Primo Maggio, bagno di folla a San Giovanni. Fedez critico

Migliaia di persone presenti a Roma il tradizionale concertone del Primo Maggio. Tantissimi i giovani che già dalle 13 erano pronti per poter entrare nella piazza blindata dalla polizia. Molte le bottiglie di birra e le vampate di marijuana che ogni tanto sembravano volersi mescolare insieme alla folla di persone. La bellezza è vedere tanta gente insieme dopo due anni difficilissimi marchiati a fuoco dalla pandemia. Nessuna mascherina e tanti sorrisi.

A dare il via alla maratona musicale, che torna in una piazza San Giovanni già gremita dopo due anni di pandemia, il gruppo ucraino dei Go_A con alcuni rifugiati che hanno lanciato un messaggio di pace nelle loro lingue prima di intonare Imagine di John Lennon

“La libertà e il lavoro sono diritti di ogni essere umano e non possono prescindere dalla parola rispetto. Ma c’è un diritto in serio pericolo, un diritto in meno: la pace. Per questo Cgil, Cisl e Uil hanno voluto questo messaggio: “Al lavoro per la pace”. Si commuove Ambra Angiolini, alla conduzione del Concertone del Primo Maggio a Roma per la quinta volta consecutiva, salutando piazza San Giovanni tornata a vivere dopo due anni di pandemia. Il via della maratona è tutto dedicato alla guerra in Ucraina e la showgirl e attrice indossa un maglione con i colori del Paese martoriato, giallo e blu. “Facciamo sentire il male che fa, invochiamo una sacrosanta pace in Ucraina. Ma c’è anche un’altra guerra che non abbiamo terminato e che ha ucciso negli ultimi mesi 189 persone”, ricorda Ambra, facendo riferimento alle morti sul lavoro. Numeroso il pubblico che non si è fatto fermare dal meteo incerto.

“Buon Primo Maggio e buon concertone a tutti. Avrei voluto essere lì ma credo che il mio invito si sia perso”. E’ il messaggio postato in una storia di Instagram da Fedez. L’anno scorso il rapper fu protagonista di una lunga querelle con la Rai e con gli organizzatori, accusati di averlo voluto censurare.




L’ANCRI celebra il 1 maggio mettendo al centro la dignità dei lavoratori

Il Primo Maggio, in molti paesi del mondo, si celebra la Festa dei Lavoratori. Le celebrazioni ufficiali sono anche grande occasione per rafforzare il senso civico dei cittadini e promuovere una pubblica riflessione sui valori fondativi repubblicani e sui principi fondamentali della nostra costituzione. E tra i “principi fondamentali”, contenuti nei primi dodici articoli della Costituzione, spicca proprio il diritto “potenziale” dei cittadini, in base al quale lo Stato si impegna ad attuare l’esigenza fondamentale di lavorare.

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, recita l’art. 1, elevando lavoro e democrazia a valori fondanti il nuovo modello statuale cristallizzato in Costituzione. La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni, dispone poi l’art. 35 mentre il dettaglio per la promozione delle condizioni che rendano effettivo questo diritto è enunciato nell’art 4

La celebrazione del 1 maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione.
Negli ultimi tempi la pandemia da Covid-19, la Guerra e gli infortuni e le morti sul lavoro stanno mettendo a dura prova il mondo del lavoro.
Abbiamo visto tutti come il tema del lavoro è esploso con una veemenza senza precedenti a seguito della pandemia da Covid-19 così come sono del tutto evidenti le conseguenze per il mondo del lavoro della emergenza energetica causata dalla guerra in Ucraina.
Il tema degli infortuni e delle morti sul lavoro è stato richiamato dal Presidente Mattarella che nel ricordare che Festa dei lavoratori non è una ricorrenza rituale o astratta ha sottolineato che “La sicurezza nei luoghi di lavoro è un diritto, una necessità, assicurarla un dovere inderogabile.”

Io voglio contribuire alla celebrazione della Festa dei Lavoratori richiamando l’attenzione anche sul diritto alla dignità convinto che ogni individuo che lavora ha diritto a una esistenza conforme alla dignità umana. È la stessa Carta costituzionale agli artt. 2, 3, 27, 32 e 36 a richiamare il principio base dell’ordinamento Repubblicano del diritto al lavoro dignitoso. Perché come ci ha insegnato il grande costituzionalista Costantino Mortati, nella Costituzione italiana, il lavoro è anche mezzo di affermazione della personalità del singolo, garanzia di sviluppo delle capacità umane e del loro impiego.

Prefetto Francesco Tagliente




“Leucemia mieloide acuta. Un viaggio da fare insieme”: l’indagine dell’Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma

La Lma colpisce a tutte le età, ma la sua incidenza aumenta progressivamente durante il corso della vita raggiungendo un picco tra i 60 e gli 80 anni

L’indagine con esperienze di pazienti, caregiver, ematologi e volontari     Una diagnosi che arriva presto, entro due settimane dal primo accesso del paziente al centro di cura ed è accompagnata da emozioni quali paura, sconforto, rabbia, preoccupazione. Un’assistenza sempre più integrata e multidisciplinare, che, insieme alle figure dell’ematologo e dell’infermiere, comprende ormai spesso anche lo psicologo e il nutrizionista. Una serie di bisogni ed esigenze legati alla qualità di vita che cercano nuove risposte, come il potenziamento dell’assistenza domiciliare, il supporto psicologico, la puntualità di visite e controlli e il trasporto in ospedale. Sono queste le principali tappe nel viaggio di diagnosi e cura dei pazienti con Leucemia mieloide acuta raccontate attraverso l’indagine ‘Leucemia mieloide acuta. Un viaggio da fare insieme‘ promossa da Ail- Associazione italiana contro leucemie linfomi e mieloma, realizzata da Doxa Pharma con il supporto non condizionante di AbbVie.

Pazienti, caregiver, ematologi e volontari Ail hanno risposto a un questionario online validato da un Board Scientifico composto da ematologi di rilievo nazionale, per mettere a fuoco il percorso del paziente e la sua qualità di vita, la gestione della patologia da parte dei clinici, i bisogni e le richieste di tutte le figure coinvolte.

‘Una diagnosi di una patologia aggressiva come la Lma-dichiara Sergio Amadori, professore onorario di Ematologia e consigliere nazionale Ail- crea angoscia, preoccupazione e paura nelle persone che ne sono colpite e comporta per la famiglia e il caregiver un impatto molto importante. Oggi lo scenario nazionale della presa in carico è di buona qualità. Il paziente, nel momento in cui comincia ad avere dei sintomi che fanno sospettare una malattia ematologica, viene inviato in un Centro di ematologia che si preoccupa di affrontare il percorso diagnostico e terapeutico fino alla possibile guarigione o follow-up.

Questo però è solo un aspetto della gestione di questi pazienti complessi, in cui il ruolo dei familiari, del caregiver, dei volontari e dei servizi territoriali diventa altrettanto importante’. ‘Naturalmente- aggiunge Amadori- esistono alcune criticità. Non sempre, ad esempio, le strutture sono perfettamente organizzate per poter seguire l’intero percorso di cura del paziente. E questo è un punto fondamentale perché la diagnosi deve essere fatta in tempi il più possibile rapidi’. Ma come inizia il viaggio dei pazienti? Un paziente su 4 dichiara di non essersi rivolto immediatamente al medico per la difficoltà di cogliere la gravità della situazione, anche a causa di sintomi che sembrano inizialmente sopportabili.

Quasi il 60% si rivolge in prima battuta al medico di famiglia prima di essere indirizzato dall’ematologo. In ogni caso, entro due settimane dalla comparsa dei sintomi, l‘80% dei pazienti viene preso in carico. Nella grande maggioranza dei casi (88%) l’ematologo comunica personalmente al paziente la diagnosi.

Centrale, fin dalle prime fasi del percorso di cura, il supporto ricevuto da Ail sia in ospedale che attraverso l’assistenza domiciliare: l’88% degli ematologi ritiene che l’Associazione abbia un ruolo fondamentale nel supportare e affiancare i pazienti con Lma.

‘Ail è un’Associazione molto radicata sul territorio nazionale grazie alle sue 82 sezioni, sempre attive anche in piena pandemia- afferma il presidente nazionale Ail, Giuseppe Toro– che assicurano il supporto ai pazienti e ai loro famigliari sia attraverso le attività di assistenza domiciliare, che assicurano la continuità terapeutica e assistenziale, che attraverso le Case alloggio dedicate ai pazienti che dopo le dimissioni dall’ospedale devono essere seguiti per lunghi periodi dal Centro ematologico’. ‘I risultati di questa indagine- prosegue Toro- ci confortano nella scelta di collaborare con gli ematologi, con i medici di medicina generale e con quanti operano sul territorio. E proseguiremo con le nostre campagne di raccolta fondi per dare sostegno alla ricerca scientifica e garantire ai nostri pazienti terapie sempre più innovative ed efficaci che possano migliorare sempre di più la loro qualità di vita’.

La Leucemia mieloide acuta è una patologia del sangue aggressiva, estremamente eterogenea, caratterizzata dalla proliferazione incontrollata delle cellule staminali emopoietiche del midollo osseo, con uno sviluppo particolarmente rapido.

La Lma colpisce a tutte le età, ma la sua incidenza aumenta progressivamente durante il corso della vita raggiungendo un picco tra i 60 e gli 80 anni

In Italia ogni anno ci sono circa 50 nuovi casi di Lma per milione di abitanti. ‘Sotto il nome di Lma- spiega Alessandro Rambaldi, professore di Ematologia, dipartimento di Oncologia e Ematologia, Università di Milano e Azienda Socio-Sanitaria Territoriale Papa Giovanni XXIII di Bergamo- si riconoscono molte malattie che negli anni abbiamo imparato ad identificare grazie alla genetica e alla biologia molecolare. Per questa ragione I pazienti sono riferiti a Centri o a reti organizzative che garantiscano a ciascun paziente il più profondo e completo inquadramento biologico della loro malattia. Non ci si può prendere cura di pazienti ematologici se non si hanno a disposizione i laboratori per caratterizzare queste malattie’.’Capire quale forma di Lma abbiamo di fronte- precisa Rambaldi- è cruciale anche per la scelta del trattamento. A una prima valutazione dei dati clinici ed ematologici deve seguire una prima valutazione della funzione del suo midollo osseo. Questa è una diagnosi d’emergenza. Subito dopo, partono tutta una serie di indagini per la caratterizzazione immunologica e citogenetica e molecolare che possono prevedere l’evoluzione, quantificare le cellule leucemiche e scegliere la terapia più adatta’.Nonostante i notevoli progressi conseguiti negli ultimi anni, i trattamenti disponibili per la cura della Lma sono ancora limitati.Dal punto di vista degli ematologi il principale bisogno (78% delle risposte) è legato proprio alla disponibilità di farmaci innovativi.’Le terapie introdotte in questi ultimi anni- informa Alessandro Maria Vannucchi, professore ordinario di Ematologia, direttore SODc Ematologia Azienda Ospedaliera Careggi e direttore Scuola di Specializzazione in Ematologia, Università di Firenze– sono farmaci che colpiscono specifici target cellulari. Questo differenzia tali molecole dagli schemi chemioterapeutici che sono stati utilizzati finora, che peraltro continuano a rappresentare lo scheletro sostanziale del trattamento della Lma’.’Alcuni di questi farmaci possono essere utilizzati in associazione alla terapia convenzionale- rende poi noto Vannucchi- altri possono essere utilizzati in particolari gruppi di pazienti, per esempio nei cosiddetti ‘unfit’, cioè nei soggetti che non hanno le caratteristiche per poter tollerare una chemioterapia convenzionale; altri ancora per pazienti che hanno perso la risposta al primo trattamento o per mantenere una risposta dopo il trapianto di cellule staminali’.’Questa serie di nuove molecole- dichiara- sta modificando il panorama terapeutico attuale della Lma, assicurando significativi miglioramenti in termini di sopravvivenza e/o di assenza di recidiva della malattia, ma nessuno di questi può da solo portare a guarigione la malattia’.




Ancri, Tommaso Bove riconfermato presidente

Nel corso dell’assemblea generale dei soci il presidente ha presentato il vessillo del sodalizio tra l’ANCRI e l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana

Tommaso Bove riconfermato presidente dell’ANCRI, l’associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Bove ha quindi presentato il vessillo del sodalizio tra l’ANCRI e l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana – OMRI -, ideato dall’araldista Michele D’Andrea.

E’ stato lo stesso D’Andrea a illustrare il significato simbolico della Bandiera, composta da un campo d’azzurro caricato al centro dalla croce dell’Ordine, il tutto bordato di rosso e di verde, i colori del nastro dell’OMRI.

Il presidente dell’ANCRI Tommaso Bove ha atteso l’importante momento sociale per la presentazione del vessillo.

L’Assemblea generale dei soci ANCRI provenienti da varie parti d’Italia e dall’estero per eleggere i propri organi statutari.

L’assemblea generale si è quindi conclusa con la riconferma del presidente Tommaso Bove e la determinazione a proseguire, con sempre maggiore impegno, la promozione dei principi e dei valori richiamati nella nostra carta Costituzionale e dei simboli della Repubblica con l’assicurazione di un forte impegno in favore delle future generazioni.

“Nemmeno le misure sanitarie per fronteggiare l’emergenza coronavirus hanno fermato le attività istituzionali dell’ANCRI – ha sottolineato il presidente Tommaso Bove – proseguite con eventi organizzati da remoto e sulle emittenti televisive che hanno visto la partecipazione delle più alte cariche istituzionali a livello centrale e territoriale”.

Nonostante i passati mesi di lockdown l’Associazione non si è mai fermata, celebrando con importanti iniziative nazionali e locali la Giornata nazionale della Bandiera, la Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera, la Festa della Repubblica, la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. A queste si sono aggiunte – come ha ricordato il presidente Bove – la Giornata della Memoria e del Giorno del Ricordo degli istriani, fiumani e dalmati, la Giornata della memoria per le vittime del terrorismo, la Giornata della pace della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse, la Giornata Mondiale dell’Ambiente.

Il presidente Bove ha quindi sottolineato l’importanza del Comitato Etico dell’ANCRI, istituito per assicurare la piena corrispondenza delle le iniziative promosse dagli associati, a tutti i livelli, alle finalità statutarie dell’associazione.

Bove si è poi soffermato sul vessillo ufficiale dell’ANCRI, ideato dall’araldista Michele D’Andrea, che riflette l’immagine del sodalizio e il suo legame con l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Ed è stato lo stesso D’Andrea a illustrare il significato simbolico della bandiera, composta da un campo d’azzurro caricato al centro dalla croce dell’Ordine, il tutto bordato di rosso e di verde, i colori del nastro dell’OMRI.

A conclusione del suo intervento, il presidente ha illustrato anche le modifiche dello Statuto e del Regolamento Elettorale del sodalizio, ispirate ai principi fondamentali di democrazia, delle pari opportunità e dell’uguaglianza degli associati, oltre alla centralità dell’organo assembleare.

Impeccabile l’organizzazione curata dallo stesso presidente Bove e da Francesco Avena e Domenico Garofalo della presidenza nazionale dell’Ancri, in collaborazione con il delegato regionale Marche Sandro Coltrinari e il presidente della sezione di Fermo Francesco Ciro Luigi Pavia.

L’assemblea generale dei soci ha eletto consiglieri di presidenza nazionale Francesco Avena, Maria Carla Bocchino, Domenico Garofalo, Franco Graziano, Antonio Montalbano e Francesco Tagliente. Nel corso dell’assemblea sono stati eletti anche i trenta Consiglieri nazionali e il Collegio di garanzia.




Draghi da Biden per coordinamento su misure di sostegno a Ucraina

Il premier Mario Draghi sarà ricevuto dal presidente americano Joe Biden il 10 maggio. Lo afferma la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki.

L’incontro alla Casa Bianca “sarà l’occasione per riaffermare la storica amicizia e il forte partenariato tra i due Paesi. Al centro dell’incontro il coordinamento con gli Alleati sulle misure a sostegno del popolo ucraino e di contrasto all’aggressione ingiustificata della Russia”. Lo comunica Palazzo Chigi.

Nell’incontro alla casa Bianca saranno discusse “le eccellenti relazioni bilaterali e riaffermata la solidità del legame transatlantico”, comunica Palazzo Chigi, aggiungendo che “sarà affrontata la cooperazione nella gestione delle sfide globali, dalla sicurezza energetica al contrasto ai cambiamenti climatici, dal rilancio dell’economia allo sviluppo della sicurezza transatlantica”. I due leader si confronteranno anche su questioni regionali e sui preparativi in vista dei vertici G7 e Nato di giugno.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, intanto, si è negativizzato dal Covid ed è arrivato a Palazzo Chigi. A quanto si apprende incontrerà subito il sottosegretario Roberto Garofoli in vista del Cdm di domani, in cui è atteso il decreto aiuti e energia.




Putin quotidiani, o rubli o vi stacco il gas: “Se la Russia sarà minacciata, risponderà con mezzi che i suoi avversari non hanno ancora”

Quattro acquirenti europei hanno già pagato in rubli il gas di Gazprom e dieci hanno aperto i conti presso Gazprombank necessari per assecondare la richiesta di Mosca di pagare in valuta locale

La Russia minaccia di bloccare il gas anche verso altri Paesi oltre la Polonia e la Bulgaria se le forniture non saranno pagate in rubli. “Se qualcuno rifiuta di pagare con il nuovo sistema, sarà attuato il decreto del presidente russo”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, secondo quanto riferisce l’Interfax. 

Già in precedenza  il presidente della Duma Vyacheslav Volodin, aveva affermato che Mosca dovrebbe sospendere la fornitura di gas non solo a Bulgaria e Polonia, ma anche ad altri paesi ostili.

“Gazprom ha sospeso completamente la fornitura di gas a Bulgaria e Polonia. Lo stesso dovrebbe essere fatto per quanto riguarda i paesi ostili nei nostri confronti”, ha precisato oggi Volodin su Telegram.  

La Russia continua a fornire gas naturale all’Austria “senza restrizioni” anche dopo lo stop per Polonia e Bulgaria e proseguirà a pagare in euro. Lo ha annunciato oggi il ministro dell’Energia austriaco Leonore Gewessler (Verdi).
Alla domanda se ci fossero segnali di un arresto delle consegne di gas per l’Austria, ha detto: “No, non abbiamo questi segnali”, precisando che il gruppo energetico austriaco Omv continuerà i pagamenti “in conformità con le sanzioni tramite euro”. 

Igor Volobuev, vicepresidente della Gazprombank di proprietà statale, ha annunciato di essere fuggito dalla Russia per combattere a fianco delle forze ucraine, diventando così il quarto alto dirigente o funzionario noto ad aver fatto una brusca uscita dal paese. Lo scrive The Moscow Times.
Volobuev ha precisato di aver lasciato la Russia il 2 marzo e di essersi unito alle forze di difesa territoriale ucraine. “Non riuscivo a guardare quello che la Russia stava facendo alla mia patria”, ha detto Volobuev, nato nella città ucraina nord-orientale di Okhtyrka.

Gazprom ha annunciato di aver completamente sospeso le forniture di gas a Polonia e Bulgaria per effetto del mancato pagamento, alla fine della giornata di ieri, del gas in rubli. Gazprom ha comunicato a Bulgargaz e Pgnig, le sue controparti bulgare e polacche, che i flussi resteranno sospesi fino a quando i pagamenti in rubli non saranno ricevuti. Essendo Polonia e Bulgaria degli Stati di transito del gas verso Paesi terzi, Gazprom ha inoltre avvertito i due Paesi che in caso di prelievo non autorizzato di gas russo destinato a Paesi terzi, le forniture di transito verranno ridotte di un ammontare analogo.

Quattro acquirenti europei hanno già pagato in rubli il gas di Gazprom e dieci hanno aperto i conti presso Gazprombank necessari per assecondare la richiesta di Mosca di pagare in valuta locale. Lo riporta Bloomberg, che cita fonti vicine a Gazprom.

L’interruzione delle forniture di gas russo alla Bulgaria da parte della Gazprom a causa della richiesta di Mosca di modificare la valuta di pagamento rappresenta una grave violazione del contratto ed equivale a un ricatto: lo ha detto il premier bulgaro, Kiril Petkov, secondo quanto riferisce il Guardian.
Petkov ha affermato che la Bulgaria sta rivedendo tutti i suoi contratti con la Gazprom, incluso quelli relativi al transito del gas russo diretto in Serbia e Ungheria, perché “il ricatto unilaterale non è accettabile”. 
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel suo messaggio notturno alla nazione ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di volere smembrare e ridisegnare i confini dell’Europa centrale e occidentale. “L’obiettivo finale della leadership russa non è solo quello di impadronirsi del territorio dell’Ucraina, ma di smembrare l’intera Europa centrale e orientale e assestare un colpo globale alla democrazia”, ha detto il presidente ucraino stando ai media internazionali. 

“Prosegue il dialogo con il Presidente del Consiglio Mario Draghi. Ho riferito sui progressi nel respingere l’aggressione russa. Siamo grati per il coinvolgimento dell’Italia nelle indagini sui crimini contro l’umanità commessi dalla Russia. Apprezziamo anche il sostegno per rafforzare le sanzioni contro l’aggressore”, scrive su Twitter il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky riferendo di un colloquio con il premier italiano.

“Non c’è nessun segnale sincero da parte della Russia di voler dialogare per una soluzione del conflitto in Ucraina”, ha detto alla Cnn il portavoce del dipartimento di stato americano, Ned Price, ribadendo che i negoziati con Mosca per il rilascio dell’ex marine Trevor Reed non hanno portato ad una discussione più ampia sul conflitto. 

Putin ha avvertito: “Se qualcuno dall’esterno intende interferire negli eventi ucraini, porre una minaccia alla Russia, la nostra risposta sarà fulminea”. “Se la Russia sarà minacciata, risponderà con mezzi che i suoi avversari non hanno ancora”. Lo ha detto il presidente Vladimir Putin in un discorso ai parlamentari a San Pietroburgo. Il leader russo ha parlato di “minacce geopolitiche” ed ha aggiunto: “Devono sapere che ci sarà una risposta, e sarà rapida. Abbiamo strumenti che nessuno ha e li utilizzeremo, se necessario. Voglio che tutti lo sappiano”, è il suo avvertimento.

“E’ illegittima la minaccia di Mosca di una risposta militare proporzionale contro i Paesi Nato dopo che il Regno Unito ha dato il suo appoggio agli attacchi ucraini contro il territorio russo con armi fornite da Londra”. Lo ha detto il vicepremier britannico Dominic Raab, tornando sull’acceso scambio di ieri tra Downing Street e il Cremlino.

“L’annuncio di Gazprom di bloccare in modo unilaterale le consegne di gas ad alcuni Stati membri è un’altra provocazione del Cremlino” ma “la nostra risposta sarà immediata, unita e coordinata”. Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante un punto stampa. “Non ci sorprende che il Cremlino utilizzi i combustibili fossili per cercare di ricattarci, la Commissione europea si è preparata a questo in stretto coordinamento e solidarietà con gli Stati membri e i partner internazionali. Faremo in modo che la decisione di Gazprom abbia il minor impatto possibile sui consumatori dell’Ue”, ha sottolineato.

Bombardati nella notte con munizioni a grappolo il villaggio di Zaitseve e la comunità di Svitlodarsk, nella regione di Donetsk. Lo riferiscono le amministrazioni regionali militari e civili in un rapporto reso noto questa mattina sulla situazione in tutta l’Ucraina, citato da Ukrinform. Il documento riporta che le truppe russe hanno usato munizioni a grappolo nella comunità territoriale di Svitlodarsk e nel villaggio di Zaitseve. Gli insediamenti di Marinka, Krasnohorivka, Vuhledar e Lyman sono stati continuamente bombardati con sistemi di artiglieria.

Un attacco a un deposito di munizioni in Russia e un raid ucraino sull’isola dei Serpenti, dove Putin ha piazzato i suoi missili Stena-10, hanno segnato la guerra in Ucraina nelle ultime ore, dopo una giornata caratterizzata dall’ aumento della tensione tra la Nato e Mosca e da scontri in Transnistria che fanno temere un allargamento del conflitto. Falliti, nella sostanza, i colloqui di ieri tra il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e i vertici russi.

 Le forze russe hanno bombardato due volte la città di Avdiivka, nella regione orientale ucraina di Donetsk, con munizioni al fosforo: ieri sera e questa mattina. Lo ha denunciato il capo dell’amministrazione militare regionale, Pavlo Kyrylenko, secondo quanto riporta la Ukrainska Pravda. “I russi hanno colpito due volte Avdiivka con munizioni al fosforo. Prima hanno attaccato la notte scorsa nelle vicinanze dell’impianto di coke di Avdiivka e questa mattina, nel centro della città. A seguito dei due bombardamenti (con pezzi di artiglieria, ndr), sono scoppiati diversi incendi nel città”, ha detto Kyrylenko.

Le autorità regionali di Lugansk hanno denunciato che un raid russo oggi ha colpito l’ospedale di Severdonetsk, dove c’erano diversi pazienti, e una donna è morta. Lo riporta Ukrinform. “Nella regione sono rimasti solo due ospedali funzionanti, a Severdonetsk e Lysychansk”, ed “oggi” i russi hanno “deliberatamente aperto il fuoco sull’ospedale di Severdonetsk. Sapevano che l’ospedale non era vuoto, c’erano pazienti e medici”, ha affermato il governatore di Lugansk Serhiy Haidai, aggiungendo che “diversi piani dell’edificio sono stati danneggiati”.

Dopo un incontro con il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, Guterres ha parlato per un’ora con il presidente russo Vladimir Putin, che, all’ennesima richiesta di un cessate il fuoco, ha risposto che non ci sarà pace finchè Crimea e Donbass non torneranno alla Russia. Del conflitto riparla anche il Papa, in un messaggio a un congresso cattolico.”Ogni guerra nasce da un’ingiustizia”, ha detto, aggiungendo che “è triste vedere che l’umanità non riesce a essere capace di pensare con schemi e progetti di pace”.

La ministra degli Esteri britannica Liz Truss si appresta a ribadire, in un discorso anticipato ieri sera, l’intenzione di spingere l’Occidente a un riarmo di fronte all’offensiva russa, posizione già espressa ieri in un vertice convocato dagli Stati Uniti con gli alleati. Una posizione contro la quale Mosca ha subito replicato minacciando attacchi e rappresaglie anche nei territori dei Paesi Nato. Anche il cancelliere tedesco Sholz cede alla richiesta di armi da parte di Kiev a cui invierà 50 carri armati di ultima generazione. Alle 8 di questa mattina, intanto, Mosca si appresta a chiudere i rubinetti del gas a Polonia e Bulgaria, per il rifiuto da parte di quei governi di pagare le forniture in rubli. Zelensky rilancia l’allarme nucleare accusando i russi di avere colpito indiscriminatamente siti nucleari in Ucraina, compreso quello di Chernobyl, rischiando di “spingere il mondo sull’orlo del disastro”, un pericolo a suo giudizio tutt’altro che superato. Per questo ha sollecitato “un controllo globale sulle dotazioni e sulla tecnologia nucleare” russe.

La Turchia auspica che l’incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Volodymyr Zelensky possa avere luogo “nei prossimi giorni”: lo ha detto il ministro della Difesa turco Hulusi Akar dopo il vertice di ieri a Ramstein in Germania. “Ci auguriamo che, nonostante alcune difficoltà, i due i leader possano incontrarsi nei prossimi giorni grazie alle proposte del nostro presidente Recep Tayyip Erdogan”, ha detto Akar, citato dalla Tass. Ieri Erdogan ha sentito telefonicamente Putin, ribadendogli l’invito ad ospitare in Turchia un vertice tra i due presidenti in guerra.




Epatiti bambini, Indolfi (Meyer): nodo capire se incidenza in aumento

“In Italia attesi 8 casi l’anno, finora nulla diverso rispetto anni passati”

“Il problema non è se si sono verificati casi di epatiti acute gravi nel nostro Paese, perché questo accade ogni anno, ma se i casi che si sono verificati superano l’atteso per il periodo, quindi se c’è un problema di incidenza”. Ha risposto così Giuseppe Indolfi, epatologo del Meyer e professore associato di Pediatria all’Università di Firenze, interpellato dalla Dire in merito ai casi di epatite acuta di n.d.d. (cioè di ‘non definita diagnosi’, ndr) nei bambini in Italia. Non devono quindi preoccupare? “In questo momento direi assolutamente no- ha risposto l’esperto- perché sono condizioni che noi conosciamo, ma possono essere molto gravi e quindi ovviamente ci vuole attenzione. Nel caso in cui dovessimo verificare, ma solo attraverso studi scientifici, che esiste davvero un aumento dell’incidenza, allora in quel caso dobbiamo prendere le misure che ci servono per rispondere a un problema. Ma il primo passo è capire se c’è il problema”.
Anche se in Italia finora si sono verificati 4 casi, intanto, non c’è “nulla di diverso rispetto a quanto già successo in passato. Quello che invece potrebbe essere diverso- ha spiegato Indolfi- è che, se in passato ci si attendevano 8 casi in un anno, dobbiamo verificare se questi eventuali 4 casi in quattro mesi rappresentano un aumento dell’incidenza”. E se questo dovesse essere dimostrato, solo allora “potremmo trovarci di fronte alla necessità di affrontare una situazione diversa rispetto al solito, ma non una patologia diversa- ha sottolineato l’epatologo- bensì solo una condizione epidemiologicamente diversa”.
Ma 8 casi attesi di epatite acuta grave (cioè che potrebbe richiedere il trapianto di fegato) a eziologia ignota in un anno è un dato realistico per il nostro Paese? “È abbastanza realistico- ha risposto ancora Indolfi alla Dire- nel senso che se si guarda alle statistiche dei trapianti per epatite acuta grave ‘non-A e non-E’ allora storicamente in Italia tali trapianti sono sempre stati fatti in un numero inferiore ai 10 per anno”.
Ad oggi non è ancora noto quale sia l’agente patogeno che ha provocato i casi, ma è un errore parlare di epatiti ‘mai viste prima’. “Noi categorizziamo questa epatite dal punto di vista nosologico con un termine, cioè ‘epatite non-A e non-E’- ha spiegato l’esperto- che significa che è un’epatite nei confronti
della quale abbiamo fatto tutto quello che potevamo da un punto di vista diagnostico. Non abbiamo identificato i virus che comunemente determinano questa forma di epatite, per caratteristiche cliniche sembra un’epatite virale, però non abbiamo una diagnosi eziologica specifica. E questa è una condizione che noi conosciamo, non nuova”.
Nel mondo, secondo l’Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control), sono 190 i casi di epatite acuta identificati nei bambini, mentre per l’Istituto superiore di Sanità, che sul tema ha messo a punto un focus, al 21 aprile i casi in bambini sono stati riportati in Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Olanda, Romania, Spagna, potenzialmente in Svezia, il 19 aprile in Israele (12 casi) e il 20 aprile in Italia (4 casi). La maggior parte dei Paesi riporta un numero di casi limitato, ma fa eccezione il Regno Unito che, sempre al 21 aprile, aveva identificato oltre 100 bambini di età inferiore a 10 anni con epatite acuta di n.d.d., di cui 8 hanno ricevuto un trapianto di fegato. “Stando ai dati ufficiali- ha commentato Indolfi, che è anche responsabile dell’area fegato della Società europea di Gastroenterologia e consulente dell’Oms per le epatiti virali- in Inghilterra nell’ultimo mese hanno rilevato un numero di casi che sembra eccedente rispetto all’atteso di una epatite virale acuta grave. Non si tratta però di una patologia o di una condizione patologica nuova, ma di una condizione patologica che già conosciamo e diagnostichiamo anche se raramente. L’eccezionalità, in Inghilterra, sta nel fatto che ne hanno avuto un numero concentrato e apparentemente superiore rispetto all’atteso in un arco temporale abbastanza breve”.
Insomma, nasce ora la necessità di capire se “siamo di fronte ad un aumento reale dell’incidenza di una patologia nota- ha detto l’epatologo- oppure ad una coincidenza di casi che si sono verificati in un arco temporale più ristretto”. Si è parlato anche di una ipotetica correlazione con il Covid, ma su questo gli esperti concordano: “In questo momento non c’è nulla che supporti una correlazione con il Covid- ha confermato anche Indolfi alla Dire- un numero di pazienti nella coorte pubblicata, che è quella che si riferisce ai 10 bambini scozzesi, aveva anche il Covid, ma se ora andassimo a fare un giro in un ospedale qualsiasi pediatrico o dell’adulto ci sarebbero bambini con problemi appendicolari che hanno anche il Covid; questo però non significa che sia stato il Covid a fargli venire l’appendicite, ma significa che c’è un’associazione casuale tra una patologia nota dell’età pediatrica, che è l’appendicite, e il Covid. In questo momento non c’è niente che faccia sospettare né che c’entri il Covid né il vaccino”.
Stando invece ad alcuni scienziati britannici, l’aumento dei casi di epatite acuta bei bambini potrebbe essere legata addirittura ai lockdown degli ultimi due anni. “Questa è un’ipotesi affascinante in cui, come già dimostrato per altri virus, si ipotizza che ci possa essere una conseguenza della mancata esperienza immunologica dei bambini che sono stati isolati- ha commentato ancora Indolfi- però credo sia più opportuno capire prima se c’è davvero un problema; poi, se ci fosse davvero un problema, allora affronteremo tutte le ipotesi nel rigore scientifico che queste ipotesi meritano. Ma in questo momento è soltanto un’ipotesi”.
Per altri virus una simile dimostrazione è stata già fatta: “Noi abbiamo avuto a dicembre un’epidemia di bronchioliti e abbiamo dimostrato e ipotizzato che i numeri erano davvero in aumento- ha fatto sapere Indolfi- e che, verosimilmente, i bambini che non si erano ammalati di bronchiolite durante il lockdown avevano rappresentato una coorte di maggiore suscettibilità e quindi quest’anno abbiamo avuto più bronchioliti. In quel caso però abbiamo prima dimostrato con i numeri che l’incremento epidemiologico era vero, poi abbiamo fatto l’ipotesi. Insomma anche questa è un’ipotesi molto affascinante, ma rimane un’ipotesi”. Lo stesso potrebbe supporsi anche per l’influenza? Quest’anno sembra avere uno strascico più lungo rispetto agli anni precedentià “Che i bambini si possano ammalare è stranoto, che i bambini nel periodo invernale si ammalino di più rispetto al periodo estivo è cosa certa, che ci possa essere una minore esperienza immunologica dei bambini che hanno incontrato meno agenti infettivi, e che quindi hanno lo spettro di suscettibilità maggiore, su questo non c’è dubbio. Non ne farei una questione in questo momento di virus, ma di comune esperienza immunologica. Però allo stesso tempo devo essere sincero- ha infine concluso Indolfi- faccio il pediatra ormai da diversi anni, i bambini nel periodo invernale si sono ammalati sempre tanto e sempre, indipendentemente dal lockdown. Anche in questo caso, allora, possiamo mandare un messaggio di relativa tranquillità”.

Fonte “Agenzia DIRE




Un primo maggio tra querce secolari e magia nel bosco di Paliano

PALIANO (FR) – Cosa fare l’1 maggio vicino Roma? C’è un Bosco magico da visitare a mezz’ora di macchina dal GRA. Si trova vicino all’uscita di Colleferro dell’autostrada A1. Domenica 1 maggio, sotto le querce secolari del Bosco di Paliano, sarà di casa la magia, affiancata dai giochi per bambini e da tante attività da fare in famiglia.

Per chi non sa cosa fare il 1 maggio vicino Roma, il Bosco di Paliano ne avrà per tutti i gusti e tutte le età. Tra il tiro con l’arco, una dimostrazione di falconeria, il relax sulle amache e le passeggiate a cavallo o in bicicletta, domenica alle 12 sarà anche la volta di uno spettacolo di magia dedicato a grandi e bambini. A stupire gli spettatori ci penserà il Mago Dadà con i suoi giochi di prestigio sorprendenti.

A seguire apriranno anche due stand gastronomici, con un food-truck e un punto ristoro con prodotti locali. Il Bosco mette a disposizione anche un’area per giocare a calcio e un campo da pallavolo. Ci sono anche: una biblioteca ecologica per chi vuole fare delle letture green e dei giochi tradizionali per bambini.

Il Bosco alle porte di Roma fa parte del Monumento Naturale Selva di Paliano e Mola di Piscoli, un’area protetta che si trova in Ciociaria. Sarà aperto sabato e domenica. Ospiterà chiunque vorrà passare del tempo tra sentieri ombrosi, prati e picnic, nel pieno rispetto della natura.

Il Bosco di Paliano promuove una partecipazione attiva dell’ambiente naturale, invitando i visitatori a lasciare il Bosco migliore di come l’hanno trovato. In trenta ettari di querce, infatti, anche se non ci sono cestini dell’immondizia, non si vedono cartacce né plastica.

Ognuno riporta a casa i propri rifiuti, lasciando l’ambiente pulito. Per altre informazioni e prenotazioni, si può consultare il sito ilboscodipaliano.it. Il Bosco è in via Palianese sud, a 3 chilometri dal casello autostradale di Colleferro.




Epatite acuta pediatrica, in Italia segnalati 9 casi sospetti

I sintomi più comuni, l’ingiallimento della pelle e della sclera degli occhi, dolore nella parte alta destra dell’addome, nausea e vomito

E’ arrivata anche in Italia l’epatite acuta pediatrica di natura sconosciuta che ha messo in allarme l’Europa. Al momento sarebbero 9 i casi sospetti segnalati, ed uno di questi si e’ verificato a Prato.

Un bambino di 3 anni ha sviluppato la patologia molto aggressiva e dopo un ricovero all’ospedale Meyer di Firenze e’ stato trasportato all’Ospedale pediatrico Bambino Gesu’ di Roma, nel timore di doverlo sottoporre ad un trapianto di fegato poi scongiurato. Altri due casi di epatite a eziologia ignota sono stati segnalati in Lombardia e i bambini, ricoverati in osservazione, non sono in pericolo di vita.

La malattia colpisce i bambini sotto i dieci anni e in tutto il mondo si sarebbero verificati circa una centinaio di casi, di cui una settantina in Gb e 9 negli Usa.

Ogni anno ci sono casi di epatiti la cui origine non è nota ma è la frequenza di queste segnalazioni che ha fatto scattare l’allerta. Il ministero della Salute ha inviato una circolare informativa alle Regioni dal 14 aprile che ha elevato il livello di attenzione, in tutta Italia.

Alle strutture sanitarie e’ stato chiesto di segnalare i casi di bambini che presentano epatite acuta, con esclusione di diagnosi di epatite da A a E. Fra i sintomi più comuni, l’ingiallimento della pelle e della sclera degli occhi, dolore nella parte alta destra dell’addome, nausea e vomito.

I casi segnalati in Italia, ha spiegato Gianni Rezza, direttore della prevenzione del ministero della Salute, sono ora tutti sotto esame.




Montalto di Castro, Enel: nell’area della ex centrale nucleare inaugurato il museo dell’energia

Per favorire l’uscita dell’Italia dal carbone, all’interno della centrale “Alessandro Volta” resteranno attivi impianti turbogas rinnovati e resi più efficienti

Un innovativo centro culturale dedicato alla transizione energetica all’interno della centrale Enel “Alessandro Volta” di Montalto di Castro: il TECCC, Centro di Cultura e Conoscenza della Transizione Energetica, è stato presentato ieri dal Direttore Enel Italia Nicola Lanzetta e dal sindaco Sergio Caci alla presenza di Francesco Battistoni, Sottosegretario di Stato del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, Ministero della Cultura e Patricia Viel, Architetto e Co fondatrice, Studio ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel.

Il progetto punta alla rigenerazione dell’area del sito – originariamente destinata ad una centrale nucleare mai entrata in esercizio – attraverso la creazione di un vero e proprio distretto dell’innovazione, nel quale la narrazione del passato si intreccia con attività orientate al futuro. La creazione di uno spazio museale visitabile oltre che spazi funzionali dedicati ad attività di formazione, rappresenta una straordinaria opportunità che permette di fondere insieme aspetti tecnici, economici, sociali ed ambientali. All’interno del TECCC, prenderà vita il Museo della transizione energetica, coprendo una superficie complessiva di oltre 5.000 mq. A questo, si aggiungono circa 15.000 mq di spazi espositivi all’interno di due strutture esistenti (dedicati ad installazioni d’arte sul tema dell’energia, sale di esposizione divulgativa riguardanti il tema della transizione energetica) e una sala per eventi collegata ad una terrazza panoramica.

“Il progetto prevede anche un percorso di visita sopraelevato – spiega l’architetto Patricia Viel, co-fondatrice di ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel – che circonda l’area e immergerà il visitatore in un paesaggio che ben restituisce la complessità del sito, con l’obiettivo di valorizzare e rendere accessibili manufatti dallo straordinario valore storico e architettonico.”

“Poter raccontare passato e futuro dell’energia è particolarmente importante in un momento storico come questo, in cui la transizione energetica sta cambiando radicalmente l’intero settore, dalla produzione al trasporto fino al consumo, spingendo verso un modello più sostenibile”, commenta Nicola Lanzetta, Direttore Enel Italia. “Farlo all’interno della centrale di Montalto di Castro ha un valore anche simbolico e arricchisce ulteriormente il programma di valorizzazione del sito, che sarà il più grande dei nostri poli energetici integrati e multifunzionali in Italia. Grazie a uno spazio innovativo e aperto potremo coinvolgere anche i più giovani”.

“L’attività di un’amministrazione comunale è più efficace se al centro della sua azione politica pone lo sviluppo culturale”, commenta il sindaco Sergio Caci. “Il progetto che oggi Enel presenta e che noi, ma mi sento di dire anche le future amministrazioni, sosteniamo, va esattamente in questa direzione. Recuperare uno spazio in disuso, di rilevanza storica per la narrazione energetica del paese per raccontare la transizione energetica creando un polo museale e di conoscenza mai realizzato prima”.

“Il progetto energetico integrato che nasce a Montalto di Castro è un’importante occasione di sviluppo e di crescita non solo per il Lazio, ma per tutta l’Italia – dichiara il Sottosegretario al Mipaaf Francesco Battistoni. – Ambiente e territorio cresceranno in sinergia fra loro, coniugando transizione energetica e sostenibilità andando a creare le basi programmatiche per un progresso non solo energetico, ma anche occupazionale e di sistema”.

“Il progetto per la realizzazione di un polo energetico e culturale integrato nell’area della centrale nucleare di Montalto di Castro è un’ottima notizia – commenta Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, Ministero della Cultura. – Si restituisce finalmente dignità ad un pezzo di territorio di grande valore paesaggistico e storico: ci troviamo nel territorio di influenza di una delle maggiori città dell’Etruria, la città di Vulci, localizzata, con le sue sterminate necropoli, tra i comuni di Canino e, appunto, Montalto di Castro. Si tratta di un’ottima notizia anche perché conferma ancora una volta che fare imprenditoria e creare valore culturale non sono concetti antitetici, tutt’altro, possono convivere nella comune vocazione di apportare benefici alle comunità di riferimento. Diamo dunque il benvenuto al nuovo Museo della Transizione Energetica all’interno del variegato e vivace mondo dei luoghi della cultura italiani, con l’auspicio di poterlo presto accogliere nel nostro Sistema Museale Nazionale”.

La centrale di Montalto di Castro è al centro di un importante sviluppo a partire dalle necessità del sistema elettrico e dalle opportunità create dalla transizione energetica, piano che vedrà la realizzazione di un nuovo polo energetico integrato tra iniziative nel settore energetico, sviluppate da Enel, e nuove soluzioni imprenditoriali sviluppate da terzi. L’iniziativa rientra nel più ampio impegno del Gruppo Enel per un nuovo sviluppo dei siti dei propri impianti, secondo una strategia che pone come priorità la valorizzazione delle strutture esistenti e l’integrazione con nuovi impianti di produzione rinnovabile e sistemi di accumulo, combinati con nuovi progetti imprenditoriali in ambiti differenti.

Nel sito sono in corso le demolizioni dei gruppi ad olio già dismessi. Enel ha avviato l’iter autorizzativo necessario per poter realizzare nel sito un nuovo impianto fotovoltaico su una superficie di circa 20 ettari, per una potenza di circa 10 MW. Altre aree in fase di sviluppo (6 ettari) saranno destinate a ospitare sistemi di accumulo di energia per circa 245 MW, fornendo così un ulteriore contributo all’utilizzo delle energie rinnovabili e alla stabilità del sistema elettrico: anche in questo caso sono già in corso gli iter autorizzativi. In linea con le indicazioni del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) e per favorire l’uscita dell’Italia dal carbone, all’interno della Alessandro Volta resteranno attivi impianti turbogas rinnovati e resi più efficienti. Il nuovo sviluppo del sito è aperto anche a progettualità esterne: un’area non più utilizzata per produrre energia è stata affittata ad un’impresa del viterbese che avvierà una propria produzione di tracker solari generando occupazione e valore a livello locale. Sono in fase di studio ulteriori soluzioni, attualmente oggetto di dialogo con le istituzioni, che permetteranno di valorizzare asset e strutture esistenti garantendo ricadute positive per il territorio; tra queste, un innovativo progetto di serra idroponica, per il quale sono in corso analisi di fattibilità tecnico economiche e che potrà beneficiare delle aree e di parte delle strutture esistenti.




Campidoglio, Bonessio (Europa Verde): Rimango in maggioranza. Il M5S si assuma le responsabilità dell’emergenza rifiuti

ROMA – “Con stupore apprendo dalla stampa che qualcuno mi avrebbe avvicinato, cosa che non è mai avvenuta, per parlare della questione rifiuti tanto da arrogarsi il diritto oggi di parlare a mio nome esprimendo concetti che non condivido e non mi appartengono. Rinvio dunque al mittente l’invito ad uscire da questa maggioranza in quanto non è mia intenzione rapportarmi con chi negli ultimi cinque anni di governo della capitale, con una situazione irripetibile di maggioranza mono-partito monocolore che potremmo definire una vera ‘dittatura democratica’, ha avuto l’opportunità di ridisegnare la storia ambientale di questa città e non lo ha fatto. Non solo, durante il suo governo monocratico il M5S non è riuscito a risolvere il problema dei rifiuti, ma neanche della mobilità, delle perdite nella rete idrica, di una ‘città da un’ora e mezza’, visto quanto ci si mette in media a spostarsi dentro Roma”. A parlare il Presidente del Gruppo Capitolino Europa Verde Ecologista, Ferdinando Bonessio rispondendo ad alcune notizie apparse oggi sulle agenzie di stampa in cui viene invitato ad abbandonare la maggioranza. “A parlare sono i fatti: abbiamo ereditato una città sporca, un’azienda, AMA, rimasta svilita nel valore dei suoi uomini, una situazione di stallo totale sul fronte degli impianti, tanto promessi e sbandierati e che avrebbero dovuto fare riferimento alla sostenibilità del trattamento dei rifiuti. Dove sono oggi quegli impianti promessi nel 2016 per il recupero della carta, del metallo, della plastica? Dove sono gli impianti sostenibili diffusi sul territorio che dovevano dare il segno di una discontinuità rispetto al passato e che avrebbero dovuto creare occupazione e guardare al futuro di questa città e delle prossime generazioni all’interno degli obiettivi di sostenibilità tanto ostentati? Ritengo che il Movimento 5 Stelle sia l’ultima forza politica che può dare lezioni in merito e dunque confermo la volontà di rimanere fortemente saldo all’interno di questa maggioranza perché voglio provare ad avviare un confronto proficuo anche in considerazione del fatto che la parte politica a cui appartengo ma anche le storiche associazioni ambientaliste, e un sindacato importante come la CGIL hanno assunto posizioni completamente distanti da questa scelta. Con questa maggioranza vogliamo confrontarci sui numeri, sulle moderne tecnologie da mettere in campo e sulle possibili alternative. La questioni rifiuti per Roma ha un valore significato ed è preminente. Voglio però anche ricordare che con questa maggioranza stiamo lavorando ad altre questioni comunque determinanti per il futuro di questa città, per un programma che abbiamo condiviso in campagna elettorale: come la mobilità sostenibile, lo stop al consumo di suolo, il rilancio dei servizi educativi scolastici e il recupero del servizio sportivo pubblico che per anni è stato lasciato in una situazione di agonia sia sotto il profilo delle infrastrutture che sotto il profilo dell’assistenza alla realtà territoriali. A conferma, basta vedere la situazione di crisi in cui versano tante associazioni sportive della capitale”.