Covid, “I vaccini Johnson & Johnson arriveranno in Italia dal 16 aprile”

“Il commissario per l’emergenza covid Francesco Paolo Figliuolo mi ha detto che i vaccini Johnson & Johnson arriveranno in Italia dal 16 aprile”. Lo rivela il presidente del Consiglio regionale della Liguria, Gianmarco Medusei, a margine dell’inaugurazione del maxi hub vaccinale della Fiera di Genova. “Inutile negare che ci siano ancora tante problematiche, ma bisogna accelerare con i vaccini per poter ripartire”, dice Medusei.

Intanto il ministro Speranza ha dichiarato: “Ho appena firmato il protocollo con regioni e farmacisti per far partire in sicurezza le vaccinazioni Covid nelle farmacie del nostro Paese.

La campagna di vaccinazione è la vera chiave per chiudere questa stagione così difficile. Oggi facciamo un altro importante passo avanti per renderla più veloce e capillare”.




Pandemia, genocidio e Coluche…

E’ una esperienza  eccezionale della umanità questa che stiamo vivendo! E affianco a tanti problemi connessi dei quali ci accorgeremo man mano che la situazione sanitaria migliorerà, c’è da costatare una realtà  nuova e anche questa eccezionale e cioè gli Stati che ora intervengono in forza  a lenire e a sostenere: mai si era verificato a quanto assistiamo oggi, mai gli Stati e gli organismi internazionali sono intervenuti così massicciamente come ora. In siffatta congestione di iniziative volte al sollievo e al ristoro, si evidenziano in maniera perfino truce e turpe due aspetti: la emarginazione, una ghettizzazione vera e propria, nei confronti della morte incombente sugli anziani e sui vecchi  a favore di certe categorie e cioè giudici, avvocati, professori ecc. che per nulla e per niente meritano o valgono trattamenti privilegiati rispetto ai vecchi.

Ho detto turpe e truce ma si può aggiungere, a buona ragione, criminale e addirittura genocidio: ignorare la posizione prioritaria della vaccinazione a favore degli anziani, è equivalso a dichiararne la morte certa a favore, in questo caso, di altre ben pasciute categorie: a dir poco terrificante che giudici e avvocati,  operatori di Giustizia, abbiano accettato la iniziativa come se dovuta.

E tale stato di fatto è un tratto delinquenziale analogo alla famosa dichiarazione che la vaccinazione debba tener conto del pil cioè della moneta, analoga anche a quella proclamata da un pagliaccio urlatore che la precedenza alla vaccinazione spetti ai ceti produttivi!!

Nelle nazioni confinanti non si assiste a tale delittuosa situazione quale quella italiana in quanto la urgenza e il ruolo primario della vaccinazione viene riconosciuta normalmente e aprioristicamente  alle categorie più esposte:  da  noi, indifferenti, cinici, egoisti, avviene il contrario: il risultato è che in questi Paesi i decessi sono di gran lunga  inferiori. Centodieci-centoventimila  morti di quasi soli vecchi, è un genocidio, un nuovo olocausto! E tutti coloro che volutamente o no, hanno operato con questi risultati tragici dovrebbero non vergognarsi, che è nulla e niente, ma comportarsi come sogliono fare certi  uomini in certi casi! Quanto deve però, nella sostanza, perfino atterrire è che i cosiddetti cittadini cioè gli Italiani, se ne stiano, e siano stati fino ad oggi, con le mani in mano, alla finestra a guardare oppure, i fortunati, ai Caraibi o ai Tropici. E ci si chiede: ma dove sono la quantità enorme di associazioni, sodalizi, sindacati e analoghi? E questa è la fortuna vera sia dei delinquenti e sia soprattutto degli incapaci e incompetenti. Deve anche imbarazzare il fatto che il capo dello Stato, sempre così sensibile e partecipe, abbia assistito alla italica shoah senza prendere alcuna iniziativa!

Altro aspetto che pure deve atterrire è il seguente fatto: lo Stato e le sue istituzioni è ormai un anno pieno che investono cifre iperboliche al di là di un debito pubblico pauroso, cifre che a epidemia superata si presenteranno all’incasso. Eppure in siffatta  grave emergenza mai si è parlato  di intervenire nei confronti dei fortunati e dei privilegiati, di quelli cioè che  godono di pensioni e stipendi e benefici  vari  da nababbi, anche in regime di covid: sarebbe stato non solo obbligatorio ma perfino giusto pretendere, soprattutto in un paese appezzentito quale il nostro, che tali fortunati  nazionali di ogni categoria e contesto fossero stati obbligati d’imperio a rinunciare a  una parte proporzionale dei loro emolumenti a favore della maggioranza sofferente: zero e niente e quindi oggi più che mai si assiste a situazioni che ci riportano agli epuloni di Gesù. La medesima indifferenza si riscontra verso le società  del gas, dell’acqua, dell’elettricità, ecc. ai quali imporre l’immediato abbassamento delle tariffe, già ora le più esose d’Europa. Nulla anche ora. E dire che tra di loro vi sono categorie di fortunati dipendenti ai quali si riconoscono, pare,  sedici mensilità di emolumenti!      

Anche in questi casi di occasioni, fino ad oggi, miseramente perse,  la lezione ci viene da un vicino, da Papa Francesco, che, a seguito di una loro contingenza ha abbassato gli stipendi di tutti i dipendenti, a partire dai cardinali, d’imperio!

Ho voluto ricordare Coluche  († 1986), caro ai francesi come la Rivoluzione, come la Marsigliese,  come la Semeuse perché fu il personaggio  pubblico che una cinquantina di anni fa aprì gli occhi verso i cosiddetti ‘barboni’, i ‘clochards’ di Parigi, cioè gli ultimi della società e con alcuni amici e a spese proprie, inventarono letteralmente i ‘Ristoranti del cuore’, i ‘Restos du Coeur’ di cui abbiamo scritto in qualche passata nota. E qui mi arresto e invito i lettori  a corroborarsi l’anima e lo spirito, andando in  rete e leggere  la storia dei ‘Restos du Coeur’  che oggi in regime di pandemia, stanno vivendo un momento ancora più eccezionale in fatto di solidarietà e di soccorso agli sfortunati. Sono qualcosa come la nostra benemerita Comunità di S. Egidio, ma di livello nazionale e pubblico.




300 miliardi di euro sulla testa di 3 milioni di famiglie e imprese tra mutui e NPL: Confedercontribuenti lancia allarme rischio tracollo economico

“2 milioni e 700 mila tra famiglie e imprese che alla fine della moratoria sui mutui, per un totale complessivo stimato in circa 300 miliardi di euro, non ce la faranno più a tenere il passo con i pagamenti e rischieranno il tracollo economico e la perdita della loro casa. Preoccupati di questo, noi di Confedercontribuenti siamo disponibili ad attivarci subito in tutta Italia per aiutare i contribuenti ed esaminare qualsiasi rapporto bancario, sia esso mutuo, leasing, conto corrente, fidejussione o prestito al consumo”. A lanciare il grido di allarme è il vice presidente nazionale di Confedercontribuenti, Alfredo Belluco, il quale aggiunge che “sono già scaduti i cosiddetti crediti deteriorati NPL che investono milioni di famiglie e di imprese per un totale di altri 385 miliardi euro, in quanto una percentuale altissima potrebbe essere viziata da probabili illeciti civili e penali, tanto da poter essere quindi contestati e rispediti al mittente. Ecco perché Confedercontribuenti è disponibile ad esaminare qualsiasi rapporto bancario, a tutela e a difesa di cittadini, famiglie e imprese che si rivolgono a noi per essere assistiti ed aiutati”.

Per chi non lo sapesse, i crediti deteriorati (conosciuti anche come prestiti non performanti o, in inglese, non performing loans, NPL) sono crediti delle banche (mutui, finanziamenti, prestiti) che i debitori non riescono più a ripagare regolarmente o del tutto.

“Non abbiamo mai lasciato da soli i contribuenti che si rivolgono a noi –fa sapere Alfredo Belluco-, seguendoli passo passo e fino alla risoluzione delle vicende che li interessano e li coinvolgono. Come accade per Sergio Scalabrin che è seguito da noi in una strenua difesa portata avanti per salvaguardare la sua casa e che proprio oggi compie 70 anni, augurandogli un prossimo futuro migliore. A tal proposito –fa sapere Belluco- Confedercontribuenti informa chi ancora non sa che esistono gli strumenti per controbattere eventuali illegalità riscontrabili da parte di banche o recupero crediti che grazie alla nostra grande esperienza non passeranno inosservate. Il nostro servizio si estende anche nel saldo e stralcio del debito con la banca o la società di recupero crediti, permettendo a famiglie e imprese di poter risolvere questioni che sembravano quasi impossibili e disperate”.

Per il presidente nazionale di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro “è ora di finirla di privilegiare chi, della speculazione, ha fatto un sistema per far soldi e rendere povera la gente che in Italia soffre e continua a soffrire a causa anche della pandemia e che non può continuare a pagare, soprattutto in questa fase ancora molto delicata per il permanere di questa emergenza pandemica”. Per il vice presidente nazionale di Confedercontribuenti, Raffella Zanellato “le nostre imprese stanno affrontando una crisi senza precedenti che necessita di soluzioni fuori dal comune: oggi bisogna compiere ogni sforzo possibile per evitare di compromettere le prospettive di sviluppo di imprese sane e per far fronte alla crisi”. “In merito a tale questione -aggiunge Alessandro Ciolfi, altro vice presidente nazionale di Confdercontribuenti- chiediamo alle Istituzioni competenti di intervenire sulle regole, modificandole o sospendendole temporaneamente per evitare in tempi brevi il doppio rischio di un aumento delle difficoltà delle imprese che stanno vivendo già un’economia post bellica”, così come ritiene anche il segretario generale di Confedercontribuenti, Ettore Minniti.




Covid, Governo conferma linea di massimo rigore: Italia chiusa fino a maggio

La regione Lazio torna in fascia arancione

L’Italia resta chiusa fino a maggio e da lunedì più di metà del Paese sarà in zona rossa, con Calabria, Toscana e Valle d’Aosta che si vanno ad aggiungere alle 7 regioni e alla provincia autonoma di Trento in cui sono già in vigore le restrizioni più dure, mentre il Lazio torna in arancione.

Con ancora 24mila casi e 450 morti in un giorno, il governo conferma la linea del massimo rigore anche dopo Pasqua decidendo però di investire il “tesoretto” garantito dai primi segnali di inversione della curva sulla scuola: si tornerà in presenza fino alla prima media nelle zone rosse, mentre in quelle arancioni saranno in classe tutti gli studenti fino alla terza media e al 50% quelli delle superiori.

Fino al 30 aprile, dunque, niente spostamenti tra le regioni, saracinesche ancora abbassate per bar e ristoranti, riapertura di palestre, piscine, cinema e teatri a data da destinarsi, zona gialla cancellata fino alla fine del mese.

“Le misure adottate finora ci hanno dato un primissimo segnale di rallentamento, ma la situazione è ancora delicata”, dice il ministro della Salute Roberto Speranza. La scelta di prolungare la stretta ancora per un altro mese è stata condivisa nella cabina di regia, ma ha provocato comunque tensioni nella maggioranza.

Le ordinanze del Ministro della Salute, Roberto Speranza, elaborate sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia, andranno in vigore a partire da lunedi 29 marzo. Passano in area rossa le Regioni Calabria, Toscana e Val d’Aosta.

La Regione Lazio passa in area arancione a scadenza della vigente ordinanza, ovvero da martedì 30 marzo. Il Veneto rimane in zona rossa. Con l’Rt a 1,23 – quello medio nazionale è sceso invece da 1,16 a 1.08 questa settimana – e un’incidenza di positivi di 254 ogni 100.000 abitanti, non ci sono margini per un passaggio a quella arancione. Friuli Venezia GiuliaPiemonte ed Emilia Romagna sono le regioni con la piu’ alta incidenza di contagi rispetto alla popolazione. Con dati riferiti al 25 marzo il Friuli Venezia Giulia, negli ultimi 7 giorni, ha riportato una incidenza di 410 casi su 100 mila abitanti, seguita dal Piemonte con 355 casi per 100 mila abitanti e dall’Emilia Romagna con 349 casi per 100 mila abitanti. La Toscana a quota 251 e’ entrata in zona rossa.

Niente zone gialle: fino al 30 aprile saranno confermate le misure oggi in vigore che prevedono solo zone arancioni e rosse. E’ l’orientamento che emerge al termine della cabina di regia Covid sul nuovo decreto. Le misure dovrebbero essere in vigore fino a fine mese e l’unica novità dovrebbe riguardare il ritorno in classe fino alla prima media anche in zona rossa. Per il resto dovrebbero essere confermate tutte le restrizioni. Il Presidente del Consiglio alle ore 14.00 terrà una conferenza stampa presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio.

Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha firmato l’ordinanza che istituisce quattro nuove “zone rosse” in Sicilia. Si tratta di Centirupe, in provincia di Enna, Comitini, Racalmuto e Siculiana, in provincia di Agrigento. L’ordinanza entrerà in vigore domani e sarà valida fino al 6 aprile compreso. Con la stessa ordinanza viene prorogata sino al 6 aprile la “zona rossa” a Caltavuturo e a San Mauro Castelverde, in provincia di Palermo. Il provvedimento, che prevede anche la chiusura delle scuole, è stato richiesto dai sindaci e deciso in base alla relazione delle rispettive Asp.

Scende il valore dell’Rt nazionale che passerebbe dallo 1,16, della scorsa settimana a 1.08. E’ quando sarebbe indicato, secondo quanto si apprende nel monitoraggio settimanale dell’ Iss-Ministero della Salute. Scende il numero dei casi di Covid ogni 100 mila abitanti: il dato sull’incidenza che dovrebbe essere confermato nel monitoraggio che sara’ presentato oggi, passa, secondo quanto si apprende, da 264 della scorsa settimana a 240.

“Probabilmente siamo in fascia rossa”. Lo ha annunciato in conferenza stampa il Presidente del Veneto Luca Zaia, confermando che la regione mantiene la situazione attuale. “Spero che dal 6 aprile si torni alla normalità” ha aggiunto. A determinare la permanenza in fascia rossa, ha spiegato Zaia, è il parametro dell’incidenza del virus nella popolazione: “siamo a 254 positivi ogni 100 mila abitanti”.




Giornata internazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili: l’intervista esclusiva al Prefetto Francesco Tagliente

Nella Giornata internazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, che si celebra oggi 26 marzo il Prefetto Francesco Tagliente ha contribuito alla campagna di sensibilizzazione sulla razionalizzazione dei consumi energetici ideata dalla trasmissione “Caterpillar” di Rai Radio 2 e Rai per il Sociale.

Ricordiamo che il Prefetto Tagliente, particolarmente attento al tema del risparmio energetico, è il protagonista antesignano dei progetti concepiti e poi attuati nelle realtà fiorentina, romana e pisana

Ecco come riassume, sulla pagina FB, la sua esperienza operativa corredata da puntuali riferimenti al partenariato istituzionale

“Chi, come me, è stato chiamato da gestore di risorse pubbliche a dare concreta attuazione agli indirizzi normativi e agli obiettivi gestionali posti dal livello amministrativo superiore, nel corso degli anni si è scontrato con una contrazione progressiva dei budget a disposizione e ha dovuto, quindi, individuare e promuovere percorsi alternativi, che sfruttando le sinergie istituzionali, le competenze e le professionalità distribuite a vari livelli, consentano di perseguire l’obiettivo concreto del contenimento dei costi di gestione ma anche, in molti casi, di acquisire un arricchimento professionale e culturale da parte di tutti i soggetti coinvolti.

Da Questore di Firenze, ad esempio, nel 2007 ho avviato con il coinvolgimento di vari soggetti istituzionali pubblici, un vasto e diversificato piano di razionalizzazione e riqualificazione degli spazi in uso alle strutture della Polizia di Stato, che solo in termini di minori oneri di locazione ha garantito un risparmio annuo di milioni di euro. Tra i singoli interventi pianificati, quali la ricollocazione degli uffici o la riqualificazione architettonica e strutturale degli immobili, era ricompreso anche l’adeguamento degli impianti di illuminazione mediante la realizzazione di un sistema che ha consentito un risparmio energetico calcolato intorno a 30.000 euro annui.

Nella successiva esperienza come Questore di Roma, nel 2010 ho replicato le iniziative promosse a Firenze e, grazie al supporto gratuito di una nota società nazionale di telecomunicazioni, è stato attuato presso l’immobile sede della Questura capitolina un sistema c.d. di Smart Building, che consiste nell’applicazione di building automation ovvero installazione di meccanismi di regolazione e controllo delle fonti luminose (quali sensori di presenza, temporizzatori ecc). Il risultato è stato stimato in un abbattimento del 40% dei costi per l’energia elettrica, con picchi del 50% rispetto ai consumi ordinari.

A Pisa, culla del sapere accademico e della ricerca scientifica, nel 2012 è stato possibile proseguire nella concreta attuazione di quella politica gestionale avviata a Firenze e a Roma, promuovendo l’incontro tra il mondo del fare, rappresentato dalla Prefettura, e il mondo della ricerca e del sapere, rappresentato dall’Università.

La proficua collaborazione instaurata in particolare con la Facoltà di Ingegneria, si è concretizzata in una prima attività di rilevazione dei consumi energetici del palazzo storico che ospita la Prefettura di Pisa e nel successivo approfondimento tecnico-scientifico delle informazioni acquisite, il cui risultato è rappresentato dal complesso studio di diagnosi energetica e dalla valutazione tecnico-economica degli interventi di contenimento dei consumi oggetto di una Tesi di Laurea. Dalle risultanze di tale lavoro è stato possibile estrapolare una prima serie di interventi di immediata fattibilità sui sistemi di illuminazione.

L’intero elaborato ha costituito un importante strumento informativo a supporto dell’adozione di misure strutturali per il risparmio energetico e allo stesso tempo anche un esempio di best practice, dal punto di vista delle sinergie attuabili, per tutti i soggetti pubblici o privati comunque interessati alla tematica del risparmio energetico. I progetti, concepiti e poi attuati nelle realtà fiorentina e capitolina, dimostrano come l’intraprendenza di amministratori sensibili a criticità emergenti come quella del contenimento dei costi e delle emissioni inquinanti, coniugata ad un’adeguata rete sociale, possa addirittura anticipare la cogenza dell’intervento normativo, con benefici che si risolvono a favore dell’intera collettività.

Il patrimonio culturale e scientifico di cui le singole realtà locali dispongono può realmente rappresentare il presupposto fattivo per migliorare il benessere di una collettività, esprimendo modelli operativi ispirati alla costruzione di un lavoro di squadra che, proprio perché tali, sono senza dubbio in grado di plasmarsi ai più molteplici scenari nei quali sarebbe dunque il paziente a divenire “medico di sé stesso””.

Sul tema l’Osservatore d’Italia, ha ritenuto di contribuire alle celebrazioni della “Giornata internazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili” con una intervista esclusiva al Prefetto Tagliente sull’uso efficiente e la conseguente riduzione del consumo dell’energia nella Pubblica Amministrazione. Ecco cosa ci ha risposto.

“Premetto che l’uso efficiente dell’energia sta divenendo, un tema importante per le Amministrazioni Pubbliche, sia perché impegnate a ridurre i costi di gestione, sia perché chiamate ad essere un esempio per tutti i cittadini.

La difficile situazione economica che vive da alcuni anni il nostro Paese ha, infatti, imposto agli apparati della Pubblica Amministrazione di rivedere le spese sostenute a tutti i livelli, per ridurre progressivamente l’impatto sull’indebitamento.

Le politiche di contenimento dei costi sono state tradotte dal legislatore in una varietà di azioni che riassumiamo, a volte anche impropriamente, con il termine di spending review e che vanno ad incidere sulle diverse voci di spesa del bilancio pubblico; gli strumenti a tal fine utilizzati vanno dai semplici tagli lineari di budget all’introduzione di misure di razionalizzazione delle procedure di spesa, come l’e-procurement, e di digitalizzazione dei processi.

Ma uno degli ambiti nei quali è possibile oggi ottenere i maggiori risultati è sicuramente quello relativo al consumo energetico, che non solo garantisce ampi margini di recupero di risorse ma è anche stato individuato, a livello mondiale (Protocollo di Kyoto) ed europeo (Direttiva Europea 2012/27/UE), come il settore su cui intervenire maggiormente per ridurre l’impatto sul clima e sull’ambiente.

Negli ultimi decenni, infatti, l’attenzione della politica internazionale si è concentrata sui temi della sostenibilità energetica ed ambientale: il surriscaldamento globale, l’aumento continuo del prezzo dei combustibili fossili e i frequenti dissesti ecologici hanno contribuito allo svilupparsi, da parte dei diversi Stati, di un interesse e di una consapevolezza nuovi nei confronti delle questioni energetiche.

Il legislatore nazionale, uniformandosi al solco tracciato a livello internazionale e soprattutto europeo, è intervenuto negli anni con una serie di provvedimenti normativi atti ad incidere soprattutto sul settore edilizio, dal momento che quasi la metà dei consumi di energia dell’Unione è imputabile agli edifici, rivolgendo la propria attenzione in primis a quelli in uso alla Pubblica Amministrazione.

Al riguardo è opportuno richiamare, per il carattere di cogenza e di stretta attualità che rivestono, due provvedimenti normativi: il primo è quello contenuto nella norma dell’art.14 del D.L. 52/2012, convertito nella legge n. 94/2012, che assegna alle Pubbliche Amministrazioni un termine di 24 mesi dall’entrata in vigore del provvedimento per adottare, sulla base delle indicazioni fornite dall’Agenzia del Demanio, misure finalizzate al contenimento dei consumi di energia e  all’efficientamento degli usi finali della stessa.  Il secondo è rappresentato decreto legislativo 4 luglio 2014, n.102 che recepisce la Direttiva Europea 2012/27/UE e aggiorna il quadro normativo nazionale esistente, introducendo misure più incisive finalizzate a promuovere l’efficienza energetica di imprese, famiglie e Pubblica Amministrazione, con l’obiettivo di centrare il target di riduzione dei consumi di energia primaria in coerenza con la Strategia energetica nazionale.

La Direttiva Europea 2012/27/UE nasce, come noto, per garantire il raggiungimento degli obiettivi di riduzione e risparmio previsti dal cosiddetto pacchetto clima-energia 20/20/20” (2009/29/Ce) e indica chiaramente come il maggiore potenziale di risparmio energetico sia insito negli edifici. Un set di regole e indicazioni che puntano ad incentivare il processo di ristrutturazione di edifici pubblici e privati e a migliorare il rendimento energetico delle relative dotazioni.

Il Governo italiano ha identificato l’efficienza energetica tra le priorità per il rilancio dell’industria nazionale e uno sviluppo di lungo periodo sostenibile. Attraverso la Strategia Energetica Nazionale, il Governo ha elevato le proprie ambizioni di efficienza, puntando ad una riduzione del consumo di energia superiore all’obiettivo europeo.

Quello dell’efficienza energetica non è, però, solo uno strumento di contenimento della spesa pubblica (la bolletta energetica della Pubblica Amministrazione ammonta a ben 6 miliardi) ma rappresenta anche un importante driver per lo sviluppo economico. Inoltre, tutti i documenti programmatici in materia, sia a livello europeo che nazionale, assegnano alla Pubblica Amministrazione anche un ruolo esemplare nei confronti di imprese e famiglie per la diffusione di una cultura e di una pratica dell’efficienza energetica.

Ma queste potenzialità del settore pubblico incontrano un forte limite nella carenza di risorse da destinare agli interventi di tal genere.

La strada per lo sviluppo dell’efficienza energetica nel settore pubblico è, quindi, ancora lunga. In aggiunta ai freni di tipo economico-finanziario si riscontra, infatti, nella Pubblica Amministrazione un deficit pluriennale di informazione e di competenze specifiche interne, necessarie affinché l’efficienza energetica possa trovare sbocco nelle pratiche di gestione corrente delle attività pubbliche.

Abbiamo chiesto al Prefetto Tagliente anche di parlarci della esperienza pisana e nello specifico come ha realizzato il progetto con dettagli sulle fasi principali delle attività di diagnosi energetica.

“La diagnosi energetica viene definita dal D. Lgs.vo del 30 maggio 2008, n.115 come “la procedura sistematica volta a fornire un’adeguata conoscenza del profilo di consumo energetico di un edificio o gruppo di edifici, di un’attività o impianto industriale o di servizi pubblici o privati, ad individuare e quantificare le opportunità di risparmio energetico sotto il profilo costi-benefici e riferire in merito ai risultati”. Per diagnosi energetica deve quindi intendersi una procedura sistematica che ha inizio con operazioni di sopralluogo e di acquisizione dei dati di consumo storici dell’edificio, si sviluppa con l’integrazione con strumenti di calcolo (elaborazione di un modello matematico dell’edificio) e si conclude con l’individuazione e l’analisi sotto il profilo costi-benefici delle opportunità di risparmio energetico.

Occorre precisare che l’edilizia esistente è fortemente energivora. Per esempio, con riferimento all’edilizia residenziale è stimato un consumo energetico annuo medio nazionale sul patrimonio edilizio esistente fino a 200 kWh/m2, a fronte di obiettivi della Comunità Europea inferiori a 70 kWh/m2 anno ed attualmente tendenti all’edificio ad energia quasi-zero (Nearly zero-energy building).

La situazione dell’edilizia del settore terziario è assai più articolata a causa dell’estrema variabilità dei tipi edilizi e delle destinazioni d’uso di questi edifici. Limitando l’analisi agli edifici per uffici è stimato un consumo energetico annuo medio pari a circa 250 kWh/m2; in tal caso si noti che i consumi sono essenzialmente dovuti alla climatizzazione (in particolare quella estiva) ed alla illuminazione degli ambienti di lavoro. Negli edifici storici tale situazione è ulteriormente aggravata dallo scarso livello di isolamento termico dell’involucro opaco e trasparente e da volumi edilizi di notevoli dimensioni.

La Prefettura di Pisa è collocata, sin dalla prima metà del ‘900, in un edificio storico di notevole pregio artistico-architettonico sui Lungarni di Pisa, noto come Palazzo Vecchio (in origine Palazzo Medici), risalente all’XI secolo (v. Figura). L’edificio è composto da tre piani per una superficie coperta pari a circa 1200 m2 ed una superficie calpestabile pari a circa 2700 m2.

 I consumi di energia primaria ammontano (con riferimento alla fatturazione energetica elettrica e termica relativa all’anno 2013) a circa 270 kWh/m2 anno, valore elevato ma del tutto concorde con i valori medi nazionali per edifici esistenti con le stesse caratteristiche.

Le proposte tecnico-economiche per la riduzione dei consumi energetici dovranno risultare diversificate in relazione agli usi termici, essenzialmente relativi al riscaldamento invernale, ed agli usi elettrici relativi alla climatizzazione estiva, all’illuminazione, al funzionamento delle apparecchiature elettriche da ufficio, al riscaldamento dell’acqua per gli usi igienico-sanitari.

Inoltre la riduzione dei consumi energetici dovrà avvenire a parità di servizio reso dall’edificio, vale a dire senza modificare le condizioni medie di comfort attualmente esistenti, ovvero migliorandole anche in relazione all’evoluzione degli aspetti di sicurezza e benessere sui luoghi di lavoro.

Pur mancando una codifica nazionale sulle modalità di procedere ad una diagnosi energetica di un edificio storico destinato ad una funzione pubblica così rilevante sul territorio come quella di una Prefettura, si è proceduto secondo i più aggiornati orientamenti europei in proposito.

In sintesi le fasi principali delle attività di diagnosi energetica possono essere così precisate: a)- acquisizione dati dei consumi energetici da fatturazione; b)- rilievo geometrico e dei sistemi impiantistici dell’edificio; c)- calcolo dei fabbisogni di energia primaria; d)- confronto tra consumi energetici e fabbisogni di energia primaria; e)- proposte di interventi migliorativi della prestazione energetica dell’edificio; f)- analisi costi-benefici delle soluzioni proposte.

Nella fase (a) sono state raccolti i dati dei consumi energetici risultanti dalle bollette di consumi gas (usi termici) ed energia elettrica (usi elettrici) per gli anni dal 2008 al 2013 compreso. I dati raccolti sono stati riorganizzati sotto forma grafica e tabellare per una più adeguata interpretazione e per facilitare il confronto con i risultati dei calcolo analitico dei fabbisogni di energia primaria.

Nella fase (b) è stato condotto un rilievo puntuale dell’involucro edilizio con caratterizzazione delle prestazioni termiche della parte opaca e della parte finestrata. Parallelamente è stato condotto un rilievo dei sistemi impiantistici di riscaldamento, di produzione di acqua calda sanitaria, di illuminazione e di climatizzazione. Le attività di rilievo sono state precedute da una analisi del sito (p.e. dati climatici) e dall’acquisizione degli elaborati grafico-planimetrici. I risultati delle attività di rilievo sono stati organizzati in una raccolta dati per schede di immediato utilizzo per completare agevolmente la procedura di diagnosi energetica.

Nella fase (c), utilizzando i più recenti standard tecnico-normativi a livello nazionale (Norme UNI/TS 11300 pubblicate a partire dall’anno 2008), è stato realizzato un modello energetico con il quale sono stati valutati i fabbisogni energetici per i principali servizi dell’edificio e gli indici energetici prestazionali previsti dalla legislazione in vigore in tema risparmio energetico nell’edilizia. Il modello di calcolo è stato realizzato prima secondo gli usi standard normativi e poi adattato al particolare profilo dell’utenza della Prefettura di Pisa.

Nella fase (d) sono stati confrontati dei risultati ottenuti nella fase (a), relativi ai consumi energetici effettivi, con i risultati ottenuti nella fase (c), relativi ai fabbisogni energetici stimati. Il confronto ha avuto il duplice scopo di verificare il grado di accordo del modello di calcolo con la prestazione effettiva dell’edificio e di mettere in evidenza l’incidenza percentuale dei vari usi energetici sul consumo complessivo annuo. L’analisi oggetto di tesi mostra la rilevanza dei consumi elettrici (pari a quelli per riscaldamento degli ambienti) ed in particolare l’incidenza dell’illuminazione interna sul totale dei consumi elettrici.

La fase (e) è stata nettamente influenzata dal valore storico-artistico dell’edificio, fattore che ha condizionato le potenziali proposte di intervento, impedendo di fatto di realizzare operazioni invasive di isolamento termico sull’involucro opaco o di rifacimento dei sistemi impiantistici di climatizzazione. Sono stati quindi analizzati in dettaglio interventi non invasivi (e poco interferenti con le normali attività lavorative) relativi all’isolamento termico del solaio di sottotetto, alla sostituzione delle finestre, alla sostituzione dei generatori di calore e relativi ai sistemi di illuminazione interna ed esterna.

La fase (f), infine, è stata articolata nella progettazione dei possibili interventi migliorativi, nell’analisi dei risparmi annui conseguibili rispetto ai consumi attuali, nella valutazione dei costi di investimento e dei relativi tempi di ritorno e nell’individuazione degli interventi di maggior convenienza fra tutti quelli proposti. A questo proposito, l’analisi si è ispirata, nelle fasi iniziali, alle Linee Guida europee redatte nel 2013 dal Buildings Performance Institute Europe, per poi svilupparsi secondo una metodologia elaborata in maniera del tutto autonoma ed inedita. Per gli scopi della valutazione tecnico-economica dei possibili interventi migliorativi è stato definito un opportuno indice di convenienza economica che permette un confronto diretto tra le varie soluzioni proposte per via grafica e su una scala di graduazione.

Dall’analisi effettuata su oltre 60 possibili combinazioni di interventi migliorativi, quelle che comprendono modifiche ai sistemi di illuminazione interna ed esterna risultano sempre favorevoli in termini di risparmio energetico conseguibile, costi di investimento e relativi tempi di ritorno. Peraltro, gli interventi sui sistemi di illuminazione interna (degli ambienti di lavoro) ed esterna (di sicurezza e dei giardini), quali per esempio la sostituzione di lampade ed apparecchi obsoleti e di scarsa efficienza con lampade a risparmio energetico ed apparecchi con elevate prestazioni, si accordano con le procedure di riduzione dei consumi già intraprese e con i criteri di riduzione di invasività degli interventi anche in relazione alle attività lavorative correnti.”




Ddl Zan – legge contro l’omofobia, Luca Maria Lo Muzio Lezza (Volt Italia): “Ecco perchè è necessaria” – L’intervista

La proposta di legge contro l’omofobia del deputato Pd Alessandro Zan è stata approvata in prima lettura dalla Camera dopo mesi di emendamenti e polemiche. Ora se passerà anche al Senato l’articolo 604 del codice penale sarà modificato.

La proposta di legge introduce la specifica del reato contro chi istiga e chi commette atti di discriminazione fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità” prevedendo pene fino a 4 anni di carcere. Si istituirebbero poi iniziative, da svolgere ogni 17 maggio nel corso della giornata nazionale contro l’omofobia, dedicate alla promozione della cultura del rispetto e dell’inclusione nonché al contrasto dei pregiudizi delle discriminazioni.

Il ddl prevede anche che le scuole di ogni ordine e grado dovranno inserire nella propria offerta formativa programmi di sensibilizzazione a questo tipo di discriminazioni. Infine la destinazione di 4 milioni l’anno per dei centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere, per prestare assistenza legale, sanitaria, psicologica, ed anche alloggio e vitto alle vittime dei reati di odio e discriminazione.

Il video servizio sul ddl Zan trasmesso a Officina Stampa del 25/03/2021

La battaglia parlamentare per l’approvazione di questa legge si sposta ora al Senato dove i numeri della maggioranza a favore saranno molto più limitati e, se saranno apportati emendamenti, il testo dovrà necessariamente tornare al vaglio della Camera.

L’intervista a Luca Maria Lo Muzio Lezza – Regional Lead Lazio Volt Italia

Officina Stampa del 25/03/2021 – L’Intervista

Una legge inutile per le forze di centrodestra e per la CEI che ritengono le attuali norme già in grado di colpire episodi di discriminazione e di violenza, anche di questo tipo ad esempio inserendo le aggravanti “per futili motivi”, senza dunque dover introdurre una legge apposita che sarebbe orientata ideologicamente ad imporre un punto di vista sulla realtà, cancellando di fatto posizioni differenti. In pratica si lamenta il solito pericolo dell’interpretazione della legge da parte del giudicante esponendo così legittime affermazioni di libertà di opinione al rischio di essere tacciate di omofobia.
Se si afferma che un bambino ha diritto ad un papà e ad una mamma si è omofobi oppure no? Se si sostiene che non è legittimo “reperire” all’ estero un figlio partorito su commessa da una donna si è omofobi o no?




Crisi delle nascite, le cause oltre i dati: politica e imprenditoria sanitaria a confronto con Possemato e Colosimo

In Italia si fanno sempre meno figli e si vive più a lungo. Ma a cosa succede mettendo insieme questi due fattori? Che tipo di Italia avremo tra qualche decennio? Secondo un recente studio condotto dai ricercatori dell’università di Washington Seattle e pubblicato dall’autorevole rivista “The Lancet” la popolazione mondiale raggiungerà probabilmente il picco nel 2064 con circa 9,7 miliardi di unità per poi scendere a circa 8,8 miliardi entro il 2100 e in particolare l’Italia che ha già raggiunto il picco di 61 milioni di abitanti nel 2014 crollerà a circa 30 milioni nel 2100. L’Italia come è noto è sotto la soglia decisiva di 2,1 bambini per donna cioè il numero di figli necessario per mantenere stabile la popolazione oggi questo valore per quanto riguarda il nostro paese è infatti di 1,29 figli per donna nonostante l’immigrazione e il fatto che le donne immigrate abbiano più figli di quelle italiane.

Ci saranno dunque molti anziani e pochi giovani e un crescente numero di persone attive dovrà mantenere chi non lavora ancora come gli studenti e chi non lavora più: i pensionati. Secondo le previsioni di questo studio altri paesi come Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, resisteranno meglio allo tsunami demografico soprattutto grazie a una più efficace politica dell’immigrazione. La Francia da tempo pratica una politica demografica molto decisa e ha raggiunto quasi la fatidica soglia dei due figli per coppia e anche la Svezia è riuscita a portare la sua popolazione al valore di 1,9 bambini per donna.

Se non si inverte subito la rotta l’economia italiana si ridimensionerà passando dal nono posto fra le principali nazioni del mondo al venticinquesimo posto. Le ragioni del declino della popolazione si conoscono bene. Basta vedere quello che accade intorno a noi. I giovani si sposano tardi, c’è il problema della casa, manca un sostegno per la donna che lavora, non ci sono nidi disponibili a un prezzo accessibile e nemmeno incentivi fiscali adeguati, allevare i figli costa e dulcis in fundo manca anche la sicurezza di un posto di lavoro. Chi pagherà le pensioni per questo mondo di anziani? Chi si occuperà di loro? Chi pagherà l’assistenza medica? A che età questi anziani saranno in grado di smettere di lavorare? E c’è da chiedersi anche dal punto di vista economico: quale sarà la domanda interna e il gettito fiscale? Grandi cambiamenti sociali ed economici che inizieranno a farsi sentire non nel 2100 ma nei prossimi anni e decenni.

Il video servizio sulla crisi delle nascite trasmesso a Officina Stampa del 25/03/2021

Donatella Possemato: “Un problema, quello della denatalità che si è accentuato dall’inizio della pandemia da Covid-19”

Officina Stampa del 25/03/2021 – L’intervista alla dottoressa Donatella Possemato direttrice della clinica “Santa Famiglia” di Roma

“Il Covid ha dimezzato anche il numero degli anziani, ha spazzato via una generazione di anziani e quindi ha spazzato via la saggezza, la tradizione, la cultura che poi viene tramandata ai giovani e purtroppo noi continuiamo a non fare i figli”. Questa la riflessione della dottoressa Donatella Possemato direttrice della clinica “Santa Famiglia”, un’eccellenza della Capitale in fatto di nascite.

Possemato ha puntato il dito su quelle che sono vere e proprie responsabilità della politica e delle istituzioni riguardo il fenomeno del calo delle nascite: “La motivazione non è solo quella che noi tutti ci aspettiamo: un welfare attivo, una politica ovviamente a sostegno delle famiglie. – Dice la direttrice della clinica romana – Bisogna anche andare a capire – prosegue Possemato – perché i centri nascita stanno sparendo. Non stanno sparendo solo perché non ci sono nascite. Perché la politica e le istituzioni non si rendono conto che stanno sparendo i ginecologi, non si trovano più i neonatologi, perché il rischio clinico è importantissimo. I premi assicurativi sono enormi e le aziende della sanità sono praticamente abbandonate. Un drg e cioè quello che viene pagato per l’evento nascita, l’evento più bello nella vita di un uomo e di una donna, di una coppia, viene pagato meno di un cellulare: ovvero neanche 1000-1100 euro”.

Chiara Colosimo: “I prodotti della prima infanzia costano un occhio della testa”

Officina Stampa del 25/03/2021 – L’intervista all’On. Chiara Colosimo Consigliere regionale FdI del Lazio

Chiara Colosimo, Consigliere regionale di Fratelli d’Italia in Regione Lazio e componente, tra l’altro, della VII Commissione – Sanità, Politiche Sociali, Integrazione Sociosanitaria, Welfare, ha parlato di sanità che continua a tagliare con i risultati ormai tristemente noti a tutti.

“Ci sono due temi distinti che vanno nella stessa direzione. – Dice Colosimo – Temi – prosegue – che ci pongono davanti allo stesso problema: il primo è quello diciamo più politico, nel senso del grande tema della denatalità che Fratelli d’Italia ha più volte sottolineato e riguarda innanzitutto le politiche che si fanno verso le coppie che decidono di mettere al mondo un figlio. Io posso fare un esempio prettamente regionale: quando abbiamo presentato un emendamento per istituire il bonus famiglia in Regione Lazio c’è stato risposto che era un emendamento ideologico. E non c’era niente di ideologico: si sosteneva semplicemente che occorreva fornire per i primi mesi di vita e durante tutta la gravidanza della donna un sostegno, per esempio nelle visite. Ci sono colleghe che si sono preoccupate di presentare una legge per abbassare il costo degli assorbenti e non si rendono conto, per esempio, che i prodotti della prima infanzia costano un occhio della testa. Allora diciamo le cose come stanno: sono quelle le scelte ideologiche che vengono fatte da altre parti non certo dalle parti di Fratelli d’Italia. Il secondo tema è quello tristemente economico perché chi sosterrà le nostre pensioni se non ci saranno più giovani che lavorano? C’è anche il tema pratico, tra virgolette, introdotto dalla direttrice – Donatella Possemato Ndr. – Perché il tema pratico è che la sanità continua a tagliare e abbiamo visto i risultati dei tagli sanitari, ma soprattutto se non si fanno investimenti di lungo spettro. Se mancano i ginecologi e oggi non si incentivano, noi continueremo ad avere meno persone che fanno quel lavoro”.     




Pfeizer Biotech, il vaccino sarà prodotto anche in Italia

I vaccini anticovid Pfeizer Biotech saranno prodotti anche in Italia. “Thermo Fisher – spiega una nota della stessa Thermo Fisher – fornirà servizi di riempimento sterile e preparazione del prodotto finito nel proprio stabilimento di Monza nel corso del 2021”. 

“Thermo Fisher Scientific – spiega la nota – è orgogliosa di lavorare con i propri clienti a livello globale nella lotta contro il COVID-19, supportandoli nello sviluppo e nella produzione di vaccini e terapie, compreso il vaccino Pfizer-BioNTech”.

“Thermo Fisher sta infatti lavorando come parte della rete globale di produzione di vaccini di Pfizer, e fornirà servizi di produzione a contratto, in Italia, per il vaccino Pfizer-BioNTech contro il COVID-19 che sarà distribuito in diversi mercati” e “fornirà servizi di riempimento sterile e preparazione del prodotto finito nel proprio stabilimento di Monza nel corso del 2021”.




Verifiche dei Nas in uno stabilimento ad Anagni: 13 milioni di dosi di vaccino in attesa di rilascio del controllo qualità

Sabato la Commissione europea ha chiesto al presidente del Consiglio di verificare alcuni lotti di vaccini presso uno stabilimento di produzione ad Anagni (Roma). Lo rendono noto fonti italiane.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, spiegano, ha informato il Ministro della Salute, Roberto Speranza, il quale ha inviato un’ispezione, che si è tenuta tra sabato e domenica ad opera dei Carabinieri NAS. I lotti ispezionati sono risultati con destinazione Belgio. Tutti i lotti in uscita vengono controllati dai NAS. “Al momento non sono previste esportazioni oltre ai paesi COVAX. Ci sono 13 milioni di dosi di vaccino in attesa di rilascio del controllo qualità per essere inviate a COVAX come parte del nostro impegno a fornire milioni di dosi ai paesi a basso reddito: il vaccino è stato prodotto al di fuori dell’UE e portato nello stabilimento di Anagni per essere riempito in fiale”. Lo comunica AstraZeneca in merito alle dosi di vaccino Covid presenti ad Anagni. L’UE, rileva l’azienda, “sostiene pienamente la fornitura di paesi a basso e medio reddito attraverso lo strumento COVAX”.

Nello stabilimento della Catalent di Anagni ci sono 29 milioni di dosi del vaccino di AstraZeneca pronte per essere spedite nel Regno Unito e scoperte dalle autorità italiane in seguito ad un’indagine scattata su segnalazione della Commissione Europea. Lo scrive ‘La Stampa’ in un articolo da Bruxelles nel quale si afferma che le “manovre di Astrazeneca sono state scoperte grazie alla visita del commissario Thierry Breton nello stabilimento di Leida, nei Paesi Bassi, gestito dalla Halix”, uno dei due impianti in Ue utilizzati dalla casa farmaceutica per produrre il farmaco. Quello stabilimento, sostiene La Stampa, è in grado di produrre 5-6 milioni di dosi al mese e ha iniziato la produzione a settembre scorso. Secondo fonti Ue parti di quelle dosi “è molto probabile che in una prima fase siano state spedite nel regno Unito” ma il flusso si sarebbe interrotto il 1 febbraio quando è entrato in vigore il regolamento Ue per il controllo dell’export. Non avendo avuto risposte dall’azienda su che fine avessero fatto le dosi, il commissario francese ha segnalato la vicneda alle autorità italiane che hanno avviato un’ispezione alla Catalent, dove viene infialato il farmaco. “Il primo rapporto spedito a Bruxelles – scrive il quotidiano – dice che nei frigoriferi dei capannoni del sito laziale ci sono 29 milioni di dosi del vaccino. Fonti Ue spiegano che probabilmente non tutte sono state prodotte da Halix, ma si tratta comunque di fiale già pronte per essere iniettate che la casa farmaceutica puntava a spedire nel Regno Unito e non nei paesi dell’Unione europea” nonostante i ritardi nelle consegne concordate con Bruxelles




Il Prefetto Francesco Tagliente sui talk show: “Meno dettagli e più analisi”

Per ridurre i fattori di rischio che influiscono su alcuni comportamenti criminosi, i conduttori e gli ospiti di alcuni talk show dovrebbero spostare l’attenzione dalla criminodinamica alla criminogenesi.
Quel rischio di assuefazione ed emulazione nella descrizione ossessiva della dinamica dei delitti postato sulla pagina FB, dal prefetto Francesco Tagliente, ex Questore specializzato in criminologia.
“Dai talk show mi farebbe piacere ascoltare dibattiti sul perché è avvenuto un fatto criminoso, anziché su come è stato commesso.
Guardando uno dei tanti programmi televisivi mi è tornata in mente l’esperienza maturata negli anni in cui prestavo servizio sulle Volanti della Questura di Roma. Erano gli anni in cui, tra un turno di servizio e un altro, frequentavo la Scuola di Specializzazione in Diritto Penale e Criminologia.
Una grande opportunità per sperimentare sul campo l’importanza degli insegnamenti della Criminologia applicata alla prevenzione ed al controllo della criminalità.
Coniugando il sapere del mondo accademico con il vissuto quotidiano operativo riuscivamo a spiegarci perché alcuni fatti criminosi si ripetevano con lo stesso modus operandi, peraltro da parte di soggetti non legati da conoscenza tra loro e nel breve lasso di tempo.
Faccio riferimento ai reati violenti, ma ancor di più ai suicidi che, ad ondate temporali, si ripetevano con le stesse modalità. Sperimentammo allora con successo che, soprattutto per i suicidi, il fenomeno si interrompeva quando, per prevenire il processo emulativo, nel dare notizia alla stampa evitavamo di fornire i dettagli sulle modalità esecutive dell’atto autolesivo.
Mi sono tornati in mente quei primi passi verso la cultura della sicurezza condivisa quelle esperienze operative e riflessioni sulle possibili rischiose conseguenze emulative dalla descrizione ossessiva e dettagliata della dinamica dei delitti.
Dai talk show mi farebbe piacere ascoltare interviste, monologhi e/o discussioni sul perché è avvenuto un fatto criminoso, anziché su come è stato commesso, per poter capire l’insieme delle tendenze che possono indurre una persona o un gruppo di persone a compiere atti antisociali”
Sul tema condivide con il Prof. Pietro Pietrini, psichiatra e direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca, che “L’analisi delle condizioni in cui maturano certi comportamenti criminali e del pabulum (nutrimento) patologico che li favorisce, è il primo passo indispensabile per lo sviluppo di efficaci strategie di intervento e di prevenzione”
“Mi domando – conclude il prefetto Tagliente – quanto sia utile e opportuno privilegiare dibattiti sulla criminodinamica rispetto alla criminogenesi.
Io continuo a sostenere con forza che il linguaggio usato nella comunicazione può alimentare assuefazione ed emulazione e influire sui comportamenti criminali o antisociali.”




Draghi: pensare alle riaperture, in primis scuola

L’Aula del Senato ha approvato con 231 voti favorevoli, 25 contrari e 11 astenuti la risoluzione depositata dalle forze di maggioranza sulle comunicazioni del premier Draghi in vista del Consiglio europeo di domani. Il documento ha le firme dei capigruppo di Pd, M5s, Lega, Forza Italia, gruppo Misto, Italia viva, Europeisti-Maie-Centro democratico e il gruppo delle Autonomie.

Bocciate le altre 4 risoluzioni sottoscritte – in ordine di presentazione – da tre senatori del gruppo Misto (Elena Fattori, Gianluigi Paragone e Mattia Crucioli) e dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Luca Ciriani.

Il premier sarà alle 15.30 alla Camera dei Deputati.

LE COMUNICAZIONI DI DRAGHI AL SENATO

Agli scranni del governo, accanto al premier i ministri della Pubblica Istruzione Renato Brunetta quello dell’Innovazione tecnologica Vittorio Colao, il titolare dei Rapporti con il Parlamento Federico D’inca’, la ministra degli Interni Luciana Lamorgese e quello dell’Agricoltura Stefano Patuanelli.

“Le comunicazioni alle Camere consentono un pieno coinvolgimento del Parlamento. Si tratta di un passaggio importante” e “prima di tutto vorrei esprimere forte soddisfazione per la partecipazione del presidente degli Usa Biden a un segmento del Consiglio “, presenza che “conferma la volontà di imprimere un forte slancio alle relazioni con l’Ue”, ha detto il premier.

A un anno di distanza dobbiamo fare tutto il possibile per la soluzione della crisi. Sappiamo come farlo, abbiamo 4 vaccini sicuri e efficaci, ad aprile arriva anche Johnson&Johnson. L’obiettivo è vaccinare quante più persone possibile nel più breve tempo possibile”, ha detto Draghi parlando di un “messaggio di fiducia”.

“Siamo già all’opera per compensare il ritardo di questi mesi. L’accelerazione della campagna vaccinale è già visibile nei dati. Nelle prime tre settimane di marzo la media delle somministrazioni è stata pari a 170mila dosi al giorno, più del doppio della media dei due mesi precedenti. Il nostro obiettivo è portare il ritmo a mezzo milione al giorno“. “Accelerare con la campagna vaccinale è essenziale per frenare il contagio, per tornare alla normalità e per evitare il sorgere di nuove varianti”, sottolinea Draghi. E il premier argomenta: “se paragonate al resto d’Europa, le cose qui già ora vanno abbastanza bene. Per vaccini fatti, l’Italia è seconda dopo la Spagna, ma per i noti motivi l’Unione Europea si colloca dietro molti altri Paesi. Nel Regno Unito, giusto per fare un esempio, la campagna vaccinale procede più rapidamente, anche se bisogna dire che le persone che hanno ricevuto entrambe le dosi in numero sono paragonabili a quelle dell’Italia. Però vediamo cosa abbiamo da imparare da quell’esperienza e anche da quella di altri Paesi”. “Ovviamente hanno iniziato due mesi prima, anche questo per i noti motivi. Ma lì si utilizza un gran numero di siti vaccinali e un gran numero di persone è abilitato a somministrare i vaccini. Nonché ovviamente il richiamo della seconda dose è stato spostato nel tempo rispetto a quanto avviene in Europa”, conclude. 

Le differenze tra le Regioni nella somministrazioni delle dosi “sono difficili da accettare. Le Regioni seguano le priorità del piano nazionale”, ha detto ancora Draghi nelle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio Ue. “Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del Ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale. Dobbiamo essere uniti nell’uscita dalla pandemia come lo siamo stati soffrendo, insieme, nei mesi precedenti”, ha detto ancora Draghi.

“Si parla molto di autonomia strategica, in riferimento alla sicurezza e al mercato unico, ma la prima autonomia strategica è quella dei vaccini, oggi“.  

Mentre stiamo vaccinando è bene cominciare a pianificare le aperture“, ha detto ancora Draghi. “Noi stiamo guardando attentamente i dati sui contagi, ma insomma se la situazione epidemiologica lo consentirà la scuola aprirà in primis, anche nelle zone rosse”, aggiunge. “Cominceremo a riaprire le scuole primarie e la scuola dell’infanzia anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni, ovvero speriamo subito dopo Pasqua”. 

“Il governo intende assicurare la massima trasparenza sui vaccini e e renderà pubblici i dati sul sito della presidenza del Consiglio”.

“Dobbiamo chiedere alle case farmaceutiche il pieno rispetto degli impegni, in sede europea. Dobbiamo ricostruire una filiera che non sia vulnerabile agli choc e alle decisioni che avvengono all’esterno”, ha spiegato ancora Draghi.

“Finora Covax ha assicurato quasi 30 milioni di dosi, il nostro auspicio è renedere sempre più efficace questo meccanismo”, ha detto il premier. “Sulla campagna vaccinale è necessario rafforzare la credibilità dell’Ue“, aggiunge.

Il processo di digitalizzazione in Ue “non sarà facile. In Italia il programma Next Generation Ue offre un’enorme possibilità, il 20% dei fondi riguarda proprio la trasformazione digitale, ma lo sviluppo di questi settori non può prescindere dall’equa distribuzione dei proventi. Riteniamo che il Consiglio Ue debba procedere ad una soluzione globale su una tassazione digitale entro la metà del 2021 e credo sia possibile grazie all’apporto degli Usa con la nuova amministrazione”.  

“Un futuro migliore per l’Europa unita passa attraverso un’azione concreta sull’occupazione, soprattutto giovanile, sulle pari opportunità, sui diritti sociali. Vogliamo organizzare e occuparci di questi temi in un “Vertice Sociale” che sarà organizzato il 7-8 maggio dalla Presidenza di turno portoghese del Consiglio dell’Unione europea”. “Ed è il tema che dobbiamo mettere al centro della Conferenza sul Futuro dell’Europa che prenderà il via il 9 maggio. I giovani e l’occupazione giovanile: questo è al centro del futuro dell’Europa. Per questo appuntamento sollecitiamo la partecipazione attiva di tutti i cittadini europei e dei parlamenti nazionali”, aggiunge Draghi concludendo: “L’uscita dalla pandemia rappresenta la principale sfida di tutti i governi europei, ma non è l’unica. E noi abbiamo ora un atteggiamento di coloro che spronano gli altri partner e sono essi stessi consapevoli della necessità di agire urgentemente, con efficacia, senza perdere un attimo.”

Poi un passaggio sulla Turchia: “L’abbandono turco della Convenzione di Istanbul rapprensenta un grave passo indietro”, ha detto il presidente del Consiglio. 

“Il coordinamento europeo va sempre cercato e va rafforzato, ma se non funziona in questi momenti dove il tempo è prezioso, occorre anche trovare del risposte da soli”, ha detto il presidente del consiglio, Mario Draghi. “Noi pretendiamo il rispetto dei contratti da parte delle multinazionali produttrici dei vaccini”. “Dalle esperienze degli atri Paesi impariamo una logistica efficiente può perseguire i propri obiettivi molto più velocemente se si attua un certo pragmatismo nella sburocratizzazione del processo di amministrazione dei vaccini. E lì abbiamo da imparare”. 

Noi per primi dobbiamo cominciare a pensare alle riaperture, in particolare e a cominciare dalla scuola“, ha ribadito il premier.

Poi il presidente del Conisglio ha detto: “Io farò una visita in Libia il 6 o 7 aprile, nella prima settimana del mese. E’ chiaro che l’Italia difende in Libia i propri interessi internazionali e la cooperazione. Se vi fossero interessi contrapposti l’Italia non deve avere alcun dubbio a difendere i propri interessi internazionali, né deve avere timori reverenziali verso qual che sia partner. Ho sempre dimostrato estrema indipendenza nella difesa dei valori fondamentali dell’Europa e della Nazione”.