NAPOLI, VERTICE BCE E SOSPENSIONE DE MAGISTRIS: "O' BURDELL RINT A' CITTA' "!

DI CHRISTIAN MONTAGNA

Proprio nella giornata in cui Napoli si è trovata a far fronte all'evento internazionale del vertice Bce alla Reggia di Capodimonte terminato con non pochi tafferugli, il prefetto di Napoli, Francesco Musolino, ha sospeso il Sindaco de Magistris. La cancelleria del Tribunale di Roma, ha inviato in pochissime ore gli atti che sono stati notificati al diretto interessato. Napoli dunque resta senza il suo primo cittadino per diciotto lunghi mesi. Non che quando era in carica la situazione del capoluogo campano fosse migliorata ma ora sarà veramente difficile. Il gladiatore di Catanzaro, durante le sue deposizioni nell'inchiesta Why Not, aveva chiamato in causa anche il buon Giorgio Napolitano che oggi era in visita a Napoli.Il 9 maggio scorso aveva rivelato in Aula che allora era Presidente della Camera Napolitano,agli inizi degli anni Novanta, quando finì indagato dalla Procura di Napoli in una indagine di Tangentopoli.Il suo nominativo fu nascosto è formalmente il suo nome non finì sul registro degli indagati. Sarebbe potuto scoppiare un vero e proprio scandalo! Luigi proprio non riesce a digerirla questa sospensione. Ha parlato più volte di attentato a chi svolge onestamente il proprio ruolo. "No comment"- è questa la sua esclamazione di default riguardo la sentenza. Ride, ironizza e si dimostra tranquillo ai cronisti che sono giunti al palazzo San Giacomo per intervistarlo. In vista dell'approvazione del bilancio da parte del consiglio comunale, visti questi avvenimenti,però la sua maggioranza potrebbe essere messa a rischio. Che sarà questa la fine dell'era De Magistris? Staremo a vedere. Nel frattempo, mentre tutto ciò accadeva nei palazzi, per le strade improvvisamente si allestivano campi di battaglia: block Bce e antifascisti sono scesi in piazza creando non pochi tafferugli. Una vera e propria faida contro le forze dell'ordine che ingiustamente ci rimettono sempre! Negozi e scuole chiusi, strade bloccate,traffico paralizzato: è tutto quello che ha caratterizzato questo giovedì nero per la città di Napoli. Ma di tutto quello che è accaduto, a loro, ai potenti, non è fregato nulla! Come al solito.
 




ELENA CESTE: PARLA L'EX FIDANZATO, "E' COME SE AVESSI PERSO UN PEZZO DEL MIO CUORE"

di Silvio Rossi

Costignole d'Asti – La scomparsa di Elena Ceste non sembra giungere a soluzione. Le segnalazioni che sono giunte alle trasmissioni televisive che si sono occupate del caso, non sembrano poter cambiare lo scenario. Dal 24 gennaio scorso nessuna traccia reale ci porta alla possibilità che Elena si sia allontanata volontariamente.

Questa non è solo la nostra impressione, abbiamo parlato della vicenda Ceste con Paolo Lanzilli, ex fidanzato ai tempi del liceo, che aveva “risentito” Elena su Facebook un paio di mesi prima della scomparsa, senza però averla più incontrata dal vivo.

D Come la ricordi Elena? Era cambiata molto rispetto ai tempi del liceo?
R Avevo visto delle foto che aveva sul profilo, poi ovviamente dopo la scomparsa ho visto le foto in TV. Non era cambiata molto di viso, era come me la ricordavo venti anni fa.

D Quando hai sentito della scomparsa, avevi scambiato messaggi con Elena da qualche mese. Qual è stato il tuo primo pensiero quando hai sentito la notizia?
R In un primo momento non credevo fosse lei. Quando ho visto la foto in televisione, ho avuto difficoltà a crederci.

D Nei messaggi che vi siete scambiati, hai notato in lei qualche difficoltà? Era una persona dal carattere forte oppure una che si lasciava influenzare?
R Non ho mai notato niente. No, era una ragazza molto timida. Ogni cosa io dicessi, per lei andava bene. Non aveva un carattere forte.

D Quindi la possibilità che lei avesse sacrificato le sue aspettative per accontentare il marito è reale, secondo te?
R io credo che lei abbia sacrificato tutto ciò che aveva, anche il lavoro che aveva a Torino. Prima di sposarsi ha lasciato tutto per andare a vivere con lui, ha preso anche la decisione di trasferirsi nel paese del marito dopo sposata.

D Mesi fa sembrava che il marito volesse parlarti, ti ha cercato? Vi siete sentiti?
R No, il marito non disse che voleva parlarmi, sono stato io a dare il mio numero tramite altre persone, ma non ci siamo mai sentiti.

D Quest’estate molte persone hanno detto di aver trovato Elena in più posti. Cosa ne pensi tu delle segnalazioni che ogni tanto vengono fuori?
R Credo che siano solo delle bufale. Non credo a queste segnalazioni, secondo me, dopo tutti questi mesi, penso che Elena non sia più tra noi.

D Secondo te può essere stato il marito a farla sparire?
R Secondo me, adesso bisogna trovare chi l’ha fatta sparire, e che venga fuori la verità per il bene della famiglia, dei figli e degli amici. Sul marito ho dei dubbi, non ha mai partecipato a nessuna ricerca, perché?

D Se dovesse un giorno tornare Elena, cosa le diresti?
R Elena, perché lo hai fatto? Dammi una spiegazione. Ma Elena non tornerà, secondo me non e più tra noi già dal 24 gennaio. Lo dico a malincuore, sono passati troppi mesi non ho più speranze di vederla viva. È come se avessi perso un pezzo del mio cuore, per una persona che a fatto parte della mia vita di gioventù.

D Tu hai reso pubblico il fatto di aver sentito Elena prima che sparisse, tramite i social network. Per caso qualche inquirente ti ha contattato, per sapere qualcosa da te?
R Nessun inquirente mi ha mai contattato, anche se poi i miei messaggi sono andati anche in televisione, ma non sono mai stato chiamato da nessuno.

D Quindi, probabilmente, neanche gli altri due uomini che Elena aveva contattato nello scorso autunno, forse non sono stati ascoltati.
R Sì, gli uomini che lei ha incontrato sono stati ascoltati dagli inquirenti, ma da loro non emerso niente.

Tutti noi speriamo che Paolo si sbagli, e che presto la mamma di Costignole d’Asti torni a riabbracciare i suoi bambini, ma dopo tutti questi mesi il sentimento di sconforto e il pessimismo che traspare dalle sue risposte non può far altro che vederci concordi.
Troppi sono gli elementi poco chiari nella sparizione, e nei comportamenti di Michele, ma finché non viene ritrovata la prova che possa incastrare il marito, si rimane nello spazio delle congetture.
Le ricerche non sono terminate, e le ipotesi sono tutte aperte, anche se più passa il tempo, più la possibilità di ritrovare Elena viva si assottiglia.




PROCREAZIONE ETEROLOGA: ITALIANI DIVISI

Redazione

Roma – Italiani divisi sulla procreazione eterologa. La maggioranza degli italiani è favorevole alla inseminazione omologa in vivo (l’85% del totale) e alla fecondazione omologa in vitro (73%). Le opinioni si dividono però sulla inseminazione/fecondazione eterologa. È d’accordo con l’uso di gameti esterni alla coppia il 40% degli italiani (tra i cattolici praticanti la percentuale scende al 30% e sale al 65% tra i non credenti). Il 35% è favorevole alla diagnosi pre-impianto (il 29% tra i cattolici praticanti). Solo il 14% concorda con la possibilità di ricorrere alla maternità surrogata (il cosiddetto «utero in affitto»). E appena il 9,5% è favorevole alla possibilità di scegliere in anticipo il sesso del nascituro.

È quanto emerge da una ricerca del Censis realizzata in collaborazione con la Fondazione Ibsa. Solo l’11% del campione afferma di sapere che in Italia esiste una legge che regola la materia (la n. 40 del 2004). Questa piccola percentuale ne dà un giudizio nel complesso non positivo, soprattutto per l’applicazione differenziata sul territorio nazionale (ogni Regione si sta muovendo per conto proprio) e per le limitazioni poste alle coppie. La maggioranza ritiene che dovrebbe essere modificata.

Verso il superamento della famiglia tradizionale. Sono ormai tanti gli italiani che ammettono la possibilità di avere figli anche al di fuori della coppia eterosessuale tradizionale. Per il 46% è legittimo per i single, per il 29% è giusto anche per le coppie omosessuali. In questo giudizio la fede religiosa ha un’influenza limitata: è d’accordo il 43% dei cattolici praticanti nel primo caso e il 23% nel secondo.

La crisi scoraggia la decisione di avere un figlio. Nel 2013 in Italia si è registrata una riduzione delle nascite del 3,7% rispetto all’anno precedente, con un calo del tasso di natalità da 9 a 8,5 nati per mille abitanti. Dall’inizio della crisi a oggi sono più di 62.000 i nati in meno all’anno. Siamo passati dai 576.659 bambini del 2008 ai 514.308 del 2013: mai così pochi nella storia d’Italia (le serie storiche ufficiali partono dal 1862), nonostante l’aumento nel tempo della popolazione, i progressi della medicina e il contributo degli immigrati residenti. Tra gli italiani c’è una diffusa consapevolezza in merito al problema di denatalità che affligge il Paese. L’88% sa che oggi si fanno pochi figli. Il fenomeno viene spiegato soprattutto ricorrendo a motivi economici. Per l’83% la crisi rende più difficile la scelta di avere un figlio. E la percentuale supera il 90% tra i giovani fino a 34 anni, cioè le persone che subiscono maggiormente l’impatto della crisi e allo stesso tempo sono maggiormente coinvolte nella decisione della procreazione.

L’insufficienza delle politiche pubbliche a sostegno della famiglia. Il 61% degli italiani è convinto che le coppie sarebbero più propense ad avere figli se migliorassero gli interventi pubblici. Sgravi fiscali e aiuti economici diretti sono le principali richieste (71%), il 67% segnala l’esigenza di potenziare gli asili nido, il 56% fa riferimento ad aiuti pubblici per sostenere i costi per l’educazione dei figli (rette scolastiche, servizi di mensa o di trasporto).

Scarsa informazione sulla infertilità. Dell’infertilità il 45% degli italiani ammette di saperne poco e un ulteriore 15% afferma di non essere per nulla informato. Tra chi invece dichiara di conoscere il problema (il 40%), il 16% è stato coinvolto in maniera diretta, perché il problema ha riguardato una persona vicina (9%) oppure direttamente lui o il partner (7%). Forti incertezze si registrano sulle possibili cause dell’infertilità. La metà degli intervistati sa che non esiste una prevalenza di cause maschili o femminili, ma il 33% ritiene che nella maggior parte dei casi l’infertilità sia legata alla presenza di problemi in entrambi i partner. Tra le cause, la più citata è quella più generica: lo stress (31%). Seguono quelle che riguardano le donne: problemi o anomalie strutturali (21%), problemi ormonali e ovulatori (15%). L’11% cita genericamente problemi che riguardano l’uomo e il 6% difetti del liquido seminale. Ma il 23% non è in grado di fornire nessuna risposta. Nell’immaginario collettivo degli italiani il professionista d’elezione a cui rivolgersi per affrontare i problemi di infertilità rimane il ginecologo, citato dal 63% del campione, mentre solo il 3% segnala l’andrologo o l’urologo. Più elevata è la quota di intervistati che ritengono che gli italiani siano poco o per nulla informati sulle metodiche per la procreazione medicalmente assistita (81%).

Le difficoltà delle coppie con problemi di infertilità. Le coppie con problemi di infertilità devono affrontare non poche difficoltà, tra cui oggi sono ritenute prevalenti quelle economiche (67%), come per le coppie senza problemi che vogliono un figlio. Per l’80% del campione la crisi è un deterrente specifico anche per le coppie che devono ricorrere alla procreazione medicalmente assistita. Ma ci sono difficoltà anche sul piano delle informazioni, perché spesso non si sa a chi rivolgersi (42%), che si accompagnano alle difficoltà emotive (42%), come la chiusura in se stessi rispetto a un problema che rimane ancora difficile da comunicare e condividere.

«È un’indagine che la Fondazione Ibsa ha fortemente voluto per mettere in luce il vissuto reale rispetto a un tema che deve essere valutato non solo da un punto di vista medico e procedurale. Le profonde implicazioni sociali e morali emerse dalla ricerca dimostrano come il Paese sia più avanti di quanto non emerga nel dibattito quotidiano», ha detto Giuseppe Zizzo, Segretario della Fondazione Ibsa. «Il fatto che il 2013 è l’anno in cui si sono fatti meno figli in Italia, compresi gli anni delle guerre, nonostante nel tempo sia aumentata la popolazione e il numero di immigrati, e nonostante i progressi medici e l’allungamento dell’aspettativa di vita, dovrebbe farci riflettere sugli effetti profondi che il perdurante stato di crisi sta producendo sul vissuto reale dell’Italia di oggi e del futuro», ha concluso Zizzo.

Questi sono i principali risultati della ricerca «Diventare genitori oggi. Indagine sulla fertilità/infertilità in Italia», che è stata presentata ieri a Roma da Giuseppe Zizzo, Segretario della Fondazione Ibsa, e Ketty Vaccaro, Responsabile del settore Welfare e sanità del Censis, e discussa, tra gli altri, da Emilia Grazia De Biasi, Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Teresa Petrangolini, Consigliere della Commissione Sanità della Regione Lazio, e Giuseppe De Rita, Presidente del Censis.

 




LEGGE FORNERO: LAURA VENITTELLI (PD) HA PRESENTATO LA PROPOSTA DI LEGGE PER L'ABROGAZIONE

Redazione

“Il procedimento speciale in materia di lavoro introdotto dalla cosiddetta legge Fornero (n. 92 del 2012) ha dimostrato di non funzionare, il nuovo rito ha infatti sollevato notevoli problemi di ordine processuale causando l’effetto di allontanare il tema centrale della legittimità o meno del licenziamento”.
Con queste parole l’onorevole molisana del Pd Laura Venittelli ha presentato, mercoledì 1 ottobre, nella sala stampa della Camera dei deputati, la proposta di legge per l’abrogazione della cosiddetta legge Fornero.
Alla conferenza stampa hanno preso parte oltre al deputato molisano, prima firmataria della proposta di legge di iniziativa parlamentare, anche l’avvocato Bruno Piacci, membro del Consiglio Nazionale Forense del distretto Corte d’appello di Napoli e l’onorevole Walter Verini, capogruppo del Partito democratico in commissione Giustizia a Montecitorio.

L’onorevole Venittelli ha illustrato le ragioni di questo progetto normativo, che mira a mettere ordine in un contesto di riforme non più rinviabile, associando due tra le emergenze più delicate che il Paese vive: Lavoro e Giustizia.
“Avere un corretto e spedito funzionamento del sistema giudiziario è vitale per dare certezze e garanzie alle attività economiche e all’occupazione, è fondamentale per rivitalizzare l’investimento di capitali italiani e stranieri, è indispensabile per riportare dinamismo e competitività all’economia italiana. E così, in linea con il principio di semplificazione e snellimento delle procedure della macchina giudiziaria che va di pari passo con la tutela dei diritti di tutti i lavoratori, propongo una modifica del cosiddetto rito Fornero”, ha affermato la parlamentare eletta in Molise.

Per l’on. Venittelli occorre dare risposte immediate ai cittadini che si rivolgono al giudice del lavoro e dopo due anni di applicazione della norma ora in vigore il bilancio è fallimentare e va abrogata.
 “Non è possibile impegnare la magistratura a capire se i ricorsi erano o meno ammissibili nel rispetto della procedura, invece di concentrarsi sulla legittimità o illegittimità del licenziamento”.

Una presa di posizione politica che trae origine dalle istanze rappresentate nell’ultimo biennio da giudici e avvocati, schiacciati da un contenzioso sempre crescente e da norme di dubbia interpretazione.
“Una giustizia che non è veloce è una mancata giustizia – ha inoltre dichiarato l’on. Venittelli – e il rito Fornero ci ha dimostrato di non dare risposte e certezze né al lavoratore dipendente né all’impresa”.
L’avvocato Piacci ha sottolineato come la proposta di legge rispetta le esigenze rappresentate dai giuslavoristi, che osteggiavano e continuano a farlo il passaggio inutile inserito nell’ordinamento.

“La velocità dei processi come giustizia reale è un valore etico ed economico e questo è l’obiettivo che come categoria ci sentiamo di voler raggiungere”, magari tornando allo status quo ante, garantito dalla legge del 1973, che prevedeva un iter dignitoso alle parti processuali, consapevoli che i contenziosi avevano una ricaduta reale sulle vite umane e sulle problematiche concrete di ordine quotidiano.
Il capogruppo alla Commissione Giustizia Verini ha inteso sottolineare la centralità di questa proposta di legge, a cui verrà dato tutto il sostegno possibile, nel solco di quella semplificazione ed efficacia che l’intera maggioranza persegue nella legislatura.

La conclusione dell’onorevole Venittelli ha ripreso proprio il tema del dibattito di lunedì scorso alla direzione nazionale del Pd, con riferimento alla necessaria riforma del mercato del lavoro e alla questione della "causa manifestamente inesistente", oggetto di severe critiche.
 "Andiamolo a spiegare ai nostri investitori esteri che la manifesta inesistenza della giusta causa o giustificato motivo è la condizione che il giudice deve discrezionalmente valutare ai fini della reintegra! Per questo c'è esigenza di cambiare e di farlo subito", in relazione all’elemento più controverso sulla disciplina in atto sui licenziamenti del lavoratore dipendente.

 




IL PREMIER TRA POTERI FORTI E ZOFF

di Daniele Rizzo

Matteo Renzi ancor prima che un politico è un grande comunicatore. Se sia un buon Presidente del Consiglio, un buon sindaco, un buon amministratore, lascio ai lettori deciderlo. Sul fatto che sia il più grande comunicatore apparso in politica dopo Berlusconi, su questo permettetemi di non discutere. Alzi la mano chi l’altra sera, guardando entrare Renzi a “Che tempo che fa”, non ha pensato “Ecco che adesso fa una battuta su Zoff”. E infatti puntuale – vorrei dire come un treno, ma in Italia i treni puntuali sono un’utopia – la battuta è arrivata.
Matteo Renzi sa stare in tv come pochi altri. La sua più grande capacità è quella di saper spostare l’attenzione di chi lo ascolta, saperli indirizzare dove vuole lui, guidarli lungo strade facili sulle quali destreggiarsi. Era nato il problema dell’abolizione dell’articolo 18, e lui ha tirato in mezzo le battaglie ideologiche, la crisi della sinistra, i poteri forti che lo vogliono far fuori. E così improvvisamente l’articolo 18 è uscito dalla prima pagina per sedersi sui trafiletti laterali, mentre le discussioni con la Camusso e con D’Alema acquistavano via via più importanza.
E’ questo il gioco di Matteo Renzi: spostare l’attenzione mediatica dai problemi veri a quelli finti. Intanto la discussione sul Jobs Act ieri è arrivata in Senato, e così, mentre il Premier sembra aver fatto retromarcia almeno per i licenziamenti disciplinari, i leader dell’opposizione si lamentano del passo indietro, visto come un tentativo di tenere unito il PD: a queste condizioni non voteranno. D’altra parte anche Pier Luigi Bersani ha detto parlando di Renzi: “Prendersela con tutti, con i sindacati, i magistrati, la minoranza del partito e mai una volta con la destra è curioso”. Quindi, ricapitolando, la destra che dovrebbe volere un PD disunito preme affinché trovi l’unità per il voto sul Jobs Act; al contrario la minoranza PD, che dovrebbe volere l’unità del partito, spinge affinché Renzi faccia marcia indietro (a discapito della maggioranza). Si profila una bella battaglia per il Premier, ma sono certo che anche questa volta non ci deluderà, a costo di tirare in ballo i poteri forti, Obama, gli alieni o l’Uomo Tigre.




FORZE DELL'ORDINE: PRIMO VIA LIBERA ALLA PISTOLA ELETTRICA "TASER"

Redazione

Una nuova arma per garantire sicurezza. E già scoppiano le polemiche. Le forze dell'ordine potrebbero presto avere a disposizione una nuova arma, la pistola elettrica. E' l'effetto del primo via libera alla sperimentazione arrivato dalle Commissioni congiunte Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, che hanno accolto un emendamento di Gregorio Fontana (FI) al decreto stadi. E sempre oggi, dal Garante della privacy, e' giunto un si' condizionato ("solo in caso di effettiva necessita'") all'uso delle microcamere sulle divise degli uomini impegnati in ordine pubblico.
  Per Fontana, che parla di "primo passo" importante, la pistola elettrica – meglio nota come "Taser" dal nome della azienda costruttrice Usa – contribuisce a "ridurre i rischi per l'incolumita' degli agenti" e "a ridimensionare il numero delle vittime nelle operazioni di pubblica sicurezza", ma non tutti sembrano pensarla allo stesso modo. A esprimere le preoccupazioni maggiori e' Amnesty International per l'Italia, il cui portavoce, Riccardo Noury, invita a riflettere sulle esperienze vissute tra Usa e Canada: "dal 2001 – ricorda – data di acquisizione dal Taser in Nordamerica, i morti 'taserizzati' sono stati 864, e il 90% di questi era disarmato. Studi medici a nostra disposizione dimostrano come persone che soffrono di disturbi cardiaci, o in particolari stati di alterazione emotiva e sotto sforzo, possono perdere la vita o riportare gravissime conseguenze se colpiti". "Prima di mettere a disposizione delle forze di polizia questo tipo di arma – aggiunge Noury – andrebbe effettuato uno studio sui rischi di violazioni dei diritti umani a seguito del suo impiego". Sulla stessa lunghezza d'onda anche Gemma Pelargonio, cardiologa ed elettrofisiologa dell'Universita' Cattolica di Roma: "bisogna stare attenti a come verranno utilizzati i Taser – avverte – perche' questi strumenti non sono certo innocui. I dati raccolti e disponibili nella letteratura scientifica internazionale mostrano che anzi possono avere una serie di complicazioni e di effetti sulla salute delle persone colpite.
  Anche fatali".
  Le pistole elettriche sparano due freccette collegate tramite dei fili elettrici al resto del dispositivo producendo una scarica ad alta tensione (in genere 50mila volt) ma a basso amperaggio, rilasciata in brevissimi impulsi ravvicinati. Per ottenere l'effetto desiderato, entrambe le freccette devono colpire il bersaglio, ma non necessariamente la pelle, basta il contatto con gli abiti e in qualsiasi punto del corpo: nel giro di 2 secondi anche una persona di corporatura robusta finisce fuori combattimento. Classificate pochi anni fa dall'Onu come "strumento di tortura", le pistole elettriche sono spesso finite nelle cronache nere, l'ultima volta a Miami Beach, l'8 agosto 2013, quando un 18enne writer colombiano e' morto dopo essere stato immobilizzato con un taser da un agente che cercava di impedirgli di disegnare sul muro di un fast food abbandonato. Mentre nel 2007 aveva fatto il giro del mondo e suscitato feroci polemiche il video che mostrava gli ultimi istanti di vita di un immigrato polacco colpito con una pistola elettrica dalla polizia nell'aeroporto di Vancouver.
  Sul fronte microcamere, da applicare al gilet tattico in base dalle indicazioni del funzionario dirigente il reparto, il Garante sottolinea come "il sistema, per quanto finalizzato alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, alla prevenzione, all'accertamento o alla repressione dei reati, e' pur sempre soggetto al rispetto dei principi del Codice privacy sul trattamento dei dati personali": le immagini, pertanto, dovranno essere "pertinenti" e "non eccedenti" rispetto alle finalita' per le quali sono raccolte. Conservate per un periodo di tempo "limitato", dovranno poi essere cancellate.

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L’ARTICOLO 18 CI SALVERÀ?

di Maurizio Costa

Partiamo da un dato molto importante: l’Istat ha rilevato che il tasso di disoccupazione della popolazione che va dai 15 ai 24 anni ha raggiunto quota 44,2%, in salita di un punto percentuale rispetto al mese scorso. Una cifra incredibile che fa sorgere subito una domanda: la riforma di Matteo Renzi, che riguarda soprattutto la rivisitazione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, ci salverà dal baratro? Iniziamo a dire che la riforma del governo dovrebbe riguardare tutte le aziende con più di 15 dipendenti e non dovrebbe essere retroattiva (usiamo il condizionale perché sicuramente questa bozza di legge verrà modificata strada facendo). Il fatto che fa storcere un po’ le teste di tutti quanti è che i datori di lavoro dovranno reintegrare tutti quei lavoratori licenziati per motivi discriminatori. Tutte le volte, invece, che un dipendente verrà licenziato per motivi economici non dovrebbe essere previsto il reintegro. Sicuramente, nessun imprenditore dichiarerà di aver licenziato un lavoratore per motivi discriminatori, ma si appoggerà soprattutto al fatto di avere problemi economici. Tra l’altro, la riforma prevede che sarà il dipendente a dover provare la discriminazione, in maniera autonoma e senza il vincolo della decisione di un giudice. Renzi vuole un mercato del lavoro più aperto, dinamico e libero, ma agevolare i licenziamenti non porta a un calo della disoccupazione. Abbiamo bisogno di riforme mastodontiche e non che riguardano poche migliaia di lavoratori. Portiamo avanti l’idea dei contratti, di quelli a tempi determinato e a tutte le forme di sfruttamento del lavoro; solo così ne usciremo fuori.




LE RAGAZZE DELL'ITALVOLLEY CONQUISTANO GLI SPETTATORI: BRAVE E BELLE!

di Silvio Rossi

La settimana sportiva ha visto una serie di avvenimenti importanti, dal turno infrasettimanale di campionato, ai mondiali di ciclismo, che hanno regalato all’Italia solamente una striminzita medaglia d’argento per la gara juniores femminile, al motociclismo, al compleanno di Totti, che giunto a un’età dove molti suoi colleghi hanno appeso le scarpette al chiodo, gioca ancora con uno spirito e una freschezza da fare invidia a calciatori con la metà dei suoi anni.

Tra tutte queste manifestazioni, ciò che abbiamo potuto meglio ammirare, e sottolineerei il verbo, è stata la nazionale femminile di volley, che ha dominato il proprio girone, vincendo quasi tutte le partite, con la sola eccezione dell’ultima gara, persa al tie break contro le dominicane, a risultato ormai acquisito, e affronteranno la seconda fase in una buona posizione, seconda a un punto dalla Cina.

Indipendentemente dal risultato sportivo, le ragazze dell’Italvolley hanno conquistato gli spettatori accorsi al Palalottomatica per tifare il sestetto azzurro. Se viste lontano dal campo, la formazione azzurra (ma non è una prerogativa solo delle italiane) può essere scambiata per un gruppo di modelle che stanno organizzandosi per una passerella.

Sottorete però la scena cambia. La grinta, la forza fisica, che mai ruba spazio alla grazia, l’agilità, rende questo gruppo di ragazze una “macchina da guerra” che, speriamo, possa darci delle soddisfazioni nel risultato finale.

 

La pallavolo è uno sport armonico, sia in campo maschile che femminile, modella il fisico senza trasformarlo in uno sgraziato ammasso di muscoli, e senza ipertrofizzare una parte del corpo a dispetto di altre. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le nostre pallavoliste. Brave e belle.




AGRIGENTO, ESPLOSIONE VULCANELLO: IL PRESIDENTE INGV SMENTISCE IL CORRIERE DELLA SERA

Redazione

Riceviamo e pubblichiamo la nota del Presidente dell’Ingv, Stefano Gresta in merito all'articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 28 settembre 2014

Agrigento – “L’articolo di Giovanni Caprara pubblicato sul Corriere delle Sera del 28 settembre dal titolo “Scoppio per via della faglia” contiene brani di una intervista telefonica durata circa 40 minuti che mi ha colto al lavoro, assieme ad un altro collega, nel mio Dipartimento universitario a Catania. Il collega è stato presente ed ha ascoltato le mie affermazioni per tutta l’intervista stessa. Innanzitutto, smentisco di avere affermato che “negli ultimi anni si sia notata un’intensificazione del fenomeno”. Riguardo al monitoraggio ho dichiarato che l’unica maniera di raccogliere segnali utili sarebbe quella di installare sensori geochimici per evidenziare eventuali anomalie nell’emissione dei gas. E infatti ho parlato dei due colleghi della nostra Sezione di Palermo che erano già sul posto per effettuare misure di emissione di gas. Forse per necessità di sintesi, questo passaggio essenziale è stato espunto dall’articolo. Ho dichiarato che” l’installazione di una rete microsismica servirebbe solo per scopi scientifici ad evidenziare eventuali relazioni tra il degassamento e la microsismicità locale”. Riguardo alla proposta di installazione di strumenti geochimici non ho mai parlato “di inadeguatezza dei finanziamenti”, ma di “mancanza di nostre competenze, in quanto l’area ha un gestore ben definito, che a sua volta aveva presentato proposte per il monitoraggio”. Infine, ho dichiarato che il “ruolo delle faglie presenti nell’area è quello di veicolare il gas, esempio l’elio, da profondità anche mantelliche.
Tanto debbo, a tutela dell’Istituto che presiedo, e mia personale”.
Stefano Gresta

 




ELENA CESTE: ANCORA MISTERO SULLA SCOMPARSA E SUGLI ATTEGGIAMENTI DI MICHELE BUONICONTI

di Silvio Rossi

Costignole d'Asti – Dopo otto mesi dalla scomparsa di Elena Ceste casalinga di Costigliole d’Asti, nessuna pista ha effettivamente fornito un elemento particolarmente interessante da far pendere l’ago verso una o l’altra soluzione. La fotografia scattata all’ospedale di Tenerife, che ha fatto gridare alcuni alla scoperta del posto dove Elena sarebbe fuggita, sembra sgonfiarsi davanti alla mancanza di riscontri sull’isola delle Canarie. Nessuno dei residenti o turisti sull’isola avrebbe riconosciuto la donna fatta vedere nella foto apparsa la scorsa settimana, grazie ad una italiana in viaggio lì che “riconoscendola” l’ha immortalata con il cellulare. Sembra inverosimile che Elena Ceste possa essere apparsa all’ospedale e poi svanita nel nulla.
Dopo le dichiarazioni possibilistiche dei familiari, che hanno fatto credere plausibile la pista spagnola, e la presa in considerazione della Procura, che ha fatto intervenire l’Interpol, senza alcun esito, la segnalazione giunta alla trasmissione “Quarto grado” il 12 settembre scorso sembra essere destinata a fare la fine di tutte le altre segnalazioni precedenti, buona solo a mantenere vivo il discorso sulla scomparsa.
E nel frattempo arrivano nuovi indizi contro il marito, Michele Buoniconti. Nulla che possa convincere il giudice a modificarne la posizione rispetto alle indagini, ma le incongruenze fornite dall’uomo agli inquirenti a partire dal 24 gennaio sono molte. Non possono da sole essere una prova di colpevolezza, ma certamente non pongono in buona luce la sua figura.
Sembra che alcune intercettazioni ambientali (secondo indiscrezioni che però sono da verificare attentamente) Michele abbia detto ai figli, nel caso fosse stato chiesto loro qualcosa da parte degli inquirenti, di dire che tra i coniugi non ci sarebbero state mai discussioni e che la mattina della scomparsa avrebbero fatto colazione tutti insieme. Ha spiegato ai figli che se avessero detto il contrario avrebbero portato via anche lui come la mamma.
Un’indiscrezione che da sola potrebbe anche essere spiegata con un gesto di paura da parte di un uomo che ha perso gran parte delle sue certezze, ma se sommata alle tante versioni discordanti, ai vestiti della moglie ritrovati che sembravano non usati, alle aggressioni ai giornalisti, è un ulteriore tassello che gli inquirenti stanno incastrando in quello che potrebbe rivelarsi un castello accusatorio proprio nei confronti del marito di Elena.




PERCHÉ INCORAGGIARE QUANDO NON C'É NULLA SU CUI SPERARE?

DI CHRISTIAN MONTAGNA

"La consapevolezza della gravità e dell'acutezza dei problemi che il sud Italia, più del resto del Paese, si trova ad affrontare, non deve indurre ad atteggiamenti di rinuncia e sfiducia." Sono queste le parole che il nostro caro Presidente della Repubblica ha inviato al convegno "Con il Sud sostenibile, la nuova linea del cambiamento." Ma su quali basi si chiede al popolo di avere speranza nel futuro? In una nazione alla deriva, con un tasso di disoccupazione alle stelle ci chiedono di essere fiduciosi. Ma purtroppo a noi avete lasciato soltanto la speranza; il potere di cambiare le cose l'abbiamo affidato a voi. E ripeto, purtroppo! Il sud Italia che da sempre ha risentito maggiormente della crisi nazionale, abbandonato a se stesso, é il cosiddetto "figlio di nessuno". Lei, dall'alto del suo bel Quirinale, come Zeus dall' Olimpo, ci incita a non assumere atteggiamenti di rinuncia. Ma Lei lo sa che al Sud c'é gente che rinuncerebbe addirittura ad essere italiano pur di non vivere questa tremenda precarietà? Non se ne può più di frasi fatte e promesse da marinai, c'è bisogno di concretezza. I giovani che rappresentano il futuro del paese, preferiscono lasciare affetti e famiglie pur di non omologarsi alla massa di nullafacenti o arruolarsi nell'esercito criminale. E se i giovani continuano questo esodo di massa, chi penserà al futuro del nostro Paese? C'è la camorra, c'è la mafia, c'è la disoccupazione ma nulla di tutto ciò si riesce a debellare.Ma perché mio caro Presidente? Forse a qualcuno tutto ciò fa comodo o semplicemente non interessa trovare una soluzione? É facile essere fiduciosi quando a fine mese gli accrediti degli stipendi fioccano puntuali come orologi svizzeri. Ma si pensi invece a chi lavora per anni e anni a nero, senza potersi assicurare una pensione e con uno stipendio che nemmeno nell' antico Medioevo si percepiva. Con quale coraggio possiamo dire a queste persone di essere fiduciosi? Forse nessuno sa che intere famiglie del meridione vivono la fame, quella vera. Le immense file d'attesa per accaparrarsi l'ultima novità della tecnologia, sono una vera e propria offesa per tutte quelle famiglie che arrancano ad accaparrarsi il pezzo di pane. D'altronde, l'assurda disparità tra le classi sociali è sempre stato il vero cancro di questo paese. Ma lei caro presidente forse tutto questo non lo sa. Ben venga l'ottimismo ma perché continuare ad incoraggiare quando non c'è nulla su cui sperare?