L’Ancri scende in campo in difesa dell’Ambiente

La riforma costituzionale sull’ambiente è legge. Cosa cambia ora per le travagliate vicende delle acciaierie e in merito alle polemiche sull’eolico

Dopo anni di proposte, discussioni parlamentari e dibattiti tra giuristi, con la riforma degli articoli 9 e 41 della costituzione, la tutela dell’ambiente è entrata ufficialmente nella Costituzione italiana.
Un evento storico perché è la prima volta che viene modificata la parte della Costituzione riguardante i principi fondamentali della Repubblica.
Con la legge costituzionale approvata l’8 febbraio 2022 la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi ha acquisito un valore primario costituzionalmente protetto, anche nell’interesse delle future generazioni e, con una riserva di legge, la tutela viene estesa anche agli animali.
La riforma costituzionale interviene anche in materia di iniziative economiche prevedendo che tali attività possano svolgersi senza recare danno alla salute e all’ambiente.
Ma cosa cambia ora? Cosa ci aspetta dal bilanciamento tra il diritto costituzionale alla salute e all’ambiente salubre da un lato e alle libertà economiche dall’altro?
Penso alle travagliate vicende delle acciaierie Ilva di Taranto e di Piombino ma penso anche alle polemiche su pale eoliche, i pannelli fotovoltaici, dighe del micro-elettrico, impianti a biomasse, impianti di trattamento rifiuti.
Quali effetti si avranno ora sul territorio per prevenire ed intervenire in emergenza?
Cosa possiamo fare, per ridurre nell’immediato le criticità, al di là delle misure assistenziali e strutturali annunciate dal governo?
È possibile ripensare il settore della progettazione di infrastrutture e del patrimonio edilizio perseguendo efficienza energetica?
Quale nuovo impulso dà la riforma costituzionale agli obiettivi dell’agenda 2030?
Sul tema, il prefetto Francesco Tagliente ha condiviso con il direttore di Italia 7 Fabrizio Manfredini, di organizzare una puntata del programma di approfondimento Monitor, condotto da Gaetano D’Arienzo in diretta dalle ore 21.30 alle 23.00 di questa sera martedì 22 febbraio
Per trattare temi così complessi oltre al Prefetto Tagliente nella veste di delegato alle relazioni istituzionali dell’ancri interverranno, il Presidente dell’ANCRI Tommaso Bove, l’Ing. Paolo Ghezzi, delegato ANCRI all’ambiente e responsabile scientifico del Master GECA in economia circolare della Scuola Superiore S.Anna di Pisa,
Daniel Calleja già Direttore Generale dell’Ambiente, della Commissione Europea
La Prof. ssa Maria Chiara Carrozza, Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR
Il Prefetto Stefano Laporta, Presidente Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Ispra
Il Dott. Fabrizio Curcio Capo Dipartimento della Protezione Civile
Il dott Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte costituzionale e autore di importanti studi e sentenze sulla tutela dell’ambiente
Il Prof. Gianfranco Amendola docente di diritto penale dell’ambiente alla Sapienza di Roma già Procuratore della Repubblica  
Il dott. Marco Filippeschi Coordinatore del Comitato Scientifico Associazione Rete dei Comuni Sostenibili
Il dott. Luca Lopomo Sindaco di Crispiano (TA) che ha aperto il percorso sperimentale di costruzione dell’Agenda Locale 2030
Paolo Crisafi, Presidente di Remind Filiera Immobiliare, esperto di immobiliare, che promuove insieme al Settore Ecologia e Creato del Vaticano i “ 10 Comandamenti Verdi”
La puntata speciale di Monitor su questo tema rientra nel progetto, che da un paio di anni il prefetto Tagliente sta portando avanti per la promozione della cultura della sicurezza condivisa, declinata alle emergenze del momento.




Ucraina, Putin annette due regioni e invia le truppe per “assicurare la pace”

Gli Usa, intanto, hanno spostato per la notte i propri diplomatici in Polonia per motivi di sicurezza

Precipita drammaticamente la crisi in Ucraina. Con una mossa a sorpresa, ieri il presidente russo Vladimir Putin ha dapprima annunciato il riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, per poi ordinare l’invio di truppe nella regione del Donbass con lo scopo, è la versione del Cremlino, di “assicurare la pace”.

“Non abbiamo paura della Russia”, la replica del presidente ucraino, Volodimyr Zelensky, che in un discorso alla nazione ha ribadito che gli ucraini non cederanno “un solo pezzo” del Paese. Gli Usa, intanto, hanno spostato per la notte i propri diplomatici in Polonia per motivi di sicurezza.

Precipita drammaticamente la crisi in Ucraina
. Con una mossa a sorpresa, il presidente russo Vladimir Putin ha dapprima annunciato il riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, per poi ordinare l’invio di truppe nella regione del Donbass con lo scopo, è la versione del Cremlino, di “assicurare la pace”. Le speranze di una soluzione diplomatica fiorite durante la notte tra domenica e lunedì sono dunque svanite come un sogno alla luce del giorno. A dissiparle i colpi di artiglieria che sono ripresi di buon mattino e il durissimo fuoco di sbarramento di dichiarazioni ostili che si è alzato da Mosca, culminato a fine giornata con l’annuncio di Putin.

In serata una colonna di blindati è stata segnalata nella Repubblica di Donetsk dall’agenzia russa Interfax, che cita testimoni sul posto.

E una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu sull’Ucraina è stata chiesta nella serata di ieri, lunedì. Lo riferiscono alcuni diplomatici, secondo quanto riporta l’Afp.

Al termine di un lunghissimo discorso tv alla nazione, il capo del Cremlino ha firmato il decreto di riconoscimento delle entità filo-russe con al fianco i capi dei due ‘Stati’ ribelli, scatenando la condanna di tutti i leader occidentali. Il presidente Usa Joe Biden ha chiamato subito dopo il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron. Gli Stati Uniti hanno già annunciato le prime sanzioni su investimenti e commercio nel Donbass, alle quali se ne aggiungeranno ovviamente altre. L’Unione europea si appresta a farlo domani, con il presidente di turno Macron che per il momento ha parlato di misure “mirate”. Anche Londra, ha fatto sapere la sua ministra degli Esteri Liz Truss, annuncerà un’ulteriore stretta verso la Russia.

Il discorso fiume in tv di Putin si è risolto in una durissima arringa contro i dirigenti ucraini, accusati di ogni nefandezza, e contro l’Occidente. “L’Ucraina ha già perso la sua sovranità”, diventando serva “dei padroni occidentali”, ha attaccato lo zar. Per poi accusare la Nato di essere già praticamente presente sul territorio ucraino, minacciando direttamente la sicurezza della Russia. “In Ucraina le armi occidentali sono arrivate con un flusso continuo, ci sono esercitazioni militari regolari nell’ovest dell’Ucraina, l’obiettivo è colpire la Russia”, ha affermato, aggiungendo che “le truppe della Nato stanno prendendo parte a queste esercitazioni, almeno 10 sono in corso, ed i contingenti Nato in Ucraina potrebbero crescere rapidamente”.

Le prospettive di una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina, e in generale del braccio di ferro che da mesi contrappone la Russia e l’Occidente, sembrano quindi tramontare del tutto.

Solo poche ore prima la svolta dello zar, Macron aveva portato a termine una lunga giornata di consultazioni telefoniche che sembravano aprire la strada ad un vertice tra Putin e Biden. Poi una serie di docce gelate, una dietro l’altra. Putin non è contrario a vedere Biden, ma prima bisogna stabilire gli obiettivi del vertice, aveva puntualizzato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. L’incontro “è possibile”, cercava di controbattere l’Eliseo. Ma poi ci ha pensato lo stesso capo del Cremlino a fugare le illusioni. A quel punto la Casa Bianca ha rilanciato l’allarme per “un attacco estremamente violento contro l’Ucraina possibile nei prossimi giorni o ore”. E tutto è sembrato rotolare ineluttabilmente verso il conflitto. La decisione di Putin a beneficio delle repubbliche ribelli nell’est dell’Ucraina è stata presa dopo una lunga riunione del Consiglio di sicurezza nazionale ed è stata annunciata a Macron e Scholz prima di essere resa pubblica. Le ore precedenti avevano visto nuove violazioni del cessate il fuoco in Donbass. Ma soprattutto una serie di gravissime accuse lanciate dai separatisti e dalle stesse forze armate russe all’esercito ucraino. Come quella di avere infiltrato nella regione russa di Rostov un gruppo di sabotatori, cinque dei quali sarebbero stati uccisi dai militari di Mosca. O quella di aver bombardato un posto di frontiera russo. Entrambi episodi negati da Kiev, che invece ha denunciato l’uccisione di due suoi soldati e il ferimento di altri quattro in un bombardamento separatista. Da parte sua, l’autoproclamata repubblica di Donetsk ha affermato che un suo miliziano e un civile hanno perso la vita in un bombardamento ucraino.

L’Ucraina ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, mentre il suo ministro degli Esteri Dmytro Kulebba, a Bruxelles in occasione della riunione dei suoi colleghi della Ue, aveva fatto appello all’Unione per l’adozione “già ora di sanzioni” contro Mosca, senza aspettare l’invasione. Per ora, Kiev e i 27 hanno raggiunto solo un accordo di principio sulla creazione di una missione di formazione militare consultiva in Ucraina. Ma intanto ci si prepara ad ogni evenienza: l’Air France, seguendo l’esempio di Lufthansa e Swiss Air, ha deciso di annullare i voli per Kiev in programma martedì, mentre le autorità russe hanno invitato le compagnie commerciali a non sorvolare il Mar d’Azov, nel nord del Mar Nero, ad est della Crimea.




Ucraina, ormai è count down per attacco russo: entro oggi Putin deciderà sul riconoscimento dei separatisti

Continua l’escalation della crisi Ucraina con gli Stati Uniti che si dicono convinti:“Un attacco estremamente violento contro l’Ucraina è possibile nei prossimi giorni o ore“.

Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che deciderà “oggi” sul riconoscimento dei separatisti ucraini del Donbass.

Tutte le istituzioni russe si stanno esprimendo a favore delle autoproclamate repubbliche dell’Ucraina orientale. Dopo il parlamento, è intervenuto anche il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza Dmitry Medvedev. “E’impossibile che migliori la situazione in Ucraina, quindi è necessario riconoscere Lugansk e Donetsk”. Analoga richiesta è stata formulata dal capo dell’intelligence e dal ministro della Difesa. “Non c’è altra via che riconoscere” il Donbass, ha sintetizzato il ministro Lavrov. Kiev intanto chiede una riunione urgente del consiglio di sicurezza dell’Onu.

ORE 16.53 – L’Ucraina chiede una riunione urgente del Consiglio di sicurezza Onu. Lo ha detto il ministro degli Esteri ucraino dopo l’annuncio di Mosca che entro oggi deciderà sul riconoscimento dei separatisti.

ORE 16.35 – Tutte le istituzioni russe si stanno esprimendo a favore del riconoscimento delle autoproclamate repubbliche dell’Ucraina orientale da parte del presidente Vladimir Putin. Dopo il parlamento, è intervenuto anche il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza Dmitry Medvedev. “E’ impossibile che migliori la situazione in Ucraina, quindi è necessario riconoscere Lugansk e Donetsk”. Analoga richiesta è stata formulata dal capo dell’intelligence e dal ministro della Difesa. “Non c’è altra via che riconoscere” il Donbass, ha sintetizzato il ministro Lavrov. 

ORE 16.08 – Nelle ultime ore è entrata in vigore una no-fly zone dichiarata dalla Russia sul Mar d’Azov, ovvero una sezione settentrionale del Mar Nero. La notte scorsa, scrive Bbc news online, Mosca ha diffuso un avviso Notam (NOtice To AirMen, destinato ai piloti di aeromobili o elicotteri) per escludere gli aerei di linea commerciali dalla zona, che confina con il porto ucraino di Mariupol, vicino alla linea di contatto tra le forze separatiste ucraine e filo-russe.

ORE 16.03 – Lituania, offrire a Kiev l’adesione all’Ue “È arrivato il momento di sostenere l’Ucraina con un’offerta di adesione all’Ue, questo darebbe un segnale chiaro a Vladimir Putin”. Lo ha detto il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis. “Ci sono voci di sostegno da alcuni Paesi sul punto ma non voglio anticipare la conferenza stampa dell’alto rappresentante Josep Borrell”, ha aggiunto. Landsbergis ha inoltre ribadito che la Lituania è a favore d’imporre “alcune sanzioni” alla Russia senza aspettare oltre, perché l’Ucraina è già sotto attacco, “economico e cibernetico”.

ORE 15.46 – Mosca, fatto prigioniero un soldato ucraino La Russia ha eliminato due gruppi di “sabotatori” e ha fatto prigioniero un soldato ucraino. Lo rendono noto i servizi di sicurezza russi.

ORE 15.41 – Putin, processo di pace non ha alcuna prospettiva Il processo di pace nel conflitto in Ucraina non ha “alcuna prospettiva” al momento. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, che poco prima aveva accusato Kiev di non rispettare gli accordi di Minsk.

ORE 15.22 –  Usa, probabile attacco violento nei prossimi giorni o ore.”Un attacco estremamente violento contro l’Ucraina è possibile nei prossimi giorni o ore”. Lo ha detto la Casa Bianca sottolineando che “l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia schiaccerebbe in modo brutale gli ucraini”.

ORE 15.12 –  Ucraina nella Nato drammatica minaccia per la Russia. Se l’Ucraina entrerà nella Nato, “le minacce per la Russia aumenteranno drammaticamente”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin citato dall’agenzia Interfax.

ORE 15.08 – Mosca considera richiesta riconoscimento separatisti. Mosca sta considerando la richiesta di riconoscimento dei separatisti ucraini. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin. “Kiev – ha detto Putin al consiglio di sicurezza russo – ha già condotto tra operazioni punitive contro il Donbass e sembra proprio che si stia avventurando in un’altra. Gli ultimi sviluppi dimostrano che le autorità ucraine non hanno nessuna intenzione di implementare gli accordi di Minsk”.

ORE 14.52 – Separatisti, Putin riconosca la nostra indipendenza I separatisti filo-russi hanno lanciato un appello a Vladimir Putin perché riconosca la loro indipendenza.

ORE 14.05 Putin a Macron, prima dei summit serve stabilire obiettivi
Il presidente russo Vladimir Putin ha detto al leader francese Macron di non essere contrario ai summit sull’Ucraina ma che è necessario stabilire prima quali siano gli obiettivi da raggiungere. Lo ha riferito il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, secondo quanto riporta la Tass.




Roma, bonifica del Parco Archeologico di Centocelle: sopralluogo tecnico dell’assessore capitolino Sabrina Alfonsi

Una traversata che ha permesso di valutare le potenzialità di un’area verde al servizio della comunità

ROMA – Sopralluogo tecnico al Parco Archeologico di Centocelle dell’assessore capitolino Sabrina Alfonsi insieme al suo corrispettivo municipale Edoardo Annucci e al Presidente Mauro Caliste e ai rappresentanti del Comitato PAC Libero per verificare le criticità già evidenziate in altre sedi da cittadini e comitati, per individuare le priorità di intervento e cominciare a indirizzare gli uffici del Dipartimento Ambiente di Roma Capitale verso atti concreti.

Il gruppo è entrato dall’ingresso aperto dai cittadini sul lato Quadraro Vecchio/Tor Pignattara – Via di Centocelle 129 – e si è inoltrato nel Canalone mostrando all’assessore Alfonsi i rifiuti interrati, per poi attraversare i 33 ettari del primo stralcio ed arrivare all’ex Casilino 900 e agli autodemolitori sulla Palmiro Togliatti.

Una traversata che ha permesso di valutare le potenzialità di un’area verde al servizio della comunità, ma che non ha visto in questi ultimi anni nessun progresso rispetto alla progettualità prevista.

Indispensabile a detta dei cittadini aprire ufficialmente l’ingresso da Via di Centocelle e procedere alla realizzazione del secondo stralcio, altri 20 ettari di parco con annessa la Villa romana della Piscina e la relativa area museale.

Bloccare poi l’accesso carrabile all’ex Casilino 900 – dove la situazione di rifiuti ingombranti e’ ormai drammatica – tramite l’area ex ENI per evitare ulteriori sversamenti di rifiuti e provvedere ad aprire un percorso pedonale verso Torre Spaccata e Don Bosco.

Infine affrontare, insieme alla Città Metropolitana e la Regione Lazio, la questione della delocalizzazione degli autodemolitori. Dopo anni di rinvii e inutili chiusure è indispensabile liberare il Parco Archeologico di Centocelle da questa ingombrante presenza, anche in virtù del recepimento delle direttive europee in materia, per le quali si rischia l’apertura della relativa procedura di infrazione.

All’Assessore Alfonsi è stata infine consegnata un ampia documentazione, sia del Comune che della Regione, con l’auspicio che si avvii ancor più rapidamente la fattiva risoluzione delle criticità.




Governo, partiti compatti con Draghi

“Siamo determinati a lavorare perché il governo Draghi completi il suo lavoro senza ambiguità.

E’ impegno che ci prendiamo. Draghi ha fatto bene: ci sono temi negoziabili da quelli non negoziabili e su questi va bene mettere la fiducia”. Così il leader del Pd, Enrico Letta, lasciando il congresso di Azione. “Mario Draghi ha fatto bene” a strigliare i partiti. “Lo invito a essere determinato”.

“Serve un governo che decida, una democrazia che aiuti la crescita senza pensare a tornaconti elettorali. Serve un importante impegno di riforme: da vent’anni abbiamo avuto cambi di maggioranze, solo in questa legislatura un campionario incomprensibile per i nostri osservatori esteri. Ma ora al di là delle baruffe quotidiane i richiami che vengono sull’aggiornamento delle istituzioni siano ineludibili, penso ai tre poteri, ma anche al rapporto tra governo e parlamento”. Così il ministro per lo Sviluppo economico e vicesegretario della Lega, Giancarlo Giorgetti, in collegamento con il Congresso di Azione.




Milleproroghe, emendamenti: maggioranza si spacca

Rimandato di un anno il tetto del contante a mille euro

La maggioranza si spacca durante l’esame degli emendamenti al dl Milleproroghe in commissione alla Camera.

La Lega e Forza Italia votano con Fratelli d’Italia una retromarcia sul contante: il tetto, che dal primo gennaio è sceso a mille euro, torna per un anno a duemila euro. La modifica sposta infatti l’entrata in vigore della soglia più bassa dal primo gennaio 2022 al primo gennaio 2023. La modifica è passata per un solo voto con il parere contrario del governo.

Il governo nella notte sarebbe andato sotto quattro volte: oltre che sul tetto del contante, contro il parere dell’esecutivo è passato l’emendamento che prevede il dietrofront sull’Ilva, così come sono state approvate norme sulle graduatorie della scuola e i test sugli animali. Duro scontro anche sul tema della giustizia fra il Pd e la Lega.




Abrignani, membro Cts: non verrà prorogato lo stato d’emergenza

“Non credo verrà prorogato lo stato di emergenza e, quindi, si scioglierà anche il Cts”.

Lo dice a Rai Radio1, a Un Giorno da Pecora, l’immunologo e membro del Comitato tecnico scientifico Sergio Abrignani.

“Non credo – afferma inoltre – che dovremmo più vivere la situazione emergenziale che abbiamo vissuto in passato, almeno se rimane la variante Omicron. E non penso che possa arrivare a breve una variante più diffusiva di Omicron, è difficile ed è improbabile immaginarsela”.

Abolire il Green Pass dall’1 aprile? “Sono scelte politiche, io dico che quando avremo terminato la campagna vaccinale potremo togliere tutto”, ha detto Abrignani.




Caro bollette, il Governo accelera per intervenire

Il governo prova ad accelerare sul nuovo intervento contro il caro bollette: secondo quanto si apprende si lavora in queste ore per tentare di portare al più presto il decreto in Consiglio dei ministri.

Fonti di Palazzo Chigi non escludono una convocazione già domani.

Governo al lavoro per mettere a punto il nuovo decreto contro il caro bollette: in mattinata, secondo quanto si apprende, il ministro dell’Economia Daniele Franco è stato a lungo a Palazzo Chigi con il suo staff in riunione con il sottosegretario alla presidenza Daniele Garofoli. Insieme Franco e Garofoli hanno poi incontrato anche la dg di Confindustria, Francesca Mariotti, per fare un punto sulle linee generali del provvedimento. Le nuove misure dovrebbero da un lato dare nuovi aiuti a famiglie e imprese e dall’altro, su un orizzonte di medio periodo, aumentare la produzione di gas nazionale – e lo stoccaggio – e delle rinnovabili, anche attraverso la spinta a scuole e uffici pubblici a dotarsi di pannelli solari.

“Il caro bollette è una emergenza nazionale, troppi settori rischiano di fallire. Ne parlerò con Draghi: servono subito il decreto Energia e idee chiare per il futuro. L’Italia ha bisogno di aumentare l’estrazione di gas e, per i prossimi anni, serve una riflessione seria sul nucleare di ultima generazione. I troppi No ideologici fanno male al Paese”. Lo dice il leader della Lega, Matteo Salvini citando il caso di una palestra nel centro di Bologna che “ha ricevuto una bolletta del gas più che raddoppiata a parità di consumi: da 2.426,37 euro da pagare a fine dicembre 2021 a 5.090,65 da saldare entro il 31 gennaio 2022. Nello stesso periodo di riferimento – continua la nota – il costo dell’energia elettrica è passato da 3.025,69 a 4.294,20 euro. Simili prezzi, uniti alle difficoltà che il settore delle palestre ha accusato per la pandemia, rischiano di stroncare molte attività”.

“Questa è la settimana giusta per dare un messaggio forte alle famiglie e alle imprese, perché la ripresa è a rischio. Spingiamo il governo ad andare nella giusta direzione, aiutare famiglie e le imprese”. Lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta parlando del caro bollette a margine della presentazione del libro L’uomo delle regole, di Nicola Graziani, a Roma.

 “Famiglie e imprese, già in difficoltà a causa della crisi economica, subiranno l’ennesima stangata dovuta al rincaro di luce e gas. Il governo, incapace e senza alcuna strategia, continua a non fare nulla”. Così la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni su Twitter.




Ucraina, venti di guerra: il Papa prega per la pace

“Le notizie che giungono dall’Ucraina sono molto preoccupanti. Affido all’intercessione della Vergine Maria e alla coscienza dei responsabili politici ogni sforzo per la pace”. Lo ha detto papa Francesco all’Angelus, aggiungendo rivolto ai fedeli: “Preghiamo in silenzio”.

Intanto soffiano sempre più forti i venti di guerra

Dopo l’allarme degli Usa sul rischio di un’invasione imminente, la diplomazia tenta di giocare le ultime carte per evitare lo scontro armato. Ma dal colloquio tra Joe Biden e Vladimir Putin non è arrivata alcuna svolta. Anzi. In una telefonata durata poco più di un’ora ieri, i due leader hanno sostanzialmente ribadito le proprie posizioni. Il presidente Usa minaccia: ‘Se invadete la pagherete cara’. Il segretario di Stato Usa Anthony Blinken è tornato sulla decisione di evacuare l’ambasciata americana a Kiev, seguita poi da altri Paesi occidentali. Il rischio di un intervento militare e “la minaccia sono imminenti”, ha detto definendo l’operazione “la cosa più prudente da fare”. 

Il segretario di Stato americano Antony Blinken e i ministri degli Esteri del Giappone e della Corea del Sud si sono impegnati a collaborare per scoraggiare un’ulteriore escalation russa lungo il confine con l’Ucraina e hanno condannato i recenti lanci di missili balistici della Corea del Nord. Lo riporta Bloomberg. Blinken, il ministro degli Esteri giapponese Yoshimasa Hayashi e il ministro degli Esteri sudcoreano Chung Eui-yong hanno sottolineato “l’importanza fondamentale” di una forte cooperazione tra i loro paesi per la stabilità regionale, in una dichiarazione congiunta dopo i colloqui alle Hawaii. I ministri hanno anche assicurato il loro “incrollabile sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”. Quanto alla minaccia rappresentata da Pyongyang, Blinken e i suoi omologhi hanno espresso “ha espresso profonda preoccupazione per la natura destabilizzante” dei recenti lanci di missili balistici, invitando la Corea del Nord ad impegnarsi nel dialogo. “È chiaro a tutti noi che Pyongyang è in una fase di provocazione”, ha detto Blinken in una conferenza stampa congiunta sottolineando che Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud stanno lavorando a stretto contatto per “raggiungere la completa denuclearizzazione e una pace duratura nella penisola coreana”.

Per l’Ucraina in questo momento non c’è motivo di chiudere il suo spazio aereo, nonostante l’aumento delle tensioni con la Russia e le 130.000 truppe di Mosca ammassate al confine. “Non ha senso e assomiglierebbe molto a un autoisolamento”, ha detto Mykhailo Podolyak, consigliere presidente ucraino, secondo quanto riportato dal Guardian.




Pier Paolo Pasolini, l’impegno civile costante a favore della società dei deboli

Ricordo, con mio figlio sulle spalle, in mezzo a grande folla, a Campo dé Fiori, allorché in un freddo pomeriggio di novembre del 1975 Alberto Moravia, a Roma, diede palese sfogo al  suo dolore per l’ignominia dell’assassinio di Pier Paolo Pasolini: “i poeti sono materiale raro, ne affiora uno ogni secolo”:  i presenti commossi e addolorati, il grande scrittore in visibile turbamento, ai piedi del monumento di Giordano Bruno. Quale fatale coincidenza: Giordano Bruno e Pier Paolo Pasolini, due autentici e  genuini martiri della libertà  e del libero pensiero, due miti e umili e dolci  creature, messi a morte dalla violenza ed arroganza e fondamentalismo  del potere, non uso alla convivenza con la  qualità non comune di siffatti  personaggi, infastidito  anzi mortalmente ostile alle loro parole e attestazioni.  Infatti PPP fu vittima non del miserabile giovincello che era con lui bensì come ripetutamente  affermato e sostenuto pur se non provato né tantomeno approfondito e indagato, del potere occulto  di quel momento  storico sulla scena del Paese, potere intriso di viltà e di ipocrisia e, nel complesso, di  bieca ignoranza. Anche Giordano Bruno, secoli prima, arso vivo dalle gerarchie perché non aveva  voluto rinnegare le proprie idee e pensieri di fronte all’arroganza delittuosa e pochezza morale nonché ferocia del potere clericale imperante.

Non vogliamo ricordare di Pier Paolo Pasolini il suo impegno di poeta o quello di significativo e rivoluzionario cineasta, di artista pittore, di indagatore e protettore dei deboli delle borgate  romane, o quello di giornalista  e divulgatore e nemmeno della sua figura di poeta e di grande scrittore o della sua professione di fede per  Marx e per Cristo: il suo contributo impagabile va individuato e messo in evidenza nell’impegno civile costante a favore della società dei deboli. I grandi nemici invisibili e perciò ancora più micidiali, sono il capitalismo e la globalizzazione che  non tenuti sotto intelligente e severo controllo dal potere politico, hanno devastato  e stanno continuando a  devastare la società  dovunque nel mondo, rendendo l’uomo schiavo, solo un consumatore di beni quasi tutti inutili, preda e succube completo del mercato e in generale, ecco la disgrazia,  non dispone di antidoti e di difese culturali e morali atti a tutelarlo e perciò  progressivamente subisce le conseguenze che il capitalismo mondiale persegue e ambisce: precarietà, paghe basse, delocalizzazioni, cementificazione selvaggia e criminale del Paese, la corruzione generalizzata, privilegi inauditi di certe categorie, la proletarizzazione della comunità, al fine di ingrassare le proprie attività e accrescere i profitti. Ed è in tale specifico contesto  di autentico pur se non consapevole vero e proprio ‘genocidio’ dell’uomo da parte del sistema capitalistico  e finanziario che Pier Paolo Pasolini spiattella e appalesa i soli veri colpevoli imperdonabili del disastro sociale cui si è pervenuti essendo venuti meno o non effettivi, i rimedi  e le difese che al contrario sarebbero stati obbligati istituzionalmente a fornire la scuola prima di tutti e la televisione e poi la classe politica specificatamente democristiana, “il nulla ideologico mafioso”, detentrice da sempre del potere  e, non per ultima, la più ‘pericolosa’ e micidiale di tutti, la giustizia/ingiustizia che condanna i deboli e protegge i potenti. Nessuno prima di lui e dopo di lui ha avuto il coraggio civile e la libertà assoluta di coscienza,  sulla propria pelle e a proprie spese, di evidenziare  senza mezzi termini lo stato dei fatti dell’Italia, mettendone in luce  ripetutamente i tanti mali:  tale suo impegno solitario è stato possibile portarlo alla conoscenza del pubblico italiano grazie alla sensibilità e disponibilità di alcuni giornali, specie il Corriere della Sera dell’epoca e il Mondo.  E’ vero, altri sensibili scrittori e giornalisti non  hanno fatto mancare le loro denunce, come Antonio Cederna in particolare con riferimento agli abusi edilizi, ma nessuno con la forza e la costanza e soprattutto la profondità e la chiarezza storica di Pier Paolo Pasolini. Il concetto chiarificatore come nessun altro, atto a  descrivere il consumismo e i suoi effetti deleteri, si chiama   “omologazione antropologica”, espressione scientifica da lui coniata, non consente di aggiungere niente altro al già espresso concetto di “genocidio”  della gente: la società si è uniformata al basso, si è ‘borghesizzata’ perché anche la borghesia ha perso il suo spazio tradizionale: ora bassi e alti si incontrano, sono ‘omologhi’!

La scuola diventa produttiva di realtà sociale generalizzata e costruttiva, se guarda in faccia gli scolari seduti sui banchi e ne interpreta uno per uno, i sogni e le necessità vere e non solo e esclusivamente ‘t’amo pio bove’. La televisione come strutturata, vuota, formale, tutta apparenza, parolaia, retorica e patetica, falsa,  è solo veleno continuo per la comunità,  perciò va eliminata,  finché non si rigenera.

L’analisi della società italiana è stata portata avanti col massimo approfondimento e coraggio  e in merito ricordo in particolare, per gli interessati, due libri che contengono i suoi famosi editoriali  “Lettere luterane” e “Scritti corsari”: sono questi interventi giornalistici che qui hanno la preponderanza, ma peso concettuale e insegnamenti  di gran lunga superiori sono  da rinvenire nei suoi romanzi, nei suoi films, e ancora di più  nei suoi libri di poesie.

Quanto in particolare, a mio avviso,  urtò e anche spaventò la classse politica e il potere furono gli ultimi suoi interventi sulla stampa allorché iniziò a  proporre anzi a propugnare  che il ‘palazzo’  -altra sua espressione per indicare il potere-  venisse messo sotto pubblico processo, che un ‘processo’   agli uomini politici dell’epoca, citati  per nomi, venisse celebrato davanti agli italiani.  Qui ci arrestiamo, nella commemorazione.  




Giorno del ricordo: l’Italia ricorda gli esuli e la tragedia delle foibe

“Il Giorno del Ricordo richiama la Repubblica al raccoglimento e alla solidarietà con i familiari e i discendenti di quanti vennero uccisi con crudeltà e gettati nelle foibe, degli italiani strappati alle loro case e costretti all’esodo, di tutti coloro che al confine orientale dovettero pagare i costi umani più alti agli orrori della Seconda guerra mondiale e al suo prolungamento nella persecuzione, nel nazionalismo violento, nel totalitarismo oppressivo”.

Lo afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del Giorno del Ricordo.

Le celebrazioni sono inziate con la deposizione di corone alla Foiba n.149 di Monrupino, poi a Basovizza la cerimonia di commemorazione al Sacrario della Foiba – Monumento Nazionale, e a seguire la resa degli onori ai Martiri delle Foibe e la deposizione delle corone da parte delle istituzioni e delle associazioni con la benedizione di mons.

Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo – Vescovo di Trieste ai Caduti di tutte le Foibe. Da Trieste a Roma: nel pomeriggio al Senato la cerimonia con il presidente Sergio Mattarella in memoria delle vittime delle foibe. Sono previsti discorsi dei presidenti di Camera, Roberto Fico, e Senato, Elisabetta Casellati. Chiuderà la celebrazione il premier Mario Draghi.  

“Il Giorno del Ricordo permette all’intera comunità di conservare e rinnovare la memoria di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo Dopoguerra e della vicenda del confine orientale. Quegli avvenimenti – afferma il presidente della Camera Fico – rappresentano una pagina molto dolorosa della nostra storia e il tentativo, perpetrato nel tempo, di coprirne le dinamiche e i contorni storici è stata una operazione inaccettabile. Così come inaccettabili sono le tesi negazioniste: in nessun caso possono infatti ritenersi ammissibili motivazioni o compromessi ideologici volti a legittimare la violazione della dignità dell’uomo o a ridimensionare le gravi responsabilità storiche che hanno portato ad eventi così drammatici”.

“Parte dal sangue di questa terra il cuore dell’Italia e dei drammi del Novecento”, e il fatto che “le istituzioni non semplicemente ricordano ma rimarcano la verità è fondamentale”, ha detto il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, alla cerimonia alla foiba di Basovizza.

Il messaggio del Capo dello stato – “È un impegno di civiltà conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli istriani, dei fiumani, dei dalmati e degli altri italiani che avevano radici in quelle terre, così ricche di cultura e storia e così macchiate di sangue innocente. I sopravvissuti e gli esuli, insieme alle loro famiglie, hanno tardato a veder riconosciuta la verità delle loro sofferenze. Una ferita che si è aggiunta alle altre”, afferma il Capo dello Stato. “La sciagurata guerra voluta dal fascismo e l’occupazione nazista furono seguite, per questi italiani, da ostilità, repressione, terrore, esecuzioni sommarie aggravando l’orribile succedersi di crimini contro l’umanità di cui è testimone il Novecento. Crimini che le genti e le terre del confine orientale hanno vissuto con drammatica intensità, generando scie di risentimento e incomprensione che a lungo hanno segnato le relazioni tra popoli vicini”, dice ancora Mattarella. “L’Europa nata dalla pace e il dialogo ravvivato dall’affermazione delle democrazie hanno aperto e sviluppato una strada nuova. Queste memorie hanno guadagnato rispetto, dignità, ascolto. Sono storia vissuta, monito e responsabilità per il futuro. Il ricordo, anche il più doloroso, anche quello che trae origine dal male, può diventare seme di pace e di crescita civile. Questo è l’impegno di cui negli ultimi anni il nostro Paese si è reso protagonista insieme alla Slovenia e alla Croazia per fare delle zone di confine una terra di incontro e prosperità, di collaborazione, di speranza. La scelta di Gorizia e Nova Gorica, che saranno congiuntamente Capitale della Cultura europea 2025, dimostra quanto importante sia per l’intera Unione che la memoria delle oppressioni disumane del passato sia divenuta ora strada dell’amicizia, della comprensione, del primato della dignità delle persone, nel rispetto delle diversità e dei diritti”, conclude il Capo dello Stato. 

Polemica per un convegno sull’ ‘uso politico della memoria’  – Polemiche La vigilia è stata invece segnata dalla polemica per un convegno organizzato all’Università per stranieri di Siena, dal titolo “Uso politico della memoria e revanscismo fascista: la genesi del Giorno del Ricordo”. Due giorni fa alcuni senatori della Lega hanno presentato un’interrogazione al ministro dell’Università Cristina Messa sulla legittimità dell’iniziativa. “Che forze politiche provino a impedire e muoversi contro iniziative scientifiche è di una gravità inaudita, una dimostrazione di profonda inciviltà”, ha replicato il rettore Tomaso Montanari, ieri a margine del convegno. “L’università – ha premesso introducendo l’incontro – non si schiera politicamente. Ma l’antifascismo non è una posizione politica, è una premessa costituzionale e istituzionale indispensabile e non negoziabile”. Sabato è in programma a Firenze un presidio per le vittime delle foibe, promosso tra gli altri da Casaggì Destra Identitaria e Gioventù nazionale, iniziativa contro la quale la rete Democratica Fiorentina ha scritto a sindaco e questore per dire “no a manifestazioni indette da gruppi neofascisti e neonazisti”. A Verona si è accesa la polemica invece per una lezione per le scuole con lo storico Eric Gobetti, autore del libro ‘E allora le foibe?’: alla fine, ha ricordato Montanari, “gli è stato proposto che la lezione si trasformasse in un contradditorio con un giornalista”.
    Un atto di vandalismo è stato infine denunciato dal sindaco di Udine, Pietro Fontanini. A due giorni dalla cerimonia d’intitolazione di un piazzale a Norma Cossetto, studentessa istriana uccisa e infoibata nell’autunno del 1943 a 23 anni, il palo con l’insegna è stato abbattuto. “Non c’è stato nemmeno il tempo per celebrare la cerimonia, prevista per venerdì, che già la violenza di una certa parte politica si è manifestata”, le parole di Fontanini.