MUSICA LEGGERA, CLASSICA E JAZZ: CHE RICORDI AVRANNO LE FUTURE GENERAZIONI?

L’opinione di Mario Torosantucci

Mi ritornano alla mente, spesso, flash di momenti passati. Alcuni, belli, piacevoli, simpatici, commoventi, divertenti, ed altri,  tristi, a volte drammatici, ma tutti legati da una colonna sonora. La musica, sia essa leggera, classica, jazz, è quell’ arte che ci lega costantemente a tutti gli attimi della nostra vita. Inconsapevolmente, spesso, riaffiorano delle immagini, istantanee vissute, ed immediatamente, torna all’ orecchio una melodia, profondamente legata alle stesse. Come è bello e piacevole, sentire riecheggiare quelle note, testimoni di momenti indimenticabili, e, timbri indelebili della nostra storia.

La mia personale riflessione, è immaginare, i ricordi che avranno le nostre future generazioni. Penso, che la prima difficoltà, sarà rappresentata, dal ronzio che avranno nell’ orecchio, visto il martellamento continuo e negli anni, provocato dagli altissimi volumi, dovuti non solo ai molti decibel subiti con la musica, ma anche alla miriade di rumori, che il caos della vita odierna ci infonde. La seconda difficoltà, invece, probabilmente sarà dettata dalla mancanza di melodie da ricordare, perché le stesse saranno sostituite da ritmi assordanti, degrado artistico musicale dei nostri attuali tempi.

Perchè, non sentiamo più delle belle melodie, accontentandoci, di qualche decente frase musicale ? Perchè, ci concentriamo soltanto sulle parole, trascurando la bellezza della musica ? Non è forse quest' ultima, quella che potrà far ricordare, il pezzo negli anni futuri ? Non c' è forse nei giovani, il lavaggio del cervello, propinandogli prodotti obbligati ? Il Dio Denaro, il consumismo che riesce a distruggere tutto ciò che è arte e cultura. Si viene considerati, vecchi e retrogadi, se ci si oppone alla corrente tumultuosa, che trascina via ogni cosa.

Sì, sono vecchio e retrogado, ma voglio puntare i piedi con fermezza, lottare nel mio piccolo,  contro tutte le cosidette mode forvianti, continuare a camminare su quella strada per la quale ho studiato, pur con tutte le variazioni che la vita giornalmente ci propinerà, e che giornalmente ci cambierà. Il mio, è un accorato appello, a non far parte di quel gregge guidato su un' unica via, e marionettato, come un teatrino di personaggi legnosi. Ribelliamoci, a tutto ciò, che con ambiguità, ci vuole condurre per mano, annientando le nostre intelligenze, e, con acuta astuzia, ci incanala nei percorsi, da loro predisposti e stabiliti. Perchè non usiamo più, le nostre teste pensanti, per produrre creazioni nuove, soggettive, futuristiche  e dare sfogo all' originalità che ognuno di noi può avere? Gli Italiani, non sono forse famosi nel mondo, per la loro creatività? Non posso credere, che la nostra cultura musicale, non possa evolversi, senza trascurare il nostro DNA. Tutti i generi, devono essere apprezzati, se, artisticamente validi. Su questo, siamo tutti convinti, ma non lasciamoci influenzare, e poi produrre opere, che sono soltanto delle pessime imitazioni.

Quindi, originalità italiana. La canzone , deve essere un giusto connubio, fra musica e parole, ma, sono le note poi, che rimarranno nel tempo, traccia incancellabile di una riuscita melodia. Ovviamente questo discorso è generalizzato, provocatorio, e spero sia di sprone, a far sì, che si rifletta seriamente su questo argomento.
Cari saluti a tutti.




L'ITALIA UN POPOLO DI POETI, SCRITTORI E… AHIME' DI BAMBOCCIONI

di Giuseppa Guglielmino

Ormai è un dato di fatto, i giovani italiani sono anche chiamati “bamboccioni”, termine coniato dal politico, economista e convinto europeista Tommaso Padoa Schioppa. Egli, in relazione alle norme che prevedevano agevolazioni sugli affitti per i più giovani, dichiarò: "Mandiamo i bamboccioni fuori di casa", così non solo si attirò le aspre critiche del centrodestra ma di tutti coloro che ritennero e ritengono tutt’ora offensiva tale definizione.

Certo a nessuno piace essere etichettato “bamboccione” ma in realtà è una conditio che fa parte integrante dei costumi dei giovani che nonostante raggiungano la maggiore età, rimangono a casa di mamma e papà coccolati soprattutto dalla propria “madre chioccia” che rifà il letto e prepara manicaretti a pranzo e cena. Insomma i bamboccioni altro non sarebbero che eterni ragazzi che non sperimentano in giovane età quello che altri coetanei in vicini Paesi europei invece fanno non’appena hanno 18 anni, e in alcuni casi anche prima.

L’idea di lavorare per guadagnarsi subito l’indipendenza è quasi una idea reietta per il vero “bamboccione doc” che come nel film del grande Albertone nazionale, “Un Americano a Roma”, sogna l’America e si compra le sigarette con i soldi di mamma che gli prepara anche i famosi “maccheroni”.

Comunque nonostante lo status di bamboccione esista dalla notte dei tempi è anche vero che la crisi economica attuale non sprona i ragazzi ad uscire dalla casa dei propri genitori e cercare la propria indipendenza. In un momento dove i laureati fanno la fila alla Caritas, come troppo spesso si vede in tv, e i “cervelli” scappano all’estero con il sogno di ritornare in patria quando le acque si saranno calmate e la vita sarà un pochino più accessibile per i giovani volenterosi.

Se poi non è bastata l’affermazione di Schioppa, anni dopo ci ha pensato l’ex ministro Elsa Fornero a mortificare i giovani definendoli “Choosy” ovvero schizzinosi. Certo non è stata proprio un esempio super partes visto che le cronache hanno subito ricordato che la figlia dell’ex ministro vanta ben due posti fissi.
Insomma, l’etichetta del “bamboccione” c’è, è inutile nascondere l’evidenza ma visto che si avvicina il 9 maggio, giornata in cui si festeggia l’Europa ci si potrebbe soffermare a riflettere sull’importanze che assume l’apparato Unione Europea al fine di valicare questi limiti e magari riuscire finalmente a salutare i propri genitori prima dei 35, 40 anni di età.  Per ora rimaniamo un popolo di poeti, scrittori e …..ahime’ di bamboccioni.

 




INGRESSO DEL BAMBINO ALLA SCUOLA ELEMENTARE: E' PRONTO? LE VALUTAZIONI DEL CASO

 a cura della Logopedista Chiara Marianecci  – Centro Psicologia Castelli Romani

Si parla sempre più frequentemente di difficoltà e disturbi specifici dell’apprendimento, ovvero lievi o gravi difficoltà riscontrabili nell’acquisizione della lettura, della scrittura e del calcolo, che possono compromettere non solo il rendimento scolastico del ragazzo ma creare anche quadri complessi di frustrazione, abbandono scolastico e fallimento. Al fine di avere una lettura più chiara del disturbo, fondamentale innanzitutto sarà comprendere come queste difficoltà (in quanto specifiche) non sono causate né da danni neurologici o sensoriali né tanto meno da ritardo mentale o deprivazione ambientale. È verificata ormai la forte vicinanza che c’è tra apprendimento scolastico e linguaggio del bambino.

Imprescindibile, a tale proposito, sarà quindi la conoscenza dei cosiddetti indici predittivi: quegli aspetti cioè tipici del linguaggio che dovrebbero, in primis, essere individuati da un genitore e/o da una maestra, e in secondo luogo trattati da uno specialista, in maniera particolare da un Logopedista.

Ma quali sono gli indici predittivi di cui si sta parlando? Come possono essere individuati? Come si può intervenire? La ricerca nazionale ed internazionale ha avuto modo in questi anni di verificare come alcuni aspetti appartenenti al sistema linguistico risultino cruciali per un buon apprendimento della letto scrittura.

A tal proposito, il primo aspetto che deve venire considerato è l’inventario fonetico: un bambino all’ultimo anno di scuola materna non può presentare dei suoni linguistici non ancora acquisiti; capita spesso cioè di trovare piccoli che perseverano l’espressione verbale errata di alcuni suoni (cuscino  cuccino, o magari non articolano adeguatamente la r o la s, la ci, la gi e tanti altri). Secondo aspetto da non sottovalutare è poi il possesso di un carente livello lessicale: un bambino che presenta un eloquio molto povero, che produce con fatica enunciati completi a quattro/cinque anni, o che manifesta difficoltà nel comprendere frasi in cui si possa utilizzare un termine meno comune rispetto al solito, necessita infatti di una maggiore stimolazione da questo punto di vista; un lessico povero potrebbe sfociare, in seguito, non solo in difficoltà di capacità di lettura e soprattutto in incapacità di portare a termine attività di composizione scritta (ad esempio temi) ed orale (ad esempio interrogazioni, esposizione libera di un argomento etc), ma anche e soprattutto nella comprensione di ciò che si ascolta e che si legge, aspetto cruciale per lo studio.


Altrettanto importanti inoltre sono le capacità meta fonologiche, tutte quelle capacità cioè di “manipolare” il linguaggio. Parliamo di quei giochi che spesso si fanno con le parole come, ad esempio, indovinare una parola che viene detta segmentata, riconoscere una rima, o cancellare la prima o l’ultima sillaba di una parola: tutte attività queste che un bambino all’ultimo anno di scuola materna dovrebbe saper fare naturalmente, perché ha raggiunto quello che viene definito come “livello di sviluppo linguistico adeguato”. In maniera particolare, capacità come quelle elencate, appaiono poi estremamente importanti per arrivare ad un corretto uso della lettura e della scrittura: abilità che iniziando da un lento processo di analisi in sillabe, raggiungono via via un maggiore automatismo. Determinanti infine sono tutte le attività manuali di “pregrafismo” e il possesso di un buon livello di memoria e attenzione, difficoltà queste facilmente riabilitabili quando carenti. Quello che si consiglia, in conclusione, dopo aver acquisito consapevolezza dei cosiddetti indici predittivi, andare a verificare se il proprio bambino presenti carenze da tutti questi punti di vista, quindi rivolgersi al più presto ad un logopedista di fiducia che possa, attraverso un ciclo di terapie, riabilitare le corrette funzioni linguistiche nel bambino e di conseguenza prevenire o in ogni caso limitare l’emergere di future difficoltà di apprendimento. Naturalmente non è scontato che sia sufficiente tutto questo affinchè un DSA possa ugualmente esprimersi.

Per info e contatti: 

Chiara Marianecci
Tel. 3497296063
e-mail: chiara.marianecci@hotmail.it
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ESSERE POVERI DENTRO

di Ninnj Di Stefano Busà

E' un guazzabuglio la società di oggi, un coacervo di contraddizioni sconclusionate e assurde, un artificio di azioni atte a rappresentarsi, autoreferenziarsi, mostrarsi all’ennesima potenza, senza costrutto, senza logica e raziocinio, né coerenza, essere privi di ragioni etico/morali.

Il comportamento umano è votato a dare  la peggiore immagine di sé, il più lacunoso, estroverso, eterodosso progetto di squalificazione e di disfattismo: si ricorre all’orrido quando non si trovano modelli, già preconfezionati, standardizzati da seguire. Mai secolo è stato più patentato al libertarismo sfrenato e inconcludente, portato alle sue estreme conseguenze, come quello attuale, mai società più dispersiva, inadeguata e, sprofondata in dubbi, compromessi, contraddizioni, incognite, pregiudizi, incertezze, conflittualità e aberrazioni come quella attuale. Ma cosa succede alla ns. coscienza? Cosa fa scattare la molla di perversione che ci svilisce e ci disorienta in episodi di poca luce spirituale, in assenza di valori, di significati, di idealità e moralità? Cominciamo col dire che il Bello non è più di moda, ma è il costrutto di una esigenza che deriva dall’interno e senza quella visione della vita non si può andare lontano. 

Oggi è il nomadismo della coscienza a dettar legge: si è orientati al buio, alla tenebra del ns. sentire. Il tanto deprecato male ha preso il sopravvento sul bene: non vengono rispettati piani di sviluppo morali, progetti di alto livello, ipotesi di meritocrazie, di sintonie comunicative. Ovunque alligna lo sfacelo, la ruberia, l’inganno, il sotterfugio per arraffare denaro (quasi sempre denaro sporco, contaminato), proveniente da intrallazzi, imbrogli, droga, corruttele,

Non siamo usciti mai da un movimento nefasto: “Mani pulite” è ancora dentro la strategia di sopravvivenza vile e fraudolenta del modernismo usa-getta della nostra epoca. Non è stato debellato, il suo fenomeno cresce ogni giorno tra le fila di una politica deviata, logora, insofferente e logorroica, una politica rea di aver praticato il politichese per i gonzi e la bella vita per le tasche “elitarie” di chi giunge in alto, tra i privilegiati di una gang che storicamente, da troppo tempo si fa i propri interessi personali, tralasciando e ignorando quelli che sono dell’Italia e degli Italiani. In questi ultimi quindici anni sono avvenuti le peggiori ruberie, le peggiori disfatte che siano potute accadere dal dopoguerra in avanti. Le greppie sono state basse e i partiti e i politici lesti a fare man bassa degli ingenti proventi pubblici. Un fiume di denaro è andato perso in sprechi, malefatte, scambi di favore, partitocrazie, collusioni e corruttele di ogni genere. L’uomo è come impazzito, gira attorno al potere, come un lupo famelico intorno alla preda, il protagonismo è la religione che meglio accoglie, predilige, mette in atto: tutti vorrebbero essere parlamentari, senatori, politicanti da strapazzo, pur di conquistare uno scranno in parlamento venderebbero la loro madre e anche le figlie, se necessa
rio. Ci si chiede, come questo sia potuto accadere?

Il libertarismo delle dottrine tramandate dal di Yung, dall’individualismo più generalizzato ha visto un facile terreno di attecchimento nel versante del libero mercato e del capitalismo senza regole della postmodernità, che ha aperto le frontiere, proponendo facili scambi di merci e di idee. Ebbene, lo scambio è avvenuto, ma l’Italia non avendo una sua moneta forte è andata indietreggiando, anche per il malgoverno e la corruzione dei suoi rappresentanti politici, incapaci di far rispettare le regole, inadatti ad un impiego di forze e di congiunture che mettessero l’Italia al riparo del suo default. Oggi siamo arrivati al capolinea, paghiamo a caro prezzo le menzogne, gli arrivismi, i rinvii, gli egoismi, le strategie paranoiche di molti pasionari corrotti e del malaffare, soprattutto, di un far politica da “strapazzo” il “politichese” dei mediocri, senza una visuale alta, senza una visione di priorità su quelle che dovevano essere le regole di un vivere “civile”. Il bubbone è scoppiato, l’Italia si è rivelata per quello che è una nazione fragile che vuole competere con i grandi del mondo, senza i connotati necessari. Mi spiego meglio, quando l’Italia è entrata quale membro nel Mercato Comune Europeo avrebbe dovuto tener conto dei diversi livelli e potenzialità economiche, sociali e culturali, si sarebbe dovuto tener conto delle differenze, dei parametri economico-finanziari di ognuno, non assembrare potenze economiche diverse, con solidificazioni e strumenti sociali diversificati tra loro, differenti culture e mezzi: welfare, gradi diversi di ideologie, di parametri di acculturazioni differenziate, di condizioni del lavoro, incompatibili e contrastanti, di preparazione, di ricerca, di studi imparagonabili.

Molti paesi più sviluppati dedicano ad es. alla ricerca ingenti somme, perché da essa origina la superiorità, la competitività sul mercato. l’import e l’export dipendono direttamente da quest’ago della bilancia, più un popolo è arretrato in tecnologia e sviluppo, minore possibilità ha di essere competitivo con gli altri. Le ragioni della nostra debacle sono tante, tutte da essere valutate e studiate, invece, si tende a fare: “si salvi chi può” e l’Italia affonda.

Infatti, dov’è la crescita? Dove sono il senso comune, la logica di immettere forze nuove sul mercato? Forze in grado di confrontarsi, di rivaleggiare e competere con le nuove strutture e le nuove forme di revisionismo globalizzate? Dove sono le menti atte a disporre di nuove tecnologie d’avanguardia? (non s’investe in risorse umane, nei laboratori di ricerca, anzi si tende ad azzerare i fondi che vengono quasi eliminati del tutto…) dove sono i governanti capaci di ristrutturare davvero le regole del lavoro? Preparare il domani dei giovani oggi diventa alquanto difficile, irrealizzabile.

Sarebbe indispensabile costruire un baluardo alle vecchie partitocrazie abuliche e insofferenti, sclerotizzate, ingessate da una burocrazia paradossale e fuori tempo, da un manierismo di regole non più aperte alla globalizzazione che nel frattempo è andata cavalcando in modo abnorme, diventando un pericolo e un rischio per le sue numerose devianze.

Per usare un eufemismo, dico figure mediocri, dico incompetenti, dico inadatti, ma… si dovrebbero giudicare con minore delicatezza e metterli al posto che meritano, tanti, troppi furfanti che senza alcun titolo, senza intelligenza e raziocinio, (non oso pensare al termine lungimiranza), ci hanno condotto fin qui, sprecando il nostro destino di libertà, di giustizia, di uguaglianza, massacrando le condizioni economico/finanziarie delle nuove generazioni, oltre che il benessere di oggi e di domani di milioni di italiani.

 




LA LEGGE ELETTORALE:UNA PORCATA!

di Donato Robilotta – Presidente Consiglio Autonomie Locali

E’ un grave errore che la Camera dei Deputati abbia oggi a maggioranza bocciati tutti gli emendamenti che prevedevano la reintroduzione delle preferenze perché un Parlamento di nominati è un vulnus alla democrazia.
Non si tiene conto così di quanto stabilito dalla recente sentenza della Corte Costituzionale, perché le liste bloccate, sia corte che lunghe, impediscono ai cittadini di esercitare il loro sacrosanto diritto a scegliersi i propri rappresentanti, così il testo che sta per essere approvato da un ramo del Parlamento non solo è anticostituzionale ma era e resta una porcata alla pari del Porcellum.
Sono gravi le motivazioni usate che le preferenze sono fonte di malaffare perché tutti gli amministratori locali che stanno sulla frontiera con i cittadini vengono eletti con le preferenze.




L’OPINIONISTA TELEVISIVO… PROFESSIONE TRA LE PIU’ AMBITE NEL MONDO DELLO SPETTACOLO

L’opinione di Mario Torosantucci

Questa volta, desidero affrontare il tema delle professioni. Ovviamente, è una riflessione, volutamente provocatoria.
E’ notorio, che il mondo dello spettacolo affascina da sempre, giovani e meno giovani. Infatti molti genitori, delusi dalla propria vita, cercano in tutti i modi, di far raggiungere i loro mancati obiettivi, spingendo spesso a sproposito i propri figli. Questo argomento però lo tratteremo un’ altra volta. Ora, vorrei concentrarmi, su una delle professioni più ambite nel mondo dello spettacolo, L’ opinionista televisivo.

Professione comodissima, seduti senza affaticarsi molto, provocare accese discussioni, così l' audience aumenta, e ancor più spesso dire cose inesatte, che il pubblico ignaro, recepisce. Un esempio fra mille. Un noto giornalista sportivo, consacrato come storico della canzone Italiana (Non faccio il nome perchè è in buonafede, e mi è molto simpatico), ha detto che un altro notissimo cantante, ha una gamma naturale di voce di quattro ottave. Ora,  che io sappia, è veramente improbabile, che uno possa essere contemporaneamente basso, baritono e tenore. Quindi sarebbe opportuno documentarsi bene prima di parlare.

La mia solita domanda è questa: Perchè pagare gli opinionisti di trasmissioni spesso senza senso, chiacchiere da salotto, che non approdano a nulla, e, non dedicare quelle risorse a programmi educativi, culturali, che possano invece esaltare tutte le cose positive del nostro paese, e possano di conseguenza aumen
tare l'istruzione della massa? Non è che, poichè i bambini amano i dolci, bisogna somministrarglieli dalla mattina alla sera.  A lungo andare faranno decisamente molto male. Finiamola una buona volta, nel farci condizionare dagli ascolti, per poter incassare di più, e poi, sperperare per cose veramente inutili, a discapito di tutto ciò,  che può arrecare profitto, positività, conoscenza, arte, storia, sport e cultura in genere, alla collettività.

Auspico quindi, che la comoda professione dell' opinionista televisivo, sia in futuro, indirizzata verso argomenti seri e concreti, e non, per chiacchiere salottiere. Fermo restando, che gli invitati nelle trasmissioni, siano veri competenti degli argomenti trattati. Piccola osservazione finale, che esula dall' argomento, ma non troppo, riguarda un altro piccolo esempio di incongruenza.

Mi capita di  vedere il sabato mattina, le previsioni del tempo. Faccio veramente fatica a seguirlo, per la velocità con la quale deve presentare. Sto appena riflettendo su cosa succederà al nord, mentre lui,  poverino, stà già sulle isole.

Comunque sto imparando a concentrarmi, per poter captare al volo, il tempo che avverrà al centro. Tutto questo, perchè si possa parlare poi, tranquillamente di gossip, soffermandosi sulle varie interpretazioni, delle foto nei settimanali. Veramente istruttivo. Un insulto all' intelligenza degli italiani.
Un caro saluto a tutti.




RUBRICA DI PSICOLOGIA: I SEGRETI DELL'ALIMENTAZIONE PER SENTIRSI IN PERFETTA FORMA

della dottoressa Monia D’Amico –  Biologa Nutrizionista 347 – 6003990

Un’alimentazione corretta influenza positivamente il nostro stato di salute e si pone come strumento preventivo nei confronti di moltissime patologie.
Spesso mangiamo in modo scorretto perché mangiamo troppo, mangiamo per golosità cibi non salutari o non mangiamo per fame gustando realmente quello che abbiamo nel piatto.
Possiamo decidere di intraprendere un piano dietetico ipocalorico ma gli effetti non si vedranno se noi non sappiamo realmente cosa sbagliamo nella nostra alimentazione. Analizzare il nostro rapporto con il cibo è importante e questo è il metodo da cui ripartire per avere i risultati migliori.
Un’alimentazione sana e corretta vuol dire anche uno stile di vita più salutare.
Analizziamo a fondo le nostre abitudini alimentari e i vizi che potrebbero essere nocivi per la nostra salute e cerchiamo di conoscere come sarebbe più corretto mangiare, in che quantità, in quali orari, e quali cibi e come cucinarli per avere il massimo del loro potere benefico.
Per fare in modo che la nostra vita sia migliore non può mancare un adeguato movimento quindi aumentare la propria attività fisica, è una pratica di fondamentale importanza non solo per il successo di una dieta ma anche per il mantenimento di uno stato di benessere, fisico, interiore ed intellettivo.

Mangiare frutta e verdura tutti i giorni


Nella nostra alimentazione quotidiana non devono mancare mai frutta e verdura: almeno 5 porzioni al giorno.
Esiste un’ampia varietà che non sarà difficile trovare qualcosa di gradito per il nostro palato.
Frutta e verdura sono alimenti ricchi di minerali e vitamine, zuccheri ed acqua con scarso valore calorico ma contenenti molte fibre che assicurano il corretto funzionamento dell’intestino e il ristagno delle feci combattendo la stitichezza.
Diete ricche di fibre vegetali inoltre contribuiscono alla prevenzione di molte patologie, quali malattie cardiovascolari, metaboliche, neurodegenerative e patologie di origine infiammatoria.
Sin da bambini si dovrebbe mangiare verdura cruda poichè mantiene integre le proprie componenti mentre le verdure cotte perdono parte delle vitamine e dei sali minerali.
Per conservare tutte le proprietà nutritive consiglio una cottura al vapore fatta nel minor tempo possibile ponendo ad esempio la verdura in una reticella sopra ad una pentola con poca acqua e coperta appositamente.
Raccomando inoltre l’utilizzo di frutta e verdura locali del luogo dove abitate o comunque italiani per evitare inutili passaggi che possono compromettere la qualità del prodotto che consumerete. La freschezza e la stagionalità di questi prodotti è molto importante se si vuole prendere il massimo dell’effetto benefico dal prodotto.
L'effetto positivo sul transito intestinale è utile non solo nella prevenzione della stipsi, delle emorroidi e diverticoli del colon, ma anche sulla riduzione del tempo di contatto delle sostanze potenzialmente cancerogene con la mucosa del colon, che si traduce in una diminuzione del rischio di tumore del colon. Il ridotto assorbimento di zuccheri e grassi abbatte invece il rischio cardiovascolare (quindi di infarto e ictus).

Fare almeno 5 pasti al giorno

(Colazione, Pranzo, Cena e due Spuntini uno a metà mattina e l’altro a metà pomeriggio)
La ripartizione dei pasti durante la giornata è una buona abitudine che ci permette di programmare in modo migliore i nostri pasti quotidiani.
Ad esempio decidere anticipatamente ciò che mangeremo ci aiuta a rispettare un certo programma su cosa mangiare senza dover improvvisare e confondere le nostre idee originali e addirittura deviarci dai nostri buoni propositi; riduco anche i tempi di preparazione perché cucinerò ciò che mi sono procurata e non cercherò altro che affoghi i miei malumori.
E’ molto importante sapere che frazionando gli alimenti che ingeriamo possiamo garantire al nostro organismo una migliore digestione poiché piccole quantità di cibo non sovraccaricano l’apparato digerente e un maggiore assorbimento degli alimenti consumati, infatti a parità di apporto calorico, la divisione in più volte, rispetto ad un introito unico, permette un maggiore consumo di energia e quindi evita l’immagazzinamento dei grassi.

Mangiare lentamente e Masticare bene il cibo

Sembra banale ma è di fondamentale importanza. La digestione dei carboidrati comincia in bocca e il cibo che viene masticato bene arriva già parzialmente digerito. Quanto più un alimento è asciutto e sminuzzato dalla masticazione, tanto più facilmente sarà digerito con riduzione dei tempi digestivi.
La pasta o riso ad esempio saranno tanto più digeribili, quanto più la loro cottura sarà al dente, condizione che presuppone una minore esposizione all’acqua di bollitura ed inoltre richiederanno una masticazione prolungata che predigerirà l’alimento avviandolo ad una migliore utilizzazione nello stomaco.

Consumare più cereali integrali e legumi rispetto ai cereali raffinati

 E’ bene consumare cereali non industrialmente raffinati in quanto le lavorazioni industriale impoveriscono il prodotto eliminando sostanze preziose che contengono i minerali, le vitamine, gli acidi grassi, detti essenziali, e tutte le fibre.

Cereali integrali e legumi sono un abbinamento perfetto: pasta e fagioli, pasta e ceci, riso e lenticchie, orzo e legumi forniscono proteine di elevato valore biologico, valida alternativa alle proteine di origine animale. L'assunzione contemporanea dei due alimenti, accompagnati da un'abbondante porzione di verdura e di frutta forniscono un pasto completo.

Bere almeno 1,5 -2 litri di acqua

Se non si è abituati a bere potrà risultare molto difficoltoso farlo quindi è necessario abituarsi gradualmente, bevendo soprattutto fuori dai pasti e sorseggiando l’acqua nell’arco di tutta la giornata. Per educarci a bere possono essere d’aiuto bere tisane non zuccherate anche a temperatura ambiente o fredde.
L’acqua ha tante proprietà benefiche per l’organismo: bere ci aiuta ad evitare la disidratazione, allevia la ritenzione idrica, migliora la diuresi, aiuta l’eliminazione delle sostanze di rifiuto del nostro organismo, allena la muscolatura della vescica, mantiene umide le mucose, mantiene elastiche le articolazioni e favorisce la peristalsi intestinale. E’ molto importante anche l’aiuto che l’acqua ci dà quando ci sottoponiamo ad un regime ipocalorico perché è in grado di calmare la fame dato che al livello ipotalamico i due stimoli della fame e della sete sono molto vicini.
E’ meglio preferire l’acqua a qualsiasi altra bevanda. Nel seguire un buon regime alimentare, si consiglia di beve almeno un litro e mezzo di acqua al giorno ma è sempre necessario accompagnare il consumo di acqua ad una dieta equilibrata e sana integrata con un buon movimento tutti i giorni.
Le bevande zuccherine apportano un aggiuntivo apporto calorico costituito da zuccheri semplici che si può evitare anche se non si è sottoposti ad una restrizione alimentare.
Per quanto riguarda l’alcool è meglio limitare il consumo ad un bicchiere di vino per le donne e due bicchieri per gli uomini al giorno per non avere rischi per la propria salute.

 

Limitare il consumo di sale da cucina

Infine raccomando di ridurre il consumo di sale in cucina il più possibile anche se non si è a rischio di patologie cardiovascolari ritrovando il gusto naturale del cibo che mangiamo.
Se non riuscite potete utilizzare solo qualche granello di sale integrale o meglio di gomasio cioè semi di sesamo con sale integrale che ha molte proprietà terapeutiche: la sua azione fortificante sul sistema nervoso, è ricco di calcio e contiene oli essenziali che abbassano il colesterolo.
E’ reperibile nei negozi biologici e di alimentazione naturale oppure lo puoi preparare a casa tua utilizzando semi di sesamo biologici e sale integrale marino in rapporto 1 a 20. I semi di sesamo vanno tostati in padella antiaderente a fuoco basso e poi insieme al sale si mettono in un mortaio di legno e si riduce in polvere utilizzando un pestello o in alternativa si pone tutto in un macinacaffè o un frullatore.

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UE: IL LANCIO DEL PROGRAMMA DI GARANZIA EUROPEA GIOVANI…MA SENZA LAVORO E PROGETTI IMPRENDITORIALI!

di Cinzia Marchegiani


Si sta manifestando la parte migliore dell’Unione Europea: mentre aiutiamo i paesi in via di sviluppo con il Fondi Europei di Sviluppo (FES) i paesi Africa, Cararaibi e Pacifico grazie all’Accordo di Partenariato UE/Paesi ACP stanziati per implementare l’istruzione, agricoltura, imprenditoria e ricerche innovative energetiche, i paesi membri dell’eurozona pagano il prezzo più caro, ipotecando una vita senza prospettive e futuro per i propri giovani. In Italia il tasso della disoccupazione si è raddoppiato in soli sette anni, passando dal 20,2% nel dicembre 2006 al 41,6 % nel dicembre 2013…un vero record negativo! La speranza è stata cancellata con le politiche vuote e senza lungimiranza, intere generazioni sono state inghiottite nel nulla con conseguenze facilmente intuibili. Vivere nella precarietà e nell’angoscia di sentirsi depredati delle molteplici possibilità e potenzialità di acquisire un’occupazione lavorativa e un’indipendenza non solo economica, sembra un destino ormai troppo scontato .e le promesse di cambiamento sono proposte sempre vicino alle elezioni…le prossime, quelle europee, sono in agenda nel mese di maggio, dal 22 al 25 per l’appunto.
Se in Italia la disoccupazione raggiunge valori estremi, anche in Europa sono stati stimati cinque milioni di giovani senza un impiego, cifra che ha fatto correre ai ripari, lanciando il programma “Garanzia Europea per i Giovani” che cerca di arginare questa emergenza che, se vede le percentuali della disoccupazione una grande ferita per la sopravvivenza delle generazioni future, il Piano Italiano “Garanzia per i Giovani” presentato nel dicembre del 2013 alla Commissione Europea cita le cifre del NEET (Not in Employment, Education or Training) dove i giovani tra i 15 e 24 anni non impegnati in un’attività lavorativa, né inseriti in un percorso scolastico o formativo sono stati stimati circa 1,41 milioni di unità, al terzo trimestre del 2013, il 23,3% della popolazione di questa fascia di età.
L’articolazione e stesura de Il Programma “Garanzia per i Giovani” 2014-2020 in Italia nel tavolo del confronto sono stati impegnati i rappresentanti delle diverse Amministrazioni centrali (in particolare, oltre al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Inps, Isfol e Italia Lavoro, il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio, il Ministero dell’Economia e delle Finanze), oltre che le Regioni e le Province Autonome (competenti per le politiche attive del lavoro, per la formazione professionale, i tirocini, l’apprendistato, ecc.), le Province (responsabili dei centri per l’impiego) e l’Unioncamere. Questo “lavoro immenso” è stato definito come la Struttura di Missione, quella che ha partorito il quadro nazionale per la Garanzia Giovani capace di incanalare i fondi comunitari in una riforma che dovrebbe essere decisiva e duratura. Il risultato è, come dichiarano, una riforma strutturale del funzionamento del mercato del lavoro italiano. Così La Struttura di Missione ha individuato le azioni finanziabili, tra i possibili percorsi intrapresi dal giovane:
– un’offerta di lavoro, eventualmente accompagnata da un bonus occupazionale per l’impresa;
– un’offerta di apprendistato, anche all’estero;
– un tirocinio, eventualmente accompagnato da una borsa di tirocinio;
– un’esperienza di servizio civile (con relativa borsa);
– l’inserimento in programmi di mobilità transnazionale;
– l’inserimento o reinserimento in un percorso di formazione o istruzione per completare gli studi o specializzarsi professionalmente;
– l’accompagnamento in un percorso di avvio d’impresa.

Si parla di tutto, tranne che di strategie imprenditoriali atte a sviluppare occupazione, così menti brillanti hanno indicato delle azioni per occupare il tempo a ragazzi che escono dagli studi senza dare concrete soluzioni sulla desertificazione delle industrie italiane, che come l’effetto domino hanno chiuso o semplicemente sono state localizzate all’estero…vedasi Fiat che negli States inflaziona di pubblicità i programmi televisivi con la disavventura di due superstiti nel deserto che arrivati in un’oasi dove c’è una festa, all’acqua offerta preferiscono un bel modello sgargiante della nuova serie prodotta in America. Menti generosamente pagate per risollevare un paese in crisi, aggirano il problema occupazione, così come il medico non cura una ferita, questo dramma sembra non trovare soluzione. Ma ecco che dal sito del Parlamento Europeo è lanciato da poco il programma chiamato “Garanzia Europea per i Giovani”. Infatti il 26 febbraio, i deputati hanno interrogato la Commissione europea e il Consiglio sull'implementazione del programma da parte degli Stati membri. Ogni Stato membro finanzierà questo programma, ma l'UE contribuirà attraverso il Fondo Sociale Europeo FES l'iniziativa per l'occupazione dei giovani. 20 Stati membri su 28 potranno ricevere questo finanziamento supplementare poiché hanno un tasso di disoccupazione dei giovani superiore al 25% (almeno in una delle loro regioni). I giovani europei troveranno interessante l’appuntamento fissato a Strasburgo dal 9 all’11 nel mese di Maggio, dove potranno discutere con i ministri del Portogallo e dell’Austria del problema lavoro… Una vera ventata d’ottimismo, molte parole attendono il futuro incerto dei disoccupati…un pour parler di chi dovrebbe invece gestire le emergenze di quest’Europa che per ora è una nave alla deriva. Ma sembra che per chi è senza un lavoro, per chi non lo ha mai avuto, in un paese dove le aziende collassano ogni secondo, dove il mondo delle partite Iva è scomparso, il programma d’azione appena proposto intende invece offrire ai giovani destinatari della Garanzia l’opportunità di un colloquio specializzato, che sarà preparato mediante percorsi di costruzione del curriculum vitae e di autovalutazione, che indirizzi i giovani alle scelte di vita e professionali e all’ingresso nel mercato del lavoro….(quale di grazia?). Saranno concreti questi interventi nei confronti dei NEET che hanno abbandonato il sistema di istruzione e formazione, sia direttamente – attraverso i servizi per l’impiego – sia prevedendo appositi partenariati con le imprese, le istituzioni pubbliche, gli enti non profit? Sembra che l’obiettivo è promuovere percorsi verso l’occupazione, anche incentivati, attraverso servizi e strumenti che favoriscano l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, nonché l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità.

Nulla di nuovo sotto il sole..se queste azioni rappresentano anticipazioni di come sarà impiegato il tempo senza poter accedere ad un lavoro, tranne nei casi in cui questi giovani disoccupati siano stati convinti ad aprire un’azienda e una partita Iva.
Questa iniziativa europea per la “Garanzia Giovani” è partita il primo gennaio 2014. I servizi saranno accessibili anche da piattaforma mobilee app che permetteranno, oltre all’accesso alle informazioni generali, anche di gestire operazioni complesse come la prenotazione dei servizi, l’accesso alle informazioni personali (fascicolo personale, ecc.), contenuti formativi, ecc. Inoltre, la piattaforma conterrà un motore di “gaming” per gestire delle app utili a far comprendere e utilizzare in modo semplice, e con un linguaggio vicino ai giovani, le varie opportunità/servizi.

I paesi membri stanno morendo d’inattività imprenditoriale e futuro rubato da politiche inadatte, gli stessi fondi molto spesso vengono elargiti senza avere un effettivo tornaconto positivo…speriamo che queste azioni concertate per ora ottimistiche non vadano a lubrificare esclusivamente la macchina burocratica per monitorare i disoccupati senza dare opportunità concrete di lavoro…intanto sono prossime le elezioni europee e l’incontro a Strasburgo dove i giovani per andarci dovranno spendere denaro che non hanno…per l’appunto!

Alla notizia del record disoccupazione appena superato interviene anche Papa Francesco che ai membri della Pontificia Commissione per l'America Latina apostrofa: “Il giovane che è senza lavoro anestetizza l'utopia….e un giovane senza utopia è un vecchio precoce".
Il reato di negazionismo dovrebbe essere adottato anche per i politici che hanno finora negato le evidenze di questi numeri….numeri che rappresentano una bomba sociale pronta ad esplodere, deridere ed essere superficiali (rassicurando con dati positivi sul lavoro) ha portato il nostro, come tanti altri paesi, ad una situazione insostenibile, sarebbe ora che questi governati paghino con le proprie tasche la loro inefficienza e incapacità…sarà un sogno pur sempre condivisile e auspicabile! Gli obiettivi indicati in queste linee d’azione renderanno conto che molta gente è specializzata e ha volontà di reinventarsi? Quello che manca è il lavoro….un dettaglio non indifferente!

 




SANREMO, GRANDE SHOW O FESTIVAL DELLA CANZONE ITALIANA?

L’opinione di Mario Torosantucci

Si è appena concluso il festival di Sanremo, come al solito fra mille polemiche. Le ragioni probabilmente sono suddivise più o meno equamente in tutte le parti, dalle quali sono arrivate le critiche. Questo, perché uno deve aver ben chiaro, da quale ottica osservare, e poi giudicare. È vero che i tempi cambiano, e quindi bisogna rinnovarsi, ma è anche vero, che si parla di un festival musicale. Il problema dell’ audience, che ovviamente si riflette sugli sponsor, condiziona come il solito, la direttiva organizzatrice dello spettacolo. Ora, bisogna decidersi, e mettere dei punti fermi. La RAI essendo pubblica, dovrebbe avere il dovere di essere educativa, essere molto attenta alla frammentazione delle spese e dei compensi,  relativi ai personaggi televisivi che occupano giornalmente gli spazi del piccolo schermo. Dico questo, perché poi si ha giocoforza, la necessità di avere grosse entrate finanziare, e quindi essere di conseguenza condizionati nello sviluppo dei programmi.

Tornando al festival di Sanremo, la domanda che ci si deve porre, è questa : Bisogna fare un grande show, spettacolo dispersivo, oppure ridare importanza a quella che è la vera ragione della manifestazione, cioè la musica. Io penso che la strada da percorrere, sia quella artistica musicale, magari con qualche intervento sporadico di altro genere, perché è importante ridare il giusto valore e spazio alla creatività musicale. Non è affatto vero che il pubblico si annoia con le canzoni. Infatti vari format televisivi, dimostrano esattamente il contrario. Ci si annoia quando manca la qualità. Ci si annoia, quando si percepisce la non perfetta regolarità nel selezionare e presentare gli artisti. Ci si annoia , e indispettisce, quando c'è l' odore di raccomandazioni, e di conseguenza di non aver portato al cospetto del grande pubblico, quei ragazzi che avrebbero meritato di più. Non possiamo distruggere le nostre radici, il paese del bel canto. Non dobbiamo seguire correnti, che non ci appartengono, e che non fanno parte del nostro DNA, solamente per questioni commerciali.

Mi auguro quindi, che si cambi rotta, che si torni alla nostra vera creatività italiana, famosa nel mondo, e che si dia nuova ed intensa visibilità a tutti i nuovi  talenti che la nostra nazione ,  fonte inesauribile, riesce a produrre.




ATTACCO DI PANICO? ECCO COME AFFRONTARLO

di Vanessa Tartaglia, Psicologa e Psicoterapeuta

Chiunque sia stato preda di un attacco di panico, anche una sola volta nella vita, lo ricorda come un’esperienza drammatica o addirittura terrificante. Cosa rende quest’esperienza tanto traumatica da non poter essere dimenticata? Se lo chiedessimo a chi ne soffre, potrebbe risponderebbe così: "mi sento morire… mi manca l’aria… il cuore batte all’impazzata ho paura di perdere il controllo chi non l’ha provato non può capire quanto si soffra”.

L’attacco di panico è fondamentalmente la paura di aver paura, la paura di morire, la paura di impazzire. Le persone che ne soffrono potrebbero dire che nel momento in cui si viene colti da un attacco di panico è come se: “un treno mi fosse arrivato addosso”, “la terra mi avesse risucchiato”, “avessi sentito un terremoto dentro di me”, “un fulmine mi avesse colpito”; tutte rimanderebbero a una costante: l’energia che irrompe e travolge. Cosa possiamo fare quando compare l'attacco di panico? Nel delicatissimo momento della crisi acuta, saper fare le cose giuste ed evitare di fare le cose sbagliate è fondamentale per poter gestire la situazione. Applicare alcune regole, semplici ma concrete, può ridurre drasticamente l’intensità della sintomatologia e far vivere meno drammaticamente la crisi. Cosa puoi fare Proteggiti Sottraiti, anche per poco tempo, dal contesto, dal luogo o dalla situazione in cui ti trovi. Se non è possibile, prova comunque a defilarti, ad esempio togliendoti dal centro della scena. Mettiti comodo Ovunque ti trovi, cerca di mettere nel più breve tempo possibile nella posizione più comoda possibile, compatibilmente alla situazione, Evitando la posizione sdraiata, che può peggiorare i sintomi della crisi. Cerca frescura Tra i sintomi più sgradevoli c’è la sensazione di avvampare. Crea un po’ di corrente aprendo le finestre o mettiti all’ombra se sei all’aperto.
Chiedi aiuto. Se ti sembra di perdere il controllo, individua qualcuno che possa starti vicino per il tempo della crisi, anche telefonicamente. Se non c’è nessuno, chiedi aiuto alle cose: un oggetto “positivo”, un rituale rassicurante, una distrazione. Cosa non devi fare Lottare Non resistere a ogni costo e non cercare di opporti. L’attacco chiede spazio e tempo e se non glielo concedi, aumenterà d’intensità finché non molli la presa. Abbandona ciò che stai facendo, cedi, limitati a osservare. Fingere Quando si ha un attacco di panico è impossibile dissimulare e fingere di star bene. Questo peggiora le cose e può aumentare la tachicardia. È meglio dichiarare il malessere così da potersi prendersi cura di se stessi.

Scappare Preso dall’angoscia di star male, potresti cominciare a correre o a muoverti in modo concitato, senza guardarti intorno, ponendoti a rischio di incidenti o cadute. Fai di tutto per restare lucido e presente. Respirare velocemente La difficoltà a respirare induce istintivamente a “cercare aria” con inspirazioni massimali e frequenti. Ciò manda il sangue in alcalosi, che accresce il panico. Sforzati di respirare normalmente. L’aria basterà.

La dottoressa Tartaglia può essere contattata al numero di cellulare 338 – 558488. Per maggiori approfondimenti o richiesta di ausilio collegarsi al sito www.centropsicologiacastelliromani.it      

La sede del centro si trova ad Albano Laziale (RM) in piazza Salvatore Fagiolo n. 9 – Cap. 00041 




RENZI E L'ABBRACCIO TRA BERSANI E LETTA

di Alberto De Marchis

Gelo glaciale per Matteo Renzi quando nell’emiciclo Bersani e Letta si sono lasciati andare ad un caloroso abbraccio. Bersani, è chiaro, non ha gradito il calcio nel sedere dato ad Enrico ma si è presentato per votare la fiducia e per dare una piccola grande lezione di morale a Renzi: La necessità di agire con umiltà. Certamente Renzi non è partito con questa volontà ma ha promesso faville e adesso dovrà farne a passo sostenuto. Letta si è presentato in aula soltanto per votare, accolto dal calore di molti ma si è guardato bene dal salutare il nuovo premier intento, come sempre, a guardare il cellulare.

L’ex presidente del consiglio è appena tornato da Londra dove vi ha soggiornato con la sua famiglia. Adesso deve riflettere bene sul da farsi. Giusto il tempo del voto e poi è andato via. E’ evidente che si sente piuttosto stretto e non a suo agio in un ambiente che diciamola come è andata, gli ha fatto le scarpe non appena ha potuto.