“L’Italia si muove per la pace”

Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella per la Festa della Repubblica

Consueto e spettacolare finale per la parata del 2 giugno: le Frecce tricolori hanno sorvolato i Fori Imperiali tra gli applausi delle autorità e dei semplici cittadini che affollano le tribune.

Si tratta dell’ultimo atto, preceduto dalla fanfara dei bersaglieri e dal lancio di tre paracadutisti della Brigata Folgore con una bandiera italiana, dell’evento che torna dopo due anni di stop dovuti all’emergenza Covid.

Ad aprire la parata una rappresentativa di sindaci seguiti, per la prima volta, da personale della sanità civile, con il passaggio di un elicottero del 118, a simboleggiare coloro che sono stati impegnati in prima linea contro la pandemia.

“Oggi, per la prima volta, le donne e gli uomini del Servizio Sanitario Nazionale partecipano alla celebrazione della Festa della Repubblica. È una grande emozione ed un bel riconoscimento al sacrificio e all’impegno straordinario dei nostri professionisti sanitari durante la pandemia”: lo scrive il ministro della Salute, Roberto Speranza sul suo profilo Facebook. Grazie a loro il Paese ha retto dinanzi ad una sfida senza precedenti ed è a loro che dobbiamo la ripartenza dell’Italia. Non dobbiamo dimenticarlo mai”.
E’ stato “un abbraccio collettivo, un applauso che trasmetteva gratitudine e rispetto”, quello ricevuto oggi dal personale sanitario che ha sfilato ai Fori Imperiali per la Festa della Repubblica. Lo ha detto all’ANSA Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri /Fnomceo), che oggi ha sfilato alla testa dei medici, subito dopo il personale del ministero della Salute. “E’ stata un’emozione bella e forte”, ci “siamo: sentiti parte di una Repubblica di cui oggi difendiamo la salute dei cittadini” e c’è la consapevolezza di come oggi la salute sia “strategica per tutti”.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 76° anniversario della Repubblica, alla presenza delle più alte cariche Istituzionali, ha reso omaggio all’Altare della Patria con la deposizione di una corona d’alloro con nastro tricolore. Presenti, tra gli altri, il presidente del Consiglio Mario Draghi, il ministro della difesa Lorenzo Guerini, i presidenti di Senato e Camera Fico e Casellati.

Sorvolo della pattuglia acrobatica: le Frecce Tricolori hanno disegnato una enorme bandiera nei cieli di Roma.

“La Repubblica è impegnata a costruire condizioni di pace e le sue Forze Armate, sulla base dei mandati affidati da Governo e Parlamento, concorrono a questo compito”. Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone in occasione della Festa della repubblica.




Ucraina, Zelensky dice no all’ipotesi di pace in cambio di cessioni territoriali alla Russia

Nessun cambiamento sui confini in cambio del cessate il fuoco. Lo ha ribadito il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un videomessaggio postato su Telegram, respingendo qualsiasi ipotesi di cessioni territoriali in cambio della pace con la Russia.

Ipotesi emerse, sostiene il presidente ucraino, in alcuni media occidentali. La Russia si aspetta che l’Ucraina accetti le sue richieste e sviluppi la consapevolezza della situazione attuale. Lo ha dichiarato ai media il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, riporta la Tass. “Mosca sta aspettando che Kiev accetti le richieste di Mosca e sviluppi la consapevolezza della situazione di fatto, la situazione reale che esiste”, ha detto Peskov. “Noi siamo un puzzle importante” per le mire colonialistiche della Russia. “Mosca non accetta che vogliamo far parte dell’Europa, vuole occupare l’Ucraina e credo che il suo obiettivo non si fermerà al confine”. Lo ha detto il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, nel suo intervento al forum economico mondiale di Davos. “Non stiamo difendendo solo l’Ucraina, ma tutti voi perché abbiamo gli stessi valori”, ha ribadito Klitschko. “Questa è la più grande guerra in Europa dal secondo conflitto mondiale e dobbiamo fermarla”, ha aggiunto.

LA SITUAZIONE SUL CAMPO
L’offensiva dell’esercito russo con massicci bombardamenti è ripresa sulla città orientale di Slavyansk, riferisce lo Stato maggiore ucraino su Facebook, riportato da Ukrinform. “Nella direzione di Donetsk, gli attacchi delle truppe russe sono concentrati sulla presa del pieno controllo di Lyman e sul miglioramento della strategia vicino a Severodonetsk e Avdiivka. Il nemico… ha usato artiglieria e aerei da combattimento nelle posizioni delle nostre unità e nelle infrastrutture civili della regione “, si legge nel rapporto del mattino. Lo Stato maggiore spiega che le truppe della Federazione continuano l’offensiva senza sosta nella zona orientale e continuano a lanciare missili e attacchi aerei sulle infrastrutture. A nord, Mosca sta adottando misure per coprire il confine ucraino-russo nelle regioni di Bryansk e Kursk e per impedire il trasferimento delle forze armate ucraine in altre aree.La Russia ha attaccato 40 città nelle regioni di Donetsk e Lugansk, cinque le vittime civili e 12 i feriti: “I nemici hanno sparato contro più di 40 città nelle regioni di Donetsk e Lugansk, distruggendo o danneggiando 47 siti civili, tra cui 38 case e una scuola. A causa di questi bombardamenti cinque civili sono morti e 12 sono stati feriti”, scrive su Facebook lo Stato Maggiore delle Forze armate dell’Ucraina, citato dalla Bbc. I russi hanno sferrato un attacco di artiglieria a Lysychansk, nel Lugansk, uccidendo tre persone. Lo ha annunciato il capo dell’amministrazione statale regionale di Lugansk Sergiy Gaidai su Telegram, come riporta Unian. “Il nemico ha cercato di assaltare le nostre difese vicino a Ustynivka e allo stesso tempo ha distrutto questo villaggio e la vicina città di Lysychansk con l’artiglieria. Di conseguenza, due persone sono morte a Ustynivka e una nella stessa Lysychansk”.

Sono circa 8.000 i prigionieri di guerra ucraini detenuti nelle autoproclamate Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk: lo ha dichiarato oggi l’ambasciatore del Lugansk in Russia, Rodion Miroshnik, al programma Soloviev Live, citato dalla Tass. “Ci sono molti prigionieri. Certo, ce ne sono di più sul territorio del Donetsk, ma anche noi ne abbiamo a sufficienza, e ora il numero totale si aggira intorno agli 8.000. Sono tantissimi, e letteralmente non si può dire che non ci siano più prigionieri. È molto, e ogni giorno se ne aggiungono letteralmente centinaia”, ha affermato Miroshnik. “Il Mar d’Azov è perduto per sempre per l’Ucraina. I porti delle regioni di Zaporizhzhia e Kherson non saranno mai più ucraini. Sono sicuro che dopo la riunificazione delle nostre regioni con la Russia, il Mar d’Azov tornerà ad essere, come prima, esclusivamente un mare interno della Federazione Russa”, ha dichiarato il vice primo ministro del governo della Crimea Georgy Muradov, riportato da Ria Novosti. L’agenzia russa cita anche Vladimir Rogov, un funzionario nominato da Mosca nella regione occupata di Zaporizhzhia, il quale ha affermato che “le regioni di Zaporizhzhia e Kherson non torneranno mai sotto il controllo di Kiev”.

ARMI E SANZIONI
I Paesi membri della Nato avrebbero concordato in modo informale di non fornire alcuni tipi di armi all’Ucraina, come i carri armanti e i caccia, nel timore che Mosca possa vedere questi aiuti militari come una dichiarazione di guerra e adottare misure di rappresaglia: lo riporta l’agenzia di stampa tedesca dpa citando fonti dell’Alleanza, secondo quanto riferisce il quotidiano Die Zeit. Mossa – intanto ieri – della Commissione europea per la confisca dei beni degli oligarchi che cercano di sottrarsi alle sanzioni. Aggiungere la violazione delle misure restrittive dell’Ue all’elenco dei reati dell’Unione, oltre che norme rafforzate sul recupero e la confisca dei beni da usare per ricostruire l’Ucraina’ gli obiettivi. Mosca disponibile a un corridoio per l’uscita delle navi che trasportano grano dal porto di Mariupol, ma a patto di eliminare le sanzioni. Intanto i soldati delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk, insieme all’esercito russo, “hanno sfondato la difesa delle forze armate ucraine sullo Svetlodar Bulg, nella regione di Lugansk”. Il Cremlino accetta lo cambio di prigionieri di Azovstal solo dopo il processo. 




Al via Terrevolute 100 – festival della bonifica: questa sera idrovore ed impianti idraulici si coloreranno del tricolore

Si celebra quest’anno  il Centenario del Congresso Regionale delle Bonifiche Venete, che proprio a San Donà di Piave, nel Marzo del 1922, pose le basi della moderna Bonifica italiana

Centrali idrovore ed impianti idraulici d’Italia si illumineranno del tricolore nazionale questa sera alle ore 22.00, mentre a San Donà di Piave, nel veneziano, riecheggeranno le note dell’Inno di Mameli in piazza Indipendenza (diretta streaming: www.facebook.com/AnbiVeneto): sarà questo significativo momento a anticipare l’inaugurazione della 5° edizione di “Terrevolute – Festival della Bonifica” prevista per domani mattina.

L’iniziativa (promossa da ANBI, ANBI Veneto ed Università degli Studi di Padova) proseguirà fino a domenica 29 Maggio con incontri, convegni, spettacoli, concerti, visite guidate e mostre, dedicati al rapporto tra uomo, acqua e territorio. Con “Terrevolute100”  si celebra quest’anno  il Centenario del Congresso Regionale delle Bonifiche Venete, che proprio a San Donà di Piave, nel Marzo del 1922, pose le basi della moderna Bonifica italiana, definita “integrale”, perché unisce gli aspetti della sicurezza idraulica alla gestione irrigua e che disegnò il territorio italiano così come ancora oggi lo conosciamo.

Il Festival (www.festivalbonifica.it) è patrocinato da Ministero della Transizione Ecologica, Ministero dell’Agricoltura, Regione del Veneto , ANCI Veneto, Comune di San Donà di Piave, Conferenza Sindaci delle Venezia Orientale, Coldiretti, Cia e Confagricoltura.

“L’appuntamento sandonatese di quest’anno – sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – assume una valenza nazionale non solo come momento celebrativo di un significativo evento storico, ma come tappa fondamentale per indicare gli obbiettivi della Bonifica contemporanea, grazie al lavoro di 23 Dipartimenti di 15 Università italiane e che vedrà suggello ufficiale all’annuale Assemblea dei Consorzi di bonifica ed irrigazione, prevista a Roma, ad inizio Luglio.”

Momento centrale del Festival sarà infatti il grande simposio, che si articolerà tra giovedì e venerdì in piazza Indipendenza, dal titolo “Consorzi di bonifica e sviluppo sostenibile. Itinerari e azioni per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030” e che vedrà il coinvolgimento di rappresentanti di Istituzioni, Università e società civile. Si parlerà di sostenibilità e gestione del territorio, declinando le sessioni sulla base dei “goal” indicati dall’ONU; i panel di discussione saranno trasmessi in diretta streaming su www.facebook.com/AnbiVeneto.

“La nostra è una grande scommessa, che viviamo quotidianamente sui territori: coniugare l’esperienza, che ci deriva dalla storia, alle sfide del nostro tempo, dando loro risposte concrete come dimostrano il sistema irriguo Irriframe, la certificazione di sostenibilità idrica Goccia Verde e l’ormai prossimo Piano Laghetti multifunzionali” precisa Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

“Oggi siamo all’inizio di una nuova fase: quella della Bonifica per la sostenibilità” indica Elisabetta Novello, coordinatrice del Comitato Scientifico di  “Terrevolute” – Portare il simposio e quindi la scienza in piazza è nel DNA dell’Università, ma anche dei Consorzi di bonifica, che hanno il loro fondamento nei principi di autogoverno e sussidiarietà.”

“Ieri le attenzioni si concentravano su esigenze vitali per l’uomo, quali la necessità di abitare e lavorare in terre salubri e coltivabili – aggiunge Francesco Cazzaro, Presidente di ANBI Veneto  – Oggi, a questo obbiettivo si affianca la necessità di preservare l’equilibrio tra attività umane e natura, nel segno di una sostenibilità ambientale, sociale ed economica.”

“Il legame fra due ricorrenze, cioè il centenario del Congresso Regionale delle Bonifiche Venete e gli 800 anni dell’Università di Padova, si concretizza in una manifestazione, che dimostra  ancora una volta  come Ateneo e territorio non solo possano, ma debbano  interagire e collaborare per l’avanzamento della conoscenza e della società. Il coinvolgimento di enti territoriali, amministratori locali e ricercatori, in eventi offerti a pubblici diversi, rappresenta un chiaro esempio della  terza missione universitaria” spiega Paolo Sambo, Prorettore alle Politiche per le Sedi Decentrate dell’Università di Padova.

Nelle serate di Festival, il centro di San Donà di Piave sarà animato da un cartellone di spettacoli, curato dal direttore artistico, Andrea Pennacchi: tra gli altri, ci saranno Ale e Franz (sabato 28 Maggio) e Valerio Aprea (venerdì 27 Maggio); lo stesso Pennacchi interpreterà, domenica 29 Maggio, un monologo scritto appositamente per il Festival  e che ripercorrerà alcuni momenti della vita di Silvio Trentin, tra i principali protagonisti del Congresso di San Donà di Piave nel 1922.

Anche quest’anno “Terrevolute – Festival della Bonifica” si avvale del sostegno di Crédit AgricoleFriulAdria nel quadro della collaborazione strategica con ANBI Veneto, finalizzata a promuovere la green economy: la banca, infatti, ha legato il proprio nome allo studio sul sistema delle risorgive (in fase di completamento) ed al  “Contamination Lab”, il laboratorio di idee innovative, organizzato dall’Università di Padova e da cui ha preso forma il progetto “Irribanc” per l’efficientamento dell’acqua in agricoltura.

Anche la sede del Consorzio di Bonifica Litorale Nord, di Roma, nell’ambito del programma del “Festival della Bonifica” organizzato in occasione del Centenario della Bonifica, questa sera, alle ore 22.00, aderirà tramite la piattaforma Zoom all’evento “Idrovore Tricolori” nel contesto di  Terrevolute 100. L’evento verrà trasmesso su un maxischermo in Piazza Indipendenza a San Donà di Piave, cuore del “Festival della Bonifica”, che inizierà domani per concludersi domenica prossima. “Abbiamo voluto rispondere presente a questo anticipo delle iniziative che prenderanno il via in Veneto domani – ha commentato il Presidente dell’Ente capitolino, Niccolò Sacchetti – che rappresenta un modo per unire tutte le strutture italiane per una ricorrenza particolare e molto sentita.”

L’impianto che verrà illuminato con le luci del tricolore sarà quello di Focene che è anche sede di Anbi Lazio. “Nella nostra regione – ha detto Sonia Ricci, Presidente di Anbi Lazio – Anbi sta cambiando la propria attività di cerniera tra Enti e cittadini-consorziati. Anche queste iniziative aiutano a comprendere la storicità che i Consorzi di Bonifica conservano e l’importanza ed il pregio delle proprie strutture.”




Professione infermiere, primo rapporto sulle violenze: 125mila casi sommersi in un anno

Il 32,3% degli infermieri, pari a circa 130mila professionisti, nell’ultimo anno, ha subito violenza durante i turni di lavoro. Ma 125mila casi sono casi sommersi. Nel 75% le vittime sono state donne. E’ quanto emerge dalla ricerca CEASE-it (Violence against nurses in the work place), conclusa ad aprile 2021 e svolta da otto università italiane, (capofila l’Università di Genova) su iniziativa della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi).

Numeri che, in molti casi, non sono intercettati e registrati in quanto le aggressioni non vengono neppure denunciate perché ormai sono percepite e  considerate, dagli stessi infermieri, come dinamiche connaturate alla professione. Si configura così, con proporzioni vastissime, il fenomeno del ‘sommerso’. Ogni anno l’Inail registra 11mila casi di violenza denunciati come infortuni sul lavoro: 5mila sono infermieri. Un dato che rende gli infermieri la categoria più soggetta a questo fenomeno, ma ai numeri ufficiali bisogna anche aggiungere il sommerso di 125mila vittime che non hanno denunciato.

Su queste dinamiche pesa la carenza di infermieri negli organici: un’assistenza efficiente si ha con un rapporto infermiere paziente 1 a 6 ma, allo stato attuale, il rapporto è 1 a 12. Secondo la Fnopi, in base agli standard previsti del cosiddetto ‘DM 71’ (la delibera del 21 aprile 2022 del Consiglio dei ministri), occorre aumentare l’attuale organico con 70mila infermieri aggiuntivi. Con l’attuale carenza si restringe pericolosamente il tempo di cura oppure si aumenta la possibilità che l’infermiere precipiti in una condizione di “burnout” (33%). A ciò bisogna aggiungere che il 10,8% di chi ha subito violenza, presenta danni permanenti a livello fisico oppure psicologico. Per comprendere le drammatiche proporzioni del problema, è utile un raffronto: il 46% degli infermieri ha subito violenze durante l’esercizio della professione, i medici si attestano al 6%.

“Per restituire dignità all’attività professionale e per garantire la sicurezza degli infermieri durante l’orario lavorativo, spiega Barbara Mangiacavalli,  presidente della Federazione nazionale degli ordini degli infermieri – è quanto mai urgente inserire questa professione tra le categorie usuranti, mentre ora è riconosciuta soltanto la classificazione tra i “lavori gravosi. Lo studio – aggiunge Mangiacavalli, – descrive le caratteristiche degli episodi di violenza e individua i fattori predittivi e le cause. I correttivi di cui c’è bisogno derivano da qui. E su queste basi sarà sicuramente più immediato il lavoro dell’Osservatorio di tutte le professioni che il ministero della Salute coordina, anche per organizzare la formazione”.

“Lo studio ha dimostrato che gli infermieri conoscono i tratti e le caratteristiche di un potenziale comportamento di aggressione fisica o verbale; tuttavia per varie ragioni non riescono a intercettare e prevenire questi episodi”, spiega la professoressa Annamaria Bagnasco, dell’Università di Genova, coordinatrice della ricerca. “Una delle concause dimostrate dallo studio – spiega – è la comunicazione inadeguata che avviene tra il personale e l’assistito e/o l’accompagnatore; tuttavia, i processi comunicativi sono ampiamente influenzati dall’ambiente di lavoro, dallo staffing e dal benessere dei professionisti. In questo momento lo studio sta fornendo ulteriori dati, su cui stiamo lavorando, per mettere in correlazione lo staffing, il benessere degli operatori e il benessere dei professionisti con gli episodi di aggressione, al fine di poter ipotizzare i fattori predittivi di questi eventi”, conclude Bagnasco.




Tutela della salute, medicina estetica: passate al setaccio 793 strutture

I Carabinieri dei Nas hanno sanzionato 110 attività irregolari, chiuso 11 abusive e oscurati 8 siti web

I recenti episodi di cronaca di interventi di chirurgia estetica effettuati da personale non
qualificato che, per soli fini di lucro, eseguono pratiche riservate esclusivamente ai medici, sottovalutando le gravi conseguenze che possono derivare da prestazioni eseguite in assenza di adeguata preparazione professionale, con apparecchiatura non idonea e in locali carenti dei minimi requisiti sanitari e strutturali, hanno portato i Carabinieri dei NAS, d’intesa con il Ministero della Salute, a condurre una campagna di controllo, su tutto il territorio nazionale, finalizzata alla verifica della corretta erogazioni delle prestazioni di medicina estetica.

I controlli sono stati indirizzati a verificare l’idoneità tecnica dell’attrezzatura impiegata, la
sussistenza dei requisiti igienico-strutturali e organizzativi, il possesso delle previste autorizzazioni, la presenza di qualifiche professionali, con particolare riguardo all’applicazione di filler, impianti cutanei ed altre procedure tra cui anche i trattamenti mediante il fattore di crescita PRP (plasma ricco di piastrine) per la bio rivitalizzazione della pelle, tutte pratiche che per loro natura sono le più soggette ad essere eseguite abusivamente.

Ispezionate complessivamente 793 strutture, tra centri estetici e studi medici estetici, rilevando 110 obiettivi non conformi che hanno comportato il deferimento all’Autorità Giudiziaria di 33 titolari ed operatori, nonché la contestazione di sanzioni amministrative per € 187.000.

I Carabinieri NAS hanno eseguito il sequestro/sospensione di 8 centri estetici e 3 studi
medici/poliambulatori poiché abusivi e/o privi dei requisiti minimi per il funzionamento.
Sequestrati 2 apparecchi elettromedicali e, presso studi di medicina estetica, 5 dispositivi per la centrifugazione del siero ematico poiché non autorizzati e/o utilizzati da personale privo di adeguata formazione, nonché 79 confezioni di medicinali e oltre 500 dispositivi medici (garze, siringhe, aghi sterili per tatuaggi ecc.) scaduti di validità e/o illecitamente detenuti.

Sono stati accertati 41 illeciti penali, riconducibili all’esercizio abusivo della professione
sanitaria, all’attivazione abusiva di ambulatori di medicina estetica, ad irregolarità nella gestione e detenzione dei farmaci poiché risultati scaduti, alla ricettazione di farmaci ad uso ospedaliero ed alla falsificazione di attestati professionali.

Contestate ulteriori 86 sanzioni per inadempienze autorizzative e procedurali connesse con la
mancata applicazione di Leggi Regionali e della normativa inerente l’attività di estetista.

Le attività di controllo sono state estese anche al web al fine di verificare l’offerta in vendita
e/o la pubblicità illegale di medicinali e dispositivi medici utilizzati abusivamente nel campo della “medicina estetica”. L’attività di monitoraggio on-line ha determinato l’oscuramento di 8 siti web.




Vaiolo delle scimmie, Ecdc: “Probabilità di diffusione molto bassa”

Primo caso di vaiolo delle scimmie in Toscana, il quarto in Italia: all’ospedale San Donato di Arezzo ricoverato un uomo di 32 anni rientrato da una vacanza alle isole Canarie.

E’ quanto si legge in una nota diffusa dalla Asl Toscana Sud Est in cui si legge che “Azienda e Istituto nazionale Spallanzani di Roma informano che un uomo di 32 anni di Arezzo rientrato nei giorni scorsi da una vacanza alle isole Canarie è risultato positivo al vaiolo delle scimmie, ed è ricoverato presso il reparto di Malattie Infettive dell’ospedale San Donato.

Si tratta di una persona rientrata in Italia il 15 maggio che ha presentato rapidamente i sintomi della malattia”.

Intanto “nel Lazio ci sono 15 persone in isolamento mentre i casi restano tre e si tratta di tre persone ricoverate allo Spallanzani in buone condizioni cliniche”. Lo dichiara l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. I 15 in isolamento sono contatti dei tre contagiati ai quali si è risaliti con il contact tracing. 

L’Asl spiega che il 32enne, “nei giorni tra il 15 ed il 20 maggio non ha avuto contatti con i propri familiari, in quanto l’uomo vive da solo. Il giorno 20 maggio si è fatto visitare dal proprio medico di base che lo ha indirizzato agli ambulatori di malattie infettive”: è stato “immediatamente preso in carico dai medici del reparto in quanto presentava delle lesioni cutanee suggestive per l’infezione“. E’ stato così contattato l’Istituto Spallanzani “sia per un parere sulle lesioni, confermando il sospetto clinico posto ad Arezzo in quanto risultavano simili a quelle dei 3 pazienti da loro ricoverati, sia per l’invio dei campioni per la conferma di laboratorio”. I tamponi sono stati inviati il 21 maggio al laboratorio di virologia dello Spallanzani e “il giorno successivo – prosegue la Asl – è stata comunicata la positività di tutti i campioni esaminati”.

Contemporaneamente il servizio di prevenzione della Asl “ha provveduto ad individuare tutti i contatti della persona che sono stati raggiunti e per i quali è prevista una sorveglianza sull’insorgenza dei sintomi per i prossimi 21 giorni. I sintomi e segni da attenzionare sono le lesioni cutanee (vescicole e pustule), febbre, malessere e ingrossamento dei linfonodi”.

La maggior parte dei casi attuali di vaiolo delle scimmie in Europa “si è presentata con sintomi di malattia lievi e, per la popolazione più ampia, la probabilità di diffusione è molto bassa”. Così Andrea Ammon, direttrice del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che ha pubblicato una prima valutazione del rischio della malattia. “Tuttavia, la probabilità di un’ulteriore diffusione del virus attraverso uno stretto contatto, ad esempio durante le attività sessuali tra persone con più partner, è considerata alta”, si legge nella valutazione dell’Ecdc.




Ucraina, Kiev ordina a difensori Azovstal di smettere di combattere. Putin: ‘Fallito attacco cyber contro la Russia’

I difensori di Azovstal hanno ricevuto da Kiev l’ordine di smettere di combattere.

Lo annuncia in un videomessaggio il comandante del battaglione Azov Denys Prokopenko ancora nell’acciaieria dopo che, secondo Mosca, circa in 2mila si sono arresi.

‘Il comando militare superiore ha dato l’ordine di salvare la vita dei soldati della nostra guarnigione e di smettere di difendere la città di Mariupol’, ha detto Prokopenko.

Severodonetsk, nella regione di Lugansk, i russi ‘hanno aperto il fuoco su una scuola dove si nascondevano centinaia di persone e almeno 3 residenti sono stati uccisi’, riferisce il capo dell’amministrazione militare regionale Sergiy Gaidai su Telegram. Al mattino i russi ‘hanno sparato con l’artiglieria alla scuola di Severodonetsk, dove le persone si nascondevano. Più di 200 persone, molti bambini. Tre adulti sono morti sul colpo”, afferma Gaidai, precisando che la polizia della regione di Lugansk sta attualmente cercando di trasportare le persone in un altro rifugio.

“La cyber aggressione contro la Russia è sostanzialmente fallita, proprio come gli attacchi delle sanzioni in generale”, perché “eravamo preparati”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, citato dalla Tass, parlando al Consiglio di sicurezza nazionale.

AZOVSTAL
I difensori di Azovstal hanno ricevuto da Kiev l’ordine di smettere di combattere. Lo annuncia in un videomessaggio il comandante del battaglione Azov Denys Prokopenko ancora nell’acciaieria dopo che, secondo Mosca, circa in duemila si sono arresi. “Il comando militare superiore ha dato l’ordine di salvare la vita dei soldati della nostra guarnigione e di smettere di difendere la città” di Mariupol, ha detto Prokopenko.

Mykhaylo Podolyak, capo negoziatore ucraino e assistente del presidente, ha dichiarato che sono in corso colloqui “molto difficili e molto fragili per l’evacuazione” dei militari ancora nascosti all’interno di Azovastal aggiungendo che gli ucraini dovrebbero astenersi dal commentare finché l’operazione non sarà conclusa, riporta Bbc. Secondo nuove informazioni militari provenienti dal Regno Unito, ben 1.700 combattenti del vasto impianto industriale si sono arresi e sono stati portati nelle aree controllate dalla Russia. Ma ancora alcuni “irriducibili” sono dentro l’acciaieria di Mariupol.

Dall’acciaieria Azovstal di Mariupol sono stati salvati 177 civili e quasi 2mila nazionalisti si sono arresi. così il ministro della difesa russo Sergei Shoigu secondo quanto riporta l’agenzia Tass.

‘FALLITO ATTACCO CYBER CONTRO LA RUSSIA’
“La cyber aggressione contro la Russia è sostanzialmente fallita, proprio come gli attacchi delle sanzioni in generale”, perché “eravamo preparati”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, citato dalla Tass, parlando al Consiglio di sicurezza nazionale. “I cyberattacchi contro la Russia provengono da diversi Paesi, sono strettamente coordinati e di fatto sono azioni delle agenzie degli Stati”, ha aggiunto Putin, affermando che il loro “numero è cresciuto notevolmente dall’inizio dell’operazione speciale in Ucraina”.
“In Russia sarà vietato utilizzare sistemi stranieri per la protezione delle informazioni a partire dal 2025”, ha aggiunto Putin.
Alla luce di questo divieto, “è necessario implementare le vostre tecnologie il più velocemente possibile”, ha spiegato il leader del Cremlino, rivolgendosi ai membri del Consiglio di sicurezza. “Il coordinamento del lavoro di tutte le entità incaricate di assicurare la sicurezza delle informazioni nelle infrastrutture critiche deve essere delineato a livello strategico”, ha aggiunto.

‘IL DONBASS E’ UN INFERNO’
Il Donbass un “inferno”: così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato la Russia di aver trasformato la regione orientale. Nel suo messaggio notturno Zelensky ha detto che nella regione “gli occupanti stanno cercando di aumentare la pressione. E’ l’inferno e non è un’esagerazione”. Ci sono “attacchi costanti sulla regione di Odessa, sulle citta dell’Ucraina centrale. Il Donbass è completamente distrutto”. “Tutto questo non ha e non può avere nessuna spiegazione militare per la Russia”, ha aggiunto: “Questo è un tentativo deliberato e criminale di uccidere quanti più ucraini possibile”. Missili russi hanno colpito la notte scorsa il villaggio di Desna – nell’Ucraina settentrionale, vicino al confine con la Bielorussia – provocando “molti morti”, ha aggiunto Zelensky, secondo quanto riporta la Cnn. “Il primo processo in Ucraina contro un criminale di guerra russo è già iniziato – ha affermato il presidente ucraino -. E si concluderà con il pieno ripristino della giustizia nell’ambito del tribunale internazionale. Ne sono sicuro. Troveremo e consegneremo alla giustizia tutti coloro che danno ed eseguono ordini criminali”. 

Le truppe russe hanno bombardato ieri 54 insediamenti nelle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk (est), uccidendo 20 civili: lo hanno reso noto su Facebook le Forze congiunte ucraine, secondo quanto riferisce l’agenzia Ukrinform. Gli attacchi aerei e con colpi di mortaio hanno distrutto o danneggiato 105 edifici residenziali e altri 15 obiettivi civili, tra cui un ospedale, un dormitorio, un centro sportivo, un centro commerciale, gli edifici di una banca e un gasdotto. Tra i villaggi colpiti ci sono Severodonetsk, Lysychansk, Avdiivka, Bakhmut e Marinka.
A Severodonetsk i russi hanno aperto il fuoco su una scuola dove si nascondevano centinaia di persone e almeno 3 residenti sono stati uccis, riferisce il capo dell’amministrazione militare regionale Sergiy Gaidai su Telegram. Al mattino i russi “hanno sparato con l’artiglieria alla scuola di Severodonetsk, dove le persone si nascondevano. Più di 200 persone, molti bambini. Tre adulti sono morti sul colpo”, afferma Gaidai, precisando che la polizia della regione di Lugansk sta attualmente cercando di trasportare le persone in un altro rifugio.
“I gruppi delle Forze Armate russe, insieme alle milizie popolari di Lugansk e della Repubblica Popolare di Donetsk, continuano ad espandere il loro controllo sui territori del Donbass. La liberazione della Repubblica Popolare di Lugansk si sta avvicinando alla fine”, ha dichiarato il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu durante la riunione del consiglio dei ministri, come riporta la Tass.

‘RUBIZHNE COME MARIUPOL’
La città di Rubizhne, nella regione di Lugansk, condivide lo stesso “destino di Mariupol”: “è stata completamente distrutta, non ci sono edifici superstiti, molte case non possono essere restaurate. Nei cortili ci sono cimiteri”. Lo afferma il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk Sergi Gaidai, che su Telegram pubblica le immagini della città, con palazzi distrutti o rasi al suolo e croci di legno nei cortili. “Prima della guerra più di 60.000 persone vivevano qui e lavoravano”, spiega Gaidai, assicurando che “la ricostruiremo quasi da zero”.

MORTO UN ATLETA MENTRE COMBATTEVA A KHARKIV
Un altro atleta ucraino è morto mentre combatteva per il proprio paese. Si tratta di Oleg Lenyuk, vicecampione d’Europa e campione d’Ucraina nell’orienteering, morto mentre combatteva vicino a Kharkiv. Lo ha annunciato su Facebook la Federazione di Orienteering dell’Ucraina, secondo quanto riferisce Ukrinform. “Con grande tristezza e dolore nei nostri cuori, annunciamo che mentre difendeva la sua patria” dai russi, Lenyuk “è morto vicino a Kharkiv”, spiega la Federazione. Lenyuk era originario di Bukovyna. “Secondo i suoi fratelli, era un combattente coscienzioso, un fratello onesto e affidabile”, sottolinea la nota della Federazione, in cui si aggiunge che nello sport dell’orienteering era “un pluricampione dell’Ucraina e una medaglia d’argento del Campionato Europeo di Rogaine”.




Tragedia all’Aquila, auto sui bimbi: la donna indagata chiede scusa

“Le mie figlie hanno visto le drammatiche scene e sono sotto shock: siamo distrutti e addolorati, chiediamo e chiederemo ancora scusa alla famiglia del povero Tommaso e dei bambini feriti”. E’ il drammatico racconto fatto all’ANSA della mamma indagata per omicidio stradale per il tragico incidente di ieri pomeriggio all’Aquila nella scuola dell’infanzia di Pile, dove è morto il piccolo Tommaso e sono rimasti feriti altri cinque bimbi.

“Ho parcheggiato la macchina in pianura, ho inserito la marcia, non mi ricordo di aver inserito il freno a mano”, ha poi proseguito la donna madre di tre figli di cui due iscritte alla scuola d’infazia Primo Maggio. La donna verrà ascoltata nei prossimi giorni dal sostituto procuratore Stefano Gallo. Domani intanto in Procura è previsto l’affidamento dell’incarico sulla perizia tecnica sull’auto all’esperto Cristiano Ruggeri, e sempre in mattinata è in programma una riunione alla presenza dell’anatomopatologo Giuseppe Calvisi per verificare l’eventualità chiesta da investigatori ed inquirenti di evitare la autopsia sul corpo di Tommaso effettuando una ricognizione cadaverica.

È in attesa di essere convocata per l’interrogatorio davanti al pm Stefano Gallo la 38enne di origini bulgare che conduceva la Passat, poi parcheggiata davanti all’asilo di Pile, frazione del comune dell’Aquila, con a bordo il figlio 12enne, per andare a riprendere i suoi due gemellini di cinque anni, che ha travolto la recinzione uccidendo un bimbo di 4 anni ferendone cinque.

La donna è indagata per omicidio stradale, reato che prevede l’arresto immediato. Secondo fonti investigative, la donna potrebbe essere ascoltata domani alla presenza del difensore Francesco Valentini, del foro dell’Aquila, per rendere le prime dichiarazioni ufficiali. Finora, non è stata ascoltata proprio perché unica indagata nell’ambito della inchiesta della Procura aquilana. Da fonti investigative emerge che la 38enne e suo figlio sono sconvolti e in stato di shock.

Si potrebbe allagare e vedere altri indagati la inchiesta sul tragico incidente di ieri pomeriggio all’Aquila nella scuola dell’infanzia di Pile, frazione del Comune dell’Aquila, dove una Passat parcheggiata da una donna, indagata per omicidio stradale, con a bordo il figlio 12enne per andare a riprendere i suoi due gemellini di cinque anni, ha travolto la recinzione uccidendo un bimbo di 4 anni ferendone cinque: la Procura della Repubblica e la Squadra Mobile dell’Aquila stanno facendo accertamenti sulla questione della sicurezza all’esterno dell’asilo e negli spazi circostanti. In particolare gli approfondimenti documentali e tecnici tendono a chiarire se le macchine potessero parcheggiare e se a norma e sufficiente la recinzione nel giardino.

Sono stabili le condizioni delle due bambine di circa 4 anni, tra i bimbi feriti nell’incidente nell’asilo dell’Aquila, ricoverate da ieri pomeriggio presso la terapia intensiva pediatrica del policlinico Gemelli, dove proseguono le cure. È quanto si apprende dallo stesso ospedale.




Banca d’Italia, quelle strane coincidenze e quelle assurde “distrazioni”. Quanto sono tutelati gli investitori?

Le cronache sulle inchieste delle banche intasano i quotidiani, anche quelle che possono sembrare a orologeria contro alcuni ex premier e leader politici di spicco

Continua il nostro viaggio per conoscere da vicino Banca D’Italia, un istituto che di fatto ha l’onere e l’onore di tutelare i risparmiatori. È sempre così? O qualcosa ogni tanto sfugge? Intanto partiamo dal fatto che la Banca D’Italia è quell’istituto che nelle intenzioni dei padri costituenti dovrebbe ergersi a paladino dei deboli e colpire tutti i comportamenti posti in essere dai vertici delle Banche in violazione dei principi di sana e prudente gestione, senza indugio e prima che i risparmi degli investitori si volatilizzino.

Questa policy sembra essersi fiaccata negli ultimi vent’anni e ne sono storia più o meno recente i fallimenti delle più o meno grandi Banche, da ultimo la popolare di Bari, con il solito rimpallo di responsabilità dalla Banca D’Italia alla Procura, dalla Politica alla Banca D’Italia fino ad arrivare a colpire gli unici indifesi: coloro che hanno pagato e continueranno a pagare errori di altri: i soci e gli investitori.

Intanto le cronache sulle inchieste delle banche intasano i quotidiani, anche quelle che possono sembrare a orologeria contro alcuni ex premier e leader politici di spicco, proseguono le vicende delle varie popolari.

Ultime in ordine temporale le vicende giudiziarie legate al crac di Banca Etruria con tutte quelle consulenze d’oro e incarichi dati anche più volte a consulenti e forse amici di che appaiono palesemente imprudenti e non certo frutto di una gestione dei soldi dei risparmiatori degna del buon padre di famiglia. Le consulenze finite nel mirino dei pm vennero affidate da via Calamandrei, sede della popolare, per valutare, analizzare e avviare il processo di fusione con un istituto che poi non si concretizzò.

La fusione con la Banca Popolare di Vicenza, sollecitata dalle autorità bancarie, rimase un’ipotesi. Ma per valutare quella strada sarebbero stati impiegati circa 4 milioni e mezzo nel 2014: consulenze affidate a grandi società come Mediobanca o studi legali. Incarichi, ritenuti inutili e ripetitivi. Anche ai meno avvezzi sembra davvero una condotta imprudente. A chi spettava vigilare?

Soltanto l’anno scorso il collega giornalista Emanuele Bellano ha fatto il punto su una delle molteplici inchieste di Report, tratteggiando vicende vergognose che le banche hanno messo in atto contro i risparmiatori.

Con la crisi finanziaria le banche si sono trovate di fronte a riduzioni dei profitti, perdite e problemi di solidità. I loro consigli di amministrazione hanno dato il via libera a operazioni spregiudicate che hanno fatto perdere decine di migliaia di euro a milioni di risparmiatori.
Nel 2016 Report ha scoperto che Mps, Banca Intesa, Unicredit e Banco BPM vendevano ai loro clienti diamanti per un valore complessivo di circa 1,5 miliardi di euro. I vertici di DPI, una delle due società che vendevano diamanti tramite i circuiti bancari, sono stati arrestati dalla procura di Milano e indagati per autoriciclaggio di varie decine di milioni. E nel 2019, tornando sulla vicenda, Report aveva ricostruito il coinvolgimento dei vertici di alcuni istituti bancari.

Banca d’Italia, nel suo ruolo di vigilanza e di sanzionamento, ha avviato un’ispezione su banca Mps. Che fine ha fatto l’ispezione, a quale conclusione è arrivata? Una testimonianza esclusiva, interna al team ispettivo, rivela a Report il coinvolgimento dei massimi livelli di Mps nel sistema di distribuzione e vendita dei diamanti. Dalla fonte e grazie ai documenti recuperati, Report ha ricostruito le lacune dell’intero sistema di controllo delle banche.
L’attività di vendita dei diamanti, che si è rivelata una truffa, è andata avanti con la complicità di parti importanti del circuito bancario per oltre 3 anni, si è fermata esclusivamente in seguito all’inchiesta di Report, e per l’azione giudiziaria della procura di Milano. L’indagine della Procura di Milano che si è innestata in seguito alla trasmissione del servizio ha portato al recupero di 900 milioni di euro su circa 1,3 miliardi di euro di diamanti venduti. Denaro che, anche grazie alla denuncia di “Report”, è stato restituito agli investitori.

In parallelo, in seguito alla trasmissione del servizio, si è avviata anche un’indagine dell’autorità Antitrust AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) che ha sanzionato le banche coinvolte e le due società IDB e DPI. La sentenza della AGCM, che ha erogato le sanzioni amministrative citate dal Governatore e di cui Report ha dato correttamente conto più volte negli anni, ha citato nelle sue motivazioni per oltre 80 volte la trasmissione “Report” e il suo servizio andato in onda nel 2016, a riprova di quanto sia stato importante il ruolo della trasmissione che ha svolto in modo esemplare la sua funzione di servizio pubblico.

A cinque anni da questa denuncia “Report” ha ritenuto opportuno tornare sulla vicenda essendo entrata in possesso di testimonianze e documenti relativi all’attività di vigilanza e controllo svolti da Banca d’Italia sulla questione diamanti e relativi a Banca Monte Paschi di Siena.

L’inchiesta di Report “The Whistleblower” mandata in onda il 13 dicembre 2021 si è pertanto basata sulla testimonianza di un funzionario di Banca d’Italia, Carlo Bertini, local coordinator del JST (Joint Surveillance Team – team congiunto Banca d’ItaliaBCE, composto da funzionari di Banca d’Italia e funzionari della Banca Centrale Europea) che aveva il compito di vigilare sull’attività di vendita dei diamanti avvenuta da parte della società DPI attraverso la rete di vendita di Banca Monte dei Paschi di Siena.

Alla fine sembra proprio che a pagare per tutta la vicenda di Bankitalia sia stato soltanto Bertini cui è stato notificato il provvedimento adottato dal Consiglio Superiore dell’istituto centrale governato da Ignazio Visco: sospensione dal servizio e dalla retribuzione, per una durata di dodici mesi.

Dunque, che dire? La Banca D’Italia negli ultimi venti anni sembra non aver svolto a pieno la sua mission. Non aiuta il fatto che i poteri politici, di fatto, ne nominano i vertici. Allora ci si chiede: chi decide il buono e brutto tempo?

Non c’è dubbio che il commercio del denaro, attività riservata alle sole Banche, costituisca una fortissima attrazione per coloro che grazie ai nostri voti dovrebbero tutelarci dalle loro stesse spesso corrotte tentazioni, almeno a leggere le cronache quotidiane.

Ogni volta che qualche voce, in un rigurgito di onestà, tenta di ergersi a paladina degli indifesi, viene tacitata, noi stessi de L’Osservatore d’Italia abbiamo subito non poche pressioni.
Ne costituisce chiaro esempio l’oblio nel quale è stata relegata la commissione Banche tanto sbandierata dai nuovi “politicanti” partiti con buone intenzioni e poi piegatesi quasi subito al sistema. Politicanti che con una doppia elle forse apparirebbero in tutta la loro sgargiante indole: “polliticanti”!

Un esempio lampante di strane e incomprensibili affermazioni dell’allora capo della Vigilanza DI Banca d’Italia il Signor Luigi Mariani, contraddittorie e anche un po’ beffarde se non fosse per il fatto che dalle sue azioni ne sono conseguite e ne continuano a seguire enormi perdite per gli ingenui investitori.

Lo stesso Mariani, i primi mesi del 2021 è stato “spostato” alla direzione della sede di Roma con il Sig. Giuffrida, il cui profilo è stato meglio esplicitato dal Fatto Quotidiano nel 2016 (“Giuffrida, laureato in scienze politiche, è un dirigente con una lunga storia e con molteplici interessi. Interessi che in qualche occasione hanno sollevato interrogativi sui conflitti d’interesse reali e potenziali che si potevano determinare per via della sua attività imprenditoriale nel paese di origine, Montevago in provincia di Agrigento. Giuffrida è soprattutto noto per il fatto che all’epoca del processo Dell’Utri venne incaricato dalla procura di studiare l’origine dei flussi di denaro che dettero origine al gruppo Fininvest. Il dirigente, allora a capo della sede di Palermo della Banca d’Italia, concluse il suo lavoro affermando di non poter “risalire in termini di assoluta certezza e chiarezza all’origine, qualunque essa fosse, lecita o illecita, dei flussi di denaro investiti nella creazione delle holding Fininvest” e – chiamato in causa da Fininvest – nel 2007 ha accettato di transare con la società riconoscendo “i limiti delle conclusioni rassegnate nel proprio elaborato e delle dichiarazioni rese al dibattimento”).

Vogliamo credere che l’attuale Capo di Governo, decisamente esperto del mondo bancario, sicuramente avulso dalle logiche avanti descritte voglia mettere seriamente mano al malaffare di cui si alimenta un certo mondo bancario e dare serenità, sicurezza agli investitori, oggi in balia di interessi a loro estranei.

Ma quali sarebbero le dichiarazioni incomprensibili di Mariani? Ebbene egli disse che le segnalazioni ricevute in merito alle posizioni di Salvatore Ladaga e Italo Ciarla non avrebbero violato il principio di sana e prudente gestione, ritenendo valide e sufficienti le giustificazioni del collegio sindacale della Banca Popolare del Lazio, (quello presieduto dal Dott. Romagnoli presidente all’epoca dei fatti anche del collegio sindacale della Natalizia Petroli il cui titolare, Natalizia Giancarlo sedeva al suo fianco in Consiglio di Amministrazione della BPLazio).
Romagnoli riferiva che “dette operazioni sarebbero state antecedenti ai finanziamenti”. Noi che abbiamo svolto l’inchiesta giornalistica, vogliamo sperare che l’affermazione del Collegio Sindacale della BPLazio, fatta propria dal Mariani, sia frutto di sola distrazione, circostanza che pur giustificando l’esito della attività della vigilanza, di certo non fa dormire sonni tranquilli ai poveri investitori.

In realtà dalla nostra inchiesta giornalistica, eseguita con strumenti di gran lunga limitati rispetto a quelli in possesso del sig. Mariani, risultava palese che il Notaio Capecelatro poneva in essere una serie di attività tese a favorire il Ladaga ed il Ciarla e far sottrarre i propri beni dall’aggressione della BPLazio dallo stesso Capecelatro amministrata ed oggi ancora presieduta.
Il Notaio faceva alienare dal Ladaga alla separata moglie tutti i propri beni immobili così sottraendoli al credito vantato dalla Banca; per Mariani sarebbe stato sufficiente andare a leggere l’atto di citazione formulato dalla BPLazio con richiesta di revocatoria del trasferimento dei beni dal Ladaga alla ex moglie ed in seguito la sentenza del Tribunale di Velletri. Quanto all’ex Vicepresidente Italo Ciarla, oggi remunerato Presidente onorario, attore in giudizi per anatocismo ed usura promossi avverso altri istituti di credito, dopo essere finanziariamente caduto in disgrazia, quest’ultimo per salvare la posizione immobiliare dei consuoceri coniugi De Marzi/Masi e con l’ausilio del Notaio Capecelatro, e dopo e non certo prima il finanziamento eseguito ai De Marzi/Masi, per sottrarre beni immobili di questi ultimi alla garanzia del credito della Banca nei loro confronti, in data 6 marzo 2012 fece alienare una loro proprietà al figlio del Vice Presidente Ciarla, nonché genero dei coniugi De Marzi/Masi.
Il ricavato della vendita venne trattenuto dai debitori e non certo versato alla BPLazio per estinguere almeno parzialmente il loro debito ed ovviamente la BPLazio non propose azione revocatoria come nel caso eclatante del Ladaga, per non colpire il figlio di un “illustre” consigliere, anzi clamorosamente lo finanziò con un mutuo necessario al Ciarla Guido per acquistare immaginiamo “fittiziamente” l’immobile di proprietà dei suoceri.

Forse l’allora capo della Vigilanza di Banca d’Italia, il Signor Luigi Mariani, dovrebbe fare un mea culpa, queste operazioni sono state eseguite dopo e non prima dei finanziamenti fatti al Ladaga ed ai coniugi De Marzi/Masi. Forse il Sig. Mariani, o chi per lui, oggi dovrebbe seguire le vicende da noi segnalate e allo scopo vogliamo segnalare, con la speranza che chi di dovere sappia apprezzare e valorizzare, che proprio per la posizione debitoria dei consuoceri dell’attuale e remunerato Presidente Onorario, Rag. Italo Ciarla, ai quali la BPLazio ha già fatto un riconosciuto regalo nel fargli alienare l’unico bene libero da ipoteche, a favore del Sig. Guido Ciarla, ben consapevole all’epoca dei fatti dei debiti intrattenuti dai suoceri con la BPLazio, e sbeffeggiando l’intelligenza di ciascuno di noi per aver seguito la vendita con provvista messa a disposizione dalla stessa BPLazio, ha creduto opportuno fare un ulteriore regalo.Del resto, come dicevamo in un nostro articolo, la giostra gira e si alimenta di queste attività, nessuno la ferma poiché tutti sembrano trarne giovamento e poco importa se qualcuno esagera, nel vorticoso giro di denaro tutto si confonde.Ma non ci distraiamo, non vorremo che il “Sig. Mariano” dovesse assopirsi confondendosi con i sonnacchiosi consigli di amministrazione del duo Capecelatro/Natalizia di cui narrano i ben informati. Ebbene l’unico immobile rimasto di proprietà dei consuoceri del remunerato Presidente onorario Rag. Italo Ciarla veniva posto all’asta e finalmente aggiudicato in data 9 gennaio 2020 per l’importo di € 110.500,00 che a fronte del credito vantato dalla BPLazio (circa €400.000,00) appare ben poca cosa; detratte le spese alla BPLazio venivano attribuite poco più di €86.000,00 con una perdita di oltre €310.000,00, somme di cui hanno goduto la famiglia del consuocero dell’attuale Presidente Onorario e che è stata ripianata sottraendo utili ai soci e valore alla stessa BLazio. Una delle tante operazioni sulle quali il Sig. Mariani non ha creduto fosse necessario indagare e che ci lascia a dir poco basiti.

Ovviamente le sorprese non potevano finire qui.

Bene, in ogni caso, possono affermare i più convinti sostenitori della bontà dell’operazione “Ciarla” posta in essere dai vertici, anche quelli attuali, della BPLazio, un immobile dei debitori (De Marzi/Masi) è stato venduto e la BPLazio ha recuperato almeno €86.000,00. Ottimo vero? Sì, se non fosse per un piccolo particolare. Chi ha acquistato l’immobile all’asta?
L’aggiudicazione all’asta del 9 gennaio 2020 è stata fatta a favore dell’unico offerente, senza il quale il prezzo si sarebbe ulteriormente ridotto: la Banca Popolare del Lazio.
In pratica, ed immaginiamo per non dover buttare fuori di casa i consuoceri dell’attuale Presidente Onorario, la BPLazio con la sua partecipata Real Estate Banca Popolare del Lazio ha acquistato l’immobile espropriato ai debitori De Marzi/Masi, diventandone proprietaria, evitando che la perdita di bilancio aumentasse in conseguenza di ulteriori riduzioni del prezzo d’asta; la BPLazio ha preso i denari dalla tasca destra e li ha messi nella tasca sinistra, rimanendo proprietaria di un immobile che con qualche ulteriore e fantasiosa alchimia, ma sicuramente non sarà così, verrà venduta al miglior offerente, purchè parente ed amico degli esecutati ovvero del loro consuocero, con un mutuo erogato sempre dalla BPLazio e magari con la possibilità di lasciare i vecchi proprietari esecutati nel possesso dell’immobile
Come è possibile che il signor Mariani, seduto a fianco al Sig. Troiani, suo fidato ispettore, non si avvedeva nella sua ispezione della incredibile vicenda Protercave e che una volta denunciata nei dettagli anche da noi, si limitava a giustificare le operazioni non certo di sana e prudente gestione con l’affermazione che essendo la posizione stata svalutata dalla Banca non costituiva un pericolo per il bilancio e quindi non meritava alcun approfondimento o segnalazione.

In pratica affermando indirettamente che operazioni poco chiare sono sane e prudenti se poste in essere in Banche solide mentre le medesime operazioni non lo sono se poste in essere in Banche in difficoltà! Abbiamo appreso una nuova nozione di cui noi non eravamo a conoscenza, che crediamo possa in futuro essere utile per tutti gli amministratori di Banche e per i sempre più spaesati investitori.

Se dovete fare operazioni che definire poco chiare è un eufemismo, fatele in Banche sane, non verrete indagati dalla Vigilanza; guai a fare le stesse operazioni in Banche ormai corrose dalle stesse operazioni fatte quando erano sane.

O meglio, se Voi amministratori dovete fare operazioni “Border Line” fatele fare al Capo dell’esecutivo, cioè al Direttore Generale che sembra quasi essere immune rispetto ai controlli ed alle sanzioni di Banca D’Italia e che Voi amministratori potrete “coprire” in consiglio di amministrazione senza correre alcun rischio nei confronti della Vigilanza. Del resto solo così si può spiegare l’affermazione del “Troiano” il quale riferisce che dall’esame della sofferenza “Protercave” non sono risultati collegamenti con amministratori o Sindaci della BpLazio. E chi ha portato avanti l’operazione Protercave? L’allora Direttore Generale Massimo Lucidi che ha fatto perdere alla BPLazio circa 1 milione e mezzo di euro. Nel frattempo, una strana coincidenza, il figlio del Direttore Generale veniva assunto dalla Banca Popolare di Spoleto nel cui consiglio di amministrazione sedeva il titolare dell’azienda beneficiata dal milione e mezzo di euro perso dalla BPLazio. Poco male se in seguito il Direttore Generale non solo non veniva rimosso dal CDA della BPlazio, ma al contrario si vedeva dapprima aumentare il proprio compenso annuo e successivamente cooptare in Cda e ricevere il ruolo di Amministratore Delegato, è chiaro, almeno al Sig. Troiani ed agli ispettori che si sono succeduti che il Consiglio non aveva alcun legame con la posizione Protercave né con colui che l’aveva posta in essere, il Direttore Generale Massimo Lucidi.

Il Sig. Troiani riferisce altresì che almeno altre due posizioni venivano riscontrate in quanto foriere di grosse perdite ma che non ha riscontrato eventuali responsabilità meritevoli di segnalazione all’autorità Giudiziaria, vedremo se le Sue verranno confermate, del resto anche Protercave non era meritevole di segnalazione.

Per oggi ma solo per oggi, poiché gli argomenti verranno ripresi, vi lasciamo con un’ultima strana coincidenza: in sede di indagini, venne trasferito il Comandante della Compagnia di Velletri della Guardia di Finanza Capitano Graziano Rubino. Il suo trasferimento avviene proprio mentre svolgeva le indagini delegate dal P.M. su Banca Popolare del Lazio e prima del termine del proprio mandato. Ma come detto più volte in questo articolo si tratta solo di strane coincidenze come le ha definite in un suo libro lo stesso Giudice Ayala amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.




Ucraina-Russia, sospesi i colloqui per trovare un accordo. L’Oms lancia l’allarme: Mariupol a rischio epidemia di colera

Il procuratore generale russo ha chiesto alla Corte suprema di riconoscere il reggimento ucraino Azov come “organizzazione terroristica”

I colloqui per un accordo tra Russia e Ucraina sono sospesi. Lo spostamento del processo negoziale a Washington e Londra non porterà frutti, ha detto il ministro degli Esteri russo Lavrov, mentre il negoziatore ucraino Podolyak ha affermato che “non ci sono stati progressi dopo l’incontro di Istanbul, ma ogni guerra finisce al tavolo delle trattative e questo processo sarà moderato da Zelensky”.

Mosca chiede di riconoscere il reggimento ucraino Azov come “organizzazione terroristica”.

Svezia e Finlandia invieranno domani le candidature per l’ingresso nella Nato, dopo il voto favorevole del parlamento finlandese e il pronunciamento formale del governo di Stoccolma.

Ha definitivamente ceduto la difesa dei combattenti ucraini barricati nell’acciaieria Azovstal a Mariupol, il quartier generale dell’autoproclamata repubblica del Donbass annuncia che “oltre 250 militari ucraini, tra cui 51 feriti, si sono arresi”. Mosca pubblica il video della resa, Kiev parla dell’evacuazione come una “operazione umanitaria”. Putin rassicura: i combattenti dell’acciaieria saranno trattati in linea con le “leggi internazionali”. Kiev prospetta uno scambio di prigionieri, il presidente della Duma russa si oppone: “Vanno processati”.
Intanto a Mariupol scatta l’allarme colera. A lanciarlo è la direttrice regionale per le emergenze dell’Oms, Dorit Nitsan, citata dall’agenzia ucraina Unian.‘CRIMINALI NAZISTI’
Il procuratore generale russo ha chiesto alla Corte suprema di riconoscere il reggimento ucraino Azov come “organizzazione terroristica”. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Interfax citando il sito web del ministero della giustizia russo. La Corte Suprema russa dovrebbe esaminare il caso il 26 maggio. E la Duma russa esaminerà domani una bozza di risoluzione che vieta lo scambio dei militari evacuati dall’acciaieria Azovstal. I deputati hanno sostenuto la proposta fatta dal capo del comitato di Difesa della Duma, Andrei Kartapolov. Nella proposta di risoluzione Kartapolov parla di “criminali nazisti”.

Intanto ad Azovstal “continua l’operazione umanitaria. Stiamo lavorando alle prossime fasi dell’operazione umanitaria”, ha scritto su Telegram il vice premier ucraino Iryna Vereshchuk. Kiev ha annunciato l’evacuazione di 264 militari.

Se è vero che la Russia ha perso il 15% delle truppe all’inizio della guerra, questo è un record mondiale per un esercito che ha invaso un altro Paese”. Lo ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell al termine del consiglio Difesa Ue.

colloqui tra Mosca e Kiev attualmente non si stanno svolgendo in alcuna forma, ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. E il consigliere presidenziale e negoziatore ucraino, Mikhailo Podolyak, ha poi spiegato: “Attualmente il processo negoziale è sospeso: dopo l’incontro di Istanbul non ci sono stati cambiamenti, nessun progresso. La Federazione Russa resta ancora sulle sue posizioni stereotipate. Ma ogni guerra finisce al tavolo delle trattative, e questo processo sarà moderato da Zelensky”, ha affermato, secondo quanto riporta l’agenzia ucraina Unian.

AZOVSTAL
Kiev
 continua “la massima attività diplomatica in altre aree, nell’interesse del Paese”, ha detto il presidente Volodymyr Zelensky, citato dall’agenzia Ukrinform, in un discorso alla nazione. “Il lavoro continua – ha detto ancora il presidente -. Questo lavoro richiede delicatezza, e tempo”.
“I difensori di Mariupol sono gli eroi del nostro tempo. Sono per sempre nella storia. Mentre tenevano posizioni su Azovstal, hanno impedito all’esercito russo di trasferire fino a 17 battaglioni tattici, circa 20.000 soldati in altre aree, e impedito la conquista rapida di Zaporizhzhia, l’accesso al confine amministrativo delle regioni di Donetsk e Zaporizhzhia”, ha dichiarato lo Stato maggiore delle forze armate ucraine citato da Ukrinform. “Della difesa di Mariupol fanno parte l’unità speciale separata Azov, la 12ma Brigata della Guardia nazionale dell’ucraina, la 36ma Brigata separata dei Marine, guardie di frontiera, polizia, volontari: attirare le principali forze russe attorno a Mariupol ci ha dato l’opportunità di preparare e creare linee difensive, dove si trovano oggi le nostre truppe, e dare un discreto contrattacco all’aggressore. Abbiamo usato il momento critico per formare riserve, raggruppare le forze, ricevere assistenza dai partner “, ha affermato lo stato maggiore. “Combatteremo Mariupol su tutti i fronti con la stessa fedeltà con cui i difensori dell’Azovstal difendono lo Stato”, ha assicurato lo Stato maggiore. “La guarnigione di Mariupol ha compiuto la sua missione di combattimento, il comando militare supremo ha ordinato ai comandanti delle unità di stanza ad Azovstal di salvare le vite dei combattenti”, ha spiegato lo Stato maggiore delle forze armate ucraine in un comunicato citato dalla Bbc. L’esercito ucraino ha dichiarato di essere al lavoro per evacuare tutte le truppe rimaste dall’acciaieria dopo mesi di bombardamenti.
“Oltre 250 militari ucraini, tra cui 51 feriti provenienti dall’acciaieria Azovstal di Mariupol si sono arresi”, afferma il quartiere generale dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk (Dpr) citato dall’agenzia di stampa russa Interfax.
I combattenti dell’acciaieria Azovstal di Mariupol saranno trattati in linea con le “leggi internazionali”: così il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato dalla Bbc. Peskov ha rifiutato di commentare lo status delle truppe evacuate e non ha risposto alla domanda se i soldati ucraini saranno trattati come criminali di guerra o come prigionieri di guerra: “Il Presidente Putin ha garantito che saranno trattati in linea con le leggi internazionali in materia”, ha dichiarato senza fornire ulteriori dettagli sulla sorte delle truppe evacuate.

PUTIN
L’Occidente si sta avviando verso “una sorta di suicidio energetico” con l’imposizione delle sanzioni contro le forniture russe: così il presidente russo Vladimir Putin parlando alle imprese petrolifere russe a Mosca. “Nel lungo termine ne subirà le conseguenze, si sta creando un danno all’economia europea”, ha aggiunto Putin.

NATO, FINLANDIA E SVEZIA

La Casa Bianca è fiduciosa che la Nato possa raggiungere un consenso unanime sulla richiesta di adesione di Svezia e Finlandia, nonostante le resistenze della Turchia: lo ha detto la portavoce di Joe Biden, Karine Jean-Pierre.La ministra degli Esteri svedese, Ann Linde, ha firmato la domanda di adesione della Svezia alla Nato. La firma rappresenta il passo formale di Stoccolma verso l’ingresso nell’Alleanza. E il Parlamento finlandese ha votato a larghissima maggioranza a favore dell’adesione alla Nato.
“Sono sicuro che la Svezia e la Finlandia nella loro richiesta di adesione alla Nato riceveranno un forte sostegno da tutti i Paesi Ue perché ciò aumenta la sicurezza e ci rende più forti”: così l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell prima della riunione dei ministri della Difesa dell’Ue al quale parteciperanno anche il titolare della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov e il vice segretario generale della Nato, Mircea Geoana. Sulla posizione della Turchia su Svezia e Finlandia, Borrell ha sottolineato: “Sono sicuro che il Consiglio Atlantico supporterà il più possibile” l’adesione dei due Paesi e “so che la Turchia ha avanzato qualche obiezione ma la Nato sarà in grado di superarle”.

IL CREMLINO
L’esistenza stessa della Russia è irritante per l’Occidente, il mondo occidentale è pronto a fare di tutto perché la Federazione non viva come vuole. Gli Stati Uniti si comportano in maniera ostile nei confronti della Russia”: così il portavoce del Cremlino Dimitrij Peskov secondo quanto riporta l’Agenzia russa Tass. “Il Paese perde la sua sovranità se non difende fermamente i suoi interessi”, ha aggiunto, “la Russia è sicura della sua vittoria e del raggiungimento degli obiettivi prefissati, è sicura che tutto andrà bene”. “Le azioni dei Paesi occidentali nei confronti della Russia sono una guerra, sarebbe più corretto ora indicare i Paesi non amici come ostili”. “Kiev difficilmente avrebbe potuto realizzare da sola una messa in scena così brillante e sanguinosa a Bucha, ha un esercito di società di pubbliche relazioni che lavorano per lei”, ha aggiunto poi il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov.

IL CONFLITTO
Almeno otto persone sono morte e altre 11 sono rimaste ferite a causa dei bombardamenti russi di questa mattina sul villaggio ucraino di Desna, nella regione di Chernihiv, a nord di Kiev e circa 64 km dal confine con la Bielorussia: lo ha reso noto la direzione del servizio statale di emergenza della regione. Lo riporta l’agenzia Unian.
Esplosioni sono state udite a Leopoli nelle prime ore di oggi, rende noto il sindaco della città ucraina occidentale Andriy Sadovy, citato dal Kyiv Independent. Corrispondenti della Cnn parlano da parte loro di una serie di esplosioni udite nel centro, nel nord e nel nordovest di Leopoli intorno alle 00:45 ora locale, poco dopo che le sirene dei raid aerei avevano risuonato in città. Esplosioni sono sate sentite anche da un testimone – citato dal canale americano – che vive a circa 30 chilometri di distanza da Leopoli, città a circa 70 km dal confine con la Polonia.
Una base militare ucraina a circa 15 chilometri dal confine con la Polonia è stata presa di mira nelle prime ore di oggi da un attacco missilistico russo, secondo Maksym Kozytsky, capo dell’amministrazione militare regionale di Leopoli. Una fonte della Cnn ha riferito di aver visto le difese aeree illuminarsi in direzione della struttura militare di Yavoriv, a una quarantina di chilometri di distanza dalla città da cui erano state sentite esplosioni. Yavoriv è stata preso di mira almeno tre volte dall’inizio della guerra.

La Russia sta introducendo permessi di residenza nella regione meridionale di Kherson per limitare la circolazione dei cittadini e sta bloccando le vie di uscita dall’oblast, fa sapere il vicecapo del Consiglio regionale Yuriy Sobolevsky, citato dal Kyiv Independent. 

UE
“Il lavoro continua e speriamo di avere un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni il prima possibile”. Lo ha detto un portavoce della Commissione Europea durante il briefing quotidiano. “L’apertura di un conto in rubli va oltre le indicazioni che abbiamo dato agli Stati membri”, ha precisato un portavoce della Commissione Ue. Per quanto riguarda il rispetto della direttiva, “è il Paese membro che deve far rispettare le sanzioni, dunque è il Paese che deve vigilare che le società rispettino le sanzioni: le sanzioni hanno un obbligo legale e in caso contrario la Commissione può aprire la procedura d’infrazione”, ha aggiunto il portavoce.

SCHOLZ-ZELENKSY
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in una telefonata di cui dà notizia la cancelleria a Berlino, “hanno concordato sul fatto che una soluzione diplomatica fra Ucraina e Russia richieda la fine immediata delle attività di combattimento da parte della Russia e un ritiro delle truppe russe”. Scholz e Zelensky hanno avuto “uno scambio sulle possibilità di ulteriori forme di sostegno dalla Germania e hanno deciso di restare in stretto contatto”, si legge ancora nella nota del portavoce della cancelleria Steffen Hebestreit.




Embargo al petrolio russo: ennesima fumata nera

“Sfortunatamente non siamo riusciti a raggiungere un accordo sull’embargo al petrolio russo”. A darne notizia nella serata di ieri l’Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell.

L’ennesima fumata nera ormai conclama l’impasse europeo su una questione che, a parole, tutti dicono vada risolta al più presto ma che, nei fatti, si trascina di vertice in vertice. Anche perché secondo le stime della Commissione Europea la crescita economica sta rallentando sensibilmente e le sanzioni diventano un tema sempre più esplosivo. Senz’altro sul gas ma anche, evidentemente, sul petrolio.

La questione è nota: l’opposizione dell’Ungheria. Perché totalmente dipendente dal greggio di Mosca e priva di accesso al mare, circostanza che le impedisce di compensare con le navi le forniture via tubo. Ecco perché la Commissione, in una limatura delle bozze, aveva proposto un regime particolare per Budapest, concedendole un’esenzione all’embargo fino al 2024. Lo stallo, però, non è stato superato né al livello del Coreper, ovvero i rappresentanti permanenti dei 27 presso l’Ue, né al passaggio successivo, quello dei ministri degli Esteri. Ora, con ogni probabilità, si dovrà salire ancora di più, portando il dossier al tavolo dei leader: la prima data disponibile appare quella del consiglio straordinario sull’Energia, previsto per il 30-31 maggio. Budapest non si è fatta intimidire: per compensare le sue perdite l’Ue dovrebbe mettere sul piatto tra “i 15 e i 18 miliardi di euro”. “Se vuole far passare l’embargo – ha chiarito il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó – si deve esentare il greggio via oleodotto”.

La trattativa mina l’immagine di unità europea sino a qui mantenuta. I malumori serpeggiano. Kiev, per bocca del ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, presente al consiglio di oggi, si è detta “delusa”. “L’intera Unione Europea è ostaggio purtroppo di un Paese che non ci aiuta a trovare il consenso”, ha dichiarato il collega lituano Gabrielius Landsbergis, tra i più attivi nel perorare la causa dell’embargo. Anche Luigi Di Maio si è detto contrariato per la china ormai imboccata. “L’Italia – ha notato – non pone veti al sesto pacchetto di sanzioni, che va approvato il prima possibile; è evidente che l’Ue deve imboccare un percorso di riforme per superare il principio dell’unanimità, che le vieta di prendere rapidamente alcune decisioni”.

“L’Ungheria – ha ribadito nel mentre Viktor Orbàn – non bloccherà le sanzioni dell’Ue purché non rappresentino un rischio per la nostra sicurezza energetica”. Come accennato in apertura, il tema dell’energia sempre più s’intreccia a quello della crescita e dunque, stringi stringi, alla sostenibilità dei conti Ue. Le previsioni economiche della Commissione per la primavera registrano il persistere di “un’elevata incertezza” dovuta alla guerra in Ucraina e certificano uno scenario da incubo nel caso in cui si dovesse bandire il gas russo: addio al 2,5% di crescita e più 3% del tasso d’inflazione. Date le condizioni attuali, l’impatto – non ultimo a livello sociale – sarebbe difficilmente tollerabile. Non a caso Di Maio ha ribadito la “necessità del tetto ai prezzi del gas”, prima che sia “troppo tardi”. Una misura fortemente voluta dall’Italia (lo stesso Mario Draghi l’ha chiesta più volte) ma non ancora matura a Bruxelles – ragione in più per incardinare il pacchetto al prossimo Consiglio europeo.

L’Ue intanto ha chiarito che le compagnie energetiche europee possono pagare il gas russo senza violare le sanzioni. “L’apertura di un conto bancario presso Gazprombank è possibile, a patto che non sia in rubli”, ha precisato la Commissione, sottolineando che basterà saldare i pagamenti in euro o dollari “in linea con i contratti concordati” e ricevere una dichiarazione di avvenuto saldo. Spetterà poi a Mosca, secondo le indiscrezioni circolate nel weekend, effettuare la conversione. Un’interpretazione sotto la lente dell’Eni, che comunque continua a valutare la possibile apertura di due conti, uno in euro e uno in rubli, per far fronte alle scadenze per i pagamenti previsti nella seconda metà di maggio. “Eni – ha fatto sapere la compagnia – sta tuttora svolgendo le proprie valutazioni e al momento non ha avviato la procedura di apertura dei due conti”.