ANGELA CELENTANO: DA UN ANNO E MEZZO NESSUNA TRACCIA?

di Silvio Rossi

Dal febbraio 2013, data in cui la famiglia Celentano ha chiesto il silenzio stampa, per non ostacolare il lavoro degli investigatori, che da ormai 18 anni stanno indagando sulla scomparsa di Angela Celentano, che aveva all’epoca tre anni, le notizie sono praticamente assenti. Ma questa storia non può essere assolutamente dimenticata e neppure si può affievolire la vicinanza a questa famiglia che lotta per ritrovare sua figlia.

Dopo la speranza di poter riabbracciare la figlia, ormai adulta, alimentata dalle mail giunte da Celeste Ruiz (che si scoprirà in seguito essere un nome inventato), Maria e Catello Celentano hanno preferito non seguire facili entusiasmi e hanno deciso di seguire una via più discreta, per evitare facili illusioni come quella vissuta pochi anni fa.

Ciò non vuol dire però che hanno rinunciato a cercare la figlia, sul loro sito (www.angelacelentano.com), che è tradotto in dodici lingue (compreso russo, polacco, greco), mandano messaggi nella speranza che Angela, in qualsiasi posto del mondo sia attualmente, possa rispondere. Ad ogni compleanno realizzano un video per fare gli auguri alla figlia, nella speranza che possa vederlo.

Nel 2012 i genitori hanno realizzato un libro, per narrare la loro esperienza, e soprattutto la forza che questa vicenda ha generato in loro, che hanno fondato una Onlus per aiutare i bambini in difficoltà.

La storia.

Il 10 agosto del 1996 la famiglia Celantano si reca sul monte Faito per una scampagnata domenicale. La scuola domenicale per bambini di Vico Equense, una cittadina a pochi chilometri da Sorrento, che si trova alle falde del monte, organizza tutti gli anni questa “festa di fine anno” con le famiglie dei bambini frequentanti la comunità evangelica locale.

Quel giorno, tra gli altri, c’erano Maria e Catello Celentano, con le loro tre figlie, Rossana di sei anni, Angela di tre e Naomi, di un anno e mezzo.

Era l’ora di pranzo quando Angela chiese al padre di poter giocare sull’amaca. Dopo pochi minuti Catello Celentano chiamò la figlia, convinto che fosse ancora dietro di lui, per esaudirle il desiderio. Ma della bambina nessuna traccia. Si mobilitarono tutto il gruppo (circa quaranta persone), e dopo poco, non trovando la bambina, furono chiamati i carabinieri.

Le ricerche di Angela proseguirono per quattro giorni, con l’aiuto di elicotteri, unità cinofile e speleologi (sul monte ci sono alcuni dirupi), ma della bambina nessuna traccia, probabilmente qualcuno l’aveva prelevata e portata via sin dai primi istanti.

Il 19 agosto a casa Celentano arriva una telefonata in cui si sente solamente un pianto di una bambina, ma nulla può indicare se fosse realmente Angela. Un misterioso testimone invita a cercare i responsabili della scomparsa nella comunità evangelica di Vico.

Un mese dopo gli investigatori scoprono che la bambina si era allontanata dal gruppo insieme a Renato, un bambino allora dodicenne, che era andato a posare in macchina il suo pallone. Renato ha raccontato di aver detto alla bambina di tonare dai suoi genitori, ma questa continuava a seguirlo. Giunto a una biforcazione, ha intimato di nuovo alla bambina di tornare indietro, e ha continuato da solo la discesa verso il parcheggio. Un altro bambino, Luca, ha detto di aver visto Angela che scendeva per il sentiero con Renato, e si sarebbe offerto di riportare la bambina ai genitori, ma non sarebbe stato ascoltato da Renato.

La pista messicana

Come in tutti i casi di sparizione, specie quando si tratta di bambini, si rincorrono negli anni notizie relative ad avvistamenti di bambini somiglianti con le persone cercate. Il caso di Angela Celentano non è stato, sotto questo aspetto, diverso da quello di altri analoghi.

Dopo i primi anni, in cui mole segnalazioni giungevano alla famiglia e agli investigatori che seguivano la vicenda, molta impressione ha suscitato una mail mandata nel 2010 dal Messico alla sorella maggiore di Angela, Rossana, da parte di una sedicente Celeste Ruiz, che dice di essere la bambina scomparsa, ma di non cercarla, che sta bene e non è interessata a tornare in Italia.

Per diversi mesi l’Interpol ha cercato riscontri per verificare la veridicità delle affermazioni, in quanto le mail giunte alla famiglia Celentano erano inviate da computer pubblici (la prima da un punto di accesso di un supermercato), e quindi non era facile riuscire a individuare l’autore dei messaggi.

Nelle ricerche successive è stato accusato Josè Manuel Vazquez Valle, figlioccio di un magistrato messicano Cristino Ruiz (proprio il cognome utilizzato per creare l’avatar fasullo), come mittente delle mai. Un mitomane che, per una bravata, ha riaperto una ferita nel cuore di Maria e Catello.

 




YARA GAMBIRASIO: SI SCAVA NEI RAPPORTI FAMILIARI DI MASSIMO GIUSEPPE BOSSETTI

di Chiara Rai

Bergamo – L'attenzione degli inquirenti sembrerebbe tutta rivolta sulla ritualità, sulle abitudini di Massimo Giuseppe Bossetti. Gli inquirenti stanno scavando molto intorno a quest'uomo ai rapporti che questi ha sempre avuto con sua moglie e con la famiglia della moglie. Andreina Bolis, suocera del 44enne carpentiere di Mapello accusato dell'omicidio della 13enne Yara Gambirasio a Brembate di Sopra, risiede nello stesso edificio della famiglia Bossetti. Certo è che se Massimo Giuseppe Bossetti si trova in carcere dal 16 giugno, evidentemente ci sono gravi indizi che pesano sulla persona, forse anche altri indizi che non sono stati ancora resi noti.

Una situazione decisamente incredibile per come ci si è arrivati e che adesso pesa come un macigno su quest'uomo che apparentemente sembrerebbe una persona legata alla sua famiglia e amante degli animali. Insomma un uomo comune come tutti e non un presunto assassino di una ragazzina innocente barbaramente uccisa. Chiunque sia l'assassino, difronte ad un omicidio così efferato non bisogna provare compassione per nessuno  ma cercare di accertare la verità dei fatti con lucidità e prove inconfutabili. Non con elementi flebili perché la famiglia di Yara Gambirasio cerca giustizia, lo ha detto fin dall'inizio: la loro figlia è stata uccisa e loro vogliono sapere chi è il colpevole.

 

L'interrogatorio alla suocera di Bossetti – E' durato quasi due ore l'interrogatorio di mercoledì mattina ad Andreina Bolis, la suocera di Massimo Giuseppe Bossetti

Il colloquio si è svolto al comando provinciale dei carabinieri di Bergamo, in via Delle Valli, e ha preso il via alle 10. La madre della moglie di Bossetti, Marita Comi, è stata sentita come persona informata sui fatti.

Al termine l'avvocato Claudio Salvagni non ha svelato nulla sul contenuto dell'interrogatorio, ma ha confermato che la donna pur potendo avvalersi della facoltà di non rispondere, ha risposto a tutte le domande. Secondo quanto trapela il colloquio era incentrato in particolare sui rapporti fra Bossetti e i suoi familiari.

Andreina Bolis abita nello stesso edificio dove risiede la famiglia Bossetti. La donna potrebbe quindi aver chiarito meglio comportamenti e usanze di quello che finora rimano l'unico indagato per l'omicidio della 13enne di Brembate Sopra.

 

La morte di Yara – E' il 26 novembre 2010 quando Yara esce dalla palestra che dista poche centinaia di metri da casa e di lei si perdono le tracce. Tre mesi dopo, il suo corpo viene trovato in un campo abbandonato a Chignolo d’Isola, distante solo una decina di chilometri da casa. L’autopsia svela una ferita alla testa, le coltellate alla schiena, al collo e ai polsi. Nessun colpo mortale: era agonizzante, incapace di chiedere aiuto, ma quando chi l’ha colpita le ha voltato le spalle lei era ancora viva. Il decesso è avvenuto in seguito, quando alle ferite si è aggiunto il freddo.

 

Perizie e analisi – La relazione tecnica relativa alle analisi sulle circa duecento tracce pilifere ritrovate sul corpo di Yara arriverà a settembre. Le analisi effettuate in laboratorio invece non hanno avuto esiti interessanti: nessuna traccia rilevante a carico di Bossetti. 

 

La prova del DNA – La prova del DNA in un processo ha un valore di indizio. Il test del DNA è stato replicato ben quattro volte dai Ris di Parma, Statale di Milano, Istituto di medicina legale di Pavia, San Raffaele di Milano, dando sempre identici risultati. Ma la traccia di codice genetico era molto piccola e non è certo che ci sia ancora del materiale genetico con cui si possa fare una nuova perizia come vorrebbe la difesa nominando anche dei suoi periti. 

 

Chi è Massimo Bossetti – Originario di Clusone, Massimo Giuseppe Bossetti ha 44 anni, è sposato e ha tre figli. L’uomo, senza precedenti penali, lavora nel settore dell’edilizia ed ha una sorella gemella. Il Dna lasciato sul corpo della vittima sarebbe sovrapponibile a quello di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999 e ritenuto in base all’analisi scientifica il padre dello sconosciuto assassino al 99,9%. 

Il profilo genetico del presunto assassino è in parte noto. Per questo era stata riesumata la salma di Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999, che secondo gli esami scientifici risulta essere il padre del presunto assassino di Yara. Avere la certezza che l’autista è il padre dell’uomo che ha lasciato il proprio Dna sui vestiti di Yara non risolve il problema: trovare il killer, un presunto figlio illegittimo di cui non c’è traccia. L’ultima conferma sull’analisi scientifica arriva nell’aprile scorso contenuta nella relazione dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, la stessa esperta che aveva eseguito l’esame sulla salma della giovane vittima. 

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ROBERTA RAGUSA: IN ATTESA CHE LA PROCURA DI PISA SI ESPRIMA

di Chiara Rai

In attesa che si spalanchino le porte del processo per l’unico indagato che è il marito di Roberta e che quindi la magistratura vada fino in fondo e riesca ad individuare il colpevole della scomparsa di Roberta, ci sono cittadini che non si arrendono alla ricerca di indizi, forse anche del corpo della povera donna che potrebbe essere stata uccisa da chi avrebbe dovuto esserle accanto. E in suo nome si organizzano e perlustrano il territorio per trovare quella giustizia tanto attesa, confidando, prima di tutto nel lavoro senza sosta delle forze dell’ordine coadiuvate dal procuratore capo della Repubblica di Pisa, Ugo Adinolfi il quale a marzo ha richiesto che Logli fosse rinviato a giudizio per omicidio.

La perlustrazione  

 Sabato 9 agosto è stato dunque compiuto un giro di perlustrazione, un’attento giro di ricognizione ma non certo alla stregua di quello che sono in grado di operare gli investigatori con mezzi e forze adeguate,  in quattro zone "sensibili" del territorio pisano, con Gaia Ghilarducci, Tiziano Vason e  Donatella Raggini, che è arrivata dall'Emilia Romagna fino in Toscana per parteciparvi. Tutti appartengono al gruppo Fb ufficiale dedicato a Roberta, fondato da Andrea Marotta poche ore dopo la scomparsa di Roberta nel 2012.   Il primo luogo visitato è stato il fiume Morto, lungo la Via Figuretta.

Il secondo luogo la Via Gigli. Il terzo luogo l'ex deposito militare di Titignano. Infine è stata perlustrata la tenuta di Coltano.

Il deposito di Titignano, nel comune di Cascina (Pisa) è un ex deposito militare dei paracadutisti della Folgore  ormai dismesso da almeno 35-40 anni circa. 

Il gruppo di persone ha avuto la grande fortuna di conoscere una persona che vive lì di fronte in condizioni molto precarie, in una roulotte con un piccolo terreno recintato,  il quale ha raccontato che il lucchetto di chiusura è stato apposto circa due mesi fa, quindi dopo la testimonianza di un tale che in una lettere anonima al settimanale Giallo si è firmato Tony.

La testimonianza

Secondo questa lettera anonima di Tony, una fonte presumibilmente attendibile, i resti della donna potrebbero essere nascosti in un luogo che Antonio Logli conosceva bene, l’ex deposito militare di Titignano. Tony ha ha indicato l’ex deposito militare di Titignano come luogo all’interno del quale giacerebbero, nascoste nelle cisterne che un tempo custodivano il carburante, le spoglie della donna. La zona sarà battuta dagli investigatori di Pisa, che hanno deciso di non tralasciare nessuna indicazione aprendo l’ipotesi ad una nuova possibile pista.

All'epoca del delitto il luogo era stato anche abitato da nomadi, e comunque era utilizzato dal personaggio che abita di fronte per allevare le sue galline, tanto è vero che ha dichiarato che spesso riparava la recinzione che veniva saltuariamente danneggiata.

La tenuta di Coltano (Pisa) ove in passato sono stati ritrovati diversi cadaveri. Si presta bene all'occultamento di un corpo poiché molto vasta, c'è un torrente che corre lungo i campi e non è molto frequentata. La frazione di Coltano è un piccolo borgo agricolo, antico possedimento mediceo, e costituisce una delle storiche Tenute in cui è suddiviso il Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli.

Cinque cadaveri sono stati ritrovati in passato in quella zona, ma si è sempre trattato di prostitute. Può darsi anche che chi abbia ucciso Roberta, sempre che Roberta sia morta, abbia voluto nasconderla in quella zona boscata e abbandonata e far credere che anche la povera Ragusa sia stata vittima di un maniaco serial killer che ancora si trova in giro. Sui cordoni dunosi, che un tempo emergevano dalle paludi, si trovano le uniche fasce boscate della Tenuta. Non sembrerebbe quindi difficile occultare un cadavere da quelle parti

Via Gigli

I carabinieri dedicano particolare attenzione alla testimonianza di Silvana Piampiani. Casalinga, 58 anni, la donna vive con la mamma in via Gigli, la strada che più di via Dini, dove abitano i Logli, sembra conquistare un ruolo di luogo cruciale per la messa in scena di azioni su cui si poggia la tesi dell’accusa nei confronti di Logli.

 Silvana Piampiani, una vicina di casa e Filippo Campisi, vigile del fuoco hanno riferito ai carabinieri di avere visto Logli in via Gigli intorno all'1 di notte. Campisi, che stava tornando a casa dal suo turno di lavoro, ha riferito di aver sentito anche un urlo di donna. Tutto questo si aggiunge ai risultati dei test a cui sono stati sottoposti i cani molecolari che hanno fiutato la presenza di Roberta tra la sua abitazione e un punto preciso di via Gigli nei pressi della ferrovia.

Il supertestimone e via Gigli

il supertestimone che la notte della sparizione di Roberta Ragusa, tra il 13 e il 14 gennaio 2012, vide prima Antonio Logli fermo in macchina in via Gigli, e poco dopo un uomo e una donna litigare in strada. Si chiama Loris Gozi e abita proprio in via Gigli. Gozi ha ripercorso tutti i momenti di quella sera, tornando a sottolineare ciò che era successo la mattina dopo, quando Antonio Logli aveva suonato alla sua porta con una foto della moglie in mano per chiedere se per caso l'avesse vista. Anche nel pomeriggio Logli è tornato a bussare alla porta, stavolta ha parlato con la moglie di Gozi, per chiedere ancora una volta se qualcuno avesse visto qualcosa. Una circostanza strana visto che è stata l'unica porta alla quale il marito di Roberta avrebbe bussato per avere notizie della donna scomparsa, una circostanza però che non appare poi così strana se si considera che Gozi è sicuro che quella sera Logli fermo in auto lo aveva visto mentre stava rientrando a casa in auto.

Ricordiamo che gli inquirenti considerano il testimone comunque attendibile, perchè ciò che ha raccontato, con il percorso fatto, è perfettamente confermato dalle celle agganciate dal suo cellulare lungo il tragitto che da Pisa, dove lavora la moglie, lo ha riportato a casa, in via Gigli.

 

Più di qualcuno pensa però che la chiave di volta sia all’Elba. Settembre 2013

Vacanze del marito, dei figli di Roberta e di Sara Calzolaio: sono andati tutti all'isola d'Elba, come accadeva anche quando c'era ancora Roberta. 

 

 Quel viaggio all’isola d’Elba di Logli e suo padre

un viaggio all’isola d’Elba, a ridosso della scomparsa di Roberta, del marito, Antonio Logli, e del suocero, Valdemaro. I due, secondo la versione data agli inquirenti, volevano andare a vedere se nella casa al mare ci fossero tracce di lei. Un viaggio molto strano in quel momento. I due si sono mossi con tutta tranquillità e soltanto molti giorni dopo la scomparsa gli inquirenti avrebbero cercato nella casa marina dei Logli.

 

Testimonianza o depistaggio?

Un nuovo avvistamento o un depistaggio?. Tempo fa, l’avvistamento è partito da Milano, dove un uomo dice di aver visto Roberta Ragusa in un bar, in via Filiberto, all’angolo con Corso Sempione. La donna indicata, due grandi, indimenticabili, occhi blu, avrebbe avuto un cappotto nero. Scrive su facebook la moglie del testimone, Rosalba Trapani, infermiera professionale: «Noi siamo persone serie». Ma non abbiamo saputo più nulla.

 

La sensitiva

''Roberta Ragusa è sepolta nel giardino di una casa sul mare". Sarebbe il messaggio scritto da una sensitiva e recapitato in busta chiusa al quotidiano la Nazione di Pisa. La sensitiva sarebbe una vicina di casa di Roberta e di suo marito Antonio Logli

 

La versione di Logli

Antonio Logli, indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere, ha invece sempre detto di essere andato a dormire intorno alle 23.45 e di essersi accorto dell'assenza della moglie la mattina seguente

 

L’incidente domestico

Il 10 gennaio 2012 a Roberta accade un incidente. Sara Calzolaio, l’amante di Logli, ha ricordato che quella quella mattina in autoscuola vi era Roberta la quale disse di recarsi a casa senza un motivo particolare, poi ricomparve nel pomeriggio verso le 16,30 con un aspetto che faceva pensare che stesse male.

Aveva il viso pallido ed era dolorante a un gomito e alla testa. Sembrerebbe che quella mattina, appena entrata in casa fosse stata colpita da dei cartoni di Natale che Logli stata riponendo in soffitta. Lei l'aveva raggiunto sulla scala per poi vedersi il cartone venire addosso perché era sfuggito a Logli.

 

Le telefonate con Sara Calzolaio, la sera prima che scomparisse Roberta

 La sera prima Logli con il cellulare dedicato aveva chiamato Sara verso le 23 per rimanere circa una mezz'ora al telefono, secondo quanto dichiarato dall’amante, i due, il giorno seguente sarebbero dovuti andare all'Ikea a Firenze. E presero un appuntamento. E se Roberta avesse sentito la telefonata e i due coniugi avessero iniziato a litigare mentre i bambini dormivano? Sara e Antonio si sentiranno un'altra volta, alle 00,17 per un manciata di secondi. Poi nei verbali i testimoni Loris Gozi e Silvana Piampiani raccontano di aver visto Antonio Logli litigare con una donna in via Gigli, fuori dall'abitazione, nelle ore in cui lui ha sempre sostenuto di essere rimasto a letto.

Torniamo con una interrogaizone importante per la risoluzione del giallo di Roberta Ragusa: Perché Logli ordinò all'amante Sara Calzolaio di distruggere i telefonini utilizzati per parlarsi negli 8 anni della loro relazione clandestina? I due hanno parlato di qualcosa di cui non dovevano? 

 

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ANSIA: PERCHE' VIENE L'ANSIA?

 a cura della Dott.ssa Vanessa Tartaglia, Psicologa-Psicoterapeuta Centro Psicologia Castelli Romani

Una larga parte di noi ha avuto o potrà avere un disturbo d’ansia nel corso della propria vita. L’ ansia, specie se non ha cause apparenti, è un’emozione che ci mette a dura prova. Stiamo facendo le nostre normali attività, quando all’improvviso prorompe in noi una fastidiosa sensazione che stia per accadere qualcosa di brutto e spesso non sappiamo cosa sia.

A volte l’ansia prende la forma dalla paura di morire, o dall’angoscia per il fatto che “un giorno” dovremo morire e che nulla ha senso. A volte siamo assaliti da un generico ma intenso terrore di essere soli, di non essere “reali”, di non farcela. In altri casi si ha la sensazione che qualcosa di terribile e di più grande di noi incomba nella nostra vita. E infine, a volte, si presenta un’acuta ansia “senza oggetto”, pura tensione, puro stato di allerta senza nessun’altra sfumatura.

L'ansia è una complessa combinazione di emozioni negative che includono paura, apprensione e preoccupazione, ed è spesso accompagnata da sensazioni fisiche come palpitazioni, dolori al petto e/o respiro corto, nausea, tremore interno. I segni somatici sono un'iperattività del sistema nervoso autonomo e in generale della classica risposta del sistema simpatico di tipo "combatti o fuggi".

L’ansia di per sé, tuttavia, non è un fenomeno anormale. Si tratta di un'emozione di base, che comporta uno stato di attivazione dell’organismo e che si attiva quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa. Nella specie umana l’ansia si traduce in una tendenza immediata all’esplorazione dell’ambiente, nella ricerca di spiegazioni, rassicurazioni e vie di fuga, nonché in una serie di fenomeni neurovegetativi come l’aumento della frequenza del respiro, del battito cardiaco (tachicardia), della sudorazione, le vertigini, ecc.. Tali fenomeni dipendono dal fatto che, ipotizzando di trovarsi in una situazione di reale pericolo, l'organismo in ansia ha bisogno della massima energia muscolare a disposizione, per poter scappare o attaccare in modo più efficace possibile, scongiurando il pericolo e garantendosi la sopravvivenza.

L’ansia, quindi, non è solo un limite o un disturbo, ma costituisce una importante risorsa, perché è una condizione fisiologica, efficace in molti momenti della vita per proteggerci dai rischi, mantenere lo stato di allerta e migliorare le prestazioni (ad es., sotto esame). 

Quando l'attivazione del sistema di ansia è eccessiva, ingiustificata o sproporzionata rispetto alle situazioni, però, siamo di fronte ad un disturbo d'ansia, che può complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le più comuni situazioni.

Si distingue dalla paura vera e propria per il fatto di essere aspecifica, vaga o derivata da un conflitto interiore.

 

Che cosa nasconde realmente l’ansia?

Paradossalmente, l’ansia è una delle più forti pulsioni vitali di cui siamo dotati, uno dei sintomi che maggiormente esprimono un’immensa voglia di vivere, di creare, di manifestarsi con pienezza. Proprio così: anche quando è venata di atmosfere mortifere – anzi, ancor di più in questi casi – questa angoscia è da interpretare come una parte di noi stessi che dice: voglio assolutamente vivere. È importante allora comprendere perché questa voglia debba manifestarsi in un modo così violentemente negativo. E la risposta risiede nel fatto che, attraverso di essa, il nostro cervello si fa carico di scuoterci alla radice per segnalarci che stiamo escludendo dalla nostra vita una parte essenziale di noi stessi, una parte che evidentemente non si può sopprimere. Può essere qualsiasi cosa: creatività, sessualità, sentimenti, libertà, desideri, modi di essere ecc. L’atmosfera di morte e di pericolo è lì a dirci che vivere senza questa parte è pericoloso e ci conduce alla depressione. È il momento di farla vivere, per riprendere a stare bene. Ecco come

 

Come possiamo curare l'ansia?

Eliminare l'ansia con gli psicofarmaci ci toglie la possibilità di mettere in atto ciò che di prezioso essa ci suggerisce. Un danno doppio, perché essi, annebbiando il problema, lo fanno diventare sempre meno comprensibile. 

La strategia migliore, quindi, non è sopprimere l’ansia, ma carpirne il senso e attuarlo, fino a renderla inutile.

È necessario che qualcuno, lo psicoterapeuta, ci aiuti a comprendere il senso nascosto nell’ansia e a trasformarlo in scelte e comportamenti liberatori.

Il terapeuta ci può aiutare a prendere coraggio nelle scelte. Spesso, paradossalmente, chi soffre di quest’ansia non mette in atto le scelte che, una volta individuate, potrebbero farlo star bene. La paura di qualcosa di nuovo va a sua volta a nutrire il problema. Tuttavia è necessario tirare fuori un po’ di coraggio e fare i passi necessari. Altrimenti, se si resta passivi, l’ansia la farà da padrona.

Contatti: 

Dott.ssa Vanessa Tartaglia

Psicologa-Psicoterapeuta

Cell.3388558488 email: dott.vanessatartaglia@cpcr.it

www.centropsicologiacastelliromani.it

p.zza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 Albano laziale




DENISE PIPITONE: PROSSIMA TAPPA IL 3 OTTOBRE

di Silvio Rossi

Mazara del Vallo (TP) – La prossima udienza del processo si terrà a Palermo il prossimo 3 ottobre, tra i convocati c’è il maresciallo Di Girolamo, per la questione dell’ispezione a casa di Anna Corona. La madre di Denise Piera Maggio spera che il processo di appello possa finalmente aiutarla a ritrovare la bambina (che oggi avrebbe quattordici anni), e crede fortemente che la figlia sia ancora viva, definendo “atto di sciacallaggio” una nuova lettera, recapitata in forma anonima, su cui è scritto che Denise è stata uccisa e sepolta sotto la spiaggia di Mazara. Piera Maggio ha un portale sempre aggiornato dedicato alla sua bambina che si chiama www.cerchiamodenise.it 

 

La nuova intercettazione

Nello scorso mese di aprile è iniziato il processo di appello, e nuove rivelazioni sono giunte per modificare il quadro dell’accusa. In una nuova intercettazione, che riguarda i giorni successivi alla scomparsa, ma che è stata resa pubblica solo ultimamente, si sentono due persone dire: «Ciao Pe, vai a prendere Denise», «Ma Peppe che ti ha detto? Dove la devo portare?»

Non si conoscono le due persone, ma l’intercettazione è stata realizzata con una cimice installata nel motorino di Jessica, per cui certamente la ragazza era presente nel momento in cui sono state pronunciate queste parole.

Nel nuovo dibattimento si stanno rivalutando anche altri elementi. Primo tra tutti l’atteggiamento di Anna Corona, che poche ore dopo la scomparsa fece entrare i carabinieri nell’appartamento della vicina di casa al posto del suo.

 

La prova del video

È stato chiesto anche di acquisire come prova un video girato da Giacomo Frazzitta, avvocato di Piera Maggio, in cui un testimone, Battista Della Chiave, settantacinquenne sordomuto, asserisce di aver visto il primo settembre 2004, giorno della scomparsa, un uomo entrare in un magazzino dove lavorava in quel periodo, con una bambina in braccio che fece una telefonata. Da quel magazzino circa venti minuti dopo mezzogiorno, quando la notizia non era ancora di dominio pubblico, partì una telefonata verso Antonietta Lo Cicero, madre di Anna Corona, che ha testimoniato come le fu detto di andare da figlia e nipote perché era successo qualcosa. Chi ha chiamato era però coinvolto nella storia, perché ancora la vicenda della scomparsa non era di pubblico dominio.

 

La posizione di Jessica Pulizzi

I giudici hanno deciso anche di ascoltare Alice Pulizzi, la sorella minore di Jessica, per verificare l’alibi di quest’ultima, dato che i tabulati della sua utenza mobile indicano la sua presenza nel pressi di casa Pipitone proprio il giorno della scomparsa. Potrebbe quindi aggravarsi la condizione di Jessica. Se le nuove prove saranno ritenute credibili la posizione dell’accusata potrebbe cambiare notevolmente. Infatti in assenza di nuovi elementi sarebbe stato in ogni caso difficile per l’accusa dimostrare la colpevolezza superando “ogni ragionevole dubbio”.

La scomparsa di Denise

Fra pochi giorni, il primo settembre, ricorreranno dieci anni dalla scomparsa di Denise Pipitone. La bambina, figlia di Piera Maggio e di Piero Pulizzi, stava giocando davanti la casa materna a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani verso le dodici quando si sono perse le tracce.

La maggiore indiziata è stata dall’inizio la sorellastra Jessica Pulizzi, nata dal padre Piero e la moglie di questi, Anna Corona. La presunta gelosia nei confronti della bambina nata fuori dal matrimonio, che avrebbe destabilizzato l’ambiente familiare è stato considerato come movente valido, e alcuni elementi indiziari, tra cui affermazioni false raccontante agli inquirenti e un’intercettazione telefonica in cui l’indiziata parlò della piccola, ma i giudici hanno ritenuto che la stessa fosse riferita alla mattina prima della scomparsa.

 

Il processo

Sei anni dopo la scomparsa della bambina è iniziato il processo di primo grado presso il tribunale di Mazara del Vallo. Imputati erano Jessica Pulizzi, per concorso in sequestro di persona (gli accusatori hanno ritenuto che la ragazza avesse avuto dei complici),  Gaspare Ghaleb, suo ex compagno, che è stato condannato a due anni per aver fornito false dichiarazioni ai PM, e la madre Anna Corona. Mancava però una prova che avrebbe potuto inchiodare la ragazza alle sue responsabilità, quindi il processo di primo grado ha visto nel giugno 2013 l’assoluzione di Jessica perché gli elementi accusatori non fornivano una certa responsabilità dell’imputata.

 

 




LE RIFORME DEL DEMAGOGO: POPULISMO E SURROGATI

di Emanuel Galea

Secondo il Sabatini Coletti, dizionario della Lingua Italiana, con “surrogato” s’intende qualunque cosa che sostituisce un'altra in modo inadeguato. Aristotele usava definire i demagoghi «adulatori del popolo»

.Questa è la ragione perché, nelle riforme Renzi, vediamo solamente il surrogato degli originali e nel suo modo di fare una sorta di adulazione. Intendiamo spiegare il motivo e le ragioni del nostro convincimento, prendendo a titolo esemplificativo qualcuna delle sue pseudo riforme.

Cavallo di battaglia di questo governo è il bonus di 80 euro che spetta ai lavoratori dipendenti (in egual misura tra contratti a tempo pieno e part-time) o con contratto di collaborazione ma non ai titolari di partita iva e non ai pensionati (nemmeno quelli con reddito inferiore ai 24000 euro).

A definire questo provvedimento, tanto sbandierato e fatto gioco forza di questo esecutivo, come un surrogato è stata la stessa Corte dei Conti. Nel suo Rapporto 2014 sulla Finanza Pubblica, la Corte così lo ha definito : E’ soltanto un “surrogato” che ha per di più contribuito allo “svuotamento” della base imponibile Irpef.  La Corte va oltre e accusa : “c’è una “riluttanza” della politica nel decidere una riforma dell’Irpef, in una prospettiva che non si configuri come uno sgravio generalizzato”.

Andando avanti con la  lettura di quel Rapporto 2014 della Corte dei Conti, ci si trova a uno dei “misteri” tipici italiani, uno dei lati oscuri, dolosamente tollerati e mai affrontati dalla classe politica.

Dice la Corte che dal censimento effettuato è emerso che sono 146 enti e le società della pubblica amministrazione che finora non rientravano nel perimetro della pubblica amministrazione e sono quindi “sfuggiti” al suo controllo. (Praticamente enti “fantasma”ndr). . Una costellazione di “pluralità di società partecipate e di enti strumentali che ricevono finanziamenti pubblici” e che nel triennio 2011-2013 sono costati allo Stato in media 25 miliardi di euro l’anno. 

Altro che “riforma surrogato” del Senato ! Altro che la beffa dell’abolizione delle Province ! E’ qui, dove dovrebbe affondare il coltello delle riforme per avviare il risanamento !

Nel nostro ultimo editoriale, “Governo Renzi, Il Re è Nudo”, avevamo scritto: < Le ottomila aziende pubbliche, delle quali non si sa quanti possano essere veramente di utilità pubblica, per anni e anni sono servite come allevamenti di apparati politici, in parte causa della pesante situazione delle casse dello Stato. Si legge da qualche parte che 2.761 di questi contano più amministratori che dipendenti. >

Balcerowicz, già Ministro delle Finanze e Vice Primo Ministro polacco, ci ricorda che l'uscita dalla crisi del debito può venire solo da una radicale riforma dello Stato. Forse Balcerowicz aveva in mente le 146 società “fantasma” da 25 miliardi l’anno, oppure le 2761 aziende pubbliche con più amministratori che dipendenti o forse intendeva l’una e l’altra?

Magari sono anche queste le riforme vere, strutturali di cui parla Draghi. Non abbiamo alcuna pretesa di interpretare il suo pensiero, ma non andremo molto lontano pensando che, fra l’altro, il presidente della Bce, ha inteso riferirsi a questo quando diceva: "Uno dei componenti del basso Pil italiano è il basso livello degli investimenti privati". Peggio, tutto è dovuto "all'incertezza sulle riforme, un freno molto potente che scoraggia gli investimenti".  E’ ovvio che in mente avesse anche la riforma della Giustizia Civile in particolare, ma nessuno può escludere il riordino delle società ed enti “fantasma” e quelli dove gli amministratori superino i dipendenti. Vera riforma da miliardi all’anno. Lecito chiedere perché questo governo “rottamatore” si guarda bene dal affrontarla?

Questo governo predilige le riforme “populiste”. Quale spinta per il rilancio dell’economia, la crescita, l’occupazione, i consumi, possano dare le “rottamazioni” del Senato” e le “Province” Zero spaccato, tanto più che in tutte i due casi si tratta di semplice cambio nome fatto ad arte per privare e limitare, anche di più, la cittadinanza dal partecipare pienamente e consapevolmente alla vita politica del paese.

Tanta gente sta chiedendo perché rottamare il Senato e non la Camera? Quale dei due concorre più utilmente per il bene del Paese?

Perché le Province e non le Regioni?Quale dei due consuma più risorse al Paese senza dare adeguata contropartita?

A estraniare il cittadino dalle istituzioni, rendendogli la partecipazione sempre più difficile, si sta coalizzando la Ue e l’Esecutivo locale

Da parte sua Draghi consiglia : "E' ora di cedere sovranità sulle riforme. L'Italia allontana gli investimenti"
Il governo Renzi non si fa attendere.  Sta votando provvedimenti per rendere difficile la partecipazione del cittadino alla vita politica:

– l’articolo 11 del ddl riforme: facendo salire il numero di firme per leggi d’iniziativa popolare;

– l’articolo 15 del ddl riforme che regola il referendum abrogativo- doppia soglia firme e quorum ;

– un velato commissariamento delle nascenti aree Metropolitane. L'articolo 33 del ddl riforme che disciplina i poteri sostitutivi del governo, , può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane e dei Comuni" in alcuni casi come il "mancato rispetto di norme e trattati internazionali" o "pericolo grave per la sicurezza pubblica".

Più che dei pensionati, dell’occupazione, della crescita le riforme Renzi, se bene lette, svelano ben altre coperture. Un emendamento Finocchiaro si preoccupa dei presidenti emeriti della Repubblica. In poche parole ,mentre si abolisce il Senato, restano senatori di diritto e a vita.  L'emendamento Finocchiaro dispone che vengano esclusi i presidenti emeriti della Repubblica dal computo massimo dei 5 senatori di nomina presidenziale . In questo modo viene ampliata la platea dei 100 senatori totali previsti dal ddl. Un “Senato surrogato” fatto ad immagine e misura di loro. In un’intervista rilasciata alla rivista on line, “Camminiamo Insieme”Renzi ha dichiarato che già è iniziato il suo conto alla rovescia per essere rottamato. Se lo dice lui, chi osa contraddirlo. Solamente che ci vien il dubbio mefistofelico che persino lui, così sicuro di se stesso, incomincia a rendersi conto che fino ad ora non ha fatto che demagogia e le sue riforme non sono che surrogato e populiste. La gente ancora aspetta le vere riforme.
 




ITALIANI : POPOLO ACUTO

di Mario Torosantucci

Una grande MENZOGNA dilaga nel mondo" GLI ITALIANI SONO SUPERFICIALI ". Non è vero ! Il popolo italiano, al contrario, è un popolo acuto, studioso, meticoloso, testardo, curioso e determinato. Potrei usare molti altri aggettivi, per definire la maggior parte della gente della nostra amatissima ITALIA. Purtroppo, io faccio parte della minoranza, ma devo onestamente riconoscere le molteplici grandi qualità degli altri. Il nostro, è un popolo molto coeso, solidale e ci si fa in quattro, per aiutare gli altri. Il primo esempio che mi viene in mente, è quello degli omicidi delle donne. La nostra polizia scientifica, è senz’ altro fra i primi posti al mondo, ma ciò, alla maggioranza degli italiani, non basta. Infatti, questi, determinatissimi, si mettono con le loro menti eccelse a disposizione, e quindi a collaborare con le autorità affinchè si affidino questi assassini alla legge. Per onestà, devo far notare, che mentre le TV private, fanno tantissime trasmissioni in merito, per onore della giustizia, le TV nazionali invece, fanno migliaia di trasmissioni, per senso del dovere, verso tutti i cittadini che pagano il canone, e quindi è giusto accanirsi anche per anni, pur di ottenere l’ agognata meta di vedere queste bestie umane, dietro le sbarre, anche a costo di spendere "milioni a palate ". Ed allora, ecco la partecipazione dei soliti, ma efficientissimi esperti, che sacrificandosi per anni, quasi tutti i giorni, sono costretti ad andare in televisione, a trattare noiosamente sempre lo stesso episodio di cronaca nera, per cercare quelle sfumature, che magari sono sfuggite agli investigatori scientifici della polizia. Poiché questo grande sforzo di professionalità, lo fa anche il telespettatore, io proporrei, un grande concorso popolare per ogni evento omicida, affinchè oltre aiutare la giustizia, gli SHERLOCK HOLMES che si sacrificano anch’essi tutti i giorni a guardare la TV, dopo qualche anno, dopo aver indovinato il colpevole, possano usufruire di una sostanziosa ricompensa in denaro. Ovviamente, il mio auspicio è quello che i labili di mente non commettano questo tipo di reato, per partecipare a più concorsi. Certo, mi vergogno di non essere interessato a queste cose, superficiale come sono, io lascerei fare soltanto ai reparti investigativi, come già affermato, fra i più bravi al mondo, senza il mio se pur minimo apporto. Però, ripensandoci, dovrebbe essere avvincente, quando, col passar dei mesi, in ogni nuova trasmissione, escono fuori nuovi elementi di indagine, magari un semplice pelo che era sfuggito nei tre anni precedenti, od una nuova testimonianza, che nel tempo si moltiplica. Infatti, in un’ opera teatrale, ogni attore ha la sua parte, deve entrare al momento giusto, deve creare quella giusta suspence, deve portare qualcosa di nuovo, e, possibilmente in contrasto con tutto quello detto in precedenza, affinchè le carte si mescolino bene, e rendano più affascinante il caso. La bravura di questi eccezionali opinionisti, sta nel fatto di dire il contrario degli altri, perchè , con il loro acume, riescono subito ad individuare le lacune delle teorie testè affermate, puntualizzando la loro nuova tesi sul delitto. Sinceramente, sono un pò imbarazzato, perchè continuando a parlare di questo argomento, comincio ad esserne affascinato, e rischio anch' io di entrare in questo maledetto vortice, ben sapendo di non essere all' altezza della maggioranza degli italiani. Quindi, preferisco partecipare ed essere d' aiuto, pagando il canone, che tanto serve, per ricompensare quegli ospiti televisivi che tanto si sacrificano. Ovviamente, per essere risarcito anch'io, spero di indovinare a caso, il colpevole di un eventuale concorso futuro, a cui vorrei partecipare. Ho notato peraltro, in una trasmissione, un pò di perplessità sui volti, forse perchè avevano scoperto l' assassino soltanto dopo ventiquattro ore. Ovviamente così, viene a mancare il materiale primario per il




INIZIATA LA STAGIONE DELLA VENDEMMIA: CALANO LE QUANTITA'

Redazione
E’ iniziata la vendemmia in Italia con una produzione che per effetto del clima del tutto anomalo di inizio estate molto probabilmente sarà piu’ contenuta dello scorso anno che con oltre 49 milioni di ettolitri è stato particolarmente ricco. E’ quanto stima la Coldiretti in occasione del distacco del primo grappolo di uva da vino Made in Italy del 2014, avvenuto, con dieci giorni di anticipo rispetto allo scorso anno, nell’azienda agricola Faccoli, in via Cava a Coccaglio in provincia di Brescia in Franciacorta, dove si raccolgono le uve bianche destinate alla produzioni di spumanti che tradizionalmente sanciscono l’avvio delle vendemmia in Italia. Con queste premesse è testa a testa per la conquista del primato produttivo con la Francia dove – sottolinea la Coldiretti – le prime per il 2014 danno una produzione in media con gli ultimi cinque anni di 46,4 milioni di ettolitri, secondo l’Istituto del Ministero dell’agricoltura d’oltralpe.
 
In Italia si inizia con le uve pinot e chardonnay in un percorso che – precisa la Coldiretti – proseguirà a settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si concluderà quest'anno addirittura a novembre con le uve  di Aglianico e Nebbiolo. Le stime della Coldiretti dunque saranno  progressivamente definite perché molto dipenderà dalle prossime settimane in cui si inizierà a raccogliere tutte le altre uve con le previsioni di tempo buono che stanno alimentando l’ottimismo dopo l’andamento climatico bizzarro, con un mese di luglio con il 74 per cento di precipitazioni in piu’ e circa mezzo grado di temperatura in meno rispetto alla media che ha fatto aumentare l’impegno ed i costi dei viticoltori per la difesa del raccolto.
 
Se non ci saranno sconvolgimenti si prevede che la produzione Made in Italy sarà destinata per oltre il 40 per cento – precisa la Coldiretti  – ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola. Nei primi sei mesi del 2013 gli acquisti delle famiglie italiane di vino e spumanti sono risultati in valore pressochè stabili rispetto allo scorso anno (-0,1 per cento) in un quadro di calo complessivo dei consumi alimentari, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea, mentre le esportazioni sono amentate del 3 per cento nel primo quadrimestre con il risultato che oltre la metà del fatturato che sarà realizzato dal vino nel 2014 sarà ottenuto dalle vendite sul mercato estero.
 
Con l’inizio della vendemmia in Italia si attiva un motore economico che genera quasi 9,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che da occupazione a 1,25 milioni di persone. La vendemmia 2014 – ricorda la Coldiretti – coinvolgerà 650mila ettari di vigne, dei quali ben 480mila Docg, Doc e Igt e  oltre 200mila aziende vitivinicole dove quest’anno rispetto al passato con la crisi si prevede la presenza di un maggior numero di italiani, soprattutto giovani, rispetto agli extracomunitari, come confermano le richieste di lavoro. Secondo una indagine Coldiretti/Ixe’ oltre 2 giovani italiani su 3 (68 per cento) vorrebbero partecipare alla vendemmia 2014. Il settore del vino è uno dei piu’ ambiti dai giovani sia per fare una esperienza lavorativa che per investire come dimostra il fatto che sono ben 19423 le aziende agricole specializzate in viticoltura su 141mila ettari di vigneto condotte da under 40 anni e rappresentano ben il 12 per cento del totale delle 161716 aziende agricole “giovani”, secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati relativi all’ultimo censimento.
 
 “La decisa svolta verso la qualità ha messo in moto nel vino un percorso virtuoso in grado di conciliare ambiente e territorio con crescita economica e occupazionale anche attraverso l’integrazione di categorie come giovani, donne e immigrati che in questo momento hanno maggiori difficoltà nell’accesso al lavoro”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. La ricaduta occupazionale riguarda sia per le persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio. Secondo una ricerca di Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben diciotto settori di lavoro dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro.
 




ROBERTA RAGUSA: INDAGINI VICINE ALLA SVOLTA?

di Chiara Rai

Gello di San Giuliano (PI) – Un mistero ancora irrisolto quello della scomparsa di Roberta Ragusa fra il 13 e 14 gennaio del 2012. Una mamma premurosa con i suoi figli che aveva un marito che la tradiva con la Baby Sitter Sara. Una relazione mai interrotta che adesso è ufficiale e alla luce del sole. Mentre non si sa dove sia finita la povera Roberta, presumibilmente morta e presumibilmente le responsabilità del marito verranno a galla. Ciò perché le indagini degli inquirenti sono serrate e volte a risolvere una volta per tutte questo giallo. 

Sara, ora trascorre il tempo con i figli di Roberta: in una lettera di una amica di Roberta inviata a Giallo, l’amica che vuole rimanere anonima parla del nuovo rapporto che Sara, l’amante di Logli, avrebbe instaurato con i figli della povera Roberta Ragusa: “…. come è ormai noto in tutto il paese, Roberta è stata di fatto sostituita con l’amante, che abita con Antonio e i due figli che oggi hanno 12 e 17 anni. All’inizio Logli invitava le amichette della figlia a casa sua e faceva in modo di non farla sentire sola. Ma dopo qualche tempo le ha fatto addirittura cambiare classe. Una classe in cui non conosceva nessuno. Alcune settimane fa ho visto la figlia di Roberta passeggiare insieme a Sara. Sembrava che quella donna fosse la sua “nuova” mamma. Allora io mi chiedo: chissà cosa hanno detto a questi bambini?». 

Altre segnalazioni anonime e altre novità

I Carabinieri di Pisa non si arrendono e vagliano tutte le piste, anche le segnalazioni anonime. La lettera giunta a Giallo e firmata Tony,  il quale dichiara di essere un maresciallo dell'Aeronautica in pensione, apre a nuove strade da percorrere.

Nella lettera anonima, Tony ammette di aver conosciuto in passato il marito di Roberta Ragusa, Antonio Logli, durante il servizio militare e proprio in quel periodo sostiene di aver avuto una conversazione con il marito della donna, in merito ad alcuni luoghi che dovrebbero oggi essere presi in considerazione dagli inquirenti in quanto il corpo di Roberta Ragusa potrebbe essere stato nascosto proprio in una cisterna dell'ex deposito militare di Titignano. Un’altra missiva fa riferimento ad un misterioso incendio scoppiato alla fine di marzo del 2012, dopo circa due mesi e mezzo dalla scomparsa di Roberta Ragusa, a pochi chilometri dal luogo in cui la donna viveva. Nel rogo fu distrutto un materasso, utilizzato probabilmente per alimentare le fiamme e l'ipotesi fu quella di incendio doloso. In base a quanto scritto nella nuova lettera anonima giunta a Giallo sotto forma di denuncia alla procura di Pisa, l'incendio sarebbe stato appiccato proprio al fine di ridurre in cenere il corpo di Roberta Ragusa. 

 

Gennaio 2013

Sono riprese le ricerche del corpo di Roberta Ragusa. A darne notizia per primo è stato il procuratore capo della Repubblica di Pisa, Ugo Adinolfi, a seguito di un incontro con il prefetto Francesco Tagliente.

Si è tenuta una maxi-battuta su tutto il territorio con il supporto della protezione civile, delle associazioni venatorie e dei cercatori di funghi.

Lo stesso procuratore Adinolfi ha lanciato un appello a chiunque sappia qualcosa su quanto avvenuto la notte in cui Roberta è scomparsa, anche in forma anonima. Infatti, dopo la notizia del super testimone che avrebbe visto il marito Antonio Logli, uscire di casa quella notte, smontando dunque il suo alibi, il procuratore ritiene che possano esserci altre persone che possono contribuire a raccogliere ulteriori particolari.

 

Marzo 2013

Svolta nel caso di Roberta Ragusa. E’  stato reso noto il contenuto dei reperti finora segreti  in mano agli inquirenti, si tratterebbe di parti del pigiama e dell'orologio della donna. 

L'orologio è stato ritrovato, sembrerebbe da un passante, in un campo vicino all’abitazione della Ragusa, in via Gigli, esattamente il luogo dove un testimone ha riferito di aver visto, intorno alle 1.30 della notte fra il 13 e il 14 gennaio del 2012, il marito di Roberta, Antonio Logli, litigare calorosamente con una donna, che potrebbe essere stata proprio la moglie. Il ritrovamento dell'orologio nel campo chiarirebbe quindi ogni dubbio sull'identità di questa persona,  provando che a litigare con Logli era proprio la moglie: Roberta Ragusa.

 Il testimone dell'accaduto, ha ripetuto mercoledì scorso durante la trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?", di aver udito dei colpi, come se il corpo o la testa di qualcuno venisse sbattuta contro la carrozzeria di un’automobile, e una donna urlare, proprio in quel campo e quella stessa sera, prima di veder fuggire dal luogo una vettura a tutta velocità. "Nel corso di altre battute di ricerca – rende noto  Tgcom24 – sarebbero inoltre stati trovati alcuni brandelli del pigiama rosa, indossato dalla Ragusa nella notte della scomparsa, in un’area del Monte Serra a circa 200 metri da una strada sterrata". Al momento l’unico indagato per omicidio e occultamento di cadavere resta il marito di Roberta Ragusa, Antonio Logli. 

 

Il marito Antonio Logli è unico indagato. L’accusa per l’elettricista è di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Roberta è scomparsa da un anno senza dare alcuna notizia ai due figli Daniele e Alessia. E’ possibile che una madre non cerchi i propri figli? Il Procuratore non è di questo avviso.

 "La vita di Roberta è sospesa tra ricerche e indagini, tra silenzi e dichiarazioni – ha affermato Elisa Pozza Tasca, presidente dell'associazione Penelope, che in tutta Italia si occupa di persone scomparse – chi dimentica, cancella e noi non dimentichiamo".

 

La storia:

Questa mamma, 44 anni al momento della sparizione, è svanita nel buio della notte fra il 13 e il 14 gennaio 2012, un venerdì e un sabato, da Gello di San Giuliano, alle porte di Pisa: con sè non ha portato nulla, né un cappotto, né la borsa con soldi e documenti, né un cellulare, né, tantomeno, i suoi gioielli più preziosi, due ragazzi che adorava, Daniele, oggi sedicenne, liceale al classico, e Alessia, undici anni compiuti senza la mamma. L’ultimo a vederla in quella gelida notte, la stessa in cui naufragò la Concordia al Giglio, è il marito, Antonio Logli, 49 anni, elettricista alla Geste, una partecipata del Comune di San Giuliano, e socio con lei ed il padre Valdemaro dell’autoscuola di famiglia, la Futura, una società in accomandita semplice.

 

La sofferenza di Roberta:

La sofferenza di Roberta ha un nome e un cognome: Sara Calzolaio, oggi trentenne, che ha iniziato a lavorare presso l’agenzia di Logli a 18 anni per prendere la patente. Lì è nata la passione con Antonio, che la presenta alla moglie come baby sitter dei bambini e poi la vuole vicino a sé in autoscuola come segretaria. Dieci anni di relazione clandestina, undici con quello passato senza Roberta, un amore che non si è affievolito neppure dopo la scomparsa della povera Roberta, infatti, da settembre Sara trascorre parte della settimana a casa di Antonio, accanto a lui e ai ragazzi.




ROM INVADONO LA CAPITALE: 7100 PRESENZE SOLTANTO A ROMA

di Christian Montagna

Meno di quattordici anni, spesso senza biglietto e con neonati in grembo, forzano i tornelli di controllo e passano indisturbate. Ti accerchiano e ti senti impotente. E sono guai se provi a reagire, insulti sputi e minacce non tarderanno ad arrivare. Terrorizzati nella nostra città da chi in realtà è un ospite che a quanto pare non sa bene come comportarsi: è questo lo status vivendi. Sono i padroni indiscussi dell'illegalità incoraggiati forse dalle clementi istituzioni e dall'atteggiamento paterno del nostro sindaco.Si parla dell'invasione rom più grande della storia: una vera e propria diaspora in tutto lo stivale. Secondo i dati dell'ultimo censimento, Roma detiene il record in Italia con settemilacento rom. Nel corso degli anni, hanno dato vita ad un organizzazione criminale studiata ad hoc. Li trovi dovunque, sempre pronti a sferrare l'attacco al malcapitato di turno. Colosseo, Termini, Repubblica e Barberini le loro mete preferite. Alle biglietterie, sui binari, nei vagoni, un attimo di distrazione può diventare fatale per il portafogli e per tutti gli oggetti di valore che quotidianamente si indossano. Nella maggior parte dei casi sono donne accompagnate da neonati o adolescenti che sin dai primi anni di vita vengono istruiti in materia di furto. Piccoli criminali che crescono prendendo come esempi i membri più adulti della comunità. La situazione però comincia a diventare insostenibile: è una vera e propria emergenza! Il personale Atac ha le mani legate così come le forze dell'ordine che una volta constatato il reato sono costrette a rilasciare i fermati perché la nostra buona legge così vuole. Dunque un romano, la mattina, prima di andare a lavoro, deve fare tutti gli scongiuri dovuti per evitare di essere derubato. Un biglietto da visita direi eccezionale per le migliaia di turisti che invadono ogni giorno la capitale. E il sindaco? Lui pedonalizza le strade, introduce gli autovelox e le piste ciclabili. Ma qualcuno potrebbe dirgli che la convivenza con i Rom comincia a diventare problematica? Se per caso, aggirandovi tra le stazioni metropolitane o sugli autobus provasse a chiedere ad un turista, vi sentireste dire che sarà la prima e l'ultima volta che visiterà la Capitale. E' certo! Sfido chiunque a tornare in un far west a cielo aperto! Ed è così che tra gli innumerevoli disagi che gli abitanti della capitale sono costretti a vivere quotidianamente,ci tocca aggiungere anche quello della sicurezza ormai latitante da un bel pò …




OMICIDIO PROFESSORE ESTETICA ADRIANO MANESCO: DUE KILLER O DUE PAZZI?

di Silvio Rossi

A volte sono i particolari a rendere una storia diversa dalle altre. Ogni giorno in Italia vengono uccise due persone, per cui la notizia dell’omicidio dell'anziano professore in pensione Adriano Manesco avrebbe potuto non rappresentare una novità tale da balzare agli onori della cronaca.

La vittima, 77 anni, aveva insegnato Geografia ed Estetica alle università di Milano e Verona, era una persona apparentemente tranquilla, riservata. I suoi vicini lo ricordano come riservato, gentile, premuroso. In gioventù aveva frequentato il liceo classico salesiano, nella classe di Silvio Berlusconi. Era l’unico della classe, ricordano alcuni ex compagni, che non partecipava alle feste dei vecchi compagni di classe. Forse proprio a causa del suo carattere riservato. In passato aveva frequentato spesso il sud est asiatico, Tailandia (dove sembra abbia insegnato in qualche università locale), Singapore, Taiwan. 

Le modalità di ritrovamento del cadavere, e le prime ricostruzioni su quanto avvenuto l’altra sera a Milano, sono però alquanto particolari. 

La polizia ferma a Piacenza due uomini, italiani, sui trent’anni, Gianluca Civardi e Paolo Grassi, trentenni piacentini, incensurati, che vagavano mezzi nudi mentre stavano disfacendosi dei propri vestiti macchiati di sangue. Accompagnati in caserma, i due hanno confessato e fornito indicazioni per il ritrovamento del corpo. L’anziano professore è stato tagliato a pezzi, chiuso in un trolley e gettato in un cassonetto nei pressi della stazione ferroviaria di Lodi. In loro possesso il notebook del deceduto, un coltello e alcuni oggetti sadomaso, che fanno pensare a un omicidio a sfondo sessuale.

Da quanto stanno ricostruendo gli inquirenti, il pensionato sembra sia stato ucciso a Milano nella sua abitazione, dove sono state trovate lievi tracce di sangue. 

Non si comprendono però, a questo punto, alcuni particolari. Se gli assassini hanno ucciso l’ex professore nella sua casa, e hanno infierito sul corpo, la presenza di poche tracce di sangue farebbe pensare che i due hanno lavato accuratamente l’appartamento. Perché allora non procurarsi abiti puliti, magari dello stesso professore, prima di disfarsi del corpo? Ci troviamo davanti a una modalità di occultamento del cadavere particolarmente crudeli, seconde solo a quelle di alcuni delitti mafiosi, effettuate però da due “pivelli” che si fanno prendere perché girovagavano mezzi nudi mentre cercavano di sbarazzarsi in strada dei vestiti sporchi. Si combinano elementi di grande freddezza e di estremo dilettantismo che sorprendono.

Gli accertamenti dei prossimi giorni, a partire dall’autopsia che si svolgerà lunedì, cercheranno di ricomporre i pezzi di questa vicenda alquanto oscura. Per il momento i due non hanno ancora fornito una motivazione. Il delitto potrebbe non essere stato premeditato, si attendono però i particolari sugli ultimi istanti di vita del professore, e su quanto avvenuto dopo la morte.