Cambiamenti climatici, Anbi: “Cresce la preoccupazione per il deficit idrico in Italia”

Gargano: “Si sta assistendo alla riduzione di specie autoctone, sopraffatte dall’arrivo delle cosiddette tipologie aliene, più adatte a riprodursi in condizioni ambientali estreme.”

Mentre si allarga al Centro-Sud Italia la preoccupazione per il deficit idrico, che sta colpendo il Paese, è al Nord, che si stanno battendo tutti i record negativi: decresce anche il lago di Garda ed il lago d’Iseo registra una percentuale d riempimento pari solo al 13,6%, mentre il Maggiore ha un’altezza inferiore di circa 76 centimetri alla media del periodo.

“E’ un quadro allarmante, quello che emerge dal report settimanale del nostro Osservatorio sulle Risorse Idriche – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – A fronte di tale quadro, il cui futuro è affidato  alla magnanimità del fato meteorologico, è fondamentale  che il recente inserimento della tutela ambientale fra gli obbiettivi della Costituzione, non sia solo una mera, per quanto importante, affermazione di principio, ma sia l’avvio di un nuovo, quanto urgente  paradigma operativo per il Paese.” 

A NordOvest la neve scarseggia perfino in Valle d’Aosta, dove non si registrano significative precipitazioni da circa un mese e l’innevamento pare indirizzato a segnare nuovi minimi storici; questa condizione si ripercuote sul principale fiume della regione, la Dora Baltea, che questa settimana vede ridotta la sua portata da 29,7 a 19,50 metri cubi al secondo (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta).

Da inizio dell’anno, in Piemonte, le precipitazioni sono inferiori del 93% sulla media storica e le temperature hanno toccato, in alcune occasioni, il massimo storico del periodo. La neve  è molto scarsa e le portate del fiume Po sono più che dimezzate rispetto all’anno scorso, ormai evidenziando acclarate “caratteristiche di magra”, nonchè i primi segnali di danni all’habitat; a Torino è stata registrata una portata di 29,2 metri cubi al secondo, mai toccata nel 2020, neppure nel periodo estivo di massima calura!

Massimo Gargano Direttore Generale ANBI

“Se ovviamente l’attenzione è soprattutto concentrata sul futuro delle produzioni agricole e quindi del cibo – evidenzia Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI  – non vanno comunque dimenticati le ancora poco conosciute conseguenze dell’attuale situazione climatica sugli ecosistemi, dove comunque si sta assistendo alla riduzione di specie autoctone, sopraffatte dall’arrivo delle cosiddette tipologie aliene, più adatte a riprodursi in condizioni ambientali estreme.”

Rimanendo sul Grande Fiume, ma nel tratto lombardo-emiliano, si segnala il record negativo di Piacenza, che tocca il punto più basso dei recenti  15 anni, scendendo addirittura sotto al livello dell’eccezionalmente negativa  annata idrologica 2015-2016 (fonte: ARPAE) ed anticipando analoga sorte, permanendo le attuali condizioni, anche sul resto dell’asta fluviale.

Non solo Po, comunque: sono in calo anche gli altri fiumi piemontesi (portata fiume Tanaro: mc./sec. 24,8 contro mc./sec. 197) , mentre l’Adda torna a fare registrare la portata più bassa dal 2017 in una Lombardia, dove il divario tra le riserve idriche, attualmente  accumulate  e quelle del passato continua ad aumentare (-54,4% sulla media storica con un volume di neve, stimato in solo 578,9 milioni di metri cubi contro i quasi 3819 milioni dell’anno scorso ed una media dal 2006, pari a Mmc. 1911,80!).

Spostandosi a NordEst,  il fiume Adige segna l’altezza idrometrica più bassa dal 2014 e gli altri corsi d’acqua del Veneto  non fanno meglio: portate più che dimezzate rispetto al 2021 con il livello della Livenza inferiore di oltre 2 metri (fonte:  ARPA Veneto);  per quanto riguarda il deficit pluviometrico regionale,  a Gennaio è indicato in -53% con picchi nei bacini di Adige (-68%) e Brenta (-66%).

In Friuli Venezia Giulia,  il fiume Natisone  è praticamente “in secca”, toccando  una portata minima di 0,7 metri cubi al secondo.

In Liguria, i dati parlano di un aumento delle temperature minime di oltre mezzo grado negli ultimi 30 anni; la siccità ha iniziato a mettere in difficoltà i territori di Ponente: ad Imperia il torrente Impero è praticamente in secca ed  a Ventimiglia il Roja, il torrente più importante, è nella stessa situazione (fonte: ARPAL). A Levante, i quantitativi minimi per permettere l’attuale richiesta irrigua sono garantiti ma, se persisterà l’attuale condizione, l’estate si annuncia difficile. I dati delle centraline idrometriche a Gennaio sono sconcertanti: ad Imperia sono caduti  4 millimetri di pioggia contro i mm. 70,6 del 2020; a Savona mm. 7,4 contro i mm.71 di due anni fa.

In Emilia Romagna,  dove mezza regione pare essere dimenticata dalla pioggia, i fiumi sono “a secco” con portate estive.

Oltre al Nord, la situazione più grave è quella della Toscana, dove le portate dei corsi d’acqua sono tutte ampiamente al di sotto della normalità (fiume Arno: mc./sec . 13.80 contro una media a Febbraio di mc./sec. 110,82!)

Importanti cali di portata si registrano anche nei fiumi delle Marche (altezza idrometrica dell’Esino: cm 29, ma l’anno scorso era cm 107!) e del Lazio, dove sono gli alvei del bacino del Liri-Garigliano a mostrare i segnali di maggiore sofferenza (tutti ai minimi dal 2017).

In Campania, i fiumi Garigliano, Volturno e Sele si posizionano su valori inferiori alle medie del periodo, segnando l’ingresso della regione in una fase di siccità invernale, dove si segnalano in calo anche i volumi trattenuti nel lago di Conza e nei bacini del Cilento (quello sotteso alla diga di Piano della Rocca sul fiume Alento contiene  il  48,31% rispetto ad un anno fa).

In Umbria, i dati pluviometrici sono più bassi rispetto al passato, così come i volumi invasati nella diga di Maroggia e l’altezza idrometrica del lago Trasimeno, la più bassa dal 2010. Nella Bassa Valle del Tevere, la portata del “fiume di Roma” è in linea con le annate più siccitose ed al rilevamento di Monte Molino, a monte del lago di Corbara, con un’altezza idrometrica di m. 0,58 (media storica m. 1,28), si ha il valore più basso del decennio con un livello inferiore di oltre 2 metri e mezzo rispetto  ad un anno fa.

In Basilicata i principali bacini trattengono  oltre 20 milioni di metri cubi d’acqua in meno rispetto all’anno scorso, così come in Puglia, dove sul “granaio d’Italia” nel Tavoliere è piovuto la metà del 2021.

Tra i pochi dati positivi vanno segnalati quelli degli invasi di Penne, in Abruzzo e di Sant’Anna, in Calabria:  entrambi sono  al top degli anni più recenti; bene anche la Sardegna, dove i volumi invasati a Gennaio sono superiori alla media degli scorsi 12 anni.




Al San Giovanni di Roma il primo studio prospettico multicentrico della sindrome long-covid

Gli esiti del primo studio prospettico su disfunzione olfattiva persistente, cefalea e confusione mentale; lo studio è stato condotto su 152 pazienti  

Le alterazioni funzionali dell’olfatto rappresentano una delle manifestazioni sintomatologiche più comuni della sindrome da Long-COVID; infatti, una percentuale tra il 20% ed il 25% di questi pazienti lamenta disturbi dell’olfatto anche dopo un anno dall’infezione da SARS-CoV-2. I risultati ottenuti da uno studio prospettico, primo al mondo, condotto su 152 pazienti, sono stati pubblicati la scorsa settimana sulla rivista scientifica Brain Sciences”; lo studio, coordinato dalla Prof.ssa Arianna Di Stadio (Professore Associato di Otorinolaringoiatria presso l’Università di Catania)ha visto la partecipazione del Prof. Angelo Camaioni, Direttore del Dipartimento Testa-Collo e della UOC Otorinolaringoiatriadell’AO San Giovanni-Addolorata, coadiuvato dal Dott. Pietro De Luca, Medico in Formazione Specialistica in Otorinolaringoiatria. Al lavoro hanno collaborato centri di riferimento nel panorama scientifico internazionale, nelle figure del Prof. Michael J. Brenner (Professore Associato di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Testa-Collo presso l’Università del Michigan) e della Prof.ssa Evanthia Bernitsas (Professore Associato di Otorinolaringoiatria e Direttrice del Centro per la sclerosi multipla della Wayne State University di Detroit). 

Nel dettaglio i risultati chiariscono che benil32.8% dei pazienti hanno presentato anosmia, il 16.4% iposmia, il 6.6% parosmia/cacosmia e il 32.8% una combinazione di iposmia e parosmia. Solo il 4.6% ha sofferto esclusivamente di cefalea, mentre l’1.4% cefalea e confusione mentale come sintomi d’esordio. In particolare la cefalea era riportata dal 50% dei pazienti e la confusione mentale dal 56.7%. 

“L’alterazione dell’olfatto ed il coinvolgimento cognitivo sono caratteristiche comuni della sindrome da Long-COVID. La confusione mentale – spiega nell’articolo il Prof. Angelo Camaioni – spesso descritta come “brain fog”, potrebbe influenzare l’olfatto alterando il ricordo degli odori o attraverso un meccanismo condiviso di neuroinfiammazione. Abbiamo indagato la confusione mentale, la cefalea, e la funzione cognitiva in pazienti adulti con disfunzione olfattiva persistente dopo infezione da SARS-CoV-2. Questo studio trasversale multicentrico ha arruolato 152 adulti che riferivano disfunzione olfattiva afferenti a 3 centri terziari specializzati in disturbi olfattivi da COVID-19. Criteri di inclusione sono stati l’alterazione olfattiva dopo infezione da SARS-CoV-2 persistenti per oltre 6 mesi dall’infezione, età maggiore di 18 anni e inferiore a 65 anni”. 

Dallo studio sono stati esclusi pazienti con alterazione dell’olfatto, cefalea, o disturbi mnemonici precedenti all’infezione. I pazienti sono stati esaminati tramite esame olfattometrico, esame endoscopico nasale, scale di valutazione delle cefalea, valutazione della cognitivi, Mini Mental State Examination (MMSE). La disfunzione olfattiva è stata stratificata e classificata in base alla severità del deficit e in base alla presenza o meno di distorsione dell’olfatto (parosmia, cacosmia). I dati inerenti l’olfatto, la cefalea, la confusione, ed il MMSE sono stati analizzati per valutare eventuali connessioni.  

“I pazienti che riferivano cefalea, confusione mentale, o entrambe – si legge – mostravano un rischio significativamente maggiore di soffrire di anosmia e/o iposmia se confrontati con la controparte senza sintomi neurologici. Nessuno dei pazienti ha riportato un punteggio ridotto al MMSE. Nella nostra coorte di pazienti post-COVID-19 con sintomi olfattivi persistenti oltre i 6 mesi, la cefalea ed il coinvolgimento cognitivo erano associati con deficit olfattivi più severi, coerentemente con meccanismi neuroinfiammatori mediatori di una varietà di sintomi nei pazienti con sindrome long-COVID”. 




M5S, il Tribunale di Napoli congela Conte come presidente: torna Grillo alla guida

“A seguito dell’Ordinanza del Tribunale di Napoli”, “ha acquisito reviviscenza lo Statuto approvato il 10 febbraio 2021.

La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata”. Lo scrive sui social Beppe Grillo in riferimento alla situazione del Movimento 5 Stelle.

“In questo momento non si possono prendere decisioni avventate. Promuoverò un momento di confronto anche con Giuseppe Conte.Nel frattempo, invito tutti a rimanere in silenzio e a non assumere iniziative azzardate prima che ci sia condivisione sulla strada da seguire”, ha scritto Grillo sui suoi canali social facendo riferimento alla situazione dei 5 Stelle.

Un partito a guida congelata. Tecnicamente esce così il M5s dalla decisione del Tribunale di Napoli che ha disposto la sospensione dello statuto ratificato il 3 agosto e la nomina di Giuseppe Conte come presidente, arrivata due giorni dopo. Una novità che accelera le spinte caotiche interne al Movimento (e aumenta le preoccupazioni degli alleati dem), dove da settimane si assiste a uno scontro totale fra Luigi Di Maio e lo stesso Conte che, però, ovviamente continua a tenere il volante stretto fra le mani: “La mia leadership non dipende dalle carte bollate”. E annuncia a stretto giro una nuova votazione sulle modifiche allo statuto, già necessarie dopo la bocciatura di dicembre della Commissione di garanzia per gli statuti e la trasparenza dei partiti politici, aprendo la consultazione anche agli iscritti con meno di sei mesi di anzianità, ossia il vulnus su cui si basava il ricorso vinto a Napoli da tre attivisti.




Emilia Romagna, allarme Po: insabbiamento degli impianti idrovori di Boretto

Arriva dall’Emilia Romagna l’ennesima conferma dell’andamento ormai “torrentizio”, assunto dalle portate del fiume Po, conseguenza del cambiamento climatico: il susseguirsi dei periodi di magra (invernale ed estiva) sta provocando l’insabbiamento degli impianti idrovori di Boretto, nel reggiano.

Complici il drastico calo di portata del Grande Fiume e la scarsa piovosità di quest’anno, sta riemergendo un imponente quantità di detriti, costringendo il Consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale ad una lotta contro il tempo per liberare l’area prima dell’avvio definitivo dei prelievi irrigui a servizio delle aree agricole delle province di Reggio Emilia, Modena e di parte del Mantovano.

Anno dopo anno, il problema ha ormai assunto caratteri endemici, causando disagi ed aggravio dei costi. Il tutto è stato ripetutamente segnalato agli organi idraulici competenti ma, in attesa del loro intervento, il locale ente consortile è costretto a provvedere autonomamente per la rimodellazione di un tratto anche dell’alveo del Canale Derivatore.

“Quanto sta accadendo lungo il fiume Po è la testimonianza di un Paese in costante ritardo di fronte ad un’emergenza climatica dai caratteri sempre più evidenti, come sta dimostrando anche l’attuale siccità fuori stagione. È necessaria un’assunzione di responsabilità collettiva altrimenti anche la straordinaria opportunità del Recovery Plan diverrà un’occasione sprecata” ammonisce Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

L’intervento in atto a Boretto Po consiste nella rimozione dei materiali sedimentati in alveo ed il cui volume da asportare è stimato in 16.000 metri cubi.

“Quello della manutenzione dal progressivo interrimento è un problema, che interessa tutti i corpi idrici. Basti pensare – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – che il nostro Piano di Efficientamento della Rete Idraulica del Paese prevede l’asporto di oltre 72 milioni di metri cubi da 90 bacini, aumentando così di circa il 10% la loro capacità; il costo stimato è di quasi 291 milioni di euro, capaci però di attivare circa 1450 posti di lavoro. Come continuiamo a ripetere: serve un grande Piano di Manutenzione del Territorio ed ogni giorno, che passa, complice l’irrefrenabile consumo di suolo, ci espone ai crescenti rischi dell’estremizzazione degli eventi atmosferici.”




Ricerca scientifica: possibile tornare a camminare dopo una paralisi

Tre persone paralizzate sono tornate a camminare, nuotare e pedalare grazie a elettrodi impiantati nel midollo spinale

Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, si deve al gruppo coordinato dal Politecnico di Losanna (Epfl), al quale l’Italia partecipa, con Silvestro Micera, che lavora fra Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ed Epfl.

E’ italiana anche una delle tre persone paralizzate coinvolte nella sperimentazione. Il dispositivo consiste in alcuni elettrodi innestati nel midollo spinale, che inviano ai muscoli di gambe e tronco gli stimoli elettrici generati esternamente da un computer controllato dal paziente.

L’innovativo sistema di elettrodi morbidi è stato sviluppati sotto il coordinamento di Grégoire Courtine e Jocelyne Bloch, entrambi dell’Epfl. Il dispositivo invia stimoli elettrici, controllabili direttamente dal paziente attraverso un tablet, che attivano la contrazione dei muscoli in forma coordinata. In appena un giorno di addestramento i tre volontari hanno ripreso a camminare e sono stati in grado di controllare movimenti complessi, come nuotare e pedalare, anche al di fuori del laboratorio.

“I primi passi sono stati qualcosa di incredibile, un sogno che si avverava”, ha detto l’italiano Michel Roccati, uno dei tre pazienti sui quali è stata condotta la sperimentazione. Quattro anni fa un incidente in moto aveva provocato una lesione della colonna vertebrale, lasciandolo paralizzato. “Ora sono in grado di salire e scendere le scale e punto, entro primavera, di riuscire a camminare per un chilometro”, ha aggiunto Roccati.

Il risultato arriva dopo numerosi anni di ricerche effettuate dal gruppo in questo ambito da cui è nata anche la startup Onward Medical, il cui obiettivo principale sarà testare questa nuova tecnologia su migliaia di pazienti, per arrivare a commercializzarla entro pochi anni.




Covid Italia, ritorno alla normalità: meno restrizioni e più aperture

Da venerdì prossimo fine dell’obbligo delle mascherine all’aperto in zona bianca

Da oggi in Italia meno restrizioni e più aperture, anche se il governo si mantiene prudente: il Green pass non si tocca. Diminuiscono gli studenti in dad.

La curva dei contagi Covid scende in circa due terzi delle province. I valori dell’incidenza però sono ancora elevati. 

Super Green Pass con durata illimitata, nuovo sistema per le quarantene (dimezzate a cinque giorni per i non vaccinati) e per le Dad, con gli studenti che torneranno quasi tutti in classe. Addio, poi, all’obbligo delle mascherine all’aperto in zona bianca da venerdì prossimo, quando anche le discoteche potranno riaprire con certificato rafforzato, mascherine (ma non in pista) e capienza al 50 per cento.

La road map per il ritorno alla normalità segna il via in queste ore. Si riparte con prudenza, ma che si stia aprendo “una nuova fase per il Paese” è lo stesso coordinatore del Cts Franco Locatelli ad annunciarlo. Il quale però avverte: “va gestita la riapertura”, con un'”adeguata progressività”. L’ultima misura a cadere sarà probabilmente il certificato verde: ad avviso di Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, bisognerà mantenerlo almeno per tutta l’estate.

Archiviate le modifiche alle quarantene e mandate in soffitta le restrizioni dei colori (restano in vigore quelle in zona rossa, ma solo per i non vaccinati), un’altra tappa sarà quella del 15 febbraio, quando scatterà l’obbligo del Super pass al lavoro per gli ultracinquantenni. Già dalla prossima settimana qualche regione potrebbe essere invece nuovamente promossa verso profili di rischio più bassi lasciando la zona gialla o arancione, come la Campania, che ‘vede’ il bianco.

Il decisivo giro di boa ci sarà però con la scadenza dello stato di emergenza il prossimo 31 marzo: se quest’ultimo non dovesse essere prorogato, andranno ridiscussi con le aziende gli accordi sullo smartworking e anche la struttura dell’attuale Commissario, il generale Francesco Figliuolo, diventerebbe ‘ordinaria’ (in alternativa servirebbe un decreto ad hoc, per l’assegnazione di poteri straordinari).

Ma è ormai certo che dopo marzo, in qualsiasi caso, il lasciapassare verde dovrà ancora essere utilizzato per diversi mesi. Di fronte al rischio di nuove varianti, il suggerimento sarebbe quello di mantenere l’attuale sistema di restrizioni per i non vaccinati oltre il 15 giugno prossimo, data in cui è al momento prevista la scadenza dell’obbligo della dose per gli over 50. Su questo fronte, la macchina dei controlli si è già messa in moto dallo scorso primo febbraio e nelle prossime settimane potrebbero arrivare le sanzioni da 100 euro dopo verifiche a campione sul milione e mezzo di ultracinquantenni in Italia che non si sono mai vaccinati o che non hanno ancora fatto la dose booster entro la scadenza dei sei mesi per il richiamo. La legge prevede che la multa arrivi direttamente a casa con una cartella dell’Agenzia delle entrate.

A fine febbraio è previsto intanto l’arrivo di ‘Novavax’, il cosiddetto vaccino degli ‘scettici’ proprio perché basato su vecchie tecniche, diverse da quelle vettoriali e a base mRna utilizzate finora per i sieri anti-Covid: questo aspetto, si spera, potrebbe convincere i più timorosi che non si sono ancora sottoposti all’inoculazione. Per chi ha fatto invece il booster, al momento non è prevista la quarta dose, eccetto forse per immunodepressi e anziani: in questo caso il sistema di somministrazione, con numeri decisamente ridotti rispetto all’ultima campagna vaccinale, sarà però più capillare con farmacie, medici di medicina generale e pediatri. Dunque si andrebbe verso la chiusura degli hub e i grandi centri vaccinali. Per i vaccini ai bimbi sotto i cinque anni invece si attende la valutazione di Ema e Aifa, con un possibile ok nei prossimi mesi.

Aldilà delle date già previste dal calendario degli allentamenti delle misure, restano una serie di ipotesi e riflessioni su una serie di norme, che potrebbero subire cambiamenti in primavera. Le percentuali sulla capienza di stadi e discoteche all’aperto, ad esempio, potrebbero essere presto riviste. In particolare per gli impianti sportivi, la soglia attualmente prevista al 50% potrebbe passare presto al 75% e progressivamente al 100%.




Covid, Figliuolo: virus arretra. Riportare normalità in ospedali

La curva dei nuovi casi di Covid-19 sta scendendo in circa due terzi delle province italiane

Contagi e ricoveri in calo ma il virus circola, l’attenzione resti alta, si entra in una fase più favorevole, in cui le risorse sanitarie potranno essere ribilanciate verso la cura delle patologie gravi e la prevenzione.

Lo spiega a Repubblica il commissario all’emergenza, il gen.Francesco Figliuolo.

Senza l’accelerazione sul booster ci sarebbero state ben altre conseguenze, anche sull’economia. Una quarta dose come le precedenti per ora non è prevista: se necessario in futuro, se non ci saranno emergenze, si farà in farmacia o dal dottore. ‘Io a Sanremo? Ho gradito la battuta di Fiorello, sono contento sia tornato il pubblico’.

La curva dei nuovi casi di Covid-19 sta scendendo in circa due terzi delle province italiane, solo in alcuni casi si rileva una situazione di stasi oppure di crescita debole o frenata.

Ovunque, però, i valori dell’incidenza sono ancora elevati. Lo indicano le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Ecco la situazione che emerge nelle province:
Dopo avere oltrepassato il picco, la curva sta scendendo in tutte le province dell’Emilia Romagna, tranne Ferrara, in tutte quelle lombarde, in tutte quelle marchigiane meno Macerata, in tutte le province piemontesi, in quelle toscane e nelle province autonome di Trento e Bolzano, ad Aosta, Pordenone, Trieste, Udine, Roma, Isernia e Nuoro;
la curva continua a scendere in tutte le province liguri e in quelle di Pescara e Teramo; si rileva una discesa debole a Chieti e Perugia;
hanno da poco superato il picco Gorizia e Macerata; sono in discesa frenata dopo aver oltrepassato il picco Avellino, Benevento, Caserta, Napoli, Rieti, tutte le province pugliesi, Oristano;
dopo una fase di discesa dopo il picco sono ora in debole crescita Cosenza, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Salerno, Campobasso, tutte le province siciliane meno Enna e Messina, dove la crescita non è debole;
in fase di stasi tutte le province venete, L’Aquila, Ferrara, Latina, Viterbo, Terni; in crescita frenata sono Matera e Frosinone; in debole crescita Potenza e Catanzaro; in crescita Crotone, Cagliari, Sassari, Sud Sardegna.
in crescita frenata sono Matera e Frosinone; 
in debole crescita Potenza e Catanzaro;
in crescita Crotone, Cagliari, Sassari, Sud Sardegna. 

Ecco di seguito l’incidenza negli ultimi sette giorni (numero di casi ogni 100.000 abitanti) nelle province italiane:

Oltre 2.000: Ferrara (2.480), Bolzano (2.423), Macerata (2.368), Forlì-Cesena (2.310), Ascoli Piceno (2.270), Fermo (2.191), Pordenone (2.085), Rimini (2.076), Gorizia (2.075), Vicenza (2.059), Ancona (2.020), Ravenna (2.016);
Fra 1.500 e 2.000: Livorno (1.963), Verona (1.910), Bologna (1.907), Pesaro e Urbino (1.889), Treviso (1.871), Padova (1.857), Belluno (1.840), Trieste (1.815), Venezia (1.806), Reggio Emilia (1.791), Udine (17.85), Savona (1.778), Ragusa (1.729), Prato (1.722), Trento (1.709), Lucca (1.697), Grosseto (1.686), Imperia (1.679), Pisa (1.670), Firenze (1.669), Parma (1.646), Genova (1.646), Rovigo (1.644), Latina (1.637), Modena (1.631), Pistoia (1.618), Matera (1.610), Biella (1.595), Arezzo (1.589), L’Aquila (1.571), Siracusa (1.541), Chieti (1.538), Teramo (1.530), Lecce (1.526), Pescara (1.520), Torino (1.502);
Fra 1.000 e 1.500: Caltanissetta (1.487), Mantova (1.483), Rieti (1.455), Roma (1.444), Salerno (1.433), Napoli (1.423), La Spezia (1.420), Viterbo (1.414), Perugia (1.376), Siena (1.374), Piacenza (1.367), Frosinone (1.360), Messina (1.335), Vercelli (1.291), Terni (1.280), Potenza (1.276), Brescia (1.260), Caserta (1.253), Foggia (1.245), Massa Carrara (1.228), Cremona (1.227), Bari (1.222), Asti (1.201), Barletta-Andria-Trani (1.193), Vibo Valentia (1.193), Brindisi (1.192), Cuneo (1.157), Pavia (1.151), Aosta (1.148), Crotone (1.145), Como (1.117), Verbano-Cusio-Ossola (1.114), Taranto (1.113), Alessandria (1.108), Novara (1.076), Varese (1.072), Monza e della Brianza (1.027), Catania (1.021), Lodi (1.020), Nuoro (1.013), Campobasso (1.005);
Fra 500 e 1.000: Milano (996), Reggio Calabria (976), Isernia (966), Bergamo (957), Benevento (952), Agrigento (914), Palermo (911), Sondrio (893), Avellino (832), Trapani (804), Cagliari (776), Lecco (771), Enna (753), Sud Sardegna (669), Catanzaro (612), Oristano (557), Sassari (554);
Meno di 500: Cosenza (165).




Conclusa la 3 edizione di “Obiettivo Acqua”, il concorso fotografico per educare alla cultura e al rispetto della risorsa idrica

Il contest è tornato in presenza nella splendida cornice della Sala delle Statue di Palazzo Rospigliosi

Premiati i vincitori di “Obiettivo Acqua” il concorso fotografico nazionale, giunto alla 3 edizione, promosso e organizzato da Coldiretti, ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue) e Fondazione Univerde con il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica, in collaborazione con FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta Campagna Amica.

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Il contest, che si è tenuto lo scorso martedì 1 febbraio a Roma nella splendida cornice della Sala delle Statue di Palazzo Rospigliosi, è stato introdotto e moderato dal direttore generale dell’ANBI Massimo Gargano.

Presenti, fra gli altri, il Sottosegretario alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Francesco Battistoni e l’Assessore Comunale ai Lavori Pubblici ed Infrastrutture di Roma, Ornella Segnalini, nonchè i Presidenti delle tre realtà promotrici: Ettore Prandini (Coldiretti), Alfonso Pecoraro Scanio (Fondazione Univerde) e Francesco Vincenzi (ANBI).

L’obiettivo del concorso è quello di educare alla cultura e al rispetto della risorsa idrica, aumentare la sensibilità sull’importanza della sua corretta gestione per la sicurezza ambientale, anche come fattore strategico per il futuro dell’agricoltura italiana.

A classificarsi al primo posto Pietro Munari con la foto “Darla a bere”. 2° posto a Fulvio Sudati con la foto “Martino con preda” e terzo Classificato: Maurizio Portone con “Grande Ruota Mulino (Rudun)”

E intanto è allarme siccità con l’Italia a rischio “zona rossa” nei prossimi mesi.




Paxlovid, al via la distribuzione della pillola anti Covid

Inizierà domani la distribuzione alle Regioni e alle Province autonome dei primi 11.200 trattamenti dell’antivirale Paxlovid, la pillola anti Covid di Pfizer, dopo la firma del contratto tra la struttura del Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo e la casa farmaceutica americana.

Il contratto prevede la fornitura di complessivi 600 mila trattamenti nel corso del 2022, i quali verranno progressivamente distribuiti alle Regioni, non appena disponibili, secondo le indicazioni del Ministero della Salute e dell’Aifa. 

“Ci stiamo avviando verso una situazione marcatamente favorevole, tutti i numeri ci indicano che questa è la direzione”.

Lo ha detto il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli a Sky Tg24 sottolineando che le decisioni prese con l’ultimo decreto “vanno nella direzione di mantenere aperto il paese”. In questi mesi, aggiunge, “siamo riusciti a gestire la quarta ondata dovuta ad Omicron mantenendo tutto aperto, a differenza di altri paesi come Germania, Olanda e Austria che hanno dovuto ricorrere a lockdown o a chiusure di attività”. E questo, conclude, “è stato possibile grazie all’alto numero di vaccinati”. 

Se la corsa del virus continuerà a rallentare, “tra qualche settimana potremmo affrontare anche la tematica delle mascherine. Vediamo in funzione dei numeri – ha aggiunto – ma la fine di febbraio è una possibilità. Vediamo l’evoluzione della curva epidemica nel paese e in base a quello si potrebbe si deciderà se anticipare o posticipare”.

All’inizio della primavera potrebbe essere a disposizione in Italia il vaccino anti Covid per la fascia di età 0-5 anni. E’ quanto ha spiegato il coordinatore del Cts Franco Locatelli sottolineando che anche in questo caso saranno previste due dosi e ci sarà un dosaggio “ulteriormente ridotto” rispetto a quello che viene proposto per i bambini tra i 5 e gli 11 anni. “Direi che potrebbe essere ragionevole – ha detto rispondendo ad una domanda – ipotizzare l’orizzonte dell’inizio della primavera per avere questi vaccini a disposizione, dopo che le agenzie regolatorie avranno dato il via libera”.




Osservatorio Anbi sulle risorse idriche: “Meno acqua per territori e agricoltura crescono le preoccupazioni di cittadini e imprese”

Alpi e appennini: dimezzate le riserve di neve

Secondo il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, la montante preoccupazione per il futuro di una stagione irrigua deficitaria ancora prima di cominciare, è ben testimoniata  dalla Lombardia, dove non solo le portate del fiume Adda sono inferiori a quelle degli anni più recenti (74 metri cubi al secondo: la più bassa dal 2017), ma sono esigue le riserve idriche, accumulate negli invasi o sotto forma di manto nevoso:  a livello regionale si rileva -51% rispetto alla media storica e -68% sul 2021 con picchi nei bacini Toce-Ticino-Verbano (-63,5%), Brembo (-74,7), Oglio (-61,5%). Allarmante è il confronto fra i livelli d’innevamento di quest’anno e di 12 mesi fa: in alcuni territori mancano all’appello oltre 2 metri di neve (fonte: ARPA Lombardia).

Come noto, durante il mese di gennaio, la portata del fiume Po si è ridotta progressivamente (-25% sulla media), raggiungendo valori al di sotto di quelli tipici del periodo, ma comunque ancora superiori a quelli di magra ordinaria.

La situazione di siccità fuori stagione sta interessando le regioni del bacino padano e l’area centro-settentrionale della Toscana.

“Temiamo che la crisi dello stato idrologico potrebbe rendere difficile la stagione primaverile all’agricoltura e all’habitat dell’intero Distretto Padano”: a dirlo è l’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po-MiTE.

Il totale della riserva idrica invasata nei bacini naturali o artificiali e sotto forma di manto nevoso è infatti ancora diminuito rispetto alla settimana scorsa (-5.2%) ed oggi risulta inferiore alla media del periodo 2006-2020 (-51%); un’anomalia ancora più marcata è quella del fattore denominato SWE (Snow Water Equivalent) che, su tutto l’arco alpino, è prossimo ai minimi storici (-55% rispetto alle medie con punte che in alcune zone toccano -80%).

A ciò si deve aggiungere la  situazione dei Grandi Laghi del Nord (tutti sotto media, ad eccezione del Garda), dove i deflussi sono maggiori degli afflussi e le percentuali di riempimento ovviamente molto basse (Iseo: 17,1%; Lario: 18,2%; Maggiore: 22,5%); anche nei bacini montani, seppur con differenziazioni localmente  marcate, la riserva dall’inizio dell’anno è in diminuzione mediamente del  30%.

Soffrono ancora i fiumi dell’Emilia Romagna (in particolare il Savio ed il Nure da settimane sotto la soglia critica) e gli invasi piacentini non riescono a ricaricarsi dopo i prelievi irrigui estivi. In particolare, preoccupa il volume d’acqua trattenuto  alla diga del Molato (1,62 milioni di metri cubi): analizzando la media 2010-2021 ed escludendo il 2017 straordinariamente siccitoso, il bacino presenta oggi il 15% di acqua in meno, perché dalla fine dalla stagione irrigua non si sono registrate precipitazioni significative. A destare ulteriore preoccupazione sono le riserve delle falde indebolite dal fatto che nel 2021 sono piovuti 595 millimetri di pioggia, cioè il 30% in meno rispetto alla media degli ultimi 10 anni.

I fiumi veneti permangono in sofferenza idrica (il Piave, con una portata di 0,15 metri cubi al secondo è al minimo dal 2017), così come quelli dell’Italia centrale (in Toscana, tutti i corsi d’acqua hanno flussi dimezzati rispetto alla media e l‘Ombrone tocca addirittura -60%).

“Analizzando il trend degli anni più recenti, si evidenzia come le conseguenze dei cambiamenti climatici non siano più un fatto contingente, ma un dato strutturale, cui bisogna rispondere urgentemente con una politica di sistema” evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

“I Consorzi di bonifica e l’agricoltura stanno facendo da anni la loro parte, ottimizzando la distribuzione irrigua e diminuendone il fabbisogno – sottolinea Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – È la cosiddetta capacità di resilienza, cui vanno però affiancati interventi infrastrutturali come l’ammodernamento e l’ampliamento delle reti idrauliche e la realizzazione di nuovi invasi, capaci di stoccare acqua per i momenti di bisogno. Bisogna destinare a ciò ulteriori risorse sia dal Recovery Plan che da altri strumenti, quale il Fondo Sviluppo e Coesione, perché l’ormai ricorrente stato d’emergenza idrica è un enorme limite allo sviluppo dei territori.”

In Campania, i livelli idrometrici dei fiumi Volturno, Sele, Sarno e Garigliano appaiono in calo, seppur con modalità diverse. In diminuzione sono anche  i volumi dei bacini del Cilento (volume invasato: Piano della Rocca, -45,9% rispetto al 2021)  ed il lago di Conza (-4,2 milioni di metri cubi sull’anno scorso).

Scendendo più a  Sud, anche le rilevazioni sugli invasi apulo-lucani confermano un brusco rallentamento nel riempimento, a causa di un inverno  particolarmente mite (nella scorsa settimana: nei bacini della Puglia, +5 milioni di metri cubi d’acqua contro i quasi 20 dell’anno scorso; in Basilicata, +2 milioni, quando nel 2021 si registravano +16 milioni).




Covid, Italia: il virus rallenta

“Ci stiamo avviando verso una situazione marcatamente favorevole, tutti i numeri ci indicano che questa è la direzione”. Lo ha detto il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli a Sky Tg24 sottolineando che le decisioni prese con l’ultimo decreto “vanno nella direzione di mantenere aperto il paese”.

In questi mesi, aggiunge, “siamo riusciti a gestire la quarta ondata dovuta ad Omicron mantenendo tutto aperto, a differenza di altri paesi come Germania, Olanda e Austria che hanno dovuto ricorrere a lockdown o a chiusure di attività”. E questo, conclude, “è stato possibile grazie all’alto numero di vaccinati”. 

Se la corsa del virus continuerà a rallentare, “tra qualche settimana potremmo affrontare anche la tematica delle mascherine. Vediamo in funzione dei numeri – ha aggiunto – ma la fine di febbraio è una possibilità. Vediamo l’evoluzione della curva epidemica nel paese e in base a quello si potrebbe si deciderà se anticipare o posticipare”.

All’inizio della primavera potrebbe essere a disposizione in Italia il vaccino anti Covid per la fascia di età 0-5 anni. E’ quanto ha spiegato il coordinatore del Cts Franco Locatelli sottolineando che anche in questo caso saranno previste due dosi e ci sarà un dosaggio “ulteriormente ridotto” rispetto a quello che viene proposto per i bambini tra i 5 e gli 11 anni. “Direi che potrebbe essere ragionevole – ha detto rispondendo ad una domanda – ipotizzare l’orizzonte dell’inizio della primavera per avere questi vaccini a disposizione, dopo che le agenzie regolatorie avranno dato il via libera”.