Covid, Costa prudente sulle scuole: “Si torna in Dad con un positivo in classe”

“Visto che c’è un forte aumento di contagiati tra gli under 12 (che non sono vaccinati perché non c’è ancora il vaccino) abbiamo ritenuto prudente tornare in Dad in caso di un positivo in classe. Si tiene conto del quadro attuale”, dice il sottosegretario alla Salute Costa.

Incidenza settimanale ancora in crescita del numero di nuovi casi di infezione da Sars-CoV-2, in età scolare, pari a 125 per 100.000 abitanti nel periodo 19-25 novembre, “valore ben lontano da quello ottimale di 50 per 100.000, utile per un corretto tracciamento dei casi” per cui si ritiene “opportuno sospendere – provvisoriamente – il programma di ‘sorveglianza con testing’. Così la circolare firmata dal dg Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, e dal Capo dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del ministero dell’Istruzione, Jacopo Greco, che stabilisce la Dad anche con un solo contagio.




La nuova bufala dei populisti: l’Europa vieta di dire “Buon Natale”

Un altra bufala che fa parlare i populisti: l’Europa non ha assolutamente vietato di dire “Buon Natale.

«Ogni persona in Ue ha il diritto di essere trattato in maniera eguale» scrive la Commissione Europea proponendo una serie di formule alternative senza riferimenti religiosi. Sono consigli volti all’inclusività, nessun obbligo. Si stratta soltanto di un documento interno – redatto dalla  commissaria maltese per l’Uguaglianza, Helena Dalli – si occupa solamente di comunicazioni che avvengono all’interno delle aule dell’Europarlamento (e delle Commissioni) e i funzionari nelle loro interlocuzioni. 

Sulla comunicazione che hanno come titolo Union of Equality. «Non vietiamo o scoraggiamo l’uso della parola Natale, è ovvio», spiegano da Bruxelles all’Ansa. «Celebrare il Natale e usare nomi e simboli cristiani sono parte della ricca eredità europea. Come Commissione, siamo neutrali sulle questioni delle religioni, abbiamo un costante dialogo con tutte le organizzazioni religiose e non confessionali».

Cosa dice allora il documento interno della Commissione? È una comunicazione che spiega come fare con attenzione gli auguri durante le feste in particolare se chi riceve questi auguri non è di fede cristiana. Nel testo c’è una lista sulle espressioni da usare per non urtare la sensibilità altrui. Nessun riferimento religioso andrebbe inserito nelle frasi, ma si va anche oltre. Non si dovrebbero usare riferimenti di «genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale».




Querele temerarie, a chi vorrà farsi carico il “caffè è pagato”

Chiedo alla categoria tutta, a l’organismo di cui mi pregio appartenere di non lasciare da solo chi cerca di essere un giornalista libero

Ci sono giornalisti che ammiro perché timbrano il cartellino e non si sentono neppure in dovere di fare i conti con la propria coscienza quando qualcuno si rivolge a loro per sottoporgli “un caso” e loro fanno spallucce e lasciano stare. Vivono sicuramente meglio perché in realtà non fanno alcun servizio concreto alla collettività che ogni tanto si aspetta che qualche professionista dell’informazione sollevi quel tappeto polveroso e ricerchi la verità sostanziale dei fatti nell’interesse di una comunità che ha il diritto dovere di essere informata.

Una premessa per dire che la sottoscritta, iscritta all’ordine dei giornalisti, categoria Professionisti, tessera numero 083762, si sente lesa nei suoi diritti inviolabili. Mi sento messa a tacere da chi ha le spalle più larghe di me, da chi non vuole giornalisti “rompipalle” tra le scatole.

Tutti gli avvocati che ho sentito mi dicono che la persecuzione va provata ma il puzzle è difficile, ci vuole tempo, i giudici devono crederci e allora il desiderio di giustizia e la sana voglia di continuare a fare il mio mestiere sembra volermi abbandonare sempre di più.

Mettiamo un piccolo comune in provincia di Roma dove mi sono spostata con la mia famiglia nel 2005. Arrivo e Nemi è un paesino meraviglioso, sembra una piccola Svizzera innevata (siamo arrivati a dicembre, era pressappoco la Vigilia di Natale quando abbiamo messo piede in casa). In quella cornice pulita, verde e che infonde serenità decidiamo di fermarci. Proprio lì muovono i primi passi i nostri figli, proprio da lì inizia il mio percorso per diventare giornalista.

Non sò se è stata più la voglia di far emergere situazioni, di voler fornire un servizio a quella che era la mia comunità adottiva ma inizio a scrivere, senza paura delle ripercussioni. Le prime querele nei miei confronti le firma il sindaco di Nemi Alberto Bertucci per una serie di motivi tra cui probabilmente la presa d’atto che non sarei stata mai una “brava giornalista”.

Il Comune di Nemi, ovvero i cittadini, hanno iniziato ovviamente a pagare le spese legali (non sarebbe stato meglio lasciar perdere?). Tra i primi articoli ne scrissi uno di cronaca che diceva semplicemente che il cimitero era chiuso durante un giorno festivo, una settimana prima della commemorazione dei defunti. Misi anche la foto del cancello chiuso a corredo dell’articolo ricco di dichiarazioni di chi era andato al cimitero e non aveva potuto portare i fiori. Scrissi quell’articolo 9 anni fa, il 28 ottobre 2012, decidendo di dare voce ai cittadini che mi chiamarono per denunciare il fatto. Fu il primo di una lunga serie che mi portò a ricevere tanta attenzione da parte dell’attuale amministrazione. La querela fu archiviata perché ovviamente il fatto era vero.

Nel frattempo, a darmi il benvenuto, un vicino di casa, grande elettore e amico del sindaco decise di farmi una serie di esposti chiedendo di verificare se l’abitazione che avevamo comprato fosse in regola con il distanziamento dai confini, l’utilizzo della cantina…ecc.

A spingerlo a fare esposti, forse le segnalazioni di movimenti di terra sul costone del lago sempre segnalatoci (anche mio marito ha sempre seguito l’attività del giornale) dai residenti. Segnalazioni a cui demmo voce, ci furono controlli e in quel caso se ne occupò anche l’autorità competente. Poi demmo anche voce al comitato I Corsi che chiedeva di saperne di più su una lottizzazione nella zona. Prima regola di un giornalista “gobbo” mai dare voce alle minoranze, mai rompere piuttosto meglio raccontare che Nemi è praticamente perfetta grazie a chi l’amministra.

Ricordo quando entrarono in casa nostra le forze dell’ordine: sembrava di essere in un film. Misurarono tutto, entrarono dappertutto, quasi come se nascondessi qualche carico di stupefacente o un pericoloso latitante. Anche quella fu una forte pressione da sopportare. Ma più pensavo dentro di me che qualcuno stesse abusando del suo potere e più mi convincevo che scrivere sarebbe stato il mio antidoto. Credevamo di fare la cosa giusta ma non sapevamo che ci saremmo scontrati contro forze ben più grandi.

Quel periodo la moglie di questo vicino mi scrisse dei messaggi di minaccia a me e alla mia famiglia. Querelai per paura di ripercussioni ma poi persone vicine mi convinsero a rimettere la querela, “in fondo non era poi un atto così grave, c’era d’aspettarselo visti gli articoli”.

Sempre nel 2012 o giù di lì (molte cose le ho volute rimuovere per non lasciarmi fagocitare) purtroppo per me che avrei dovuto dare la notizia, arrivò l’imputazione e poi il rinvio a giudizio e poi il processo per turbativa d’asta e frode nei pubblici incanti per il sindaco di Nemi Bertucci. Un lungo processo terminato soltanto tre anni fa circa con la prescrizione. Senza che si sia chiarito nulla. Puff… il tempo ha cancellato tutto.

Era Aprile del 2013 quando all’epoca scrivevo sul quotidiano Il Tempo come collaboratore per la cronaca di Roma e Metropoli. Dopo diversi accertamenti e segnalazioni scrissi su Il Tempo: “Stipendio doppio per il sindaco Ma non gli spetta”. Approfondii il caso su questo quotidiano L’Osservatore d’Italia. Naturalmente il sindaco Bertucci non querelò il quotidiano Il Tempo per l’articolo da me firmato ma querelò sempre e soltanto me e il mio giornale per diffamazione. In seguito la Procura della Corte dei Conti chiese in merito al sindaco Bertucci la restituzione di somme “indebitamente percepite” ma poi non si seppe più nulla neppure di questa vicenda se nonché dovemmo difenderci con l’avvocato anche da questa causa, finita poi in prescrizione. E pure qui, nonostante le interrogazioni dei consiglieri di opposizione, non si è mai avuta risposta sulle successive attività amministrative.

Proseguo o devo fare un inciso su tutta la pressione che abbiamo dovuto sopportare soltanto per aver svolto il nostro lavoro? E poi volendo parlare dell’enorme esborso economico: migliaia di euro contro pochi spiccioli pagati per gli articoli scritti. L’unica grande consolazione è aver agito con la schiena dritta e senza che nessuno, nonostante i biechi tentativi, ci zittisse. Abbiamo scritto e detto e io, in fondo in fondo, ho sempre creduto che a proteggerci fosse la buona fede, la professionalità e soprattutto gli articoli 3 e 21 della Costituzione italiana che dovrebbero tutelare soprattutto chi sceglie di fare un mestieraccio come il giornalista di inchiesta.

Proseguo. Seguimmo una inchiesta sugli Ncc a Nemi che 8 anni fa portò ai sequestri di licenze a 8 persone che le avevano ottenute con false attestazioni. Un’altra operazione innescata con gli articoli de L’Osservatore D’Italia.

Sette anni fa denunciammo insieme a coraggiosi cittadini di Nemi la volontà di costruire delle ville nel Parco (ai Verbiti). Abbiamo scritto innumerevoli articoli con fotografie e atti. Quattro anni fa i carabinieri hanno definitivamente chiuso il caso e sequestrato il complesso.

Intanto ancora interrogativi in paese e la gente chiede spiegazioni. Poi, il macigno. Arriva un progetto dal nome inglese. Nel 2017 questo progetto prende un finanziamento dall’Europa di oltre due milioni di euro, tramite Horizon. In concomitanza con l’arrivo del finanziamento, molti cittadini di Nemi ci segnalano una moltitudine di acquisti immobiliari sul territorio da parte di “stranieri”.

Avremmo potuto girarci dall’altra parte e fare finta di nulla. Ma ancora una volta ci siamo chiesti: è giusto ignorare le tante segnalazioni? Fatti i doverosi accertamenti, qualche anno per accumulare visure, dichiarazioni, atti e interviste per poi pubblicare quattro articoli, soltanto la minima parte di quanto avevamo acquisito, gli unici articoli totalmente supportati da visure catastali e carte che ne comprovassero l’attendibilità. Circa un anno fa pubblichiamo la notizia: dalle visure emerse che gli stranieri che in poco tempo avevano acquistato 12 immobili figuravano anche nel progetto beneficiario dei fondi europei. Non abbiamo trovato solo questi elementi ma altri particolari che abbiamo preferito non pubblicare perché li ritenevamo “pesanti”, cose che poveri giornalisti di un “giornalino online” non avrebbero potuto sostenere. Così, abbiamo ritenuto di affidarci alle autorità competenti.

La Guardia di Finanza ha fatto accertamenti, consegnato di recente in Procura un fascicolo con delle rilevanze che non sappiamo che fine faranno e se verranno prescritte ma intanto, la signora straniera presente negli articoli, anziché ricorrere al diritto di replica, alla rettifica oppure anziché accogliere la mia richiesta d’intervista per fare chiarezza ha iniziato uno dei più pesanti affronti alla libertà di stampa: ha presentato due querele penali per diffamazione e mi ha citata in sede civile chiedendomi 100 mila euro di risarcimento per presunti danni che avrebbe avuto a causa dei quattro articoli che abbiamo scritto.

Il giudice ha respinto le richieste della straniera tra cui la richiesta dei 100 mila euro e la richiesta di cancellare gli articoli, ha riconosciuto la fondatezza delle informazioni degli articoli ma ha rilevato che in alcuni passaggi io abbia “superato la continenza”, ovvero abbia in qualche modo indotto il lettore ad avere dubbi sulla liceità della loro azione. Abbiamo rispettato la sentenza e stiamo pagando le spese legali pari a circa 11 mila euro.

Ben 500 euro al mese per aver detto cose vere ma secondo il giudizio del giudice civile le abbiamo dette male o meglio avremmo potuto dirle meglio. Ebbene, non siamo ancora nella fase del primo grado, l’ordinanza del giudice civile che ci condanna alle spese legali è di settembre e qualche giorno fa, tanto per rimanere in tema di “querele temerarie”, la signora straniera ci ha citati in giudizio davanti al giudice ordinario civile chiedendoci 500 mila euro (nel frattempo la somma è lievitata) perché le abbiamo cagionato delle perdite di commesse, dei danni economici oltre che psicologici.

La signora, che quasi ogni giorno vediamo sorridente a Nemi e che si beffa di noi insieme a un suo stretto amico (di recente qualcuno ha anche scritto qualcosa di poco edificante su un muro) nel suo ufficietto con il suo business perché è una imprenditrice, nel frattempo a luglio ha aperto anche un’altra attività e sempre insieme all’altro “straniero” con qui ha comprato i 12 immobili. La signora ha rinunciato agli utili della società in favore del suo socio che paga le tasse in un altro Paese.

Nel frattempo abbiamo affrontato altre spese legali per fare un reclamo rispetto all’ordinanza del giudice civile che ci condanna a spese legali per noi insostenibili soltanto perché a suo avviso abbiamo superato la continenza pur dicendo cose vere. L’udienza per il reclamo si terrà il 10 gennaio prossimo.

Ad Aprile ci aspetta la prima udienza per difenderci da una richiesta di 500 mila euro e nel frattempo stiamo pagando 500 euro al mese di spese legali. La legge sulle querele temerarie (che permetterebbe un canale giudiziario diverso) è ferma in Senato perché alcuni partiti sono contrari alla tutela dei giornalisti rispetto richieste esagerate di risarcimento economico soltanto per cercare di fermarli. Nel frattempo mio marito è stato querelato dal sindaco Bertucci perché da amministratore del gruppo Facebook Nemi Notizie ha pubblicato una domanda rivolta al primo cittadino formulata da uno sconosciuto che voleva avere chiarimenti. Sarebbe colpevole di aver permesso che una persona formulasse questa domanda. I primi giorni di dicembre si terrà l’udienza.

Questo articolo o meglio commento personale che ho scritto è in realtà una richiesta di attenzione per una categoria messa in ginocchio. I giornalisti che scavano, che ascoltano le segnalazioni che ci mettono la faccia e scrivono nero su bianco anche le cose più indigeste.

La signora straniera, oltre al mezzo milione di euro, ha chiesto che mai più e per sempre non si parli del progetto e di lei.

Devo dire che il desiderio di gettarci tutto alle spalle c’è perché al netto di tutto quello che è successo mi ritrovo con una pressione addosso troppo sproporzionata rispetto al beneficio del diritto dovere di informare la cittadinanza. Il servizio pubblico costa troppo. Meglio parlare di ricette di cucina, del fatto che a Nemi non esiste il Covid o che sia stata trovata la terza nave o fatto causa alla Merkel.

Noi giornalisti siamo esseri umani in carne ed ossa, anche non volendo, forse, esprimiamo dei sentimenti ma ciò che ci spinge a scrivere è soltanto l’interesse di fornire un servizio alla collettività.

Se la signora avesse davvero voluto che non si parlasse del progetto avrebbe potuto rispondere semplicemente a delle domande senza chiedere cifre stratosferiche a una professionista e madre di famiglia. E io non posso permettermi perizie sui danni morali che mi stanno cagionando. Non so’ fin quando potrò permettermi di pagare le spese legali per difendermi, per il momento lo facciamo a testa alta perché fortunatamente lavoro e sono una apprezzata professionista.

Chiedo alla categoria tutta, a l’organismo di cui mi pregio appartenere di non lasciare da solo chi cerca di essere un giornalista libero. Mio padre che non c’è più mi ha sempre detto che da piccola avevo una postura retta. Camminavo con il viso alto e la schiena dritta. Oggi non mi vergogno di guardarmi allo specchio e quando entro al Tribunale per parare i colpi penso che alla fine la giustizia e la verità avranno la meglio.

Il dieci gennaio e ad aprile prossimo non sarò da sola perché faccio parte di una rete di persone di valore che credono nei principi fondamentali della nostra Costituzione. E comunque vada il verdetto lo rispetterò, sicura che la vita è una ruota che gira e che se semini bene raccogli infinite soddisfazioni. Al netto di tutto mi considero molto fortunata perché nonostante gli “schiaffi” ricevuti da persone senza scrupoli ho tanta forza e tanta fede. Il benessere non ha prezzo ma confido nelle azioni delle persone oneste che siedono al vertice dell’Ordine Nazionale dei giornalisti e di quello del Lazio, di FNSI, del sindacato di Stampa Romana, di Articolo 21, del Governo, affinché la voce afona di chi fa inchiesta non venga sottaciuta da richieste economiche impossibili. Per chi vorrà farsi carico il “caffè è pagato”.




Italia, dalla crisi all’emergenza climatica: indicato il cronoprogramma del “Piano Laghetti” Anbi-Coldiretti

Massimo Gargano, Direttore Anbi: “E’ tempo di scelte coraggiose per lo sviluppo dei territori senza lasciare indietro nessuno”

“In Europa, solo la Romania investe meno dell’Italia in infrastrutture idrauliche, la cui età lungo la Penisola supera mediamente i 30 anni; la conseguenza è che quasi 8 milioni di persone vivono in aree a rischio alluvionale e negli scorsi 50 anni lo Stato italiano ha speso 175 miliardi di euro per riparare i danni da eventi naturali, pur riuscendo a ristorare solo il 10% dei danni subiti dalla popolazione”: a sottolinearlo è Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI ).

Massimo Gargano, Direttore Anbi

Alcuni dati fotografano una situazione ormai da piena emergenza climatica nel Paese: in pochi giorni la Sicilia è passata dalla siccità alla violenza degli uragani; nel 2021, l’estate è stata la più calda dei recenti 30 anni, il numero degli incendi boschivi è aumentato del 320%, i territori a rischio desertificazione sono cresciuti del 21%, arrivando a toccare le Marche e l’83% delle frane europee è in Italia.

“Eppure – prosegue il DG di ANBI – la sicurezza idrogeologica è condizione primaria per attrarre investimenti. Non solo: sull’Italia cadono annualmente circa 300 miliardi di metri cubi di pioggia, ma ne tratteniamo solo l’11%, nonostante l’acqua sia indispensabile in agricoltura per garantire qualità e sicurezza alimentare, oltre che rese produttive e quindi reddito agli imprenditori del settore. Dagli anni ’90, grazie a ricerca ed innovazione tecnologica, il fabbisogno idrico nei campi si è ridotto del 40%. Di fronte alla crisi climatica, però, ora servono investimenti per la ripresa del Piano Invasi, secondo obbiettivi di multifunzionalità: dalla prevenzione idrogeologica alla gestione irrigua, dalla produzione idroelettrica alla funzione ambientale fino alle opportunità di sviluppo turistico.”

In questo quadro, si inserisce il cosiddetto “Piano Laghetti”, proposto da ANBI e Coldiretti: 4000 bacini consortili da affiancare a 6000 invasi aziendali; indicato ora anche il cronoprogramma: progettazioni esecutive entro il 2025, iter burocratici ed appalti da espletare entro il 2026, realizzazione entro il 2030.

“Dobbiamo guardare oltre il Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza, individuando altre forme di finanziamento ad iniziare dalle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione – indica Gargano – Mettiamo le nostre progettualità a servizio del Paese e, in particolare, del Contratto Istituzionale di Sviluppo per l’Acqua, annunciato dalla Ministra per il Sud, Mara Carfagna, al recente Forum Internazionale Coldiretti su Agricoltura ed Alimentazione. C’è bisogno di scelte coraggiose – conclude il DG di ANBI – perché la disponibilità idrica non solo è indispensabile per contrastare la crescente aridità dei terreni, ma è un indispensabile asset per ridurre il divario fra Nord e Sud del Paese.”




Covid, variante Omicron. Il contagiato italiano: felice di essere vaccinato

Buone anche le condizioni dei familiari tutti vaccinati con due dosi

“Sono soddisfatto di essermi vaccinato, perché il vaccino nel nostro caso ha funzionato in maniera egregia”.

A dirlo al giornale radio Rai è il paziente zero italiano della variante Omicron.

“Considerati i sintomi blandi miei e della mia famiglia, che è stata contagiata e comprende persone tra gli 8 e gli 81 anni, posso dire che l’infezione si è manifestata solo in modo lieve”, aggiunge il manager che fa sapere di essere in isolamento e monitorato in maniera assidua da medici e autorità sanitarie.

Intanto sono stati attivati i test sui 133 passeggeri sul volo proveniente dal Sudafrica e atterrato a Fiumicino l’11 novembre scorso e sul quale viaggiava il dipendente dell’Eni risultato successivamente contagiato dalla variante Omicron. La Regione Lazio, una volta avuta la lista dei passeggeri, ha subito disposto i tamponi e il tracing. I tamponi verranno poi sequenziati all’Istituto Spallanzani per verificare eventuali altri casi di variante Omicron.

Monitoraggio dei passeggeri che arrivano all’aeroporto Fiumicino da aree a rischio dopo il caso del primo contagiato dalla variante Omicron registrato in Italia. Nel caso di passeggeri che arrivano da aree a rischio, si apprende da fonti della sicurezza aeroportuale, “le compagnie aree sono tenute a consegnare le liste dei passeggeri e questi vengono prelevati direttamente sottobordo, per essere poi sottoposti ai controlli sanitari di rito”. Questi viaggiatori, inoltre, sono tenuti, prima dell’ingresso in Italia, a compilare il Passenger Locator Form, il modulo di localizzazione digitale, e a sottoporsi a tampone molecolare o antigenico 72 ore prima del viaggio. Devono anche comunicare il proprio ingresso in Italia al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente per territorio e devono raggiungere la propria destinazione finale solo con mezzo privato e sottoporsi ad isolamento fiduciario indicato nel Passenger Locator Form per 10 giorni. All’aeroporto di Fiumicino dal 1 ottobre non atterrano voli diretti dal Sudafrica.

Il paziente casertano contagiato dalla variante Omicron è un dipendente dell’Eni: sarebbe sbarcato all’aeroporto di Fiumicino partito dal Sudafrica – proveniente dal Mozambico – l’11 novembre scorso. Al momento della partenza non aveva sintomi ed era negativo al Covid.

Dopo l’arrivo nello scalo romano è andato a casa per passare qualche giorno con la sua famiglia a Caserta, dove vive con moglie, due figli e i due suoceri. Il 15 novembre è partito in aereo – riporta Repubblica – dallo scalo di Capodichino (Napoli) alla volta di Milano per sottoporsi ad una visita medica programmata dalla sua azienda. Sarebbe dovuto quindi rientrare in Mozambico.

Il 16 novembre – dopo una notte passata in albergo nel capoluogo lombardo – si reca nella struttura sanitaria per la visita e viene anche sottoposto a tampone Covid. Lo stesso giorno riparte da Milano diretto a Fiumicino dove avrebbe dovuto imbarcarsi per tornare in Africa, ma durante il viaggio viene informato della sua positività; prosegue quindi verso casa a Caserta.

Si attendono nelle prossime ore, più probabilmente per domani, gli esiti dei sequenziamenti sul materiale genetico dei cinque familiari del manager casertano che ha contratto la variante Omicron. Lo rende noto il direttore generale dell’Asl di Caserta Ferdinando Russo. I tamponi eseguiti finora hanno evidenziato la positività al Covid della moglie, dei suoceri e dei due figli del manager, che vivono nella stessa abitazione, e si attende ora la conferma sul fatto che si tratti anche per loro della variante sudafricana.

Le analisi indicheranno che anche i suoi familiari sono positivi e le classi dei due figli vengono messe in quarantena. In seguito all’emergere dell’allarme Omicron vengono fatti approfondimenti sul suo caso, provenendo l’uomo proprio dall’area a rischio. Le analisi dell’ospedale Sacco di Milano sequenziano la nuova variante. Scattata, sia in Lombardia che in Campania, la corsa al tracciamento dei contatti dell’uomo durante il suo soggiorno in Italia. 

Due classi di scuola elementare di Caserta in isolamento per motivi precauzionali in seguito al primo caso di positività alla variante Omicron riscontrato in un manager di ritorno dal Mozambico; si tratta delle classi frequentate dai due figli dell’uomo, entrambi positivi, dove però non sono emersi nuovi casi. La Asl di Caserta ha tracciato nei giorni scorsi tutti i contatti avuti dall’uomo e dai parenti, in particolare dai figli, effettuando alcune decine di tamponi agli alunni e ai docenti delle due classi; già due le serie di test effettuate a distanza di cinque giorni, ed entrambe hanno dato esito negativo.

Sono buone le condizioni di salute del ‘paziente zero’ e dei suoi cinque familiari conviventi: in tutto quattro adulti, tutti vaccinati, e due bambini. “La situazione è sotto controllo – dice il direttore generale della Asl di Caserta Ferdinando Russo – il paziente zero e i suoi familiari hanno una carica virale molto bassa, e ciò, mi riferisco in particolare agli adulti, è riconducibile al fatto che sono vaccinati con due dosi”. Russo sottolinea che la Asl continua a seguire “con la massima attenzione” la situazione sul versante scolastico, con le due classi elementari frequentate dai figli del manager in isolamento precauzionale.  A proposito dell’efficacia dei vaccini, il direttore generale della Asl di Caserta tiene a sottolineare anche un altro dato: degli otto pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva negli ospedali della provincia nessuno è vaccinato, così come i 13 che si trovano nelle sub-intensive. 

Il paziente italiano colpito dalla variante Omicron “non ha avuto contatti con altre persone, né in ambito lavorativo né in ambito extra-lavorativo, sul territorio lombardo”. È quanto si apprende da fonti interne all’assessorato al Welfare di Regione Lombardia. L’ingegnere campano – si apprende – non si è mai recato nella sede di lavoro di Milano e, per massima cautela, sono state informate le strutture ospedaliere visitate per la sorveglianza degli operatori sanitari che hanno visitato il caso.




Covid, Omicron, la dottoressa che ha scoperto la variante: sintomi insoliti ma lievi nei pazienti vaccinati

Preoccupazione per gli anziani e i non vaccinati che potrebbero sviluppare forme gravi della malattia

Il medico sudafricano che per primo ha lanciato l’allarme sulla variante Omicron del coronavirus ha affermato che i suoi sintomi sono “insoliti ma lievi” nei pazienti sani, ma nello stesso tempo ha espresso forte preoccupazione che il ceppo possa causare complicazioni negli anziani e non vaccinati.

La dottoressa Angelique Coetzee, medico praticante da 30 anni che presiede la South African Medical Association (SAMA), ha affermato di ritenere di aver trovato il nuovo ceppo del virus dopo che i pazienti COVID-19 nel suo studio privato a Pretoria hanno mostrato strani sintomi.

“I loro sintomi erano così diversi e così lievi da quelli che avevo trattato prima”, ha detto Coetzee al The Telegraph. Ha chiamato il comitato consultivo sui vaccini del Sudafrica il 18 novembre dopo che una famiglia di quattro persone è risultata positiva al virus con sintomi che includevano estrema stanchezza. Finora, ha avuto due dozzine di pazienti che sono risultati positivi e hanno mostrato sintomi della nuova variante, per lo più giovani uomini. Circa la metà dei pazienti non era vaccinata, ha detto. Nessuno dei contagiati ha perso l’olfatto o il gusto.

“La malattia si presenta lieve con sintomi quali dolori muscolari e stanchezza per un giorno o due”

“Finora abbiamo rilevato che le persone infette non subiscono la perdita del gusto o dell’olfatto. Potrebbero avere una leggera tosse. Non ci sono sintomi evidenti. Di quelli infetti, alcuni sono attualmente in cura a casa”. La dottoressa ha descritto un “caso molto interessante” che coinvolge una bambina di 6 anni. Aveva “una febbre e una frequenza cardiaca molto alta, e mi chiedevo se dovevo ammetterla. Ma quando l’ho seguita due giorni dopo, stava molto meglio”, ha detto. Coetzee ha sottolineato che tutti i suoi pazienti erano stati sani ed ha espresso preoccupazione per il fatto che i pazienti anziani o non vaccinati potrebbero essere colpiti molto più duramente dall’omicron, specialmente quelli con comorbidità come il diabete o le malattie cardiache. “Quello di cui dobbiamo preoccuparci ora è che quando le persone anziane e non vaccinate vengono infettate dalla nuova variante e, se non vengono vaccinate, vedremo molte persone con una grave forma della malattia”, ha detto.




Covid, terapie intensive: numeri 12 volte superiori quelli dei non vaccinati rispetto ai vaccinati

Resta alta la protezione da parte del vaccino contro la malattia grave da Covid

Il vaccino resta l’arma piu’ forte contro il Covid nella sua forma grave, anche se l’efficacia per i casi di contagio si affievolisce con i mesi.

E continua a crescere l’infezione fra i bambini. Proprio nella fascia d’eta’ scolare si conta piu’ di un quarto dei casi, riferisce l’Istituto Superiore di Sanita’ nel Report esteso settimanale che integra il monitoraggio settimanale dei casi di Covid in Italia. Ora, alla luce dell’arrivo della variante Omicron, resta valido, secondo esperti come lo scienziato Rino Rappuoli, il virologo Carlo Perno e l’immunologo Alberto Mantovani, il ricorso al vaccino e alla terza dose. “La lezione che deriva dalla variante omicron è che dobbiamo vaccinarci, vaccinare i bambini e vaccinare il mondo. Finché il virus circola saremo sotto scacco”, ha detto Mantovani. Gli esperti tutti convergono sull’efficacia della scelta vaccinale e della terza dose, anche e soprattutto in questa fase, per stabilizzare la risposta del sistema immunitario.

Intanto sono 12.877 i positivi ai test Covid individuati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute, ieri erano stati 13.686. Sono invece 90 le vittime in un giorno (mai cosi’ tanti da giugno), in aumento rispetto a ieri, quando erano state 51.

Record di terze dosi

Sempre ieri record di terze dosi, oltre 270mila e anche le prime sono aumentate: per molti giorni il dato era tra 15 e 18mila prima dosi, e ieri erano 25mila. Nell’ultima settimana si osserva un aumento dell’incidenza in tutte le fasce d’età e in particolare nella popolazione di età inferiore ai 12 anni, confermato l’andamento osservato nella precedente settimana, con il 27% dei casi totali diagnosticati nella popolazione di eta’ scolare. Il 51% dei casi in eta’ scolare e’ stato diagnosticato nella fascia d’eta’ 6-11 anni ed e’ in questa fascia che “si evidenzia, a partire dalla seconda settimana di ottobre, una maggiore crescita dell’incidenza, con un’impennata nelle ultime due settimane”.

“Dopo sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale, scende dal 72% al 40% l’efficacia nel prevenire qualsiasi diagnosi sintomatica o asintomatica di COVID-19 rispetto ai non vaccinati” ma resta alta l’efficacia vaccinale nel prevenire casi di malattia severa. Per i vaccinati con ciclo completo da meno di sei mesi e’ pari al 91% rispetto ai non vaccinati, mentre risulta pari all’81% per i vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi rispetto ai non vaccinati.

E continua a restare alto il livello di protezione da parte del vaccino contro la malattia grave da Covid: nell’ultimo mese il tasso di terapie intensive occupate da non vaccinati in Italia e’ a 6,7 per centomila, mentre per i vaccinati da meno di sei mesi e’ a 0,54 per centomila, ossia 12 volte piu’ basso.

Rispetto ad Omicron non ci sono ancora gli elementi per capire se le mutazioni presenti sulla variante Omicron siano davvero pericolose in termini di maggiore rischio clinico o se siano in grado di eludere la copertura offerta dai vaccini, spiega all’ANSA il virologo Carlo Federico Perno, direttore dell’Unità di Microbiologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, secondo il quale “mutare non significa sfuggire”. Per l’esperto – il cui gruppo di ricerca ha realizzato la prima foto della variante Omicron confrontata con la Delta – ora “ha senso piu’ che mai fare la terza dose perche’ stabilizza l’efficacia del vaccino e riduce il rischio di altre varianti”, ha detto. Intanto l’azienda farmaceutica Moderna annuncia di avere in corso di test uno specifico vaccino (mRNA-1273.529) contro la variante Omicron oltre ai candidati booster del suo vaccino. Contro Omicron “abbiamo tre linee di difesa che avanzano in parallelo: un booster con una dose più alta di mRNA-1273 (100 mg). Poi, stiamo studiando in fase clinica due candidati booster multi-valenti che anticipano mutazioni come quelle emerse nella Omicron e i dati sono attesi per la prossima settimana. Inoltre stiamo procedendo con un candidato booster specifico contro Omicron (mRNA-1273.529)”, ha detto Stéphane Bancel, chief executive officer di Moderna.




Covid, variante sudafricana: primo caso in Italia

Si tratta di una persona vaccinata con due dosi, rientrata dal Mozanbico, che al momento presenta sintomi lievi

Una sequenza riconducibile alla nuova variante del Coronavirus è stata identificata su un cittadino campano – vaccinato con due dosi – sbarcato qualche giorno fa a Malpensa dal Mozambico. Il ‘paziente zero’ italiano, un professionista dipendente di una azienda internazionale, è stato sottoposto tampone quando è sbarcato nello scalo lombardo.

Il test è risultato in seguito positivo al Covid e l’allarme di questi giorni sui viaggiatori di rientro dall’Africa australe ha acceso i riflettori sul suo caso, facendo partire riscontri più approfonditi anche sui suoi familiari conviventi, residenti in Campania. Il Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano ha così sequenziato la nuova variante. Lievi i sintomi riscontrati.

Stretta – intanto – del ministero della Salute che – il giorno dopo aver bloccato i voli da 7 Paesi dell’Africa meridionale – ha sollecitato le Regioni a rafforzare il tracciamento dei passeggeri giunti dalle zone a rischio. Serve di più per il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, che ha chiesto “immediati provvedimenti di controllo alle frontiere e di valutare ulteriori scelte di contenimento dei flussi di ingresso verso l’Italia”. Sollecitati anche i nominativi delle liste di imbarco dei residenti nella regione atterrati Fiumicino negli ultimi 15 giorni dalle zone interdette, in modo da sottoporli a screening. In Italia ministero Salute raccomanda alle Regioni di rafforzare e monitorare tracciamento e sequenziamento in caso di viaggiatori da Paesi, o in caso di focolai, caratterizzati da rapido ed anomalo incremento di casi.  

Il paziente campano positivo, il suo nucleo familiare composto da cinque persone e tutti i loro contatti sono stati subito posti in isolamento prudenziale. Sono in buone condizioni di salute; allertati i laboratori campani che stanno già lavorando per ottenere i risultati genomici. Al momento non sono stati identificati contatti positivi in Lombardia dell’uomo.

Dopo Belgio, Germania ed Inghilterra, la temuta variante sudafricana si è dunque infiltrata anche in Italia. L’Inghilterra, ha annunciato il premier Boris Johnson, introdurrà il test molecolare obbligatorio e quarantena per chi arriva.

Si vedrà se l’esempio sarà seguito da Paesi europei. C’è da considerare che viaggiatori possono arrivare sul territorio europeo dalle aree a rischio tramite ‘triangolazioni’ con altri Paesi non sottoposti al blocco dei voli. Sale quindi l’allarme anche per l’Italia e gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera dipendenti dal ministero della Salute (Usmaf) hanno inviato una nota di raccomandazione ai vettori, agli enti aeroportuali e del volo affinché si vigili sulla completa e corretta compilazione del Digital passenger locator form, ovvero i moduli per fornire informazioni sulla provenienza dei viaggiatori negli ultimi 14 giorni. Con l’obiettivo di individuare eventuali arrivi dall’Africa australe passati per altri scali dopo il blocco dei voli scattato ieri. Il ministero della Salute ha anche inviato una circolare alle Regioni per invitarle a rafforzare e monitorare le attività di tracciamento e sequenziamento in caso di viaggiatori provenienti da Paesi o in caso di focolai caratterizzati da rapido ed anomalo incremento di casi e applicare tempestivamente e scrupolosamente le misure per la quarantena e l’isolamento già previste per la variante Delta. E le Regioni si stanno già muovendo. “E’ scattata la fase per andare a cercare la nuova variante. Sono stati rafforzati i controlli negli aeroporti, porti e stazioni ferroviarie”, ha fatto sapere l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato. “I tamponi – ha aggiunto – vengono mandati a campione allo Spallanzani per essere analizzati”. Al lavoro anche la Lombardia.

L’obiettivo, ha spiegato la vicepresidente assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti, “è avere un sequenziamento delle nuove varianti e, nell’eventualità, avere un contact tracing molto puntuale, tutte azioni che stiamo facendo e che faremo anche con questa variante, che sembra essere molto più contagiosa di quelle precedenti e quindi dobbiamo mantenere molto alta la soglia di attenzione e attendere maggiori informazioni da parte del mondo scientifico”. La Regione Campania, ha assicurato il governatore Vincenzo De Luca, ha “tempestivamente adottate tutte le misure precauzionali e si sta procedendo al sequenziamento del virus per verificarne la natura con certezza”. La Farnesina si è intanto attivata per assistere i connazionali rimasti bloccati nelle nazioni africane ‘isolate’.




Guerra al Covid: nuova mutazione del virus in sud Africa

Il Regno Unito vieterà i viaggi da sei paesi africani a causa della nuova variante del Covid 

Identificata in Sud Africa una nuova variante del virus SarsCoV2 con numerose mutazioni della proteina Spike che potrebbero teoricamente aumentarne la trasmissibilità e la capacità di eludere gli anticorpi: denominata B.1.1.529, è già sotto la lente dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che per ora la classifica tra le varianti da monitorare.

Ancora troppo pochi i dati disponibili: secondo il National Institute of Communicable Diseases (NICD) del Sud Africa, la presenza della variante è stata documentata col sequenziamento in 22 casi positivi, ma molti altri vengono confermati in questi giorni da diversi laboratori del Paese.

Quattro casi sarebbero stati individuati in Botswana e uno ad Hong Kong in un viaggiatore di ritorno dal Sud Africa

Intanto la comunità scientifica si è già attivata per cercare di completare in fretta l’identikit di questa nuova variante. Thomas Peacock, virologo dell’Imperial College di Londra, sottolinea sul suo profilo Twitter che “l’incredibile numero di mutazioni della proteina Spike suggerisce che questa variante potrebbe destare preoccupazione” per l’ipotetica capacità di sfuggire a molti degli anticorpi monoclonali noti.

Al momento, però, sono ancora troppo pochi i dati disponibili per trarre delle conclusioni: la diffusione della variante sembra essere ancora limitata e non ci sono prove di laboratorio che ne dimostrino la reale trasmissibilità ed elusività.

Il Regno Unito vieterà i viaggi da sei paesi africani a causa della nuova variante del Covid con numerose mutazioni individuata nel continente. Il segretario alla salute Sajid Javid ha dichiarato che saranno sospesi tutti i voli da Sud Africa, Namibia, Lesotho, Eswatini, Zimbabwe e Botswana dalle 1200 GMT di domani.




Molise, una secca eccezionale fa riemergere un ponte romano

Francesco Vincenzi, presidente Anbi: “Il clima è diventato come una marea: alle grandi piogge seguono grandi asciutte. Serve piani bacini per raccolta delle acque”

L’immagine del ponte romano, riemerso nell’invaso del Liscione in Molise, è l’immagine più eloquente dell’attuale condizione idrica dell’Italia, dove alle copiose e talvolta violente piogge delle scorse settimane, sta seguendo il repentino abbassamento dei livelli nella gran parte dei corpi idrici: ad evidenziarlo è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sule Risorse Idriche, che segnala come le acque trattenute dalla diga di Guardalfiera registrino un’altezza di m. 106,85 sul livello del mare contro i m. 109.30 s.l.m. del 2017, anno della “grande siccità” (fonte: Molise Acque).

E’ così per i corsi d’acqua della Val d’Aosta, ma soprattutto del Piemonte, dove le portate di Stura di Lanzo e Pesio, dopo essere velocemente aumentate di10 volte, sono altrettanto repentinamente calate.

E’ così per i fiumi dell’Emilia Romagna dove, dopo la ripresa seguita ad un’estate idricamente complicata, diminuiscono  drasticamente  i livelli soprattutto di Secchia ed Enza (fonte: ARPAE).

E’ così per la Toscana, dove le portate nei principali alvei risultano dimezzate, confermando il trend deficitario lungo l’intero 2021 (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana).

Calano anche i flussi fluviali nelle Marche, seppur migliori delle annate scorse.

Diversificate sono invece le condizioni dei grandi laghi del Nord: stazionari i livelli di Maggiore e Lario, in leggero calo l’Iseo, in crescita il Garda .

Altrettanto vario è l’andamento del fiume Po che, mentre cala nel tratto piemontese, prende vigore man mano che si avvicina alla foce.

Invariata è la portata del fiume Adda in Lombardia, mentre i livelli idrometrici, registrati nel Veneto,  si mantengono vicini ai più bassi del quinquennio.

Nel Lazio, il lago di Bracciano cresce di 11 centimetri, mentre cala leggermente il fiume Liri ed il Sacco si mantiene ai livelli più bassi del quinquennio.

In Campania, i livelli idrometrici dei fiumi Garigliano, Volturno, Sarno e Sele risultano in aumento; i volumi del lago di Conza  si confermano in ripresa, mentre rallenta il calo dell’acqua trattenuta negli invasi del Cilento.

Al Sud continua la lunga stagione irrigua della Basilicata, i cui invasi registrano un ulteriore calo di 1.200.000 metri cubi, mentre i principali bacini della confinante Puglia registrano un aumento di disponibilità idrica, pari a circa 3 milioni e mezzo di metri cubi (fonte: Autorità Bacino Distrettuale Appennino Meridionale).

 “Il contraddittorio andamento idrologico di regioni anche vicine deve portarci ad analizzare l’Italia come un unico, grande corpo idrico, dove continuano a cadere circa 1000 millimetri di pioggia all’anno, seppur in maniera diversificata nei modi e nei tempi. Si conferma quindi la necessità di un grande Piano Invasi con funzione calmieratrice per un grande potenziale idrico, di cui tratteniamo, però, solo l’11%” indica Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI)

“Rientrano in questa strategia – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI –  i mille laghetti proposti insieme a Coldiretti, così come i 23 nuovi bacini previsti dal Piano ANBI di Efficientamento  della Rete Idraulica del Paese, unitamente al completamento dello schema idrico di altri 16 e la manutenzione di ulteriori 90 invasi.”




Super Green Pass, via libera dal Cdm: ecco cosa cambia

Obbligatorio dal 6 dicembre anche per: alberghi, spogliatoi per l’attività sportiva, trasporto ferroviario regionale e trasporto pubblico locale

Il Consiglio dei ministri, ha dato il via libera al decreto che rafforza le misure anti Covid con il Super Green pass. Il provvedimento è stato varato all’unanimità.

Sarà valido dal 6 dicembre al 15 gennaio, ma le misure potranno essere poi prorogate.

Il green pass “base” sarà obbligatorio dal 6 dicembre anche per: alberghi, spogliatoi per l’attività sportiva, trasporto ferroviario regionale e trasporto pubblico locale: lo spiegano fonti di governo al termine del Cdm che ha approvato il nuovo decreto con la stretta anti-Covid. Restano invariate le tipologie e la durata dei tamponi

LA CONFERENZA STAMPA -“La situazione è sotto controllo, siamo nella situazione migliore in Europa grazie alla campagna vaccinale che è stata un successo notevole”. Così il premier Mario Draghi in conferenza stampa che ha ringraziato gli italiani per l’adesione alla campagna vaccinale.  “I nostri ricordi vanno ai morti, alla caduta dell’8% dell’economia, vanno alle attività chiuse, ai ragazzi in dad e non sono stati bene, alcuni di loro stanno ancora soffrendo, e soprattutto i ricordi della povertà. Quest’anno gli italiani hanno reagito, ora vogliamo conservare questa normalità, non vogliamo rischi“. La situazione dell’andamento epidemiologico “all’esterno dell’Italia è molto grave anche in paesi a noi confinanti. E vediamo anche un lieve ma costante peggioramento” anche da noi. E questo “nonostante non siamo ancora nella pienezza dell’inverno” ma questo perchè “la copertura vaccinale del ciclo comincia ad affievolirsi in questo periodo” ha detto il premier Mario Draghi. Il premier lancia anche un appello ad evitare dure contrapposizioni. “E’ importante non sottovalutare le diversità di comportamenti, di vedute, nè sottovalutare né criminalizzare ma cercare di continuare sulla strada, cercando di convincere, non credo ci siano alternative”. Il presidente del consiglio annuncia anche di aver fatto la terza dose. 

I VACCINI – Il ministro Speranza annuncia asostanziali novità per i vaccini.”Nel decreto ci sono 4 ambiti affrontati: l’obbligo che è già vigente per alcune categorie e lo estendiamo a ulteriore categorie: al personale non sanitario che lavora nel resto del comparto salute, alle forze dell’ordine e ai militari, e a tutto il personale scolastico. L’estensione dell’obbligo interesserà anche la terza dose”. “Da oggi è possibile avere il richiamo a 5 mesi e ci apprestiamo a una ulteriore modifica: dal 1 dicembre allargheremo la platea anagrafica della dose di richiamo. Dal  1 dicembre sarà possibile la dose richiamo sopra i 18 anni” dice il ministro Speranza che annuncia che la campagna vaccinale ha superato i 94 milioni di dosi inoculate: ‘Un risultato straordinario’. “Sul vaccino per i bambini aspettiamo l’Ema” dice il premier Draghi e Speranza chiarisce i passaggi: “Il primo è l’approvazione di Ema del vaccino Pfizer per i bambini nella dose ridotta. Già nella giornata di domani o entro questa settimana. Poi Aifa si pronuncerà con un parere allineato a Ema e poi aspettiamo la consegna di Pfizer delle dosi pediatriche, e ciò nella terza decade di dicembre. Nel frattempo faremo una campagna di comunicazione e credo che l’indicazione che daremo sarà di ascolare i pediatri e i medici”

I CONTROLLI – “La convinzione del Cdm è stata che i controlli sono una parte fondamentale: di questo è stata investita la ministra dell’Interno, le forze dell’ordine saranno mobilitate in modo totale. C’è la sensazione che questi controlli vadano rafforzati, c’è tutta una aneddotica sui mancati controlli, bisogna potenziarli. Tutte le forze di sicurezza, i vigili urbani, saranno impiegati con un impianto diverso dal passato”. Così il premier Mario Draghi in una conferenza stampa. 

IL NATALE – “Spero che questo sia un Natale normale. Per i vaccinati spero sia un Natale normale”. Lo ha detto il premier Mario Draghi concludendo la conferenza stampa spiegando che se si mettono restrizioni, se prosegue la campagna vaccinale è perchè “un Natale normale è quello che vogliamo riconquistare per tutti”. “Sullo stato di emergenza non mi azzardo a dire niente a un mese dalla scadenza, sennò Cassese mi sgrida, valuteremo la situazione man mano che si presenterà” precisa il premier. “Ma a noi cosa interessa? Prolungare l’emergenza o avere a disposizione tutta la struttura di mobilitzione sanitaria che ci ha permesso sinora di combattere l’epidemia? Credo che la risposta sia la seconda”.

LE MISURE -Massima prudenza sulle misure per contenere il contagio, massima attenzione all’economia limitando al massimo la chiusura delle attività economiche. E’ la linea che è emersa dalla cabina di regia del governo presieduta dal premier Mario Draghi. Il premier ha spiegato la ratio dell’introduzione del Super Green pass, con una stretta che va a colpire i non vaccinati.  Intervenire subito e prepararsi per tempo al Natale ha inoltre l’obiettivo – spiegano ancora dal governo – di consentire alle attività economiche di programmare i prossimi mesi, senza temere interruzioni che avrebbero un impatto economico sulla ripresa: di qui la scelta di eliminare le chiusure anche in zona gialla o arancione e porre limitazioni solo per i non vaccinati.  Il super green pass dovrebbe valere in zona bianca solo per il periodo delle feste natalizie e dunque per poco più di un mese dal 6 dicembre al 15 gennaio.  In zona gialla e arancione, invece, dovrebbe rimanere anche oltre la fine delle festività.  Arriva l’obbligo di Green pass o tampone anche per accedere ai mezzi del trasporto pubblico locale. Lo si apprende da più fonti governative al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto. L’accesso a spettacoli, eventi sportivi, bar e ristoranti al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche sarà consentito in zona bianca e gialla solo ai possessori di “green pass rafforzato”. Il green pass durerà 9 mesi.

Le misure che saranno introdotte dal Governo permetteranno di guardare con più serenità e di vivere in sicurezza la prospettiva dell’inverno e delle vacanze di Natale. Perché sappiamo che chi frequenta i luoghi di divertimento e le piste da sci saranno persone vaccinate e che quindi hanno un grado di sicurezza maggiore”. Lo ha detto il presidente della regione Valle d’Aosta, Erik Lavevaz, in un collegamento con RaiNews. “Era assolutamente necessario da parte del Governo un momento di chiarezza – ha aggiunto – che oggi viene fatto rispetto a come affrontare questa nuova stagione invernale”.

Per gli under 12 non ci sarà obbligo di green pass, nemmeno quando arriverà i via libera alla vaccinazione per bambini e ragazzi tra i 5 e gli 11 anni.

L’obbligo di vaccino scatterà anche per gli insegnanti e le forze dell’ordine, mentre sarà confermato per personale sanitario e delle rsa, con estensione alla terza dose. E’ l’orientamento che emerge al termine della cabina di regia sul Covid a Palazzo Chigi. L’obbligo, secondo quanto riferiscono diverse fonti, dovrebbe entrare in vigore dal 15 dicembre.

Intanto le Regioni sono in pressing per chiedere misure più stringenti a partire dalle mascherine all’aperto. “L’ipotesi delle mascherine all’aperto – sottolinea l’assessore regionale alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato – è stata messa dalle Regioni sul tavolo nel confronto con il Governo. È una misura che andrebbe adottata subito in tutta Italia a prescindere dai colori”. “Mascherine anche all’aperto e soprattutto nei luoghi affollati”, aggiunge D’Amato. La misura è stata richiesta in vista delle festività quando assembramenti nelle città sono frequenti anche per lo shopping. 

LE REAZIONI – “Oggi il governo ha preso decisioni importanti e il Pd condivide in toto le decisioni che vanno nella direzione giusta, che mantengono tutto ciò che di positivo è stato fatto e ci permettono di non essere in posizione tragica e di difficoltà come molti altri Paesi. Dobbiamo confermare quelle scelte rigorose e applicarle nella nuova realtà per continuare a essere liberi e a vivere”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, intervenendo all’assemblea nazionale dei sindaci riformisti e progressisti, a Roma.