LATINA E MILANO: TRUFFE FONDI PUBBLICI, 7 ARRESTI TRA MILANO E LATINA

Redazione

La Polizia di Stato di Latina ha eseguito nelle province di Latina e Milano, 7 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di falso, truffa aggravata e frode in pubbliche forniture. Le indagini hanno consentito di raccogliere gravi elementi indiziari a carico dei manager di alcune societa' fornitrici di servizi ambientali, dediti alla distrazione di fondi pubblici, erogati dalla Regione Lazio, destinati al risanamento di aree utilizzate come discarica




JOBS ACT PASSA ALLA CAMERA CON SEI STRIMINZITI NO!

Redazione

Il 'Jobs act' passa alla Camera con 316 si' e 6 no. Ma anche, a complemento di quello striminzito numero di no, con l'uscita dall'Aula delle opposizioni e, insieme a loro, di una nutrita pattuglia di deputati Pd, che manifestano cosi' il loro dissenso e sanciscono quel disagio che ha accompagnato l'iter del provvedimento. Sono in tutto 40 i deputati del Pd che non hanno partecipato al voto e, fra questi, sono 7 gli assenti e 29 i firmatari del documento che mette nero su bianco le ragioni del dissenso. Quanto ai 6 no, si tratta di Pippo Civati e Luca Pastorino (Pd), Claudio Fava (Misto), Mauro Pili (Misto), Mario Sberna di Per l'Italia e Francesco Saverio Romano (FI). Si sono astenuti i deputati civatiani Paolo Gandolfi e Giuseppe Guerini. "Grazie ai deputati che hanno approvato il Jobs Act senza voto di fiducia".

Matteo Renzi affida a Twitter il suo commento.
  "Adesso – prosegue il presidente del Consiglio – avanti sulle riforme. Questa e' la volta buona". A caldo, il segretario Pd aveva scelto di ritwittare un messaggio del gruppo Dem alla Camera per sottolineare che la riforma porta "piu' tutele, solidarieta' e lavoro" Quanto alla spaccatura nel Pd, "il fatto che 29 parlamentari del Pd abbiano condiviso un giudizio negativo sul merito del jobs act e non abbiano partecipato al voto finale e' un fatto politico rilevante", anche se "Civati e due o tre dei suoi hanno votato contro", rivendica Stefano Fassina. "Nessuna polemica verso chi, nel voto finale, ha compiuto una scelta diversa. Abbandonare l'aula, per parte nostra, avrebbe significato non solo misconoscere i risultati che abbiamo ottenuto, ma far mancare il numero legale, impedire l'approvazione del provvedimento e costringere il governo a trarre immediatamente le dovute conseguenze. Non e' questo che serve al Paese e non e' in questo modo, a nostro avviso, che le cose possono migliorare", e' invece il segnale che arriva da Area Riformista. In tutto questo, aveva fatto sentire la sua voce anche Pier Luigi Bersani, assicurando un voto a favore, "per convinzione o per disciplina", a seconda delle parti del Jobs act in questione, ma rivendicando anche la necessita' di "lasciare alla sensibilita' di ciascuno" se seguire o meno le indicazioni di partito.

"Tra il bicchiere mezzo pieno e quello mezzo vuoto – spiega ancora l'ex segretario Dem – ciascuno sceglie con la sua sensibilita'". Non resta con le mani in mano M5S, che sceglie l'ennesima 'provocazione'. "Col voto finale sul Jobs Act, Matteo Renzi condanna a morte i lavoratori italiani. Il Jobs Act riduce i diritti, riduce in schiavitu'", dicono i deputati Claudio Cominardi e Tiziana Ciprini, insieme al capogruppo M5S al Senato, Alberto Airola, in una conferenza stampa 'bendata', poiche' scelgono di tenere gli occhi bendati da un fazzoletto bianco con la scritta 'licenziAct'. Perche', accusano, il Jobs Act viene approvato alla cieca in un "caos dove i parlamentari hanno votato al buio affidandosi ad un cane guida". E di lavoro oggi ha parlato anche il Papa, a Strasburgo. C'era anche Matteo Renzi che condivide il richiamo di Bergoglio e, pur sottolineando di non voler estrapolare singoli temi fra quelli affrontati da Francesco nel suo discorso, osserva che il Pontefice "ha senz'altro detto che occorre tenere insieme nuove forme innovative di flessibilita', stanti i tempi che viviamo, con la necessaria stabilita' del posto di lavoro: ed e' esattamente il senso e il princiio di quello che noi stiamo facendo in Italia". 




SINDACATI: QUEL PROGETTO CHE LI SPAVENTA

di Silvio Rossi

Da tanti anni a questa parte i sindacati non sono mai stati così agguerriti. Lo scivolone di Landini, che ha dovuto chiedere scusa per la frase poco felice sull’onestà dei sostenitori del governo, dimostra come non ci sia la minima volontà da nessuna parte di scendere a compromessi con l’interlocutore.

Qual è il motivo per cui Renzi fa più paura al sindacato dei governi Berlusconi, Monti e Letta? Perché la CGIL e la UIL indicono uno sciopero generale, mentre hanno tenuto bassi i riflettori quando provvedimenti governativi più ostili rispetto alla condizione dei lavoratori italiani non erano stati osteggiati con la stessa veemenza? Basti vedere la reazione affidata a innocue urla fuori campo in risposta alla riforma Fornero, che molto ha contribuito a peggiorare la condizione di lavoratori e pensionati.

Renzi non piace perché in un’Italia dove i governi passano ma non riescono a colpire gli sprechi, il rischio che il Premier possa intervenire senza colpo ferire su alcune prerogative sindacali, terrorizza i piani alti di Corso d’Italia, e delle altre confederazioni nazionali.

Il punto della discordia non è l’articolo 18, o i permessi sindacali. Le organizzazioni dei lavoratori hanno paura che il governo, con l’istituzione della possibilità di inserire le dichiarazioni dei redditi per i lavoratori dipendenti (il modello 730) direttamente online da parte dei contribuenti, possa infliggere un colpo duro da assorbire per i loro bilanci.

In Italia sono circa trenta milioni le dichiarazioni dei redditi presentate tramite i centri di assistenza fiscale. Per ognuna di queste lo stato corrisponde la cifra di 11 euro più Iva, per una spesa totale di circa 400 milioni di euro.

Dalle indicazioni dell’Agenzia delle Entrate, con il nuovo sistema, si stima in circa venti milioni il numero dei modelli 730 precompilati che potrebbero essere inseriti online dagli utenti, con un costo per lo stato di circa 250 milioni di euro.

Non sembra quindi un arretramento dei diritti, una precarizzazione dei lavoratori, che senza bisogno di sofisticate analisi, appare evidente già con la normativa vigente prima dell’ascesa al potere dell’ex sindaco di Firenze, ma una mera questione economica la maldisposizione di Camusso e company nei confronti del governo. Renzi è un nemico perché rischia di togliere dalle stalle sindacali la mucca da mungere.

 

 




L'importanza di chiamarsi Matteo

Di Simonetta D'Onofrio

Nelle consultazioni regionali di Emilia Romagna e Calabria, il dato più evidente è stato l’astensionismo. Nella “regione rossa” per antonomasia, che storicamente ha avuto percentuali di partecipazione più alte della media nazionale, si è perso rispetto a marzo 2010 un milione di elettori, con un calo dal 68% a meno del 38% degli aventi diritto al voto.
Nessuno dei partiti può gioire di quanto emerso dalle urne. Il PD ha visto, pur mantenendo sostanzialmente la percentuale dei voti del suo candidato a Governatore, e aumentando di qualche punto quella della lista, un calo del 38% dei voti. Risultato peggiore per Forza Italia, che ha ridotto il suo elettorato a un quinto di quattro anni fa, anche sommando i voti della lista con quelli del Nuovo Centro Destra (operazione più matematica che politica, data la differenza di posizioni politiche tra i due ex alleati), il calo di schede è del 75%.
Non può gioire neanche il Movimento Cinque Stelle, che sostanzialmente mantiene gli stessi voti, incrementando il risultato percentuale dal 7 al 13% (ma nel 2010 il movimento era in fase incunabolica), ma che è un notevolmente inferiore al 20% delle recenti europee e al 25% delle scorse politiche, confermando una flessione del movimento, aggravata dal risultato calabrese, dove è passato da oltre il 21% di sei mesi fa a meno del cinque.
Gli unici due che possono, quasi a titolo personale, vantarsi di avere vinto le elezioni, hanno lo stesso nome, e sono indicati come i più probabili candidati alla guida dei due schieramenti alle prossime elezioni politiche.
Matteo Renzi può gioire per aver strappato l’ennesima regione al centrodestra, cui restano solo la Campania, e le roccaforti Lombardia e Veneto, dove peraltro la presenza della lega pone in interesse minoritario l’establishment berlusconiano. Il voto delle regionali poteva diventare una bocciatura al progetto di riforma del Primo Ministro, e se non si può certo considerare un’approvazione a pieni voti, ne garantisce almeno una promozione striminzita.
L’altro Matteo, quello in maggiore ascesa nelle ultime settimane, l’unico che riesce a contendere le piazze mediatiche al suo omonimo, passando con disinvoltura dai salotti televisivi alle periferie tumultuose, è riuscito a mettere all’angolo l’alleato scomodo, bloccato dall’inagibilità politica derivata dalla legge Severino.
L’ascesa della lega, però, non può essere rivendicata dalle precedenti gestioni del partito. Salvini ha stravolto le priorità del Carroccio, passando dalla secessione al nazionalismo. Se la lega si fosse presentata con gli slogan solo di un anno fa, il risultato sarebbe stato diametralmente opposto.
Se fino a ieri i candidati leghisti dovevano avere l’approvazione del Cavaliere per presentarsi anche a fare l’amministratore di condominio, oggi nel centrodestra non si possono fare i conti senza il segretario in camicia verde.




REGIONALI CALABRIA ED EMILIA ROMAGNA: STRAVINCE L'ASTENSIONISMO

Redazione

Disertate le urne in Emilia Romagna durante quest0ultima tornata elettorale. Il disamore per la politica si conferma il vero dato di queste elezioni regionali che vede l'affluenza alle urne precipitare rispetto alle elezioni precedenti.

In Calabria al voto per le elezioni regionali si e' recato il 44,1% degli aventi diritto. Nel 2010, quando comunque si votava anche lunedi' fino alle 15, il dato fatto registrare dall'affluenza fu del 59,25%. Se il dato in Calabria e' significativo, addirittura clamoroso il flop in Emilia Romagna dove l'affluenza risulta intorno al 37,7%, circa 30% in meno rispetto al 2010 quando si votava in due giorni e l'affluenza complessiva fu del 68,06%.

"Se si andra' su una percentuale al di sotto del 50% sara' un dato preoccupante". Cosi' Romano Prodi, a margine di un evento coorganizzato dal Club de Madrid e dal Robert Kennedy Center, aveva commentato dopo le 19 la bassa affluenza al voto in Emilia Romagna. "Alle 19 la cosa che sorprende e' che l'Emilia aveva un dato inferiore rispetto alla Calabria – ha aggiunto il Professore – mentre invece, di solito, e' di 11/12 punti percentuali superiore". "Quindi – ha concluso Prodi – c'e' una particolare situazione di malessere". Il dato delle 19 e' stato confermato alle 23 ed e' clamoroso: meno del 40% degli aventi diritto si e' recato alle urne in Emilia Romagna (intorno al 37,7% dai primi dati), oltre il 30% in meno rispetto alle precedenti votazioni del 2010.

Alle regionali di Emilia Romagna e Calabria si potrebbe giocare il futuro del governo Renzi e della maggioranza che lo sostiene. Perche', ancora una volta, le elezioni regionali sono una sorta di elezioni di mid term americane. Non che ci sia realisticamente l'opzione caduta dell'esecutivo e voto anticipato. Il consenso di cui gode Matteo Renzi e' ancora abbastanza solido per scongiurare colpi di scena. E' anche vero, tuttavia, che una vittoria di misura in una regione rossa come l'Emilia rappresenterebbe la spia che il partito sta perdendo l'ala sinistra del suo elettorato.

Rischio che al Nazareno tengono ben presente, consapevoli che i 'frontali' con la Cgil e l'abbraccio riformista con Silvio Berlusconi possono essere stati mal digeriti dalla base. E anche il presidente del consiglio Matteo Renzi sembra temere il flop nella rossa Emilia: quando risuonavano ancora le parole del segretario Fiom Maurizio Landini – che poi si e' scusato – sull'esecutivo che non avrebbe "il consenso delle persone oneste, dei lavoratori e di chi cerca un lavoro", Renzi non ha replicato con la sua proverbiale veemenza. Anzi: si e' limitato a ribadire che "i posti di lavoro si creano aprendo le fabbriche e non giocando a chi urla piu' forte".

Il rischio di una astensione che colpisca il solo Pd e' forte, dunque, ma anche davanti a questo il candidato dem in Emilia Romagna non esita a dire che "se ci fosse una astensione ampia ce ne faremmo una ragione" perche' "quello che conta e' vincere". Anche in Calabria, aggiunge, dove e' in corsa Mario Gerardo Oliverio e dove il Pd "puo' fare en plein conquistando una bellissima terra". Il voto nelle due regioni, tuttavia, non rappresenta un test impegnativo per il solo Renzi. Matteo Salvini e' chiamato infatti al collaudo della sua Lega 2.0, quella che scende a rastrellare voti per le Europee anche a Roma, che si allea con la destra di Casa Pound in funzione anti immigrati, che scende in piazza nelle borgate. E che raccoglie il sei per cento alle europee.




EMILIA ROMAGNA, ELEZIONI: MATTEO SALVINI ASFALTA SILVIO BERLUSCONI

Redazione

Bologna – Matteo Salvini esulta per il successo della Lega Nord e del suo candidato al governo della Regione Emilia Romagna Alan Fabbri. "La Lega vola" ha dichiarato Salvini su Twitter, appena dopo aver riservato una stoccata al premier: "Il Pallone Renzi si sta sgonfiando".  Eppure, poco prima, il presidente del consiglio sempre via Twitter aveva scritto "La Lega asfalta Forza Italia e Grillo", riconoscendone la "leadership nel campo di centrodestra. In Emilia Romagna Forza Italia si ferma all'8 per cento contro il 20 per cento della Lega Nord. Un dato che potrebbe ribaltare gli scenari nel centrodestra dando il via alla scalata di Matteo Salvini alla leadership del centrodestra.




YARA GAMBIRASIO: TESTIMONE RICONOSCE BOSSETTI NEL GIORNO DEL DELITTO

Redazione

Nuovo colpo di scena sul caso dell'omicidio della piccola Yara Gambirasio. Una testimone avrebbe riconosciuto Massimo Bossetti nei dintorni di casa Gambirasio la sera del rapimento di Yara Gambirasio. La donna, che nei giorni successivi al 26 novembre 2010, giorno del rapimento, aveva detto di avere notato due persone nascoste dietro un cespuglio.
  Ora le e' stata mostrata una foto di Bossetti risalente a quel periodo e avrebbe riconosciuto il muratore. Intanto domani mattina Bossetti sara' di nuovo interrogato dal pubblico ministero Letizia Ruggeri. Non si conoscono ancora i motivi che hanno spinto il magistrato a decidere per l'interrogatorio, ma forse potrebbero essere legati al nuovo riconoscimento.

  




ETERNIT: 1 MILIONE PER BONIFICA, RENZI INCONTRERA' FAMILIARI DELLE VITTIME MARTEDI'

Redazione

"Ho organizzato" assieme ad altri colleghi del Pd un "incontro dei familiari vittime Eternit e Matteo Renzi martedi' 25 alle 16.30". Lo riferisce su twitter il senatore del Pd, Stefano Esposito.

Conferma l'impegno il ministero dell'Ambiente per la bonifica dall'amianto a Casale Monferrato.Dopo gli oltre tre milioni di euro stanziati a settembre scorso, il dicastero guidato da Gian Luca Galletti, con un decreto firmato nella giornata di ieri, assegna 1 milione e 104 mila euro al comune piemontese.

Ieri  assemblea pubblica dell'Afeva (Associazione Familiari Vittime Amianto) a cui hanno partecipato anche il sindaco, Titti Palazzetti, i Sindaci del territorio e il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, a Casale Monferrato a tre giorni dalla sentenza della cassazione, che ha annullato il processo Eternit. Ieri sera invece c'e' stata una fiaccolata per le vie del centro dei cittadini di Casale.

Mercoledi' 26 novembre in Sala consiliare e' in programma un consiglio comunale straordinario. Intanto il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino ha dichiarato che "se ci sono possibilita' in cui la Regione avra' margini di intervento ci saremo. La regione Piemonte sara' sempre al fianco dei cittadini di Casale Monferrato". Il governatore ieri pomeriggio ha parteicpato  a Casale all'assemblea dell'Associazione familiari e vittime dell'amianto.

Riguardo alla sentenza della Corte di cassazione Chiamparino ha poi ribadito: "Quando il diritto cozza contro la giustizia, allora vuol dire che c'e' qualcosa che non funziona nella macchina". Il presidente del Piemonte ha poi assicurato il massimo impegno della regione per quanto riguarda i fondi necessari per la bonifica del territorio casalese.




SARAH SCAZZI: IL 12 DICEMBRE CORTE D'APPELLO DECIDE SU SOPRALLUOGO NELLA CASA MISSERI

Redazione

Taranto – Nell'udienza del 12 dicembre (inizio alle 10) del processo per l'omicidio di Sarah Scazzi la Corte d'Appello di Taranto sciogliera' la riserva sulla richiesta avanzata dalla difesa a proposito di un sopralluogo nella casa della famiglia Misseri ad Avetrana. A chiedere un sopralluogo e' l'avvocato di Cosima Serrano, madre di Sabrina Misseri, che insieme alla figlia il 20 aprile del 2013 e' stata condannata all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Taranto. Infatti la difesa di Cosima e di Sabrina ritiene che ad uccidere Sarah – che il 26 agosto del 2010, giorno del delitto, aveva 15 anni – sia stato Michele Misseri, zio della ragazza, e che l'omicidio sia avvenuto nel garage dell'abitazione di casa Misseri. La Corte d'Assise ha invece sentenziato che Sarah e' stata uccisa in casa Misseri dopo un litigio con la cugina Sabrina e che le due donne l'abbiano strangolata lasciando poi a Michele il compito di occultare il cadavere in un pozzo delle campagne di Avetrana dove fu poi trovato la notte del 7 ottobre del 2010.
  Nell'udienza di oggi, i giudici dell'Appello hanno sospeso i termini di custodia cautelare per Cosima e Sabrina che restano quindi in carcere a Taranto sino alla fine del processo di appello (madre e figlia rischiavano di uscire a gennaio prossimo se il processo di secondo grado non si fosse concluso) e deciso inoltre che alcune delle telefonate tra Sabrina e il padre Michele prima dell'arresto di quest'ultimo saranno trascritte. Nell'udienza del 12 dicembre ci sara' il giuramento del perito incaricato della trascrizione. No, invece, da parte dei giudici di Appello ad un nuovo interrogatorio di Michele Misseri in aula. A seguito della morte di un imputato avvenuta nei mesi scorsi – Cosimo Cosma, nipote di Michele Misseri, condannato nel 2013 a 6 anni per soppressione di cadavere – adesso gli imputati sono scesi da 9 a 8. Oltre a infliggere l'ergastolo a Sabrina Misseri e alla madre Cosima Serrano, il 20 aprile 2013 la Corte d'Assise di Taranto, presieduta dal giudice Rina Trunfio, ha condannato a 8 anni Michele Misseri, accusato di soppressione di cadavere, a 6 anni Carmine Misseri, fratello di Michele, accusato di soppressione di cadavere, e a 2 anni Vito Russo, ex avvocato di Sabrina, per intralcio alla giustizia. Con l'accusa di favoreggiamento, poi, i giudici della Corte d'Assise hanno inflitto un anno di reclusione ciascuno ad Antonio Colazzo e Cosima Prudenzano e un anno e 4 mesi a Giuseppe Nigro, con pena sospesa




ETERNIT: SIAMO STATI NOI!

Per il tramite di Domenico Leccese pubblichiamo un articolo del Prof. Massimo Zucchetti del Politecnico di Torino 

Non scri­verò poi molto. Lo stanno già facendo molti, troppi altri. Anche molti che hanno taciuto per anni, che non hanno fatto nulla per­ché que­sto non acca­desse, e che sarebbe bello tacessero.

Que­sto è solo l’elenco delle vit­time. Come cit­ta­dino di que­sto Stato mi ver­go­gno, per­ché se que­ste per­sone sono morte ed i loro assas­sini restano impu­niti per il reato di strage ambien­tale è anche colpa mia. Ora Raf­faele Gua­ri­niello li met­terà sotto pro­cesso per omi­ci­dio aggra­vato: pas­se­ranno altri anni, ma non si arrende, lui.

Guar­diamo in fac­cia la realtà: i par­la­menti e i governi ita­liani di ieri e di oggi son pieni di gente che si è sal­vata da una con­danna penale solo gra­zie alla pre­scri­zione. La pre­scri­zione Eter­nit è solo un effetto col­la­te­rale di que­sto: la Casta HA BISOGNO di una Giu­sti­zia lenta e inef­fi­cace. Se no molti di loro sareb­bero dentro.

Siamo tutti col­pe­voli, comun­que: lo Stato, la Giu­sti­zia, la Poli­tica  ci rap­pre­sen­tano: li abbiamo eletti, votati, aval­lati appel­lan­doci a loro ed uti­liz­zan­doli quando ci servivano.

Loro hanno fatto que­sto, loro hano ucciso: ucciso Arietti Maria, nata il 4 aprile 1927 e morta il 26 luglio 1995 di Meso­te­lioma Peri­to­neale e Asbestosi.

Loro hanno fatto in modo che i col­pe­voli la pas­sino liscia e non ven­gano puniti, per ora. Insieme ad Arietti Maria, anche gli altri 2190, elenco par­ziale tratto dagli atti pro­ces­suali ora pre­scritti, fermo al 2008, men­tre ogni giorno con­ti­nuano a morire. E siamo a circa tre­mila, men­tre il picco delle morti sarà fra il 2020 e il 2025.

Sono stati loro. Loro ci rap­pre­sen­tano. Quindi: siamo stati noi. Inu­tile gri­dare ver­go­gna vergogna.




FRANCESCO STORACE: CHIESTA CONDANNA A SEI MESI PER VILIPENDIO A NAPOLITANO

Redazione

 Il pm, Laura Pezone, ha chiesto la condanna a sei mesi di reclusione per il segretario della Destra, Francesco Storace, nel processo che lo vede imputato di offesa all'onore e al prestigio del Capo dello Stato per alcune dichiarazioni rese nell'ottobre del 2007. Per il pubblico ministero, che ha chiesto per Storace la concessione delle attenuanti generiche, tenuto conto dello stato di incensuratezza e del fatto che, dopo quelle dichiarazioni, l'imputato si e' scusato con il Capo dello Stato, le espressioni utilizzate "sono pesanti, insultanti e aggressive perche' offendono l'istituzione che rappresenta l'Unita' d'Italia"