Covid, dai ricercatori italiani arriva la “terza arma” contro il virus e le varianti

E’ una tecnica di precisione messa a punto in Italia, dove è già stato registrato un brevetto

C’è una nuova strada per ostacolare l’ingresso nelle cellule del virus SarsCoV2 e delle sue varianti. E’ diversa sia dai vaccini sia dagli anticorpi monoclonali, e si candida a essere la terza arma contro il virus responsabile della pandemia di Covid-19.

E’ una tecnica di precisione messa a punto in Italia, dove è già stato registrato un brevetto, è pubblicata sulla rivista Pharmacological Research e si deve alla collaborazione fra Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), Scuola Superiore Sant’Anna e Università di Milano.

I tre gruppi di ricerca, guidati rispettivamente da Paolo Ciana (università di Milano), Vincenzo Lionetti (Scuola Superiore Sant’Anna) e Angelo Reggiani (Iit), hanno deciso di spostare l’attenzione dalle caratteristiche del virus a quelle della cellula umana bersaglio del virus. Per questo la tecnica non guarda alla proteina Spike, che il SarsCoV2 usa come un grimaldello molecolare per entrare nella cellula, ma si concentra sulla principale porta d’ingresso che il SarsCoV2 utilizza per entrare nelle cellule, ossia il recettore Ace2. Prendendo di mira la porta d’ingresso anziché il virus diventa infatti automatico riuscire a bloccare tutte le possibili varianti.

“Il nostro approccio porta una novità significativa al paradigma terapeutico”, scrivono i ricercatori nell’articolo. “Protegge infatti la cellula bersaglio del virus invece di concentrarsi sul virus e questo – osservano – è particolarmente interessante alla luce del numero crescente di mutazioni del virus che potrebbero sfuggire alle attuale strategie di immunizzazione”.

Il punto di partenza sono stati filamenti di acidi nucleici chiamati aptameri, capaci di legarsi a molecole e proteine. Con l’aiuto del computer, i ricercatori ne hanno individuato uno che si lega alla regione del recettore Ace2 chiamata K353 e che interagisce anche con una delle chiavi molecolari del virus. Se il filamento di acido nucleico occupa la serratura usata dal virus, quest’ultimo non può azionare la sua chiave e di conseguenza non riesce a entrare nella cellula.

Al momento la ricerca italiana ha scoperto due aptameri anti K353. “Grazie a questo studio – osservano i ricercatori – sarà adesso possibile sviluppare un nuovo approccio terapeutico di precisione per prevenire l’infezione da Covid-19 in forma grave, senza stimolare il sistema immunitario o avere effetti collaterali importanti correlati ai più famosi farmaci costituiti da anticorpi monoclonali o altre proteine terapeutiche. In questo senso, infatti, le potenziali tossicità degli acidi nucleici come farmaci sono di gran lunga inferiori rispetto ad altri farmaci innovativi come gli anticorpi monoclonali o altre proteine terapeutiche”.




Green pass, Governo e Regioni a confronto per fronteggiare 4 ondata

Si terrà oggi pomeriggio l’incontro tra le Regioni e il Governo sulle nuove misure per fronteggiare la quarta ondata del Covid.

A palazzo Chigi saranno presenti i ministri degli Affari Regionali e della Salute Mariastella Gelmini e Roberto Speranza e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli.

Le Regioni parteciperanno alla riunione in videocollegamento

“L’obbligo vaccinale è una necessità, non è più una opzione. Quanti morti ancora devono esserci perché qualcuno si convinca che al vaccino non c’è alternativa, quanti”. E’ la posizione del governatore della Sicilia, Nello Musumeci, che si è espresso così durante la convention del suo movimento DiventeràBellissima, a Catania. 

Sale il pressing di regioni e scienziati sul Governo per accelerare sul Green pass rafforzato. Frenano i sindacati.

Palazzo Chigi avvia l’istruttoria per decidere le nuove misure sul Green pass. Un percorso che comincia oggi e che, in questa settimana, sarà caratterizzato da riunioni di carattere tecnico e politico. Le regioni, si ipotizza in ambienti di governo, potrebbero palesarsi a Palazzo Chigi da martedì in poi. Successivamente sono previste la cabina di regia e poi il cdm che dovrà decidere la sintesi finale, una sintesi che potrebbe arrivare in via definitiva anche la settimana prossima.

Stretta sul Green pass per mantenere aperte le attività economiche, specie quelle che hanno più patito durante la pandemia. Lo auspica il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: “Sostengo la proposta del presidente del Friuli Venezia Giulia” Massimiliano Fedriga, ha detto a margine di un evento a Cesena. “Che chi sia vaccinato abbia una corsia preferenziale in quei luoghi, in particolare, per evitare di chiuderli o di restringerli troppo, credo sia giusto”, ha dichiarato Bonaccini. 




Covid, il rapporto dell’Iss: ultimo mese 64% dei ricoveri in terapia intensiva e il 45% dei morti avvenuti tra i non vaccinati

Nell’ultimo mese in Italia il 64% dei ricoveri in terapia intensiva e il 45,3% dei decessi sono avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino anti-Covid. Il dato emerge dal Report dell’Istituto superiore di Sanità. E l’Oms lancia l’allarme per l’Europa: si temono altri 500mila morti entro marzo. E il direttore per il Vecchio Continente Kluge: vaccinate di più. 

I nuovi dati del Report evidenziano infatti che il tasso di decesso nei non vaccinati (65 per 100mila) è circa nove volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro sei mesi (7 per 100mila) e sei volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi (11 per 100mila).

Cala l’efficacia vaccinale dopo sei mesi

Evidenziato anche il calo di efficacia degli immunizzanti dopo sei mesi: la protezione determinata dal vaccino per i vaccinati da più di 6 mesi cala dal 95% all’82%, afferma l’Iss, sottolineando che “dopo 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale si osserva una forte diminuzione dell’efficacia vaccinale nel prevenire le diagnosi in corrispondenza di tutte le fasce di età”. Con questo quadro epidemico, ha osservato il presidente Iss Silvio Brusaferro, “gli scenari futuri dipendono dai nostri comportamenti: se in Italia la curva di crescita del contagio è relativamente più contenuta che nei Paesi confinanti, è perché siamo un Paese che ha copertura vaccinale più elevata. Se la partita che stiamo giocando si analizza di minuto in minuto, il suggerimento – ha ribadito – è senz’altro fare la terza dose, anche a quel 40% di over80 spesso fragili con patologie”.

Nessuno, al momento, può dire se la terza dose basterà: “Forse le tre dosi possono essere il ciclo che immunizza per un tempo lungo, o potranno servire dei richiami, l’acquisizione delle evidenze scientifiche sulla copertura è in corso”, ha spiegato il presidente Iss, precisando anche che la nuova pillola anti-Covid che a breve arriverà in Italia “non è uno strumento alternativo al vaccino: sono due logiche diverse e complementari”.

I numeri del bollettino quotidiano del ministero della Salute confermano la chiara tendenza alla risalite della curva, anche se con un trend più lento rispetto ad altri Paesi europei. I nuovi contagi passano dunque dai 10.544 di ieri a 11.555 e si contano 49 vittime in un giorno (venerdì 48).

Balzo di nuovi positivi in Veneto

A preoccupare, come segnalato anche nell’ultimo monitoraggio settimanale della Cabina di regia, sono ora soprattutto le regioni del nord-est, come Friuli Venezia GiuliaVeneto e Provincia autonoma di Bolzano. Proprio in Veneto si è registrato un forte balzo dei nuovi positivi: 1.928 nelle ultime 24 ore, un dato che non si rilevava dai giorni caldi della terza ondata del virus. Si contano 13 vittime in più rispetto a venerdì. 

Oms: in Europa altri 500mila morti entro marzo senza nuove misure A fronte di questo quadro epidemiologico, arriva un inquietante avvertimento da parte dell’Oms. In Europa ci potrebbero essere altri 500mila morti di Covid entro marzo se non vengono prese misure urgenti per fermare la pandemia”, avverte l’Organizzazione mondiale della sanità. Il direttore per l’Europa Hans Kluge, dice il Guardian, ha detto di essere molto preoccupato per la nuova ondata di contagi e ha lanciato un appello per l’aumento delle vaccinazioni anche se, ha aggiunto, l’obbligo vaccinale deve essere un’opzione estrema.




Leopolda, Renzi: “Al voto né con il centrodestra, né con Pd-M5s. Il centro sarà uno spazio politico decisivo”

Giornata conclusiva della Leopolda a Firenze. Intervento finale di Matteo Renzi 

“Ho l’impressione che i principali leader delle forze politiche italiane, i leader di M5s, Pd, Lega e FdI, abbiano l’interesse ad andare a votare: interesse che è politico, e in alcuni casi personale, perché qualcuno vuole portare in parlamento prima possibile il suo gruppo di riferimento, è un dato di fatto oggettivo”.

Lo ha detto Matteo Renzi, leader di Italia Viva, nell’intervento finale di Leopolda 11. “La democrazia italiana è più forte, di tutto anche del mojito di Salvini o della pochette di Conte”. Lo ha detto Matteo Renzi, leader di Italia Viva, nell’intervento finale di Leopolda 11. “Noi abbiamo fatto – ha aggiunto – contro l’opinione dell’allora gruppo dirigente del Pd l’operazione contro il Papeete nell’agosto del 2019, prendendo una scatola di Maalox e accettando di stare al governo con i 5 Stelle in quella stagione, perché sapevamo che se avessimo detto il contrario, cioè se avessimo portato il paese a votare, il paese sarebbe finito nelle mani di Salvini e meloni per 5 anni, e tra due mesi avrebbero eletto un presidente sovranista. Non le prendo lezioni da chi in quella stagione politica ci spiegava che bisognava affrontare a viso aperto il populismo e sovranismo: non è così, ci vuole flessibilità in politica”. Renzi ha citato un discorso del 1978 di Aldo Moro: “La nostra flessibilità ha salvato fino a qui più che il nostro potere la democrazia italiana, diceva, e la nostra flessibilità nel 2019 prima e nel 2021 poi forse non ha salvato la democrazia italiana, ma salvato la stabilità economica europea mandando a casa prima Salvini e poi Conte”.

Se Salvinie la Meloni faranno l’asse di destra e il Pd rinnegando le battaglie che abbiamo fatto insieme sceglie di allearsi con Il M5s è naturale che alle elezioni di giugno dovremmo occupare quello spazio politico della Leopolda, noi siamo quelli che sono sempre rimasti là“. Lo ha detto il leader di Iv, Matteo Renzi, chiudendo la Leopolda, a Firenze. Il centro è “uno spazio politico di vittoria o di sconfitta che in questo momento segna i governi in Germania, Francia, Usa, che può essere e probabilmente sarà decisivo alle elezioni, specie se ci saranno nel 2022” dice leader di Italia Viva. “A Palermo non stiamo con Miccichè, stiamo con Davide Faraone che è una cosa diversa; poi Micciché faccia lui, Provenzano faccia lui, ma noi a Palermo ci candidiamo per guidare una città che negli ultimi anni non è riuscita neanche a seppellire i propri morti”. Lo ha detto Matteo Renzi, leader di Italia Viva, nell’intervento finale di Leopolda 11. “Caro Davide, Palermo ha bisogno di te, e noi siamo convinti che la tua candidatura a sindaco di Palermo non sarà figlia di un accordicchio con qualche forza politica, ma sarà una candidatura che parla alla città di Palermo”, ha aggiunto Renzi.




Iss, il tasso delle morti dei non vaccinati è nove più alto

Il tasso di decesso nei non vaccinati (65 per 100.000) è circa nove volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro sei mesi (7 per 100.000) e sei volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi (11 per 100,000).Lo rileva il Report esteso di sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che completa il monitoraggio settimanale.Nell’ultimo mese il 64,0% dei ricoveri in terapia intensiva e il 45,3% dei decessi sono avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino anti-Covid.

Il dato emerge sempre dal Report. Nel periodo 8/10/2021 – 7/11/2021, rileva l’Iss, nelle terapie intensive si registrano 424 persone non vaccinate su un totale di circa 8 milioni di non immunizzati in Italia, e sono presenti 177 ricoverati vaccinati completi da meno di 6 mesi su 39 milioni di vaccinati completi.Negli ultimi 30 giorni, si legge nel Report esteso, sono stati notificati 50.564 casi di Covid-19 (39,9%) fra i non vaccinati, 3.980 casi (3.1%) fra i vaccinati con ciclo incompleto, 60.407 casi (47,7%) fra i vaccinati con ciclo completo entro sei mesi, 11.215 (8,9%) fra i vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi e 537 casi (0,4%) fra i vaccinati con ciclo completo con dose aggiuntiva/booster.    Il 51,0% delle ospedalizzazioni, il 64,0% dei ricoveri in terapia intensiva e il 45,3% dei decessi sono avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino. Ricoverati in terapia intensiva, di contro, si registra 14 casi (2,1%) tra i vaccinati con ciclo incompleto; 177 casi (26,7%) tra vaccinati con ciclo completo entro 6 mesi; 45 casi (6,8%) tra vaccinati con ciclo completo da più di 6 mesi e 2 casi (0,3%) tra vaccinati con ciclo completo più dose aggiuntiva/booster.La protezione determinata dal vaccino anti-Covid per i vaccinati da più di 6 mesi cala dal 95% all’82%. Lo rileva il Report esteso di sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che completa il monitoraggio settimanale. “Dopo 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale – afferma l’Iss – si osserva una forte diminuzione dell’efficacia vaccinale nel prevenire le diagnosi in corrispondenza di tutte le fasce di età”.Pregliasco: ‘Terze dosi a rilento, attenzione al Natale’ – Le terze dosi per il vaccino anti-Covid “vanno a rilento. Attenzione al Natale”. Così Fabrizio Pregliasco, direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, ai microfoni di iNews24, sulle prossime festività natalizie. “Credo che dobbiamo preoccuparci, cioè pianificare le cose immaginando uno scenario non piacevole, alla luce anche di quello che sta succedendo in Europa. L’ideale – spiega – sarebbe vaccinarsi se non lo si è ancora fatto. Soprattutto dovremmo andare avanti con le terze dosi. Come stiamo vedendo in questo momento, stiamo andando avanti con un po’ di lentezza. Invece è importante proteggere al meglio chi è già vaccinato per evitare la riduzione dell’efficacia del vaccino. Poi rimane adottare un grande buonsenso e pianificare i contatti”. Ogni contatto interpersonale, aggiunge, “è a rischio e dobbiamo fare attenzione, soprattutto nel caso di visite ai parenti più fragili e a rischio infezione. In occasione dei cenoni, ridimensionarli. Poi tutto dipende da come evolverà l’andamento del virus nelle prossime settimane”.”Nello scenario peggiore, i modelli matematici ci dicono che potremmo arrivare a 30mila casi al giorno nell’arco di tre o 4 settimane se non si attuano interventi di rafforzamento delle misure di prevenzione come incentivare le vaccinazioni, rivedere il green pass adottando il modello 2g – ovvero con un accesso solo ai vaccinati o guariti nei luoghi di ricreazione, ma mantenendo la possibilità del tampone per andare al lavoro – e avere una maggiore consapevolezza del pericolo mantenendo alta l’attenzione sulla limitazione dei contatti”. Lo afferma all’ANSA Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano. “Credo che sarà necessario che il governo – ha aggiunto – studi modalità che riducano il numero dei contatti e garantiscano maggiore sicurezza nei movimenti, questo per non tornare indietro”.




Macerata, fiume Chienti in secca: scoperte captazioni abusive

Nei giorni scorsi, durante un’operazione mirata alla tutela dell’ecosistema fluviale e alla vigilanza idraulica lungo il Fiume Chienti, i militari della Stazione Carabinieri Forestale di Macerata hanno riscontrato l’abusiva messa in secca di un tratto del medesimo corso d’acqua.La causa del prosciugamento di circa 400 metri di alveo è stata individuata dai Carabinieri Forestali  in una captazione a scopo idroelettrico.In particolare, i militari hanno constatato che era stato realizzato un terrapieno in ghiaia tale da formare uno sbarramento per l’intera larghezza dell’alveo in modo che tutta l’acqua fosse convogliata nel canale idroelettrico: questo al fine di aumentarne la portata e di conseguenza la produzione di energia anche nei periodi più siccitosi come quelli della scorsa estate.È stato riscontrato inoltre che anche a valle del sistema di prelevamento del canale idroelettrico veniva rilasciata nell’alveo del fiume Chienti una minima parte dell’acqua necessaria a garantire il minimo deflusso vitale: questo comportando una seria minaccia all’integrità della vita dell’ecosistema fluviale.Dallo sviluppo delle successive indagini è emerso peraltro che per i lavori di movimentazione della ghiaia, al fine di realizzare lo sbarramento alle acque a sevizio dell’opera di presa, non vi erano autorizzazioni né idrauliche né paesaggistiche e neppure edilizie.Sono stati conseguentemente denunciati a piede libero all’Autorità Giudiziaria per diversi reati, che riguardano violazioni della normativa a tutela delle foreste, delle biodiversità, del paesaggio e dell’ecosistema, i due responsabili delle aziende proprietarie della derivazione idroelettrica.I due soggetti indagati, in caso di condanna definitiva, rischiano pene fino ad un massimo di sette anni, tra reclusione ed arresto e fino a 200.000 euro di ammenda. L’attività di polizia fluviale svolta dai Reparti Carabinieri Forestali  del Gruppo di Macerata, disposta  dal Comandante Col. Luigi MARGARITA,  è finalizzata a salvaguardare, oltre l’aspetto paesaggistico, il “bene acqua”, che è presupposto fondamentale per l’esistenza dell’ecosistema fluviale, ma costituisce anche sempre più una preziosa risorsa per la stessa vita dell’uomo.Ai fini ecologici, oltre che per garantire la vita delle specie animali e vegetali che vivono nel corpo idrico, lo scorrere dell’acqua nel fiume ne determina l’autodepurazione e l’interazione con l’attività delle falde circostanti, determinanti queste per il corretto assetto idrogeologico del territorio ed essenziali anche per molte attività agricole ed economiche.




Linguaggi e immagini violente, emulazione e aggressività

Quali effetti possono avere il linguaggio e le scene di violenza sulle condotte aggressive di alcuni giovani? Che il linguaggio e le scene di violenza incrementano l’aggressività e le esperienze emotive negative, soprattutto in età infantile, non sono solo numerose ricerche condotte sul tema a confermarlo.

Ne è fortemente convinto anche il prefetto Francesco Tagliente, specializzato in Criminologia, che nel corso degli oltre 45 anni di servizio ha avuto l’opportunità di coniugare il sapere del mondo accademico con il fare nei vari settori di cui si è occupato da poliziotto, dirigente delle “volanti” e della “sala operativa”, dell’ufficio ordine pubblico del Ministero, questore di Roma e Firenze e prefetto di Pisa.
Per un approfondimento a tutto campo dell’argomento Tagliente ha condiviso con il Direttore Generale di Italia 7, Fabrizio Manfredini di dedicare a questo tema una puntata speciale del programma Monitor condotto da Gaetano D’Arienzo, andata in diretta dalle ore 21.30 di martedì 16 novembre. Per riflettere pubblicamente sul tema, Tagliente e Manfredini hanno ritenuto importante mettere insieme il mondo della comunicazione, dei genitori, della scuola, delle scienze comportamentali, delle Autorità di pubblica sicurezza, della Polizia postale, della Magistratura, dell’Avvocatura penale e del Garante per la privacy.
Nel corso della trasmissione il conduttore Gaetano d’Arienzo ha affrontato con gli ospiti tema della incidenza della comunicazione anche sulla sicurezza reale, delle conseguenze possono determinare il linguaggio e le immagini di violenza, sul ruolo dei genitori e della scuola

Il Questore di Livorno Roberto Massucci ha sottolineato che “È necessario ed una responsabilità degli adulti far diventare lo slogan giovani al centro azioni a supporto del percorso di maturazione dei ragazzi.
È indubbio, e non è certo un tema nuovo, che la fase giovanile sia contraddistinta da una potente energia che rischia di esprimersi in maniera disordinata e, talvolta, pericolosa per gli stessi ragazzi. C è però un elemento di novità in questo processo: oggi i campi di espressione della regia giovanile si sono moltiplicati e conseguentemente sono aumentati i rischi.
Tutto ciò significa che tutti coloro che esprimono aree di interesse giovanile debbono mettere in campo azioni a supporto di comportamenti corretti e consapevoli. È questo lo spirito con cui, a Livorno, è nato il progetto #sceglilastradaGIUSTA al quale hanno aderito numerose scuole secondarie di primo grado della provincia. Un progetto nel quale la Questura insieme all’Ufficio scolastico provinciale ha messo insieme le risorse istituzionali, culturali, sportive, esponenziali della disabilità, della musica tutte unite in un insieme che, durante tutto l’anno scolastico, intende offrire strumenti di discernimento e consapevole scelta ai ragazzi. Il progetto è inserito nei piani di studio degli istituti scolastici aderenti e durerà l’intero anno scolastico.”

Daniele Grassucci, giornalista e direttore di Skuola.net ha detto che “Skuola.net ha chiesto a 4.000 giovani dagli 11 ai 24 anni di raccontare come passano il proprio tempo libero: tra le attività preferite le ragazze spicca guardare le serie tv, mentre tra i ragazzi prevale la pratica di attività videoludiche. Solo una generazione fa era impensabile che questi passatempi se la giocassero alla pari o potessero addirittura superare attività sociali come le uscite con la comitiva o la pratica dello sport. E questo ci dà la misura di che impatto possano avere su questa generazione i contenuti e i messaggi che vengono veicolati attraverso le serie tv, i videogiochi o anche i social network. Non si possono demonizzare questi strumenti – perché da sempre i comportamenti emulativi caratterizzano gli adolescenti e i giovani – ma gli adulti devono comprendere non possono più pensare di lasciare campo libero a chi in questi settori trae un enorme vantaggio economico lasciando alla collettività il costo sociale di pericolosi effetti collaterali.”

Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Dirigenti e alte professionalità della scuola Lazio (ANP), ha chiarito che “La scuola italiana ha, fondamentalmente, due necessità. Essere sburocratizzata e svincolata da mille lacciuoli che la stanno soffocando. Uno per tutti l’infernale meccanismo dell’algoritmo ministeriale per l’assegnazione dei docenti stabili alle classi. Lo scorso anno la procedura si è conclusa a marzo, con la scuola iniziata a settembre. Inoltre si debbono aprire le metaforiche finestre per far circolare diffusamente, dal nord al sud dell’Italia, aria di cultura contemporanea: musica, cinema, arte, danza, sport, letterature straniere e molto altro. Non bastano episodi di eccellenza che pur esistono. La democrazia impone livelli omogenei di offerta culturale e formativa.”

Silvia Calzolari, psicologo clinico e forense, ha sottolineato che “Indubbiamente non si deve cadere nella tentazione di facili equazioni deterministiche ma molti studi comparativi evidenziano che la pandemia ha favorito o incrementato alcuni disturbi psico-comportamentali nella fascia 6-18 anni. In particolare i disturbi del sonno determinati dalla connessione notturna, il cosiddetto Jet lag domestico, durante il quale si concentrano anche le condotte più devianti o anomale in soggetti che prima non le presentavano. Le motivazioni alla base sono date dalla perdita di punti di riferimento è dal senso di vuoto insopportabile, che spingono o al ritiro (hikikomori) o all’agito spesso connotato da rischio o violenza. La prevenzione passa da un incremento della consapevolezza da parte degli adulti e da strategie che tengano di conto del punto di vista dei giovanissimi”

Il neuroscienziato Pietro Pietrini, psichiatra già direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca ha affermato che “L’adolescenza è un’età critica, nella quale l’individuo si trova a costruire un “io” separato da quello dei genitori, una propria personalità. Processo, questo di acquisizione di una propria identità, che già di per se stesso è sovente fonte di turbamento e difficoltà, che si possono manifestare in diversi ambiti della vita del ragazzo o della ragazza. Ma l’adolescenza è anche il periodo della vita nella quale possono esordire i disturbi psichici, dalle patologie ansiose a quelle depressive, ai disordini della personalità fino alle vere e proprie psicosi. Abuso di alcool, di sostanze, comportamenti autolesivi possono essere segni dell’esordio di una sottostante patologia psichica. Molto spesso, tuttavia, comportamenti anomali vengono interpretati come semplice espressione del turbamento adolescenziale. Non sempre, anzi, quasi mai, questo è il caso. Il ricorso frequente all’alcol, alle sostanze, la messa in atto di comportamenti autolesivi, come il tagliarsi (il c.d. cutting), sono sovente indici di disturbi d’ansia, disturbi dell’umore o disturbi di personalità che, se non riconosciuti e trattati, rischiano di compromettere anche gravemente la vita della persona. Quanti abbandoni scolastici sono dovuti all’insorgenza di un disturbo che potrebbe essere facilmente trattato e curato? Quanto è invalidante un disturbo d’ansia, come gli attacchi di panico o la fobia sociale, che portano il giovane a coartare la propria vita di relazione e le proprie attività? Purtroppo, i giovani che arrivano ad atti estremi sono solo la punta dell’iceberg di una assai più vasta popolazione di persone che soffre, anche gravemente, per la presenza di disturbi psichici nei confronti dei quali ancora oggi esiste un forte stigma e una profonda ignoranza. Dobbiamo acquisire consapevolezza per contrastare le cause del disagio giovanile e prevenirne le conseguenze.

Per l’Avvocato Guido Scorza, componente Garante per la protezione dei dati personali “La riflessione che ci si propone è preziosa. Il punto di partenza è che benché l’ecosistema digitale si presenti come una sconfinata prateria dove chiunque può andare dappertutto, online non tutto è per tutti, né può esserlo.
Dobbiamo fare lo sforzo di immaginare l’ecosistema digitale – pur consapevoli che è molto di più di questo – come un gigantesco parco attrazioni nell’ambito del quale ci sono attrazioni adatte a tutte le età e attrazioni riservate a un pubblico adulto o, almeno, più grande di una certa età. Se un bambino più piccolo dell’età minima per fare un giro su una certa attrazione o più basso dell’altezza minima sale a bordo, ad esempio, di una montagna russa le cui cinture di sicurezza sono progettate per trattenere solo utenti adulti, i rischi per lui sono ineliminabili. Se un infratredicenne entra in un’app riservata agli ultra tredicenni e se un minorenne guarda un contenuto audiovisivo riservato ai maggiorenni, i rischi ai quali vanno incontro sono ineliminabili e c’è poco che si possa fare ex post per contrastarli.
E’ per questo che a parte lavorare in tutte le direzioni possibili nella dimensione educativa e culturale è, ormai, divenuto imprescindibile fare in modo che i più piccoli non possano accedere a piattaforme e servizi che non sono disegnati per loro. E occorre farlo attraverso sistemi di riconoscimento dell’età e non di riconoscimento dell’identità. Ad esempio, si potrebbero utilizzare gli stessi algoritmi di intelligenza artificiale che i gestori delle piattaforme usano per suggerire ai loro utenti i contenuti che potrebbero loro interessare di più per identificare l’età dei più piccoli, tenerli fuori alla porta o metterli fuori dalla porta di determinate piattaforme. La tecnologia, insomma, può aiutarci a difenderci dalla tecnologia.”

Alessandra Belardini, Dirigente del Compartimento Polizia Postale per la Toscana “Il “dato” oggi è alla base di qualsiasi forma di comunicazione e si presta spesso, sulla Rete, ad essere oggetto di furto digitale. Ma purtroppo siamo noi stessi con imprudenza e troppa istintività a consentire l’impossessamento criminoso di profili o di immagini personali che recano in maniera indissolubile effetti permanenti. Bisogna dunque riflettere e far riflettere i nostri ragazzi su piccole regole di protezione che salvano da rischi inimmaginabili.”

Il conduttore D’Arienzo, cogliendo l’occasione della partecipazione dell’Avvocato penalista Massimo Biffa, del Foro di Roma, ha puntato l’attenzione dei telespettatori sulla vicenda occorsa al Signor Ennio Di Lalla, l’ottantaseienne romano, balzato agli “onori” delle cronache per essere la sua casa stata occupata da una donna rom e per aver atteso più di 20 giorni, per rientrare nella disponibilità del proprio appartamento.
Tale situazione ha accresciuto nella collettività un senso di forte insicurezza e timore per la tutela dei propri diritti; ciò, forse, anche a causa del “modo” in cui la notizia è stata veicolata dalla Stampa, che ha immediatamente denunciato l’esistenza di un vuoto di tutela sul punto.

L’Avv. Massimo Biffa, in proposito, ha evidenziato come “l’ordinamento italiano rende penalmente rilevanti condotte del tipo di quella commessa dalla giovane donna rom e come la Polizia Giudiziaria, in forza di specifiche disposizioni di legge, avrebbe potuto tempestivamente (anzi: immediatamente) intervenire in vista della tutela del Signor Di Lalla.In vicende come questa, l’art. 55 c.p.p. attribuisce alla Polizia Giudiziaria il compito, tra gli altri, di impedire che i reati vengano portati a conseguenze ulteriori. Tale attività può essere svolta dalla Polizia Giudiziaria anche di propria iniziativa, ossia prima dell’intervento del Pubblico Ministero. Peraltro l’occupazione abusiva di un immobile è un reato permanente; un reato, dunque, che si protrae sino alla cessazione della condotta delittuosa Da qui, lo stato di flagranza si è instaurato al momento dell’ingresso della donna Rom all’interno dell’immobile del Signor Di Lalla, protraendosi sino a che la donna non ha liberato l’immobile.”
Sul punto il conduttore ha chiamato in causa il prefetto Tagliente chiedendogli se il reintegro del Signor Di Lalla nel diritto di proprietà a distanza di 20 giorni o più dalla consumazione del reato, costituisce una disfunzione nel momento applicativo delle disposizioni in materia penale. Tagliente ha premesso che bisogna distinguere i casi di sicurezza pubblica da quelli di polizia giudiziaria e che sicuramente, nella vicenda della casa romana occupata, ci sono situazioni e condizioni, soggettive e oggettive, che la stampa non ha riportato.

Il prefetto Tagliente in chiusura della trasmissione ha rinnovato la sua gratitudine all’editore Giovanni Sciscione e al D.G. Fabrizio Manfredini per la sensibilità istituzionale dimostrata nell’ospitare la puntata di approfondimento di Monitor, magistralmente condotta Gaetano D’Arienzo su un tema di così tanta rilevanza sociale. E’ stata una ulteriore occasione per promuovere il valore della cultura della sicurezza condivisa. Ha concluso con i saluti a tutti gli ospiti del programma e i telespettatori anche da parte del presidente dell’Ancri Tommaso Bove, Il presidente dell’Associazione nazionale insigniti al Merito della Repubblica di cui Tagliente è delegato alle relazioni istituzionali.




Verso un nuovo “super Green Pass”

La quarta ondata fa paura e si moltiplicano le pressioni in Italia per un rafforzamento del Green pass sul modello dell’Austria, che nel frattempo ha deciso il lockdown generale per 20 giorni ed ha annunciato l’obbligo vaccinale dal primo febbraio.

Una soluzione auspicata dal presidente di Confindustria Bonomi, mentre il sottosegretario Costa apre ad estenderlo ‘alle categorie a contatto col pubblico’.

Un’ipotesi che chiede di considerare anche il presidente dell’Iss Locatelli per forze di polizia, impiegati pubblici e professori. Inoltre, avanza l’idea di ridurre a 5 mesi l’intervallo per la terza dose.

“La strada è un super Green pass responsabile e condiviso, per non far pagare a tutti l’egoismo di alcuni”. A sottolinearlo, in un’intervista al Corriere della Sera, il ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. “Se ci saranno cambi di colore perché devono pagare tutti gli italiani vaccinati, per colpa dello zoccolo duro dei no vax, estrema minoranza, sempre più invisa? – prosegue Brunetta – Se gli indicatori ospedalieri dovessero peggiorare, penso sia il caso di rafforzare il Green pass escludendo i non vaccinati da alcune attività sociali”.

L’Europa ripiomba nell’incubo del lockdown – Da lunedì, l’Austria sarà il primo Paese a reintrodurre il confinamento per tutti, una settimana dopo averlo imposto ai non vaccinati. E dal primo febbraio, Vienna farà da apripista anche per l’obbligo generalizzato di immunizzazione contro il Covid-19, previsto finora solo in Indonesia – dove per i trasgressori sono previste multe e si rischia di non essere curati in caso di contagio -, nelle isole della Micronesia e in Tagikistan e Turkmenistan, oltre che in Vaticano. “Solo così usciremo dal circolo vizioso”, ha spiegato il governatore del Land Tirolo, Gunther Platter.

La nuova stretta è spinta dal dilagare del virus. Ieri l’Austria ha fatto segnare un nuovo record di contagi giornalieri di oltre 15mila. “Nonostante mesi di impegno, non siamo riusciti a convincere abbastanza gente a farsi vaccinare”, si è rammaricato il cancelliere Alexander Schallenberg. “Ci sono troppe forze politiche che remano contro”, ha aggiunto, parlando di un “attentato al sistema sanitario”. Nel Paese con il più basso tasso di vaccinazione nell’Europa occidentale, il ritorno al lockdown dovrebbe durare fino al 12 dicembre, anche se dopo 10 giorni verrà rivalutata la situazione. Si potrà uscire di casa solo per lavoro, motivi di necessità e per svolgere attività fisica. Viene inoltre incentivato lo smart working, mentre resteranno aperte le scuole, con obbligo di mascherina per gli studenti. In caso di miglioramento della situazione epidemiologica, le restrizioni resterebbero solo per gli irriducibili no vax.

Sulla scia dell’Austria, anche i Lander più colpiti della Germania si preparano a tornare in lockdown. A partire dalla Baviera, che ieri ha annunciato anche la cancellazione di tutti i celebri mercatini di Natale e la chiusura di bar, discoteche e locali notturni fino a metà dicembre, insieme a un confinamento nelle aree più a rischio, cioè quelle con un’incidenza di oltre mille casi per 100mila abitanti. Più severe anche le regole per ottenere il Green pass, che verrà concesso adesso secondo la formula del 2G (‘geimpft’ e ‘genesen’, cioè immunizzati e guariti). Ma anche a queste categorie sarà richiesto il tampone per partecipare agli eventi di massa (il cosiddetto 2G plus). Anche la Sassonia va verso le stesse restrizioni. Deciso pure l’obbligo vaccinale per il personale sanitario. “Siamo in una fase in cui non dovremmo escludere nulla”, ha commentato il ministro della Salute tedesco Jans Spahn. Più rigide pure le regole per i turisti: chi arriva da Paesi ritenuti a rischio dovrà osservare una quarantena di 10 giorni, ridotta a 5 con un tampone negativo.

Il virus comunque rialza la testa in tutta l’Europa, con Irlanda, Belgio, Olanda e Lussemburgo e Paesi baltici in rosso scuro nella mappa del rischio Covid tracciata da Bruxelles. La Slovacchia seguirà la vicina Repubblica ceca sul lockdown per i non vaccinati. Ancora più drammatica è la situazione nei Balcani e nell’Europa dell’est, dove i tassi di vaccinazione sono significativamente più bassi. L’Ungheria ha fatto segnare oggi il record di contagi quotidiani da inizio pandemia (11.289), mentre in Russia si è toccato un nuovo picco di vittime giornaliere (1.254)




Regioni, cambi di colore: si valuta lockdown per i non vaccinati

Un green pass ‘rafforzato’, solo per i vaccinati e per le attività ricreative nelle regioni che cambieranno colore. In modo che le restrizioni previste – ancora tenui in giallo, ma pesanti già in arancione – non gravino su chi ha fatto l’iniezione.

Tutto come prima, invece, per il mondo del lavoro, con il certificato verde rilasciato a vaccinati, guariti e chi ha un tampone negativo. E’ la proposta cui cercano di aggregare consenso i governatori che domani si vedranno e porteranno la loro posizione all’attenzione del Governo alla Conferenza Stato-Regioni convocata dal ministro Mariastella Gelmini. Quest’ultima apre: “se la situazione dovesse peggiorare nelle prossime settimane, nei prossimi mesi – dice interpellata dall’ANSA – credo che dovremmo tenere in seria considerazione le istanze delle Regioni”.

Intanto, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ipotizza in caso di aggravamento della situazione lockdown per i non vaccinati in zona arancione. “Lockdown per non vaccinati? Non è la strategia da attuare con i numeri odierni, può essere valutata  – ha detto a Radio Cusano Campus – in caso di passaggio in zona arancione”. 

“Non è la strategia da attuare con i numeri odierni – ha affermato Sileri -. C’è qualche area del Paese che rischia di finire in zona gialla, ma questa non prevede grosse restrizioni, quindi al momento non vi è motivo di fare restrizioni per i non vaccinati. Va tenuta sul tavolo, come tante altre opzioni, ma la situazione, e’ sotto controllo”. 

Il presidente della Regione Marche Francesco Aqauroli ritiene che non siano “utili” ulteriori restrizioni per i non vaccinati o un Green pass rinforzato, “perché anche se il contagio ha ripreso a correre siamo in una fase diversa dallo scorso anno” e anche perché “nonostante il primo e il secondo Green pass, non stiamo vedendo un aumento sconvolgente delle vaccinazioni”. Acquaroli lo ha detto a Sky Tg 24, poco prima dell’incontro delle Regioni che dovrebbe decidere sulla ulteriori misure. Misure che, secondo il governatore marchigiano, rischierebbero di creare “altre tensioni e divisioni tra chi è vaccinato e chi non lo è”.




Iss-Fondazione Bruno Kessler: evitati 12mila morti fino a giugno grazie alle vaccinazioni

La vaccinazione anti-Covid in Italia ha evitato, dall’avvio della campagna e fino a fine giugno, 12 mila morti, permettendo la ripresa di circa la metà dei contatti sociali registrati in epoca pre-pandemia. Senza vaccini ciò sarebbe stato possibile solo per un terzo. Si puo’ raggiungere un completo ritorno alla vita pre-pandemia in sicurezza con una copertura del 90% della popolazione (compresi i bimbi dai 5 anni in poi) con vaccini mRNA. Lo indica lo studio della Fondazione Bruno Kessler firmato dal presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e dal direttore della prevenzione del Ministero della Salute Rezza sul sito preprint MedRxiv.

“Questa fase è particolarmente interessante, abbiamo sfide da affrontare: oggi c’è la sfida del Covid e non dobbiamo abbassare l’attenzione, questa mattina siamo all’86,79% di vaccinati con la prima dose, oltre l’84% di vaccinati con due dosi, siamo a 3 milioni e 120 mila persone che hanno avuto la terza dose. Ieri ci sono state 18mila prime dosi, dobbiamo insistere. Negli ultimi giorni abbiamo fatto circa 130 mila richiami al giorno”. Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza intervenendo al convegno “L’Italia e l’Europa: il futuro dei sistemi sanitari dopo la pandemia”, organizzato dalla Fondazione Italia in salute.

“Le politiche per la salute non possono più essere considerate politiche nazionali ma hanno bisogno di scelte che non possono che essere sovranazionali. Serve più coordinamento europeo. Gli stati nazionali devono avere il coraggio di cedere pezzi di sovranità, tra le lezioni di questi mesi c’è questa. Dobbiamo rafforzare Ema. Altra lezione del Covid è che dobbiamo investire di più nei nostri servizi sanitari nazionali”.

“Oggi c’è una cesura storica: ad oggi sono stati somministrati 7 miliardi 166 milioni di dosi di vaccino contro il Covid nel mondo. Si è riusciti a mettere in campo e la risposta è stata data e in tempi brevissimi”. Lo ha detto il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro al convegno “L’Italia e l’Europa: il futuro dei sistemi sanitari dopo la pandemia”, organizzato dalla Fondazione Italia in salute. “Siamo impegnati nella battaglia contro la circolazione del virus, ma anche a costruire il futuro del nostro Paese e del Servizio sanitario nazionale”, ha aggiunto.

“Le vaccinazioni con terza dose, trascorsi i sei mesi dall’ultima somministrazione, sono aperte a tutti i cittadini della Campania senza limiti di fasce di età o di categorie. Per le terze dosi ci si può rivolgere direttamente ai centri vaccinali senza alcuna prenotazione. Resta la priorità assoluta delle dosi booster per il personale sanitario, quello delle Rsa e del personale scolastico. Ma ogni cittadino che voglia, può essere immediatamente vaccinato”. Così la Regione Campania al termine di una riunione convocata dal presidente Vincenzo De Luca con i dirigenti delle Asl e delle Aziende Ospedaliere.

Nuovo boom dei contagi da Coronavirus in Veneto, dove in 24 ore si sono registrati 1.278 nuovi casi, con il totale che arriva a 493.291. Il bollettino regionale segnala anche 5 vittime, con il totale a 11.881. In crescita sono tutti gli indicatori: 16.945 (+564) sono gli attuali positivi, mentre negli ospedali vi sono 325 ricoveri in area non critica (+8) e 65 (+1) nelle terapie intensive. 




Covid, Bassetti: “Nel mio ospedale 80% di ricoverati sono non vaccinati, non possiamo permettercelo”

Serve nuova stretta sul Green pass, questo spingerebbe altre persone a vaccinarsi. Sarei per l’obbligo vaccinale diretto ma non si può fare

Vaccinare bambini per il loro bene, va fatto lo stesso ragionamento che si fa per morbillo, parotite, varicella

No vax? Un mondo che perde così rapidamente la memoria è un mondo che fa paura, non mi riconosco in questa parte del Paese”

Il Prof. Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sull’aumento dei contagi in Europa. “Certamente è una situazione pericolosa, ma qual è l’alternativa? Noi non abbiamo la possibilità di controllare i nostri confini –ha affermato Bassetti-. Posso anche dire che è bene farlo, ma poi sappiamo che è impossibile considerando anche le persone che arrivano su gomma. Ha più senso secondo me che si lavori sugli strumenti che abbiamo a disposizione, probabilmente bisognerebbe ragionare su una restrizione dei criteri del green pass”.

Sulle modifiche al Green pass. “Alcune attività in questo periodo andrebbero ristrette unicamente a chi è vaccinato e a chi è guarito. Questo porterebbe molte persone a vaccinarsi. Chi è ideologicamente schierato contro le vaccinazioni, che è secondo me il 2-3%, non si vaccinerebbe, ma tutto il restante sono convinto che se fossero limitate alcune attività andrebbe a vaccinarsi. Sarebbe una sorta di obbligo indiretto, io sarei per l’obbligo diretto ma non si può fare perché sarebbe un trattamento sanitario obbligatorio, e allora bene quello indiretto. I nostri reparti oggi sono pieni di non vaccinati, l’80% di ricoveri che oggi faccio al San Martino riguardano persone non vaccinate. Non possiamo permetterci di riempire i nostri reparti ospedalieri con persone che non si sono volute vaccinare e ritornare alla saturazione dei posti letto che abbiamo avuto prima del vaccino”.

Sui vaccini per gli under 12. “Noi dobbiamo vaccinare i bambini perché questa è una malattia infettiva prevenibile che, seppur raramente, può dare delle complicazioni anche ai bambini. In un caso su 7 il covid può dare le complicanze del long covid, in rari casi si può anche morire. Il ragionamento che dobbiamo fare per il vaccino per il covid è lo stesso che facciamo sul vaccino per il morbillo, per la parotite, per la varicella”.

Sui no vax. “Un mondo che perde così rapidamente la memoria è un mondo che fa paura. Quando vedo certe manifestazione significa aver dimenticato oltre 100mila persone morte, gli operatori sanitari che hanno lottato, è un Paese in cui non mi riconosco almeno in questa parte, è come non riconoscere il sacrificio di chi è andato in guerra. Io penso che la cosa più importante però sia mettere in evidenza la grande maggioranza che la memoria ce l’ha e che ogni giorno ringrazia gli operatori sanitari”.