Alfano, Cardinale inflessibile

In questi giorni, sia in Vaticano che nelle istituzioni della Repubblica, c’è un argomento che vede un’accesa discussione: il riconoscimento delle unioni omosessuali.
Il Sinodo sulla Famiglia, che da due settimane vede riuniti 191 padri sinodali, provenienti dai cinque continenti, e altri sessantadue partecipanti, tra cui quattordici coppie, ha affrontato una serie di argomenti, tra cui la condanna alla violenza sulle donne e sui minori, la possibilità per i divorziati risposati di accostarsi ai sacramenti, e appunto il riconoscimento delle unioni omosessuali.
Era ampiamente preventivato il dibattito sulle unioni gay, in particolare dopo che, lo scorso anno, fu proprio papa Francesco, al ritorno dal viaggio pastorale in Brasile, pronunciò la frase, divenuta celebre, (spesso semplificata) “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte”.
Non è stata quindi una semplice dichiarazione d’apertura, dovuta a un mutamento dei costumi. Il ragionamento del papa pone un interrogativo di tipo strettamente dottrinale, una ricerca di un rapporto più vicino con quanto previsto dai dettami divini.
Ovviamente l’apertura ha rappresentato per le gerarchie ecclesiastiche un problema. Non tutti hanno accolto favorevolmente la dichiarazione di Bergoglio, e durante i lavori sinodali sono emerse chiaramente le due posizioni diverse, che al voto sull’argomento ha visto 118 favorevoli e 62 contrari.
Anche dall’altra sponda del Tevere si è affrontato l’argomento, ma a differenza di quanto è avvenuto in Vaticano, non c’è stato un dibattito, una mediazione. Ognuno ha deliberato atti favorevoli alla propria posizione, chiuso nelle proprie stanze, sfidando la controparte a suon di registrazioni e cancellazioni.
Succede così che, proprio il giorno in cui si chiudeva l’incontro sinodale, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha registrato sedici coppie omosessuali che si erano sposate all’estero, così come in precedenza avevano fatto i suoi colleghi Pisapia e Merola, a Milano e Bologna. La guerra dei sindaci non rappresenta una battaglia di schieramento, anche a Fano, dove il sindaco Stefano Aguzzi è di centrodestra, ha trascritto il matrimonio tra due uomini celebrato in Olanda.
A queste decisioni dei primi cittadini di alcune delle maggiori città italiane, ha risposto il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che ha ordinato ai prefetti di annullare gli atti prodotti dai sindaci “disobbedienti”, in quanto contrari alle leggi italiane.
Eppure fu proprio un tribunale, a Grosseto, che impose lo scorso aprile al sindaco Emilio Bonifazi di trascrivere nel registro di stato civile il matrimonio celebrato all’estero, in quanto non contrario all’ordine pubblico, e non esiste nella legislazione nazionale una norma che lo vieti.
Alla luce della sentenza grossetana, quindi, la reprimenda del ministro ai primi cittadini non appare supportata dall’ordinamento, e appare come lo scontro tra alcuni vescovi più aperti ai diritti delle persone, contro il “Cardinale Alfano”, che ha adottato lo stesso atteggiamento dei sessantadue sinodali che hanno negato l’accoglimento degli omosessuali nella Chiesa.




SILVIO BERLUSCONI: FORZA ITALIA AL GOVERNO DA SOLA!

Redazione

Praticamente vorrebbe che il partito divensse talmente forte e radicato da fare a meno di appoggi inutili. Trovare il coraggio di avere queste ambizioni alla sua età è ammirevole. "Io ho il sogno di vincere con Forza Italia da sola senza alleati per poter disporre di una chiara maggioranza in Parlamento". Lo ha detto il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi collegandosi telefonicamente a un convegno del partito nelle Marche. "Una maggioranza in grado di formare e sostenere un governo totalmente composto da nostri ministri. Lo so puo' sembrare una follia ma sono convinto si possa fare. Solo cosi' riusciremo a cambiare l'assetto istituzionale del paese, a realizzare quelle riforme che in parte avevamo gia' realizzato nel 2005", ha aggiunto Berlusconi. Per Berlusconi occorre convincere quei tanti elettori che da tempo non vanno piu' a votare per vincere le elezioni, conquistando magari la maggioranza in solitaria. "Questi elettori che non hanno intenzione di votare sono raggiungibili solo ed esclusivamente attraverso un contatto personale diretto e questo dobbiamo fare noi", ha osservato. "Questo deve fare Forza Italia. Questi elettori devono acquisire la consapevolezza di essere parte della maggioranza del Paese e il nostro compito e' quello di aiutarli a sentire il dovere di interessarsi del nostro destino e trasformare la loro indifferenza in attenzione e preoccupazione e dedicarsi al servizio del bene comune", ha proseguito. "Se riuscissimo a convincerne anche 2-3 su 10 e se riuscissimo con le sentinelle del voto a non farci sottrarre quei tantissimi voti che ci sono sempre stati sottratti, riusciremmo a ottenere una grande vittoria. Riusciremmo a vincere alla grande"




PAPA FRANCESCO: "DIO NON TEME LE NOVITA'"

Redazione

Parole tanto semplici quanto toccanti. Parole meravigliose e di una lungimiranza che lascia sgomenti."Dio non ha paura delle novita'! Per questo, continuamente ci sorprende, aprendoci e conducendoci a vie impensate. Ci rinnova, cioe' ci fa nuovi continuamente".
 Sono parole di Papa Francesco nella celebrazione a piazza San Pietro, a conclusione del Sinodo dei vescovi sulle sfide attuali alla pastorale familiare e per la beatificazione di Paolo VI. "Un cristiano che vive il Vangelo – ha spiegato il Pontefice – e' la novita' di Dio nella Chiesa e nel Mondo. E Dio ama tanto questa novita'!". La famosa frase del Vangelo "Dare a Cesare quel che e' di Cesare e a Dio quel che e' di Dio" e' stata ripetuta da Papa Francesco nell'omelia per la conclusione del Sinodo e la beatificazione di Paolo VI, ricordando che "questa frase ironica e geniale" Gesu' la pronuncio' in risposta "alla provocazione dei farisei che, per cosi' dire, volevano fargli l'esame di religione e condurlo in errore". "E' una risposta ad effetto – ha sottolineato Francesco – che il Signore consegna a tutti coloro che si pongono problemi di coscienza, soprattutto quando entrano in gioco le loro convenienze, le loro ricchezze, il loro prestigio, il loro potere e la loro fama. E questo – ha scandito – succede in ogni tempo, da sempre". "Rendere a Dio quello che e' di Dio significa riconoscere e professare, di fronte a qualunque tipo di potere, che Dio solo e' il Signore dell'uomo, e non c'e' alcun altro", ha affermato Francesco. "Questa e' la novita' perenne da riscoprire ogni giorno, vincendo il timore che spesso proviamo di fronte alle sorprese di Dio". "Lo Spirito Santo che in questi giorni operosi ci ha donato di lavorare generosamente con vera liberta' e umile creativita', accompagni ancora il cammino che, nelle Chiese di tutta la terra, ci prepara al Sinodo Ordinario dei Vescovi del prossimo ottobre 2015", e' l'invocazione di Francesco. "Abbiamo seminato e continueremo a seminare – ha affermato – con pazienza e perseveranza, nella certezza che e' il Signore a far crescere quanto abbiamo seminato". "Pastori e laici di ogni parte del mondo hanno portato qui a Roma la voce delle loro Chiese particolari per aiutare le famiglie di oggi a camminare sulla via del Vangelo, con lo sguardo fisso su Gesu'", ha sottolineato il Papa ricordando che "Sinodo significa camminare insieme" e che questo sforzo "lo abbiamo visto in questi giorni durante il Sinodo straordinario dei Vescovi. "E' stata – ha rilevato Bergoglio – una grande esperienza nella quale abbiamo vissuto la sinodalita' e la collegialita', e abbiamo sentito la forza dello Spirito Santo che guida e rinnova sempre la Chiesa chiamata, senza indugio, a prendersi cura delle ferite che sanguinano e a riaccendere la speranza per tanta gente senza speranza".




MARCO PANTANI: RIAPRE L'INCHIESTA SU CAMPIGLIO

di Giuseppa Guglielmino

Colpo di scena sulla morte di Marco Pantani la cui dinamica sta irreversibilmente venendo a galla: Marco, secondo sua madre che cnon ha mai smesso di cercare la verità e senco moltissime persone che lo hanno conosciuto, è stato ucciso. La Procura di Forlìha aperto ufficialmente un'indagine sui fatti che portarono all'esclusione di Marco Pantani a Madonna di Campiglio alla penultima tappa del Giro del 1999. Dopo i misteri sulla morte del Pirata, a Rimini, dieci anni fa, ecco riemergere dal passato un altro episodio misterioso coperto da mille dubbi e incongruenze: la cacciata di Pantani, in maglia rosa, a un giorno dalla fine di uno spettacolare Giro d'Italia già vinto. Il valore del suo ematocrito lo ha condannato per sempre. Un maledetto 53 percento ha innescato la parabola perversa della sua cacciata dal Giro d'Italia. Era il re, e in pochi minuti si trovò a essere trattato come un ladro. A Campiglio Pantani è stato espulso dalla corsa come un truffatore. Quel valore di ematocrito che ha rovinato la vita del più grande scalatore del mondo non convince più. Troppi gli elementi che vanno in direzione opposta alla logica, troppe le prove che ci fanno capire come qualcosa in quel test ematico non torni. E così il procuratore capo di Forlì Sergio Sottanicoadiuvato dalla dottoressa Spirito ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Un'indagine iniziata da circa un mese e mezzo fa. Diversi testimoni sono stati ascoltati e l'indagine ha già portato a scoperte e rivelazioni importantissime. Siamo solo all'inizio. Dopo Rimini anche Madonna di Campiglio sta per svelare verità decisive di un giorni un maledetto 5 giugno 99 che ha cambiato per sempre la storia di quel Giro d'Italia e della vita di Marco Pantani. Escluso dal Giro 1999 a seguito di un valore di ematocrito al di sopra del consentito, Pantani risentì del clamore mediatico suscitato dalla vicenda e, pur tornato alle gare non molto tempo dopo, raggiunse solo sporadicamente i livelli cui era abituato. Caduto in depressione, morì il 14 febbraio 2004 a Rimini, per arresto cardiaco dovuto a presunto eccesso di sostanze stupefacenti. Nel 2014 la procura di Rimini ha riaperto il caso, archiviato come suicidio oppure overdose accidentale per la quale vennero condannati due spacciatori per omicidio colposo, ipotizzando invece il reato di omicidio volontario, come sostenuto dalla famiglia di Pantani.

La madre di Marco Pantani (così come la sorella, il padre e tutta la famiglia), Tonina, afferma che il modo che Marco avrebbe scelto per assumere la droga o per suicidarsi, ossia l'ingestione di cocaina, non è verosimile, in quanto sarebbe morto prima di assumere tutta quella quantità, sei volte la dose letale. La signora Pantani sostiene da sempre che il figlio sia stato assassinato simulando un'overdose, probabilmente per farlo tacere riguardo a qualche scomodo segreto, forse legato al doping nel ciclismo e alla sua squalifica, al mondo delle scommesse truccate o a quello della droga, di cui sarebbe stato a conoscenza.

1999 L'EPISODIO DI MADONNA DI CAMPIGLIO

Per la stagione 1999 Pantani, dopo il successo a Murcia, puntò al Giro d'Italia. Dimostrò subito di essere in una buona condizione ottenendo la vittoria nella frazione sul Gran Sasso, primo arrivo in salita, e vestendo di rosa. Otto giorni dopo, sulla salita di Oropa, fu vittima di un salto di catena a pochi km dal traguardo, ma reagì, riprese gli avversari, li superò e conquistò la tappa in solitaria. Dopo le frazioni dell' Alpe di Pampeago e di Madonna di Campiglio, entrambe vinte, sembrava che nessuno ormai potesse togliergli la vittoria finale (era infatti primo in classifica con 5'38" sul secondo, Paolo Savoldelli), dato che anche la tappa successiva, la penultima, aveva caratteristiche altimetriche a lui favorevoli: partenza da Madonna di Campiglio e arrivo all' Aprica con scalata del Mortirolo e oltre 50 km di salita.

Ma le cose cambiarono per Pantani proprio il 5 giugno a Madonna di Campiglio quando, alle ore 10:10 locali, vennero resi pubblici i risultati dei controlli svolti dai medici dell'UCI in quella stessa mattinata: in tali test era stata riscontrata, nel sangue di Pantani, una concentrazione di globuli rossi superiore al consentito. Il valore di ematocrito rilevato al cesenate fu infatti del 52%, oltre il margine di tolleranza dell'1% rispetto al limite massimo consentito dai regolamenti, 50%; il Pirata venne di conseguenza sospeso per 15 giorni, il che comportava l'esclusione immediata dalla "Corsa rosa". A questa notizia la squadra del Pirata, la Mercatone Uno Bianchi, si ritirò in blocco dal Giro. Paolo Savoldelli, nonostante fosse subentrato al primo posto in classifica, rifiutò di indossare la maglia rosa, rischiando una squalifica. La tappa fu poi vinta dallo spagnolo Roberto Heras, mentre il primato passò a Ivan Gotti, che andò a vincere quel Giro.

Nell'occasione, Pantani non risultò positivo a un controllo antidoping: venne anzi legittimamente escluso dalla corsa in base ai regolamenti sportivi introdotti a tutela della salute dei corridori. Associazioni del Pirata con le pratiche di doping risultarono invece dalle dichiarazioni di Jesús Manzano, reo confesso, che citò Pantani in un contesto in cui si accusavano vari ciclisti di alto livello degli anni novanta, organizzatori, tecnici e sponsor, e a quelle della danese Christina Jonsson, fidanzata di Pantani per sette anni, che in un'intervista al periodico svizzero L'Hebdò riferì che il ciclista cesenaticense facesse uso regolare di sostanze dopanti. Vennero alimentati in seguito dei dubbi su un eventuale "complotto" ai danni di Pantani. Celebre la lettera di Renato Vallanzasca alla madre del ciclista, Tonina, dell'8 novembre 2007. In breve Vallanzasca sostiene che un suo amico, habitué delle scommesse clandestine, lo abbia avvicinato cinque giorni prima del "fatto" di Madonna di Campiglio consigliandogli di scommettere sulla sconfitta di Pantani per la classifica finale, e assicurandogli che «il Giro non lo vincerà sicuramente lui».

A detta di molti la carriera ad alti livelli di Pantani si concluse con tale episodio. Dopo aver spaccato per l'ira un vetro nell'albergo, accerchiato dai giornalisti e accompagnato dai carabinieri mentre stava per lasciare la corsa, disse:

"Mi sono rialzato, dopo tanti infortuni, e sono tornato a correre. Questa volta, però, abbiamo toccato il fondo. Rialzarsi sarà per me molto difficile".
(Marco Pantani)

Tonina Pantani ha richiesto più volte la riapertura dell'indagine archiviata, sostenendo che le firme per il prelievo dei soldi, che Pantani avrebbe usato per comprare la droga, sarebbero falsificate, e che non c'era traccia di droga nella camera del residence, come ci si aspetterebbe dalla stanza di un tossicodipendente che ne fa uso abituale e che il ciclista, a suo parere, non era dipendente dalla cocaina, né voleva suicidarsi. Afferma che la stanza era stata messa apposta in disordine (in particolare che il disordine causato fosse inverosimile per una persona sola in preda ad un'overdose, come fu sostenuto dalla procura), c'erano residui di cibo cinese, che Pantani non mangiava mai, nessuna bottiglietta d'acqua per ingerire la dose di cocaina (in realtà era presente una bottiglia semivuota, ma venne ignorata e non analizzata a sufficienza), e alcuni lividi sospetti sul corpo del ciclista, tali da far supporre un'aggressione di più persone, per forzarlo a bere l'acqua con la cocaina. Ha lamentato inoltre l'asportazione del cuore di Pantani da parte del medico legale, il quale ha sempre sostenuto la tesi dell'overdose, citando anche alcuni appunti del Pirata, che denotavano uno stato mentale alterato. Il 2 agosto 2014  viene reso noto che la Procura della Repubblica di Rimini, a seguito di un esposto presentato dai familiari di Pantani, ha riaperto le indagini sulla morte del ciclista con l'ipotesi di reato di "omicidio volontario"

 

 

 




MATTEO RENZI: 80 EURO ALLE NEO MAMME PER TRE ANNI

Redazione

Un altro centro, un altro bonus, un altro show televisivo, sarà pur vero, ma i risultati si vedono. Che ci si fa con 80 euro? intanto ci sono e sono meglio di non everli. "Dal prossimo anno gli 80 euro andranno anche a tutte le mamme, o i papa', per i primi tre anni di vita" del loro figlio. Lo ha annunciato il premier Renzi a Domenica live. "So cosa vuol dire comprare pannolini, biberon e spendere per l'asilo. E' una misura che non risolve un problema ma e' un segnale", ha aggiunto. A proposito delle critiche ricevute sulla legge di stabilita', Renzi ha sottolineato che "se le Regioni sono arrabbiate gli passera'… Con calma, senza fretta… Le Regioni, i sindacati, i magistrati. Sono tutti arrabbiati. Non ho la verita' in tasca, faccio un sacco di errori, ma cambiare l'Italia non e' un giocattolino. Sono otto mesi che siamo al Governo o facciamo uno sforzo insieme o l'Italia non ha futuro", ha aggiunto. "Noi parliamo dei problemi seri degli italiani. Questo e' il momento in cui o si fanno le cose o l'Italia perdie l'occasione", ha spiegato il premier. "E' arrivato il momento di mettere da parte le bandiere dei singoli schieramenti e dire 'ora ci sono da fare delle cose' che se si fanno, si vince la madre di tutte le battaglie: il lavoro". "Lasceremo al cittadino la liberta' di fare come gli pare, il Tfr e' una possibilita'", ha detto il presidente del Consiglio. Sul Tfr, ha aggiunto, il Governo ha trovato una decisione "molto saggia: chi lo vuole dal 1 gennaio in busta paga potra' chiederlo alla sua azienda", e le aziende potranno chiedere aiuto alle banche. Renzi ha quindi ribadito che dopo la legge elettorale il Governo ha intenzione di portare da gennaio in parlamento il tema delle unioni civili, quello della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri e quello delle facilitazioni per le associazioni del terzo settore




PROSCIUTTO SENZA MAIALE: COLDIRETTI LANCIA L'ALLARME

Redazione

Ci mancava anche questa. Arriva il prosciutto senza carne di maiale, ma che puo' contenere piu' acqua e additivi chimici sinora vietati, a danno dei consumatori e degli allevatori italiani. A lanciare l'allarme e' il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare la proposta di schema di decreto ministeriale che rivede la normativa sulla preparazione dei salumi, introducendo una serie di allucinanti novita'. Il prosciutto cotto – spiega la Coldiretti – potra' ora essere fatto anche utilizzando carne di altre specie creando confusione nei consumatori sul reale contenuto del prodotto che acquistano. Una possibilita' che, come ha dimostrato la recente inchiesta sulla carne di cavallo spacciata per manzo in sughi e polpette, alimenta anche il rischio di frodi in un settore come quello delle carni dove dall'inizio della crisi nel 2008 ad oggi sono aumentati del 150 per cento i sequestri secondo una analisi della Coldiretti sulla base dell'attivita' del Nas nei primi nove mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo del 2008.
  Aumenta poi, secondo Coldiretti, il contenuto di acqua consentito che sara' pagato dagli acquirenti come se fosse carne in un momento di pesante crisi economica. L'incremento del tasso di umidita' previsto per le tre categorie di prosciutto cotto, prosciutto cotto scelto e prosciutto cotto di alta qualita' andra' – precisa la Coldiretti – a minare la qualita' del prodotto stesso a discapito del maiale italiano, le cui carni hanno caratteristiche qualitative superiori a quelle dei maiali importati dai paesi del nord, penalizzando i nostri allevatori. Il decreto cancella poi il divieto di utilizzo di aromi chimici, aprendo cosi' la strada alla possibilita' di correggere gusto e sapore dei salumi fatti con materia prima scadente e di dubbia origine. Paradossalmente viene mantenuta, invece, la possibilita' di utilizzare le cosce di maiale congelate per produrre il prosciutto crudo stagionato. Proprio a causa di questa norma – ricorda Coldiretti – due prosciutti su tre venduti oggi in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta dove non e' ancora obbligatorio indicare l'origine. Altra novita' del provvedimento e' l'inserimento nel decreto del Culatello, sino ad oggi assente, ma anche qui si apre a una "industrializzazione" del prodotto (uso di involucri artificiali al posto del tradizionale budello naturale, ecc.) che finira' per abbassarne la qualita'. "Piuttosto che rivedere al peggio le leggi che regolano il settore dei salumi sarebbe utile alla nostra economia adoperarsi per l'attuazione della legge sull'etichettatura con l'indicazione obbligatoria dell'origine italiana, di importanza fondamentale soprattutto per i prodotti trasformati", denuncia il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che "non possiamo commettere un autogol che danneggia il patrimonio di credibilita' conquistato dal Made in Italy in Italia e all'estero dove dobbiamo acquisire quote di mercato con politiche di trasparenza e verita'". Si spiega solo cosi – denuncia la Coldiretti – la possibilita' concessa dall'Ue di incorporare la polvere di caseina e caseinati, al posto del latte, nei formaggi fusi, di aumentare la gradazione del vino attraverso l'aggiunta di zucchero nei Paesi del Nord Europa o di ottenerlo a partire da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette piu' prestigiose con la semplice aggiunta di acqua.
  Ma l'Unione Europea consente anche per alcune categorie di carne la possibilita' – continua la Coldiretti – di non indicare l'aggiunta d'acqua fino al 5 per cento, ma per alcuni prodotti (wurstel, mortadella) tale indicazione puo' essere addirittura elusa e potrebbero essere esclusi dagli obblighi di indicazione della quantita' d'acqua. In Italia nel 2013 sono allevati – conclude Coldiretti – meno di 8,7 milioni di maiali (erano 9,3 milioni nel 2012) destinati per il 70 per cento alla produzione dei 36 salumi che hanno ottenuto dall'Unione Europea il riconoscimento di denominazione di origine (Dop/Igp). Il settore della produzione di salumi e carne di maiale in Italia, dalla stalla alla distribuzione, vale 20 miliardi. Secondo un'analisi Coldiretti su dati Istat le famiglie italiane spendono all'anno circa 280 euro per l'acquisto dei salumi.




FORZA ITALIA E FRATELLI D'ITALIA DICONO NO AI MATRIMONI GAY

di Maurizio Costa

MARINO – Gli scatti di Silvio Berlusconi insieme a Vladimir Luxuria sembrano non aver influenzato il pensiero del centrodestra. Al convegno "Ricominciamo da Noi", le idee riguardanti i diritti civili per le coppie gay sono molto chiare.

Renato Brunetta afferma che "la famiglia è un bene pubblico, come la Giustizia e la salute, e per questo lo Stato la tutela con soldi pubblici. Il problema – continua il capogruppo di Fi alla Camera – è che due persone omosessuali possono anche stare insieme, non me ne frega nulla, ma non sono meritevoli di stanziamenti di soldi pubblici".

Il discorso di Brunetta si rivolge ai cittadini: "Io, come cittadino, non devo rimettere i miei soldi per famiglie di questo tipo e non vorrei che la battaglia dei diritti civili per i gay tolga risorse alle famiglie italiane sparpagliandoli in altre situazioni."

Anche Maurizio Gasparri dice la sua: "Non voglio fare nessuna polemica personale. Sono molto aperto al confronto e voglio evitare la genericità. Io non sono contro i diritti – ha continuato il vicepresidente del Senato – ma voglio cercare di evitare di sfasciare la società. Io, per esempio, trovo mostruosa l'idea di Apple di congelare gli embrioni delle sue lavoratrici per poter continuare a lavorare."

L'ex Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, commenta negativamente la scelta di Ignazio Marino di trascrivere i matrimoni gay celebrati all'estero nel registro della Capitale: "Quello che fa Marino è grave e soprattutto è un atto illecito. Il Prefetto di Roma ha dichiarato che non poteva farlo e per questo stiamo parlando di un abuso d'ufficio."

Alemanno fa anche un commento sul problema dell'immigrazione: "Vengono prima gli italiani degli immigrati, che non possono obbligare, per esempio, ad eliminare il crocifisso nei luoghi pubblici."

Non sono mancati anche i commenti alla manovra del premier Matteo Renzi. Gasparri, in chiusura, afferma che "Renzi finirà per fare cinepanettoni di Natale se continua a girare tutte le reti televisive."

Riguardo alla politica berlusconiana la parola è una sola: "Vogliamo fare un centrodestra deberlusconizzato".




ELENA CESTE: INTERVISTA A MORENA DEIDDA, COMPAGNA DI CLASSE

di Silvio Rossi

Non si rassegnano all’oblio. Vogliono mantenere alta l’attenzione su Elena Ceste, la casalinga di Cotignole d’Asti scomparsa la mattina del 24 gennaio scorso.

Morena Deidda, sua compagna di classe alle superiori, e Paolo Lanzilli, ex fidanzato proprio ai tempi del liceo, hanno costituito un comitato, “Insieme per Elena”, per cercare di giungere alla verità sulla vicenda che, ormai da otto mesi, tiene in sospeso molte persone.

La prossima settimana, il 25 ottobre, ricorre il trentottesimo compleanno di Elena, il comitato non vuole che passi in sordina, stanno promuovendo iniziative, cercano di collaborare con le indagini.

Abbiamo contattato Morena, che non riesce a comprendere come mai, dopo otto mesi, nessuno sia ancora iscritto nel registro degli indagati, non crede che Elena possa essere ancora viva, e ha molti dubbi sulla figura del marito.

 

D       Tu conoscevi Elena perché eravate in classe insieme, giusto?

 

R       Sì, alle superiori

D       Dopo la scuola hai continuato a frequentarla?

R       No. Noi ci siamo persi di vista finite le superiori. Ma lei in particolare si era persa di vista con tutti, perché si è sposata, è andata a vivere giù nel meridione, e quindi non avevamo più sue notizie. Per assurdo si può dire che Elena era scomparsa anche prima.

D       Ma non l’avevi più sentita, neanche su Facebook?

R       Sì, io era due anni che la sentivo, lei mi chiese l’amicizia ad agosto del 2012.

D       Quindi, comunque c’è stato un certo dialogo.

R       Sì, ci siamo riavvicinate.

D       Come l’avevi trovata, diversa da come la ricordavi, o era sempre uguale?

R       Sempre molto riservata. Assolutamente non dava nessuna confidenza, si parlava del più e del meno: dei figli, della casa.

D       Quindi a te non ha raccontato nulla in merito a possibili incontri con altri uomini?

R       Assolutamente nulla

D       Michele, il marito, non l’avevi conosciuto?

R       No, l’unica cosa che mi aveva detto è che era un vigile del fuoco, basta, nient’altro.

D       E dei figli parlava?

R       Sì, si raccontava dei bambini, nel senso cosa facevano, che scuola frequentavano.

D       Poi arriva il giorno della scomparsa. Come l’hai saputo? Dai giornali?

R       No, mi ha telefonato un’amica la domenica, Elena è scomparsa il venerdì. Quest’amica stava guardando il telegiornale, e mi ha chiamato dicendomi che era scomparsa.

D       Un’altra amica della classe?

R       Sì, un’altra amica di scuola.

D       Eravate più di una persona a essere in contatto.

R       Sì, ad esempio a settembre avevamo organizzato una cena, Elena non era venuta. Doveva venire anche lei, poi all’ultimo non sapeva come fare con i bambini, perché il marito faceva la notte.

D       Quando hai iniziato a interessarti della vicenda? Subito dopo la scomparsa o più tardi?

R       Io, qualche giorno dopo la scomparsa, stavo guardando Quarto Grado, e stavano parlando di Elena, dicendo che per loro era allontanamento volontario, al che io mando una mail dicendo: “Io conosco Elena, ed escludo assolutamente che sia un allontanamento volontario”. Quindi loro mi hanno contattato e mi hanno fatto un’intervista. Poi la giornalista mi ha dato il numero di Torino, del cognato, e mi sono messa in contatto con loro. Li ho incontrati, ho parlato con lui, con la mamma di Elena, la sorella. Poi dopo un paio di settimane mi ha voluto incontrare Michele, perché non mi conosceva, ha voluto capire chi ero.

D       Quindi hai conosciuto Michele.

R       L’ho visto due volte.

D       L’altra settimana intervistai Paolo Lanzilli, e lui era scettico sul comportamento di Michele, perché non partecipa alle ricerche. Tu cosa pensi?

R       Assolutamente concordo con quanto ha detto Paolo, anche perché io sono stata a casa di Michele l’ultima volta il 24 marzo, dove io gli ho detto come secondo me erano andate le cose, che quindi lui sapeva assolutamente la verità sulla scomparsa della moglie, e lui da quel giorno non mi parla più.

D       Ora voi avete fatto questo comitato, assieme a Paolo. Cosa sperate di ottenere?

R       Sicuramente dare fastidio al marito, fargli sapere che noi ci siamo, che comunque vogliamo la verità su Elena e non molliamo. Tramite il comitato noi possiamo organizzare eventi, per non dimenticare.

D       Stavate anche organizzando una fiaccolata per il 25, compleanno di Elena, che poi alla fine non si farà per non turbare ulteriormente i figli.

R       Noi avevamo già fatto, prima del comitato, una fiaccolata a luglio. Volevamo farla anche adesso per il compleanno, ma anche per il momento delicato delle indagini, abbiamo preferito non ripeterla. Adesso stiamo organizzando una battuta di ricerche sul territorio con i cani da cadavere, che penso nel mese di novembre la faremo, comunicandola agli inquirenti, per non avere problemi con loro. Sarà sicuramente un sabato, con una decina di persone, batteremo la zona.

D       Un altro particolare che ho letto è la scomparsa del cane di Elena.

R       Quando io sono andata a casa di Michele a marzo il cane già non c’era più. Michele dice di averlo ridato al proprietario, perché gli era stato dato in prestito. Se poi chiedi al papà di Elena ti risponde uguale, hanno una formula standard.

D       Dalle dichiarazioni sembra che i familiari di Elena non sospettino di Michele, come mai?

R       Io penso che siano ricattati da Michele per via dei bambini. Io ne sono convinta, che lui abbia in pugno i suoceri da quel punto di vista.

D       Un’ultima domanda. Mi sembra di capire che anche tu sia convinta che Elena non sia più tra noi. Se però ti fossi sbagliata, e un giorno dovesse tornare, cosa le diresti?

R       La prima cosa le direi di separarsi da Michele.

D       Perché in ogni caso, anche fosse un allontanamento volontario, daresti a lui la colpa?

R       Certo, anch’io sarei scappata da uno così. A gambe levate.

 

 

 

 

 

 

 




CHIESA SU DIVORZIATI E RISPOSATI:"CHIESA SIA MADRE MISERICORDIOSA"

Redazione

"Se la Chiesa e' davvero madre, tratta i suoi figli non solamente secondo il suo 'cuore', ma anche secondo le sue uterine 'viscere di misericordia': non sottomette il suo abbraccio a regole, ma semmai a processi di gestazione, allevamento e formazione, anche di carattere penitenziale". Lo ha affermato il direttore della Civilta' Cattolica, padre Antonio Spadaro, nel suo intervento al Sinodo.
  Nominato da Papa Francesco tra i padri sinodali, il giovane gesuita ha ricordato che "la domanda radicale che alcune coppie in situazioni problematiche pongono e' se possano esistere, per la misericordia viscerale di Dio, situazioni radicalmente irrecuperabili, cosi' che la Chiesa non possa far altro che escludere definitivamente la loro possibilita' di accedere al sacramento della riconciliazione".




ROBERTA RAGUSA: ANTONIO LOGLI E GLI INDIZI DI COLPEVOLEZZA

di Angelo Barraco

Gello di San Giuliano (PI) – Roberta Ragusa scompare nel nulla nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 a Gello di San Giuliano Terme, a sud dei monti pisani.

Il marito, Antonio Logli, racconta che la mattina quando si è svegliato Roberta non era né a letto né in casa. Il marito, insieme al suocero di Roberta individuano come possibile ipotesi della scomparsa l’allontanamento volontario.
Antonio Logli inizialmente, intervistato dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”, dice che la moglie poco tempo prima aveva battuto la testa e tale trauma avrebbe potuto causarle una perdita di memoria ergo lo smarrimento psicofisico. Logli dice anche altre cose, la prima cosa che fa è mettersi sulla difensiva, dice che con la moglie i rapporti sono buoni e che se ci fossero stati dei problemi non avrebbe esitato a riferirlo ai fini dell’indagine. Ma i riscontri oggettivi sono ben diversi.

Testimoni, Alibi e prove
Una prima testimonianza di Roberta si ha poco tempo dopo, viene riconosciuta dai titolari di una rosticceria e quella persona viene identificata come Roberta. Ma dopo attente verifiche tale testimonianza si rivelerà falsa e senza riscontri.
La prima testimonianza che ha una valenza sulle indagini è quella di Loris Gozi. Gozi riferisce di aver visto e sentito litigare Logli, intorno all’01.30 di notte, con qualcuno in Via Gigli e di aver visto caricare con forza una donna all’interno di una C3 azzurra, proprio come la macchina di Roberta. La sua testimonianza è confermata dalla moglie di Gozi poiché codesta si trovava prima in macchina con lui ed entrambi hanno incrociato Logli lungo quel tragitto di strada, poi Loris torna a casa, lascia a casa la moglie e porta fuori il cane e proprio in quel momento vede la scena sopracitata.
Con il passare del tempo si arriva ad un numero di quattro testimoni che confermano ciò che ha riferito Gozi e un altro testimone riferisce di aver sentito anch’esso le urla di una donna.
Oltre alle prove visive che inchioderebbero Logli, vi è la prova dei cani molecolari. I casi molecolari fiutarono la presenza di Roberta Ragusa tra la sua abitazione e un punto preciso di Via Gigli nei pressi della ferrovia.

Ci sono degli elementi che hanno destato sospetto agli inquirenti e che hanno portato loro ad indagare sulla persona di Antonio Logli.
Un elemento importante è Gozi e la sua testimonianza.
Gozi racconta che giorni dopo la scomparsa di Roberta, Antonio Logli si recò da lui chiedendogli se avesse visto Roberta e si è affacciato dalla loro finestra per verificare se da lì si potesse vedere qualcosa.
Un altro elemento che ha insospettito gli inquirenti è stata la scarsa collaborazione di Logli alle indagini. Antonio Logli alle 07.30 del mattino seguente avverte la sua giovane amante Sara Calzolaio e comunica ad essa di gettare il cellulare. Lei stessa successivamente si recherà in caserma dicendo di essere l’amante di Logli e di aver gettato il telefono, apparecchio che verrà recuperato dagli inquirenti dove, tramite i tabulati, verranno trovati dei riscontri importanti che riguardano anche alcune chiamate intercorse tra i due la sera della scomparsa di Roberta.
Un altro elemento che ha fatto parlare molto è stato che Logli, non molto tempo dopo, porta ufficialmente a casa sua Sara e codesta convive con lui allo stato attuale. Per gli inquirenti anche questo atteggiamento dimostra che Logli è sicuro che Roberta non tornerà e ciò è dimostrato dal fatto che ha portato Sara con se e da come si comporta anche durante la prima fase delle indagini, freddo e distaccato.

Durante questo iter si viene a conoscenza di lettere scritte da Roberta (tramite la trasmissione “Chi l’ha visto?”) in cui la donna manifesta il suo malessere nei confronti di un marito che la ignora come donna e si evidenzia una situazione tragica e al limite poiché la donna tenta di salvare un rapporto che il marito ignora.
 

Più passa il tempo e più saltano fuori novità, ma i riscontri oggettivi?
Una lettera anonima segnala che Logli, il giorno dopo la scomparsa si mobilità presso il cimitero di Orzignano. Logli dice che va lì per verificare se Roberta è andata in quel luogo per piangere sulla tomba della madre che è sepolta lì, ma questa versione non convince gli inquirenti, soprattutto prer il fatto che nel cimitero vi sono sei botole vuote, è un indizio e quindi una svolta decisiva per le indagini?

Sono passati quasi tre anni dalla scomparsa di Roberta Ragusa, ma cosa è stato realmente fatto?
Bisogna considerare un punto molto importante ai fini investigativi, ovvero che il corpo di Roberta Ragusa non è stato trovato quindi non vi è modo oggettivo di verificare la causa della morte della donna.
Antonio Logli è accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere, quest’ultima accusa gli è stata attribuita in merito al fatto che il corpo non è stato trovato ergo secondo gli investigatori il corpo è stato distrutto.
Ma quali prove concrete vi sono contro Antonio Logli?
Non vi è il corpo, il supertestimone Gozi in quella donna non ha saputo riconoscere Roberta quindi il dubbio non è sinonimo di certezza ma al contrario.
Gli investigatori hanno in mano le telefonate tra Antonio e Sara intercorse quella sera e hanno in mano le bugie dette da Antonio, ma queste non sono prove oggettive della sua colpevolezza.
Nessun testimone ha dichiarato di aver visto Antonio uccidere Roberta ne tantomeno ha dichiarato che quella donna era Roberta ma hanno detto di aver visto una donna urlare.
In quasi tre anni di indagine non si è arrivati a capo di un solo dato oggettivo che dimostri la colpevolezza di Antonio Logli, non c’è un dato oggettivo che dimostri il fatto che l’abbia uccisa, poiché le sue macchine (la sua e quella di Roberta) sono state ispezionate e non sono state trovate tracce. Non sono state trovate prove oggettive sulla distruzione del cadavere. Con queste basi, che processo sarà?
Voglio aggiungere che, a mio avviso, l’errore più grande è stato fatto dagli inquirenti che, all’inizio hanno avuto la presunzione di aver risolto il caso e hanno subito iscritto Antonio Logli nel registro degli indagati. Ciò ha comportato dei limiti e restrizioni poiché Logli, da persona informata sui fatti è diventato l’indagato e quindi ha usufruito dei suoi diritti quali l’avvalersi della facoltà di non rispondere e altri.
Sono convinto che se Antonio Logli non fosse stato iscritto nel registro degli indagati in così breve tempo, gli inquirenti avrebbero avuto maggiore libertà nello svolgere le indagini e probabilmente avrebbero trovato maggiori informazioni anziché arrivare ad un processo con in mano un fuoco di paglia. A meno che gli inquirenti abbiano pronto un asso nella manica che lo incastri e di cui noi non siamo al corrente. 

Nel caso della scomparsa di Elena Ceste, gli inquirenti stanno adottando un diverso profilo: il marito non è indagato ma probabilmente "sorvegliato speciale".




NAPOLI: MONNEZZA E RIFIUTI TOSSICI. CHE VERGOGNA!

di Christian Montagna

Napoli
– Non c'è giustificazione che tenga al degrado a cui quotidianamente gli automobilisti sono avvezzi. E poi non lamentiamoci se di Napoli e province passa sempre la stessa immagine. A volte, sarà pure esagerata e gonfiata da qualche teatrale penna giornalistica ma stavolta, purtroppo, è la realtà dei fatti. Siamo a Nord della Campania, sull'asse mediano che collega Napoli con Caserta. Ma più che asse mediano mi verrebbe da dire discarica abusiva. Uno squallore senza precedenti che nemmeno ai tempi dell'antico Medioevo si era soliti vedere quando il popolo si serviva delle fosse costruite in strada per smaltire i rifiuti. Il problema è che non siamo né al Medioevo né tantomeno ci sono le fosse pubbliche. Copertoni di pneumatici, materiale edile, lastre di amianto, oli e combustibili, rifiuti organici: non manca proprio nulla! Non si fa in tempo a rimuoverlo, quelle rare volte che è stato fatto, che tutto torna come prima. Che ci fosse un cartello sulla strada che autorizzi tutto ciò e non ce ne siamo accorti? Assurda considerazione! Quel tratto di strada è adibito soltanto alle autovetture e ai motocicli e serve a collegare i punti della regione, non a raccogliere i rifiuti! Pare scontato dirlo, ma qui c'è qualcosa che non quadra. La camorra ,onnipresente, anche stavolta c'entra qualcosa? Ci stiamo facendo la fossa da soli come si dice in gergo. Forse qualcuno non sa che gli infiniti incendi dolosi che ivi appiccano ogni giorno, emettono sostanze nocive al nostro organismo! Forse qualcuno non sa che l'aumento dei tumori in Campania è soprattutto dovuto a questo.Su questo tratta di strada, vi risiede anche un campo rom ma la responsabilità non può essere sempre e solo attribuita a loro. Si parla tanto di Terra dei fuochi, di aumento dei tumori; la gente è allarmata, impaurita, organizza proteste e sit in. Ma come è possibile che nessuno parli mai di senso civico? Miei cari conterranei, il problema è proprio questo. A Napoli, non c'è senso di civiltà, non c'è amore per la patria. Siamo stati nominati gli abitanti della terra di nessuno, ed è proprio così! Pino Daniele cantava " Napule è na carta sporc e nisciuno se ne importa". Ebbene si, quel cantante dal timbro raro aveva proprio ragione! E non lamentiamoci se poi viene la prima organizzazione criminale di turno e ci sottomette. Lo abbiamo voluto noi con la nostra grande strafottenza. Se dagli uffici comunali non arriva nessuna risposta, armiamoci di buona volontà e troviamola una soluzione, noi che questa terra la amiamo!