Roma, mobilità. R. Mussolini (FdI): Raggi ossessionata da funivia e visioni empiriche. Serve visione lungimirante

ROMA – “Gli autobus vanno a fuoco, le scale mobili saltano come elastici, le fermate della metro restano chiuse per anni e i mezzi pubblici sono pieni anche in tempo di Covid tanto da far considerare una benedizione l’assenza dei turisti, eppure la Raggi vuole regalare a Roma l’ultima follia: la funivia.

I 5 Stelle immaginano una città deserta, a misura della piattaforma Rousseau. L’ultima scempiaggine è relativa all’avviso, inviato a tutti i dipendenti dell’amministrazione capitolina, obbligati a comunicarne la ricezione, per il reperimento di personale in grado di fare di conto relativamente al “calcolo sommario della spesa” per il progetto di fattibilità tecnico ed economico della funivia Casalotti-Battistini-Torrevecchia.

Inappropriati fino alla fine, i cinque stelle non si rendono conto che, non solo sono fuori tempo massimo e che la ragionevolezza dovrebbe portare chiunque ad amministrare l’ordinario. Completamente fuori contesto, i grillini sfuggono alle necessità di cittadini e città per arroccarsi sulle loro visioni personalistiche e nell’improvvisazione amministrativa.

Roma ha bisogno di un quadro innovativo sulla mobilità che poggi su una visione lungimirante, su un documento che ci indichi correttamente lo sviluppo che questa città dovrà sostenere, anche in virtù di questo periodo e di come potrà essere superato. Occorre una pianificazione strategica della “grande” mobilità: niente più bus vetusti ed inquinanti, niente più vagoni metro antiquati, niente più ciclabili empiriche e pericolose. Occorre rafforzare e rivedere tutto il piano delle infrastrutture per la mobilità per accompagnare Roma e farla tornare a essere una capitale.

Per far questo in modo ponderato ed attento, per dare adeguatamente ascolto alle necessità dei cittadini c’è bisogno, prima di ogni cosa, di cambiare amministrazione, passare definitivamente dall’inconsapevolezza al governo al buon governo: la Raggi e la sinistra hanno fallito miseramente è tempo di cambiare.”

Così Rachele Mussolini, consigliere comunale della lista civica Con Giorgia e Vice Presidente della Commissione Controllo, Garanzia e Trasparenza di Roma Capitale.




Al via il semestre bianco: Mattarella non può più sciogliere le Camere e indire nuove elezioni

La finestra delle elezioni potrebbe riaprirsi dopo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, a febbraio del 2022

Dal 3 agosto scattano gli ultimi sei mesi del mandato del presidente della Repubblica: come prevede l’articolo 88 della Costituzione Sergio Mattarella non potrà più sciogliere le Camere e indire nuove elezioni.

L’attenzione si sposta sui partiti: il timore è che senza più il rischio delle urne, i veti incrociati possano moltiplicarsi e portare addirittura al tentativo di dare vita a un nuovo governo. Non tutti sono d’accordo però: messa al riparo la riforma della Giustizia, tema profondamente divisivo per l’attuale maggioranza, il largo sostegno di cui gode Mario Draghi e la missione del Recovery plan dovrebbero essere sufficienti a garantire la navigazione, almeno fino al momento in cui le Camere si riuniranno per scegliere il nuovo inquilino al Quirinale.

La finestra delle elezioni potrebbe riaprirsi dopo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, a febbraio del 2022, anche perché non è un mistero che lo stesso Draghi sia un candidato forte per la successione a Mattarella ma c’è chi scommette che le ragioni che lo hanno portato a Palazzo Chigi saranno anche quelle che ne consiglieranno la permanenza alla guida del governo fino alla scadenza della legislatura nel 2023, con l’elezione di un altro inquilino al Quirinale. C’è anche chi già ipotizza che i partiti possano chiedere a Mattarella di dare la disponibilità a farsi rieleggere per un secondo mandato. Ma è tutto ancora prematuro.

La finestra del semestre bianco fu introdotta durante i lavori dell’Assemblea Costituente con l’obiettivo di evitare che il Capo dello Stato usasse il potere di scioglimento del Parlamento per garantirsi la rielezione. E nonostante alcuni tentativi di modificare la Carta introducendo il divieto di “bis”, la norma ha resistito nel tempo. Si tratta però di una limitazione che non chiude tutti i margini di manovra a disposizione del presidente della Repubblica: qualora le tensioni nella maggioranza si esacerbassero, Mattarella avrebbe infatti sempre a disposizione l’arma “finale” delle dimissioni anticipate, osserva il deputato Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti in un’intervista a Radio radicale. 




Riforma della Giustizia in affanno: Draghi deve mettere tutti d’accordo

Tempi più lunghi per l’improcedibilità dei reati di mafia, terrorismo, violenza sessuale e droga, oltre a una norma transitoria fino a tutto il 2024 per l’entrata a regime della nuova prescrizione. E’ la mediazione per la riforma della giustizia sulla quale si esprimerà il Cdm, per poi portare il testo in Parlamento per l’approvazione. In ogni caso, dicono fonti parlamentari, sul testo approvato dal Cdm non ci saranno ulteriori spazi di mediazione.

Possibile astensione dei ministri M5s

Non è escluso che i ministri M5s scelgano la linea dell’astensione in Cdm, sul testo frutto della mediazione sulla riforma della giustizia. La trattativa con il Guardasigilli, Marta Cartabia, il premier Mario Draghi e i partiti della maggioranza non soddisfa i pentastellati, per questo motivo l’ipotesi dell’astensione è stata messa tra le possibilità.

L’obiettivo del presidente del Consiglio quello di chiudere la trattativa in Cdm per poi portare il documento veneidì in Aula alla Camera e arrivare quindi a una rapida approvazione, anche con la fiducia. La riunione, al momento, è sospesa per consentire la partecipazione dei ministri al question time del Senato.




“Uomo avvisato mezzo vaccinato”

Boom di prenotazioni dopo le nuove regole che introducono l’obbligo del Gree Pass praticamente ovunque

Effetto Draghi sulle prenotazioni dei vaccini raddoppiate in poche ore in diverse regioni italiane.

In Piemonte a poche ore dalle decisioni del Governo in materia, “le prenotazioni per le vaccinazioni contro il Covid-19 sono raddoppiate” ha detto il governatore Alberto Cirio, a margine di un appuntamento in Regione. “Le decisioni di ieri del Governo – ha sottolineato Cirio – hanno avuto in Piemonte l’effetto di raddoppiare le richieste per le vaccinazioni: ogni ora sul nostro portale registriamo il doppio delle adesioni rispetto alle media dei giorni precedenti”.

Lazio- “Dall’annuncio di ieri, da parte del presidente del Consiglio Mario Draghi in merito al Green Pass abbiamo avuto oltre 38mila nuove prenotazioni per i vaccini, una spinta importante in una regione come il Lazio che oggi ha superato le 6,5 milioni di dosi somministrazioni e in cui il 62% della popolazione adulta ha completato il ciclo vaccinale”.

Lo ha detto l’assessore alla sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato.

Lombardia – Cresce l’adesione alla campagna vaccinale in Lombardia. Ieri, infatti, circa 49mila cittadini si sono prenotati per la vaccinazione sul portale di Poste Italiane e Regione. Ben 30mila in più rispetto a mercoledì 21 luglio, quando le prenotazioni furono 28.368. In realtà, dopo una prima parte del mese di luglio in cui le prenotazioni raramente avevano superato quota 15mila, da lunedì 19 – guarda caso proprio da quando si è fatta largo l’ipotesi del Green Pass – sono stabilmente sopra i 20mila.

Veneto – “Per vaccinarsi, dalle telefonate ricevute dai call center, registriamo un assalto alla diligenza”. Lo ha detto Luca Zaia, governatore del Veneto su un possibile effetto vaccinazione rapportato con l’obbligo del Green pass. “Le forniture restano costanti – ha aggiunto – ma il nostro ‘tran tran’ sul livello vaccinale ha visto un impennarsi delle richieste”.

Campania – Cresce per il secondo giorno consecutivo il numero dei ricoveri in Campania per il Covid: al +9 di ieri si somma oggi un +5, con le degenze ordinarie che si attestano a 189. Cala invece lievemente l’occupazione delle terapie intensive (-1), a quota 11. Nel bollettino odierno dell’unità di crisi si segnalano 261 positivi su 7.275 test molecolari, con un tasso di incidenza del 3,58% in lieve calo rispetto al 4,17 di ieri. Sette le nuove vittime, di cui due risalenti ai giorni scorsi ma registrate ieri.

Il presidente del consiglio Mario Draghi ha annunciato giovedì sera le misure adottate con il nuovo decreto sul Green pass approvato dal consiglio dei ministri: «La variante Delta del virus è minacciosa, altri Paesi europei sono più avanti di noi nei contagi ma abbiamo imparato che senza reagire subito, quello che vediamo succedere in Francia o Spagna dobbiamo prevedere si ripeta in Italia, in assenza di provvedimenti. Un uso esteso del green pass non è un atto di arbitrio ma una condizione per le aperture».




Castelli Romani, tre new entry per Fratelli d’Italia

A Nemi il partito della Meloni si trova ora sia in maggioranza che in opposizione con Libanori, Palazzi, Pazienza e Tersigni

Si rafforza ulteriormente la compagine di Fratelli d’Italia, che nel pomeriggio di ieri, nella sala del gruppo parlamentare di FdI presso la Camera dei deputati, ha ufficializzato l’adesione di nuovi esponenti politici ed amministratori del territorio: si tratta di Francesco Tafuro, Andrea Bizzarri, Stefano Tersigni ed Anita Luciano, che vanno così a rafforzare il partito di Giorgia Meloni, all’interno del quale sono orgogliosamente confluiti.

Ad accoglierli sono stati il capogruppo alla Camera dei Deputati, l’on. Francesco Lollobrigida, il deputato Marco Silvestroni e il consigliere regionale Giancarlo Righini. “Esprimiamo vivo apprezzamento e grande soddisfazione per l’adesione a Fratelli d’Italia di un gruppo nutrito di amministratori locali, persone dalla comprovata abilità amministrativa e dalla grande esperienza, che rappresenteranno sicuramente un valore aggiunto per il partito”, dichiarano congiuntamente gli onorevoli Lollobrigida, Silvestroni e Righini.

“Per Francesco Tafuro e Andrea Bizzarri è un ritorno a casa, visto che sono stati a lungo dei militanti. Una menzione particolare per l’avvocato Andrea Bizzarri, che torna finalmente a casa, essendo già cresciuto nel nostro movimento giovanile, dove si è politicamente formato. Proprio lui è stato peraltro tra coloro che più ha lavorato per trovare questa sintesi all’interno di FdI, e siamo certi che insieme a tutti gli altri sapranno dimostrare appieno le proprie qualità e capacità, contribuendo ad ulteriori successi politici ed amministrativi all’interno del nostro partito”.

“Fratelli d’Italia – hanno aggiunto Lollobrigida, Silvestroni e Righini – ha dimostrato in questi anni la sua inclusività, nonché la capacità di saper attrarre persone che arrivavano da esperienze diverse dalla nostra e si sono riconosciuti nei nostri valori e principi. In provincia di Roma il nostro disegno inclusivo si arricchisce quindi di amministratori e professionisti competenti e capaci.

E se FdI cresce è proprio grazie a Giorgia Meloni e ad una classe dirigente migliore di tutti gli altri”. Orgoglio e soddisfazione da parte delle new-entry nel partito di Giorgia Meloni, che si sono detti tutti felici di essere confluiti nella famiglia di Fratelli d’Italia, a partire da Andrea Bizzarri, per il quale si starebbe delineando un incarico di partito, che lo vedrebbe presiedere un importante dipartimento provinciale di FdI.”Ringrazio gli amici ed onorevoli Giorgia Meloni, Francesco Lollobrigida, Marco Silvestroni e Giancarlo Righini per la fiducia nei miei confronti e per l’opportunità concessami”, ha dichiarato Bizzarri. “Per me l’ingresso in Fratelli d’Italia rappresenta un ritorno in “famiglia”, visto che nel 1997 ho iniziato a muovere i primi passi all’interno del movimento giovanile di Azione Giovani, diventando poi presidente della sezione di Velletri e ricoprendo successivamente anche incarichi provinciali. Mi metterò sin da subito al servizio del partito – ha aggiunto Bizzarri -, per cercare di riportare la politica tra la gente e per la gente e di aggregare quante più persone possibile al progetto politico proposto da FdI. Un ringraziamento speciale, infine, ma non per ultimo, va al nostro gruppo di lavoro, grazie al quale mi trovo a concretizzare questo passaggio. Avanti tutta!”

Parole di vivo ringraziamento, per i quadri del partito, anche da parte di Francesco Tafuro, amministratore nel Comune di Ciampino: “Vorrei ringraziare gli on.li Giorgia Meloni e Francesco Lollobrigida per averci accolti in questa grande famiglia e gli amici on.li Marco Silvestroni e Giancarlo Righini per averci accompagnato nei primi passi di questa avventura. Siamo contenti e determinati, perché vogliamo contribuire a tutti i successi e gli impegni, anche gravosi, che aspettano il partito, a livello comunale, regionale e nazionale. Con umiltà – ha concluso Tafuro – metteremo a disposizione le nostre competenze e la nostra passione”.

“Il 30 luglio ufficializzerò il mio passaggio in Fratelli d’Italia all’interno della seduta di Consiglio comunale”, ha dichiarato la consigliera di Ariccia, Anita Luciano, che ha ringraziato il partito per la fiducia accordatale.

Più che soddisfatto anche il consigliere comunale di Nemi, Stefano Tersigni: “Ringrazio il partito tutto per aver permesso quello che per me è un ritorno a casa.” Tersigni, infatti, nel 2017 aveva lasciato il partito della Meloni per aderire a quello di Salvini. E a Nemi a rappresentare FdI rimase il vicesindaco Edy Palazzi, l’attuale assessore comunale Pietro Pazienza oltre al Consigliere comunale e Metropolitano Giovanni Libanori detto Nanni. Ora, nel paese delle fragole, si avranno dunque tre esponenti di Fratelli d’Italia: uno all’opposizione (Tersigni) e tre in maggioranza col governo Bertucci (Libanori, Palazzi e Pazienza). Sarà curioso vedere come si interfacceranno i due amministratori. “Il mio impegno quotidiano da consigliere comunale sarà sotto la bandiera di Fratelli d’Italia – ha aggiunto e concluso Tersigni -, e la cosa non può che rendermi orgoglioso ed onorato”.




Nemi, il sindaco finge la resa quando la battaglia è già persa

Cortuso (Ricomincio da Nemi): “Continua lo sperpero di denaro pubblico”

Nota del Capogruppo consiliare “Ricomincio da Nemi” Carlo Cortuso

“Gentile Direttore,

uno degli aspetti più desolanti delle vicende politiche nemesi degli ultimi anni è stato il chiaro e fragoroso fallimento di questa amministrazione e di chi continua imperterrito a fargli da stampella.

Personalmente non ho mai visto un concentrato così ampio di incompetenza, approssimazione e arroganza e, in alcune occasioni, malafede.

Il sindaco Bertucci, la vicesindaca Palazzi e il consigliere Libanori rappresentano in pieno questo concentrato e questo fallimento. La loro parabola politica è sotto gli occhi di tutti e basterebbe da sola a giustificare un giudizio così severo.

Ma al peggio non c’è mai fine. Purtroppo. Lo dimostra il caso della, ormai, mitologica isola ecologica di Nemi.

Tralascio gli aspetti tecnici che dimostrano la follia di questo progetto. Analisi e dettagli si possono trovare facilmente sui vari social e articoli di giornali on line, grazie soprattutto all’enorme lavoro fatto dal comitato che si è costituito per bloccare questo scempio.

Mi voglio soffermare sul lato politico e amministrativo della vicenda. È qui che risaltano, chiare e nette, le responsabilità dei nostri fantastici (si fa per dire) tre.

Primo punto: è del 2016 la bocciatura da parte della conferenza dei servizi, ad opera dell’ACEA, del progetto dell’isola ecologica collocata in via della Radiosa. Bocciatura legata al fatto che esiste una legge (D.L. 152/2006, art. 94) che vieta qualsiasi attività di gestione rifiuti a meno di 200 metri da un pozzo di captazione di acqua potabile. Il sito scelto allora per la realizzazione dell’impianto è a meno di 30 metri dal pozzo!

Secondo punto: Bertucci, Palazzi e Libanori non demordono e insistono nel tentativo forsennato di farsi approvare il progetto, continuando ad incassare il diniego dell’ACEA. In realtà c’è una relazione molto fumosa e generica che lasciava intravedere qualche spiraglio scritta dall’allora direttrice regionale del dipartimento politiche ambientali e ciclo dei rifiuti della Regione Lazio, Flaminia Tosini, arrestata in seguito con l’accusa di corruzione e concussione e turbata libertà di procedimento di scelta del contraente per vicende legate allo smaltimento rifiuti.

Terzo punto: con atteggiamento compulsivo-ossessivo i nostri fantastici (si fa per dire) tre a distanza di anni tornano alla carica presentando un nuovo progetto e convocando una nuova conferenza dei servizi, nello stesso luogo, con le stesse modalità e sempre a meno di trenta metri dal pozzo! Non paghi di tanta ottusa insistenza, mettono in campo tutto l’armamentario possibile di disinformazione e omissione. Nel consiglio comunale, blindato, dove si è votata la delibera di adozione del progetto definitivo (con voto favorevole di tutta la maggioranza e voto contrario delle opposizioni), io e la mia collega Patrizia Corrieri, del gruppo consigliare “Ricomincio da Nemi”, siamo stati accusati di essere ignoranti, strumentalizzatori e ambientalisti da strapazzo da un ”ispiratissimo” Libanori che di certo non ha usato mezzi termini per dimostrarci il suo sdegno. I presenti al “dibattito” mi sono testimoni. Negli stessi giorni il sindaco faceva convocazioni ad personam di vari residenti di Parco dei Lecci-Via dei Corsi nel vano tentativo di convincere i presenti, con tesi fantasiose, della bontà del suo progetto, ignorando puntualmente la richiesta di un’assemblea pubblica presentata dal costituito comitato di cittadini.

Arriviamo ad oggi. Dopo un “Tavolo tecnico” convocato dalla Garante per le acque della Regione Lazio, dove sono stati anticipati i no netti da parte di alcuni enti, assistiamo ad una grottesca giravolta del sindaco e dei suoi compagni di ventura. Il nostro sindaco folgorato sulla via di Damasco, annuncia che nonostante i pareri positivi (Quando? Dove? Di chi?), dall’alto della sua comprensione e compassione verso il popolo tutto, rinuncia al progetto per cercare nuovi siti e nuove soluzioni (sic!). Seguito a ruota da Libanori che conferma di avere la non invidiabile capacità di un tempismo fuori tempo.

Grave che i nostri (si fa per dire) eroi sorvolino sul fatto che questa isola (ecologica) che non c’è sia già costata svariate decine di migliaia di euro di denaro pubblico, tanti anni a parlare del nulla e una differenziata che ancora, a distanza di vent’anni, non si riesce a portare a pieno completamento.

Sono anni che io e la mia collega Corrieri avanziamo proposte e soluzioni puntualmente dileggiate e ignorate.

No! Non ci sto! Qualcuno deve rendere conto di questo sperpero di denaro e di tempo. Basta con questi apprendisti stregoni. Basta con questi leader o mezzi leader che si sono per così dire messi in proprio, reclutando chi è più fedele e non fa ombra e pensando di poter gestire tutto senza un minimo di persone vagamente capaci.

Infine vorrei esprimere il mio grazie al comitato “I Corsi”- via della Radiosa che con lo studio e le competenze è riuscito a ribattere (facilmente) punto per punto alla follia di questo progetto, dimostrando che se i cittadini e i territori si organizzano riescono a cambiare il corso degli eventi, vincendo contro l’arroganza e la prepotenza del potente di turno.

Carlo Cortuso

Capogruppo consiliare “Ricomincio da Nemi”




Ddl Zan e legge Mancino, cosa cambia? GayLib e Movimento Nazionale a confronto

Ddl Zan al centro dell’approfondimento giornalistico ad Officina Stampa di ieri dove la conduttrice giornalista Chiara Rai insieme al giornalista Daniele Priori Segretario Nazionale di GayLib e al portavoce del Movimento Nazionale Giustino D’Uva hanno approfondito quelli che sono i vari aspetti di questa proposta di legge anche confrontandoli con la così detta legge Mancino che al momento è l’unica realtà italiana che punisce i reati d’odio e discriminazione.

Officina Stampa del 10/06/2021

Omotransfobia ma non solo. Il disegno di legge presentato dal deputato del PD Alessandro Zan mira a proteggere omosessuali ma anche donne e disabili dai cosiddetti reati d’odio cioè gli atti violenti discriminatori nei loro confronti o anche solo l’istigazione a commetterli.

I suoi 10 articoli vogliono estendere le norme che già puniscono le discriminazioni o le violenze a sfondo razziale, etnico o religioso anche a quelle basate su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità colpendo anche chi organizzi o partecipi ad associazioni che per gli stessi motivi istighino alla discriminazione alla violenza

Il DDL Zan consentirebbe anche l’apertura di centri anti discriminazione case rifugio per le vittime di odio omofobo e l’istituzione della giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia con l’obiettivo di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere.

Una legge attesa da 25 anni visto che la prima proposta presentata da Nichi Vendola risale al 1996, ma nonostante la lunga attesa sono ancora tante le riserve che accompagnano il cammino del ddl Zan cui vengono rimproverate prima di tutto alcune ambiguità interpretative a cominciare dalle identità di genere definita come l’identificazione percepita manifestata di sé in relazione al genere anche se non corrispondente al sesso indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.

La legge dell’82 che tutela la persona transessuale non dice che basta l’autopercezione per essere riconosciuto di un genere diverso dal sesso di nascita. Il DDL Zan cancellerebbe invece il dualismo uomo donna a vantaggio di un’autopercezione individuale per la quale non viene richiesta alcuna forma di stabilità.

Il disegno di legge contro l’odio e la discriminazione per alcuni sarebbe invece intollerante verso chi sostiene che la differenza uomo donna esiste e rischierebbe di violare il suo diritto alla libera manifestazione del pensiero per questo nel passaggio alla camera è stata inserita la clausola salva idee per la quale sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte. 

Le modifiche agli articoli del Codice Penale

Il disegno di legge Zan nella prima parte del testo modifica gli articoli del Codice Penale introdotti dalla legge reale del 1975 e successivamente modificati dalla legge 205 del 25 giugno 1993 nota come legge Mancino che ad oggi rappresenta il principale strumento legislativo che l’ordinamento italiano offre per la repressione dei crimini d’odio e dell’incitamento all’odio.

Si tratta degli articoli 604 bis e 604 ter che prevedono il carcere per chi propaganda o istiga la discriminazione alla violenza per motivi razziali etnici nazionali o religiosi. Con il disegno di legge proposto dal deputato del PD Alessandro Zan a questi si aggiungerebbero il sesso, il genere, l’orientamento sessuale, l’identità di genere e la disabilità.

In concreto chi discrimina o usa violenza contro una persona per una di queste ragioni incorrerebbe in un reato d’odio e non più soltanto in una aggravante per futili motivi.

La seconda parte del testo introduce il 17 maggio di ogni anno la giornata nazionale contro omofobia e lesbofobia, bifobia e transfobia, estende la condizione di particolare vulnerabilità definita dall’articolo 90 quater del codice di procedura civile alle persone discriminate per il loro sesso genere orientamento sessuale e identità di genere e colma una mancanza Quella sui dati relativi alle discriminazioni e le violenze lo fa prevedendo che l’Istat realizzi un monitoraggio statistico con cadenza triennale

L’articolo 4 del provvedimento, infine, vuole tutelare la libertà di espressione stabilendo la non punibilità delle opinioni che non determinano un concreto pericolo di atti discriminatori o violenti. 




Roma, elezioni: l’avvocato Michetti è il candidato sindaco del centrodestra

Il magistrato Simonetta Matone, vicina all’area di Forza Italia, sarà il vicesindaco

L’avvocato Enrico Michetti, sostenuto da Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, sarà il candidato sindaco del centrodestra a Roma. Il magistrato Simonetta Matone, vicina all’area di Forza Italia, sarà il vicesindaco. L’accordo è arrivato al vertice della coalizione. “Piena sintonia nel centrodestra”, afferma il leader della Lega, Matteo Salvini, che annuncia la candidatura di Paolo Damilano a Torino.




Bimbo si schiaccia la mano a scuola, indagata la sindaca di Crema: primi cittadini in rivolta!

Il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, ha ricevuto un avviso di garanzia per un incidente accaduto nell’ottobre 2020 nell’asilo comunale della città. Un bimbo si era ferito la mano nel cardine di una porta tagliafuoco, procurandosi lesioni da schiacciamento curabili in tre mesi. “Insieme a Stefania siamo tutti indagati, se lo Stato non cambia regole ci costituiremo parte civile”, ha commentato il presidente dell’Anci, Antonio Decaro.

L’annuncio in consiglio comunale. E’ stato lo stesso primo cittadino della città, in provincia di Cremona, a dare notizia di essere indagata nel corso dell’ultimo consiglio comunale. Al sindaco, in concorso con altri, si contesta di aver omesso l’installazione di dispositivi idonei ad evitare la chiusura automatica. “Non vi nascondo che questo episodio – ha detto Bonaldi ai consiglieri comunali -, fin dal suo accadere è stato per me fonte di grande avvilimento, lenito solo dal felice esito sanitario”.

“Aumentare tutele giuridiche a favore dei sindaci””Oggi – ha sottolineato – è anche tempo di porre l’attenzione su un sistema che, a livello nazionale, necessita di interventi e correttivi, invocati anche da autorevoli opinionisti e studiosi in modo trasversale, che aumentino le tutele giuridiche a favore dei sindaci. Se oggi per trovare candidati disponibili è necessario un lunghissimo percorso di persuasione, è perché servire la propria comunità è diventato troppo rischioso”.

Parlando poi con i giornalisti ha aggiunto: “Così si rischia di fare terra bruciata, si rischia che nessuno voglia fare più il sindaco. I miei colleghi conoscono il problema. Le responsabilità che hanno i sindaci sono obiettivamente sproporzionate ed eccessive, direi anche meglio: non ben circostanziate”. Quanto accaduto, però, non ha cambiato la sua voglia di amministrare la città: “Politicamente parlando e parafrasando il grande Battiato, ‘mi spinge a impegnarmi con ancora più volontà'”.

“Liberare i sindaci da responsabilità non proprie”. Immediato il sostegno trasversale degli altri primi cittadini al sindaco Bonaldi. Per Decaro “è l’ennesima testimonianza di quello che l’Anci e tutti i sindaci Italiani stanno denunciando ormai da tempo. Non è nostra abitudine contestare le attività della magistratura né metterne in discussione le scelte, ma lo Stato deve metterci nelle condizioni di fare il nostro lavoro serenamente. Non chiediamo l’immunità o l’impunità, chiediamo solo di liberare i sindaci da responsabilità non proprie”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Milano, Beppe Sala. “Così non si può andare avanti”, ha detto. “Mi pare che ci sia un largo consenso su questo e mi aspetto che ci sia anche qualche azione decisa da parte dei sindaci”.




M5s addio: Marcello De Vito saluta Virginia e abbraccia Forza Italia

Marcello De Vito lascia il Movimento 5 Stelle e passa a Forza Italia creando un nuovo problema alla maggioranza capitolina dopo l’addio di altri 5 consiglieri contrari alla candidatura della sindaca per il secondo mandato in Campidoglio. A pochi mesi ormai dalle prossime elezioni, l’attuale presidente dell’Assemblea Capitolina, da sempre vicino alla corrente critica nei confronti della Raggi guidata da Roberta Lombardi, prepara la sua ‘vendetta’ politica e, dopo aver annunciato l’addio al Movimento, decide di passare tra le fila del partito di Silvio Berlusconi.

E non è escluso – come ha ammesso lui stesso – che altri delusi pentastellati possano prendere a breve la stessa strada. In questo momento, dunque, il Movimento 5 Stelle occupa appena 24 dei 49 seggi dell’Aula Giulio Cesare (compreso quello della sindaca), cinque in meno rispetto al 2016, quando la Raggi salì in Campidoglio. Una situazione che rischia comunque di complicare la campagna elettorale per il bis a Palazzo Senatorio.

L’annuncio di De Vito, che riporta Forza Italia in Assemblea dopo l’addio di Davide Bordoni (oggi alla Lega), ha lasciato perplessi non solo parte della base grillina ma anche membri dello stesso partito di Berlusconi. “Provo autentico ribrezzo per la scelta, di cui nulla sapevo fino a stanotte, e da cui mi dissocio, di imbarcare in Forza Italia un grillino dei peggiori – tuona il deputato Andrea Ruggieri -, personaggio pessimo non perché indagato ma perché candidato contro Forza Italia a suon di video in cui ci dava dei ladri e dei mafiosi”. Non in poche occasioni, infatti, gli azzurri sono finiti nel mirino delle invettive politiche pentastellate. “In questi mesi ho avuto modo di conoscere Tajani, Gasparri, Barelli e tutti gli altri dirigenti romani del partito – taglia corto De Vito all’ANSA -. Ruggieri non lo conosco ma lo rispetto”. Attivista della prim’ora, candidato sindaco nel 2013 e mister preferenze nel 2016, Marcello De Vito ha lasciato il Movimento lo scorso 24 maggio, denunciando le “capriole ideologiche” del M5S. Un rapporto che si era andato deteriorando con gli anni, soprattutto dopo l’inchiesta sullo stadio della Roma (che lo vede ancora imputato) che sfociò nel suo arresto, prima in carcere, poi ai domiciliari e infine in libertà su decisione della Cassazione. “La mia scelta – spiega però – prescinde dalle vicende giudiziarie. Il comportamento di M5S e dei suoi principali esponenti lo definisco inqualificabile ma non ha influito sulla mia scelta”.

“Dallo scorso gennaio – racconta ancora – ho avuto modo di confrontarmi con Maurizio Gasparri su molte questioni e ne è nato un ottimo rapporto. Avrei potuto smettere di far politica o mettere a disposizione l’esperienza acquisita in questi anni nel Consiglio comunale ed in maniera naturale mi sono rivolto all’area politica che aveva sempre rappresentato le mie idee e la mia cultura prima di entrare nel M5S”. Da oggi, dunque, sarà consigliere comunale di Forza Italia ma non lascerà il posto di presidente. “Credo di svolgere egregiamente il mio ruolo, nel rispetto del regolamento. Ovviamente se l’Aula chiedesse una votazione, la calendarizzerei e ne rispetterei l’esito”, sottolinea De Vito che esclude poi la sua candidatura a candidato sindaco del centrodestra. “Fi ha Gasparri – conclude – e spero sia lui a correre per il Campidoglio”.




Sostegni bis: risorse a Centri per l’impiego e Patronati. Arenare (SINLAI): ”Un’altra beffa ai danni del popolo Italiano”

Il Decreto Sostegni bis contiene un pacchetto di misure e disposizioni in materia di lavoro e politiche sociali. In particolare, vengono stanziate nuove risorse ai Centri per l’impiego per favorire le assunzioni e ai Patronati per sostenere l’assistenza amministrativa rivolta ai cittadini. Altre disposizioni riguardano l’assetto dirigenziale dell’ANPAL (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro).

Con il Sostegni bis verranno concessi finanziamenti ai Centri per l’impiego come risorse per far fronte all’aumento del personale per una cifra che ammonterebbe a 50 milioni di euro. I Patronati, invece, riceveranno 50 milioni di euro al fine di incentivare i servizi di assistenza diretta in materia di lavoro e previdenza.

Sul tema interviene Valerio Arenare, responsabile nazionale del Sindacato Sinlai:

Valerio Arenare

”Tra le cose assurde, che questo governo ha fatto, questa forse è la più ridicola. Stanziare 70 miliardi per delle strutture che si sono rilevate inutili e mal gestite visto che non sono riuscite, in 3 anni quasi, a trovare lavori per i percettori dei redditi di cittadinanza e che non hanno altre funzioni, considerato che il 90% avviene tramite agenzie interinali. Inoltre, già percepiscono l’assegno di collocazione concesso ai percettori di RDC per essere aiutati a trovare lavoro, di fatto poi usato per finanziare agenzie interinali, oltre proprio ai centri per l’impiego. Per quanto riguarda il finanziamento ai Patronati, definire la cosa assurda è anche poco. I Patronati sono enti di assistenza sociale che appartengono ai principali sindacati Italiani ed alle associazioni datoriali di categoria. I principali Patronati appartengono a CGIL, CISL, UIL, UGL, COLDIRETTI, CONFINDUSTRIA, ACLI, ovvero a tutte quelle strutture che possono rispondere ai requisiti per avere l’autorizzazione dall’INPS. I requisiti per avere un patronato sono il possesso di almeno il 50% delle sedi provinciali coperte da sedi fisiche e da dipendenti e almeno 50.000 tesserati attivi, pertanto, come è facile capire, possono possedere un patronato solo Sindacati e associazioni di grandi disponibilità economiche; e sono escluse le piccole sigle autonome. Pertanto, daremo soldi a chi ha già strutture economiche di grandi dimensioni, senza contare che i Patronati, che dovrebbero essere gratuiti per la quasi totalità delle pratiche, non muovono un dito se prima il cliente non sottoscrive tessere che spesso superano le 50 euro. In assoluto questa è la cosa più ridicola, vergognosa ed inutile, nonché dannosa per la nostra economia, che questo Governo potesse fare, nonché la peggior beffa per il popolo Italiano, che, a causa dell’emergenza sanitaria, sta soffrendo una profonda crisi economica. Invece di dare 70 milioni ai centri per l’impiego e 50 milioni ai già ricchi Sindacati ed associazioni di categoria, si poteva trovare un modo per sostenere le partite iva, gli autonomi, i lavoratori e soprattutto i disoccupati Italiani che in questo periodo di profonda incertezza vedono sempre meno roseo il proprio futuro.”