Visita andrologica a Roma: come prenotare e come trovare informazioni

Ogni uomo dovrebbe sottoporsi a una prima visita andrologica verso i 20 anni, successivamente superati i 40-45 anni sarebbe buona norma ripetere questo tipo di controllo ogni 2-3 anni. Questo tipo di comportamento permette infatti di valutare eventuali problematiche correlate allo sviluppo sessuale, prima, e al tumore alla prostata poi. Chiaramente anche chi avvisa qualche disturbo nell’area genitale dovrebbe sottoporsi subito a una visita andrologica a Roma, in modo da ottenere una rapida diagnosi e anche le necessarie terapie. Questo tipo di visita può causare molta apprensione in chi vi si deve sottoporre, cerchiamo quindi di chiarirne almeno alcuni punti oscuri.

Prenotare una visita andrologica a Roma

La prenotazione di una visita andrologica a Roma, per un’ecografia al pene o una visita ai genitali maschili, si può effettuare utilizzando le nuove piattaforme di prenotazione, o anche tramite il CUP. In questo secondo caso si deve contattare il CUP telefonicamente, indicando il tipo di visita cui ci si deve sottoporre e gli eventuali estremi della prescrizione medica di cui già si dispone. Le piattaforme di prenotazione sono disponibili invece online, 24 ore al giorno, 7 giorni su sette. Chiaramente ogni piattaforma presenta la possibilità di fissare un appuntamento per una visita andrologica a Roma presso una delle strutture mediche con cui è convenzionata. Propone però anche alcuni servizi decisamente molto pratici, come ad esempio il motore di ricerca interno.

Come funzionano le piattaforme di prenotazione

Questo tipo di strumento consente di prenotare una visita da un andrologo a Roma indicando il giorno preciso in cui si desidera sottoporvisi. Si ottiene un chiaro elenco di tutte le strutture disponibili in quel giorno e per quella specifica prestazione medica, che può essere una visita, un intervento di tipo ambulatoriale o di altro genere, un esame diagnostico. Chi usa la piattaforma può visualizzare il reparto in cui è disponibile l’appuntamento e il nome dei medici che saranno presenti. Può così scegliere facendo le valutazioni che più crede adatte, magari anche solo considerando la struttura medica che si trova più vicino al domicilio o al luogo di lavoro, a seconda dei casi. Una volta selezionato giorno, ora, struttura e medico si può anche saldare subito il conto, direttamente online. Questo toglie ogni preoccupazione per il pagamento durante l’attesa della visita e rende più rapida l’accettazione presso gli ambulatori o il reparto.

Come si effettua la visita

Il tipo di visita andrologica a Roma cui ci si deve sottoporre dipende dal singolo caso, dalla presenza di eventuali sintomi e anche dall’età del soggetto. Chiaramente chi si presenta per un semplice controllo vivrà un’esperienza diversa rispetto a chi invece manifesta già sintomi specifici per un particolare problema. Le piattaforme di prenotazione online consentono di scaricare dei file dettagliati, che informano il paziente su ciò che potrebbe avvenire durante la visita andrologica a Roma e anche su eventuali attività preparatorie da effettuare prima della visita stessa. Ricordiamo anche che queste piattaforme consentono di prenotare, in alcuni casi, anche visite a domicilio, una soluzione perfetta per chi ha problemi di deambulazione o è impossibilitato a uscire da casa.




Italia digitale, certificati anagrafici online: sul web debutta l’Anagrafe Nazionale

I cittadini potranno scaricare da casa 14 tipi di certificati accedendo al portale con la propria identità digitale (SPID, Carta d’Identità Elettronica, CNS)

Al via, a partire da domani, il servizio “Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente” che consentirà ai cittadini di ottenere i certificati anagrafici online, in materia autonoma e gratuita, accedendo alla piattaforma www.anagrafenazionale.interno.it disponibile anche attraverso l’indirizzo www.anagrafenazionale.gov.it.

I cittadini iscritti all’anagrafe potranno scaricare 14 certificati per proprio conto o per un componente della propria famiglia, senza bisogno di recarsi allo sportello.

Questi i certificati che si possono ottenere:

  • Anagrafico di nascita;
  • Anagrafico di matrimonio;
  • di Cittadinanza;
  • di Esistenza in vita;
  • di Residenza;
  • di Residenza AIRE;
  • di Stato civile;
  • di Stato di famiglia;
  • di Residenza in convivenza;
  • di Stato di famiglia AIRE;
  • di Stato di famiglia con rapporti di parentela;
  • di Stato Libero;
  • Anagrafico di Unione Civile;
  • di Contratto di Convivenza.

Per i certificati digitali – precisa una nota del Ministero dell’Innovazione – non si dovrà pagare il bollo e saranno quindi gratuiti (e disponibili in modalità multilingua per i comuni con plurilinguismo). Potranno essere rilasciati anche in forma contestuale (ad esempio cittadinanza, esistenza in vita e residenza potranno essere richiesti in un unico certificato).

Al portale si accede con la propria identità digitale (SPID, Carta d’Identità Elettronica, CNS) e se la richiesta è per un familiare verrà mostrato l’elenco dei componenti della famiglia per cui è possibile richiedere un certificato. Il servizio, inoltre, consente la visione dell’anteprima del documento per verificare la correttezza dei dati e di poterlo scaricare in formato .pdf o riceverlo via mail.
   

Grazie ad ANPR – conclude la nota – le amministrazioni italiane avranno a disposizione un punto di riferimento unico di dati e informazioni anagrafiche, dal quale poter reperire informazioni certe e sicure per poter erogare servizi integrati e più efficienti per i cittadini. Con un’anagrafe nazionale unica, ogni aggiornamento su ANPR sarà immediatamente consultabile dagli enti pubblici che accedono alla banca dati, dall’Agenzia delle entrate all’Inps, alla Motorizzazione civile. 




Cop26, approvato documento finale: impegno a tenere il riscaldamento globale sotto 1 grado e mezzo dai livelli pre-industriali

Alla fine alla Cop26 di Glasgow è stato raggiunto l’accordo. Un po’ annacquato sul carbone e i sussidi alle fonti fossili, per venire incontro alle richieste di India e Cina. Ma alla fine, il documento finale è stato approvato. Con questo, i paesi firmatari dell’Accordo di Parigi (cioè tutti i quasi 200 paesi del mondo) si impegnano a tenere il riscaldamento globale sotto 1 grado e mezzo dai livelli pre-industriali. Un passo avanti rispetto al target principale dei 2 gradi dell’Accordo di Parigi. Il documento finale fissa l’obiettivo minimo di decarbonizzazione dei paesi al 2030: un taglio del 45% delle emissioni di CO2 rispetto al 2010. E prevede poi di arrivare a zero emissioni nette intorno alla metà del secolo. Il documento chiede agli stati di aggiornare i loro impegni di decarbonizzazione (Ndc) entro il 2022.

Le tre bozze iniziali del documento prevedevano un invito ai paesi ad eliminare al più presto le centrali a carbone e i sussidi alle fonti fossili. Ma su questo punto, nella plenaria del pomeriggio si sono impuntate Cina e India. “Non è compito dell’Onu dare prescrizioni sulle fonti energetiche – ha detto il ministro dell’Ambiente indiano, Bhupender Yadav -. I paesi in via di sviluppo come l’India vogliono avere la loro equa quota di carbon budget e vogliono continuare il loro uso responsabile dei combustibili fossili”. Anche la Cina ha sostenuto la posizione indiana, e alla fine il presidente britannico Alok Sharma ha dovuto cedere.

“La storia è stata fatta qui a Glasgow”, ha detto Sharma, con la voce rotta dal magone, alla plenaria a Glasgow. In precedenza, Sharma aveva trattenuto le lacrime quando aveva detto, accettando l’emendamento sul carbone di Cina e India, “capisco la delusione, ma è vitale proteggere questo pacchetto”.

“Glasgow è un programma che ci indica cosa dobbiamo fare. Credeteci o meno ma è la prima volta che si nomina il carbone. Siamo più vicini che mai a evitare il caos climatico”: questo è “l’inizio di qualcosa. Abbiamo sempre saputo che Glasgow non non era il traguardo”, ha detto l’inviato americano per il clima, John Kerry.

Boris Johnson saluta l’accordo all’unanimità fra 197 Stati, strappato fra non pochi compromessi, che ha chiuso la conferenza sul clima CoP26 a presidenza britannica di Glasgow come “un grande passo in avanti” in grado di di tenere in vita l’obiettivo di limitare il surriscaldamento terrestre entro il tetto di 1,5 gradi in più dell’era pre industriale. Il premier britannico ammette che resta ancora “un enorme lavoro da fare nei prossimi anni”, ma nota come si tratti del primo accordo a sancire un impegno verso “la riduzione” del carbone. E rende omaggio “all’incredibile” sforzo del suo ministro Alok Sharma, presidente della CoP26.

La Cop26 è stato un “bla,bla,bla”. Così Greta Thunberg, dopo la votazione finale alla conferenza di Glasgow. “Il vero lavoro continua fuori da queste stanze. E non ci arrenderemo mai, mai”, ha scritto l’attivista su Twitter.

“Manteniamo intatta la nostra ambizione nelle ultime ore della Cop26. È la nostra occasione di scrivere la storia. Ancora di più, è nostro dovere agire ora”. E’ il messaggio della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “Abbiamo bisogno di impegni coraggiosi per importanti tagli alle emissioni in questo decennio e verso la neutralità climatica nel 2050”, aggiunge.

I testi approvati dalla Cop26 sono un “compromesso. Riflettono gli interessi, le condizioni, le contraddizioni e lo stato della volontà politica nel mondo oggi”, ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, sottolineando che gli accordi sono un passo importante ma la “collettiva volontà politica non è stata abbastanza per superare le profonde contraddizioni”.




Medicina rigenerativa, successo dei ricercatori Usa: “speciali molecole” hanno riparato il midollo spinale dei topi

Una tecnica innovativa che potrebbe essere utile per i traumi spinali, ma anche per ictus e malattie neurodegenerative come Parkinson, Alzheimer e Sclerosi laterale amiotrofica (Sla)

Hanno ripreso a correre su quattro zampe, senza trascinare più quelle posteriori, i topi paraplegici trattati con un’innovativa tecnica di medicina rigenerativa che ha riparato le loro lesioni al midollo spinale.

Sono bastate quattro settimane per vedere i risultati dopo una singola iniezione di speciali molecole che, ‘danzando’ attorno alla lesione, riescono a interagire più efficacemente con i recettori delle cellule, stimolandone la rigenerazione. Il risultato è pubblicato su Science dai ricercatori della Northwestern University (Usa), che intendono rivolgersi quanto prima alla Food and Drug Administration (Fda) americana per sperimentare la terapia sull’uomo.

L’auspicio, infatti, è che questa tecnica innovativa possa essere utile per i traumi spinali, ma anche per ictus e malattie neurodegenerative come Parkinson, Alzheimer e Sclerosi laterale amiotrofica (Sla).

La terapia consiste nell’iniettare localmente uno speciale liquido che si addensa formando una complessa rete di nanofibre simile alla matrice extracellulare del midollo spinale. A seconda di come viene progettata questa ‘impalcatura’ artificiale, è possibile regolare il movimento delle molecole al suo interno, in modo da favorire il loro legame con i recettori delle cellule. “Considerando che le cellule stesse e i loro recettori sono in costante movimento, possiamo immaginare che molecole capaci di muoversi rapidamente possano incontrare questi recettori più facilmente”, spiega il coordinatore dello studio Samuel Stupp, esperto di chimica e scienze dei materiali della Northwestern University.

“L’innovazione chiave nella nostra ricerca, che non è mai stata fatta prima, è quella di controllare il movimento collettivo di oltre 100.000 molecole all’interno delle nostre nanofibre. Se le molecole si muovono, ‘ballano’ o perfino saltano momentaneamente fuori da queste strutture, note come polimeri supramolecolari, allora sono in grado di legarsi più efficacemente con i recettori”. Quando questo avviene, si attivano due cascate di segnali nelle cellule: una stimola la rigenerazione dei prolungamenti (assoni) dei neuroni, mentre l’altra promuove la formazione di nuovi vasi sanguigni che alimentano le cellule. La terapia inoltre favorisce la produzione di nuova mielina (il rivestimento isolante che facilita la trasmissione dei segnali nervosi) e riduce la formazione di cicatrici che costituiscono un ostacolo alla riparazione. Infine aumenta anche il numero di neuroni motori che riescono a sopravvivere.

Secondo Samuel Stupp, la danza delle molecole che ha permesso di restituire il movimento ai topi paraplegici potrebbe essere un’innovazione cruciale da applicare anche ad altre patologie. “I tessuti del sistema nervoso centrale che abbiamo rigenerato nel midollo spinale lesionato sono simili a quelli del cervello colpito da ictus e malattie neurodegenerative come la Sla, il Parkinson e l’Alzheimer – sottolinea l’esperto – La nostra scoperta relativa al controllo del movimento di gruppi di molecole per potenziare i segnali cellulari potrebbe essere applicata in modo universale a tutti i bersagli di interesse biomedico”.




Covid, contagi in aumento in tutte le regioni

L’Europa è divisa in due e le parti confinanti con la zona orientale sono maggiormente in rosso

Aumentano i contagi da coronavirus in Italia ma nessuna regione dovrebbe passare in zona gialla. I dati dell’ultimo monitoraggio della Cabina di regia sull’andamento di Covid-19 danno il Friuli Venezia Giulia ad alta probabilità di progressione verso un rischio alto, la Calabria unica regione a rischio basso e tutte le altre regioni e province autonome sono classificate a rischio moderato.

La circolazione del virus è cresciuta tra gli under 12 e sono in aumento i casi tra 30-49 anni, ha spiegato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro. Ieri nel nostro Paese sono stati registrati 8.516 nuovi contagi e altri 68 morti, che portano a 132.686 il totale delle vittime da inizio emergenza.

Monitoraggio 

Secondo i dati riportati nel monitoraggio sull’andamento epidemiologico Covid-19 della Cabina di regia, comunicati dall’Istituto superiore di sanità, l’incidenza settimanale dei casi Covid-19, a livello nazionale, continua ad aumentare, attestandosi a 78 casi per 100mila abitanti nel periodo 5-11 novembre, rispetto alla settimana precedente in cui era a 53 casi per 100mila abitanti, secondo dati di flusso del ministero della Salute.

Continua a salire in Italia anche l’indice Rt medio calcolato sui casi sintomatici di Covid-19, che si attesta a 1,21 (con un range tra 1,08 e 1,31) nel periodo 20 ottobre-2 novembre, in aumento rispetto alla settimana precedente e stabilmente al di sopra della soglia epidemica.

In Italia il tasso di occupazione da parte di pazienti Covid-19 in terapia intensiva è al 4,4% secondo la rilevazione giornaliera del ministero della Salute all’11 novembre, in salita rispetto al 4,0% rilevato una settimana prima, il 4 novembre. In salita anche l’occupazione dei reparti di area medica che si attesta al 6,1% (rilevazione giornaliera 11 novembre) rispetto al 5,3% del 28 ottobre.

Contagi in aumento in tutte le regioni

“In tutte le Regioni c’è un aumento della circolazione del virus e questo si traduce in un aumento dei casi” ha detto il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro.

“La mappa europea, anche questa settimana, mostra un’Europa divisa in due e le parti confinanti con la zona orientale sono maggiormente in rosso. La circolazione del virus sta aumentando – ha aggiunto – Le curve ci mostrano come anche nel nostro Paese i casi sono in crescita, ma più contenuta rispetto ad altri Paesi. In Europa la circolazione è in netto aumento”.

Fasce di età 

Brusaferro ha spiegato che “negli ultimi 7 giorni si concentra una crescita dei casi nelle fasce d’età intermedie, 30-39 anni e 40-49 anni, che poi hanno la quota di popolazione non vaccinata più significativa, e tra i giovani dove ancora non è raccomandata la vaccinazione”.

Under 12

“L’analisi dei casi pediatrici di infezione da Sars-CoV-2 ci mostra come, sostanzialmente, anche in questa fascia di età ci sia una circolazione aumentata del virus, in particolare nella popolazione sotto i 12 anni – ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità – Anche dal punto di vista dell’impatto dei ricoveri, sebbene con numeri limitati, parliamo di una, due o tre persone, si mostra un lieve movimento che sta a indicare l’aumentata circolazione in questa popolazione”.

Terza dose 

Quanto ai vaccini, “l’efficacia vaccinale rimane molto elevata per ospedalizzazioni, ricoveri in terapia e per i decessi, supera il 90%, mentre per la diagnosi, soprattutto per le fasce di età più centrali è un po’ più bassa. Si abbassa significativamente a partire dal sesto mese. Per questo è importante aderire, man mano che passano i sei mesi, alla terza dose in base alle modalità raccomandate dal ministero”. “Ci sono milioni di cittadini – ha ricordato – che non hanno fatto nemmeno una dose, ed è estremamente importante che inizino il ciclo”. La campagna vaccinale anti-Covid è sostanzialmente “stabile”, ma “sono in aumento le terze dosi”. In particolare, per i richiami, “gli over 80 hanno raggiunto il 30,4%. E per questa fascia di età è rilevante raggiungere e mantenere elevata la copertura immunitaria attraverso la terza dose” ha sottolineato.

Campagna vaccinale

“Coprire con la vaccinazione anti-Covid e con un richiamo sia le persone più fragili sia le meno fragili che possono trasmettere l’infezione è particolarmente importante – ha detto ieri il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza – Farlo subito ci può evitare il picco di casi che altrimenti ci costringerebbe a prendere misure gravose”. L’esperienza degli altri Paesi, dove la situazione è più critica, suggerisce che “o interveniamo precocemente con la campagna vaccinale o prendiamo misure particolarmente gravose. E credo che ormai – ha avvertito – la popolazione e l’economia, anche quella dei singoli, non solo la ‘macro-economia’, queste misure non le reggerebbe”.

Zona gialla 

“Non possiamo escludere un ulteriore aumento dei casi nelle prossime settimane – ha affermato Rezza – ma questo potrebbe non essere accompagnato da una crescita dei casi in terapia intensiva, grazie all’effetto dei vaccini e le misure prese. Ma se dovesse salire l’incidenza, alcune regioni bianche potrebbero diventare gialle: è impossibile adesso dire quando ci sarà il picco dei casi”.

Natale

Nuovo picco pandemico a Natale? “In questo momento è difficile fare previsioni, a meno che non si abbia la palla di vetro”. Non possiamo “sapere quale sarà l’andamento nelle prossime settimane, perché potrebbero cambiare i comportamenti. Potrebbe esserci, per esempio, una corsa a vaccinarsi, mentre ora c’è un po’ di stasi. E quindi è difficile fare queste previsioni” ha concluso.




Deposito Nazionale di scorie radioattive, Italia Nostra: 11 anni per una proposta e… pochi giorni per replicare

22 i siti identificati nel Lazio tutti concentrati sulla provincia di Viterbo

Sogin, come previsto dal D.lgs. n. 31/2010, nell’ambito della, supposta, consultazione pubblica, ha avviato un Seminario Nazionale per l’approfondimento degli aspetti tecnici relativi al Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, con l’intento di verificare la rispondenza delle aree individuate ai requisiti dell’IAEA-International Atomic Energy Agency e dell’ISIN-Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Guida Tecnica n. 29) e agli aspetti connessi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente, e dulcis in fundo, l’illustrazione dei possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione di tali opere ed alle misure compensative (di cui all’art. 30 del Decreto Legislativo 31/2010.

Il Seminario Nazionale è iniziato il 7 settembre 2021 e finirà il 24 novembre, tutte le 7 Regioni coinvolte saranno ascoltate in diverse sessioni. La conclusione è prevista per il 15 dicembre 2021, data di pubblicazione del resoconto complessivo dei lavori. La tempistica prevede poi un tempo di circa 240 giorni tra ulteriori osservazioni e con il gran finale della manifestazione di interesse per il sito idoneo, che a detta del dott. Fabio Chiaravalli, Direttore Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, Sogin, saranno più di uno. Secondo Sogin i 900 milioni di investimento saranno la chiave per la candidatura dei comuni che avranno la fortuna di ritrovarsi un sito idoneo.

Le audizioni rimarranno sul canale YouTube di Sogin, comprese le due giornate dedicate alla Regione Lazio, registrate il 10 e l’11 Novembre, i partecipanti erano i portatori di interessi che entro i termini di 180 giorni a partire dal 5 Gennaio 2021 avevano inviato le osservazioni al progetto, nel Lazio circa 40 tra associazioni, Enti locali, Comitati, Privati Cittadini e Società.

Sul Lazio, purtroppo, con 22 siti concentrati sulla provincia di Viterbo, di questi quelli che destano più preoccupazione sono i 4 siti classificate “MOLTO BUONE”, VT27 a Montalto di Castro e Canino, VT8 a Montalto di Castro, VT36 nel comune di Montalto di Castro, VT12 nei comuni di Corchiano e Vignanello, VT16 nel comune di Corchiano, 2 classificate “BUONE”, VT24 nel comune di Canino e Montalto di Castro, infine VT25 nel Comune di Tarquinia e Tuscania.

Sono stati due giorni importanti per spiegare in dettaglio la contrarietà al deposito Nazionale, da parte dei relatori che avevano 10 minuti e una presentazione di 5 slide a disposizione, una partecipazione blindata e per niente interlocutoria, si interveniva e dallo studio commentavano senza diritto di replica.

Sono intervenuti per il Lazio, quasi tutti i tecnici incaricati dai Sindaci per la redazione delle osservazioni, l’unico Sindaco che ha letto la sintesi delle osservazioni è stato il Sindaco di Tarquinia.

Al seminario ho rappresentato come presidente di Italia Nostra Sezione Etruria di Tarquinia, Montalto e Canino, anche le altre associazioni che avevano sottoscritto le osservazioni, la Lipu – lega italiana protezione uccelli – Forum ambientalista – il Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia – il Comitato 100% farnesiana e il Comitato per la difesa della valle del Mignone.

Il mio intervento è stato anticipato da una breve premessa, esprimendo il personale disaccordo con il metodo Sogin che seppur stigmatizzando il grande lavoro di partecipazione dei cittadini, hanno continuato a confondere la pubblicità dell’iter autorizzativo con la vera e propria partecipazione. Le osservazioni sono state pubblicate sul sito ma non vi è stato di certo il tanto declamato DIBATTITO PUBBLICO, in questo percorso il cittadino è stato escluso. La scelta la faranno, soltanto i Sindaci anche senza la dovuta partecipazione dei cittadini.

Anche le risposte in diretta alle numerose domande inviate, sarebbero state partecipazione, vera, il risultato è invece edulcorato dalle buone maniere della conduzione.

L’area individuata come VT-25 è posizionata a cavallo della SP dogana che taglia quasi perfettamente a metà la superficie totale dell’area di (ha) 361, ricadenti tra il Comune di Tarquinia e quello di Tuscania.

La parte appartenente al Comune di Tarquinia, circa 150 ettari ed interamente corrispondente al territorio della «Roccaccia», in parte è di proprietà dell’Università Agraria di Tarquinia, terreni soggetti agli usi civici.

Ho sottolineato con forza che l’area interessata ad uso civico, ha un valore sottostimato dalle indagini tecniche di Sogin, poiché rappresenta l‘eventuale e inopportuna modifica territoriale che renderebbe non fruibili i relativi diritti di uso civico, che ha consentito alle tante generazioni di godere dei beni e del paesaggio intatto che aveva nei secoli precedenti.

L’area è in parte coltivata a grano, in parte è lasciata incolta, per questo motivo agli occhi di chi ha scritto la relazione sul sito di VT25, la ritiene di non altissimo valore naturale.

Su questo concetto si basa l’errore, ritenere non importante la naturalità dei luoghi e del suo paesaggio.

Sapete chi ha già fatto questo errore? L’ha fatto l’ANAS con il tracciato verde nella Valle del Mignone, sapete che fina ha fatto il progetto? E’stato bocciato dal tribunale del TAR, l’opera proposta è dichiarata e documentata in ben due pareri negativi del Minambiente, definita“immiticabile” e non può essere semplicemente oggetto di compensazioni ambientali, in questo caso economiche ritornando al progetto della CNAPI.

Sogin ritiene che l’area sia poco abitata, l’area è distante 9 km dal nucleo abitativo di Tarquinia, 13 Km da quello di Monte Romano e 10 km dalla Località marittima Spinicci (Tarquinia) che insieme a Tarquinia lido d’estate possono ospitare più di 50.000 persone in un giorno, non ci sembra un posto poco abitato.

Ho lasciato agli atti una serie di domande: Alla fragilità naturalistica si aggiunge quella sismica, sottostimata nel comune di Tarquinia, ma segnalata nell’area adiacente del comune di Tuscania, come è stato possibile far rientrare questa area tra le idonee?

Le linee guida di Ispra potrebbero non tenere conto dell’importanza delle aree naturali?

I corsi d’acqua e l’estrema vulnerabilità idraulica dell’area sono stati presi in considerazione?

Sui 40 ettari del parco tecnologico saranno autorizzate anche esperimentazione? Perché non è possibile sapere fin da ora a che cosa è esattamente destinato?

L’iter della CNAPI finirà con una manifestazione di interesse, se nessun comune parteciperà come avverrà la scelta?

A tutte queste domande ci saranno risposte scritte e pubblicate nelle pagine web del Seminario Nazionale che si chiuderà il 15 Dicembre, dopo di che ci saranno soltanto 30 giorni per le ulteriori osservazioni.

Sogin si è presa 11 anni per tirare fuori la proposta, i territori interessati avranno pochi giorni per replicare, questa secondo noi, non è partecipazione!

Per ITALIA NOSTRA Sezione Etruria Marzoli Marzia




Covid, salgono ancora incidenza e Rt: Friuli Venezia Giulia a rischio alto

Individuata nuova variante in Francia

Secondo i dati del monitoraggio settimanale della cabina di regia l’incidenza settimanale del Covid a livello nazionale continua ad aumentare. Nei giorni tra il 5 e l’11 novembre è salita a 78 per 100mila abitanti contro 53 per 100mila abitanti della scorsa settimana. Sale anche l’indice di trasmissibilità Rt: pari nei giorni tra il 20 ottobre e il 2 novembre a 1,21, in aumento rispetto alla settimana precedente (1,15).

E’ stabile e sopra la soglia epidemica, rileva il monitoraggio, l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (Rt 1,14 (1,1-1,19) al 2/11/2021 vs Rt 1,12 (1,06-1,17) al 26/10/2021). Si ritiene che le stime di Rt siano poco sensibili al recente aumento del numero di tamponi effettuati, poiché tali stime sono basate sui soli casi sintomatici e/o ospedalizzati.

La situazione negli ospedali – Aumenta il livello di occupazione dei posti letto ospedalieri per Covid-19: il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 4,4% (rilevazione giornaliera ministero della Salute all’11 novembre) contro il 4% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 4 novembre). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 6,1% (rilevazione giornaliera ministero della Salute all’11 novembre) contro il 5,3% al 28 ottobre. I valori si mantengono comunque sotto la soglia di allerta fissata al 10% e al 15%.

Le Regioni a rischio moderato – Venti Regioni e Province autonome risultano classificate questa settimana a rischio moderato. Solo la Calabria è classificata a rischio basso. La scorsa settimana, invece, tutte le Regioni e Province autonome risultavano classificate a rischio moderato. Inoltre, 11 Regioni/PPAA riportano un’allerta di resilienza. Nessuna riporta molteplici allerte di resilienza.

Allarme in Friuli Venezia Giulia – In base ai dati del monitoraggio, una sola Regione, il Friuli Venezia Giulia, è ad alta probabilità di progressione a rischio alto.

In aumento i casi non associati a catene di trasmissione – E’ in forte aumento il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (11.001 vs 8.326 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in diminuzione (34% vs 35% la scorsa settimana). È in aumento anche la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (48% vs 47%). Rimane stabile la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (18% vs 18%).

Individuata nuova variante in Francia


A Bannalec, comune da 5.600 abitanti nella regione francese della Bretagna, è stata individuata una nuova variante del coronavirus, “molto diversa” dalle altre, secondo le autorità sanitarie. E’ quanto scrive in esclusiva il quotidiano Le Télégramme, parlando del piccolo cluster nella cittadina, con 24 casi confermati. In tutto si tratta di 18 studenti e sei adulti a contatto con loro, contagiati nella scuola Mona Ozouf; i primi casi il 15 ottobre.

Si tratterebbe, dunque, di una variante talmente lontana da quelle in circolazione che ci è voluto molto tempo per identificarla. 

Dopo i casi di positività, nella scuola Mona Ozouf, due delle 12 classi sono state chiuse, seguite da altre due e ulteriori tre nei giorni successivi. “Questo ritardo è stato un errore”, ha dichiarato a Le Télégramme una fonte delle autorità sanitarie, ma ufficialmente la situazione è sotto controllo.




Guerra al Covid: dal 1 dicembre terza dose anche per la fascia dai 40 ai 60 anni

Si apre una nuova fase che vedrà coinvolti altri 15 milioni di italiani compresi in questa fascia anagrafica

Si allarga la platea degli italiani che riceveranno la terza dose della vaccinazione anti-Covid: dal primo dicembre, infatti, potranno essere immunizzati con la cosiddetta dose booster, utilizzando un vaccino a mRna, anche le persone tra i 40 ed i 60 anni per le quali siano trascorsi sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario con due dosi.

Ad annunciare l’estensione della campagna è il ministro della Salute Roberto Speranza, che definisce la terza dose come “assolutamente strategica”.

Da dicembre si aprirà dunque una nuova fase che vedrà coinvolti altri 15 milioni di italiani compresi in questa fascia anagrafica. “Con il confronto svolto – ha spiegato il ministro durante il question time alla Camera – annuncio che facciamo un ulteriore passo avanti. La terza dose è strategica per la campagna vaccinale: siamo all’83,7% di persone che hanno completato il ciclo vaccinale ed il richiamo ad oggi è stato offerto a 2,4 milioni di persone”.

I 40-60enni si aggiungono dunque alle categorie per le quali la somministrazione della terza dose – sempre a 6 mesi dal ciclo vaccinale completo – è già iniziata, ovvero i soggetti immunocompromessi, i fragili, i sanitari, gli over60 e coloro che sono stati vaccinati con l’immunizzante monodose J&J. Un’altra novità potrebbe inoltre arrivare per il personale sanitario. Durante la Cabina di regia a palazzo Chigi, secondo quanto si apprende, Speranza ha infatti avanzato la proposta di estendere l’obbligo vaccinale per i sanitari anche per la terza dose. Per il momento è stata soltanto avviata la discussione nel governo, in vista di una successiva approvazione di una norma ad hoc, e in cabina di regia non sarebbero state mosse obiezioni alla proposta del ministro.

“Il cts ha rappresentato che la norma che ha consentito l’estensione da 9 a 12 mesi del green pass per i vaccinati è stato frutto di un’unica e univoca volontà parlamentare: l’estensione del green pass fino a 12 mesi potrà essere rivista in futuro se emergeranno nuovi dati o studi. Ogni settimana l’Iss presenta un rapporto sull’efficacia dei vaccini e i dati consentono di aggiornare le indicazioni. Da settembre osservati primi segnali di perdita di efficacia per cui è raccomandata una dose aggiuntiva per alcune categorie”. Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza rispondendo al question time alla Camera.

E’ stata confermata la fiducia, chiesta dal governo, sul decreto green pass, approvato dal Senato con 199 voti favorevoli e 38 contrari, nessuna astensione. Il provvedimento, varato dall’esecutivo il 21 settembre scorso, disciplina le modalità per estendere l’obbligo della certificazione vaccinale nei luoghi di lavoro del settore pubblico e privato. Sarà ora trasmesso alla Camera per la conversione definitiva in legge.

Tra le novità introdotte dal decreto green pass c’è la semplificazione dei controlli che scatterebbe per i lavoratori del settore privato, che possono chiedere di consegnare al proprio datore di lavoro una copia del green pass. Così facendo, “sono esonerati dai controlli da parte dei datori di lavoro”, per tutta la durata della validità della certificazione vaccinale. La novità è contenuta in un emendamento del Pd (prima firmataria la senatrice Valeria Fedeli), riformulato dal governo e approvato dalla commissione Affari costituzionali del Senato.

L’emendamento del Pd è stato condiviso da gran parte dei gruppi di maggioranza e sottoscritto da senatori di Forza Italia, Italia viva e Lega. La modifica introdurrebbe di fatto anche una deroga sui controlli del green pass, visto che per ora il datore di lavoro rischia sanzioni se non dovesse fare controlli sul certificato.




Emergenza clima: ANBI e SVIMEZ a confronto con rappresentanti di Governo, Parlamento e Sindacati

Mercoledì 10 novembre alle ore 10.30 nella Sala Fellini del Centro Congressi Roma Eventi

Nel corso dell’incontro saranno forniti i dati più aggiornati sulla condizione del territorio italiano e sullo stato dei finanziamenti per il contrasto alla crisi climatica

“L’Italia spende solo il 45% delle risorse comunitarie assegnate: questo deve essere un assillo per tutti i soggetti decisori; dobbiamo dare risposte immediate per garantire un futuro migliore alle giovani generazioni”: l’appello è di Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto al cinquantenario della convenzione fra ENPAIA (Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e gli Impiegati in Agricoltura) e SNEBI (Sindacato Nazionale Enti Bonifica e Irrigazione), da cui nacque il fondo mutualistico a tutela dei lavoratori consorziali.

“Per contrastare l’emergenza climatica – aggiunge Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – serve un grande sforzo comune e nuove risorse per la sistemazione del  territorio, ad iniziare dall’assetto idrogeologico. È necessario lavorare insieme per scrivere una pagina nuova del Paese. In questo, i Consorzi di bonifica ed irrigazione dimostrano capacità progettuale e rispetto dei cronoprogrammi. A fronte, però, di progettazioni definitive ed esecutive, ammesse a finanziamento per quasi 1 miliardo e mezzo di euro, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede nuove risorse per soli 520 milioni circa, nonostante l’Italia spenda mediamente  7 miliardi di euro all’anno per riparare danni da calamità naturali. Della necessità di colmare questo divario – conclude il Presidente di ANBIparleremo (domani) mercoledì 10 Novembre nel corso di un confronto, organizzato insieme a SVIMEZ, con rappresentanti di Governo e Parlamento, nonché dei sindacati. L’appuntamento è alle ore 10.30 nella Capitale, al Centro Congressi  Roma Eventi.  Dati alla mano, cercheremo alleanze per sollecitare scelte politiche ormai urgentissime, come drammaticamente  testimonia  l’apparire degli uragani sul mare Mediterraneo.”

Partecipano all’incontro:

Francesco VINCENZI, Presidente ANBI

Luca BIANCHI, Direttore SVIMEZ

insieme a

Giordano COLARULLO, Direttore Generale UTILITALIA

Tina BALI’, Segretaria Nazionale FLAI-CGIL

Erasmo D’ANGELIS , Segretario AdBD Appennino Centrale

a confronto con

Alessandro MORELLI, Viceministro Infrastrutture e mobilità sostenibili

Francesco BATTISTONI, Sottosegretario MiPAAF

Fabio MELILLI, Presidente Commissione Bilancio Camera

Gianpaolo VALLARDI, Presidente Commissione Agricoltura Senato

Alessia ROTTA, Presidente Commissione Ambiente  Camera

Filippo GALLINELLA, Presidente Commissione Agricoltura Camera

Giuseppe L’ABBATE, Commissione Agricoltura Camera

Giuseppe BLASI, Capo Dipartimento DIPEISR – MiPAAF

Attilio TOSCANO, Struttura di Missione Ministero Infrastrutture




Cambiamenti climatici, servono risposte immediate per il territorio: i conti che non tornano sulle nuove risorse del PNRR

“L’Italia spende solo il 45% delle risorse comunitarie assegnate: questo deve essere un assillo per tutti i soggetti decisori; dobbiamo dare risposte immediate per garantire un futuro migliore alle giovani generazioni”: l’appello è di Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto al cinquantenario della convenzione fra ENPAIA (Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e gli Impiegati in Agricoltura) e SNEBI (Sindacato Nazionale Enti Bonifica e Irrigazione), da cui nacque il fondo mutualistico a tutela dei lavoratori consorziali.

“Per contrastare l’emergenza climatica – aggiunge Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – serve un grande sforzo comune e nuove risorse per la sistemazione del  territorio, ad iniziare dall’assetto idrogeologico. È necessario lavorare insieme per scrivere una pagina nuova del Paese. In questo, i Consorzi di bonifica ed irrigazione dimostrano capacità progettuale e rispetto dei cronoprogrammi. A fronte, però, di progettazioni definitive ed esecutive, ammesse a finanziamento per quasi 1 miliardo e mezzo di euro, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede nuove risorse per soli 520 milioni circa, nonostante l’Italia spenda mediamente 7 miliardi di euro all’anno per riparare danni da calamità naturali. Della necessità di colmare questo divario – conclude il Presidente di ANBI – parleremo (domani) mercoledì 10 Novembre nel corso di un confronto, organizzato insieme a SVIMEZ, con rappresentanti di Governo e Parlamento, nonché dei sindacati. L’appuntamento è alle ore 10.30 nella Capitale, al Centro Congressi  Roma Eventi.  Dati alla mano, cercheremo alleanze per sollecitare scelte politiche ormai urgentissime, come drammaticamente  testimonia  l’apparire degli uragani sul mare Mediterraneo.”




Emergenza Covid, aumentano contagi ma rallenta la curva: accellerazione su terze dosi

Scuola, entrano in vigore da oggi le nuove quarantene

La terza dose traina la campagna vaccinale: sono 2.128.928 quelle finora somministrate, pari al 35,40% della platea (finora over 60, sanitari e fragili almeno 6 mesi dopo il richiamo). La somministrazione delle terze dosi già viaggia al ritmo di 100 mila iniezioni al giorno e con questa media si spera nel traguardo dei 7 milioni di italiani con booster entro il 2021, in vista di ulteriori inoculazioni alle prossime fasce di età under 60. 

Le cosiddette dosi aggiuntive sono 338.595 (38,33% della platea, ovvero i fragili) mentre le booster (tra cui entrano oltre a over 60 e sanitari anche chi ha fatto almeno da sei mesi il siero di J&J) sono 1.790.333 (34,89%della platea). I dati sulle fasce di rischio delle varie Regioni in tutto il Paese non preoccupano e tutta l’Italia centra l’obiettivo zona bianca probabilmente almeno fino a metà novembre: è del 4% l’occupazione delle terapie intensive a livello nazionale e del 6% (con un aumento dell’1%) quella in area medica non critica negli ospedali per i casi Covid in Italia, sotto alle soglie fissate dagli indicatori rispettivamente del 10% e del 15%. Due le regioni che hanno raggiunto la soglia per le intensive, le Marche con l’11% in crescita (era all’8% il primo novembre scorso) e il Friuli Venezia Giulia al 10%. Nelle due regioni i ricoveri in area medica non critica sono per fortuna sotto la soglia di diversi punti percentuali: le Marche sono al 6% e il Friuli Venezia Giulia al 9% (+1% sul giorno precedente). I dati di occupazione più alti in area medica si registrano in Calabria con il 12% (+1%), nella provincia di Bolzano con l’11% ma in discesa di un punto percentuale, e in Valle d’Aosta che ha registrato un balzo in avanti del 7% portandosi sull’11%.

Figliuolo: “Valutiamo abbassamento età terza dose”

“A breve incontrerò il ministro Speranza e il Comitato scientifico per sciogliere le riserve su un ulteriore abbassamento,  ovviamente in base alle evidenze scientifiche, dell’età alle quale somministrare le terze dosi. Il Piemonte è partito velocissimo. Bisogna continuare su questa strada”. Lo ha detto il generale Francesco Paolo Figliuolo, a Torino dopo aver partecipato insieme al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, alla riunione settimanale del Dirimei sull’emergenza Covid.   “Nonostante l’aumento dei contagi in tutta Europa – ha aggiunto – l’Italia è tra le nazioni europee e nel mondo messe meglio e credo che il prossimo Natale sarà un buon Natale. Confido ancora, e non smetterò di farlo, che gli indecisi facciano la prima dose. Attualmente siamo a 15-20.000 prime dosi in Italia. Mi accontenterei di proseguire così. Con circa 20.000 dosi al giorno in 2 mesi arriveremo vicino al 90% di cittadini vaccinati”.

Aumentano i contagi ma curva rallenta

Nella settimana appena trascorsa, 1-7 novembre 2021, continuano a salire i contagi da Covid-19 in Italia, ma la curva rallenta rispetto alle settimane precedenti. In crescita i decessi, che da inizio ottobre seguono una curva ondulatoria comunque in leggero aumento. Da quanto emerge dall’analisi dei numeri nei bollettini quotidiani forniti da Ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità, tra 1 e 7 novembre scorsi sono stati in totale 36095 i casi di nuovi contagi in Italia: +17,22% rispetto ai 30792 della settimana precedente.

Costa: “Lento incremento sulle prime dosi”

“Seppur lento, c’è un incremento anche sulle prime dosi. Credo che la maggior parte di chi oggi non si è vaccinato non sia ascrivibile alla categoria dei novax, nei confronti dei quali ogni evidenza scientifica pare essere inutile, ma che ci sia parte dei cittadini che si possono convincere e coi quali dobbiamo allacciare un dialogo e diffondere un messaggio di positività e di fiducia nei confronti dei vaccini”. Lo ha detto Andrea Costa, sottosegretario alla Salute, a margine dell’evento celebrativo dei cento anni di Assosementi in corso a Bologna.   Il sottosegretario ha affrontato anche il tema dei vaccini per i bambini. “Non credo che spetti alla politica stabilire se un vaccino può e deve essere somministrato agli under 12 – ha detto – Dobbiamo affidarci anche in questo caso alla scienza,nel momento in cui il vaccino verrà certificato vorrà dire chela scienza ha stabilito che quel vaccino ha soprattutto e prima di tutto dei benefici nei confronti di chi lo riceve”. Quanto al Green pass, ha aggiunto, “non ci sono all’ordine del giorno modifiche”, “sul suo prolungamento valuteremo, come sempre ha detto il presidente Draghi, a ridosso della scadenza quello che sarà il quadro epidemiologico e quello che sarà il quadro dei vaccinati”.

Vaia: “Troppo concentrati sui no vax, spingere terze dosi”

”Ci concentriamo troppo sui no vax, che  sono una minoranza. Bisognerebbe piuttosto spingere sulla  terza dose, nelle fasce di popolazione fragili, negli over 80, nei  sanitari, in coloro che hanno rapporti con il pubblico, e convincere  soprattutto chi non ha completato il ciclo vaccinale, ancora troppi.  In Italia si è immunizzato l’85% delle persone: è più facile  persuadere loro a sottoporsi a una terza iniezione, piuttosto che far  vaccinare uno che finora non lo ha ancora fatto, salvo che non  pensiamo ad azioni coraggiose di obbligo per fasce di popolazione. Ma  quest’azione dovrà necessariamente essere accompagnata ad altre che  riconquistino la fiducia del cittadino nello strumento vaccino che in  questi giorni sento vacillare”. Lo dice a Libero Francesco Vaia,  direttore dello Spallanzani di Roma, l’Istituto Nazionale per le  Malattie Infettive.

Mantovani: “La terza dose va somministrata”

La terza dose “va somministrata, alla luce di quanto ci suggeriscono i dati scientifici. E comunque ci sono almeno tre buoni motivi: proteggere me stesso,i miei cari e le persone con cui vengo in contatto soprattutto se sono un sanitario”. Lo dice in due interviste al Corriere della Sera e a la Repubblica l’immunologo Alberto Mantovani,direttore scientifico dell’Humanitas di Rozzano e professore emerito all’Humanitas University di Milano, che propone: “Diventiamo ambasciatori dei vaccini. Noi medici e scienziati non dovremmo andare solo in tv, ma anche in scuole e quartieri a incontrare la gente e ascoltarne i dubbi”.   

L’immunità di gregge “è irraggiungibile, ma possiamo puntare a un’immunità di famiglia, soprattutto in vista del Natale”.   Due dosi “dopo 6-8 mesi, ma probabilmente anche un po’ più a lungo, proteggono in modo soddisfacente da ricovero e morte. I numeri inglesi però ci mostrano un calo della protezione nei confronti del contagio e della malattia leggera. La terza dose serve a rafforzare le nostre difese” aggiunge. La terza dose non comporta rischi per la salute, “non c’è alcun aumento della tossicità” sottolinea. Per quanto riguarda l’arrivo delle nuove pillole antivirali, “ci sono diversi ‘se’. Non è una cura miracolosa, né tanto meno un’alternativa alla vaccinazione”.

Crisanti: “Per gli under 12 meglio prudenza, aspettare nuovi dati”

Nel caso degli under 12, “meglio usare un eccesso di prudenza, anche per non dare nuove argomenti ai no vax: aspettiamo nuovi dati più estesi, una volta che li avremo potremo procedere alla vaccinazione anche dei piu’ piccoli in sicurezza”. Lo ha affermato Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia all’Universita’ di Padova, intervenendo ad “Agora’” su Raitre. “”Otto-nove vaccinazioni obbligatorie si fanno proprio da piccoli – ricorda Crisanti – non c’è problema da questo punto di vista ma trattandosi in questo caso di vaccini nuovi dal punto di vista tecnologico è meglio eccedere in cautela: i primi dati Pfizer in arrivo dagli Stati Uniti su un campione di circa 3.500 bimbi indicano che non ci sono pericoli ma presto, ripeto, avremmo dati più estesi e potremo essere ancora più tranquilli”.

E sul green pass dice : “La durata del Green pass va allineata a quella del vaccino: la maggior parte degli italiani si e’ vaccinata tra aprile e luglio, rischiamo tra qualche mese di avere ambienti meno sicuri, con persone che hanno probabilita’ piu’ elevate di infettarsi e di trasmettere il virus. Dai dati attualmente disponibili – ha ricordato Crisanti – emerge che dopo sei mesi la protezione del vaccino contro l’infezione cala dal 95 al 40% mentre quella contro la malattia e forme gravi scende dal 90 al 65%”.

Scuola, entrano in vigore da oggi le nuove quarantene

Il protocollo da oggi in vigore nelle scuole prevede misure diverse a seconda della fascia d’età degli alunni e dello status vaccinale. Se c’è un caso positivo, i compagni di classe faranno un test e se il risultato sarà negativo si potrà tornare a scuola. Poi si farà un altro tampone dopo 5 giorni. Con 2 positivi i vaccinati o negativizzati negli ultimi 6 mesi faranno il tampone, i non vaccinati la quarantena. Con 3 contagi andrà in quarantena tutta la classe. Per i più piccoli è previsto un test subito e una quarantena di 10 giorni. Per i prof, dipende dal tempo di permanenza nella classe e dal contatto con il positivo. Il preside sospende le lezioni nel caso in cui l’Asl “non possa intervenire subito”. I dati sui vaccinati non sono nella disponibilità della scuola e “non vanno trattati”.