VARESE: DONNA ACCOLTELLA AL PETTO IL CONVIVENTE E POI SI METTE IN POLTRONA A GUARDARE SANREMO

Redazione

Varese (MI) – Ormai succedono delle assurdità. quello che può partorire la mente umana è davvero diabolico. Una donna la scorsa notte ha accoltellato al petto il convivente durante una lite nel loro appartamento a Varese e quando e' intervenuta la polizia, che l'ha arrestata con l'accusa di tentato omicidio, era tranquillamente seduta in poltrona e stava guardando il Festival di Sanremo in tv. Il convivente, di 43 anni, e' stato soccorso dal personale del 118 e ricoverato all'ospedale di Circolo di Varese. Ha riportato una ferita al petto, ma le sue condizioni non sono gravi.




PRATO: SCIVOLA GIU' NEL FIUME

Redazione

Prato – Ieri pomeriggio, alle ore 17.50 circa, un equipaggio delle Volanti è stato inviato in via di Canneto per segnalazione di un anziano disteso a terra con difficoltà a rialzarsi. Rapidamente sul posto, inizialmente gli Operatori della Polizia di Stato non riuscivano a rintracciare la persona segnalata, effettuando una vasta battuta di ricerca lungo la pista ciclabile del fiume Bisenzio che aveva successo quando, a circa trecento metri di distanza dal ponte Datini, si è intravista la figura dell'anziano, per metà immerso nell'acqua del fiume.

Gli Agenti, unitamente a personale sanitario del 118 fatto nel frattempo convergere in zona, sono riusciti con non poca fatica ad estrarre dall'acqua e alzare di peso l'anziano, successivamente risultato essere un settantatreenne pratese, quindi a riportarlo sul greto e poi sull'attigua pista ciclabile, appurando che l'uomo presentava anche una ferita alla testa, verosimilmente prodotta dall'accidentale caduta terra, per poi essere trasportato presso il locale Ospedale per la prosecuzione delle cure del caso, provvedendosi ad avvisare la moglie e riconsegnandole il loro cane, con il quale il marito era uscito nel pomeriggio.




MESSINA, ESTORSIONI E RAPINE: DURO COLPO AI CINGALESI

Redazione

Messina – Una banda di immigrati dello Sri Lanka che terrorizzava i connazionali con estorsioni e rapine è stata scoperta a Messina da polizia e carabinieri, che hanno arrestato 8 persone durante l'operazione "Katana".

I criminali, tutti cingalesi tra i 28 e i 45 anni, sono accusati di associazione per delinquere finalizzata a rapine, estorsioni, minacce, lesioni e violenza privata.

L'indagine è iniziata dopo la denuncia presentata il 16 settembre 2011 da un cingalese che era stato rapinato di una collanina d'oro da un gruppo di connazionali.

Altre aggressioni si sono verificate anche tra ottobre 2012 e gennaio 2013. Nell'agosto 2012 un immigrato dello Sri Lanka, titolare di un negozio nella zona nord di Messina si era rifiutato di sottostare alle richieste di denaro e per questo era stato raggiunto nel suo negozio da una quindicina di persone e picchiato con catene, mazze, coltelli e bottiglie di vetro.

In un'altra occasione un cingalese era stato pestato in una spedizione punitiva dopo aver testimoniato sull'aggressione subita da un connazionale.

Alcune delle vittime avevano deciso di farsi giustizia da sé e avevano organizzato una rappresaglia contro la banda di compatrioti.

Il gruppo criminale disponeva di uomini sempre pronti ad agire in gruppo, spesso a bordo di autovetture e motocicli e armati di ogni tipo di strumento.




BRINDISI: SCOPERTA LA DROGA GRAZIE ALL'AGENTE A QUATTRO ZAMPE WARREN

Redazione

Brindisi – Nella mattinata di ieri 18 febbraio, nell'ambito delle attività di questa Squadra Mobile finalizzate a contrastare e a prevenire la commissione dei reati in genere, con particolare riferimento a quelli di tipo predatorio, durante l'espletamento di appositi sevizi di controllo del territorio, personale dipendente effettuava alcune perquisizioni domiciliari in diverse zone cittadine.

Una di queste, effettuata nel quartiere Commenda, sortiva esito positivo, in quanto, presso l'abitazione di un giovane di anni 20, a seguito di attenta ispezione, effettuata con l'ausilio anche dell'unità cinofila, venivano rinvenuti oltre 2,5 Kg di haschish, suddiviso in panetti, alcune confezioni di marijuana ed una pistola calibro 6,35 con matricola abrasa, abilmente occultata sotto il comodino del giovane.

Lo stupefacente veniva rinvenuto grazie al fiuto del cane "WARREN", un pastore tedesco di anni quattro condotto dal conduttore Assistente della Polizia di Stato Cisternino Pierpaolo, in forza presso il Reparto Cinofili.

WARREN, prima di essere addestrato alla ricerca di stupefacenti, apparteneva ad un privato che, non potendolo più mantenere, aveva deciso di donarlo alla Polizia di Stato, convinto che le particolari doti del cane, sarebbero sicuramente tornate utili alle specifiche attività di polizia..

Espletate la formalità di rito il giovane, con piccoli precedenti penali, veniva quindi tratto in arresto con l'imputazione di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e detenzione illegale di arma ed associato presso la locale casa circondariale a disposizione del P.M. di turno.




NAPOLI: SCOPERTA CENTRALE DI DOCUMENTI FALSI

Redazione

Napoli – Gli agenti del Commissariato "Vasto – Arenaccia", a seguito di un'attenta e laboriosa attività d'indagine, hanno scoperto in un appartamento nel quartiere Barra una vera e propria centrale per la produzione di documenti e carte di credito falsificate.

A seguito di una perquisizione nell'appartamento, gli agenti hanno scoperto, in una borsa posta in un armadio della camera da letto, una stampante card laser termica digitale, con numerose schede bianche, alcune con banda magnetica, altre con banda magnetica e micro chip su entrambi i lati, schede argentate e dorate nonché adesivi trasparenti con impresso lo stemma della Repubblica Italiana e la dicitura "Repubblica Italiana Patente di guida", ed altro ancora. Su uno dei rulli dei nastri trasparenti inseriti all'interno della stampante vi erano impressi i "negativi" di dati relativi a patenti di guida e tessere sanitarie già stampate, nonché "negativi" relativi a varie carte di credito, per un totale di 20 tessere sanitarie, altrettante patenti e 13 tra carte di credito e bancomat.

Tutte le tessere sanitarie contenevano dati di persone realmente esistenti, mentre per le patenti alcune risultavano intestate a persone reali, mentre altre recavano intestazioni fittizie. In diversi casi la polizia ha appurato che patenti di guida e tessere sanitarie erano intestate alle medesime persone, per creare un "kit" completo da utilizzare per commettere reati, come ad esempio l'acquisto di prodotti tecnologici; in più occasioni si abbinava ulteriormente anche una carta di credito o una tessera bancomat. Il proprietario dell'appartamento, un 40enne con precedenti specifici per truffa, ricettazione, sostituzione di persona, possesso e fabbricazione di documenti falsi, associazione per delinquere, si è reso irreperibile ed è attivamente ricercato dalla polizia.




VADO LIGURE, TIRRENO POWER: LA TORRE A CARBONE POTREBBE AVER CAUSATO 400 MORTI

Redazione

Savona – "Dal 2000 al 2007 sarebbero da attribuire alle emissioni della centrale" a carbone Tirreno Power di Vado Ligure almeno "400 morti". Lo dice il procuratore capo di Savona, Francantonio Granero, in base a dati dei consulenti. "Senza la centrale di Vado – aggiunge il magistrato – tanti decessi non vi sarebbero stati".Sull'attività di Tirreno Power sono aperte da tempo due filoni d'inchiesta da parte della Procura, una per disastro ambientale e una per omicidio colposo. Secondo il procuratore ci sarebbero stati anche "tra i 1.700 e i 2.000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d'asma tra il 2005 e il 2012". I consulenti hanno mappato una zona di ricaduta delle emissioni ed hanno escluso come causa delle patologie il traffico automobilistico, altre aziende della zona e i fumi delle navi in porto. Il perimetro della mappa riguarda quasi tutta Savona, Vado, Quliano e Bergeggi e in parte Albisola e Varazze.Tre le persone indagate – Nell'inchiesta risultano indagati per disastro ambientale Giovanni Gosio ex direttore generale, dimessosi alcune settimane fa, e il direttore dello stabilimento Pasquale D'Elia. Ci sarebbe anche un terzo indagato di cui non si conosce il nome. Le consulenze della procura di Savona su Tirreno power sono "di parte" e non sono mai state sottoposte "a un contraddittorio". E' quanto afferma una nota dell'azienda secondo la quale "non si comprende quale sia stato il metodo di valutazione di esposizione agli inquinanti". "Tale mancanza di chiarezza è accompagnata dall'assenza della doverosa analisi di robustezza, di sensitività e quindi di affidabilità globale del metodo adottato. Anche per questo motivo non si può affermare in concreto alcun nesso di causalità", afferma.




STAMINA: TRA RIVELAZIONI, VERITA' E GLI ITALIANI CHE ASPETTANO DI CURARSI

Redazione

Importanti rivelazioni durante un audizione in commissione Sanità dove il presidente del comitato etico degli Spedali di Brescia Francesco De Ferrari ha parlato. Dall’Aifa non ci fu nessun ostacolo, il brevetto c’era. Nei primi dodici casi non ci fu alcun effetto collaterale.

I malati e le famiglie che intendono garantire ai propri figli il diritto alle cure compassionevoli stanno sempre di più unendo le forze e costituendosi in comitati pro – stamina che in Italia ormai proliferano a passo sostenuto e non intendono restare in silenzio

Ancora si cerca di far luce sul rapporto tra il Comitato etico, l’azienda ospedaliera Spedali Civili sul metodo Stamina approdato a Brescia il 9 giugno del 2011, quando con una delibera l’azienda mise le basi per una collaborazione con la Fondazione di Vannoni. Il primo agosto 2011 una lettera Aifa agli Spedali di Brescia comunicava ''che non c'erano ragioni ostative al trattamento Stamina''. Lo ha detto il presidente del comitato etico degli Spedali di Brescia, Francesco De Ferrari, rendendo noto che il comitato non aveva autorizzato l'uso della terapia, ma dopo la missiva Aifa ''aveva cambiato idea''.
Il 5 luglio 2011, ha spiegato De Ferrari in audizione in commissione Sanità al Senato nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul caso Stamina, ''il comitato etico si pronunciò e ritenne di non autorizzare l'uso della terapia cellulare Stamina, ribadendo che bisognava ricorrere alla produzione cellulare secondo le modalità Gmp, come già detto dall'Aifa''. In quella data dunque, ha sottolineato l'esperto, ''abbiamo detto 'no' all'azienda ospedaliera'' ma ''l'azienda ha a quel punto chiesto ulteriori chiarimenti per aggirare il nostro no''. Infatti, ''il comitato aziendale, dopo quella riunione, è andato avanti: il 29 luglio 2011, a firma del direttore generale dell'azienda – ha spiegato De Ferrari – è stata inviata una richiesta al dottor Tomino dell'Agenzia italiana del farmaco, dicendo che l'azienda riteneva di poter operare e chiedendo un parere per sapere se c'erano elementi ostativi'' a procedere con il trattamento Stamina. Il primo agosto, ''arriva la risposta di Tomino in cui si dice che il trattamento Stamina rientra nella classificazione di 'uso non ripetitivo' e si comunica che non si vedono ragioni ostative al trattamento, in attesa di ricevere ulteriore documentazione''. A questo punto, ''sulla scorta della missiva dell'Aifa – ha affermato De Ferrari – abbiamo cambiato idea, ma appunto sulla base del fatto che l'Aifa evidenziava che non c'erano condizioni ostative''. Ricostruendo la vicenda, l'esperto ha sottolineato che tutto è iniziato con una delibera dell'azienda Spedali di Brescia del 9 giugno 2011 in cui ''venne formalizzato l'accordo con Stamina per la sua attività''. Quindi venne investito di un parere il comitato etico. Successivamente, il 21 giugno 2011, il comitato scrisse una lettere all'Aifa ''chiedendo delucidazioni, anche perché la delibera faceva riferimento all'attività Stamina come in corso da tempo''.

Nei primi 12 casi nessun effetto avverso ''Nei primi 12 casi di pazienti trattati agli Spedali di Brescia con Stamina, non abbiamo registrato eventi avversi''. Così Carmen Terraroli, del comitato etico degli Spedali di Brescia, aggiungendo che in letteratura scientifica ''vi sono numerosi lavori su casi trattati con metodi analoghi a Stamina e senza effetti negativi''

Intanto Il Comitato Lombardia Pro Stamina ha pubblicato sul proprio gruppo Fb la raccolta firma per la proposta di legge a favore delle cure compassionevole. E in questo tumulto, la Regione Abruzzo scarica il metodo stamina. Ecco la nota del comitato:
i politici abruzzesi. Nei mesi scorsi, in più occasioni, la Regione Abruzzo si era espressa a favore delle cure compassionevoli con il Metodo Stamina, soprattutto dopo che la famiglia della piccola Noemi era stata ricevuta da Papa Francesco. La Regione Abruzzo sembrava voler accogliere l'appello di Papa Francesco.
Invece, cinque giorni fa la Regione Abruzzo ha fatto sapere, con un documento a firma del commissario ad acta Giovanni Chiodi e il sub commissario Giuseppe Zuccarelli, che non assumerà alcuna iniziativa «di nessun genere» prima di «un definitivo pronunciamento di carattere scientifico validato a livello ministeriale». Le aspettative dei malati vengono così buttate dalla finestra. La famiglia di Noemi – e quelle dei tanti altri come lei – illusa e poi disillusa.
Ai politici abruzzesi chiediamo quale "validazione" devono attendere, dal momento che qui non di sperimentazione si parlava ma di cure compassionevoli, che sono ben altra cosa rispetto ai trattamenti sperimentali.
Il Movimento Vite Sospese ribadisce che lotterà fino alla fine per difendere le cure compassionevoli ed esprime la propria vicinanza ai genitori della piccola Noemi e a tutti i malati gravissimi abruzzesi, che all'improvviso si sono visti lasciare soli da chi invece dovrebbe tutelarsi: le istituzioni.

E a proposito di istituzioni, in questo momento di caos istituzionale per l'Italia, vogliamo lanciare un appello al futuro presidente del Consiglio affinché venga posto a capo del dicastero della Salute una persona degna di ricoprire quell'incarico. Ora che i ministri stanno cambiando, non vorrete mica lasciarci ancora una persona che non è nemmeno in possesso della laurea, e che finora tutto ha dimostrato tranne di essere in grado di sapersi prendere cura della salute degli italiani, soprattutto di quelli gravissimi?

In allegato all'articolo nelle immagini, la prova che il protocollo è stato consegnato.

LEGGI ANCHE: 

STAMINA: PRENDERE O LASCIARE

 07/02/2014 STAMINA: CECCHI PAONE DOVREBBE SCUSARSI

 05/02/2014 STAMINA E CURE COMPASSIONEVOLI: 50 MILA FIRME PER UNA LEGGE CHE TUTELI IL DIRITTO ALLA CURA

 02/02/2014 STAMINA:CECCHI PAONE E LA SUA ARRINGA VERSO UNA MADRE CHE HA CURATO LA PICCOLA LUDOVICA CON IL METODO DI VANNONI

 29/01/2014 STAMINA, SPEDALI DI BRESCIA: I MEDICI SI RIFIUTANO DI SOMMINISTRARE LA TERAPIA E PIOMBA UNA DIFFIDA

 26/01/2014 STAMINA: LE FAMIGLIE DEI PAZIENTI SI COSTITUISCONO IN MOVIMENTO
 
 14/01/2014 STAMINA: UNA CONFERENZA STAMPA CHE NESSUNO VUOLE RICORDARE. UN TABU’ TROPPO GRANDE DA SCONFESSARE
 
 12/01/2014 STAMINA: INTRIGO DA PREMIO NOBEL E OCCASIONI SFUMATE
 
 09/01/2014 STAMINA E CURE COMPASSIONEVOLI: AGLI ATTI IL COMUNICATO DEL MINISTERO DELLA SALUTE CHIARIFICATORE
 
 01/01/2014 STAMINA: GIU' NEL TEVERE PER DIRE SI' AL METODO DI VANNONI
 
 28/12/2013 STAMINA: STAMPA SOTTO ACCUSA… CONTINUA LA MACCHINA DEL FANGO
 
 27/12/2013 STAMINA E IL GRANDE BLUFF MEDIATICO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 25/11/2013 STAMINA: POPOLO CONTRO ISTITUZIONI
 

 11/11/2013 STAMINA: APERTO IL VASO DI PANDORA

 

 25/10/2013 CASO STAMINA – GIU’ LA MASCHERA

 

 10/10/2013 STAMINA: UN GIALLO DALLA TINTA FORTE

 

 22/09/2013 CASO STAMINA: SOFIA, CI DISPIACE!

 

 15/09/2013 ROMA, CASO STAMINA: SEGNALI DALLA UE

 

 08/09/2013 ROMA, CASO STAMINA: BATTAGLIA UNIVERSALE

 

 31/07/2013 ROMA, SIT MONTECITORIO PRO METODO VANNONI: PER AGGRAPPARSI ALLA VITA CI VUOLE L'AIUTO DI TUTTE LE ISTITUZIONI





POZZOLENGO, BRESCIA: ACCUSATO DI ABUSARE DI UNA 16ENNE, PRESIDENTE DELLA COMUNITA' DI RECUPERO FINISCE IN MANETTE

Redazione

Brescia – I carabinieri di Brescia hanno arrestato Giovanni Bonomelli, imprenditore 62enne, fondatore della comunità di recupero per tossicodipendenti Lautari ed ex consuocero di Salvatore Ligresti. L'accusa è violenza sessuale ai danni di una ragazza 16enne ricoverata nella struttura di recupero che ha sede a Pozzolengo (Brescia). Con Bonomelli è finita in manette anche una sua presunta complice, Michela Righetti di 40 anni.




CASERTANO, DEPURATORI: DANNO ERARIALE DI 53 MILIONI DI EURO

Redazione

Napoli – Ammonta complessivamente a circa 53 milioni di euro il danno all'Erario accertato dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli nell'ambito di complesse indagini delegate dalla Procura Regionale della Corte dei Conti per la Campania, su disposizione dei Sostituti Procuratori Pierpaolo GRASSO e Ferruccio CAPALBO, in relazione alla mancata rifunzionalizzazione dei depuratori delle acque reflue gestiti da una "Spa" e alla conseguente inefficienza del complessivo sistema di depurazione. Ciò a fronte di un esborso di denaro pubblico pari ad oltre 235 milioni di euro.
Le minuziose indagini condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli , cui hanno contributo nella fase inziale anche i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Caserta, hanno ricostruito le complesse vicende che hanno portato nel 2006 all'avvio della concessione, in regime di project financing, alla società di scopo denominata "H. C. Spa".
Al fine di adeguare gli impianti ex PS3 (Piano Speciale n. 3) di Napoli Nord, Acerra, Napoli Ovest (Cuma), Area Casertana (Marcianise) e Foce Regi Lagni alla normativa ambientale, nel 2002 il Commissariato alle Bonifiche e Tutela delle Acque nella Regione Campania affidò il servizio utilizzando la procedura prevista dall'art. 37-bis della legge n. 109/1994 (project financing), per ottenere un duplice vantaggio: utilizzo di capitali privati per gli investimenti ; traslazione del rischio d'impresa sul concessionario.
Il CIPE, interpellato in merito, aveva sconsigliato il ricorso alla finanza di progetto, suggerendo, di converso, la formula dell'appalto/concorso, viste le modifiche normative in atto (Nuovo codice dell'ambiente, di cui al D.Lgs. n. 152/2006), la complessità del sistema depurativo nonché il fatto che il project financing "meglio si presta in caso di limitati vincoli territoriali ed amministrativi ".
Ciononostante, l'allora Commissariato alle Bonifiche e Tutela delle Acque nella Regione Campania decise di percorrere la "strada innovativa" della finanza di progetto e nel successivo luglio del 2003 l'A. composta da due società che poi avrebbero costituito la citata società di scopo "H. C. Spa" – si aggiudicò la concessione "per l'adeguamento e la realizzazione del sistema di collettore PS3 (…) l'adeguamento degli impianti di depurazione di Acerra, Cuma, Foce Regi Lagni, Marcianise, Napoli Nord, nonché la realizzazione o l'adeguamento degli impianti di trattamento dei fanghi".
Il Piano economico finanziario (PEF) prevedeva investimenti privati pari a complessivi 120 milioni di euro da destinare a rendere il processo depurativo conforme alla normativa ambientale.
Parallelamente la "H. C. Spa" riusciva altresì ad assicurarsi la gestione e l'incasso dei canoni sulle acque reflue per 15 anni, per un volume di introiti stimato in oltre un miliardo di euro.
Sui canoni delle acque reflue sono emerse nel corso delle indagini esperite dal Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli, una serie di significative anomalie, di seguito illustrate.
In sede di convenzione, innanzitutto, il Commissariato aveva inserito una clausola di salvaguardia in contraddizione con il ricorso alla finanza di progetto: l'erario si accollava, in caso di mancata riscossione dei canoni sulle acque reflue, tutto il rischio imprenditoriale, garantendo con risorse proprie il "volume dei ricavi attesi", pari a 62 milioni di euro annui. In tal modo, la società concessionaria non aveva alcuna convenienza nell'intraprendere azioni nei confronti dei Comuni morosi, in quanto la differenza, tra l'incassato e i ricavi attesi sarebbe stata garantita dalla Regione Campania.
Dalle indagini svolte dai Finanzieri è di contro emerso come il calcolo del volume di ricavi attesi (62 milioni di euro) fosse stato sovrastimato, a causa della storica morosità dei Comuni interessati, dell'aggio trattenuto dagli Enti gestori delle erogazioni idriche e dell'alto tasso di evasione.
In definitiva:
il piano economico-finanziario a base dell'intervento in project financing non era basato su dati verosimili;
i ricavi sono stati di gran lunga sovrastimati rispetto ai costi;
la Regione Campania non ha mai incassato interamente i previsti 62 milioni di euro, mentre i volumi del fatturato, a tutt'oggi, si aggirano in realtà intorno ai 42 milioni di euro, peraltro al lordo dei "pesanti" aggi riconosciuti agli Enti gestori delle forniture idriche. A titolo di esempio, infatti A. S.p.a. aveva sottoscritto con H. una convenzione che, al netto dell'aggio, garantiva introiti per circa 8 milioni di euro annui a fronte dei 23 milioni previsti nel PEF.
In effetti, quando nel 2006 furono consegnati gli impianti, emersero tutte le deficienze della concessione.
H. non riusciva a riscuotere i canoni dai Comuni e dagli Enti gestori delle reti idriche, i quali, invece, li incassavano dagli utenti finali.
Mancando i ricavi attesi ne in assenza dei finanziamenti bancari necessari per effettuare i previsti lavori sugli impianti, la concessionaria H. necessariamente si rivolse alla Regione Campania per ottenere i cc.dd. "volumi minimi di incassi".
Nel settembre del 2010 la Regione Campania ha risolto unilateralmente il rapporto concessorio.
Le indagini svolte hanno accertato che non solo gli impianti sono stati riconsegnati non rifunzionalizzati, ammodernati e adeguati alla normativa ambientale, come previsto dalla concessione, ma addirittura in uno stato peggiore rispetto al 2006.
Emblematici sono i dati delle analisi effettuate dall'ARPAC, che nel periodo di concessione hanno costantemente certificato la non conformità ai parametri fissati dal Codice dell'ambiente, e dai RUC (Responsabili della concessione per la Regione Campania).
La stessa H., del resto, in sede di richiesta di autorizzazione per lo scarico a mare indirizzata alle Provincie di Napoli e Caserta, sedi dei 5 depuratori gestiti, aveva dichiarato la non conformità loro e dei relativi reflui alla normativa ambientale.
Sino al 2012, tuttavia, la ormai ex concessionaria H. ha curato la mera gestione degli impianti, garantendosi altri 5 milioni di euro al mese.
Dall'agosto del 2012 gli impianti sono passati a una gestione commissariale, che riesce, allo stato, a garantire una gestione efficiente, certificata dalle analisi condotte a valle della depurazione, a fronte di una spesa mensile di circa 4 milioni di euro.
Sulla base degli elementi investigativi forniti dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli, la Procura contabile ha contestato – a titolo di dolo e/o colpa grave – a "T. Spa", "G. C. Spa" e "H. C. Spa" nonché a 7 soggetti, di cui 2 pubblici amministratori, 2 dirigenti pubblici e 3 dirigenti d'azienda, la responsabilità di un danno erariale quantificato in circa 53 milioni di euro complessivi.
Per tali responsabilità, la Guardia di Finanza ha notificato ai medesimi soggetti un decreto emesso dalla Corte dei Conti per la Campania, che ha disposto – a scopo conservativo – il sequestro di beni mobili e immobili e valori sino a concorrenza dell'intero danno erariale contestato.




MILANO, APPALTOPOLI: IN MANETTE VICESINDACO E ASSESSORE DI COLOGNO MONZESE

Redazione

Cologno Monzese (MI) – L'indagine Clean City, che lo scorso dicembre aveva svelato l'esistenza di un collaudato sistema corruttivo per ottenere appalti pubblici grazie al pagamento di tangenti, con protagonista l'I. S. di Monza, si arricchisce di un nuovo capitolo.
I Finanzieri del Comando Provinciale di Milano, coordinati dai Pubblici Ministeri Salvatore Bellomo, Manuela Massenz e Giulia Rizzo della Procura di Monza, stanno indagando su una tangente di 300 mila euro. Il prezzo per affidare alla S. l'appalto del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti di un comune lombardo, per un valore di oltre 28 milioni di euro.
Una vicenda che ha fatto emergere la complicità tra amministratori comunali, accusati di corruzione ed imprenditori privi di scrupoli, pur di ottenere i loro illeciti scopi.
Sono stati raggiunti da un ordine di carcerazione, firmato dal GIP del Tribunale di Monza – Claudio Tranquillo -, R. C., vicesindaco ed assessore all'ambiente di Cologno Monzese e l'assessore all'edilizia privata e pubblica, M. D.. Per loro l'accusa è pesante: aver ricevuto dai S. una mazzetta di 50 mila euro, quale acconto dei 300 mila pattuiti, per favorire l'impresa monzese nell'affidamento dell'appalto.
Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti M. D. G. di A. S. M. Spa, attuale affidataria del servizio di igiene urbana e F. D., dipendente della S..
Coinvolta anche la S. G. Srl di Pianezza (TO), azienda che opera in diversi comuni della Brianza.

A tutti viene contestato di essere complici del vice sindaco C., dell'assessore D. e di G. S., in un preciso, illecito piano: fare in modo di annullare la gara per l'affidamento del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti bandito dal comune, in quanto non remunerativa, indirne una nuova, per un valore superiore, favorendo la vittoria della S..
Sulla vicenda avevano iniziato ad indagare la Procura di Monza ed i Carabinieri del NOE di Milano, dopo aver raccolto una denuncia su presunte anomalie nella procedura per l'assegnazione del servizio in questione. Una svolta decisiva, però, si è avuta quando G. S., ormai alle strette, ha deciso di collaborare con gli inquirenti, confessando di aver pagato una tangente al vice sindaco C., per assicurarsi l'appalto. A quel punto il fascicolo è confluito in quello già aperto, relativo all'operazione Clean City e le indagini sono state affidate ai finanzieri del Gruppo Monza.
In meno di due mesi di intensa attività investigativa, attraverso numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali, diversi servizi di pedinamento ed appostamento, registrazione filmata di incontri, indagini bancarie e documentali, è stato possibile fare luce sull'intero iter amministrativo dell'appalto incriminato, trovare i riscontri alle dichiarazioni accusatorie dei S. ed individuare il ruolo e le responsabilità delle persone coinvolte.
Sono stati ricostruiti tutti gli incontri avvenuti nel tempo tra il vicesindaco di Cologno Monzese (Milano), Raffaele Cantalupo, e dell'assessore all'Edilizia, Maurizio Diaco, serviti a pianificare, nei dettagli, la strategia per truccare la procedura di gara. E' stato individuato il giorno ed il luogo dove è avvenuta la consegna dei 50 mila euro in contanti al vicesindaco.
Sono state trovate le prove per sostenere che la S. si era prestata, per conto della S. – che non doveva figurare – a promuovere un ricorso sul bando di gara. In questo modo l'Amministrazione comunale ha potuto annullare la procedura, per indirne una nuova.
Scoperte anche le modalità che avrebbero permesso alla S. di vincere la nuova gara.
Questa volta la turbativa non sarebbe avvenuta con il solito bando "cucito" su misura, per sbaragliare la concorrenza, ma attraverso il suggerimento di ben specifiche migliorie da inserire nell'offerta tecnica.
Così, all'apertura delle buste, la società di Monza avrebbe avuto un punteggio più alto rispetto alle altre aziende. In quest'ultimo contesto investigativo avrebbero avuto parte attiva e sono indagati oltre al vicesindaco C., anche M. D. G. della società A. S. M. e F. D., dipendente e consulente della S..
I militari della Guardia di Finanza di Monza sono in azione dalle prime ore di questa mattina per eseguire i provvedimenti cautelari emessi dall'Autorità Giudiziaria, per acquisire in Comune la documentazione relativa al bando e soprattutto le buste presentate dalle società contenenti le offerte tecniche ed economiche.

Nella foto il vicesindaco Raffaele Cantalupo




PALERMO, CONTRABBANDO: SEQUESTRATI TRENTAMILA LITRI DI OLIO LUBRIFICANTE

Redazione

Palermo – Un ingente quantitativo di olio lubrificante per automobili del valore di circa 200 mila euro di provenienza illecita, verosimilmente destinato al mercato palermitano, è stato sequestrato dal Gruppo della Guardia di Finanza di Palermo.
Nel corso di un ordinario servizio di controllo economico del territorio, una pattuglia di finanzieri ha notato, nei pressi di un'area di sosta ubicata nella zona di Via Messina Marine, la presenza di un auto rimorchio recante targa albanese dal cui cassone posteriore era possibile intravedere numerosi fusti ed altrettanti cartoni contenenti prodotti petroliferi.
Le Fiamme Gialle hanno deciso di procedere ad un controllo più approfondito, verificando che il mezzo trasportava olio lubrificante per auto proveniente dall'estero ed identificando tre soggetti, fra cui il trasportatore di origine albanese, che stazionavano nelle vicinanze dell'auto rimorchio esaminando il carico.
Alla richiesta di esibire la documentazione relativa alla provenienza e alla regolarità del possesso e del trasporto del prodotto, anche ai fini della prova del pagamento delle relative imposte di consumo (accise), i tre hanno consegnato ai finanzieri documenti che non consentivano in alcun modo di risalire con certezza né al mittente né al destinatario della merce.
In particolare, nella lettera di vettura internazionale (CMR) prodotta dall'autotrasportatore, mancante del numero progressivo obbligatorio per questo genere di trasporti, era indicata, quale luogo di destinazione, la città di Macerata e, quale presunto destinatario, una ditta di vendita all'ingrosso di prodotti per auto con sede nella stessa città, poi risultata – da una rapida consultazione delle banche dati a disposizione della Guardia di Finanza – priva delle autorizzazioni per ricevere e commercializzare prodotti del genere.
Emergendo elementi indicativi della falsità della documentazione, i finanzieri hanno proceduto al sequestro di 50 fusti da 205 litri cadauno di olio lubrificante per auto di marca estera per un totale di 10.250 litri, nonché di circa 900 cartoni contenenti in totale 18.000 confezioni sigillate da 1 litro del medesimo prodotto, introdotto illegalmente dall'estero in totale sottrazione dell'imposta erariale di consumo ed in violazione alle norme che ne regolano la relativa tassazione.
I preliminari accertamenti sull'origine del prodotto hanno permesso di appurare la sua provenienza dall'Albania.
Nel corso dell'ispezione i finanzieri hanno prelevato campioni del prodotto sequestrato al fine di accettarne la qualità e la conformità alle caratteristiche previste dalle rigorose norme europee a tutela degli automobilisti e dell'ambiente, nonché per verificare la corrispondenza con quanto riportato nelle etichette apposte sulle singole confezioni, verosimilmente non veritiere, in quanto prive di qualsiasi dicitura che potesse ricondurre chiaramente alla loro origine; i campioni sono stati inviati al laboratorio chimico dell'Agenzia delle Dogane.
Oltre al sequestro del carico, i finanzieri hanno denunciato l'autotrasportatore e altri due soggetti palermitani, risultati rappresentanti di ricambi per auto, che si stavano verosimilmente accordando con il primo per la distribuzione del prodotto sul mercato locale; i reati contestati vanno dal contrabbando alla sottrazione all'accertamento e al pagamento dell'accisa sui prodotti energetici.