Taglio parlamentari, oggi si vota: Lega e FDI dicono si

Oggi l’Aula della Camera vota la riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari, con un via libera blindato anche dall’accordo sulle riforme raggiunto nella coalizione di governo.

Tra gli impegni presi c’è anche quello di presentare la riforma elettorale entro dicembre

“Il nostro è diventato un sì perché sono state accolte le nostre ragioni. Noi non dicevamo no in maniera strumentale perché non volevamo ridurre il numero dei parlamentari. Altra cosa è dire che questa riforma è perfetta. Io anche se oggi voterò sì, non dirò che questa riforma è perfetta. Bisogna migliorare ulteriormente il contesto. Noi votavamo no perché non c’era un contesto adeguato, perché questo taglio rischiava di non far rappresentare più alcuni territori. Sei regioni per esempio rischiavano di non avere più senatori. Oppure c’era un rapporto molto squilibrato tra le forze politiche”. Lo afferma Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera ai microfoni di radio anch’io su radio uno.

“Fratelli d’Italia voterà oggi a favore del taglio del numero dei parlamentari – dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni -. I nostri voti sono stati decisivi nel corso dell’iter parlamentare e lo rivendichiamo con orgoglio. Diminuire il numero di deputati e senatori è un primo passo per ridurre la distanza tra i cittadini e il palazzo ma non basta assolutamente. Due i passi da compiere: l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e l’abolizione dell’istituto ottocentesco dei senatori a vita. Su queste due riforme, richieste da anni dai cittadini e sostenute da sempre dalla destra, Fratelli d’Italia lancia un appello a tutto il Parlamento e le forze politiche. Basta perdere tempo”.

La Lega voterà a favore. “Ha sempre votato a favore, non è una posizione nuova ma è un posizione anche storica – ha detto a Start, su Sky TG24 l’ex ministro per le disabilità e la famiglia e parlamentare della Lega Alessandra Locatelli -. Certamente qui c’è in ballo altro, probabilmente quello che potrebbe sembrare quasi un ricatto. Cioè uno scambio di favori tra una parte politica del Governo, che è il M5S che desidera portarsi a casa questa misura, e dall’altra parte quella del Pd e delle sinistre che vogliono portare a casa qualcosa di molto più sconcertante per il bene degli italiani e del nostro territorio: Ius soli, Ius culturae e un tentativo di maggiore apertura rispetto all’accoglienza. Se dovesse emergere questo sarebbe veramente un attentato nei confronti degli italiani”.




MoVimento Cinque Stelle: 216 attivisti del Lazio “firmano” il sostegno

Martedì 24 settembre, ospiti del VII Municipio, si sono liberamente riuniti attivisti, portavoce eletti e sindaci del M5S dei vari territori del Lazio. A
seguito dell’incontro, in 216 hanno sottoscritto una nota congiunta.
“Nello spirito di confronto e condivisione che ha originato il Movimento si è vivacemente discusso delle recenti evoluzioni politiche regionali. A seguito dell’incontro, anche stimolati da tanti titoli giornalistici che danno
prossimo un accordo tra il PD ed il M5S in Regione Lazio, i partecipanti hanno manifestato la volontà di sostenere la posizione da sempre espressa dal gruppo regionale e confermata dalla sua Capogruppo agli attivisti e ai portavoce, di mantenere le promesse elettorali, restando controllori della Giunta Zingaretti, senza intenzione di divenirne spalla. La scelta governativa, necessaria, non è paragonabile alla situazione politica regionale, dove il percorso politico del Partito Democratico non può essere condiviso dal M5S Laziale che, da oltre 7 anni, contrappone una dura opposizione sul territorio e nelle sedi istituzionali. La linea politica del M5S è in netto contrasto con quella condotta fino ad oggi dalla
Giunta Zingaretti, e un eventuale accordo o compromesso politico
vanificherebbe il duro lavoro dei nostri portavoce nei Comuni e aggredirebbe la credibilità e i valori costituenti la spina dorsale del Movimento 5 stelle nella Regione Lazio.

L’assurdo scenario che si prospetterebbe con una possibile alleanza assumerebbe, piuttosto, il sapore di un esclusivo vantaggio elettorale
per il PD, che guarda con interesse strumentale al M5S, per riguadagnare il
terreno elettorale perso nei Comuni. Per tali motivi e con la stessa fermezza con la quale un anno fa chiedemmo che il nostro gruppo regionale entrasse in aula e votasse la sfiducia del Presidente della Regione Nicola Zingaretti, anche oggi esprimiamo il nostro assoluto dissenso a qualsiasi ipotesi di vicinanza, asse o accordo tra il Movimento 5 stelle ed il PD in Regione LAZIO. Riteniamo che il M5S possa continuare a lavorare sui temi, apportando con spirito propositivo e oggettiva valutazione il proprio contributo e sollevando parimenti una dura opposizione di fronte a scelte contrarie agli interessi dei cittadini.




Referendum: la Lega deposita il quesito sulla legge elettorale

Una delegazione, guidata dal vicepresidente del Senato Roberto Calderoli (Lega), sta depositando in Cassazione il quesito per proporre un referendum sulla legge elettorale. La richiesta prevede di abrogare la parte proporzionale del Rosatellum. A sostegno i consigli regionali di Veneto, Sardegna, Lombardia, Friuli, Piemonte, Abruzzo, Liguria e Basilicata.

Sul referendum abrogativo l’articolo 75 della Costituzione riserva l’iniziativa referendaria ai cittadini (e in questo caso occorrono le firme di 500.000 elettori) o alle Regioni (basta il sì di cinque Consigli regionali).

Questa mattina dunque il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli – che ha definito il referendum “Popolarellum”, visto che a “decidere sarà il popolo” – si è presentato in piazza Cavour a Roma. Con lui i rappresentanti dei consigli regionali che hanno dato il via libera alla consultazione voluta da Salvini. “Con una legge elettorale completamente maggioritaria si impediranno le nascite di governi come l’attuale che mettono insieme minoranze che vanno a fare una maggioranza di palazzo”, ha detto Calderoli all’arrivo al Palazzo di Giustizia. “Non temo rifiuti dalla Corte Costituzionale – ha aggiunto – otto Regioni, molto al di sopra delle cinque richieste, e soprattutto in rappresentanza di tutto il Nord, del Centro, del Sud e delle Isole del Paese, hanno deliberato la proposta di un referendum abrogativo della legge elettorale, in modo tale che nasca un sistema completamente maggioritario, ovvero l’elettore sceglie chi andrà a governare e chi perde andrà all’opposizione”

Aver depositato il quesito oggi consentirà molto probabilmente a Salvini di ottenere il referendum già nella prossima primavera, innescando una corsa contro il tempo con l’attuale maggioranza giallo-rossa, che dovrà approvare il taglio dei parlamentari abbinato a una riforma elettorale in senso proporzionale. Un’ipotesi, quest’ultima, che però Calderoli ha escluso: “Se il Parlamento intervenisse adesso, sarebbe “come uno che va a rubare il lecca lecca ai bambini, modificando la legge all’ultimo momento”. E ha concluso: “In passato la Corte, a fronte di atteggiamenti furfanteschi di modifiche della legge all’ultimo momento, ha dato comunque il via libera all’esecuzione del referendum”.




Salvini: “Presenteremo interrogazione su presunti conflitti d’interesse di Giuseppe Conte”

“Presenteremo la prossima settimana in Parlamento un’interrogazione sui presunti conflitti di interesse del professore Giuseppe Conte nel suo passato”. Ad annunciarlo su Facebook è il leader della Lega, Matteo Salvini che aggiunge di voler partire “dalle segnalazioni del Pd” che sono state “semplicemente lette e aggiornate”. “Vediamo – incalza – se dopo un anno di silenzio Conte si degnerà di rispondere agli italiani. Se qualcuno ha qualcosa da nascondere e chiede protezione in Europa ricordi che le bugie hanno le gambe corte…”.

Quindi attacca il governo sottolineando come i ministri stiano “litigando sulla riforma della Costituzione, su quella giustizia perchè la vedono in maniera opposta e sulle tasse”.

Ma nella sua diretta Facebook l’ex ministro dell’Interno commenta anche le manifestazioni sul clima: “Buon venerdì alle ragazze e ai ragazzi che sono scesi in piazza per un futuro migliore e un mondo più pulito: meritano rispetto sempre. Un po’ meno gli adulti che li sfruttano”. E lancia un appello ai giovani italiani: “Per difendere l’ambiente anche mangiare i prodotti della nostra terra, del nostro mare, è fondamentale: così si inquina di meno. Mangiare italiano e bere italiano fa bene alla salute e all’ambiente perché si inquina di meno, visto che non si trasportano le merci che vengono chissà da dove”.

Salvini critica poi la decisione dei magistrati di indagare Berlusconi: “Ho visto che Berlusconi è indagato perchè secondo qualcuno avrebbe tentato di uccidere Maurizio Costanzo…Ma basta…giudici che usano risorse pubbliche per indagini senza logica…Siamo seri, ma indaghiamo su stupratori, ‘ndranghetisti e camorristi!”.




Roma, 19imo rimpasto per la giunta Raggi

ROMA – Altro giro, altro rimpasto. Il diciannovesimo per l’esattezza, in tre anni e mezzo di amministrazione Raggi. Ma la sindaca, dallo scranno più alto della Capitale, preferisce definirla “fase 2”, nel lungo monologo su Facebook, forse per far dimenticare ai romani il giro di valzer che hanno caratterizzato il suo gabinetto. Un’impresa ardua, considerati i fardelli che ancora pendono, dalla monnezza ai trasporti, tanto per citarne alcuni, contro i quali i cittadini, specie quelli dei Municipi periferici, hanno fatto sentire il proprio disappunto. E più di una volta.

Quattro
gli assessori avvicendati, tra partenze definitive o cambi di posto nella Sala
delle Bandiere. Come nel caso, unico, di Linda
Meleo
che molla la delicata poltrona ai trasporti all’attuale presidente
della Commissione omonima Pietro
Calabrese
, un fedelissimo, per sostituire Margherita Gatta ai Lavori Pubblici. Ma si tratta di una bocciatura
o di una promozione? Nessuno può saperlo. Fuori anche Flavia Marzano, che restituisce le deleghe di Roma Semplice alla
Raggi, e Rosalba Castiglione, sostituita
all’assessorato alle Politiche abitative da Valentina Vivarelli, presidente dell’omonima commissione consiliare.
Alle politiche sociali salta Laura
Baldassarre
e arriva Veronica Mammì,
già consigliera nel Municipio VI e promossa
assessora, in questa consiliaura, al Municipio
VII
con le medesime deleghe. È compagna del consigliere Enrico Stefàno, eletto vice-presidente
dell’Aula Giulio Cesare e Presidente della Commissione Trasporti, incarichi dai
quali si è poi dimesso.    

Saranno
nominati nelle prossime ore i nuovi assessori, anche se resta da chiarire chi
prenderà il posto di Marzano e Castiglione, e arrivano dopo le recenti entrate rappresentate
da Antonio De Santis con la delega
del Personale, e Laura Fiorini,
entrata in giunta pochi giorni fa con la delega al Verde.

“Oggi
avviamo una nuova fase politica che rafforzerà il lavoro della Giunta di Roma
per la città”, esordisce la Sindaca nel post. “Dopo aver ristrutturato le
fondamenta della macchina amministrativa, benché resti ancora molto da fare,
imprimiamo un’accelerata decisiva per portare a compimento il programma
politico sulla base del quale i cittadini ci hanno eletto. Nel 2016 abbiamo
vinto nettamente le elezioni: ora è il momento di compiere lo scatto decisivo
per Roma. È il momento della responsabilità. Vogliamo metterci la faccia fino
in fondo, senza alcuna esitazione. Per questo ho deciso di rinnovare alcuni assessorati
chiave per la città. Da oggi si uniranno alla squadra nuove risorse che hanno
maturato esperienza in consiglio comunale e sul territorio. Si occuperanno di
dossier fondamentali, caratterizzandoli con l’impronta politica del Movimento 5
Stelle”.

La
Raggi ringrazia gli assessori “tecnici” insieme ai quali “abbiamo rimesso in
ordine i conti di Roma Capitale, che avevamo trovato in una condizione
disastrosa. E abbiamo impostato un metodo di lavoro basato su aggiudicazioni
trasparenti dei bandi di gara, grazie al quale i cittadini possono essere
sicuri che a rifare una strada sarà sempre la migliore impresa presente sul
mercato. In questa fase vogliamo che la politica prenda con forza le redini del
governo della nostra città. Il contributo degli assessori ‘tecnici’ è stato
importante; ora occorre uno scatto politico. Ogni azione deve essere mirata a
raggiungere definitivamente gli obiettivi contenuti nel nostro programma di
governo. Nei prossimi mesi la nostra visione strategica della città apparirà
chiara e tangibile”. “Una sfida coraggiosa”, conclude, “un’assunzione di
responsabilità necessaria per riportare i cittadini a essere protagonisti”.

Chi si aspettava un’apertura in stile Conte Bis è rimasto deluso, a stretto giro di posta è arrivata una chiusura netta dal Pd romano. “I rimpasti come gli avvicendamenti sono il tratto distintivo di una compagine che dopo tre anni e mezzo non è ancora in grado di dare una amministrazione vera alla città. Più che una ‘fase 2’ il cambio odierno di ulteriori 4 assessori, siamo al record di 19 cambi, è l’ammissione dell’assenza di una visione strategica della città. La conferma è facilmente riscontrabile nel caos nei servizi ai cittadini e nella paralisi in cui versano le società capitoline. Definire questo cambio, come fa la sindaca, ‘un momento di responsabilità è paradossale, dopo che per anni è stata proprio l’irresponsabilità delle non scelte e dell’immobilismo ad avere la meglio sul governo della capitale. Confidiamo anche noi che la politica e soprattutto il governo nazionale prendano al più presto in mano le redini della città intervenendo sui settori nevralgici dei trasporti, dei rifiuti, dell’emergenza abitativa e del sociale”.

Ancor più esplicito il capogruppo Giulio Pelonzi: “Per noi è l’ennesima girandola di poltrone. Roma oramai è abituata a questo, Raggi è una esperta in materia. Questa è una delle cause di una visione politica sbagliata di questa amministrazione. Stanno facendo sprofondare una città meravigliosa come la nostra. Questo ennesimo valzer non fare rialzare la città”, ha dichiarato ai microfoni di Affari Italiani. Nessuna alleanza con il MoVimento, “assolutamente no, noi siamo all’opposizione. Per noi unico tema su cui si può collaborare riguarda i poteri di Roma, ma ogni tipi di dialogo sarà fato tramite i nostri esponenti al Governo”.

“Un
rimpasto dietro l’altro, assessori che vanno e che vengono, evidentemente
cambiarne altre quattro e in assessorati chiave è il sintomo che la Giunta
precedente non andava bene”. Queste le parole di Davide Bordoni, coordinatore romano di Forza Italia e capogruppo in
Campidoglio: “La Sindaca Raggi non può mascherare il malessere come
rinnovamento, perché anche se fosse così sarebbe comunque tardivo. Speriamo che
l’ennesimo riassetto politico e amministrativo sia effettivamente un cambio di
passo concreto e non solo per le dinamiche interne al governo cittadino ma
soprattutto per la Capitale. Siamo pronti, ove venissero presentati progetti
seri, a sostenerli ma certo è che Roma scivola nel degrado impantanata
nell’immobilismo restando indietro ad altre Città sia italiane che europee.
Speriamo che si entri davvero, come auspica la Raggi, in una nuova fase. Dopo
tre anni di amministrazione pentastellata restiamo scettici ma pronti a dare il
nostro contributo come assicurato nel colloquio con la sindaca di qualche
giorno fa”.

“Siamo
ai titoli di coda”, chiosa la consigliera Svetlana
Celli
, capogruppo della Lista Civica #RomatornaRoma.
“Ecco finalmente una Giunta di grande esperienza! A parte l’ironia, altro che
fase 2. Qui siamo alla fase finale. Ci saremmo aspettati nomine di grande
esperienza e spessore, dopo i mancati risultati di questi tre anni di governo e
la richiesta di un cambiamento forte. Eppure e’ cosi’ che vengono ascoltati i
romani. Siamo ormai ai titoli di coda di un’esperienza al suo epilogo”.




Umbria elezioni, Pd e M5s scelgono il presidente di Federalberghi Umbria Vincenzo Bianconi

Pd e M5s trovano l’intesa sul nome candidato per il patto civico alle Regionali in Umbria. Dopo il rifiuto di Francesca Di Maolo spunta il presidente di Federalberghi Umbria Vincenzo Bianconi. “Sono Vincenzo Bianconi – ha detto presentando la propria candidatura – imprenditore umbro di Norcia, come tanti sono innamorato della mia terra. E’ ora di ricostruire il futuro dell’Umbria perché è una regione straordinaria e civile che ha bisogno di fortissimi cambiamenti”. “Invito che – spiega – tante forze civiche, associative e politiche mi hanno rivolto”.

“Ogni giorno con la schiena dritta – ha aggiunto – con determinazione e passione, cerco di migliorare le cose che mi circondano – sostiene Bianconi – Non mi sono mai tirato indietro dinnanzi alle sfide che la vita mi ha posto. Ed è per questo che ho deciso di accogliere l’invito a candidarmi a Presidente della Regione Umbria, invito che tante forze civiche, associative e politiche mi hanno rivolto”.

“Grazie – commenta il segretario del Pd Nicola Zingaretti – a Vincenzo Bianconi per la sua scelta. Una bella e forte candidatura. Sarà il candidato dell’Umbria, una terra meravigliosa. L’Umbria che non si arrende e che combatte per il suo futuro”. Così il leader Pd Nicola Zingaretti ringrazia il neo candidato alla presidenza dell’Umbria per il patto civico con M5S.

“L’accordo in Umbria tra Pd e M5S sulla candidatura di Vincenzo Bianconi a Presidente della Regione è un altro passo verso la creazione di un campo riformista in grado di battere la destra e cambiare l’Italia”, scrive su twitter il capo delegazione Pd al governo, Dario Franceschini.

Vincenzo Bianconi – approva anche Luigi Di Maio con un post su Facebook – è “una persona super competente, che non si arrende mai, che conosce e ama l’Umbria. L’Umbria può ripartire da Vincenzo, da quei luoghi che sono stati tremendamente segnati dalle tragedie del terremoto. Noi ci siamo e lo sosterremo con lealtà in campagna elettorale e poi in Giunta e consiglio regionale sui punti del programma. Quella che inizia oggi è una nuova sfida, una nuova avventura. Il nostro obbiettivo è quello di fare gli interessi dei cittadini”.

“Pd e grillini continuano a prendere in giro gli Umbri, cambiando ogni giorno squadra e candidati, una vergogna senza precedenti. Per fortuna fra 35 giorni l’Umbria cambierà, dopo cinquant’anni di sinistra: onestà, merito, efficienza, ricostruzione, infrastrutture, sicurezza e lavoro. Con tanti saluti a Renzi, Zingaretti e Di Maio”: dice il leader della Lega Matteo Salvini.




Conte taglia la destra e fa dispetto agli italiani

Il fallimento del governo giallo-verde e quanto è successo di seguito è in linea con la storia della Repubblica.

Di fatti, ad eccezione dei due governi presieduti da Romano Prodi, quello caduto nel 1998 e quello nel 2008, vennero ambedue sfiduciati sia alla Camera che al Senato, tutti gli altri, compreso quest’ultimo, sono stati l’esito di una crisi extraparlamentare.
L’attuale crisi giallo-verde è stata causata da ragioni politiche all’interno della maggioranza che sosteneva il governo. Le ragioni che sono state fornite a giustificazione parlavano dell’impossibilità di far approvare dei provvedimenti ritenuti improrogabili, traendone poi le conseguenze politiche e ritirando la fiducia al proprio presidente.
La crisi era extraparlamentare e da quell’istante in poi è subentrato il Presidente della Repubblica che avvalendosi della sua prerogativa, ha messo in moto il circuito democratico. Una matassa intricata da sbrogliare per mano dello stesso Presidente Mattarella.
Il 5 aprile 1960, in corso ad una polemica con il presidente del Senato, Mezzegora, l’allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi si avvalse delle sue prerogative facendo valere la sua interpretazione..

In quel caso si dovette redimere tra “crisi parlamentare” e crisi
extraparlamentare” e deliberare di conseguenza.
Oggi, quasi sessanta anni dopo, un altro presidente della Repubblica è venuto chiamato a decidere se sciogliere il parlamento e concedere nuove elezioni come la grande maggioranza del paese chiedeva, oppure fare quello che ha fatto, e cioè , dare l’incarico per la formazione di un
nuovo governo.
Il Colle ha nominato il presidente del Consiglio dei Ministri del governo uscente con l’incarico di trovare una maggioranza differente da quella sostenuta dal governo sfiduciato.
A questo punto le scelte sono ritornate in mano a Conte, presidente del governo uscente a dirigere i giochi.
Davanti a Conte si è presentata una prateria da esplorare, scelte da sondare, valutare e ponderare.
Davanti all’esploratore si è aperta una piazza affollata da: Movimento Cinque Stelle – Lega di Salvini – Partito Democratico – Forza Italia – Fratelli d’Italia – LEU – Piu’Europa e poi le liste ed i gruppi degli autonomi, degli
ambientalisti, dei verdi, degli ecologisti – pro Italia, pro Europa, gialli, verdi, rossi e di tutto e di più. Per una lettura più facile, davanti a Conte si sono aperti due percorsi, uno a destra e l’altro a sinistra.

I padri spirituali dell’avvocato del popolo, da Bruxelle, Strasburgo e non solo, hanno sorretto la sua coscienza, benedicendo e spingendo le sue decisioni.
Qui torna in mente la scena di Ulisse mentre navigava davanti ai pericolosissimi scogli delle sirene.
All’equipaggio fece mettere della cera nelle orecchie per non cadere vittime dell’incantesimo e lui si fece legare all’albero della nave.

Narra Omero nell’Odissea che le sirene ammaliavano i naviganti con il loro canto per poi divorarli.
Ahinoi Conte non si è fatto legare e soffocando la sua “coerenza” non ha messo cera nelle orecchie del suo equipaggio, nonostante ciò nessuno a sentito la voce alta e sonante che si sollevava dalle piazze. Chiuso nel palazzo con l’orecchio rivolto verso le sirene che ammaliavano da
oltre i confini, finalmente aveva deciso.
Non si trattava più di piani programmatici, di cambiamento, di svolta. Una ed una sola l’aspirazione: salvare l’Italia dal “salvinismo”.
Errore grave, il “salvinismo” non è una persona, è una sollevazione emergenziale da analizzare, capire e seguire.
Cosi decidendo Conti ha tagliato la destra per fare dispetto agli italiani
Quella decisione è stata “la resurrezione” per tanti partitini che ormai stavano andando in decomposizione.

E’ l’ennesima prova dello stato comatoso della democrazia.
Una signora ha chiesto : Ormai cosa ne faccio della scheda elettorale?
La tenga da conto, signora. Non si sa mai perché come la
moneta da 2 euro la scheda elettorale sta diventando una
scheda rara, la tenga, un giorno varrà una fortuna.

Emanuel Galea




Censura a Forza Nuova da parte di Facebook: parte la denuncia al colosso di Menlo Park

L’avvocato Taormina in difesa di FN: “Opporsi al politically correct, in pericolo la libertà di pensiero”

Forza Nuova ha presentato
martedì mattina le ragioni della denuncia a Facebook, convocando in una
conferenza stampa a Roma, accanto al leader Roberto Fiore, i due noti avvocati
Carlo Taormina e Maurizio Paniz.

Roberto Fiore ha
spiegato le ragioni della denuncia e ha teso una mano a tutti colori che si
sono sentiti “discriminati” dalla scelta del colosso social: “Con gli
avvocati Paniz e Taormina stiamo affrontando la più vasta operazione di
repressione del pensiero dei nostri tempi: un attacco epocale che vuole
modificare l’essenza della libertà celando una vera e propria tirannide dietro
allo spauracchio del fascismo. Anche il Garante della privacy dice che i  robot di Zuckerberg non possono sostituirsi
al giudice italiano. Offriamo quindi a tutti gli italiani colpiti, inclusa
CasaPound Italia, l’aiuto del nostro team di legali, agguerrito e disponibile a
contrastare in ogni modo l’arroganza censoria di Facebook”.

Dal canto suo gli
avvocati hanno motivato la loro discesa in campo. Maurizio Paniz, noto legale
del Veneto, ha sottolineato il tema della difesa giuridica delle libertà messe
in pericolo dall’azione di Zuckerberg mentre Carlo Taormina si è scagliato in
un’invettiva contro il pensiero unico del politically correct che arriva a
silenziare, censurare e imbavagliare le libertà di pensiero: “I social sono ad
ora l’unico strumento in cui poter esprimere pubblicamente e liberamente la
nostra opinione, sappiamo bene come i media siano in realtà tutti filtrati.
Quindi la vicenda diventa allarmante ed è evidentemente un atto ideologico:
questa iniziativa contro un movimento politico anche cattolico è contro la
libertà di manifestazione del nostro pensiero. Se non vi è reazione oggi a
questo tipo di atteggiamenti – ha chiuso nettamente l’avvocato – tutti coloro
che la penseranno in modo differente in futuro subiranno la stessa sorte. Per
questo darò la mia piena disponibilità: perché ognuno possa liberamente
esprimere il proprio pensiero”.




Renzi lascia il Pd e Conte nicchia: “Scelta dei tempi è singolare”

Renzi ha calato giù le sue carte, in tempi e modi per lui più congeniali. qualcuno lo ha chiamato “paravento”, a ragion veduta perché peserà sulle scelte del nuovo governo e sarà la spina nel fianco di Zingaretti che si è affrettato a dire che l’uscita dal Pd dell’ex premier è un errore.

Ma Renzi ha tirato dritto perché forse, in fondo ma non troppo, non riesce a giocare in una squadra dove non è leader.

Lasciare il Pd sarà un bene per tutti, anche per Conte, il partito è diventato un insieme di correnti, manca una visione sul futuro. Intervistato da Repubblica, Matteo Renzi spiega la sua decisione di lasciare i dem, fa sapere che saranno con lui una trentina di parlamentari e i gruppi autonomi nasceranno questa settimana.



E afferma di voler passare i prossimi mesi a combattere Salvini non a difendersi dal fuoco amico. Alla Leopolda sarà presentato il simbolo: il primo impegno elettorale le politiche, ‘sperando che siano nel 2023’, e le Europee 2024.

“Il presidente Conte, nel corso della telefonata ricevuta ieri sera da Matteo Renzi, ha chiarito di non volere entrare nelle dinamiche interne a un partito. Ha però espresso le proprie perplessità su una iniziativa che introduce negli equilibri parlamentari elementi di novità, non anticipati al momento della formazione del governo. A tacer del merito dell’iniziativa, infatti, rimane singolare la scelta dei tempi di questa operazione, annunciata subito dopo il completamento della squadra di governo”, sottolineano fonti di Palazzo Chigi.

Amaro il commento del segretario Dem Nicola Zingaretti: ‘Ci dispiace, è un errore’.





Governo Pd5: aggiungi un’altra poltrona che c’e’ un sottosegretario in piu’

Aggiungi un’altra poltrona che c’e’ un sottosegretario in piu’ o anche aggiungi un altro sottosegretario perché c’è una poltrona in più. Tutto dipende dal punto di vista di chi guarda, ma l’oggetto è sempre “quello”, la spartizione delle poltrone.

Finalmente la faida per l’appropriazione delle poltrone si è sedata e la squadra del Governo Conte 2.0, sembra finalmente, avere trovato la pace. I viceministri sono stati collocati proporzionalmente, 4 al PD e 6 al M5S. Le ghiotte poltrone dei sottosegretari sono state condivise “in buona armonia” tra i commensali del gran banchetto luculliano a Montecitorio. Agli invitati M5S è andato il boccone del prete, cioè 21 postazioni; al PD sono state riservate 18 poltrone; a LEU per gratitudine sono state servite 2 portate ed 1 poltrona è stata regalata come obolo al Movimento Associativo Italiani all’Estero. Lo so, di quest’ultimo nessuno ne conosceva l’esistenza. Così è, ma a Conte 2.0 faceva comodo.

A questo punto l’Italiano ignaro tira un sospiro di sollievo e va a dormire tranquillo, pensando che ormai l’Italia si trova in mani sicure, il cambiamento avviato, la svolta pure e la barca va. Ma le cose stanno proprio così? Non pare proprio. Ci vuole un grande senso di realismo per crederlo. Nel caso del governo Conte 2.0 i due movimenti girano su rotatori opposti. Attualmente stanno al semaforo. Si guardano in faccia. Si studiano e sono attenti a non sovrastarsi a vicenda. Davanti a loro una corsa ad ostacoli e lungo il percorso della maratona, sui bordi del sentiero, li attende una folla oceanica, che non sta lì per applaudirli, al contrario per rinfacciargli il volta faccia, e piccoli e grandi, anziani e non solo gridano il loro dissenso.

Se il buongiorno si vede dal mattino, l’infuocata querelle fra i due “colori” per la spartizione dei sottosegretari e dei viceministri non lascia alcun dubbio. E’ stato peggio del concorso per la selezione dei Navigator quando a Roma si sono presentati 100 mila candidati. Per le poltrone dei sottosegretari e viceministri si dice che a Montecitorio ci sia stata una folla incontrollabile e qualche accesa discussione tra la “riva gialla e la riva rossa”.

Gente che segue gli avvenimenti come vengono trasmessi dalle varie reti, ieri sera commentavano. Si sentivano commenti di ogni genere e alcuni non si possono riportare qui per rispetto di chi legge. Un signore di una certa età vantandosi d’avere avuto la fortuna di ascoltare le battute di Ernesto Calindri e Franco Volpi nel Carosello della China Martini, esternando tutto il suo scetticismo esclamava:“Non può durare. Dura minga, dura no”.

È naturale che la reazione alla decisione di procedere a questa forma di governo da parte del Colle, battezzato il governo del cambiamento, della svolta, possa essere il disincanto di una domanda: durerà questo governo, e, se sì, avrà davvero i margini di consenso, in Parlamento, per poter governare davvero, per dare risposte efficaci ai problemi del Paese?
Tratteniamo il respiro. Domani è un altro giorno…




Bagno di folla per Salvini a Pontida: “Questa è l’Italia che vincerà”

A Pontida è il giorno del grande raduno leghista. Fin dalla prima mattina i militanti del Carroccio hanno cominciato ad affluire sul prato, dove gli organizzatori si attendono 80mila presenze. In prima fila due bandiere dell’Italia. Sul fondale del palco campeggia lo slogan “La forza di essere liberi”, sovrastata da una striscia tricolore. I militanti hanno contestato e insultato il giornalista Gad Lerner. Aggredito anche un videomaker, collaboratore di Repubblica, al quale è stata rotta la videocamera mentre cercava di riprendere un militante che gridava “Mattarella mafioso”. Ma sugli insulti al presidente della Repubblica il leader Matteo Salvini  frena: bisogna portare rispetto”.



E per il segretario della Lega è un bagno di folla: “Vengo qui da 26 anni e una giornata così non l’ho mai vista, colonne enormi di auto, di pullman – ha detto -. Qualcuno immaginava una giornata triste, invece sarà una Pontida mai vista. Vogliamo un governo del popolo contro un governo del palazzo”.

Il problema è che l’Italia torna ad essere un campo profughi. Lo vedremo nelle prossime settimane. Le ong hanno festeggiato. Se smonteranno il decreto sicurezza sarà un’altra occasione di referendum, perché sia il popolo ad opporsi alle scelte del palazzo. Sull’immigrazione la vede grigia nei prossimi mesi, la vedo male” dice  Salvini.

Questa è l’Italia che vincerà. L’odio e la paura non abitano a Pontida. Col sorriso si risponde agli insulti”, ha detto Salvini dal palco a Pontida. “Qua non ci sono poltronari ma uomini e donne con valori”.

Su Di Maio non cambio idea, è un amico anche se cambia fronte. Ma non condivido le sue scelte: mi spiace vedere che l’evoluzione dei 5 stelle si trasformi nel cappello in mano in Umbria per una poltrona”. Poi Salvini da Pontida avverte: “mettetevi con chi volete tanto il popolo vi manda a casa”. “Preferisco cedere ai traditori 7 ministeri oggi perché ce li riprenderemo tra qualche mese con gli interessi”. E il leader leghista torna sui suoi cavalli di battaglia che non sono stati realizzati. Una flat tax al 15% “per chi lavora e per chi crea lavoro: sarà il primo provvedimento della Lega quando tornerà al governo”.  “Se proveranno ad aumentare le tasse sulla casa dovranno passare sui nostri copri: la casa è sacra e non si tocca”.  

Prima di chiudere la manifestazione Salvini fa salire sul palco alcuni bambini accompagnati dalle loro famiglie e commenta: “mai più bimbi rubati!”.  C’è anche Greta, una delle bambine dell’inchiesta sugli affidi illeciti di Bibbiano tra i bambini che Matteo Salvini ha chiamato sul palco prima di chiudere il suo intervento a Pontida . “Greta è questa bellissima bambina con i capelli rossi che dopo un anno è stata restituita alla mamma” ha spiegato Salvini. Greta è arrivata sul palco accompagnata dalla madre, tenendo in mano una striscione con l’hashtag #bambinistrappati.