei anni era un fan del Giglio magico (chi l’avrebbe mai detto?).

E Giggino Di maio, ‘er bibbitaro’, come alcuni lo definiscono – soprattutto quel Berlusconi che farebbe meglio a star zitto: il più delle volte sta zitto, al massimo legge, e fa parlare gli altri – il duro e puro per eccellenza, l’abbiamo visto in costume da bagno, anche lui al mare. Dopo aver criticato il suo collega Salvini alla spiaggia Papeete, che probabilmente diventerà luogo di pellegrinaggio, con annesso Mojito. È un piccolo uomo; anzi, un piccolo ragazzo. Senza il suo abito blu con annessa cravatta, è davvero insignificante, fisicamente. Ma ancor più s’è rivelato un piccolo uomo in questa occasione. Doveva salvare la faccia, e ha evocato Rousseau, del quale s’era completamente scordato, preso nell’ingranaggio della politica reale, quella che bada solo alle poltrone e alle posizioni di prestigio. Ha evocato Rousseau, e tutti si sono precipitati a votare sulla piattaforma – pare… non abbiamo i conteggi in mano, ma le cifre sono bulgare. Tranne che qualcuno, sui social, ha riscontrato che venivano contati solo i voti per il Sì all’inciucio. Un voltagabbana anche Di Maio? I fatti direbbero di sì. Ma di una dimensione ridotta, siamo proprio alla frutta.

Una volta erano i grandi uomini che cambiavano opinione, oggi ci dobbiamo accontentare. Comunque vale sempre l’osservazione di qualcuno che mi fece, anni addietro, a proposito di ben altra faccenda, e cioè che non si manda un ragazzo a fare il lavoro di un uomo. I maligni potrebbero dire che abbiamo altri esempi: Renzi, ad esempio, dovrebbe, secondo quanto da lui dichiarato pubblicamente insieme alla sua sodale Santa Maria Elena Boschi, – a proposito del famoso fallimento del tentativo napoletanizzato di modifica della Costituzione – essere fuor della politica e dei santissimi. O cabbasisi, per dirla con Camilleri. Il quale, nato con la falce e martello tatuata sul cuore, tale è andato nel regno dei più, lui sì, coerente fino all’ultimo. A differenza, absit iniuria, di Napolitano, convertitosi dall’orbace alla camicia rossa nel 1945, dopo un ‘ripensamento’.

Insomma, per farla breve, il concetto è chiaro: nel DNA italiota c’è un germe che ci porta a ‘cambiare opinione’ un po’ troppo e un po’ troppo in fretta. Se poi questo cambio precede una situazione di convenienza, transeat: l’uomo non è di legno, come scriveva quel viaggiatore di commercio mettendo in conto alla ditta le prestazioni sessuali delle prostitute: dopo tutto, per fare il suo lavoro, era costretto a sta lontano da casa, e si sa, quando certe cose premono, non riesci più a dormire. Quello che rimane è uno spettacolo squallido della nostra politica e dei nostri politicanti – incluso lo spettacolo indecente della riunione al Senato in cui Salvini fu massacrato da un Conte che aveva già cambiato giacchetta, ma nessuno lo sapeva. Peccato. Avevamo incominciato a pensare che esistesse Babbo Natale, e magari anche Sir Galahad, il cavaliere bianco, senza macchia e senza paura. Purtroppo, come nella barzelletta, vince sempre il Cavaliere Nero, e a lui ‘nun je dovete rompe li cojoni.’




Roma cambia musica sul Verde: Fiorini è il nuovo assessore. Ancora nulla sul fronte Rifiuti. Ecco le novità

Laura Fiorini è il nuovo assessore a al Verde pubblico di Roma. Attivista del M5S, 57 anni, si era candidata nel 2013 nel XIV Municipio, lo stesso distretto dove abita il sindaco Virginia Raggi, finora ha lavorato nello staff della prima cittadina.
Ieri è stata scritta l’ordinanza di nomina. Torna occupata quindi la poltrona lasciata libera da Pinuccia Montanari sei mesi fa; l’ex assessore all’Ambiente, fedelissima di Beppe Grillo, si era dimessa l’8 febbraio, dopo il braccio di ferro sul bilancio dell’Ama che ha visto saltare anche il presidente e amministratore delegato della municipalizzata, Lorenzo Bagnacani.

Per paradosso la delega dei rifiuti resta ancora senza un assessore. La gestione della raccolta quindi continuerà a far capo alla sindaca direttamente.

Riguardo gli alberi, il lavoro al nuovo assessore non mancherà di certo. Fusti e rami continuano crollare con un bilancio in positivo del 730 per cento di crolli negli ultimi due anni. Nel 2014 erano caduti 12 tronchi, in tutta la città. L’anno dopo, il 2015, ne sono venuti giù 32, poi 48 nel 2016 e altri 41 nel 2017. Nel 2018 ci sono stati 400 crolli. Altri 200 tronchi nei primi mesi del 2019. Silvio Monti, ex delegato al Servizio Giardini è durato in Comune poco più di un mese, si è dimesso a metà luglio. Anche il Dipartimento Ambiente è senza guida.
Intanto 9 dipendenti del Servizio Giardini sono stati sospesi quando si è scoperto, grazie a un’indagine della Procura, che durante le ore di lavoro sbrigavano faccende personali e utilizzavano i mezzi di servizio per svolgere incarichi a pagamento. Ecco perché a Roma il verde piange e grida vendetta! L’ultimo scandalo riguarda gli scontrini pazzi della benzina per i veicoli dell’autoparco comunale: oltre alle auto dei vigili, si sta indagando anche sulle ricevute consegnate dai benzinai ai giardinieri.




Governo Pd5, anche Rousseau dice si. Conte prepara la squadra di governo

Dalla piattaforma Rousseau arriva il sì all’accordo di governo tra i pentastellati e il partito Democratico. Secondo quanto reso noto il 79 percento dei penta votanti pari a 63.146 unità ha dunque dato il via libera al governo giallo-rosso mentre 16.488 persone avrebbero espresso un voto contrario.

Il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte potrebbe recarsi nella mattinata al Quirinale per presentare la squadra dei ministri del suo governo e sciogliere la riserva. E’ quanto trapela da fonti parlamentari. A quel punto il nuovo governo potrebbe giurare in serata o, più probabilmente, giovedì.

A Palazzo Chigi si prospetta una notte di lavoro per definire la squadra di governo

Ancora tanto è in discussione, incluse alcune caselle che in serata venivano considerate chiuse. Secondo fonti parlamentari sarebbe aperta la partita anche per l’incarico delicato di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Il premier incaricato Giuseppe Conte vorrebbe infatti un nome di sua stretta fiducia come quello del segretario generale della presidenza, Roberto Chieppa. Ma il M5s starebbe spingendo per assegnare l’incarico a un proprio esponente, come Vincenzo Spadafora o l’attuale ministro Riccardo Fraccaro. Il premier ha ricevuto la delegazione di Leu, composta dai capigruppo Federico Fornaro e Loredana De Petris. I dirigenti di Leu nel pomeriggio si erano riuniti a Montecitorio e al termine dell’incontro è emersa la richiesta di entrare nel governo con pari dignità. In questa chiave viene considerata in pole position per un ministero la deputata Rossella Muroni.




Salvini garantisce: “porte aperte” ai grillini delusi”

“Le porte della Lega sono e saranno sempre più aperte. Nei mesi passati abbiamo detto tanti no, se c’è comunanza di idee vedremo”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, ha risposto a chi gli chiedeva se fosse pronto ad imbarcare i grillini delusi nel Carroccio. “Rispetto – ha detto al suo arrivo alla Berghem Fest ad Alzano Lombardo – la coerenza e la dignità di quegli elettori ed eletti dei 5 Stelle che dicono: ‘Io sono entrato in politica per contrastare il Pd e Renzi e voi mi ci mandate al governo'”.

Salvini ha spiegato di non aver attaccato Luigi Di Maio in questi giorni perché lo vede “vittima di Conte”. “Ho letto oggi che Zingaretti e Franceschini non vogliono vicepresidenti, anche Conte non vuole più vicepresidenti”, ha aggiunto, “il regista del tutto è Conte, perché la Merkel ha telefonato a Conte, perché i poteri forti stanno spingendo Conte, perché il primo a scaricare i 5 stelle è stato Conte”. Sul M5s, il leader della Lega ha aggiunto: “Non entro nel merito delle dinamiche dei 5 Stelle anche perché in molti ci stanno scrivendo e chiamando. Però non posso entrare in casa altrui, posso solo attendere che votino i loro militanti sulla piattaforma Rousseau, perché l’alleanza con il Pd per molti è indigeribile”. E se le trattative Pd-M5S dovessero fallire? “Si vota”, ha concluso Salvini.

“Un governo telecomandato da Berlino”

“La novità di oggi è che abbiamo scoperto che stanno costruendo un monocolore Pd al governo, dove i Cinquestelle fanno da tappezzeria. L’esatto contrario di tutte le elezioni che ci sono state in Italia negli due anni”, ha proseguito Salvini, “non sarebbe Salvini al suo arrivo alla Berghem Fest organizzata dal Carroccio ad Alzano Lombardo – un governo Pd- Cinque Stelle ma un governo Pd-Pd, con il presidente del Consiglio del Pd, il vicepremier se c’è del Pd, il sottosegretario se c’è del Pd. Allora se qui le elezioni non servono perché vince sempre il Pd ditecelo”.

Il leader della Lega è poi tornato ad appellarsi al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, per tornare al voto e scongiurare la nascita del governo M5s-Pd: “Io chiedo ancora al presidente della Repubblica di ragionare, di ascoltare il Paese che non vuole questo governo telecomandato da Berlino. La Merkel perde a casa sua e prova a imporre il suo governo in Italia. Non è il governo Conte ma Merkel-Macron”.

Salvini ha infine smentito la fine della sua relazione con Francesca Verdini: “È surreale, è tre giorni che sono in giro con lei ed è tre giorni che lei mi ha mollato. Hanno sentito il tizio che lei non sente da 5 anni, è surreale. Era a Padova l’altroieri, a Pinzolo ieri, adesso sta studiando però è a casa mia”.




Governo Pd5, attesa febbrile per il vertice sul programma

E’ alta tensione negli ambienti politici impegnati nella formazione del nuovo governo. Il presidente del consiglio incaricato Giuseppe Conte si è recato al Quirinale a colloquio con il Capo dello Stato Sergio Mattarella.

Dopo l’incontro al Colle sono emersi in ambienti parlamentari della maggioranza timori che Conte stia anche ipotizzando la possibilità di rinunciare al mandato conferitogli dal Presidente della Repubblica, alla luce delle difficoltà emerse nelle ultime ore dopo la consegna di Luigi Di Maio di 20 punti programmatici del Movimento Cinque stelle.

C’è attesa dunque per il nuovo vertice sul programma previsto alle 9.30 e slittato alle 12 tra delegazioni Pd-M5S e Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Ieri è sembrato vacillare l’accordo per un governo 5S-Pd dopo le dichiarazioni di Di Maio. DE tutto il Pd chiede un chiarimento.

“Negli incontri siamo sempre stati costruttivi, ieri i 10 punti sono diventati 20 e si è si è detto o questi o non si fa il governo. A me sembra un ultimatum ed è totalmente inaccettabile che si pongano ultimatum al presidente del Consiglio. Adesso vediamo con che spirito ci si siede a questo tavolo, se con aut aut o volendo discutere per il bene degli italiani”. Così il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio, entrando a Palazzo Chigi per l’incontro con il premier incaricato Giuseppe Conte e la delegazione del M5s.
Il leader della Lega, Matteo Salvini si rivolge al Capo dello Stato. “Presidente Mattarella, basta, metta fine a questo vergognoso mercato delle poltrone, convochi le elezioni e restituisca la parola e la dignità agli Italiani”.