FOGGIA: FRODE AL SISTEMA SANITARIO, SEQUESTRATI BENI PER OLTRE 1 MILIONE DI EURO

Redazione

Foggia – La Guardia di Finanza di Foggia, al termine di una indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha scoperto gravi irregolarità nelle procedure delle gare d'appalto per la fornitura all'ASL di materiale sanitario destinato ai presidi ospedalieri.
In particolare, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Foggia hanno accertato che 5 funzionari dell'area gestione del patrimonio dell'A.S.L. FG avevano fraudolentemente liquidato il pagamento di fatture per acquisti di prodotto disinfettante per sale operatorie, raggirando – attraverso collusioni e altri mezzi fraudolenti – le procedure negoziali previste in materia di appalto ed in assenza di autorizzazione alla spesa.
Nello specifico, dalle investigazioni è emerso che:
benché l'autorizzazione di spesa del citato prodotto riguardasse l'acquisto di soli 90 flaconi, erano state irregolarmente deliberate – dal 2009 al 2011 – forniture per ulteriori 929 flaconi, per una spesa complessiva per l'Ente di 1.783.680 euro;
le società fornitrici avevano corrotto i pubblici dipendenti attraverso dazioni di denaro contante ed altre utilità, per un valore quantificato in non meno di 14 mila euro;
ogni flacone – costituito da 5 litri di un disinfettante per sale operatorie – è risultato fatturato al prezzo smisurato di 1.920 euro (comprensivo di IVA) a fronte di un valore di commercializzazione da parte del fabbricante estero pari, all'epoca, a 48,53 sterline inglesi (circa 60 euro);
erano stati utilizzati timbri contraffatti delle unità ospedaliere per falsificare l'attestazione di avvenuta ricezione della merce (è risultato che a fronte del pagamento di 839 flaconi – già effettuato al momento delle indagini – ne era stata consegnata una quantità comunque non superiore a 800).
Per tali condotte 5 funzionari dell'area gestione del patrimonio dell'A.S.L. FG e 2 amministratori di aziende fornitrici sono stati denunciati, a vario titolo, per i reati di "associazione a delinquere", "corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio", "falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici" e "truffa ai danni di ente pubblico".
Il GIP presso il Tribunale di Foggia, sulla base della richiesta formulata dalla locale Procura della Repubblica, ha emesso:
a. nr. 4 misure cautelari personali:
– nr. 2 degli arresti domiciliari, nei confronti di un funzionario dell'ASL e dell'amministratore della società fornitrice del disinfettante;
– nr. 1 interdittiva dell'esercizio di impresa e di assunzione di cariche direttive e/o di amministrazione nell'ambito di società, nei confronti dell'amministratore di altra società fornitrice;
– nr. 1 obbligo di dimora nei confronti di un dipendente dell'ASL di Foggia;
b. un provvedimento di sequestro preventivo di beni per un valore fino all'ammontare del danno cagionato alla collettività di circa 1,6 milioni di euro. Allo stato, sono stati cautelati 27 fabbricati, 48 terreni, 8 autovetture, 27 conti correnti bancari e quote di 3 società.




STAMINA: PRENDERE O LASCIARE

di Alberto De Marchis

Stamina muove e smuove tumultuosamente gli animi. Sembrerebbe che le infusioni agli Spedali Civili di Brescia siano state interrotte dopo che il comandante dei Nas, generale Cosimo Piccinno, nel corso di un’audizione in commissione Sanità del Senato per l’indagine conoscitiva sul caso Stamina, ha segnalato la presenza nel laboratorio bresciano di un biologo abilitato alla professione, ma non iscritto all’Albo come invece obbligatorio per legge.

 All’indomani dell’audizione del comandante dei Nas nella commissione di Palazzo Madama lo scorso 5 febbraio, Belleri chiede per mail a Vannoni di documentare l’iscrizione della Molino all’Albo dei biologi.

Ormai da mesi si sta svolgendo una vera e propria battaglia contro il metodo stamina. Mentre i malati muoiono, mentre le famiglie con bambini piccoli e malati rimangono appesi ad una flebile speranza, ci si aggrappa con le unghie e con i denti a cavilli impossibili. Non bisogna assolutamente bloccare la coltura di cellule di 3 donatori già conservate in laboratorio.

 "Ieri si è espresso il giudice di Trapani – afferma ha affermato Vannoni – e oggi sia Erica Molino sia Manuela Martano erano in laboratorio a Brescia, impegnate nella coltivazione di cellule»

Intanto Nature, che precedentemente aveva attaccato Mauro Ferrari, presidente designato del nuovo comitato chiamato a esprimersi sul metodo Stamina, col senno del poi rivisita le sue dichiarazioni.

Stamina finisce nell'occhio del ciclone quando inizia ad incontrare il settore Pubblico. Quando, cioè, Vannoni e Andolina, riescono a portare agli Spedali civili di Brescia, il trattamento originale di Stamina. Viene legittimato l’uso delle cellule trattate secondo le procedure di Vannoni all’interno di una struttura sanitaria nazionale. Tutto avviene nei margini di una convenzione tra Vannoni e la Regione Lombardia, che apre al professore la possibilità di somministrare le proprie staminali in qualità di cure compassionevoli.

Ma sul nome "Medestea" c'è qualcosa che odora di business, lo stesso business di privati che contrasta il metodo stesso. I conflitti d'interesse sono il fango chè stato gettato addosso ad un metodo che andrebbe velocemente messo alla proova come sostanzialmente ammesso anche da Camillo Ricordi per verificarne la reale efficacia. Speriamo non si stia giocando sulla pelle dei malati che vogliono guarire da malattie incurabili. I conflitti d'interesse e la fame di business sono il veleno dei malati. 

Medestea, che si occupa di commercializzare integratori e prodotti cosmetici, ma anche, a quanto pare, di cellule staminali. E se Medestea finanziasse Stamina perché intenzionata, in un futuro prossimo, ad aprirsi al mercato delle staminali in Cina? O ci si concentra sul pubblico oppure sul privato. 

Al metodo Stamina dovrebbe essere concessa una opportunità dal "pubblico". Prendere o lasciare, al nuovo comitato l'ardua sentenza.

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CRISI: PIU' TURISTI STRANIERI CHE ITALIANI NEL BELPAESE

Redazione

Nel 2013 si è verificato nel Belpaese uno storico sorpasso della presenza di turisti stranieri rispetto agli italiani che sono stati costretti a rimanere a casa per colpa della crisi. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi dieci dell’ anno in occasione dell’apertura della Borsa Internazionale del Turismo (Bit) che si svolge dal 13 al 15 febbraio. Il sorpasso – sottolinea la Coldiretti – è stato determinato dal crollo delle presenze di turisti italiani che sono calate dell’8,3 per cento mentre quelle degli stranieri sono rimaste pressoché stabili con un leggera flessione dello 0,3 per cento. Il risultato è che – precisa la Coldiretti – le presenze di turisti stranieri sono saliti in percentuale al 50,1 per cento come non accadeva dal 1958 ovvero dall’anno in cui l’Istat ha iniziato a rilevare anche la componente turistica extra-alberghiera. Si tratta di una tendenza che – continua la Coldiretti – si ripercuote anche sui comportamenti di acquisto con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri in vacanza in Italia destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per acquistare prodotti alimentari e bevande tipiche. Un aspetto che – prosegue la Coldiretti – è particolarmente apprezzato dai turisti stranieri che visitano l’Italia anche perché il Belpaese è leader mondiale nel turismo enogastronomico con il maggior numero di prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) riconosciuti in Europa, ben 4698 i prodotti alimentari tipici presenti sul territorio nazionale che sono ottenuti secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni ma anche il maggior numero di aziende agricole che coltivano biologico (circa 50mila). La presenza degli stranieri – conclude la Coldiretti – è infatti risultata in crescita anche negli oltre 20mila agriturismi italiani secondo Terranostra che evidenzia il fatto che a far aumentare le presenze dalle’stero oltre alla cucina è anche l’aspetto ambientale e paesaggistico che l’Italia è in grado di offrire.

 




L'ITALIA FRANA: PIOVE IL DOPPIO DEL NORMALE

Redazione

In Italia è caduta piu’ del doppio della pioggia (+107%) rispetto alla media del periodo a gennaio con le precipitazioni violente ed intese della prima decade del mese di febbraio che hanno peggiorato la situazione. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti, sulla base dei dati Ucea, che lancia l’allarme per i terreni saturi di acqua con il rischio frane in un Paese dove l’82% dei comuni ha parte del territorio a rischio idrogeologico. Nel mese di gennaio – sottolinea la Coldiretti – è caduta il triplo di pioggia in piu’ rispetto alla media al nord (+200%), piu’ del doppio al Centro (+119 per cento) con picchi del 168% in Toscana e il 12 % in piu’ anche nel Mezzogiorno. Siamo di fronte – sostiene la Coldiretti – ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si sono manifestati con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi, ma intense con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Servono le opere infrastrutturali per la raccolta e la regimazione delle acque, ma a questa situazione – conclude la Coldiretti – non è certamente estraneo il fatto che un modello di sviluppo sbagliato che ha tagliato del 15 per cento le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) che vengono abbandonati o occupati dal cemento.

 




RENZI AL POSTO DI LETTA: L'UNICA STRADA PERCORRIBILE

di Paolo Quinto

Credo che un Governo Renzi sia in questo momento una strada percorribile e obbligata. Non si tratta di staffetta come molti erroneamente dicono ma di mutamento del quadro politico nel quale entrerebbero in maggiornaza Sel e parte dei dissidenti M5s. Ho sempre sostenuto, fin dal primo giorno post elettorale che l'unica strada erano le riforme brevi e poi il voto, oggi rimango della stessa idea.

Se Renzi sarà in grado con la sua azione di Governo di portare a compimento quelle minime riforme necessarie bene. L'alternativa a questo schema oggi è votare subito con un proporzionale secco ed un'unica preferenza, il che sarebbe un suicidio politico. La politica vince sempre, e consiglio ai tanti esegeti di meditare prima di lanciarsi in sterili congetture che puntualmente i fatti smentiscono.

In politica non c'è posto per i talebani integralisti e quando essi trovano posto allora sì che si assiste alla fine della politica. Per fortuna Renzi, il quale storicamente non proviene da movimenti extraparlamentari ma da solide scuole di partito, ha di questi esegeti la mia stessa opionione (almeno su questo).




GIUSSANO, MINORI CONTESI: SGOZZA I SUOI DUE FIGLI DI DUE E OTTO ANNI E POI TENTA IL SUICIDIO

Redazione

Giussano (MO) – Una tragedia finita in carneficina in Brianza. Un uomo di 37 anni, Michele Graziano, ha sgozzato i due figli (una femmina di 8 anni e un maschio di 2). E' stato poi ricoverato e operato all'ospedale San Gerardo di Monza perché avrebbe tentato il suicidio. E' piantonato con l'accusa di duplice omicidio. L'assassinio si è consumato in via IV novembre a Paina, una frazione di Giussano (Monza Brianza). Il 37enne, cassiere, si stava separando dalla seconda compagna.

Il padre, stando a una prima ricostruzione, aveva convinto l'ex compagna ad affidargli Thomas ed Elena per qualche ora e li aveva portati in un appartamento dismesso, senza neppure la corrente elettrica, dal quale stava traslocando. 

Dopo aver ucciso i figli con un coltello da salumi con una lama di circa dieci centimetri, ha telefonato al fratello, che avrebbe subito dato l'allarme chiamando i soccorsi e i carabinieri, e ha tentato poi di suicidarsi con la stessa arma. Poco dopo è giunta sul posto, allertata dai carabinieri, la mamma di Thomas, la 24enne Valentina Neri. L'ex compagno avrebbe dovuto riportargli i bambini alle 20 ma non si era presentato.

Graziano è un cassiere della Esselunga di Lissone (Monza Brianza) e aveva avuto i due figli da due donne diverse. Entrambe sono state sentite dagli inquirenti. 

L'uomo, secondo alcuni testimoni, era depresso e aveva già tentato il suicidio. 

Avvocato: "Faticava a pagare alimenti" – "Si era separato poco prima di Natale senza grandi traumi, se non le classiche problematiche che si creano tra marito e moglie in fase di separazione – è questo il commento dell'avvocato di Graziano – . Era preoccupato di non poter dare ai figli tutto il necessario, faticava a pagare gli alimenti, ma nulla di più. Anche le due mamme dei bimbi sono donne assolutamente normali, nulla da dire".

Vicini: " Niente urla" – I vicini dell'appartamento del massacro, una palazzina anni '70 di mattoni rossi, non hanno sentito urla. La madre del bimbo più piccolo, Valentina Neri di 23 anni, è accorsa disperata sul luogo della tragedia ed e' stata portata via dai carabinieri sotto shock.




PRATO: BOTTE E MALTRATTAMENTI AI GENITORI PER AVERE I SOLDI PER LA DROGA

Redazione

Carmignano (PO) – Ieri mattina i Carabinieri della Stazione di Carmignano (PO), in collaborazione con i colleghi di Poggio a Caiano (PO), in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Prato, hanno tratto in arresto un 29enne residente a Carmignano, pluripregiudicato, tossicodipendente, ritenuto responsabile dei reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni, atti persecutori ed estorsione.

I militari hanno accertato che l’uomo, mediante condotte reiterate nel tempo, molestava, ingiuriava e percuoteva i propri genitori, al fine di ottenere il denaro necessario per l’acquisto di stupefacenti, rendendo la situazione insostenibile per la propria famiglia.

La denuncia presentata dalle vittime e la segnalazione fatta alla magistratura, che ha condiviso le risultanze investigative degli uomini dell’Arma, hanno portato all’emissione del provvedimento che è stato prontamente notificato ed eseguito a carico dell’interessato.

L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato associato alla locale Casa Circondariale a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. 




REGGIO CALABRIA E NEW YORK CITY, NDRANGHETA E MAFIA: SCATTATA L'OPERAZIONE ITALO AMERICANA "NEW BRIDGE"

 

 

Le video immagini dell'operazione

 

Redazione

Reggio Calabria – Ieri, la Polizia di Stato (Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine e Squadra Mobile di Reggio Calabria), a seguito di complesse indagini,  ha dato esecuzione al decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria.
L’indagine, che ha disvelato un’organizzazione criminosa dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti del tipo eroina e cocaina, è stata caratterizzata dalla sinergia tra Autorità Giudiziarie e Investigative Italiane e Statunitensi, nella specie del U.S. Department of Justicee e Federal Boureau of Investigation, e si è sviluppata, sin dall’inizio, in un costante scambio informativo e di proficua collaborazione mediante attività rogatoriali tempestivamente poste in esecuzione grazie al prezioso apporto dell’Ufficio del Magistrato di Collegamento presso l’Ambasciata degli Stati Uniti d’America a Roma.
In particolare, è stata data esecuzione al provvedimento di fermo di indiziati di delitto, emesso in data 5 febbraio u.s. dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti dei sottoindicati soggetti accusati, a vario titolo, di aver preso parte ad un’organizzazione transazionale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo eroina e cocaina tra la Calabria e l’America, avente come riferimento la famiglia di ‘ndrangheta degli URSINO di Gioiosa Jonica (RC) e quella mafiosa siciliana dei GAMBINO di New York City, collegata ad un altro gruppo mafioso armato insediatosi nel territorio di Montefalcone di Val Fortore (BN) e zone limitrofe avente lo scopo di commettere una serie di delitti in materia di armi, contro il patrimonio, la vita e l’incolumità individuale, nonché il commercio di sostanze stupefacenti:

1.    BRILLANTE Carlo, nato a Montefalcone di Valfortore (BN) il 7 ottobre 1965;
2.    CARROZZA Nicola, nato a Marina di Gioiosa Ionica il 24 aprile;
3.    CAVOTO Daniele, nato a Benevento il 21 maggio 1986;
4.    GERANIO Domenico, nato a Locri (RC) il 1° luglio 1982;
5.    IENCO Cosimo, nato a Monroe (U.S.A.) il 29 novembre 1991;
6.    IGNELZI Eugenio, nato in Montreal (Canada) il 31 gennaio 1976;
7.    LACATUS Daniel, nato in Romania il 7 novembre 1974;
8.    MARANDO Cosimo, nato a Gioiosa Ionica (RC) il 3 ottobre 1932; 
9.    MEMMOLO Andrea, nato a Benevento l’11 settembre 1986;
10.    MORABITO Giovanni, detto “u’Scassaporti”, nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 26 ottobre 1952;
11.    PARRELLI Vincenzo, nato a Locri (RC) il 22 ottobre 1971;
12.    PISCIONERI Carlo, nato a Marina di Gioiosa Ionica (RC) il 9 agosto 1969;
13.    SIMONETTA Nicola Antonio, nato a Gioiosa Ionica (RC) il 6 luglio 1949;
14.    TAMBURELLO Antonino Francesco, detto “Nick”, nato a Partanna (TP) il 7 febbraio 1969;
15.    URSINI Mario, nato a Gioiosa Ionica (RC) il 20 aprile;
16.    URSINO Francesco, nato a Gioiosa Jonica (RC) il 26 dicembre 1982;
17.    VONELLA Francesco, nato a Catanzaro il 23 gennaio 1987;

Le fasi genetiche delle indagini, avviate dal mese di aprile del 2012 congiuntamente da codesto Servizio e da questa Squadra Mobile, si dipanano da un incontro avvenuto a Brooklyn (U.S.A.) tra  LUPOI Franco ed il  suocero SIMONETTA Nicola Antonio,  indicato quale organico di un potente gruppo criminale della Calabria avente come base logistica Marina di Gioiosa Jonica, nel corso del quale si programmava la gestione un vasto traffico internazionale di sostanze stupefacenti tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America, attraverso il porto di Gioia Tauro.

Dopo l’incontro di Brooklyn, grazie alle numerose intercettazioni telefoniche avviate sulle utenze riferibili all’entourage familiare di LUPOI Franco e SIMONETTA Nicola Antonio, emergeva il piano criminale del SIMONETTA, atteso che, dopo il suo rientro in Italia, egli aveva immediatamente avviato una serie di “singolari” contatti con alcuni parenti di suo genero, nonché con URSINO Francesco – figlio del noto URSINO Antonio, ‘alias “Toto”, nato a Gioiosa Jonica l’8 novembre 1949, capo ‘ndrangheta attualmente detenuto – al fine di predisporre la rete necessaria per l’approvvigionamento di droga da inviare in America.

Fin dalle fasi iniziali delle indagini è emersa le figura di PARRELLI Vincenzo, cugino di LUPOI Franco, il quale era in contatto col predetto SIMONETTA per accordarsi circa il traffico di stupefacenti.

Il contesto di riferimento ruota principalmente attorno all’area di Gioiosa Jonica e buona parte dei personaggi indicati sono legati direttamente o indirettamente ad una organizzazione di tipo ‘ndranghetistico che fa capo alla cosca URSINO; difatti, l’indagine ha consentito di individuare un legame, a doppio filo, tra famiglie di ‘ndrangheta, con particolare riguardo alla citata famiglia di Gioiosa Jonica e alcuni personaggi italo-americani, insediati a New York City, di chiara estrazione mafiosa.

In questo senso, è stato fondamentale per l’avvio delle indagini il contributo di un Agente Statunitense sotto copertura, il cui pseudonimo era quello di “Jimmy”, che grazie a un suo fiduciario, è riuscito a infiltrarsi nelle cosche newyorkesi ed a intrecciare rapporti con LUPOI Franco. Ciò ha consentito di svelare un’attività diretta ad assicurare un’esportazione di sostanza stupefacente del tipo eroina dalla Calabria a New York.

In questo senso, i personaggi calabresi hanno posto in essere operazioni funzionali al reperimento di eroina da mettere a disposizione dei partners statunitensi, acquistando stupefacente del tipo eroina sia nel versante Jonico-Reggino, dalla nota famiglia di ‘ndrangheta dei MORABITO di Africo (RC) facente capo a MORABITO Giovanni detto “U Scassaporti”, che nel Nord Italia.

E’ stato di fondamentale importanza il sequestro di un chilo e mezzo di eroina, avvenuto a Reggio Calabria il 27 agosto 2012, che URSINO, LUPOI e GERANIO Domenico consegnavano all’agente Jimmy, nella veste di interposta persona o comunque di ausiliario di Ufficiali di P.G. nominati agenti sotto copertura ai sensi dell’art. 9 Legge 146/06 dalla Direzione Centrale Servizi Antidroga (D.C.S.A.), a seguito dell’avvenuto pagamento di un corrispettivo pari a 30.000. 

Una seconda tipologia di attività ha permesso, in maniera inequivocabile, di individuare le modalità fattuali con le quali importare lo stupefacente del tipo cocaina attraverso il calabrese CARROZZA Nicola; questi, infatti, aveva preso parte ai dialoghi dai quali si evince che URSINO avrebbe elargito un prestito di poche migliaia di euro a PISCIONERI Carlo, un imprenditore nel settore ittico, al fine di aderire al loro progetto. In buona sostanza l’intendimento dei sodali era quello per cui sarebbe stata allestita una attività commerciale (lecita) che doveva fungere da schermo per la importazione e ciò mediante una impresa dedita al commercio di prodotti ittici.

Va evidenziato che la creazione di un canale per l’importazione in Italia di cocaina vedeva sempre come protagonisti, sul fronte americano, LUPOI Franco e, sul fronte italiano, tra gli altri URSINO e GERANIO. In quel contesto, LUPOI, nei periodi in cui si trovava negli Stati Uniti, si serviva di tale PARRELLI Rocco per fungere da “ambasciatore” dei messaggi afferenti il programmato traffico. 

Secondo il programma criminoso, le famiglie calabresi avrebbero acquistato circa 1 milione di euro di cocaina. La droga sarebbe dovuta partire da un mercantile della Guyana per arrivare a Gioia Tauro, stivandola in partite di pesce surgelato.

Un importante riscontro circa il reale oggetto delle trattative è stato offerto da un’operazione di polizia (avvenuta tra il 12 e il 19 novembre 2012), posta in essere in Malesia che ha inciso sull’iter dell’organizzazione della fornitura di droga ostacolando i “programmi” dell'organizzazione italiana e di quella americana in quanto sono stati  sequestrati di circa 76 kg lordi di cocaina in Malesia nei confronti di esponenti dell'organizzazione fornitrice di cocaina della Guyana.
A seguito dell’arenarsi delle attività dirette all'importazione di cocaina attraverso il canale della Guyana, le indagini permettevano di individuare ulteriori proiezioni del traffico internazionale di stupefacenti.
 E invero gli esponenti della famiglia di New York, in particolare LUPOI e VALENTE Raffaele, facevano giungere in Italia, nel mese di aprile del 2013, un loro conoscente di nome TAMBURELLO Francesco Antonio, detto Nik, che, in quel periodo, era stato espulso dagli Stati Uniti d’America. Il coacervo indiziario permetterà di dimostrare come LUPOI e VALENTE abbiano “affidato” il TAMBURELLO  ad un’organizzazione criminosa di stanza nel territorio beneventano finalizzata non solo a commettere reati in materia di stupefacenti. In questo contesto, poi, è emerso un collegamento tra il gruppo criminoso di Gioiosa Jonica (RC) e quello beneventano che è stato rafforzato al punto che i singoli associati sono stati sottoposti a un vincolo più profondo, contrassegnato da affiliazioni e riti tipici di quelli di stampo mafioso.

L’indagine ha permesso di dimostrare chiaramente il ruolo di TAMBURELLO di fungere da collante con i più svariati gruppi criminosi e di sfruttare le proprie pregresse frequentazioni in altrettanto criminosi ambienti americani dove aveva potuto condividere gli stessi interessi. E d’altronde non è un caso se il predetto riusciva a interloquire con personaggi in contatto con narcotrafficanti sudamericani. In questo contesto deve essere messo in risalto il viaggio del TAMBURELLO alle Bahamas (settembre 2013), utilizzando la copertura economica che avrebbero assicurato LACATUS Daniel e un tale “Angelo” (poi identificato in HALILI Bledar) per acquistare il biglietto aereo,  al fine di poter stringere accordi con fornitori di stupefacenti.
A seguito del viaggio alle Bahamas, TAMBURELLO manteneva i contatti sia con i beneventani che con i calabresi ed, a partire dal 21 settembre 2013, egli tramite LUPOI, cominciava a intrattenere rapporti anche con PARRELLI Vincenzo, fino a recarsi in Calabria, a Gioiosa Jonica, insieme ad IGNELZI Eugenio,  il successivo 26 settembre, per mettere in atto i propri progetti criminosi.
Le attività di indagine hanno fatto emergere altresì i connotati mafiosi dell’associazione facente capo a BRILLANTE Carlo. In alcuni dialoghi intercettati, uno degli appartenenti al gruppo “beneventano”, VONELLA Francesco faceva riferimento a un giuramento di sangue esistenti all’interno del gruppo ed indicava i personaggi di spicco del clan in BRILLANTE Carlo, VALENTE Raffaele e AMABILE Michele. Il VONELLA, poi, addirittura parlava di simboli per il riconoscimento degli adepti al gruppo, quali un anello, un “collanone” e un bracciale.

Occorre sottolineare che nel provvedimento di Fermo sono confluiti gli esiti della Commissione Rogatoria richiesta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria al U.S. Department of Justice di New York City, volta a potere disporre del materiale acquisito dall’agente sotto copertura Jimmy.

In parallelo, negli Stati Uniti, sono stati eseguiti provvedimenti di cattura per il reato di riciclaggio nei confronti di 7 persone residenti in New York e precisamente:
Charles Centaro (riciclatore legato alla famiglia Gambino)
Franco Lupoi (trafficante di stupefacenti legato alla famiglia Gambino e in collegamento diretto con la famiglia Ursino)
Charles Fasarakis (funzionario della Alma Bank di New York)
Dominique Ali (riciclatore collegato a Lupoi e alla famiglia Gambino)
Alexander Chan (mediatore per gli acquisti di cocaina per conto di Lupoi e del cartello sudamericano)
Valente Raffaele (sodale di Lupoi legato ai Gambino, responsabile della costituzione del sodalizio mafioso in provincia di Benevento)
Freddy (fornitore delle partite di eroina e mediatore per gli acquisti di cocaina con il cartello sudamericano)
verranno eseguiti i provvedimenti di cattura di alcuni personaggi della organizzazione di New York City, emessi della Magistratura Americana.
 




PALERMO: RAPINARONO E FERIRONO UN IMPIEGATO PUBBLICO

Redazione

Palermo – Agenti della Polizia di Stato, appartenenti alla sezione "investigativa" del Commissariato P.S. "S.Lorenzo", hanno eseguito un provvedimento di "fermo", già convalidato dall'Autorità Giudiziaria, nei confronti di Di Mino Giuseppe, 41enne palermitano di via Castellana e Lauria Giuseppe, 33enne palermitano, formalmente residente a Limbiate (MI), poiché ritenuti responsabili dei reati di rapina aggravata in concorso, lesioni personali dolose aggravate, detenzione e porto di oggetto atto ad offendere e violenza privata.

I due dovranno rispondere di una rapina, connotata da una violenza inusitata, compiuta, in danno di un impiegato pubblico, lo scorso 22 novembre in una nota arteria cittadina.

Violenti rapinatori e serafici clienti di un bar cittadino: per due malviventi palermitani, il passaggio tra le due condizioni apparentemente inconciliabili è stato rapido ma, alla fine, è costato loro l'identificazione e quindi l'arresto da parte della Polizia di Stato.

Intorno alle 21:00 del 22 novembre scorso, armati di coltello e pronti a tutto pur di racimolare denaro, i due malviventi affrontarono in via Croce Rossa un impiegato quando questi si trovava all'interno dell'abitacolo della sua vettura.

Dapprima i malviventi gli impedirono la marcia, parcheggiando la loro vettura dinanzi a quella del malcapitato e successivamente aprirono lo sportello e lo ferirono con colpi di coltello alla mano ed al volto.

Tutto per ottenere il portafogli della vittima che, pur ferito e svantaggiato dalle condizioni di luogo e dall'inferiorità numerica, riuscì a reagire, ferendo alla mano uno degli assalitori.

A distanza di qualche ora dall'accaduto, una volante della Polizia di Stato ritrovò il portafogli della vittima su un marciapiede non distante e limitrofo ad un bar tabacchi.

I poliziotti, alla ricerca di elementi utili alla identificazione dei malviventi, pensarono di trarre delle indicazioni dalla visione delle immagini delle telecamere esterne degli esercizi di zona.

Non pensavano certamente, gli agenti, di risalire direttamente ai rapinatori grazie alle telecamere interne del bar.

Di Mino e Lauria, subito dopo la rapina, avevano fatto ingresso nei locali del bar tabacchi per consumare un caffè, incuranti dell'attenzione che la sanguinante ferita alla mano di uno dei due avrebbe potuto suscitare sui presenti.

Con furbizia e sfacciataggine, alle inevitabili domande su cosa fosse accaduto, i malviventi avevano risposto di essersi feriti durante una rapina, invertendo in tal modo i termini della realtà.

Le immagini delle telecamere che hanno dato conto di come uno dei due, Lauria, tentasse di tamponare la ferita alla meno peggio con un fazzoletto, hanno consentito la piena identificazioni dei rapinatori.

I due, inizialmente irreperibili presso i rispettivi domicili, sono stati catturati dalla Polizia di Stato dopo una serie di appostamenti e pedinamenti nei luoghi di principale frequentazione.

Non è da escludere che stessero preparandosi ad abbandonare il capoluogo per sottrarsi alla temuta cattura.




ITALIA – STATI UNITI: FIUMI DI DROGA

Redazione

Un legame a doppio filo univa da anni la famiglia mafiose dei Gambino di New York, negli Stati Uniti, e la 'Nrangheta calabrese, in particolare le famiglie degli Ursino e dei Simonetta, di Gioiosa Jonica.

Grazie all'esito positivo di una vasta operazione denominata "New bridge", fatta di intercettazioni telefoniche, ambientali e dall'attività di agenti sotto copertura, questa mattina sono stati spezzati i rapporti tra la criminalità organizzata italiana e d'oltreoceano.

I 26 arresti sono stati eseguiti contemporaneamente, in diverse città italiane dagli uomini del Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato e dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, mentre negli negli Stati Uniti sono stati sono entrati in azione gli uomini dell'Fbi. Altre 18 persone sono invece indagate in stato di libertà.ù

L'indagine è frutto di un lavoro avviato nel 2012 dallo Sco nell'ambito del protocollo d'intesa denominato "Progetto Pantheon", siglato fra Italia e Stati Uniti con lo scopo di contrastare la criminalità organizzata transnazionale.

Le accuse, ipotizzate a vario titolo nei confronti degli indagati, vanno dall'associazione per delinquere di tipo mafioso all'associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, dallo spaccio al riciclaggio e altri reati.

L'indagine ha svelato il tentativo delle 'ndrine di far giungere in Italia un imponente quantitativo di cocaina proveniente dai potenti cartelli narcos del Centro America, con basi logistiche nel Sud (Guyana) e in Italia, a Gioia Tauro.

Anche dall'Italia si preparavano spedizioni di eroina per gli Stati Uniti; fonti di approvigionamento sono state individuate ad Africo, in provincia di Reggio Calabria, in particolare presso un esponente della famiglia Morabito detto "U scassaporte".

La cocaina, invece, arrivava dall'America in forma liquida all'interno di barattoli di frutta confezionata da una società guyanese, a cui lo scorso novembre era stato sequestrato un carico di oltre 70 chili.

Per l'attività internazionale, la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, titolare delle indagini, si è avvalsa dell'attività della Direzione centrale per i servizi antidroga e del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (Scip).

Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, si è complimentato con il capo della Polizia, Alessandro Pansa, per la brillante operazione antimafia.

"Un'attività svolta congiuntamente dalla nostra Polizia di Stato e dall'Fbi – ha detto il ministro Alfano – che conferma l'impegno e la qualità dei risultati raggiunti nell'azione di contrasto alle più pericolose forme di associazioni criminali di stampo mafioso".




PALERMO: SCATTATE LE MANETTE PER L'EX COMMISSARIO STRAORDINARIO DELL'ASP PALERMO PER TURBATIVA D'ASTA IN CONCORSO

Redazione
Palermo
– In data odierna e stata eseguita l'ordinanza di arresti domiciliari a carico del dr. Salvatore Cirignotta, ex commissario straordinario e direttore generale de|l’Asp di Palermo, e di Carlo Carollo, procuratore della s.p.a. FATER per Ia Sicilia e la Campania. L’ordinanza è stata emessa il 3 febbraio 2014 dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo che ha emesso l’ordinanza, su conforme richiesta della Procura della Repubblica, per il reato di turbativa d’asta in concorso.
L’indagine é stata avviata il 31 gennaio 2013 allorché il Presidente della Regione Siciliaria, on. Rosario Crocetta, e l’assessore Regionale alla Salute, Lucia Borsellino, denunciarono alla Procura
della Repubblica un grave episodio di interferenza, verificatosi poco tempo prima, nei confrontidei componenti della commissione aggiudicatrice della gara di appalto gestita da|l’A.S.P. diPalermo avente ad oggetto Ia fornitura quinquennale di materiale d’assorbenza per un importo di
50 milioni di euro.

Dalle indagini svolte è emerso che il dott. Cirignotta ha cercato, com varie modalità ed in tempi diversi, di orientare sin dall’inizio il risultato della gara a favore della societa FATER spa, nonostante la diversa conclusione raggiunta unanimemente dai commissari esaminatori.
Le dichiarazioni dei componenti Ia commissione sono state pienamente riscontrate dalla documentazione rinvenuta nel corso di perquisizioni presso i due indagati.

Le indagini sono state svolte dai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Palermo, che hanno anche provveduto alla esecuzione della misura, coadiuvati dai competenti reparti territoriali.