MASSIMO BOSSETTI: E' IL SUO IL FURGONE PASSATO PIU' VOLTE AL CENTRO SPORTIVO DI BREMBATE

Redazione

Per gli inquirenti non ci sono dubbi: e' di Massimo Bosetti il furgone che e' stato filmato piu' volte passare nella zona del centro sportivo di Brembate Sopra la sera del 26 novembre 2010 in cui venne rapita Yara Gambirasio. L'Iveco Daily di Bossetti, che era ancora in suo possesso il giorno del suo arresto il 16 giugno, e' riconoscibile dalle bande catarifrangenti da lui stesso applicate. E questo ha reso piu' facile il riconoscimento del mezzo nell'analisi delle telecamere della zona nella sera del rapimento di Yara, sera nel corso della quale il mezzo sarebbe stato filmato mentre passava piu' volte in zona nelle ore precedenti a quelle in cui spari' la tredicenne. Mentre non si vede piu' nei momenti successivi. Che si tratti dello stesso furgone lo hanno anche confermato consulenti dell'Iveco. Del resto una donna aveva parlato di un furgone bianco che era stato visto sgommare in via Morlotti, strada dalla quale si transita per andare dal centro sportivo a via Rampinelli dove si trova la villetta dei Gambirasio. Bossetti ha sempre spiegato che quella era la strada che percorreva per andare dal cantiere in cui lavorava in quel periodo alla sua casa di Mapello, e dove si fermava a comperare le figurine per i figli all'edicola di fronte al centro sportivo di Brembate Sopra. Ma i colleghi avevano testimoniato che quel pomeriggio al lavoro l'artigiano non si era proprio presentato.




GENOVA: VIOLENZA SU RAGAZZA DISABILE, ORRORE A GENOVA

Redazione

Genova – Il padre di una ragazza di 25 anni, disabile mentale all'85 per cento, e il marito di una cugina della ragazza, due uomini rispettivamente di 59 e 57 anni, sono stati arrestati per ordine del gip di Genova Nicoletta Bolelli che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Franco Cozzi e del pm Giuseppe Longo. La ragazza nel giugno scorso fu trovata agonizzante nel letto di casa, dove viveva con il padre. Quindici giorni prima aveva partorito un feto morto all'ottavo mese di gravidanza i cui resti erano stati distrutti, secondo quanto accertato dagli inquirenti, dal padre. I vicini di casa avevano chiesto l'intervento delle forze dell'ordine affinche' la giovane fosse curata in quanto il padre l'aveva abbandonata in un gravissimo stato, vittima di una emorragia che secondo i medici l'avrebbe uccisa. Gli inquirenti hanno chiarito che la gravidanza era stata conseguenza di tre violenze sessuali messe in atto dal marito della cugina della vittima e consumate nelle rispettive abitazioni. Il padre della vittima, risponde di abbandono di persona incapace, lesioni gravissime, maltrattamenti e distruzione di cadavere. Il parente e' accusato di violenza sessuale continuata e aggravata.




MAFIA: BUSINESS DA 14 MLD A TAVOLA, DA OLIO A FRUTTA

Redazione

Il volume d'affari complessivo dell'agromafia è salito  14 miliardi di euro, in netta controtendenza rispetto alla fase recessiva del Paese perché la criminalità organizzata trova terreno fertile proprio nel tessuto economico indebolito dalla crisi. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare il blitz dei Carabinieri e della Guardia di Finanza contro il patrimonio della 'famiglia' mafiosa del boss latitante Matteo Messina Denaro con il sequestro di attività anche nell’olio di oliva.  Secondo l’analisi dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare promosso dalla Coldiretti con il comitato scientifico presieduto da Gian Carlo Caselli, le mafie stanno approfittando della crisi per penetrare anche nell’imprenditoria legale poiché è peculiarità del moderno crimine organizzato estendere, con approccio imprenditoriale, il proprio controllo dell’economia invadendo i settori che si dimostrano strategici ed emergenti, come è quello agroalimentare. Si tratta di aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché – precisa la Coldiretti – consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone in termini economici e salutistici. Mettendo le mani sul comparto alimentare le mafie hanno infatti la possibilità di affermare il proprio controllo sul territorio, dalla intermediazione nel commercio della frutta alla produzione di olio di oliva.  Potendo contare costantemente su una larghissima e immediata disponibilità di capitale e sulla possibilità di condizionare parte degli organi preposti alle autorizzazioni e ai controlli, si muovono con maggiore facilità rispetto all’imprenditoria legale.  Per raggiungere l’obiettivo i clan ricorrono a tutte le tipologie di reato tradizionali: usura, racket estorsivo e abusivismo edilizio, ma anche a furti di attrezzature e mezzi agricoli, abigeato, macellazioni clandestine o danneggiamento delle colture con il taglio di intere piantagioni. Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione impongono la vendita di determinate marche e determinati prodotti agli esercizi commerciali, che a volte, approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente. Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza ed il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma – conclude Coldiretti – compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy.


LUIGI BONAVENTURA: LA FAMIGLIA DEL PENTITO SI SENTE ABBANDONATA DALLO STATO

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La redazione del giornale l’ ”Osservatore d’Italia” qualche mese fa si era occupato del caso del sig. Luigi Bonaventura, ex-‘ndranghetista, pentito e collaboratore di giustizia, sotto protezione da diversi anni insieme alla sua famiglia. Luigi ha attivamente collaborato contro la criminalità mafiosa del sua città, Crotone e in tutta Italia. Al di là dei giudizi che ognuno di noi può dare di fronte alla realtà chiamata mafia, è innegabile che la scelta collaborativa della famiglia Bonaventura abbia determinato un aiuto reale per “acchiappare” chi si muoveva liberamente nel territorio italiano per fare affari con il malaffare e trarre benefici illeciti anche dai politici e amministratori corrotti.
Ora, in questo momento così delicato per l’Italia, e in particolare per i fatti che i magistrati hanno “sviscerato” non solo nella città eterna con “Mafia Capitale”, ma praticamente in tutta Italia , è importante capire chi ha fatto questa scelta collaborativa, rischiando la propria vita e dei suoi familiari. Bonaventura si sente solo, abbandonato da chi dovrebbe sostenere la sua protezione e soprattutto il suo percorso di protezione sta avendo dei risvolti drammatici. La moglie del pentito ha raccolto le sue paure in una lettera che ci ha pregato di pubblicare integralmente, affinché i media mettano in risalto la grave situazione che stanno attraversando.
Ci dice che il suo passato sarà sempre intaccato dalla sua storia di ex-mafioso e pentito, ma ne è uscito fuori e desidera continuare nella legalità. Non merita di essere lasciato solo. Si è sradicato dal tessuto sociale di provenienza Bonaventura, ora chiede solo un aiuto alle autorità competenti, affinché quanto ricostruito finora con la giustizia italiana non venga disperso in rivoli burocratici che affossino il “lavoro” prezioso svolto in questo lungo periodo.

Lettera della moglie Paola Emmolo
“Caro programma di protezione, caro Stato non si possono lasciare 2 bambini , 2 anziani genitori e altre 4 loro famigliari in mezzo ad una strada, in grave pericolo, senza opportuni documenti e senza un centesimo in tasca. Nessuna persona per qualsiasi sia il suo crimine meriterebbe ciò figuriamoci chi come mio marito che non ha commesso in questi 8 anni di programma, nessun reato penale, civile o stradale. Ha dato, sta dando, stiamo dando l’anima per la giustizia Italiana per la società civil. Mio marito è un dissociato e collaboratore volontario, ha collaborato e collabora senza che avesse un solo giorno di condanna con mezze procure antimafia d’Italia, ha dato un apporto collaborativo elevatissimo, ha fatto arrestare o condannare oltre 150’ndranghetisti, ha portato nel crotonese una vera inversione di marcia, a suo conto ci sono solo sentenze di alta attendibilità, si impegna nel sociale a suo danno e pericolo senza mai risparmiarsi. O tutto ciò non volete riconoscerglielo ? Ha rifiutato (a buon ragione come più volte vi ha esposto) dei trasferimenti in altra località? Ma poi alla fine ha accettato e aveva ragione lui avete reiterato tutto, mettendoci di nuovo in grave pericolo e disaggio. Non si può lasciare un importante collaboratore e i suoi famigliari per mesi e mesi sprovvisti di opportuni documenti di copertura, non si può mettere lo stesso con dei pentiti, alcuni falsi e dei ndranghetisti della stessa zona nella stessa area come avete fatto a Termoli e poi fare la stessa cosa nella nuova località. O forse si può fare…? Prima di collocarci in questa nuova sede non sarebbe stato opportuno chiedere alla polizia del luogo se questa area era compatibile con noi? Vi avrebbero detto come si può tranquillamente dimostrare di no e che questa area non era sicura per noi. Dovevate procedere di nuovo con trasferimento in altra località per ovvie ragioni di sicurezza ma questo sarebbe stato un ammissione di colpe e quindi avete preferito scaricarci in mezzo una strada, questa è la verità. Non si deve trovare (come è accaduto a Termoli) un micidiale arsenale di ndrangheta a 200 metri da casa nostra e in un magazzino riconducibile al caposcorta del collaboratore di giustizia e tante altre gravissime cose. O forse si può? Delle PRESUNTE interviste non “autorizzate” che contestate a mio marito durante un contratto che era oramai scaduto e che aveva chiaramente esposto più volte tramite i suo legali di non volerlo più prorogare, non possono comportare una punizione cosi severa a danno della mia famiglia. Questa non e’una grave ingiustizia, un grave atto di inciviltà e di mancanza di buon senso ? Il contratto era scaduto è scaduto da quasi tre anni, come voi stesso sottolineate nella delibera. SCADUTO CAPITE….?E non c’ era nemmeno un tacito consenso per poterlo nonostante tutto considerarlo ugualmente attivo. Si poteva risolvere e chiarire il tutto in modo riservato ? Mio marito lo ha fatto più volte ricordate voi del servizio centrale di protezione ? Ma se poi non mantenete le promesse come tranquillamente si può dimostrare che colpa ne abbiamo noi ? Bastava solo proteggerci come si deve, come prevede il programma o dare alla mia famiglia quella misera liquidazione che mio marito aveva richiesto più volte, salutarci e finirla qua, tanto lui a prescindere da ogni cosa continuerà ogni volta che gli verrà richiesto a collaborare con la magistratura Italiana. E questo l’inserimento socio lavorativo che il programma di protezione alla base di tutto garantisce ? Lasciandoci da soli a macello in mezzo ad una strada….? E’ questo il messaggio che si vuol fare passare a chi ha intenzione di collaborare, di denunciare ?Dopo 8 anni è cessato il pericolo per la mia famiglia ? Se accade qualcosa ve ne prendete la responsabilità ?la storia di Lea Garofalo non ha insegnato niente? Quante risate si farà la ndrangheta per tutto ciò? Se non dico il vero su tutto denunciatemi ,ma altrimenti non lasciate soli i miei bambini, la mia famiglia, noi non meritiamo tutto questo .”




MAFIA ROMA, ROBILOTTA: "HA RAGIONE GOFFREDO BETTINI SULLE DIMISSIONI DI IGNAZIO MARINO PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI"

Redazione

Roma Capitale – "Non si vede ancora quel colpo di reni da parte del Sindaco e dell’amministrazione capitolina che sarebbe necessario per uscire dal pantano dell’inchiesta “mafia Roma”, che rischia di essere un vero e proprio stillicidio quotidiano tanto da portare comunque alle urne. – Dichiara in una nota Donato RobilottaCoordinatore dei Socialisti Riformisti, già Consigliere Regionale – Non basta un assessore prestato dalla magistratura,- prosegue Robilotta – per quanto bravo e stimato possa essere, a cambiare verso a una china pericolosa. A mio parere serviva l’azzeramento totale della giunta e un governo di salute pubblica, aperto a tutte quelle forze politiche che intendono salvare Roma, con personalità competenti e di alto livello per cambiare verso. Se questo non è, allora probabilmente in questo caso ha ragione Goffredo Bettini, di cui non ho quasi mai condiviso le sue opinioni, pur ritenendolo forse la mente più lucida della sinistra post comunista romana, quando sostiene che Marino farebbe bene a staccare la spina, prima che sia troppo tardi, e andare rapidamente alle urne". Conclude.




SINDROME DEL TUNNEL CARPALE: COS'E' E COME RISOLVERLA

A cura della Dottoressa Dott.ssa Marta Romagnoli, Fisioterapista

La sindrome del tunnel carpale è un disturbo da compressione nervosa abbastanza comune, che causa dolore, senso di intorpidimento e formicolio al polso, alla mano e alle dita.
La causa è raramente una sola; infatti, di solito, la sindrome del tunnel carpale è il risultato di una combinazione di diverse circostanze.
Il tunnel carpale è una struttura osteo-legamentosa, fatta ad arco e situata tra la parte interna del polso e il palmo della mano.
Esso viene chiamato tunnel perché forma uno stretto passaggio per nove tendini e per un nervo, sensitivo e  motorio, denominato nervo mediano.
Lateralmente e posteriormente al tunnel carpale, ci sono le ossa della mano, dette anche ossa carpali.
Il nervo mediano origina circa a livello dell'ascella, scorre lungo tutto il braccio e, passando attraverso il polso, raggiunge il palmo e le dita della mano (escluso il mignolo).
Esso ha sia una funzione sensitiva, in quanto provvede alle capacità tattili del palmo della mano, sia una funzione motoria, in quanto permette di muovere il pollice, l'indice, il medio e una parte dell'anulare.
La sindrome del tunnel carpale può colpire chiunque. Tuttavia, secondo diversi studi statistici, insorge prevalentemente in età medio-avanzata, attorno cioè ai 45-60 anni, e colpisce più donne che uomini (il rapporto, infatti, è di 3 a 1 per il sesso femminile).
Oltre a formicolio, intorpidimento e dolore, la sindrome del tunnel carpale può dar luogo ad altre manifestazioni sintomatologiche, come:

  • Dolore sordo all'avambraccio e al braccio
  • Parestesia dell'arto coinvolto (senso di generale formicolio associato a senso di bruciore)
  • Pelle secca, gonfiore, e alterazioni del colore della pelle
  • Ipoestesia, ovvero riduzione della sensibilità
  • Difficoltà a piegare il pollice
  • Indebolimento dei muscoli (atrofia) che governano il movimento del pollice
  • Difficoltà a impugnare gli oggetti e a compiere determinate azioni manuali, come scrivere, digitare un testo al computer ecc.

Allo stesso modo dei tre sintomi principali, anche tali manifestazioni peggiorano se le articolazioni di polso e mani vengono continuamente piegate e sottoposte a tensione.

 Nella maggior parte dei casi, il medico diagnostica la sindrome del tunnel carpale con un esame obiettivo accurato e con una valutazione meticolosa della storia clinica e delle abitudini del paziente.
Tuttavia, in alcune rare circostanze, deve ricorrere a degli esami più specifici – come per esempio l'elettromiografia – per assicurarsi che i disturbi non siano dovuti a cause diverse. Durante l'esame obiettivo, il medico analizza, per prima cosa, il polso e la mano del paziente; dopodiché, chiede a quest'ultimo di descrivere i sintomi avvertiti, quali dita sono dolenti e di compiere determinati movimenti, per farsi descrivere cosa prova e per vedere la funzionalità della mano.
Infine, interroga il paziente sulla sua storia clinica (patologie sofferte in passato, stato di salute attuale, interventi chirurgici subiti ecc), sul suo lavoro e sui suoi hobby, alla ricerca di una circostanza favorente la sindrome del tunnel carpale.
Il trattamento terapeutico per la sindrome del tunnel carpale dipende dalla gravità e dalla durata dei sintomi.
Infatti, la terapia è conservativa (cioè non chirurgica) quando i disturbi al nervo mediano sono moderati, sopportabili e presenti da pochi mesi; è invece chirurgica quando la sintomatologia è intensa, tale da condizionare la vita quotidiana, e in atto da almeno 6 mesi.

Centro Psicologia Castelli Romani

Dott.ssa Marta Romagnoli

Fisioterapista

 

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NATALE: MATTEO RENZI CON LA FAMIGLIA DA PAPA FRANCESCO

Redazione

 Il premier Mattero Renzi ha fatto ingresso in Vaticano, su un auto blu' del cerimoniale di Stato, alle 11,45 per l'udienza ufficiale a Papa Francesco e lo scambio degli auguri. Ad accompagnare il premier in Vaticano c'erano la moglie Agnese, in tailleur nero ma a capo scoperto, e dei tre figli, due maschi e una femminuccia. Il premier Renzi e' stato accolto nel cortile di San Damaso dal prefetto della Casa Pontificia, arcivescovo Georg Gaenswein.
"Che piacere rivederLa", gli ha detto Renzi prima di presentare moglie e figli allo storico segretario di Ratzinger.

"Sua Eccellenza (Gaenswein, nedr) mi ha indicato bene cosa fare. Sono mortificato di sbagliare il protocollo ma l'altra volta il Papa mi ha autorizzato a sbagliare sul protocollo", ha detto Renzi rivolgendosi – prima del colloquio privato – agli addetti al cerimoniale, dopo aver salutando il Papa "Non c'e problema", gli ha replicato Bergoglio. Poi c'e' stato uno scambio scherzoso, dal quale si e' captata solo una frase di Renzi: "Sembra il grande puffo", probabilmente pronunciata per riferire le impressioni di uno dei tre figli che lo hanno accompagnato oggi nella visita e gia' erano stati con i genitori a Santa Marta per incontrare il Papa in modo informale lo scorso 4 aprile. "Glielo dico dopo", ha aggiunto il premier. 




LA FORTUNA DI NASCERE LADRO

Di Christian Montagna
Se fossi nato ladro, il mio desiderio sarebbe stato quello di nascere in Italia. La mia vita sarebbe stata semplice, la mia attività proficua e la mia libertà assicurata. Un tris di fortune che mai e poi mai mi avrebbero fatto allontanare da qui. Sicuramente sembrerà folle quanto sto dicendo ma, dopo attente e insonni notti di riflessione ho dedotto che per essere ladro ci vuole fortuna e in Italia ce n'è tanta! Ebbene si, mettiamo il caso un ladro nascesse nei paesi islamici, laddove a decidere le sorti umane ci pensa la Sharia. La chiamano così la legge divina, regolata da un complesso corpus di norme religiose, giuridiche e sociali che si fondano sulla dottrina coranica. In un ponderato misto di regole teologiche, morali, penali e fiscali, i ladri non hanno gran vita! È letteralmente la via da seguire, quella che non fa sconti a nessuno a prescindere da classi sociali, religione, etnia e colore. La Saquira (il furto) è punita con pene corporali, lapidazione, amputaggio di mani e piedi e nel peggiore dei casi la pena di morte. Senza dubbio, un modo opinabile di punire chi per esigenza di sopravvivenza o per mestiere ruba. Di conseguenza però la collettività vanta uno stile di vita sereno e pacato senza quell'ansia,che noi conosciamo molto bene,di essere derubati in ogni momento: un ossessione che ci perseguita al supermercato, alle poste, in giro per le strade e sui mezzi pubblici; un continuo attenti al ladro senza fine. Ebbene, laddove la Sharia non vige, a controllare la situazione ci pensano i rigidi codici penali di altre realtà. A Singapore ad esempio, il furto viene condannato con la fustigazione. In Europa, con metodi meno violenti, il codice penale si fa sentire altrettanto: in Germania un ladro rischia dieci anni di reclusione, in Inghilterra sette, in Francia e Portogallo tre. Ma in Italia? È proprio questo il nocciolo della questione: il codice penale difficilmente viene applicato. Il nostro è il paese delle pene sospese, dell' indulgenza clericale che nemmeno ai tempi della Controriforma luterana, degli indulti e dell'intercessione dei politici nei processi. Un ladro che nasce in Italia è un signor ladro; lavora, ricopre cariche importanti,dirige, amministra soldi pubblici. Qualora dovesse essere scoperto, state tranquilli che nulla accadrà poiché una legge ad hoc pronta ad assolverlo non tarderà ad arrivare. Chi invece sfortunatamente non nasce qui, ci viene apposta proprio per essere avvantaggiato: nella terra di nessuno, si entra, si fanno i propri comodi e si torna al proprio paese. Ma la cosa veramente grave è che mentre nei paesi musulmani un ladro è amputato e in Europa è imputato, qui, diventa anche deputato!




MAFIA CAPITALE E NDRANGHETA: DUE NUOVI ARRESTI

Redazione

Due nuovi arresti nell'ambito dell'inchiesta mafia capitale. Questa mattina il Ros ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale procura distrettuale antimafia, nei confronti di Rotolo Rocco e Ruggiero Salvatore, entrambi indagati per associazione di tipo mafioso nell'ambito dell'operazione "Mondo di Mezzo". Contestualmente un ulteriore soggetto, indagato a piede libero e destinatario di informazione di garanzia, è stato sottoposto a perquisizione locale e personale. Secondo le accuse i due assicuravano il collegamento tra alcune cooperative gestite dalla 'consorteria' romana e la 'ndrangheta. Gli interventi sono stati eseguiti nelle province di Roma, Latina e Vibo Valentia. Le indagini hanno documentato come gli indagati, organici all'organizzazione denominata Mafia Capitale, abbiano assicurato il collegamento tra alcune cooperative gestite da Buzzi Salvatore, sotto il controllo di Massimo Carminati, e la cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) consorteria di matrice 'ndranghetista egemone nel vibonese. In tale ambito, secondo le accuse, sono emersi gli interessi comuni dei due sodalizi mafiosi ed in particolare come, dal luglio 2014, Buzzi, con l'assenso di Carminati, avesse affidato la gestione dell'appalto per la pulizia del mercato Esquilino di Roma a Campenni' Giovanni, imprenditore di riferimento della citata cosca, mediante la creazione di una Onlus denominata Cooperativa Santo Stefano. Al riguardo, l'attivita' di indagine ha documentato come gia' nel 2009 i citati Rotolo e Ruggiero si fossero recati in Calabria, su richiesta del Buzzi, allo scopo di accreditarsi con la cosca Mancuso, tramite esponenti della cosca Piromalli, in relazione all'esigenza di ricollocare gli immigrati in esubero presso il Cpt di Crotone. Gli elementi raccolti dalle indagini hanno quindi documentato come Ruggiero e Rotolo abbiano fornito uno stabile contributo alle attivita' di mafia capitale, avvalendosi dei rapporti privilegiati instaurati con qualificati esponenti della 'ndrangheta, in un rapporto sinallagmatico tra le due organizzazioni mafiose che, a fronte della protezione offerta in Calabria alle cooperative controllate da Mafia Capitale, ha consentito l'inserimento della cosca Mancuso, rappresentata dal Campenni', nella gestione dell'appalto pubblico in Roma.




LA GRECIA SPAVENTA L'EUROPA

di Maurizio Costa

Il premier greco, Antonis Samaras, anticipa a dicembre l'elezione del presidente della repubblica e mette in lizza il suo candidato, Stavros Dimas, che però potrebbe non essere votato dalla maggioranza del parlamento ellenico. Se il governo greco dovesse crollare non riuscendo a raggiungere la maggioranza dei deputati all'elezione del nuovo presidente, Samaras potrebbe decadere e con lui la stabilità della Grecia. In caso di nuove elezioni di governo potrebbe vincere Alexis Tsipras, contrario a qualsiasi austerità europea. Questa instabilità greca ha affossato la Borsa di Atene, che ha perso il 12,78%, il dato peggiore in 27 anni. Se la Grecia dovesse uscire dal controllo della Troika dell'Ue, le conseguenze potrebbero creare una valanga in stile domino in tutti i paesi europei contrari all'austerità di Bruxelles. Prima tra tutti l'Italia, che già è stata bacchettata dalla Merkel per non aver "attuato misure addizionali adeguate a fronteggiare rischi identificati". Renzi ha già intenzione di tagliare lo 0,1% del Pil, invece dello 0,5%, per colmare il debito pubblico: una quota molto bassa che mette in agitazione i piani alti dell'Unione. Anche la Francia potrebbe rivoltarsi, visto che ha già annunciato che non scenderà sotto il 3% del rapporto deficit/Pil nemmeno nel 2015. La Grecia, aiutata dall'Europa dopo la grave crisi che ha portato un lungo periodo nero per l'economia, potrebbe rinascere dalle sue stesse ceneri, ma la Borse e soprattutto l'Ue non crede che possa farlo distaccandosi dai programmi di austerità. In tutto questo, l'Europa sembra capire il disagio e prova, in qualche modo, ad elogiare il lavoro di Francia e Italia, per non rischiare l'effetto domino che potrebbe instaurare la Grecia: "L'Italia ha appena approvato una impressionante riforma del lavoro, e anche la Francia sta accelerando le riforme". Sarà anche vero, ma la tensione dell'Unione è elevata e la Grecia sembra non volersi piegare più a Bruxelles.




MANGO E' MORTO: STRONCATO DA INFARTO SUL PALCO

Redazione

 Matera – Stroncato da un infarto sul palco mentre stava cantando uno dei brani che lo ha reso famoso, 'Oro', e' morto il cantante Mango. Il malore lo ha colpito alla fine di un concerto a Policoro, in provincia di Matera. Aveva sessant'anni.
  Mango si e' accasciato sul palco del Palaercole di Policoro ed e' stato immediatamente soccorso e trasportato in ospedale, dove pero' e' arrivato gia' morto. La notizia della sua scomparsa e' subito rimbalzata sui socialnetwrk. Sgomenti i fan su twitter e facebook, dove la pagina ufficiale riporta la notizia con un secco e scioccato "Pino e' morto". In molti ricordano il cantautore con pensieri e brevi brani tratti dai suoi successi. "La nostra rondine e' volata via…un poeta della musica", e' l'ultimo saluto di una fan.
  Giuseppe Mango, per gli amici 'Pino', nasce il 6 novembre del 1954 a Lagonegro, in provincia di Potenza. Nel 1975 va a Roma e incide per la RCA Italiana l'album 'La mia ragazza e' un gran caldo', che sara' pubblicato nel 1976. Due brani attirano l'attenzione di Patty Pravo che decide di inserirli nel suo album 'Tanto'. Anche Mia Martini e' attratta dalle melodie di Mango e inserira' una canzone di mango nel suo album 'Che vuoi che sia… se t'ho aspettato tanto'. Il successo arriva negli anni Ottanta e viene consacrato con la partecipazione al Festival di Sanremo, dove nel 1985 vince il premio della critica con 'Il viaggio'. Calchera' ancora molte volte il palco della citta' dei fiori, sette volte come cantante e due come compositore. La sua lunga carriera lo vede lavorare, tra gli altri, con Mogol, Lucio Dalla, Franco Battiato, Claudio Baglioni e Andrea Bocelli. Dallo scorso 25 aprile e' in radio 'Scrivimi', celebre brano di Nino Buonocore, anticipazione del nuovo album di cover in uscita il 27 maggio dal titolo 'L'amore e' invisibile' (su etichetta Columbia Sony Music). Nel disco tre inediti e riletture di Sting, U2, De Andre', Battisti, Minghi, Don Backy, Beatles, Bowie, Pino Daniele e una canzone della tradizione sarda