STAMINA E CURE COMPASSIONEVOLI: 50 MILA FIRME PER UNA LEGGE CHE TUTELI IL DIRITTO ALLA CURA

di Cinzia Marchegiani


Alla presidente dell’associazione Alleanza, la dottoressa Elisa Salvi Visconti non piacciono i giri di parole, e va dritta al cuore di una maratona che sente sulle proprie gambe:

La proposta di legge popolare che abbiamo depositato ha un duplice obiettivo, recuperare il diritto leso dagli aventi diritto (ordinanze dei giudici di lavoro e agire sul decreto legge e legge sulle cure compassionevoli) applicando lo strumento legislativo per il diritto alla cura e all’equità della cura, integrativo a tutte le azioni finora svolte. L’azione di tutela si innesca quando, lo Stato e gli enti di rappresentanza, (in questo caso nella fattispecie l’AIFA, la Regione Lombardia e gli Spedali Civili) non svolgono appieno i loro compiti, essendo corresponsabili del diritto leso. Il nostro obiettivo è vigilare sulle azioni di governo istituzionali e degli enti esigendo atti di chiarezza nei confronti dei cittadini, sia risolutori che risarcitori. Quando i diritti sono lesi vanno ripristinati!

Così come anticipato una settimana fa, le 17 persone portavoce del neo Comitato Promotore Cure Compassionevoli si sono date appuntamento a Roma al Superior Hotel, nella sala Cicerone:

Grazie alla Giurista Annalisa Cutolo, che ha curato e studiato questo importante strumento di giustizia, abbiamo depositato la proposta di legge popolare, che a giorni sarà notificato dalla Gazzetta Ufficiale. Serviranno 50 mila firme per chiedere la responsabilità allo Stato di rispondere alla scelta fatta nel 28 settembre 2011, quando venne firmata convenzione tra Stamina Foundation e gli Spedali Civili di Brescia con il nulla osta dell’Aifa, ma anche la corresponsabilità della Regione Lombardia e dell’AIFA stessa.

I portavoce del Comitato Promotore Cure Compassionevoli rappresentano le persone che sono in lista agli Spedali Civili di Brescia, quelle già infuse e quelle che ancora non hanno acquisito l’ordinanze di autorizzazione dei giudici del lavoro.

La Proposta di Legge Popolare mira all’accesso delle cure compassionevoli, senza i limiti normativi attuali che violano non solo gli tabella 2-3-29-30-32 della nostra carta Costituzionale, ma che violano altri 7 tabella internazionali”,conclude il presidente di Alleanza. Sicuramente questa nuova iniziativa sarà da supporto e strumento normativo alle tante associazioni e movimenti nati sul territorio nazionale che difendono non solo il diritto alla vita, ma anche al diritto di poter essere tutelati dallo Stato che si è fatto garante di legiferare una sperimentazione, ma soprattutto per far rispettare il principio che tutti i malati hanno gli stessi diritti, è illogico dover pretendere di ricorrere ad un giudice affinché si possa disporre l’autorizzazione a ricevere una terapia ad uso compassionevole…(non tutti hanno le stesse disponibilità economiche), per non parlare del fiume di denaro pubblico, gestiti dalla direzione del nosocomio di Brescia che paga profumatamente un avvocato per opporsi alle sentenze dei giudici che vanno a favore dei malati…una pratica che fotografa la massima inciviltà che un paese democratico può mettere in pratica.
Una campagna per la raccolta delle firme, mira a ristabilire il diritto leso dei malati che lo hanno acquisito e per quelli che invece ancora lo attendono. Questa è l’Italia dei paradossi che fa scendere in campo le stesse vittime dei vuoti legislativi e dei silenzi istituzionali, per contrastare la violazione e sopruso sui malati e soprattutto sui minori. Con la proposta di legge popolare si può gettare le basi per difendere un diritto sancito dalla costituzione, un segnale che dovrebbe essere condiviso da tutti i cittadini e non solo dai malati.
Mentre continua il governo a perder tempo con la commissione conoscitiva sul caso Stamina, presieduto da una ricercatrice ora senatrice all’interno della Commissione Igiene e Sanità, Elena Cattaneo che ha molto da spiegare agli italiani quali cause sta perorando all’interno del senato e dimostrare che non ledono con i molti conflitti d’interesse che per etica e onestà intellettuale dovrebbe scongiurare, il tempo inesorabile è il vero protagonista di questi valzer infiniti.

La Lorenzin, si è dimostrata un ministro della salute con dubbie capacità di gestione anche riguardo le nomine di una commissione scientifica, visto che in tempi meno sospetti noi dell’Osservatore d’Italia avevamo fatto luce sul prof. Antonio Uccelli, portatore di conflitto d’interesse.

Ora ci chiediamo come abbia fatto lo stesso Uccelli ad accettare la nomina, visto che non solo si era espresso su stamina in modo poco elegante sulla sentenza del TAR del Lazio, ma avendo in seno un altro conflitto enorme, quello di essere il titolare di una sperimentazione clinica già avviata e che ha superato la fase I, proprio sulle cellule staminali mesenchimali.

Ci sono troppe responsabilità istituzionali e sembra un gioco a chi riesce a perder tempo, una mancanza di rispetto e serietà per le vite preziose dei malati che chiedono solo il diritto ad una cura ad uso compassionevole, giacché lo stato ne garantisce una palliativa che non cura ma accompagna alla morte!

I malati e i sostenitori del diritto alla vita hanno messo in campo uno strumento democratico, un grande insegnamento per chi ha dimenticato la sua funzione nel governo dovrebbe che dovrebbe sempre avere in agenda questi principi. Il diritto e il potere non possono essere alleati in una civiltà dove la democrazia e la sua carta costituzionale sono i loro guardiani.


La Dott.ssa Salvi Visconti comunicherà, una volta pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la proposta di Legge Popolare, attraverso la conferenza stampa di star up in che avverrà contemporaneamente in molte regioni, e anticiperà il comunicato da cui partirà la documentazione e la modalità della raccolta delle firme.
La maratona per la dignità e il rispetto alla vita ha preso forma. I cittadini insegnano ai politici che la coscienza della collettività non è ancora assopita.

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LA MAGGIORANZA SILEZIOSA SCENDE IN PIAZZA

di Emanuel Galea

Domenica, 2 febbraio 2014, nelle maggiori capitali dell’Europa, migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il rapporto Lunacek, un documento che verrà discusso dal Parlamento Europeo martedì, 4 febbraio e che prevede linee guida -prive di valore vincolante- riguardo alla «tabella di marcia contro l'omofobia e la discriminazione legata all'orientamento sessuale e all'identità di genere».. Nonostante il tempo inclemente, la gente ha partecipato in massa. In contemporanea, a Parigi, Lione, Bruxelles, Bucarest, Madrid, Varsavia e Roma, una  mobilitazione di Manif Pour Tous  in difesa della famiglia, contro il tentativo di approvare senza dibattito al parlamento Europeo, martedì 4 febbraio, il rapporto Lunacek sull’uguaglianza fondata sull’“orientamento sessuale e l’identità di genere”. A Roma, in Piazza Farnese un presidio della Manif Pour Tous Italia per fare sentire il dissenso dei romani contro la proposta di legge su omofobia e trans fobia, teoria del gender, matrimoni e adozioni a coppie omosessuali. Unico scopo della protesta è garantire la liberta di espressione, preservare l’unicità del matrimonio tra uomo e donna e il diritto del bambino ad avere un padre e una madre.

L’associazione Manif Pour Tous è un movimento incolore, senza ideologie, non appartenente ad alcun partito, aperto a tutti i credi religiosi etnie, razze e orientamento. Chi vuole vedere nel movimento appartenenze a correnti politici particolari o legami con confessioni religiosi dimostri la sua mancanza di buona fede. Il movimento è laico e aperto a tutti.  Nel movimento si trovano cattolici, laici, atei, “Musulmans pour l’enfance”, eterosessuali e tanti omosessuali.

Quanto ha dichiarato Flavio Romani, presidente di Arcigay e cioè: «Un'operazione grave e disonesta, portata avanti da personaggi torbidi che usano il crocefisso come grimaldello politico, ricattando, mistificando, e cercando in tutti i modi di determinare gli esiti dei dibattiti nelle sedi di governo» è priva di ogni fondamento ed è smentita dalla stessa composizione del movimento. Lo stesso portavoce del movimento Manif Pour Tous, in Francia è Jean – Pierre Delaume-Myard. Jean Pierre è un documentarista omosessuale, così ha  dichiarato:
“Il legame che mi unisce all’Italia è stato anche di tipo affettivo, infatti, ho vissuto otto anni con un amico italiano.

Allora, nel mese di novembre 2012 in Francia, i media annunciarono che tutte le persone omosessuali erano a favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso e che tutti gli omosessuali vorrebbero dei bambini. In realtà mi stavano rubando la mia voce, stavano rubando la nostra voce di noi omosessuali che non avevamo chiesto niente di tutto ciò” Myard termina l’intervista dicendo: «Sono omosessuale. Io non sono gay. Non ho scelto il mio orientamento sessuale e non sono più orgoglioso di essere un omosessuale di quanto dovrebbe essere un eterosessuale. Non ho alcun motivo particolare per affermare la mia sessualità, Il matrimonio per tutti è una legge per gay e non per omosessuali».

Agli stessi omosessuali,  quanto asserisce la logica LGBT, cioè che “la natura è una questione di scelta e chi pensa il contrario, è un reazionario” suona illogico. L’’omosessuale (e non credente) Xavier Bongibault, presidente dell’associazione Plus gay sans mariage, afferma: «Il piano del governo è tutt’altro che unanime nella comunità gay. Contrariamente a quanto dicono i mezzi di comunicazione, la richiesta non viene dalla maggioranza degli omosessuali. La maggior parte non è interessata, ma l’influenza del movimento LGBT è tale che molti non osano dirlo».
Richard Waghorne, ricercatore, filosofo  commentatore politico, in un’intervista sul Daily Mail rilasciata  a Tom O’Gorman, il 6 aprile 2011 così si è dichiarato : “Sono omosessuale ma sono contrario al matrimonio gay” Waghorne è andato oltre, voleva spiegare le sue ragioni dicendo : al matrimonio si riserva uno status speciale per la protezione che dà ai bambini e non per lo status che conferisce agli adulti”.

Senza chiamare in causa la Chiesa, i vescovi e quant’altro , possiamo continuare a trattare l’argomento nell’ambito dello stesso popolo omosessuale. L’omofobia, a leggere la dichiarazione degli stessi soggetti interessati , non c’entra niente. I diritti degli omosessuali neanche. Emerge chiarissima la distinzione tra “omosessuale” e “gay”, due fenomeni completamente differenti.    

Vale la pena sentire il pensiero di un altro omosessuale, persona influente, importante e di rilievo. Andrew Pierce è un  giornalista e presentatore inglese,editorialista e Capo Redattore del Daily Mal.  Il 12 giugno scorso ha attaccato il primo ministro Cameron scrivendo: «sta portando arrogantemente avanti una questione che scalda i cuori ai suoi compagni nell’elite metropolitana, ma che non interessa i sentimenti di milioni di persone normali che, come ha dimostrato un sondaggio dopo l’altro, sono contrari a essa». 

Ha quindi continuato, rivolgendosi a lui direttamente: «signor Cameron, io sono un conservatore e un omosessuale, e mi oppongo al matrimonio gay. Sono un bigotto?».Il movimento Manif pour tous, nato in Francia per fare argine alla deriva laicista di Hollande sta trovando adesioni nei capitali di tutta Europa e come fiume in piena sta crescendo a vista d’occhio. Cortei, presidi, manifestazioni e raccolta firme per difendere la libertà di pensiero, la famiglia e il diritto del bambino di aver un padre e una madre.

Al Parlamento Europeo qualcosa si muove. Su pressione esercitata dei cittadini l’Europa ha avviato un’inchiesta presso la Corte dei diritti umani su questa violazione a carico del governo francese. La piazza chiama l’Europa. Le elezioni europee sono alle porte e si raccoglie ciò che si semina.




LOCRI: SCATTATA ALL'ALBA L'OPERAZIONE "ITALIA CHE LAVORA". ARRESTATE 11 PERSONE

I Carabinieri di Locri, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” di Vibo Valentia e dei Comandi Arma territorialmente competenti, hanno dato esecuzione a 11 ordinanze di custodia cautelare (di cui 9 in carcere e 2 agli arresti domiciliari) emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della DDA reggina

 

Redazione

Locri (RC) – Nelle prime ore della mattina del 4.2.2014, in San Luca (RC), Benestare (RC), Vibo Valentia (VV) e Lanciano (CH), militari del Gruppo Carabinieri di Locri, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” di Vibo Valentia e dei Comandi Arma territorialmente competenti, hanno dato esecuzione a 11 ordinanze di custodia cautelare (di cui 9 in carcere e 2 agli arresti domiciliari) emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della DDA reggina , nei confronti di altrettante persone (6 delle quali già detenute per altra causa) a vario titolo indagate per associazione di tipo mafioso, illecita concorrenza volta al condizionamento degli appalti pubblici, frode nelle pubbliche forniture e furto di inerti, con l’aggravante di cui all’art. 7 L. 203/1991, avendo agito al fine di agevolare l’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta.
L’operazione (convenzionalmente denominata “Italia che lavora” ) trae origine da un’indagine avviata nel 2005 – anche con l’ausilio di attività tecniche – dalla Stazione Carabinieri di San Luca (RC), in cui sono confluite le risultanze di altri impegni investigativi condotti dall’Arma dei Carabinieri (“Crimine”, “Reale”, “Saggezza”, “Metano a San Luca”), che ha consentito di accertare l’appartenenza alla “locale” di San Luca di 3 imprenditori edili del luogo, i quali, unitamente ai rimanenti indagati, hanno posto in essere atti di concorrenza sleale volti al controllo o comunque al condizionamento dell’aggiudicazione e dell’esecuzione degli appalti pubblici banditi in quel centro.
In particolare, attraverso il monitoraggio di 9 appalti pubblici banditi dal Comune di San Luca, dalla Provincia di Reggio Calabria e dalla Regione Calabria per opere da eseguirsi in quel centro per un ammontare complessivo di 5,5 milioni di €uro, è stato documentato l’accaparramento, diretto od indiretto, mediante atti di concorrenza sleale volti al controllo o comunque al condizionamento dell’aggiudicazione e della successiva esecuzione dei lavori. In sintesi, gli indagati, grazie alla loro caratura criminale, hanno stretto un accordo collusivo mirante – attraverso la fraudolenta predisposizione di offerte e/o attraverso rapporti di sub-appalto (lecito o illecito) dei lavori – all’imposizione esterna della scelta delle ditte destinate ad aggiudicarsi gli appalti o comunque a eseguire, di fatto, i lavori sulla base di una logica spartitoria dettata dagli equilibri mafiosi esistenti nel territorio di San Luca tra il 2005 ed il 2009.
Inoltre, in relazione ad uno degli appalti oggetto di monitoraggio, a quattro indagati sono stati contestati i reati di furto e frode in pubbliche forniture, avendo gli stessi, nel corso dell’esecuzione di un’altra opera pubblica che il “cartello” di imprese oggetto di indagine era riuscito ad accaparrarsi, impiegato materiale inerte, precedentemente asportato illecitamente da una fiumara, di tipo espressamente escluso dal capitolato speciale d’appalto per i lavori di consolidamento, perché vietato in quanto non soggetto a controlli di qualità.

DESTINATARI DEI PROVVEDIMENTI
–    MAMMOLITI FRANCESCO, CLASSE 1949, ALLO STATO DETENUTO PRESSO LA CASA CIRCONDARIALE DI LANCIANO (CH);
–    COSMO ANTONIO, CLASSE 1974, DA SAN LUCA;
–    COSMO DOMENICO, CLASSE 1961;
–    COSMO GIUSEPPE, CLASSE 1977;
–    COSTANZO DOMENICO, CLASSE 1973, DA SAN LUCA;
–    COSMO ANTONIO, CLASSE 1947, SOTTOPOSTO AGLI ARRESTI DOMICILIARI IN BENESTARE;
–    COSMO FRANCESCO, CLASSE 1959, DA SAN LUCA, SOTTOPOSTO AGLI ARRESTI DOMICILIARI;
–    NIRTA ANTONIO, CLASSE 1956, ATTUALMENTE DETENUTO PRESSO LA CASA CIRCONDARIALE DI VIBO VALENTIA,
    IL PRIMO CAPO COSCA, I RESTANTI “ACCOSCATI” ALLA ‘NDRANGHETA NELLA SUA ARTICOLAZIONE TERRITORIALE DENOMINATA COSCA MAMMOLITI ALIAS “FISCHIANTE”;
–    PELLE DOMENICO, CLASSE 1975,  DETENUTO PRESSO LA CASA CIRCONDARIALE DI VIBO VALENTIA, CONTIGUO ALLA ‘NDRANGHETA NELLA SUA ARTICOLAZIONE TERRITORIALE DENOMINATA COSCA PELLE ALIAS “GAMBAZZA”;
–    STIPO FRANCESCO, CLASSE 1949, DA SAN LUCA;
–    STIPO ANTONIO, CLASSE 1983, DA SAN LUCA,
    IMPRENDITORI, RISPETTIVAMENTE, PADRE E FIGLIO, ENTRAMBI CONTIGUI ALLA ‘NDRANGHETA NELLA SUA ARTICOLAZIONE TERRITORIALE DENOMINATA COSCA ROMEO ALIAS “STACCU”.

 




OBESITA': IL FENOMENO SI CONTRASTA CON IL MENTOLO E IL FREDDO

Redazione

Padova – Secondo un recente studio condotto da alcuni ricercatori del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, coordinati da Marco Rossato della Clinica Medica 3 diretta dal Roberto Vettor e pubblicato sulla rivista inglese Molecular and Cellular Endocrinology, stimola le cellule del tessuto adiposo bianco inducendole a consumare i grassi producendo calore[2]. Il tessuto adiposo viene cioè ingannato sulla reale temperatura esterna inducendosi come conseguenza un accelerazione del metabolismo che permetterebbe il dimagrimento. Questo meccanismo farebbe pensare che possa essere usato proficuamente nella lotta contro l'obesità.

Lo studio padovano ha dimostrato come il tessuto adiposo bianco abbia dei sensori in grado di "sentire" direttamente il freddo senza la mediazione del sistema nervoso. Questi sensori, attivabili dal mentolo, sono in grado di aumentare il metabolismo del tessuto grasso, che producendo calore brucia l’adipe in eccesso.

Nell'uomo infatti sono presenti due tipi di tessuto adiposo denominati bianco e bruno: il tessuto adiposo bianco, un accumulo di grassi, e il tessuto adiposo bruno, che riesce a bruciare i grassi depositati nel bianco producendo energia per le attività cellulari e calore.

"Una delle molecole in grado di indurre questa trasformazione è il mentolo – ha spiegato il dottor Marco Rossato, della Clinica Medica 3, coordinatore del gruppo di ricercatori – noto a tutti per la capacità di evocare una sensazione di freddo una volta a contatto con cute e mucose. Questa sostanza di derivazione vegetale e nota da migliaia di anni, stimola le cellule del tessuto adiposo bianco a consumare i grassi producendo calore".

Il mentolo, ha ricordato ricordato Rossato, è utilizzato diffusamente nell'industria alimentare, cosmetica e farmaceutica e sembra privo di effetti collaterali nell'uomo. Rappresenta pertanto una possibile nuova strategia per la cura dell'obesità, una patologia a rischio per lo sviluppo di malattie importanti quali diabete, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di neoplasie.
 

Le strategie per la cura dell'obesità sono rappresentate principalmente dai cambiamenti dello stile di vita quali la dieta ipocalorica e l'aumento dell'esercizio fisico che spesso si rivelano scarsamente efficaci per mancanza di una costante aderenza a tali aspetti. Anche se sono stati proposti in passato numerosi farmaci per la cura dell'obesità, non ne esiste alcuno attualmente in grado di portare ad una riduzione significativa e duratura del peso corporeo. Nei casi gravi si può anche arrivare alla chirurgia. Una delle strategie teoricamente in grado di portare ad una riduzione del peso corporeo è rappresentata dalla possibilità di aumentare il consumo dei grassi depositati nel tessuto adiposo.

L'esposizione regolare a temperature di freddo lieve potrebbe essere un modo alternativo per aiutare le persone in sovrappeso a perdere i chili di troppo. Il suggerimento arriva da un nuovo studio pubblicato su “Trends in Endocrinology & Metabolism” condotto da Wouter van Marken Lichtenbelt del Maastricht University Medical Center.

La ricerca rivela che le basse temperature aiutano a dimagrire, e questo significa che case e uffici caldi e accoglienti potrebbero, in parte, essere responsabili del girovita in crescita.

In pratica lo studio enfatizza l'importanza di allenare il nostro organismo a contrastare naturalmente il freddo, senza l'aiuto dei riscaldamenti. I risultati hanno infatti dimostrato che le persone giovani e di mezza età, esposte al freddo, producono calore e riescono a bruciare fino al 30 per cento del proprio dispendio energetico. Le temperature basse influenzano quindi in maniera significativa la quantità di energia che un individuo spende in generale. Oltre alla ginnastica, allenarsi a trascorrere più tempo al freddo potrebbe costituire una valida strategia contro l'obesità.




GALLARATE: ASSALTATO FURGONE DELLA POLIZIA. EVADE UN DETENUTO, MORTO UN BANDITO, FERITI DUE AGENTI

Ieri pomeriggio un commando armato ha assaltato un furgone della polizia penitenziaria a Gallarate (Varese), in via Milano, vicino al Tribunale e ha liberato un detenuto, l'ergastolano Domenico Cutrì.

 

Redazione

Gallarate (VA) – Un commando armato, alle 15.50 di ieri, ha assaltato un furgone della polizia penitenziaria a Gallarate (Varese), in via Milano, vicino al Tribunale e ha liberato un detenuto, l'ergastolano Domenico Cutrì.

I carabinieri smentiscono che un altro fratello di Domenico Cutrì, evaso dopo un assalto a un furgone della polizia penitenziaria, si sia costituito. La notizia era stata data dalla Uil Penitenziari. Antonino Cutrì, un altro fratello, è invece morto dopo la sparatoria.

Uno dei banditi che hanno partecipato all'evasione del detenuto è morto. Si tratta del fratello del detenuto evaso, Antonino Cutrì. L'uomo è stato colpito da alcune pallottole durante la sparatoria. E' stata la madre a portare il figlio, già morto, all'ospedale di Magenta. Lo ha confermato la polizia di Varese. Secondo la ricostruzione i banditi avrebbero portato il ferito in casa della donna a Cuggiono nel milanese, e lei lo ha portato in ospedale dove è morto. La donna è stata ascoltata dai carabinieri. L'ipotesi più plausibile, secondo gli investigatori, è che i fuggitivi siano passati a prendere la donna nella sua casa di Cuggiono (dove risiedeva anche la vittima) e che l'abbiano lasciata con il ferito davanti all'ospedale. Tale ricostruzione sarebbe confermata dalla difficoltà per una donna anziana di caricare un corpo in auto e dall'assenza della vettura utilizzata per il trasporto.
E' stato arrestato un membro del commando che ha assaltato gli uomini della polizia penitenziaria. L'uomo, ferito nel corso della sparatoria, è stato fermato poco distante il luogo dell'assalto.

L'ergastolano Domenico Cutrì è stato condannato come mandante per l'omicidio di Lukacs Kobrzeniecki, vittima di un agguato avvenuto nel  2006 a Trecate (Novara).  L'uomo, stando a quanto si apprende da fonti del Dap, è detenuto nel carcere di Cuneo, ma da venerdì scorso era stato tradotto nel penitenziario di Busto Arsizio proprio perché stamane doveva essere presente al processo al tribunale di Gallarate.

Secondo una prima ricostruzione, Cutrì, a bordo di un mezzo della polizia penitenziaria con una scorta di quattro agenti, era stato tradotto dal carcere di Busto Arsizio a Gallarate e stava per entrare nella sezione distaccata del tribunale, dove avrebbe dovuto partecipare a un processo per emissione di assegni falsi attorno alle 15 di questo pomeriggio. All'arrivo la scorta è stata affrontata da due banditi, armati di kalashnikov, che hanno intimato ai poliziotti di lasciare le armi a terra. Hanno così fatto evadere il detenuto e hanno abbandonato un'auto carica di armi. Ne è seguita una sparatoria, con almeno due feriti. Alla liberazione del detenuto hanno partecipato almeno 4 banditi. Smentita dalla polizia l'ipotesi che i banditi abbiano preso in ostaggio un passante davanti al Tribunale di Gallarate per favorire l'evasione di Domenico Cutrì. Lo ha chiarito la polizia di Varese. Dai rilievi condotti sul posto è risultato che durante l'assalto sono stati esplosi una trentina di colpi d'arma da fuoco.

Nell'assalto del commando hanno subito lievi ferite due agenti di polizia, che ora sono ricoverati per accertamenti al pronto soccorso dell'ospedale di Gallarate. C'è stata una sparatoria ma, secondo le ricostruzioni, le ferite non sono provocate da colpi d'arma da fuoco. Infatti gli assalitori hanno aggredito gli agenti mentre stavano per uscire dal Tribunale di Gallarate, favorendo la fuga del complice. Uno dei due agenti, spinto dalle scale, ha riportato un trauma cranico. L'altro ha dei problemi agli occhi perchè i malviventi hanno usato uno spray urticante. Non è stato ancora precisato il numero degli assalitori, arrivati su due auto, una delle quali abbandonata, con a bordo armi. La polizia ha comunque diramato le caratteristiche dell'auto usata per la fuga dai banditi: una C3 di colore nero targata EM 197 ZE. I carabinieri hanno disposto posti di blocco in tutta la provincia di Novara, in particolare al confine tra Piemonte e Lombardia.

"Abbiamo cercato di evitare rischi inutili"
"E' stato tutto velocissimo, noi abbiamo cercato soprattutto di evitare rischi inutili e limitare le conseguenze ad altre persone". Questo il commento dei quattro agenti della polizia penitenziaria coinvolti nell'assalto di Gallarate, che hanno incontrato all'ospedale di Busto Arsizio il segretario della Uilpa Nazionale, Angelo Urso: "Sono gia' stati dimessi – ha detto Urso – Sono stati davvero bravi, hanno pensato a proteggersi ma anche a proteggere l'ostaggio e altre persone che avrebbero potuto restare coinvolte".

Roberti (Dna): “Profondo radicamento della ‘ndrangheta in Lombardia”
Quanto accaduto a Gallarate, dove un commando ha dato vita a una sparatoria per far evadere un boss della 'ndrangheta, è "allarmante" ma "non deve sorprendere", perché, seppure "l'azione di contrasto alla criminalità organizzata della Direzione distrettuale antimafia meneghina è efficace", "c'è un profondo radicamento 'ndraghetista in Lombardia". A dirlo è il procuratore antimafia Franco Roberti.

"La pervasività e la capacità militare ed economica delle mafie ben oltre le loro regioni di origine sono state sottolineate da tempo – aggiunge Roberti – ora questo fenomeno è più chiaro e se ne dà conto in documenti del Viminale e non solo. Non vanno, e non lo sono in generale, sottovalutate. L'episodio di Gallarate è certo anomalo come azione della criminalità organizzata nel Nord Italia. Sinora casi con analogie a questo si registravano al Sud. Ma l'infiltrazione mafiosa al Nord e' ormai un fenomeno di gravità chiara e riconosciuta.
 




DISTROFIA MUSCOLARE DUCHENNE: IL LAVORO UNICO IN ITALIA AL NIGRISOLI DI BOLOGNA A FIRMA DEL DOTTOR MARCELLO VILLANOVA

di Cinzia Marchegiani

Bologna – In questi giorni è in stampa sull’American Journal Physical Medicine & Rehabilitaion un lavoro unico in Italia che dimostra come una buona assistenza ventilatoria non invasiva ed un buon addestramento dei caregiver dei pazienti con distrofia muscolare di Duchenne alle tecniche di assistenza alla tosse allontana lo spettro della tracheostomia (il posizionamento di una via aerea tramite uno stoma creato chirurgicamente, ovvero di un abboccamento della cute ai margini di apertura della trachea, eseguito per situazioni di lunga permanenza), allungando di molto la loro sopravvivenza e migliorandone in modo consistente la qualità di vita.

Presso l’ospedale privato accreditato Nigrisoli di Bologna da circa 14 anni è nata un’unità di “Riabilitazione e Recupero Malattie Neuromuscolari” diretta dal dottor Marcello Villanova, neurologo di riconosciuta esperienza in questo campo, con l’intento di prendersi carico delle numerose problematiche secondarie associate alla distrofia muscolare di Duchenne. Questa unità è diventata un importante punto di riferimento italiano per tantissimi pazienti affetti dalle più svariate malattie neuromuscolari su base genetica. Il dottor Marcello Villanova aveva inviato il suo importante lavoro e l’esperienza adotta nel Nigrisoli alla  prestigiosa rivista medica americana all’avanguardia per la ricerca di base e clinica, che pubblica casi clinici e approfondite recensioni di attualità di interesse per i professionisti della riabilitazione. Gli argomenti trattati dall’American Journal  Physical Medicine & Rehabilitaion includono la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e la riabilitazione dei disturbi muscolo-scheletrici, lesioni cerebrali, lesioni del midollo spinale, malattia cardiopolmonare, trauma, dolore acuto e cronico, amputazione, protesi e ortesi, la mobilità, l’andatura, e pediatria così come le zone relative all’educazione. Orgoglio italiano e per tutta la scienza medica venire a conoscenza che questo lavoro, dopo esser stato valutato da esperti, è stato accreditato come importante riferimento e contributo prezioso per la professione medica nel mondo, soprattutto per una malattia muscolare come quella di Duchenne che non ha ancora una terapia, nonostante che le  ricerche e i trial clinici su diversi filoni di ricerca siano portati avanti da anni.  Nella pubblicazione, che conferma l’alto il valore delle competenze nostrane al di là dell’Oceano Atlantico e altrove, è stato riportato il caso del  signor Paolo P. anni  51,  affetto da distrofia muscolare di Duchenne che risulta essere attualmente il più longevo al mondo. A dimostrazione che anche in Italia, come in alcuni centri negli USA e nel mondo, l’assistenza sanitaria fornita a questi pazienti così complessi ha raggiunto alti standard di qualità.

La distrofia muscolare di Duchenne è una malattia neuromuscolare su base genetica. Colpisce i maschi in quanto il gene difettoso è localizzato sul cromosoma X. L’incidenza è stimata su circa 1 nato su 3500 nati. Senza il supporto ventilatorio negli anni scorsi i pazienti affetti da tale malattia morivano tra i 16 e 20 anni. Spesso infezioni banali delle alte vie respiratorie, causa debolezza dei muscoli preposti alla tosse, se non trattate in modo adeguato possono dare luogo a broncopolmoniti con quadri clinici di insufficienza respiratoria acuta. In passato molti ragazzi affetti da Duchenne venivano per questo tracheostomizzati. Oggi grazie all’attività  Nigrosili di Bologna e il contributo determinante e prezioso del dottor Marcello Villanova, si può dare speranza di una vita migliore per questi malati che oltre ad avere un nemico terribile, l’aspettativa di vita, sono ancora in attesa di una terapia cellulare concreta.

Il dottor Marcello Villanova, intervistato per l’Osservatore d’Italia fornisce una fotografia nitida su questa patologia devastante: ”I pazienti affetti da malattie neuromuscolari, hanno anche i muscoli respiratori deboli e tra quelli preposti alla tosse. Quando si tossisce è necessario contrarre il diaframma ed altri muscoli della parete addominale oltre che della parete toracica, questi insieme  riescono ad imprimere un’accelerazione di flusso permettendo di espellere dalle vie respiratorie quello che serve eliminare. I malati, causa debolezza estrema dovuti alla malattia di base che divora lentamente i loro muscoli, hanno una tosse debolissima e per questo rischiano l’affogamento da escrezioni anche per banali infezioni, causa questa frequente di decesso fino a qualche tempo fa. Nel 2000, dopo uno stage negli USA dal professor John Bach, ho importato in Italia una serie di tecniche di fisioterapia respiratoria sia manuali (vengono utilizzate le mani, si riescono a produrre spinte sotto il diaframma) che meccaniche, (utilizzando apparecchiature quali l’In-Exsufflator, proposto negli anni Novanta dal Professor John R. Bach dell’Università del New Jersey, che ha poi ottenuto un consenso mondiale ed è stato citato nelle Linee Guida del 2004 come apparecchiatura indispensabile alla gestione dei pazienti con incapacità di tossire, che permette la disostruzione dell’accumulo di secrezioni delle vie respiratorie evitando così che le infezioni polmonari, responsabili della compromissione della funzionalità respiratoria, rappresentino un fattore di rischio importante). A Bologna insegnando queste tecniche agli assistenti ma anche dei genitori, i malati sono agevolati in modo passivo nella funzione della tosse. In questo modo si evita la morte per affogamento da secrezioni o talvolta da piccoli residui di cibo che vanno nella trachea (ab ingestis).”
Presto potremo leggere la sua pubblicazione su questa importante rivista medica, si è allungata la vita per questi malati ma anche la loro qualità di vita: “Questo lavoro conferma la buona qualità delle cure di supporto offerte in Italia a questi pazienti. L’obiettivo principale è assicurare loro, prima che giunga una terapia efficace per queste malattie, una buona qualità di vita. Applicare tecniche di assistenza che eludano l’invasività va proprio in questo senso. I pazienti devono avere la possibilità di vivere la loro vita nel migliore  e ‘più’ normale modo possibile, nonostante le loro difficoltà motorie e questo può accadere se si applicano metodologie mediche avanzate. E’ quello che facciamo a Bologna.”

Un’eccellenza italiana, questa volta a guida per le altre importanti strutture ospedaliere mondiali e della medicina, l’esempio di un medico che ha messo al centro della sua vita il malato e la sua qualità di vita.
 




NAPOLI: SI PREPARA LA FIERA DEGLI AGENTI E RAPPRESENTANTI DI COMMERCIO

Redazione
Napoli
–  Si terrà alla Mostra D’Oltremare di Napoli venerdì 14 e sabato 15 marzo la fiera Forum Agenti. La fiera degli agenti e dei rappresentanti di commercio sbarca nel capoluogo partenopeo, forte del successo della precedente edizione di Milano che ha visto la partecipazione di 169 imprese espositrici (italiane ed estere) e 6.721 agenti di commercio provenienti da tutta Italia. Forum Agenti ha scelto Napoli perché questa città rappresenta un fondamentale crocevia tra il Centro Italia e il Sud Italia ed è per le aziende una piazza importante ed appetibile al pari di Milano perché è un bacino ricco per numero di agenti commercio.
Basti pensare che nella regione Campania operano 25.000 agenti di commercio, 13.500 solo a Napoli, e che nel Meridione gli agenti in attività sono quasi 80.000, così suddivisi: Basilicata 1.800 agenti; Calabria 9.500 agenti; Molise: 1.100 agenti; Puglia: 19.000 agenti; Sicilia: 21.300 agenti (dati forniti dal Centro Studi di Agent321).  L’esclusività e la novità di un format come quello del Forum Agenti, la fiera internazionale dedicata ai colloqui di ricerca agenti di commercio, sono la chiave del notevole interesse da parte delle aziende e degli agenti. La formula dell’immediatezza delle selezioni ha rappresentato una vera opportunità di lavoro per il gran numero di agenti che sono usciti dal Forum di Milano con un contratto di rappresentanza firmato. La Fiera ha dunque fornito una risposta seria e concreta alle difficoltà di cui ha risentito la categoria degli agenti di commercio: evidenti cali del fatturato si sommano all’aumento delle spese che gravano sul loro lavoro, in primis carburante e pedaggi autostradali.

“Un dato che ci ha stupito, oltre a quello dei quasi settemila agenti che hanno partecipato a Milano – ha dichiarato Davide Ricci, Presidente di Agent321 – è rappresentato dalle 411 aziende visitatrici intervenute in Fiera per farsi un’idea della formula adottata dal Forum e interessate ai colloqui di ricerca agenti. Questo dimostra come sia tutt’altro che sopito l’interesse delle imprese (o case mandanti) nei confronti degli agenti di commercio e che questi ultimi siano ancora gli intermediari preferiti tra i produttori e l’utente finale. Del resto non va mai dimenticato che l’agente di commercio è l’unico lavoratore a ‘costo iniziale zero. Per l’azienda il costo dell’agente è certo e calcolabile in percentuale rispetto alle vendite promosse per conto della mandante e sulle somme effettivamente incassate».

Per un’azienda, l’agente di commercio è una risorsa in tutti i sensi: impiega il proprio tempo, le proprie tecniche di vendita e, soprattutto, i propri contatti (portafoglio clienti) a vantaggio della distribuzione dei prodotti, per conto e a favore dell’azienda mandante.

Il Forum Agenti “Mediterranneo” sarà anche l’occasione per presentare la nuova ricerca condotta dal Centro Studi di Agent321. L’organizzazione internazionale che cura il Forum Agenti ha, infatti, ultimato nei primi giorni del nuovo anno una ricerca su un campione di circa 400.000 agenti europei, ricerca che indicherà le variazioni dei trend nell’ambito dei settori merceologici trattati dagli agenti di commercio. Si tratta dunque di un’istantanea sui prodotti attualmente più richiesti sul mercato.

Dati Campania:

Napoli: circa 13.500 agenti

Avellino: circa 1.750 agenti

Benevento: circa 1.250 agenti

Salerno: circa 4.750 agenti

Caserta: circa 3.750 agenti

 




UN PARADOSSO TUTTO ITALIANO

di Giuseppa Guglielmino

Un uomo ombra. Dei suoi 25 incarichi non si è saputo nulla fino a che lo scandalo non ha potuto far altro che venire a galla. Chi lo ha conosciuto dice che non aveva il tempo per far nulla e pure era dappertutto. Un manager accentratore, un paradosso tutto italiano che rispecchia il malessere e al contempo il perverso desiderio che ha la società di sottacere, di coprire certi personaggi: insomma una commedia tutta de ‘noiantri. Per questo meraviglioso ma stranissimo paese i paradossi riescono a diventare addirittura l’ordinario. C’è chi non ha uno straccio di lavoro e chi vanta 25 incarichi. Ma non è finita perché ci sarebbe di mezzo anche una laurea in Economia e commercio "fasulla" alla Sapienza. Nel 1997, quindi ben 17 anni fa, la Cassazione ha confermato la pena a dieci mesi di reclusione inflitta dalla Corte d'appello nei confronti del manager. L'ex numero uno dell'Inps era accusato di aver comprato, con la complicità di tre bidelli e di un'impiegata dell'ateneo, esami universitari mai sostenuti. Nel periodo in cui il processo è giunto a sentenza, Mastrapasqua si è rilaureato, con un piano di studi diverso. Adesso si è dimesso da presidente dell'Inps, che guidava da luglio del 2008.

Ora per l'Istituto nazionale di previdenza sociale, che nel 2012 ha incorporato l'Inpdap e l'Enpals dando vita al 'Super-Inps', si apre una fase di commissariamento. "Una scelta saggia", afferma Letta commentando le dimissioni e sottolineando che Mastrapasqua "ha colto l'iniziativa del governo: non si possono assumere incarichi così rilevanti senza esclusività". Un ente come l'Inps, aveva detto anche ieri al termine del Cdm, "deve essere guidato in esclusiva, così come io esercito il mio ruolo in esclusiva". La decisione di Mastrapasqua arriva dopo le indagini avviate dalla Procura di Roma per presunte cartelle cliniche truccate e fatture gonfiate dell'Ospedale Israelitico, di cui è direttore generale, che ha riportato alla ribalta il caso dei diversi incarichi ricoperti. E, soprattutto, arriva dopo le decisioni assunte ieri dal Consiglio dei ministri: il governo ha infatti deciso di accelerare la riforma della governance dell'Inps (e dell'Inail) ed ha approvato un ddl (che verrà trasmesso al Parlamento con procedura d'urgenza) sulla incompatibilità per i vertici degli enti pubblici nazionali con altre poltrone, prevedendo un regime di esclusività per prevenire conflitti di interesse.




CITTANOVA: LA POLIZIA DI STATO ARRESTA UN PREGIUDICATO PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA AGGRAVATA

Redazione

Cittanova (RC) – Nella mattinata di lunedì 3 febbraio 2014, in Cittanova (RC), personale della Polizia di Stato ha arrestato Albanese Girolamo, classe 1963, pregiudicato, in quanto destinatario dell’Ordine di Esecuzione per la Carcerazione emesso lo scorso 20 gennaio 2014 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Palmi – Ufficio Esecuzioni Penali, dovendo espiare la residua pena di anni 3 e mesi 4 di reclusione, in quanto ritenuto responsabile del reato di bancarotta fraudolenta aggravata, fatti accertati nell’anno 2008. L’arrestato, altresì, è destinatario dell’interdizione dai Pubblici Uffici per la durata di anni 5 e dell’inabilitazione all’esercizio di impresa commerciale per la durata di anni 10. Dopo le formalità di rito Albanese Girolamo è stato associato presso la Casa Circondariale di Palmi (RC) a disposizione dell’A.G. procedente.
 




CRISI: 4,1 MILIONI DI POVERI SENZA CIBO, IL 37 PER CENTO AL SUD

Redazione

Con un aumento del 10 per cento salgono alla cifra record di 4.068.250 i poveri che nel 2013 in Italia sono stati addirittura costretti a chiedere aiuto per il cibo da mangiare. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare uno degli effetti della riduzione del reddito disponibile delle famiglie evidenziato dall’’Istat in tutte le regioni. Quasi 4 persone su 10 (37 per cento) che hanno avuto bisogno di aiuti alimentari nel 2013 si trovano nelle regioni del sud Italia, dove si contano ben 1.542.175 indigenti, in aumento del 65 per cento negli ultimi 3 anni. A preoccupare – sottolinea la Coldiretti – non è solo il trend negativo del sud, ma anche la concentrazione del disagio, con gli “assistiti” che assumono valori veramente notevoli in Campania (da 509.928 a 913.213 indigenti) e, in misura minore, in Puglia e Calabria. Nell’Italia centrale il numero dei beneficiari di aiuti alimentari sale tra il 2010 ed il 2013 da 537.068 a 720.636, ma nel Lazio, che passa dai 326.938 ai 423.233 assistiti, tali aumenti assumono un’importanza maggiore. Nelle isole il numero degli indigenti assistiti cresce tra il 2010 ed il 2013 da 496.771 a 748.584 dei quali – precisa la Coldiretti – ben 660.152 in Sicilia. La situazione non è peraltro rosea al Nord dove il numero degli indigenti tra il 2010 ed il 2013 passa da 797.939 a 1.056.855 (+32 per cento). In Lombardia si passa dai 261.063 assistiti del 2010 ai 329.746 assistiti del 2013 (+ 26 per cento) e in Emilia Romagna – continua la Coldiretti – dai 163.029 assistiti del 2010 ai 228.591 assistiti dopo il terremoto (+ 40 per cento). Per effetto della crisi economica e della perdita di lavoro si sta registrando un aumento esponenziale degli italiani senza risorse sufficienti neanche a sfamarsi: erano 2,7 milioni nel 2010, sono saliti a 3,3 milioni nel 2011 ed hanno raggiunto i 3,7 milioni nel 2012. Una situazione drammatica che – conclude la Coldiretti – rappresenta la punta di un iceberg delle difficoltà che incontrano molte famiglie italiane nel momento di fare la spesa.

LE PERSONE CHE HANNO CHIESTO AIUTI ALIMENTARI NEL 2013

Area geografica
Bimbi da 0 a 5 anni
Totale

Nord
129.420
1.056.855

Centro
68.185
720.636

Sud
149.002
1.542.175

Isole
81.980
748.584

TOTALE
428.587
4.068.250

Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Agea

 




LIVORNO MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA: ALLONTANATO DA CASA CON DIVIETO DI AVVICINARSI ALLA CONVIVENTE

Redazione

Livorno – A dicembre, dopo mesi di aggressioni, violenze e minacce nei confronti della propria convivente, era stato denunciato dai militari di Livorno per "Maltrattamenti in famiglia".
Nella giornata di ieri è arrivata anche un'ulteriore misura cautelare nei confronti dell'uomo, il 43enne livornese, nullafacente e pregiudicato, emessa dal Tribunale di Livorno in data 29 gennaio 2014: lo "stalker", infatti, si è visto notificare dai Carabinieri la misura dell'"allontanamento dalla casa famiglia con divieto di farvi ritorno e divietyo di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa".
L'uomo, come detto, negli ultimi mesi si era reso ripetutamente responsabile di maltrattamenti in famiglia e, addirittura, rapina ai danni della propria convivente, la 30enne, la quale, esasperata, aveva deciso a dicembre di denunciare il compagno.