Quando potremo rientrare negli stadi? Alla FIGC è arrivato l’ok del Governo per gli Europei

Alcuni giorni fa il Prefetto Tagliente voce autorevole in tema di sicurezza aveva anticipato una possibile riapertura graduale degli stadi agli spettatori vaccinati o con doppio test negativo al Covid-19

Il ministro della salute, Roberto Speranza, ha dato la sua disponibilità per la presenza del pubblico allo stadio Olimpico di Roma per le partite degli Europei di calcio che partiranno il prossimo 11 giugno.

Nella mail inviata dal Ministro al presidente della Federcalcio Gabriele Gravina viene aggiunto che toccherà ora al Cts “chiarire i protocolli che consentano di svolgere in sicurezza gli eventi”.
Gabriele Gravina soddisfatto: “Ottimo risultato che fa bene al Paese, non solo al calcio”.
Il 30 marzo scorso nel corso di una intervista rilasciata a Fabio Splendore del Corriere dello Sport il prefetto Francesco Tagliente, fondatore dell’Osservatorio nazionale sulle Manifestazioni Sportive, voce autorevole in tema di sicurezza aveva anticipato una possibile riapertura graduale degli stadi agli spettatori vaccinati o con doppio test negativo al Covid-19.
Questo in sintesi il pensiero dell’ex Questore di Roma: “Il nuovo impulso dato alla campagna di vaccinazione, con l’annuncio che a fine giugno potremmo avere vaccinata la metà della popolazione, ci consente di iniziare a pensare a riaperture graduali. Questo bene inteso, se l’andamento dei dati epidemiologici consentirà di farlo in sicurezza, e previa verifica sul campo delle potenziali criticità in fase di gestione delle nuove misure organizzative anche sanitarie.
E quale migliore occasione della giornata inaugurale del campionato europeo di calcio in programma l’11 giugno 2021 allo stadio Olimpico di Roma.
La disponibilità di un organismo come la Federcalcio a fare un investimento importante con un protocollo severo, potrebbe rappresentare una garanzia, anche per un primo test con una percentuale di spettatori da concordare e sotto la valutazione e la responsabilità delle autorità sanitarie competenti.
Peraltro gli stadi, per la loro dotazione tecnologica, ben si prestano alla mappatura degli spettatori anche a fini sanitari. Biglietti nominativi e identificativi di un posto a sedere caricabili anche su smartphone, fidelity card sulla quale caricare biglietti ma anche il semplice diritto ad acquistali per esempio perché vaccinati, steward addestrati per gestire masse a cui far curare il rispetto delle norme igienico sanitarie, ingressi idonei al controllo della temperatura con termo scanner. Insomma luogo ideale già allenato per avviare una sperimentazione.
Penso che per quella data, dati epidemiologici permettendo, si potrebbe iniziare a consentire un ritorno graduale degli spettatori, con prenotazione e preassegnazione dei posti a sedere, iniziando da chi è stato sottoposto alla vaccinazione completa o è in possesso di un certificato di test negativo al Covid-19 rilasciato nelle 48 ore precedenti.
Un adeguato investimento sulla organizzazione del monitoraggio potrebbe consentire uno screening nell’area di sicurezza per la verifica delle certificazioni, dalla misurazione della temperatura e test antigenici rapidi eseguiti sul posto.
Penso anche alla necessità di anticipare l’apertura dell’impianto, scaglionare l’orario di presentazione per differenziare l’orario di arrivo allo stadio, organizzare il controllo interno per il rigoroso rispetto delle misure di distanziamento fisico e l’uso delle mascherineFfp2, senza trascurare l’igienizzazione delle mani e il divieto di consumare cibo sugli spalti”.
Francesco Tagliente, ha contribuito allo sviluppo dello sport e a promosso un nuovo modello di pianificazione e gestione della sicurezza negli stadi. Atleta Azzurro di lotta greco-romana probabile olimpico per i giochi di Monaco del ’72, Stella d’Oro al Merito Sportivo del CONI, Medaglia d’oro al merito sportivo della Federazione italiana judo lotta Karate arti marziali e Medaglia d’oro della FIFA conferitagli a conclusione dei campionati mondiali di calcio Berlino 2006.
E’ stato il promotore della normativa antiviolenza negli stadi, dall’arresto in flagranza differita alla carta del tifoso, dall’abbattimento delle barriere alla gestione delle partite con i reparti antisommossa lontani dalli stadi. La sua gestione ha fatto parlare anche la stampa estera di “modello italiano”. Privilegiando “l’inchiostro” alle cariche con lacrimogeni e manganello, è riuscito a portare in sicurezza sugli spalti, per un derby serale Roma Lazio, fino a 5.000 bambini.
Attraverso la politica del “doppio binario”, ha assicurato il bilanciamento tra il diritto dei tifosi di andare allo stadio in sicurezza garantendo allo stesso tempo rigore in relazione agli illeciti registrati.




Covid-19, preoccupazione per la variante giapponese

Pare che la Eek riesca sia a sfuggire agli anticorpi generati da una precedente infezione Covid, sia ai vaccini fin qui sviluppati

L’ultima mutazione del Sars-CoV-2 è stata registrata in Giappone, nella città di Tokyo. La variante “Eek” preoccupa anche l’Europa: secondo quanto riportato dall’emittente pubblica giapponese NHK, il 70% dei pazienti contagiati dal coronavirus, e testati a marzo in un ospedale della capitale, il Tokyo Medical and Dental University Medical Hospital, era stato colpito dalla variante E484K, soprannominata appunto “Eek”. Numeri alla mano, la minaccia è stata trovata in 10 delle 14 persone risultate positive. L’agenzia Reuters ha sottolineato che, negli ultimi due mesi, 12 dei 36 pazienti Covid hanno portato la mutazione. Nessuno di loro aveva recentemente effettuato viaggi all’estero o avuto contatti con persone infettate dalla E484K.

Questo significa, almeno in teoria, che la variante Eek è al momento relegata all’interno dei confini giapponesi. Pare che la Eek riesca sia a sfuggire agli anticorpi generati da una precedente infezione Covid, sia ai vaccini fin qui sviluppati. Come se non bastasse, la campagna di vaccinazione del Giappone deve ancora entrare nel vivo. Il Governo nipponico è in allarme: gli ultimi bollettini descrivono una situazione epidemiologica da monitorare con estrema attenzione. Venerdì sono state registrati 446 nuovi casi in quel di Tokyo. Un valore notevole, ma ancora al di sotto della soglia di 2.500 infezioni rilevate lo scorso gennaio. A Osaka sono invece emersi 666 casi (record). In quest’ultima città, gli esperti hanno espresso apprensione per la diffusione del ceppo britannico. Il primo ministro giapponese, Yoshihide Suga, ha dichiarato che saranno ampliate le misure di emergenza per contenere la nuova ondata di infezioni. Gli sforzi saranno orientati a stroncare sul nascere la diffusione delle varianti. “Tutte le possibilità sono state prese in considerazione”, ha spiegato Suga, aggiungendo che, qualora dovesse essere necessario, il governo agirà “senza esitazione”.

Intanto nel Regno Unito stanno programmando la terza dose perché si pensa che il nuovo Coronavirus diventerà endemico, cioè riemergerà ciclicamente a ondate come un’influenza. Per questo motivo Oltremanica stanno pensando di organizzare ogni anno in autunno una vaccinazione antinfluenzale a tappeto combinata con la vaccinazione anti-Covid (la cosiddetta terza dose), impiegando un vaccino aggiornato alle ultime varianti in circolazione, proprio come avviene con il virus dell’influenza che si ripresenta ogni anno e puntualmente cambia, richiedendo ogni volta nuove formulazioni di vaccino. In Italia sarà difficile superare la soglia del 50% della popolazione vaccinata entro il prossimo ottobre, in modo da ridurre la circolazione del virus grazie all’immunità di gregge.

Al momento la variante inglese del virus Sars-Cov-2 è la più diffusa e contagiosa. Nove volte su dieci (86,7% dei casi di sindrome da Covid-19 in Italia) sono provocati da questo ceppo di coronavirus portatore della mutazione UK, dati dell’Istituto superiore di sanità elaborati con gli epidemiologi della Fondazione Bruno Kessler. In Italia circolano altre due varianti, la brasiliana e la sudafricana, e in misura minore la B.1 525, cosiddetta variante nigeriana, più molte altre forme con mutazioni puntiformi, ovvero con minime differenze rispetto ai gruppi geografici prevalenti.




Contratto Rider, Arenare (Sinlai): “La toppa è peggio del buco”

Dopo polemiche e proteste dei rider, un settore che più di altri è cresciuto ed è diventato centrale durante l’emergenza sanitaria, si è arrivati ad un accordo tra sindacati e JustEat, finalizzato ad inquadrare questi lavoratori nel contratto Trasporto merci e Logistica.

Tuttavia la soluzione sembra tutt’altro che soddisfacente, ai fini di dare dignità al comparto. A denunciarlo è Valerio Arenare, segretario nazionale del Sinlai: “Mi verrebbe da dire che la toppa è peggio del buco. Questo contratto, infatti, è pieno di criticità: innanzitutto prevede i rider come lavoratori part-time a 10 ore settimanali, per uno stipendio totale di 200 euro; inoltre esclude dalla copertura coloro che abbiano la macchina. Ciò – continua Arenare – ha fatto sí che la maggior parte dei rider voglia restare autonoma, rivendicando il diritto a lavorare di più e, ciononostante, ad essere tutelato”.




Laghi di Albano, Nemi e Fiume Incastro. E’ svolta storica: firmato il Manifesto di Intenti per il Contratto di Falda Lago

23 soggetti dopo le festività pasquali si riuniranno in Assemblea per attivare il programma di lavoro intorno a questi beni idrici paesaggistici e culturali da tutelare e per dare vita a tavoli di partecipazione

Con la firma del Manifesto di Intenti per un “Contratto di Falda Lago per Albano, Nemi e per il Fiume Incastro” prende avvio, ai sensi dell’Art 68 bis del Codice dell’Ambiente, uno dei più importati progetti integrati per un “rilancio territoriale” nuovo, nella prospettiva di coniugare cultura, storia, natura, innovazione, ripresa produttiva, sviluppo economico e sociale sostenibile nella più ampia prospettiva regionale, nazionale ed internazionale di tutela attiva del territorio.

Questo eccezionale risultato è stato possibile ed è stato conseguito in un periodo pandemico assai critico come quello passato ed in essere, grazie al ciclo di webinar SOS LAGHI, organizzato da Ettore Marrone di AIPIN Lazio, coadiuvato da Endro Martini di Alta Scuola e da altre associazioni.

Ad oggi hanno sottoscritto il Manifesto: Autorità Distretto Bacino Appennino Centrale; Autorità Distretto Bacino Appennino Meridionale; Centro per la Protezione Civile UNI FI; Consorzio di Bonifica Litorale Nord ,AIPIN Lazio; SIGEA Lazio; ASSONAUTICA Acque Interne Lazio e Tevere; RESEDA onlus; ALTA SCUOLA; ECOMUSEO Lazio Virginiano; Comune di Castel Gandolfo; Comune di Albano Laziale; Italia Nostra; Equincontro Natura; Archeoclub d’Italia Onlus; WWF Roma e Area Metropolitana; Comune di Marino; Comune di Rocca Priora; Roma Natura; Scienza e Tecnologia dei Materiali Uniroma1 e JEMMBUILD s.r.l;

È un grande successo partecipativo pubblico privato: ventitré soggetti, che dopo le festività pasquali si riuniranno in Assemblea per attivare il programma di lavoro intorno a questi beni idrici paesaggistici e culturali da tutelare e per dare vita a tavoli di partecipazione.

Questo Contratto, che si occuperà della gestione di acque lacuali e di acque sotterranee, oltre che fluviali, aggiunge un tema di grande interesse nella politica di gestione delle risorse idriche in Italia, che conta oltre 1.500 laghi, tra bacini alpini di origine glaciale, vulcanica come Albano e Nemi, tettonica come il Trasimeno, artificiali e di sbarramento da frana come l’invaso di Scanno; tali serbatoi sono spesso il cuore della grande bellezza dei nostri paesaggi e di parchi stupendi. Basta ricordare quanti invasi oggi sono parchi regionali come il Furlo nelle Marche o Corbara in Umbria o proprio Albano e Nemi.

Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI (Associazione Nazionale Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), nel compiacersi per la partecipazione del Consorzio di bonifica Litorale Nord, ha dichiarato “Lo studio e la protezione delle falde e delle acque sotterranee necessita un livello di attenzione ed investimenti elevati in questa fase di transizione ecologica, perchè le acque sotterranee sono l’ultima risorsa e riserva, che la natura ci offre e che abbiamo per soddisfare il nostro fabbisogno idropotabile e con esso l’economia e l’occupazione dei territori circostanti.“

Sonia Ricci, Presidente di ANBI Lazio, con soddisfazione ha aggiunto “I Contratti di Fiume, nelle loro diverse declinazioni, sono un moderno strumento di gestione partecipata, che permette alle comunità di riprendersi il futuro del territorio. Le nuove opportunità per sviluppo locale e sostenibile, quali parchi agricoli e fluviali, devono vedere i nostri Consorzi di Bonifica del Lazio attenti e partecipi per poter governare anche questi processi.”

Endro Martini, Presidente del Comitato Promotore per il Forum Mondiale sull’ acqua nel 2024 ha affermato che “Anche il tema dei laghi e delle acque sotterrane di falda costituisce uno dei pilastri trattati nel progetto del Forum Mondiale dell’Acqua, che vogliamo fare in Italia nel 2024.”




Covid, Rt nazionale scende a 0,98

“Nell’ultimo periodo la curva epidemica inizia a decrescere ma si tratta di una decrescita molto lenta”. Lo ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, alla conferenza stampa organizzata dal ministero della Salute sull’analisi dei dati del monitoraggio settimanale della Cabina di Regia.

“Sul richiamo con un vaccino diverso, gli inglesi con vari studi stanno valutando sul campo questa possibilità ma per ora non abbiamo dati da studi clinici, ma da qui a pochi mesi dovremmo averli.

Per ora non abbiamo questo problema in Italia, perchè abbiamo abbastanza vaccini per fare i richiami con lo stesso vaccino come da protocolli”.

“I ricoveri sono ancora in crescita e destano preoccupazione i dati di saturazione al 41% di pazienti Covid delle terapie intensive. Ma l’andamento delle vaccinazioni sta rapidamente crescendo”, ha aggiunto Brusaferro.

Secondo il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, “la situazione è in miglioramento ma l’indice Rt è ancora vicino all’1 e anche l’incidenza, che è in lieve diminuzione, è comunque elevata”. “Resta elevatissimo il tasso di occupazione in terapia intensiva, ora al 41% – ha aggiunto -. Quindi ci sono dei segnali che ci dicono che da una parte l’infezione sta leggermente diminuendo ma dall’altro il carico sui servizi assistenziali resta pesante”.

Scende a 0,98 sotto la soglia d’allarme di 1 il valore dell’Rt nazionale che la scorsa settimana era a da 1,08. L’incidenza si attesta a 232 casi ogni 100mila abitanti contro i 240 della scorsa settimana.

Sono questi i valori che i tecnici dell’Iss e del ministero della Salute stanno esaminando e che dovrebbero essere confermati nel Monitoraggio settimanale che sara’ presentato oggi.

I RISULTATI DEL MONITORAGGIO SETTIMANALE DELLA CABINA DI REGIA

In 14 Regioni le terapie intensive sopra la soglia critica

Rimane alto il numero di Regioni/PPAA che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica: si tratta di 14 Regioni/PPAA contro 12 della settimana precedente.

Lo comunica l’Istituto superiore di sanità nel monitoraggio settimanale della Cabina di regia.

Tasso nazionale occupazione intensive sale al 41%

Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è complessivamente in aumento e sopra la soglia critica del 30%: è pari al 41% contro 39% della scorsa settimana. Il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è ancora in aumento da 3.546 (23/03/2021) a 3.716 (30/03/2021). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale è anche in aumento e sopra la soglia critica (44%) con un aumento nel numero di persone ricoverate in queste aree: da 28.428 (23/03/2021) a 29.231 (30/03/2021)

Le varianti dominano, non ridurre le misure di restrizione

La circolazione di varianti a maggior trasmissibilità è “largamente dominante nel Paese il che indica la necessità di non ridurre le attuali misure di restrizione”. Inoltre, i dati di incidenza e trasmissibilità, “seppure in lieve decremento, uniti al forte sovraccarico dei servizi ospedalieri richiedono di mantenere rigorose misure di mitigazione nazionali accompagnati da puntuali interventi nelle aree a maggiore diffusione. Si ribadisce, anche alla luce della ormai ampia diffusione di alcune varianti, di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche”. Così la bozza di monitoraggio Iss-ministero della salute.

Bozza, 6 regioni a rischio alto e 13 moderato

Complessivamente il rischio epidemico si mantiene a livelli elevati con sei Regioni (Calabria, Emilia-Romagna, Liguria, Puglia, Toscana e Veneto) che hanno un livello di rischio alto. Tredici Regioni/PPAA hanno una classificazione di rischio moderato (di cui sette ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e una Regione (Basilicata) e una Provincia Autonoma (Bolzano) hanno una classificazione di rischio basso. Lo evidenzia la bozza di monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute.

Calabria, ER, Puglia, Veneto riportano molteplici segni allerta

Tutte le Regioni/PPAA, tranne nove, hanno riportato allerte di resilienza. Quattro di queste (Calabria, Emilia-Romagna, Puglia e Veneto) riportano molteplici allerte di resilienza. Lo evidenzia la bozza di monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute.

11 Regioni con valore Rt sopra 1

Undici Regioni/PPAA hanno un Rt puntuale maggiore di uno. Tra queste, due Regioni (Campania e Valle d’Aosta) hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 3. Sei Regioni hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 2. Le altre Regioni/PPAA hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo uno. Lo evidenzia la bozza di monitoraggio settimanale Iss-ministero della salute. Le Regioni sono: Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto.




Vaccinazioni nel Lazio, l’assessore D’Amato: pronti a sospendere

“Se nelle prossime 24 ore non arrivano i 122 mila vaccini di Astrazeneca previsti siamo costretti nostro malgrado a sospendere le vaccinazioni”. Lo dichiara l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.

“Mi auguro che tale sospensione venga scongiurata – aggiunge D’Amato -. Abbiamo messo in esercizio una macchina imponente che non deve fermarsi. Da ieri notte abbiamo aperto le prenotazioni anche per l’età 66 e 67 e sono già oltre 36 mila i prenotati. Abbiamo un milione di prenotazioni da qui a maggio. Servono i vaccini!”.

“Noi dal 20 aprile inizieremo con le vaccinazioni nelle farmacie con Johnson&Johnson”. Così il governatore del Lazio Nicola Zingaretti a Skytg 24. Zingaretti parla di un “numero largo” di farmacie coinvolte. Si comincia, come spiegano dalla Regione, con la fascia d’età che va dai 60 ai 55 anni.




Covid, nuovo Decreto del Governo: aprile sarà arancione a meno che i dati non migliorano

Non ci sarà la zona gialla fino al 30 aprile ma, passando dal Cdm potranno essere fatte delle deroghe in caso di dati particolarmente buoni sui contagi e i vaccini.

Dal ritorno a scuola in presenza ovunque fino alla prima media fino al divieto di fare visite agli amici nelle regioni in zona rossa, ad eccezione del weekend di Pasqua. E l’Italia divisa solo tra arancione e rosso per tutto il mese di aprile, anche se si può sperare in deroghe con un decisivo calo di contagi e un netto aumento delle somministrazioni del vaccino in quei territori con dati da giallo.

Ecco alcune delle misure più importanti previste dal nuovo decreto legge del Governo.

SCUOLA – Si tornerà in presenza anche nelle zone rosse fino alla prima media mentre in quelle arancioni saranno in classe gli alunni fino alla terza media e quelli delle superiori, ma al 50%. I presidenti di Regione, a differenza di quanto è stato fino ad oggi, non potranno emanare ordinanze più restrittive per chiudere le scuole.

PASQUA IN ROSSO – Dal 3 al 5 aprile (come prevede già l’attuale decreto) tutta Italia sarà in zona rossa, come a Natale. Non si potrà circolare neanche all’interno del proprio comune ma è consentito, una sola volta al giorno, spostarsi in ambito regionale in massimo due persone più i minori di 14 anni conviventi per andare a trovare parenti o amici. E’ inoltre sempre possibile svolgere attività motoria, ma solo in prossimità della propria abitazione, e attività sportiva all’aperto in forma individuale

NIENTE ZONA GIALLA – Fino al 30 aprile tutta Italia sarà in zona arancione o rossa. Il Comitato tecnico scientifico ha più volte sottolineato che le misure previste per le zone gialle hanno dimostrato “una capacità di contenere l’aumento dell’incidenza ma non la capacità di ridurla”. Il decreto prevede però una verifica a metà aprile: se la situazione epidemiologica lo consentirà, si valuterà la possibilità che le zone dove la diffusione del virus è più contenuta possano tornare in giallo e, dunque, procedere ad alcune riaperture, in particolare di bar e ristoranti, cinema e teatri.

POSSIBILI DEROGHE, MA DIPENDE DA CONTAGI E VACCINI – Per quelle Regioni in arancione che però avranno dati da zona gialla sono previste possibili deroghe in base all’andamento dei dati su contagi e cifre sulle somministrazioni del vaccino, in particolare alla popolazione anziane fragile. Dunque un eventuale ritorno al giallo solo per quei territori con dati epidemiologici bassi e numeri alti delle inoculazioni.

SPOSTAMENTI – Restano vietati gli spostamenti tra le Regioni, a meno che non si abbia una seconda casa. La mobilità è consentita solo per motivi di lavoro, salute e necessità. Sarà sempre possibile rientrare alla propria residenza, domicilio o abitazione.

IN ZONA ROSSA STOP VISITE AD AMICI, MA A PASQUA SÌ – Nelle zone rosse non sarà consentito andare a trovare parenti o amici una volta al giorno e in massimo due persone (oltre ai minori di 14 anni conviventi) come invece sarà permesso nel weekend di Pasqua quando tutta Italia sarà in rosso. Le visite, sempre una sola volta al giorno e sempre in non più di due persone, saranno invece consentite in zona arancione, all’interno del comune di residenza.

COPRIFUOCO – Confermato il divieto di uscire di casa dalle 22 alle 5. Anche in questo caso, il divieto non vale in caso di lavoro, salute o necessità.

BAR E RISTORANTI – Restano chiusi. Possibile solo l’asporto, fino alle 18, e la consegna a domicilio, fino alle 22 e solo per i ristoranti. In caso di ripristino delle zone gialle, bar e ristoranti potranno riaprire a pranzo.

PALESTRE, PISCINE, CINEMA, TEATRI, MUSEI – Ancora niente aperture fino al 30 aprile. Se la verifica di metà mese darà esito positivo e dunque torneranno le zone gialle, si potrebbe valutare la riapertura di cinema e i teatri con le regole che erano già previste nel precedente decreto: prenotazione obbligatoria, massimo 200 spettatori al chiuso e 400 all’aperto. Possibile riapertura anche per i musei.

SECONDE CASE – Sarà sempre possibile raggiungere le seconde case, anche in zona rossa, a patto che non ci siano però ordinanze dei presidenti di Regione che impongono regole più restrittive. E’ il caso ad esempio di Campania Puglia e Liguria, che hanno posto per Pasqua il divieto non solo per i non residenti ma anche per i residenti. L’accesso alle seconde case per i non residenti è vietato in Valle d’Aosta, Alto Adige, Trentino, Toscana, Sardegna. In Sicilia si entra solo con tampone negativo effettuato 48 ore prima dell’arrivo.

OBBLIGO DI VACCINAZIONE PER SANITARI E FARMACISTI – Chiunque lavori in una struttura sanitaria, medici, infermieri, operatori sociosanitari, farmacisti, dipendenti anche amministrativi di Rsa e studi privati dovrà vaccinarsi. Per chi rifiuta è prevista la sospensione dello stipendio per un tempo congruo all’andamento della pandemia. Quando si raggiungerà l’immunizzazione di massa o si registrerà un calo importante della diffusione del virus, la sanzione verrebbe revocata. La sospensione durerà al massimo sino al 31 dicembre del 2021. Previsto anche lo ‘scudo penale’ per i somministratori che seguono le regole, limitando la punibilità ai soli casi di colpa grave.

STRETTA SUI VIAGGI – L’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza valida fino al 6 aprile prevede che tutti coloro che hanno soggiornato o transitato nei 14 giorni antecedenti all’ingresso in Italia in uno o più Stati e territori dell’Ue siano obbligati a sottoporsi alla sorveglianza sanitaria e ad un periodo di 5 giorni di quarantena.

VIA LIBERA A CONCORSI PUBBLICI – Inserita nel decreto la norma che sblocca tutti i concorsi nella Pubblica Amministrazione dopo il via libera del Cts al protocollo del ministero della Funzione pubblica. Si potranno svolgere le prove su base regionale e provinciale e, dove possibile, in spazi aperti. Dal 3 maggio è consentito lo svolgimento delle procedure selettive in presenza dei concorsi banditi dalle pubbliche amministrazioni.




Roma, montagne di rifiuti nell’area dove c’era il campo nomadi ex Casilino 900

Roma – Spuntano intere colline di rifiuti interrati. Aperta la buca da cittadini e imprenditori di Centocelle, ecco ora saltar fuori – come le immagini esclusive dell’agenzia Dire sono in grado di testimoniare – il vero marcio di quel che si nasconde nell’area dell’ex Casilino 900, il campo nomadi più grande di Roma, sgomberato e chiuso il 15 febbraio 2010. Montagne alte metri che nascondono nel ventre interi strati di sacchetti di scarti edili di ogni tipo. Rifiuti occultati e dimenticati, una bomba ambientale non troppo lontano dal centro di Roma. Sopra queste centinaia di sacchi ormai è cresciuta una folta vegetazione, che è andata a coprire amianto, plastica e tanto altro.

Dopo la buca scavata da cittadini e imprenditori nei giorni scorsi nell’Ex Casilino che ha mostrato lo strato di rifiuti che si trova a 2 metri sottoterra, ora la nuova scoperta dell’agenzia Dire fatta su segnalazione di alcuni demolitori regolari di viale Palmiro Togliatti: una collina, in un’area semi periferica del terreno che ospitava il campo nomadi, poggia su una montagna di sacchetti di raccolta di calcinacci. “E’ inquietante” conferma Carlo Stasolla, presente al momento della scoperta. Stasolla è un cittadino italiano che per anni ha vissuto nell’ex insediamento abusivo. Oggi presidente dell’Associazione 21 Luglio, conferma anche altro: una diversa conformazione del terreno rispetto a quando lì esisteva il campo nomadi: “Qui l’area era tutta spianata, salvo un’altura che divideva la parte alta da quella bassa del campo. Ora ci sono avvallamenti e colline che prima non c’erano e il sospetto è proprio quello che qui siano stati interrati rifiuti e resti del mega insediamento”.

Secondo l’ex abitante quasi tutte le colline presenti potrebbero essere fatte di rifiuti.

Solo alcuni giorni fa l’Agenzia Dire aveva mostrato i video, finora poco noti, delle ruspe che a metà marzo del 2010 accatastavano in una grande gola i resti degli abbattimenti insieme a pneumatici e rifiuti di ogni tipo. Il tutto, si vede dai video, venne coperto con diversi teli azzurri e quindi interrato. L’allora sindaco di Roma, Gianni Alemanno interpellato dalla Dire, ha dichiarato: “Quei rifiuti non sono più lì. Mi sono informato. All’epoca ci furono degli accertamenti e quel materiale è stato totalmente sgomberato sotto la mia Amministrazione”. Ora un testimone oculare dell’epoca, che preferisce rimanere anonimo, racconta: “Effettivamente nel mese di agosto di quell’anno venne qualcuno. Ricordo un ‘ragno cingolato’. Tolse i teloni e lavorarono per alcuni giorni. Ma evidentemente, visto quello che è stato ritrovato scavando, è stata fatta solo una leggera bonifica”, conclude.

Nei piani dell’allora amministrazione comunale, l’area sarebbe dovuta diventare un parco, ma questo non è mai accaduto. E difficilmente accadrà a breve visto che la portata del disastro ambientale sembra esser ben più ampia di quanto inizialmente ipotizzabile. La buca scavata alcuni giorni fa sulla parte pianeggiante della maxi area ha mostrato come ad appena 2 metri di profondità esista uno strato di rifiuti riconducibili ai 50 anni di esistenza del campo nomadi abusivo più grande d’Europa: vestiti, scarpe, mattoni, resti di tetti e docce, plastica, pannelli di legno bruciati. E ora dopo la scoperta di intere colline di rifiuti, a parlare non è solo il sottosuolo ma tutta l’area tra via Casilina e viale Palmiro Togliatti.

Anche senza scavare, Carlo Stasolla conferma: “Qui era tutto diverso, la conformazione del terreno era diversa. Nel 2010 tutti questi montarozzi e questi avvallamenti non c’erano. C’erano baracche di legno, di plastica e di eternit”. Materiale quest’ultimo molto utilizzato dagli abitanti del campo, come conferma l’ex abitante. Riguardo ai rifiuti interrati nel piano stradale e nelle colline, Stasolla sottolinea: “I nomadi non avrebbero mai scavato due metri per interrare i rifiuti. Quelle era un commercio per loro. I rifiuti all’epoca entravano nel campo e venivano scaricati a pagamento, ma nessuno li interrava. Soprattutto i calcinacci – sottolinea – che venivano utilizzati per ripianare le strade dell’insediamento. Se ora ci sono delle colline fatte con questi materiali, bisogna capire chi li ha messi qui e soprattutto chi li ha coperti con la terra”.

Intanto sul posto, dall’apertura della buca continua il via vai di giornalisti e soprattutto di associazioni e demolitori regolari di via Togliatti che ormai insieme si battono per la tutela la bonifica dell’area. Il Comitato Pac Libero, già impegnato nella tutela del cosiddetto ‘Canalone’, sull’altro versante del Parco Archeologico, conferma di aver inviato la segnalazione dei nuovi ritrovamenti al Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale, ad ARPA Lazio, al Servizio Gestione Rifiuti della Città Metropolitana di Roma Capitale e alla Direzione Regionale Ciclo dei Rifiuti. La battaglia per il ripristino della legalità, il rispetto dell’ambiente e il diritto alla saluta di migliaia di persone che vivono a ridosso dell’area, dopo anni di promesse da parte della politica, sembra essere appena cominciata.




Obbligo vaccini per i sanitari: ministeri competenti valutano questa ipotesi

L’obbligo di vaccinazione potrebbe essere esteso a tutto il personale che lavora in strutture sanitarie, dunque non solo medici ma anche infermieri, operatori sociosanitari, dipendenti di Rsa e studi privati. E’ l’ipotesi che sta emergendo in queste ore e sulla quale sarebbero al lavoro gli uffici legislativi di diversi ministeri.

Quanto alle sanzioni per chi rifiuta la vaccinazione, l’ipotesi è quella della sospensione dello stipendio per un tempo congruo all’andamento della pandemia: in caso di vaccinazione di massa o di calo importante della diffusione del virus, la sanzione verrebbe revocata.

Nel decreto Covid, all’esame domani, ci sarà un meccanismo che a partire da una certa data di aprile prevederà la possibilità di allentare le misure anti contagio in relazione a un eventuale miglioramento dei dati, spiegano fonti di Palazzo Chigi, confermando che si sta mettendo a punto un meccanismo che potrebbe portare allentamenti da zona gialla. Il decreto comunque confermerà più in generale l’impostazione che dispone soltanto zone arancioni e rosse per tutto il mese di aprile.

Sempre nel decreto Covid all’esame del Consiglio dei ministri dovrebbe rientrare anche una deroga alle regole ordinarie per il concorso in magistratura. E’ quanto si apprende da fonti del ministero di via Arenula. Tempistica e modalità saranno poi definiti con un successivo decreto ministeriale. Il concorso si sarebbe dovuto svolgere a maggio, ma l’orientamento sarebbe di tenerlo auspicabilmente a luglio, prima della pausa estiva, in più sedi e con una procedura semplificata in modo da tenere i candidati meno ore impegnati nella sede concorsuale.

Arriva anche lo sblocca-concorsi, con le regole anti-Covid. Fermati dalla pandemia, si rimettono in moto con le norme ad hoc inserite nel decreto Covid, che verrà approvato domani, e con il via libera del Cts. Concorsi con strumenti digitali, in spazi grandi ed anche all’aperto, “in piena sicurezza”, sottolinea il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, parlando di una decisione che “rida’ speranza a decine di migliaia, se non centinaia di migliaia, di giovani”. Il ministro parla anche della congiuntura che “sta cambiando. Le previsioni di crescita quest’anno vanno tra il 4% e il 5%. Sono tassi di crescita da boom economico degli anni Sessanta”. Si tratta sì di “un rimbalzo, però sono comunque tassi elevati” e questo vuol dire più “consumi, investimenti, fiducia”, sottolinea Brunetta, intervenendo alla presentazione della relazione del Cnel sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Amministrazioni pubbliche a imprese e cittadini.




AstraZeneca, il vaccino cambia nome in “Vaxzevria”: tra le controindicazioni rari casi di trombosi

Il vaccino anti-Covid di AstraZeneca ha cambiato il nome, in “Vaxzevria”. Il cambio di denominazione è stato all’approvato dall’Ema il 25 marzo a seguito di una richiesta da parte del gruppo farmaceutico anglo-svedese, si legge nel sito dell’agenzia europea del farmaco, in cui è stato pubblicato anche il nuovo bugiardino del farmaco.

Tra gli effetti collaterali, vengono aggiunti i rarissimi casi di trombosi.

Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego

Tracciabilità
Al fine di migliorare la tracciabilità dei medicinali biologici, il nome e il numero di lotto del medicinale
somministrato devono essere chiaramente registrati.
Ipersensibilità e anafilassi
Devono essere sempre prontamente disponibili supervisione e cure mediche adeguate in caso di evento
anafilattico a seguito della somministrazione del vaccino. Si raccomanda un’attenta osservazione per
almeno 15 minuti dopo la vaccinazione. Non deve essere somministrata la seconda dose del vaccino a
coloro che hanno manifestato anafilassi alla prima dose di Vaxzevria.
Reazioni correlate all’ansia
Reazioni correlate all’ansia, comprese reazioni vasovagali (sincope), iperventilazione o reazioni
correlate allo stress, possono verificarsi in associazione alla vaccinazione come risposta psicogena
all’iniezione con ago. È importante che siano adottate precauzioni per evitare lesioni da svenimento.
Malattie concomitanti

La vaccinazione deve essere posticipata nei soggetti affetti da una malattia febbrile acuta severa o
infezione acuta. Tuttavia, la presenza di un’infezione minore e/o febbre lieve non deve ritardare la
vaccinazione.
Trombocitopenia e disturbi della coagulazione
È stata osservata molto raramente una combinazione di trombosi e trombocitopenia, in alcuni casi
accompagnata da sanguinamento, in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria. Ciò include casi severi
che si presentano come trombosi venosa, inclusi siti insoliti come trombosi del seno venoso cerebrale,
trombosi della vena mesenterica e trombosi arteriosa, concomitante con trombocitopenia. La maggior
parte di questi casi si è verificata entro i primi sette-quattordici giorni successivi alla vaccinazione e si
è verificata in donne di età inferiore a 55 anni. Tuttavia ciò potrebbe riflettere l’aumento dell’uso del
vaccino in questa popolazione. Alcuni casi hanno avuto esito fatale.
Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di tromboembolia e/o
trombocitopenia. I soggetti vaccinati devono essere istruiti a consultare immediatamente un medico se
sviluppano sintomi quali respiro affannoso, dolore toracico, gonfiore alle gambe, dolore addominale
persistente dopo la vaccinazione. Inoltre, chiunque manifesti sintomi neurologici tra cui cefalea severa
o persistente o visione offuscata dopo la vaccinazione oppure ecchimosi (petecchie) in una sede diversa
da quella della vaccinazione dopo alcuni giorni, deve consultare immediatamente un medico.
Rischio di sanguinamento con somministrazione intramuscolare Come per altre iniezioni intramuscolari, il vaccino deve essere somministrato con cautela in soggetti che
ricevono terapia anticoagulante o che sono affetti da trombocitopenia o da qualsiasi disturbo della
coagulazione (come l’emofilia), poiché in questi soggetti possono verificarsi sanguinamento o
formazione di lividi a seguito della somministrazione per via intramuscolare.
Soggetti immunocompromessi
L’efficacia, la sicurezza e l’immunogenicità del vaccino non sono state valutate nei soggetti
immunocompromessi, compresi coloro che ricevono terapia immunosoppressiva. L’efficacia di
Vaxzevria può essere inferiore nei soggetti immunosoppressi.
Durata della protezione
La durata della protezione offerta dal vaccino non è nota in quanto è ancora in fase di determinazione
dagli studi clinici in corso.




Regione Sicilia, “dati falsi sul Covid” per non finire in zona rossa. Intercettato l’assessore Razza: “Spalmiamo i morti”

Arrestati alcuni dipendenti dell’Assessorato alla Salute. Sette indagati. L’assessore si dimette

Avrebbero alterato i dati sulla pandemia (modificando il numero dei positivi e dei tamponi e a volte anche quello dei decessi) diretti all’Istituto Superiore di Sanità, condizionando i provvedimenti adottati per il contenimento della diffusione del virus. Con questa accusa i carabinieri del Nas di Palermo e del Comando Provinciale di Trapani stanno eseguendo un’ordinanza di misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di alcuni appartenenti al Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (Dasoe) dell’Assessorato della Salute della Regione Siciliana.

Le accuse sono: falso materiale ed ideologico.

Ai domiciliari sono finiti la dirigente generale del Dasoe Maria Letizia Di Liberti, il funzionario della Regione Salvatore Cusimano e il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato Emilio Madonia.

Nell’inchiesta è indagato anche l’assessore regionale alla Sanità della Sicilia Ruggero Razza. Oggi gli è stato notificato un invito a comparire con avviso di garanzia. E’ accusato di falsità materiale ed ideologica. I carabinieri gli hanno anche sequestrato dei telefoni. L’assessore ha chiesto al presidente Musumeci di accettare le sue dimissioni.

“Spalmiamoli un poco…” Così l’assessore alla Salute Ruggero Razza diceva alla dirigente regionale che avrebbe dovuto comunicare i dati dei decessi per Covid in Sicilia all’Istituto Superiore di Sanità. “I deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?”, chiede lei non sapendo di essere intercettata. “Ma sono veri?”, chiede Razza. “Si, solo che sono di 3 giorni fa”, risponde. E Razza dà l’ok: “Spalmiamoli un poco”. La dirigente prosegue: “Ah, ok allora oggi gliene do uno e gli altri li spalmo in questi giorni, va bene, ok. Mentre quelli del San Marco, i 6 sono veri e pure gli altri 5 sono tutti di ieri… quelli di Ragusa, Ragusa 5! E questi 6 al San Marco sono di ieri.. perché ieri il San Marco ne aveva avuti ieri altri 5 del giorno prima, in pratica. Va bene?” “Ok”, risponde l’assessore Razza. In tutto gli indagati sono 7.

“Letizia è inutile che facciamo stare in piedi sacchi vuoti… c’è stata una gravissima sottovalutazione e il dato finale di questa sottovalutazione di questa gravissima sottovalutazione è scritto in quegli indicatori, poi secondo me sono sbagliati perché mettono sullo stesso piano indicazioni diverse, però come avrai visto ci sono dei dati dove noi comunichiamo zero! … E chissà da quanto! “. Così l’assessore regionale alla Sanità siciliana Ruggero Razza parlava, non sapendo di essere intercettato, con la dirigente regionale Letizia Di Liberti dei dati sulla pandemia comunicati all’Iss.

Entrambi sono coinvolti nell’inchiesta sui dati falsi forniti all’Istituto di Sanità. L’intercettazione è agli atti dell’indagine. La conversazione telefonica è del novembre scorso dopo la decisione del Governo di mettere la Sicilia in “zona arancione”. Nella telefonata l’assessore si dice amareggiato, deluso – scrive il gip – “per non essere riusciti ad assicurare la buona gestione dell’emergenza sanitaria”. “Razza – spiega il giudice – riferisce che il 90% della situazione creatasi è attribuibile alla loro piena responsabilità, ma la Di Liberti sostiene che i dati sono quelli estrapolati dalle piattaforme informatiche, al che l’assessore le fa notare, con rammarico, che nessuno lo ha mai informato della grave criticità emersa, a suo dire, da un raffronto dei dati della Regione Siciliana con quelli comunicati dalle altre Regioni”.

L’inchiesta nasce dalla scoperta che in un laboratorio di Alcamo (Tp), da qui la competenza della Procura di Trapani, erano stati forniti dati falsati su decine di tamponi. I pm hanno avviato accertamenti che sono arrivati all’Assessorato regionale. Diverse intercettazioni confermerebbero l’alterazione dei dati inviati all’Iss.

Secondo i militari del Nas, che conducono l’inchiesta, “sebbene non emerga ancora compendio investigativo grave, è emerso il parziale coinvolgimento di Razza nelle attività delittuose del Dasoe”, il Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico.

Dal mese di novembre sarebbero circa 40 gli episodi di falso documentati dagli investigatori dell’Arma, l’ultimo dei quali risalirebbe al 19 marzo 2021. Sono state effettuate perquisizioni domiciliari nei confronti di altri sette indagati alla ricerca di materiale informatico e documenti utili alle indagini. Infine sono state acquisite email e dati presso i server dell’assessorato Regionale alla Salute e Dipartimento.

Il gip di Trapani parla di “disegno politico scellerato”. Positivi e decessi “spalmati” nel tempo per evitare, secondo gli inquirenti, che la Sicilia fosse messa in zona rossa. Dall’indagine, scrive il gip, “sembra estraneo il presidente della Regione Nello Musumeci, che pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite”. Oltre ai tre ai domiciliari sarebbero indagati il vice capo di gabinetto dell’assessorato Ferdinando Croce e il dirigente Mario Palermo.

Razza, inoltre, facendo riferimento agli indicatori alla base del calcolo dell’indice RT, dice alla dirigente di aver constatato anche il mancato allineamento dei dati contenuti nelle piattaforme della Protezione Civile con quelli dell’ISS.

“Ho letto le agenzie, inutile dire che in questi casi si resta sorpresi. Noi le zone rosse le abbiamo anticipate non nascoste: è storia. Ma bisogna avere rispetto per la magistratura, ho fiducia nell’assessore Ruggero Razza, se fosse responsabile da solo adotterebbe le decisioni consequenziali. Bisogna essere sereni e fiduciosi, sono convinto che la verità emergerà prestissimo”. Così il governatore della Sicilia, Nello Musumeci che ha aggiunto: “Quello che abbiamo fatto in un anno è stato improntato alla massima trasparenza, abbiamo sempre seguito la linea del rigore e della fermezza”. “Fino alla scorsa settimana – ha proseguito – abbiamo chiesto noi a Roma la zona rossa perché noi guardavamo al numero dei morti. Facciamo andare avanti le indagini, gli avvisi di garanzia servono a fare chiarezza, lasciamo lavorare e alla fine ne trarremo le conclusioni”.

“Non sento c… perché oggi faranno le valutazioni (dal ministero) e in funzione dei posti letto in terapia intensiva decideranno in quale fascia la Sicilia risiede”. Sono le parole del direttore generale del dipartimento Salute Mario La Rocca in un messaggio audio Whatsapp del 4 novembre, giorno nel quale la Sicilia diventava zona arancione, con il rischio di diventare rossa inserito nella chat di lavoro dei funzionari che si occupano di inserire i dati ufficiali necessari a elaborare molti dei parametri che decidono il “colore” delle varie Regioni. Quel messaggio audio, che non è collegato all’indagine che ha portato agli arresti di oggi nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Trapani, il 21 novembre venne pubblicato dal quotidiano ‘La Sicilia’ e suscitò polemiche. In quei giorni c’era incertezza sui numeri delle terapie intensive realmente disponibili. Nella chat La Rocca con toni perentori incalzava: “Appena stasera ci chiudono, ognuno sarà responsabile di quello che la Sicilia subirà in termini di restrizioni”. Si scatenarono le polemiche da più parti e il ministero della Salute decise l’invio di personale tecnico e carabinieri del Nas in Sicilia per fare luce sulla vicenda dei numeri. “Ero incavolato, dicevo ai manager di ospedali e Asp che dovevano applicare il piano della Regione destinando posti letto ai malati Covid ma non lo facevano – precisò dopo Mario La Rocca – non avevano gli attributi per imporsi su alcuni medici: perché ci sono medici che si stanno sacrificando dando l’anima in questa emergenza e ci sono quelli che invece non vogliono occuparsi di questi malati per poter continuare a gestire pazienti in intramoenia”.

“Il Comune di Palermo si costituirà Parte Civile in questo procedimento giudiziario, visto che proprio sui dati si sono basate molte scelte e provvedimenti amministrativi in questi mesi”. Lo afferma il sindaco Leoluca Orlando. “Come “presidente dell’Anci Sicilia convocherò il direttivo – aggiunge – per valutare tutte le iniziative da assumere ivi compresa la costituzione di Parte Civile e ogni altra azione a garanzia del rispetto del diritto alla salute di tutti e dell’esercizio corretto delle competenze comunali”.

“Emerge un quadro a di poco sconcertante e sconfortante del modo in cui sono stati gestiti i dati pandemici regionali, in un contesto in cui alla diffusa disorganizzazione ed alla lentezza da parte degli uffici periferici incaricati della raccolta dei dati si è sommato il dolo di organi amministrativi e politici ai vertici dell’organizzazione regionale”. E’ quanto si legge nell’ordinanza del gip Caterina Brignone che ha portato agli arresti domiciliari della dirigente Maria Letizia Di Liberti, e di due collaboratori e all’avviso di garanzia dell’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza.