Clima, peggiora afa e caldo: salgono a 22 le città con bollino rosso

Peggiora l’afa e il caldo estremo sulle principali città italiane. Nella giornata di domani 30 giugno, saliranno a 22 le città con bollino rosso per le ondate di calore: Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Campobasso, Catania, Civitavecchia, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Messina, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Rieti, Roma, Trieste, Venezia, Verona, Viterbo.

Mentre altre 2 avranno il bollino arancione (Milano e Brescia) e 3 giallo (Bolzano, Genova e Torino). Lo indicano i bollettini del Ministero della Salute sulle ondate di calore, che monitorano 27 città capoluogo di provincia.

 Si tratta di un peggioramento cominciato lunedì, quando le città con bollino rosso erano 2, mentre 23 con quello arancione e 2 giallo, e che è proseguito oggi, in cui le città con bollino arancione sono 9, quelle con bollino giallo 5 e quelle con bollino rosso sono 13 (e resteranno con massima allerta sia per il 28, che per il 29 e 30 giugno) ovvero: Cagliari, Campobasso, Civitavecchia, Firenze, Frosinone, Latina, Messina, Napoli, Palermo, Perugia, Reggio Calabria, Rieti e Roma. A queste, nella giornata del 29 giugno, si andranno ad aggiungere anche Ancona Bari, Bologna, Catania, Pescara e Viterbo per un totale di 19. Il 30, alle precedenti città con bollino rosso si andranno ad aggiungere Trieste, Venezia e Verona. Bolzano, Genova e Torino sono le uniche 3 città che manterranno il bollino giallo nei tre giorni considerati. Il resto dell’Italia invece resta stretta nella morsa di un caldo torrido e crescente. Le ondate di calore si verificano quando si registrano temperature molto elevate per più giorni consecutivi, spesso associate a tassi elevati di umidità forte irraggiamento solare e assenza di ventilazione. Queste condizioni climatiche, ricorda il Ministero della Salute, possono rappresentare un rischio per la salute della popolazione, soprattutto dei soggetti vulnerabili, come anziani, malati cronici, bambini, donne in gravidanza.




Conflitti di interesse, amici delle banche e curriculum striminziti: a.a.a. cercasi Banca d’Italia

Il fatto non sussiste. Il giudice Ada Grignani ha assolto 14 persone dall’accusa di bancarotta semplice nel processo al Tribunale di Arezzo per le cosiddette “consulenze d’oro” di Banca Etruria. Tra gli imputati anche Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena, che all’epoca dei fatti era vicepresidente dell’istituto di credito aretino.

Per lui il Pm Angela Masiello aveva chiesto un anno di pena. Stessa richiesta era stata formulata per altri tre dirigenti, per gli altri imputati erano state chieste condanne da 8 a 10 mesi. Oltre a Boschi, gli imputati erano Luciano Nataloni, Claudia Bugno, Luigi Nannipieri, Daniele Cabiati, Carlo Catanossi, Emanuele Cuccaro (ex vice direttore generale), Alessandro Benocci, Claudia Bonollo, Anna Nocentini Lapini, Giovanni Grazzini, Alessandro Liberatori e Ilaria Tosti, Claudio Salini. Sono stati tutti assolti con formula piena.

Le indagini erano basate su 4 milioni di euro di incarichi affidati dall’istituto di credito a società specializzate per valutare, analizzare e poi avviare il processo di fusione con un istituto di elevato standing per evitare il crac. A proporre lo scenario della fusione furono le autorità bancarie che avevano individuato in Banca Popolare di Vicenza il possibile partner dell’operazione.

Le consulenze d’oro furono affidate comunque, ma nulla di quanto analizzato e valutato si concretizzò. “E’ emersa una verità scontata – ha affermato Luca Fanfani, avvocato di Cuccaro -, ossia che nel momento in cui Banca d’Italia nel dicembre 2013 impose a Banca Etruria di trovare altro istituto con cui fondersi, la obbligò, ad accollarsi ingenti spese per advisor legali finanziari e industriali, esattamente le spese contestate dalla Procura. Una conclusione ovvia per un processo largamente inutile. Auspico che le novità previste dalla delega Cartabia, a partire dalla possibilità di celebrare processi solo a condizione che vi sia una ‘ragionevole previsione di condanna’ contribuiscano ad evitare in futuro processi come questo”.

Il quotidiano “La Verità”, venerdì 17 giugno 2022 fa un titolo illuminante o quanto meno che fa riflettere: “Com’è fallita Banca Etruria se tutti sono innocenti”. A scrivere è il giornalista Giacomo Amadori “I processi sul crac della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, più che svelare le vere responsabilità hanno messo a nudo le lacune del nostro sistema giudiziario. Condivisibile in pieno la citazione pasoliniana “Noi siamo un paese senza memoria e i politici ne approfittano. E allora conviene rammentare i fatti ai lettori. Il 3 dicembre 2013 – scrive ancora Amadori – dopo un anno di ispezione, gli 007 di Bankitalia leggono al Cda le conclusioni firmate dal governatore Ignazio Visco e in particolare quanto riportiamo ‘A seguito del progressivo degrado della situazione aziendale, la Banca Popolare dell’Etruria risulta ormai condizionata in modo irreversibile da vincoli economici, finanziari e patrimoniali che ne hanno di fatto ingessato l’operatività”. Per questo via Nazionale riteneva che la popolare dell’Etruria non fosse “più in grado di percorrere in via autonoma la strada del risanamento”.  Le conclusioni (sarebbe da leggere e riportare l’articolo per intero rigo dopo rigo) del collega Amadori sono più che condivisibili.

Insomma sembra di leggere pressappoco un copione simile a quello andato in scena per Banca Popolare del Lazio dove Bankitalia è entrata con i suoi ispettori tra maggio e luglio del 2018. Il verbale è pesantissimo e lo stiamo approfondendo passo dopo passo ma nella realtà tutta questa vicenda tessuta da cui emergono palesi conflitti d’interesse, non ha “colpevoli”. Esistono delitti senza colpevoli? Non si colpiscono i diretti responsabili! E dunque cosa è cambiato. Ci fanno sperare le righe conclusive di Amadori: “I giochi potrebbero riaprirsi (riferendosi a Banca Etruria) a partire da questo autunno quando partiranno i processi d’appello per la bancarotta e per l’azione di rivalsa multimilionaria del curatore fallimentare nei confronti dei membri del Cda”.

A questo proposito ci chiediamo se mai il curatore del fallimento Protercave, che abbiamo provato a contattare con esito negativo – non ha fornito alcuna spiegazione al nostro giornale – dott. Francesco Patumi abbia mai intrapreso una azione a tutela del ceto creditorio del fallimento Protercave aggredendo i vertici della Banca Popolare del Lazio, quantomeno con l’ipotesi di concessione abusiva del credito. Quegli stessi vertici dell’istituto bancario che avevano concesso oltre un milione e 600mila euro senza garanzie ad una società chiaramente in sofferenza già al momento della concessione del credito. Infatti la banca non ha recuperato nulla di quanto concesso.

E ancora oggi ci si chiede se lo stesso Giudice delegato del fallimento Protercave, dott.ssa Stefania Monaldi, si sia interessata a questa vicenda e abbia mai ritenuto di chiedere al curatore per quale motivo non avesse intrapreso azioni a tutela dei creditori della Protercave.

Eppure si sarebbe potuto facilmente accertare che non solo l’affidamento alla Protercave sia stato alquanto “temerario” ma anche che l’iter procedurale sai discutibile quantomeno per il fatto che una Banca che all’epoca dei fatti agiva nel territorio del Lazio si trovava a finanziare una società che operava in Umbria e in totale stato di insolvenza, perdipiù che l’affidamento venne portato all’approvazione del cda della Banca Popolare del Lazio con parere negativo degli organi istruttori.

Una procedura da parte dell’istituto di credito davvero singolare. Perché finanziare una società operante in territorio umbro e senza alcuna garanzia? Non sappiamo rispondere a questi quesiti e soprattutto non riscontriamo alcun approfondimento giudiziario in merito, almeno per il momento. La speranza è che nei prossimi mesi si legga di indagini che vadano a scavare su fatti così rilevanti evidenziati anche nel verbale ispettivo di Banca d’Italia.

Resta comunque il fatto che alle nostre richieste di interviste e/o interlocuzioni con i vertici bancari i diretti interessati rimangono chiusi nel loro silenzio e la risposta è soltanto una: richieste di denaro per presunte diffamazioni a mezzo stampa che poi sarebbero i fatti accertati dal verbale di Banca d’Italia, dalle cronache giudiziarie e dalle varie segnalazioni che pervengono alla nostra redazione.

Ma tant’è… Quindi il giornale prosegue nel fare il proprio mestiere auspicando che altri facciano il loro. E come diciamo sempre, qualora i protagonisti dei nostri articoli ritengano di dover fare delle precisazioni o rettifiche noi siamo sempre a disposizione. Magari arrivassero per permetterci così di continuare a fare serenamente il nostro lavoro che è quello di informare. Quindi, non rimane altro che riportare un’ultima singolare coincidenza, sperando di non essere accusati di “superare la continenza”: All’epoca dei fatti, il figlio del direttore Generale Ragionier Massimo Lucidi è stato assunto nella Banca Popolare di Spoleto che era amministrata da G.C. lo stesso che amministrava la Protercave di lì a poco dichiarata fallita.

Restando in tema di curatori fallimentari, e alla luce della recente sentenza della Corte di Appello di Roma di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo, ci si chiede anche: ma il curatore del fallimento Volsca SPA, Dott. Marco Coculo ha mai proposto una azione a tutela dei creditori della insolvente Volsca fin dalla data dei primi affidamenti? Affidamenti che vennero concessi dalla Banca Popolare del Lazio, come abbiamo già raccontato, solo grazie a presunti buoni rapporti intercorrenti tra l’allora Consigliere della Banca, oggi presidente, Notaio Edmondo Maria Capecelatro e l’allora Sindaco del Comune di Velletri Bruno Cesaroni.

Anche in questo caso i creditori del fallimento Volsca quale tutela hanno avuto da chi è stato chiamato a rappresentarli da quella che oggi appare come una concessione “temeraria”, per non dire abusiva, del credito da parte dei vertici della Banca Popolare del Lazio? Oppure come si vocifera negli ambienti legali e tra i bene informati la Banca Popolare del Lazio ha un canale privilegiato presso il Tribunale di Velletri? Non vorremmo mai crederlo!

Magari se si cerca a fondo si scopre che risulta fondata la notizia che qualche magistrato fosse solito frequentare la tribuna Vip dello stadio Olimpico, ospite del Ragionier Massimo Lucidi (che otteneva gli ingressi da un cliente della Banca), tifoso accanito della “Magica”.

Resta il rammarico e la consapevolezza di abitare in una Nazione in cui è lecito utilizzare milioni di euro non propri per un solo posto di lavoro, magari quello del proprio figlio, mentre ai poveri soci non vengono garantiti neanche i rimborsi del valore delle azioni per fare studiare i loro figli; anche in questo caso fatti salvi i componenti del Cda che si sono visti liquidare in fretta e furia il valore pieno delle azioni del padre deceduto (un altro affidabile a cui riconoscere concretamente la fedeltà).

A questo punto per quanto visto, vogliamo dire ad alta voce a tutti gli amministratori di Banca, sappiate che se utilizzate i soldi che amministrate per ottenere vantaggi personali, magari l’assunzione di un vostro figlio, non dovete temere nulla; tale operazione è spesso ignorata da Banca D’Italia che spesso non sanziona e anche per la Procura non è materia d’interesse ai fini di indagini. Resta il rammarico che per questa concatenazione di eventi, i poveri soci non hanno la concreta possibilità di far valere i loro diritti.

È chiaro che tali operazioni possono essere poste in essere solo se all’interno dei vertici di una qualsiasi Banca si crea un ambiente in cui ciascuno ha fiducia nell’altro. Un ambiente in cui forse, dunque, si viene ammessi solo se si è considerati “affidabili”. Le competenze allora passerebbero in secondo piano?

Tornando a Banca Popolare del Lazio tra i maggiori affidabili, viene in mente la figura del ragioniere Paolo Bologna, cooptato improvvisamente a ricoprire il ruolo di Consigliere. Bologna che come abbiamo potuto apprendere risulta noto negli ambienti veliterni con soprannomi che non riportiamo in quanto difficili da comprendere per chi non è del posto, e comunque non certo riferiti alle sue competenze.

Evidentemente la competenza è inversamente proporzionale alla affidabilità. Si può sopperire alle proprie innate incompetenze con una grande “affidabilità”; se si dimostra di essere pronti a tutto allora non conta se si è incompetenti.

Del resto, che il Bologna fosse quanto meno bancariamente non competente non lo affermiamo di certo noi, basti pensare che se ne accorse perfino la Banca D’Italia.

Chi ha letto il curriculum di Paolo Bologna? Dalla lettura scopriamo che il Bologna in realtà non menziona diplomi da ragioniere ma che ha conseguito nel 1973 il diploma di Geometra, probabilmente titolo di grande utilità in un Cda di una Banca. Dopo cinque anni dal diploma viene assunto alle dipendenze della Ras e solo dopo quasi venti anni, nel 1995, comunica di essersi iscritto quale promotore finanziario della Ras Bank gestendo un portafoglio di circa 15 miliardi di vecchie lire. In seguito divenne componente del Cda della Allianz (Ex Ras). Un geometra che ha lavorato alle dipendenze di una compagnia assicurativa per 25 anni, però evidentemente considerato forse molto affidabile.

Nel curriculum poi non si trova altro, a meno che non costituisca elemento di valorizzazione il fatto di avere due figli laureati, che evidentemente per osmosi, trasferiscono le loro conoscenza al padre geometra. 

Ebbene, nonostante il parere negativo di Banca d’Italia e il voto contrario in Consiglio di ben tre Consiglieri (Pizzuti, Bruschini e Marzullo) su otto il Geometra, che deve avere particolari doti nascoste, sconosciute a noi umani, venne cooptato nel Cda della Banca Popolare del Lazio.

Nessuno si preoccupò neanche del fatto che operando contemporaneamente anche come promotore Finanziario per la Allianz Bank, svolgesse una attività un pochino in conflitto con quelle svolta dalla Banca Popolare del Lazio.  

Ci chiediamo il Geometra, dove avrà indirizzato i propri clienti, nuovi e vecchi, alla Allianz Bank oppure alla Banca Popolare del Lazio?

La Allianz geneticamente Svizzera, è mai stata messa al corrente di questa situazione a dir poco imbarazzante?

Era opportuno che il Bologna venisse cooptato, con il parere contrario del Comitato amministratori indipendenti, al punto che per ottenere il parere positivo ne vennero sostituiti i componenti?

Era opportuno? Rispettava il divieto di interlocking? E se anche lo rispettava era opportuno?

Possibile che non vi fosse nessun altro, con migliori competenze, che potesse assumere il ruolo riservato al Bologna?

Alla fine ci si deve convincere, affinchè tutto abbia una logica, che il Bologna fosse portatore di qualità molto particolari. Proviamo ad capire quali fossero.

Paolo Bologna costituisce una associazione nella quale ricopre il ruolo di presidente denominata Amici BplLazio con sede a Velletri in via dei Volsci, 71 presso lo studio dell’esperto finanziario Enzo Monsignore, venuto a mancare prematuramente.

Monsignore nel 2014 era un sostenitore di Bologna, ed insieme tentavano di fare una scalata ostile ai vertici della BPL. Negli ultimi anni, quando il Bologna evidentemente trovò un percorso bonario di accesso alla poltrona, i due iniziarono ad entrare in contrasto. Enzo Monsignore rimase fedele al proprio credo, il Bologna si trasferì sull’altra sponda.

Ricordiamo che Monsignore, purtroppo prematuramente scomparso, partecipò anche ad una puntata della trasmissione giornalistica condotta dal direttore di questo giornale Chiara Rai diffusa via web Officina Stampa.

L’intervista di Chiara Rai a dottor Enzo Monsignore

Alla costituzione dell’associazione partecipano i signori Gianni Castrichella fornitore delle insegne della Bplazio, Alvaro Gasbarri, collega di lungo corso del geometra Bologna, Giuseppe Pietrosanti, di cui parleremo approfonditamente in altra puntata nell’ambito dell’acquisto da parte della Bplazio della società di brocheraggio acquistata dalla Bplazio alla modica cifra di circa un milione di euro, Mauro Vari, a cui venivano ogni anno regolarmente pagate le oltre seimila copie dei bilanci cartacei che venivano distribuite ai soci in numero di non oltre 6/700, ed altre figure quali il Geometra Franco Pennacchi, tal Roberto Picca, Claudio Corsetti e Vittorio Gabrieli.

L’associazione nel gennaio del 2017 scrisse una lettera al vetriolo rivolgendosi a Banca d’Italia, al dottor Luigi Signorini, all’epoca vice governatore e capo area della vigilanza, lamentando conflitti d’interesse e chiedendo di rimuovere dal Cda l’avvocato Piero Guidaldi, proprio quel Guidaldi che ci risulta sia stato il primo nella storia della BPlazio ed all’epoca unico a dichiarare in Consiglio i propri conflitti di interesse, tanto da essere allontanato da una seduta del Consiglio proprio per aver avuto l’ardire di reiterare un suo conflitto di interesse contro il volere degli “affidabili”, che mai prima di allora avevano  dichiarato i rispettivi conflitti (vedi ad esempio affidamenti Volsca e Protercave).

Sulla vicenda andrebbero nuovamente “tirate le orecchie” alla Banca d’Italia che in tutte le verifiche eseguite nel corso degli anni non si era mai accorta che in una banca del territorio quale BPL con componenti del cda che volgevano le rispettive professioni sul territorio, mai nessuno era incorso in un conflitto di interessi.Doveva essere una lettera anonima a spingere la Banca d’Italia un pochino oltre la superficie dei controlli che eseguiva?

Ed allora ci viene un altro dubbio: quante e quali sono le cose che non conosciamo della Banca Popolare del Lazio e che la Banca d’Italia non verifica in assenza di un aiutino dall’esterno? Ed inoltre: Perché la Banca d’Italia non fa queste elementari verifiche e controlli?

Tornando alle vicende nostrane ci sembra di poter affermare che le grandi qualità del Bologna siano state quelle di esporsi nel chiedere la testa del Guidaldi, torneremo sulle modalità di svolgimento delle assemblee nelle quali il Bologna si faceva portatore di richieste di modifiche dello statuto, senza far “sporcare le mani” ai vertici della BPLazio ed in cambio abbia ottenuto la agognata poltrona.

Del resto, le iniziative proposte dai vertici della Banca per esautorare il Guidaldi sono nel corso degli anni miseramente naufragate; ricordiamo tutti la vicenda che è finita con un clamoroso autogol per la Banca Popolare del Lazio che dopo aver intrapreso una causa contro La Volsca, si è vista condannare alla restituzione dell’importo di oltre un milione e 200mila euro.

Paolo Bologna, infine ha ottenuto la carica di Consigliere di amministrazione della Banca Popolare del Lazio, nominato nell’assemblea dei soci del 15 ottobre 2020 anche presidente del comitato degli amministratori indipendenti. Nel 2017, quando viene a mancare l’allora presidente della Banca Renato Mastrostefano, il Cda decide di nominare presidente il notaio Edmondo Capecelatro (allora vice). Il notaio per coprire il posto di Consigliere del defunto Mastrostefano fa cooptare il Geometra  Paolo Bologna. Ironia della sorte, il Bologna va a coprire proprio il posto del compianto Presidente che mai aveva ceduto alle richieste del Bologna di essere nominato in CDA.

Nel mentre il Ragionier Italo Ciarla ritorna a ricoprire il ruolo di vicepresidente, in barba ai giudizi che aveva promosso contro altre e diverse banche che lo avevano finanziato ed alle quali non era in grado di restituire le somme mutuate ed alle quali aveva trovato utile contestare giudizialmente gli interessi anatocistici.

Lo stesso Italo Ciarla di cui abbiamo accennato anche a marzo del 2019 quando abbiamo dato notizia che all’interno della famosa lettera anonima dei “soci coraggiosi” si evidenzia, tra gli altri, anche il caso di un debitore (consuocero del Ciarla), il quale pur di sottrarre il proprio immobile alla banca che gli ha prestato i soldi, lo vende a un parente stretto che è figlio dell’allora vicepresidente della Banca Popolare del Lazio Italo Ciarla, oggi Presidente onorario dell’istituto di credito.

Vi aggiorneremo anche su questa storia, vi diremo che fine ha fatto l’immobile del consuocero del Ciarla venduto all’asta; vi anticipiamo soltanto che l’immobile del consuocero del Presidente onorario è stato acquistato all’asta dall’unico partecipante: la Banca Popolare del Lazio!!!!!!! Ma guarda un po’ che coincidenza!

Nelle prossime puntate vi metteremo a conoscenza anche della attività che i vertici della Banca stanno ponendo in essere pur di farci tacere, noi unica testata giornalistica che ha il coraggio e l’ardire di sfidare il palazzo… che vengano pure e provino a metterci il bavaglio, ne vedremo delle belle!




Clima, supercaldo con punte di 45 gradi fino ai primi di luglio

Il Mediterraneo registra già 5 gradi più della media

Una delle peggiori ondate di calore degli ultimi anni sembra voler dominare la scena italiana per almeno altri 10 giorni, soprattutto al Centro-Sud.

Con l’anticiclone africano abbiamo già toccato i 42-44°C all’ombra al Sud e in Sardegna, ma il termometro salirà in modo repentino ancora e in tutta Italia, non si escludono valori più alti con picchi di 45° C.

Sono le previsioni di Mattia Gussoni, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, che conferma la possibilità vengano infranti alcuni record di giugno, con la colonnina di mercurio che salirà fino a 39-40°C a Roma e Firenze, 37°C anche a Napoli sul mare.

“Il pericolo maggiore di questa ondata di calore – spiega – sarà la durata: la cappa ed il caldo potrebbero insistere sull’Italia fino al 4-5 luglio, con qualche isolato temporale solo sulle Alpi e al Nord-Ovest; il Mediterraneo registra già 5 gradi più della media. Per almeno 10 giorni non sono previste precipitazioni importanti ma la siccità estrema, presente soprattutto su Nord, Toscana, Lazio, Puglia e Calabria peggiorerà”.

Nel dettaglio Sabato 25. Al Nord: bel tempo prevalente. Al Centro: tante nubi, piovaschi sul sassarese, isolati sugli Appennini. Al Sud: soleggiato, clima molto caldo.

Domenica 26. Al Nord: soleggiato e molto afoso, caldo in aumento. Al Centro: bel tempo e caldo con picchi di 38-40°C nelle zone interne sarde. Al Sud: caldo opprimente, picchi oltre i 42°C.
Lunedì 27. Al Nord: soleggiato e molto afoso, caldo in ulteriore aumento fino a 39°C. Al Centro: bel tempo e caldo con picchi di 38-41°C nelle zone interne. Al Sud: caldo opprimente, picchi oltre i 42-44°C.

Tendenza. Caronte infiamma il Centro-Sud con picchi fino a 43-45°C, afa diffusa al nord; il super caldo potrebbe durare fino all’inizio di Luglio. 




Uso dell’acqua: il Governo intervenga sul piano laghetti e progetti Anbi

“E’ in questo momento di grande tensione sullo stato delle risorse idriche che è fondamentale richiamare l’attenzione su aspetti determinanti, ma che rischiano di essere dimenticati appena calerà la pressione mediatica: dal Piano Laghetti per realizzare 10.000 bacini medio-piccoli entro il 2030 ai rischi della normativa europea sul Deflusso Ecologico solo rinviata di 2 anni; dalla risalita del cuneo salino, che sta cambiando l’habitat alle foci dei fiumi all’utilizzo delle acque reflue”: a dirlo è Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI, annunciando il convegno nazionale di giovedì nel ferrarese, dedicato alla progressiva salinizzazione dell’entroterra padano ed all’indomani del simposio sull’uso dell’acqua depurata in agricoltura, svoltosi a Milano.

“Sull’utilizzo delle acque reflue per la produzione di cibo – precisa Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – va coinvolto l’intero sistema interessato e competente, ma non va certo in questa direzione l’istituzione di un apposito gruppo di lavoro presso il Ministero della Transizione Ecologica, che non prevede però alcuno dei portatori d’interesse; così come non è possibile destinare solo il 2% del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza al miglioramento dell’infrastrutturazione idrica del Paese. Non ce lo possiamo più permettere; ci vuole coerenza fra affermazioni di principio e scelte concrete.”

“A Giugno 2023 entrerà in vigore la normativa europea sull’uso delle acque reflue anche in agricoltura e l’Italia è a forte rischio infrazione, perché una significativa parte di depuratori non sono adeguati ed attualmente le esperienze virtuose di utilizzo sono ancora poche. Non solo: ai forti carichi di sostanze nutrienti ma inquinanti per l’ambiente, come azoto e fosforo presenti nelle acque depurate, si è aggiunto recentemente l’allarme per le microplastiche, la cui diffusione attraverso l’irrigazione sarebbe una pericolosa per il made in Italy agroalimentare, ma soprattutto per la salute collettiva. Solo un’accertata, condivisa e preventiva soluzione di questi problemi potrà sviluppare l’uso delle acque reflue in agricoltura e che, secondo alcune stime, potrebbe rappresentare circa un 13% in più di disponibilità idrica; certamente però non vogliamo essere additati come i nuovi untori” conclude il Presidente di ANBI.




Ucraina, misure di sostegno: Draghi trova la soluzione condivisa

A sottoscrivere l’accordo ci sarebbe anche il M5s. Il premier ha riferito in Aula a Palazzo Madama. Anche il gruppo di Leu ha aderito all’accordo per definire il testo della risoluzione unitaria che sarà votata al Senato, sulle comunicazioni del premier Draghi. A confermarlo è la presidente del gruppo a Palazzo Madama, Loredana De Petris. Uscendo dalla riunione di maggioranza, pochi minuti prima dell’inizio dell’intervento del presidente del Consiglio in Aula, il capogruppo Leu alla Camera, Federico Fornaro aveva riferito che la risoluzione non era pronta e che, prima, si sarebbe ascoltato l’intervento di Draghi e poi si sarebbe presa una decisione sul testo.

LA RISOLUZIONE UNITARIA
“Continuare a garantire secondo quanto previsto dal decreto legge 14/2022 il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere, con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari”. E’ questo il passaggio su cui le forze di maggioranza hanno trovato l’accordo nel testo della risoluzione sulle comunicazioni del premier Draghi che sarà messa al voto in Senato. Nel testo, tra l’altro, si impegna il governo a “esigere, insieme ai partner europei, dalle autorità russe l’immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici intesi a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina e dei principi del diritto internazionale”.

LE PAROLE DI DRAGHI
“Il governo italiano insieme ai partner Ue e G7 intende continuare a sostenere l’Ucraina come questo Parlamento ci ha detto di fare”. Lo ha detto il premier Mario Draghi nelle comunicazioni al Senato prima del Consiglio Ue. “Il 3 giugno il Consiglio Ue ha votato” l’ultimo “pacchetto di sanzioni”. “Le sanzioni funzionano”. “I nostri canali di dialogo restano aperti, non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace, nei termini che sceglierà l’Ucraina”. “Ricercare la pace, superare la crisi: questo è il mandato ricevuto dal Parlamento, da voi. Questa è la guida della nostra azione”. “La strategia dell’Italia – ha detto ancora il premier – in accordo con l’Ue e il G7, si muove su due fronti, sosteniamo l’Ucraina e imponiamo sanzioni alla Russia perché Mosca cessi ostilità e accetti di sedersi al tavolo dei negoziato“. Lo ha detto il presidente del consiglio, Mario Draghi, nelle comunicazioni al Senato sul consiglio europeo del 23 e 24 giugno.”Il conflitto in atto” ha innescato – ha evidenziato il premier parlando della questione della crisi del grano – “una crisi umaniaria di dimensione straordinaria, sono a rischio le forniture di grano nei paesi più poveri” e nei porti ucraini sono bloccati “milioni di tonnellate del raccolto precedente”. Bisogna “liberare le scorte che sono in magazzino per sbloccare le forniture e fare spazio al nuovo raccolto che arriverà a settembre”. “Negli ultimi giorni la Russia ha ridotto le forniture di gas all’Ue e all’Italia, dall’inizio della guerra il governo si è mosso con rapidità per trovare fonti alternative” e “grazie” a questo “potremo ridurre già dall’anno prossimo la dipendenza dal gas russo”.




Siccità, Valle D’Aosta in crisi: non può aiutare il Piemonte. Razionamenti

La portata del Po è ai minimi storici. Passano i giorni, non piove e l’emergenza siccità si aggrava

Le regioni valutano la possibilità di ordinanze per razionare l’acqua al Nord, come il divieto di riempimento delle piscine e l’uso dell’acqua per i soli fabbisogni primari.

Nell’attesa che si dichiari lo stato d’emergenza, che il Governo è intenzionato a concedere e che servirà però non per interventi strutturali ma a far avere i ristori alle aziende agricole che rischiano di perdere una parte cospicua del raccolto e a mettere a disposizione le risorse necessarie per far intervenire le autobotti laddove si dovessero seccare i rubinetti, l’Autorità di bacino del Po ha dichiarato, in proprio, l’allarme rosso: la situazione del grande fiume è infatti allo stato di emergenza più grave, probabilmente da quando se ne ha memoria.

Anche il Governo si muove: a palazzo Chigi c’è stato il primo confronto tra i tecnici dei ministeri e nei prossimi giorni, ha assicurato il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, ci sarà un aggiornamento a livello politico. “La situazione è delicata” ammette il titolare del Mipaaf. Del tema si occuperà anche la Conferenza delle Regioni che in due riunioni, una anche con il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, avanzerà le proprie richieste: scontata quella dello stato d’emergenza, alla quale con ogni probabilità dovrebbe arrivare una risposta positiva. Dalle Regioni arriverà anche la richiesta della messa a disposizione dei fondi del Pnrr per la realizzazione di nuovi invasi. Possibile anche che si parli di un quadro comune di ordinanze per prevenire lo spreco d’acqua, con il razionamento e l’indicazione a privilegiare l’uso dell’acqua per i fabbisogni primari. Cosa che, in moltissimi casi, i Comuni hanno già fatto in via autonoma. Sul tavolo anche l’ipotesi di un prelievo sempre più massiccio dai laghi, ma serve un accordo politico e un’intesa con i gestori degli invasi idroelettrici, magari prevedendo anche per loro i ristori.

Nella riunione dell’Autorità di Bacino del Po (diventata ormai periodica e già aggiornata al 29 giugno) per coinvolgere nelle decisioni Regioni, mondo agricolo, autorità di bonifica, aziende elettriche e multiutility che si occupano di far arrivare l’acqua nelle case, si è, per il momento, raggiunta una soluzione di compromesso: non sospendere l’irrigazione delle campagne, ma ridurre i prelievi del 20%. C’è infatti un groviglio di problemi economici e ambientali che si complicano, inesorabilmente, l’uno con l’altro: la portata del Po è ai minimi storici, si vede ad occhio nudo e con le misurazioni della portata: a Pontelagoscuro, nei pressi di Ferrara, è arrivato a 180 metri cubi al secondo, come un fiumiciattolo.

Questo fa sì che il temutissimo cuneo salino avanzi: meno acqua c’è nella parte finale del fiume, più il mare si fa aggressivo e risale rendendo di fatto inutilizzabile l’acqua del fiume per l’irrigazione perché è salata, ma creando anche molti altri problemi per l’ecosistema. E’ arrivato a 21 km dalla foce e potrebbe avanzare ulteriormente. L’irrigazione continua grazie al prelievo dai laghi del nord.

“Giunti a questi livelli – dice il segretario dell’Autorità di bacino Meuccio Berselli – ogni decisione porta con sé margini di criticità ma il traguardo è minimizzare il danno quanto più possibile in attesa di potenziali integrazioni amministrative dei territori e organi di governo”. Dal punto di vista dell’approvvigionamento dell’acqua potabile l’attenzione è altissima e si è pronti all’intervento con le autobotti: in questo momento, l’emergenza più grande riguarda il Piemonte dove l’allerta riguarda 145 Comuni soprattutto nel Novarese e nell’Ossolano e dove il livello del lago Maggiore è sceso di un metro negli ultimi 3 giorni.




Cambiamenti climatici, Confagricoltura: in Lombardia oltre 2 miliardi di danni per la siccità

“I dati non sono ancora reali perché si parla di 2 miliardi di danni per l’agricoltura ma secondo me sono molti di più. Anche perché oggi siamo a fine giugno, quando arriveremo a settembre/ottobre si potranno fare calcoli più esatti”: lo ha detto Riccardo Crotti, presidente Confagricoltura Lombardia questa mattina a margine del convegno ‘Sicurezza alimentare e qualità delle risorse idriche’ a Palazzo Stelline a Milano.

“Secondo il mio punto di vista – ha aggiunto – raccoglieremo sia per quanto riguarda il mais ma anche per gli altri prodotti, e soprattutto per i foraggi, dal 30 al 50 per cento in meno”.

“Per quanto riguarda l’aspetto civile noi suggeriamo di evitare gli sprechi di acqua, suggeriamo di ridurre al minimo indispensabile”, ha detto il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, parlando dell’emergenza siccità in Lombardia a margine di una conferenza stampa all’ospedale Buzzi di Milano.

“Non siamo ancora in condizioni gravi, per noi la situazione civile è ancora sotto controllo, speriamo comunque che arrivi un po’ di acqua dal cielo – ha aggiunto -. Sono altri territori che stanno soffrendo per motivi anche tecnici”.




M5s, congelata la cacciata di Di Maio dopo il no all’invio di armi in Ucraina

E’ durata oltre quattro ore la riunione del consiglio nazionale del Movimento 5 Stelle per discutere delle critiche di Luigi Di Maio al no all’invio delle armi in Ucraina.

Il leader, Giuseppe Conte, si è detto molto rammaricato ma per momento resta congelata un’eventuale espulsione del ministro degli Esteri.

Ribadita la linea sulla risoluzione che dovrà essere votata al Senato domani, in concomitanza con le comunicazioni del premier Mario Draghi prima di partire per Bruxelles. Il Movimento continuerà nella mediazione con il resto della maggioranza sulla risoluzione unitaria, senza riferimenti alle armi ma ribadendo la richiesta di una de-escalation militare. Per questa mattina è attesa una nota ufficiale sull’incontro. Che bollerà come “immotivate” le critiche dell’ex capo politico, ribadite anche prima dell’inizio della riunione. Ma senza prendere iniziative sulla sua cacciata.




Senato, sì a Cartabia: passa la riforma sull’ordinamento giudiziario

Il Senato ha approvato la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, confermando il testo Camera, che è dunque legge.

I sì sono stati 173, i no 37, gli astenuti 16.

“Solo pochi mesi fa le Camere rispondevano con un lungo applauso all’appello del presidente Matterella che sollecitava l’approvazione di questa riforma.

Oggi siamo qui per mantenere l’impegno di trasformare in legge un provvedimento che viene da lontano e che è stato costruito con il contributo di molti.

Un provvedimento preceduto da un lungo lavoro, non semplice, portato avanti con il contributo di molti”, aveva detto la ministra Marta Cartabia stamani in aula al Senato prima dell’inizio delle dichiarazioni di voto sulla riforma del Csm. “Ringrazio ciascuna forza politica – ha aggiunto – per l’impegno e la disponibilità”.”Questo è un passaggio importante nella storia del nostro Paese – aveva detto Cartabia – in cui troppo a lungo la giustizia è stata terreno di scontro. Permettetemi di ricordare e ringraziare tutti coloro che ci hanno consentito di giungere a questo momento”.”Un disegno di legge di riforma – aveva ricordato la Guardasigilli – era già stato elaborato dal precedente Governo e su quel testo si sono innestati gli emendamenti approvati dal Consiglio dei Ministri lo scorso 11 febbraio, anche sulla base delle preziose proposte della Commissione di esperti presieduta dal professor Luciani. È seguito un intenso confronto con tutte le forze politiche di maggioranza per giungere a un articolato ampiamente condiviso, in cui ciascuna forza politica può riconoscere il suo apporto”.”Ciascuno ha portato il suo contributo – aveva sottolineato Cartabia – sia sostenendo le proprie iniziative con forte convinzione, sia lasciando spazio alla voce delle altre forze di maggioranza. Ringrazio ciascuna forza politica per questo impegno costruttivo e per questa disponibilità e ringrazio sentitamente il Ministro dei rapporti con il Parlamento D’Incà che si è speso moltissimo per permetterci di giungere a questa votazione finale. Non meno decisivo è stato il contributo convinto e determinato dei Sottosegretari Sisto e Macina e quello tecnico degli uffici del Ministero della Giustizia, il cui supporto professionale, svolto con dedizione lontano dai riflettori, è semplicemente imprescindibile”.”L’approvazione di questa legge, il terzo grande pilastro delle riforme della giustizia vòlte a rinsaldare la fiducia dei cittadini nell’amministrazione della Giustizia, consentirà – aveva detto ancora Cartabia – che l’imminente rinnovo del Consiglio superiore della magistratura si svolga con nuove regole affinché questa istituzione, presidio costituzionale e imprescindibile dei principi dell’autonomia e dell’indipendenza dell’ordine giudiziario, principi irrinunciabili, «possa – per riprendere proprio le parole del presidente Mattarella – svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare. Un grazie sentito a tutti e a ciascuno di voi”, ha concluso.




Nuove regole, stop alle mascherine in aereo

Stop alle mascherine sugli aerei mentre restano obbligatorie sui mezzi pubblici fino a settembre.L’addio ai dispositivi di protezione arriva con delle eccezioni: decade l’obbligo di indossarle al cinema, al teatro e negli eventi sportivi al chiuso, dove saranno però raccomandate, così come non saranno obbligatorie ma raccomandate ai prossimi esami di maturità.

Obbligo di indossarle prorogato invece fino al 30 settembre sui mezzi di trasporto, tranne che sugli aerei. Lo prevede il decreto approvato in Consiglio dei ministri (Cdm) e che andrà in Gazzetta nei prossimi giorni.Nel frattempo il ministro della Salute Roberto Speranza firma un’ordinanza ponte identica alle disposizioni del Cdm per consentirne l’immediata vigenza. Un ulteriore, parziale allentamento, dunque, ma con la cautela del caso dal momento che il virus SasrCoV2 ha rallentato la sua frenata con una riduzione dei ricoveri negli ospedali meno incisiva. Il virus sta dunque diventando “endemico” ma con la prospettiva di ondate frequenti. Mascherine ancora sul volto, quindi, sui treni, bus e trasporti in generale, mentre è stato deciso lo stop sugli aerei, come già indicato a maggio dagli Ecdc ferma restando la normativa dei singoli Stati. Prorogato al 30 settembre anche l’utilizzo obbligatorio di mascherine nella sanità e nelle Rsa.




Allarme siccità, il mare minaccia il Po. Castel Gandolfo in emergenza

Se al Nord compaiono le prima autobotti per la distribuzione potabile, l’emergenza acqua sta rapidamente estendendosi al Centro Italia: è questo l’ulteriore dato di preoccupazione, che emerge dal report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche nella prima stagione, in cui si evidenziano in maniera massiva le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla Penisola. Esemplare è la situazione di quello, che “era” il secondo fiume della Toscana (il primo, l’Arno, ha flussi dimezzati rispetto alla media mensile e, in particolare, quasi 50.000 litri al secondo in meno rispetto al Giugno 2020) ridotto ormai ad uno stato torrentizio dopo mesi di sofferenza idrica: l’Ombrone registra attualmente una portata di 890 litri al secondo, quando il minimo per garantire la vita in alveo è indicato in l/s 2000!Nelle Marche, il fiume Sentino tocca già il minimo storico (-37 centimetri), registrato nell’Agosto 2021, anno considerato idricamente critico per la regione; anche Esino e Nera sono ai livelli più bassi del recente quinquennio, mentre gli invasi ancora trattengono volumi idrici superiori a quelli di 12 mesi fa.In Umbria, le scarse precipitazioni di Maggio trascinano livelli bassi nei corpi idrici della regione (gli invasi del lago Trasimeno e della diga Maroggia sono praticamente dimezzati rispetto agli anni scorsi), ma non solo: il fiume Tevere, nel suo tratto iniziale, registra il livello più basso (cm. 35) dal 1996. L’andamento deficitario del corso d’acqua tiberino prosegue nel Lazio, dove più grave, però, è la situazione dell’Aniene, ridotto ad una portata di circa 3.000 litri al secondo contro una media di oltre l/s 8.000; crolla anche la portata del Sacco, così come in calo sono i livelli dei laghi romani (Nemi scende a cm. 47 contro m.1,66 del Giugno 2021 e Bracciano ha un livello inferiore di 25 centimetri all’anno scorso).Al Nord “capitola” il delta del Po, “conquistato” ormai per 30 chilometri dalla risalita del cuneo salino, registrata a Goro con l’alta marea mentre, lungo tutta l’asta, il più importante fiume italiano è al di sotto dei minimi storici, registrando una “magra” epocale. In rapida decrescita sono anche i grandi laghi del Nord Italia (ad eccezione del Benaco), il cui bilancio idrico è deficitario: in una settimana, il Maggiore si è abbassato di 20 centimetri, il Lario di oltre 30 e l’Iseo di cm. 7; il lago Maggiore trattiene il 23,2% di acqua e con cm. -7,5 segna il record minimo dal 1946, mentre la portata erogata dal lago di Como nel fiume Adda ha toccato punte doppie rispetto agli afflussi da monte ed il riempimento del bacino è sceso in una settimana dal 54,7% al 30,6%. Restando in Lombardia, sono ormai completamente esaurite, con 2 mesi d’anticipo, le riserve di neve: quest’anno, per altro, la quantità nivale, normalmente presente in quota agli inizi di Giugno (738 milioni di metri cubi), non è mai stata raggiunta, toccando un picco massimo di soli 640 milioni di metri cubi. E’ questa la grande differenza con l’estate 2021 che, pur avendo presentato lunghi periodi con assenza di precipitazioni, poteva contare su una riserva di neve, che ad inizio Giugno era doppia rispetto alla media. Anche gli invasi idroelettrici sono ai minimi storici.“La grave situazione d’emergenza nel bacino padano necessita di un’assunzione di responsabilità che, nel rispetto delle priorità di legge, coinvolga tutti i soggetti interessati. Per questo, è necessaria l’attivazione di una cabina di regia sotto il coordinamento della Protezione Civile” ribadisce Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).In Valle d’Aosta, dove sono in leggero rialzo le portate della Dora Baltea e del torrente Lys, uno studio della Società Meteorologica ha certificato la grave condizione, in cui versano i ghiacciai del Grand Etrét (Valsavarenche) e Ciardoney (Val Soana): nel primo, l’accumulo di neve medio è di 127 centimetri, vale a dire il livello più basso finora registrato ed inferiore di circa il 62% rispetto alla media del periodo 2000-2021 (cm. 331) e dell’11% per quanto riguarda la normale densità; anche sul ghiacciaio Ciardoney, le misure di accumulo confermano la situazione di scarsità estrema con spessori di neve, che vanno da cm. 165 nel punto più elevato ad appena 25 centimetri nel settore mediano, cioè il 25% dei livelli generalmente rilevati, segnandoo il record negativo in tempi recenti. L’ulteriore tracollo delle portate dei fiumi piemontesi (da diverso tempo inferiori del 30% alle portate medie) testimonia come i benefici apportati dai brevi, ma intensi fenomeni meteo, registrati la settimana scorsa, vengano vanificati dalla perdurante ondata di calore, che da oltre un mese “soffoca” tutta la Penisola con temperature tra i 3 ed i 4 gradi superiori alla media e, in molte zone, con massime stabilmente ben al di sopra dei 30°. Il deficit pluviometrico estremo rilevato su tutto il Piemonte provoca livelli di falda quasi ovunque al di sotto dei minimi storici e, anche in Piemonte, la riserva di neve risulta azzerata con 2 mesi d’anticipo.Stessa situazione (niente più neve sui monti e falde a secco) si registra in Veneto, dove il fiume Adige si mantiene su livelli minimi rispetto al passato così come gli altri corsi d’acqua della regione.Scendendo a Sud, a fare da cuscinetto con la grave situazione idrica, che si registra nell’Italia centro-settentrionale, è la Campania, dove permane il rischio di siccità nel bacino idrografico del Liri-Garigliano e Volturno, ma salgono i livelli idrometrici dei principali fiumi, anche se si segnalano in deciso calo i volumi dei bacini del Cilento.In Puglia, i bacini trattengono volumi d’acqua in linea con quelli del positivo 2021. Si differenzia altresì la vicina Basilicata, il cui volume di risorsa stoccata cala di oltre 16 milioni di metri cubi in 12 giorni, confermando la tendenza a consumare maggiori quantità d’acqua rispetto al 2021 (+ 5 milioni di metri cubi) a causa delle alte temperature.Infine, in questa annata idricamente straordinaria, la Sicilia è sorprendentemente al riparo dai rischi di un’estate “assetata”, grazie ai buoni livelli registrati nei bacini nel mese di maggio (+20% rispetto all’anno scorso). “E’ questa l’ennesima dimostrazione dell’importanza di avere bacini in grado di trattenere le acque di pioggia, così come previsto dalle tante proposte di nuovi invasi e laghetti, avanzate dai Consorzi di bonifica ed irrigazione – evidenzia Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – E’ evidente che a ciò devono essere affiancati interventi di infrastrutturazione non solo per portare l’acqua sul territorio, ma per ottimizzarne l’uso.”