AUTOSVEZZAMENTO: COME E QUANDO FARLO

A cura della Dottoressa Monia D’Amico –  Biologa Nutrizionista

Lo svezzamento è quel delicato momento della vita di un bambino nel quale il latte materno o artificiale inizia ad essere sostituito con le prime pappe liquide. E’ un evento di cui si parla molto per le problematiche che emergono durante questa fase poiché spesso il bambino non accetta immediatamente il cambiamento.

Poche notizie si hanno invece su un particolare tipo di svezzamento chiamato Autosvezzamento o svezzamento guidato dal bambino, tecnica molto innovativa emersa piuttosto recentemente, che consiste nel far alimentare da solo il proprio bambino con alimenti tagliuzzati o interi utilizzando le sue mani senza dover necessariamente passare prima per le pappe. 

Questa pratica nasce nel Regno Unito e negli Stati Uniti, con il nome di baby led weaning, rispondendo all’esigenza di molti genitori di risolvere problemi legati alla scarsa voglia dei loro bambini di passare da un’alimentazione esclusivamente lattea, alle prime pappe.

In Italia la tecnica è poco conosciuta e poco praticata ma sembra essere accettata positivamente dai bambini là dove è applicata.

Molte informazioni derivano dal web ma recentemente si trova qualcosa anche in letteratura (tabella scientifici, libri, manuali ecc). Molto conosciuto è un libro pubblicato recentemente da un famoso pediatra italiano, Lucio Piermarini, intitolato “Io mi svezzo da solo” che riporta dei consigli utili su come praticare semplicemente l’autosvezzamento per non complicare troppo la vita dei genitori che si accingono a praticarlo.

 

Come praticare l’Autosvezzamento

L’autosvezzamento non segue delle vere e proprie regole per essere facilmente praticato dai genitori e risultare poco stressante per il bambino stesso.

Il bambino ha un ruolo attivo nella richiesta del cibo, piuttosto che limitarsi a riceverlo passivamente:  lo svezzamento è guidato dal bambino che inizia a mangiare il cibo solido per gioco da solo con le mani.  In natura i piccoli di animale, passano in maniera indipendente dall’allattamento al seno all’esplorazione dei cibi alternativi, presenti nel loro habitat, così dovrebbe avvenire per il bambino.

Il bambino non riceve le pappe con cui normalmente si inizia a svezzarlo, ma dei pezzetti di cibo opportunamente tagliati che a poco a poco porterà da solo alla bocca. Questa sembrerebbe la naturale prosecuzione dell'allattamento al seno poichè come nell'allattamento, è il bambino che guida i genitori nell’esplorazione del cibo.

Il metodo fondamentalmente si basa su tre principi: in primo luogo, il cibo è offerto al bambino nella sua forma naturale, piuttosto che ridotto in pappa liquida; al contrario dello svezzamento tradizionale, dove il cibo è opportunamente scelto evitando inizialmente alcuni prodotti con rischio allergizzante, in questa pratica non si segue una particolare selezione degli alimenti proposti. Secondariamente, il neonato è del tutto indipendente, si riesce a nutrire da solo, selezionando e afferrando l’alimento, fino a portarlo alla bocca con una soddisfazione più grande, di quella che avrebbe avuto dal cibo portato alla bocca dal genitore, con un cucchiaino. In terzo luogo, il bambino consuma alimenti quasi identici a quelli degli adulti, insieme al resto della famiglia, durante l’ora del pranzo per cui a poco a poco, gli diventano familiari: il piccolo può chiedere e ottenere piccoli assaggi di tutte le portate. Non c’è in questo caso una vera e propria selezione degli alimenti da far provare al bambino come accade nel metodo tradizionale.

In questo modo, senza forzature, il bambino si adeguerà alla dieta e agli orari della famiglia, anticipando quello che inevitabilmente avverrebbe più tardi nella sua vita: il bambino mangerà, prima o poi quello che si mangia in famiglia, e con quelle abitudini alimentari passerà attraverso l’adolescenza e la vita adulta.

E’ fondamentale quindi che i genitori dall’inizio diano il buon esempio al bambino seguendo una corretta alimentazione.

E’ necessario aspettare i sei mesi circa prima di cominciare gli assaggi dei primi cibi solidi poiché in questo momento il fisico è pronto e non rischierà allergie, intolleranze, diarree, inalazione di corpi estranei. Tutti i lattanti, proprio intorno ai sei mesi, oltre a maturare le varie competenze motorie necessarie alla deglutizione dei cibi solidi, e quelle digestive, cominciano a presentare un’insaziabile curiosità e un comportamento imitativo sempre più vivace. Il momento opportuno per iniziare è al primo segnale d’interesse da parte del bambino al pasto dei grandi: gli si offre un piccolo assaggio di ciò che si sta mangiando e si smette quando il bambino non farà più richieste. Lo stesso si fa ai successivi pasti. Mentre iniziano gli assaggi, il bambino continua a prendere tranquillamente il suo latte, naturale o in formula. I primi assaggi cominciano senza una vera programmazione, potendo capitare anche in stretta vicinanza della poppata, sia prima che dopo. Nei primi tempi non cambierà nulla, ma pian piano che aumenta il cibo assunto da solo, le poppate vicino al pranzo e alla cena diventeranno sempre meno consistenti, fino a scomparire. In questo modo, ognuno con un proprio ritmo, i bambini si adeguano alle abitudini alimentari delle loro famiglie e anche se la famiglia si pranza e cena ad orari estremi non sarà necessario cambiare i ritmi e la durata dei pasti.

Aspetti positivi dell’Autosvezzamento

L’autoalimentazione:

  • si propone come un metodo che naturalmente stimola il bimbo nel suo cammino verso l’autonomia senza rendere traumatico il cambiamento. Si fa in modo di rispettare sempre la volontà del bambino che decide se mangiare o meno e la quantità di cibo che vuole assumere.
  • sembra predisporre il bambino ad accettare più facilmente diversi sapori dei cibi che gli vengono proposti
  • è associato anche con una maggiore durata dell’allattamento materno poichè ritarda l’introduzione degli alimenti complementari fino ad almeno sei mesi, quando il bambino appare più pronto a ricevere il nuovo cibo
  • introduce un modello sociale di pasto in contrasto con le pappe che di norma richiedono un pasto separato e cibi diversi dal resto della famiglia e inoltre la partecipazione del piccolo ai pasti in famiglia gratifica molto il bambino
  • fornisce alimenti come sono integralmente, molto nutrienti e densi rispetto alle pappe contenenti bassissima densità di nutrienti e le piccole quantità assunte nelle prime settimane contribuiscono relativamente poco a soddisfare le esigenze di un bambino

 

Aspetti negativi dell’Autosvezzamento

La funzione dello svezzamento è quella di integrare i fabbisogni nutrizionali del lattante nel secondo semestre di vita poiché il solo latte materno non è più sufficiente a soddisfare adeguatamente alcuni fabbisogni nutrizionali del bambino come ad esempio l’apporto di ferro, zinco, proteine e vitamine.

L’autoalimentazione

  • non permette di soddisfare i bisogni nutrizionali del bambino, perché seguendo la volontà del bambino il processo può richiedere molto tempo e il bambino crescendo aumenta i suoi fabbisogni
  • non fornisce necessariamente i nutrienti di cui il bambino ha bisogno (anche se la famiglia fornisce un pasto adeguato nutrizionalmente, il bambino sceglie in base alle sue preferenze)
  • non è sufficientemente supportato dal punto di vista scientifico che ne esamina a fondo la sicurezza e la completezza nutrizionale del metodo
  • può facilmente portare il genitore a commettere errori alimentari determinando un inadeguato apporto di nutrienti e quindi una alterazione della crescita del bambino stesso specialmente se si protrae per tempi relativamente lunghi
  • è sconsigliata nei bambini nati pretermine, oppure per quei bambini per cui è noto un ritardo nello sviluppo

L’autosvezzamento è una pratica indubbiamente valida e gradita dai bambini e dai genitori che elimina molti dei problemi che possono incontrare al momento dello svezzamento ma in mancanza di dati più certi sulla reale efficacia consiglierei di integrarlo con un approccio tradizionale non troppo incalzante.

 

La politica di promuovere l’autoalimentazione e pasti in famiglia in parallelo all’alimentazione che prevede uno svezzamento tradizionale potrebbe essere più realistica.

 

Dott.ssa Monia D’Amico Biologa Nutrizionista 3476003990

www.centropsicologiacastelliromani.it

piazza Salvatore Fagiolo n. 9




GUERRINA PISCAGLIA: LE RIVELAZIONI DI PADRE GRAZIANO

di Angelo Barraco

Padre Graziano durante l’interrogarotio dice di conoscere Guerrina Piscaglia da un anno e mezzo dice che si sentivano, è lo stesso Padre Graziano a rivelare che la stessa Guerrina rivela a quest’ultimo di essere incinta. Non c’è certezza oggettiva che conferma tale gravidanza. Gli inquirenti, nei mesi di agosto-settembre, sequestrano il pc anche a Padre Silvano dove in questo pc vengono trovati dei video di donne in atteggiamenti sessuali di gruppo.

Per chi indaga, Padre Graziano sarebbe a conoscenza di elementi che contribuiscono a sapere che fine che ha fatto Guerrina Piscaglia la donna di Ca' Raffaello scomparsa il primo maggio scorso, e forse addirittura dove si troverebbe. Padre Graziano riceve la foto dopo la scomparsa di Guerrina, la foto apparterrebbe ad una suora di colore.

 

Elementi contro Padre Graziano: Quando Guerrina è già scomparsa, dal cellulare della donna partono due sms; uno rivolto ad un prete nigeriano che vive a Roma e un altro prete di Can Raffaello. Il numero del prete nigeriano che vive a Roma però lo poteva avere soltanto Padre Graziano. Quando a Padre Graziano gli viene chiesto come mai Guerrina aveva il numero del prete nigeriano e Padre Graziano è rimasto in silenzio. Padre Graziano successivamente parla con Padre Faustino, parlando di un’altra persona, un certo Signor Francesco. 




SCUOLE: CONTRIBUTI SCOLASTICI, PARTE LA CAMPAGNA DI DENUNCIA

Redazione

Iscrizioni scolastiche al via dal prossimo 15 gennaio. Con i tagli che negli anni si sono abbattuti sulle scuole si è sempre più registrato l'aumento e la diffusione del contributo scolastico volontario, una elargizione economica che si è però tramutata in una vera e propria “tassa” spesso e volentieri imposta da presidi e professori autoritari anche con il ricatto. In numerosi istituti negli anni passati abbiamo registrato casi di scuole che volevano negare agli studenti dalle pagelle, ai libretti delle giustifiche, sino alla negazione dell'accesso alle attività laboratoriali o alle gite scolastiche.
 
“Abbiamo aperto uno sportello di assistenza per gli studenti che non vogliono o non possono pagare il contributo volontario e solleciteremo il MIUR e gli USR per prendere posizione come in altri anni sul reale funzionamento del contributo. Non vogliamo che dal 15 gennaio inizi un nuovo salasso ai danni delle famiglie – dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell'Unione degli Studenti – Il contributo volontario si è trasformato in una sorta di tassa informale per le scuole pubbliche che viene imposta agli studenti da presidi e docenti autoritari. Il Governo Renzi non ha fatto nulla per risolvere questa drammatica situazione, legittimando di fatto l'imposizione dei contributi alle famiglie. Ne La Buona Scuola infatti non si parla di diritto allo studio. O si parte da queste priorità o il Governo sarà colpevole di non agevolare l'accesso agli studi per un sempre maggior numero di studenti!"
 
“Con questa campagna vogliamo denunciare che la scuola pubblica non può funzionare in questo modo: si stanno introducendo tasse informali salatissime, che soprattutto in tempi di crisi come questi nessuno si può permettere. La scuola pubblica dev'essere gratuita e di qualità per tutti – denuncia Lampis -. La ragione di questo problema affonda le radici nei tagli che hanno devastato la scuola pubblica e nelle politiche di austerity che da anni si perpetuano nei confronti dell'istruzione e dei servizi pubblici. Vogliamo svelare il meccanismo malsano di progressiva privatizzazione che anche in questo modo avanza nelle nostre scuole e che nega l'accesso ai saperi a sempre più persone. Un Paese che non investe in conoscenza non ha futuro”
 
"L'Unione degli Studenti ha prodotto una guida informativa al contributo e alle tasse, un modulo precompilato per tutti coloro che non vogliono pagare il contributo, un form di raccolta delle denunce, dei materiali grafici da diffondere nelle scuole, una pagina "spotted" e un gruppo facebook di confronto. Per ulteriori domande si può scrivere a unionedeglistudenti@gmail.com oppure chiamare allo 06/69770332 o al 3401653203/3295991994", conclude il sindacato studentesco.



MATTEO SALVINI E PAPA FRANCESCO: AVVENIRE AL LEGHISTA, "FAI IL TUO MESTIERE"

Redazione

 "Ofele', fa el to meste'" cioe' "pasticciere, fa' il tuo mestiere", astieniti cioe' da commenti e giudizi, perche' nel suo ministero universale, "predicando il Vangelo, difendendo i cattolici che soffrono e promuovendo la pace, Francesco se la cava piuttosto bene" . Questo "il piccolo consiglio nel suo idioma preferito" che il quotidiano cattolico "Avvenire" rivolge al leader leghista Matteo Salvini che dopo la strage di Parigi ha attaccato il Papa dicendo: "Sei il portavoce dei cattolici, preoccupati di chi ti sta sterminando in giro per il mondo". "Noi che siamo cristiani, cattolici, convinti assertori del dialogo come strumento di fraterna convivenza – replica Avvenire – con Salvini, si' anche con Salvini, vorremmo dialogare. Magari per spiegargli con calma la differenza che passa tra l'essere il Pastore della Chiesa universale, qual e' il Papa, e fare il portavoce dei cattolici, neanche fosse l'addetto stampa di un partito. Quanto piace a noi cattolici la liberta', soprattutto di espressione". 




NDRANGHETA NELLA CAPITALE: PERQUISIZIONI E SEQUESTRI IN TUTT’ITALIA

Redazione

Tre le persone arrestate dalla Polizia di Stato, elementi di vertice della ‘ndrangheta calabrese appartenenti alle ‘ndrine Palmara – Scriva – Mollica – Morabito, operanti nel settore jonico della provincia di Reggio Calabria e con ramificati interessi criminali e imprenditoriali nella zona Nord della provincia di Roma, ma anche nella Capitale, ritenute responsabili dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che ha coordinato le indagini, di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso, reati commessi per favorire l’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta operante in Calabria e a Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio.

Tra le attività sequestrate dalla Polizia di Stato una gioielleria compro oro, una azienda di allevamento bestiame, macellazione carni e produzione di latticini, un negozio di ottica nonché numerosi conti correnti bancari e diversi immobili, per un valore complessivo che supera i cento milioni di euro.




GOOGLE TAX: LA SPAGNA CI RIPENSA

di Simonetta D'Onofrio

La chiamano in tutto il mondo col nome di “Google tax”. L’imposta sulle transazioni effettuate in rete è stata applicata da alcune nazioni per tutelare i produttori locali a confronto con le attività delle multinazionali che vendono, in regime di fiscalità diversa da quella della nazione in cui viene effettuato l’acquisto.
L’applicazione della tassa ha diviso i commenti degli economisti: c’è chi in nome di una maggiore equità di trattamento fiscale ha invocato la “Google tax”, chi invece ne ha messo in luce gli aspetti negativi, in primis la minore possibilità dei consumatori di riuscire a ottenere prezzi vantaggiosi, e l’eventuale ricorso a canali di distribuzione clandestini.
La Spagna è stata una delle prime nazioni ad applicare l’imposizione (1 gennaio) , applaudita da alcuni settori della nostra economia italiana, in primis gli editori, che avevano provato a far introdurre anche da noi il balzello. Ci erano quasi riusciti col governo Letta, ad opera del presidente della Commissione Bilancio alla Camera, Francesco Boccia, ma l’arrivo del governo Renzi, che ha deciso di non applicare l’imposta, ha cancellato il provvedimento.
Forti sono state le critiche a questa scelta, sia da Sinistra che da Destra, polemiche che hanno accomunato Pippo Civati a Maurizio Gasparri, tutti ad accusare il Premier di “fare un favore alle multinazionali della rete”. Ma il dietro front del Governo di Madrid, in altri termini il ripensamento e quindi una revisione, fa riflettere sul risultato ottenuto con le misure più restrittive adottate nella legge sul copyright. Il testo legislativo portato avanti dal Governo Rajoy aveva trovato una forte contestazione dalla minoranza, che fin dall'inizio l'avevano critcata.  La legge definisce i punti fondamentali da seguire per gli operatori commerciale del web, un compenso fisso pagato per lo sfruttamento della proprietà intellettuale spagnola,  un'imposta da “versare” per poter usufruire deicontenuti editoriali, ad esempio delle news riprese sui motori di ricerca e dagli aggregatori di notizie. Ora, dopo che gli editori iberici, raggruppati sotto la sigla dell’Aede, avevano richiesto a gran voce di normare la “giungla” nel digitale (una richiesta d’aiuto alla politica iberica), bussano alle porte del governo spagnolo affinché siano più clementi con i big del Web. Ma chi sono? Uno fra tutti, Google, che dopo la decisione imposta dal Governo spagnolo, ha immediatamente (metà dicembre) discriminato dalle “news” le informazioni a cura degli editori spagnoli. Ciò sta a dignificare che le connessioni Web si siano drasticamente ridimensionate, procurando una grande perdita di denaro per gli introiti commerciali.
In conclusione non ci resta che attendere una decisione condivisa da tutti i membri dell’Unione Europea, per mettere fine a un gap normativo di portata internazionale, che sia soft per tutti, grandi e piccini del meraviglioso mondo di Internet.
 




ISLAM, MAOMETTO E LA STRAGE DI CHARLIE HEDBO

di Magdi Cristiano Allam

Ciò che veramente mi sconvolge è il fatto che, subito dopo la condanna di rito e scontata della strage nella sede di Charlie Hebdo, la preoccupazione generale di tutti, quasi tutti, dal presidente americano Obama al presidente della Camera Boldrini, è di scagionare l’islam sostenendo che l’islam è una religione di pace, che Maometto non c’entra, che la stragrande maggioranza dei musulmani “moderati” sono contrari alla violenza e che i terroristi islamici sono una scheggia impazzita che offende il “vero islam”. Eppure se c’è un caso emblematico che ci fa toccare con mano la contiguità e la consequenzialità sul piano del pensiero e dell’azione tra i sedicenti musulmani moderati e i terroristi islamici è proprio questo caso specifico che mette a confronto il divieto assoluto di raffigurare Maometto, precetto condiviso da tutti i fedeli di Allah, con l’esercizio della libertà d’espressione che è il fulcro della nostra civiltà occidentale.

Questa strage è la punta dell’iceberg di un contesto saturo di odio per la diffusione di vignette satiriche nei confronti del profeta dell’islam, alimentato e condiviso da lunghi anni da tutti i musulmani di Francia. A partire dai “moderati” della Grande Moschea di Parigi,  che rappresenta l’islam istituzionale ed è il referente del Governo francese, e dai militanti “moderati” dell’Uoif (Unione delle organizzazione islamiche in Francia) che s’ispirano all’ideologia dei Fratelli Musulmani, che nel 2007 intentarono e persero un processo contro Charlie Hebdo perché aveva ridiffuso delle vignette su Maometto bollate come blasfeme pubblicate dal quotidiano danese Jyllands-Posten. Così come altri terroristi islamici, evidentemente meno professionisti di quelli di ieri, avevano devastato nel 2011 la sede di Charlie Hebdo con una bottiglia molotov.

Quella di ieri è stata una vera e propria azione di guerra condotta da terroristi che hanno combattuto e che uccidono spietatamente i nemici di Allah. Probabilmente si tratta di reduci dalla Siria o dall’Iraq, dove si stima che almeno 600 cittadini francesi si siano uniti ai terroristi dell’Isis, dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Una realtà che ci obbliga a prendere atto che il terrorismo islamico nella sua versione più feroce è ormai un fenomeno endogeno, interno all’Europa, e che i suoi protagonisti sono cittadini europei musulmani. Così come nel maggio 2013 due terroristi islamici britannici, di origine nigeriana, decapitarono a Londra il soldato venticinquenne Drummer Lee Rigby, ieri a Parigi abbiamo assistito a un atto di guerra inedito per il contesto urbano europeo.

La Francia, che è il Paese europeo che accoglie il  maggior numero di musulmani, è insieme alla Gran Bretagna, il Paese multiculturalista per antonomasia, quello più a rischio di attentati terroristici islamici. E non è un caso. Quanto è accaduto evidenzia il fallimento di un modello di convivenza che precede il fallimento dell’attività dei servizi di sicurezza. Alla base c’è l’ideologia del relativismo con cui noi europei ci auto-imponiamo di non usare la ragione per non entrare nel merito dei contenuti delle religioni, perché aprioristicamente le vogliamo mettere sullo stesso piano attribuendo così a ebraismo, cristianesimo e islam la stessa valenza, finendo per legittimare l’islam a prescindere da ciò che prescrive il Corano e da ciò che ha detto e ha fatto Maometto. Così come c’è l’ideologia parallela del multiculturalismo che ci ha portato a concedere a ciascuna comunità etnico-confessionale il diritto di auto-governarsi anche se, ad esempio, la poligamia e l’uccisione dell’apostata in cui credono indistintamente tutti i musulmani, sono in flagrante contrasto con il nostro stato di diritto.

Il fallimento dei servizi sicurezza è anch’esso legato a un deficit culturale frutto della tesi ideologica secondo cui l’islam è buono a prescindere mentre i terroristi islamici non sarebbero dei “veri musulmani”, anche se – come si è ripetuto ieri – massacrano invocando “Allah è grande” e chiarendo “vendicheremo il nostro profeta Maometto”.  Noi europei saremo inesorabilmente condannati ad essere sconfitti fintantoché non prenderemo atto che il terrorista islamico è solo la punta dell’iceberg di un retroterra che l’ha fatto emergere e che si sostanzia di una filiera che inizia laddove si pratica il lavaggio di cervello predicando e inculcando l’odio, la violenza e la morte nei confronti dei nemici dell’islam.

La strage di Charlie Hebdo sostanzia il frutto avvelenato del reato di “islamofobia”, il divieto di criticare l’islam, il Corano e Maometto. Si tratta di un pericolo che conosciamo bene anche in Italia. Quell’atrocità potremmo viverla anche qui a casa nostra.




STRAGE GIORNALE PARIGI: PER ITALIA LIVELLO ALLERTA ELEVATO

Redazione

 "Abbiamo un livello di allerta elevatissimo benche' non ci sia nessuna traccia concreta di un segnale specifico organizzativo di eventuali attentati". Lo ha detto intervenendo a Porta a Porta il ministro dell'Interno Angelino Alfano in riferimento all'attacco a Charlie Hebdo.
  "Abbiamo rafforzato le misure di protezione – ha ricordato Alfano – tutti gli obiettivi possibili sono presidiati, in particolare quelli francesi, americani ed ebraici. Stiamo dando il meglio di noi stessi". "Siamo di fronte ad una sfida immane, grandissima" per affrontare la quale "c'e' bisogno non di parole razziste ma di lucidita' e di una strategia chiara: le posizioni estremiste alimentano odio e reazioni a catena", ha concluso il ministro dell'Interno




MATTEO RENZI BLOCCA IL "SALVA BERLUSCONI"

Redazione

 Una mossa nello scacchiere delle intese lacerate per Matteo Renzi.Riforma del fisco bloccata: tutto ritorna al Consiglio dei ministri. Tutta colpa di poche righe, il classico codicillo, il dettaglio in cui, come si suol dire, si potrebbe nascondere l'inghippo. La questione viene sollevata da due quotidiani, che stamane aprono con la notizia che, se quel busillis dovesse passare cosi' com'e', Silvio Berlusconi potrebbe tornare candidabile praticamente da subito, comunque dalla primavera.

La norma contemplerebbe una soglia del 3 percento dell'evasione rispetto all'imponibile, al di sotto della quale il reato non sarebbe piu' punibile penalmente. In altre parole, Berlusconi potrebbe vedersi derubricato il tipo di pena ad una semplice sanzione amministrativa. Ragion per cui decadrebbe la condanna che lo vede ai servizi sociali e, soprattutto, gli interdice la candidabilita'. Fin da subito il presidente del Consiglio fa sapere, in forma ufficiosa, due cose. La prima che non ritiene possibile che una sentenza passata in giudicato possa essere svuotata da una norma successiva. La seconda che lui, comunque, la norma in questione e' pronto a bloccarla, nel caso.

Passa poco tempo e una nota ufficiosa di Palazzo Chigi annuncia il dietrofront. Prima pero' si difende la natura e l'intendimento della riforma, senza risparmiare le parole.

  "I decreti delegati sul fisco segnano una rivoluzione nel rapporto tra fisco e cittadini, tra fisco e aziende. La logica che il Parlamento ha affidato al Governo e' molto chiara: recuperare piu' soldi dall'evasione, depenalizzando laddove possibile e contestualmente aumentando sanzioni e pene per i reati che rimangono tali", si puntualizza.

"Oggi in Italia meno di cento persone su sessanta milioni scontano pene per reati tributari. Il che e' assurdo, se pensiamo alle stime, incredibili, dell'evasione nel nostro Paese. Si tratta dunque di cambiare in modo radicale. Questo e' l'obiettivo del Governo".
  "Disciplinare in modo puntuale l'abuso di diritto, dare certezze a investitori e cittadini, stangare con piu' severita' i veri colpevoli e smettere di ingolfare i tribunali penali per questioni formali e' un grande obiettivo di civilta' giuridica". "Con questo spirito il Governo ha votato nell'ultima seduta del Consiglio dei Ministri la prima lettura del decreto delegato che va in questa direzione", proseguono le fonti di Palazzo Chigi.

"Lo ha fatto discutendo articolo per articolo, su tutti i punti in discussione, riducendo le pene rispetto alle proposte del presidente del consiglio dei ministri per un comprensibile problema di equilibrio del sistema sanzionatorio e aprendosi a una discussione vera, non formale, collegiale, durata piu' di un'ora".
 A questo punto l'annuncio: "Il nostro Governo non fa norme ad personam, non fa norme contra personam. Fa norme che rispondono all'interesse dei cittadini. Di tutti i cittadini.

  Queste norme consentiranno di non avere interpretazioni discrezionali tra commissione tributaria e commissione tributaria, ma finalmente dara' lo stesso tipo di pena da Milano a Palermo".

E allora "di tutto abbiamo bisogno tranne che dell'ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino, specie in un momento come questo dove qualcuno teorizza strampalate ipotesi di scambi politici-giudiziari, anche alla luce del delicato momento istituzionale che il Paese si appresta a vivere".

Per questo "il Presidente del Consiglio dei ministri ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere – per il momento – alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri. La proposta tornera' prima in Consiglio dei Ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l'approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioe' entro marzo 2015".




LORIS STIVAL: POCHE ORE AL VERDETTO PER LA RICHIESTA DI SCARCERAZIONE DELLA MADRE

A.B.

Veronica Panarello è accusata di aver ucciso il figlio Loris, di 8 anni, a Santa Croce Camerina nel Ragusano e di averne occultato il cadavere. Veronica Panarello ha pianto in aula quando, durante il corso dell’udienza sono state proiettate le immagini del figlio Loris Stival. L’udienza è avvenuta davanti al Tribunale del riesame di Catania per decidere sulla richiesta di scarcerazione, i giudici si sono ritirati in camera di consiglio. E’ attesa entro le 12.00 di oggi la decisione dei giudici. "L'udienza è tolta, ha finito il pm e ha replicato la difesa, ognuno è rimasto nelle proprie posizioni e saranno i giudici nella serenità della camera di consiglio, ad assumere le determinazioni e le decisioni secondo quella che sarà la loro coscienza", ha detto il legale della donna, Francesco Villardita, che poco prima aveva parlato di speranza, più che di fiducia, per un esito positivo della decisione dei giudici.

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L’EGOISMO SFRENATO ALLA RADICE DELL’ATTUALE CRISI

di Emanuel Galea
       
Scoppiata nel 2008,  ancora perversa la “grande crisi del secolo”. Da più di cinque anni il mondo occidentale è sotto la morsa di una crisi nera. Molti paesi europei, in testa l’Italia, si sono trovati impreparati e indifesi davanti alla “grande sfida” causa l’esposizione di un maxi indebitamento pubblico e una debole economia reale. La miscela ha fatto da detonatore al tasso della disoccupazione mentre gli amministratori assistevano impotenti alle sferzate che erodevano i risparmi dei ceti sociali a basso e medio- basso reddito, comprimendo i consumi di famiglie e imprese.
 
Fior fiore di economisti si sono cimentati in analisi e terapie varie. Studi di settore e dibattiti a non finire. L’inadeguatezza di quelle terapie, ahinoi, sono state vissute sulla pelle degli italiani. Piuttosto che curare il male, hanno alzato  la febbre della disoccupazione e aggravato ulteriormente il  calo dei consumi.
 
Penne raffinate del miglior giornalismo locale si sono avvicendati nei salotti bene della televisione, pubblica e privata, anche loro, avanzando analisi, critiche e suggerendo provvedimenti da adottare. Analisti di grido, facendo previsioni che a distanza di cinque anni non trovano conferma mentre la crisi galoppa senza sosta e senza confini.
Sarà una crisi anomala o forse agli analisti sta sfuggendo il senso, la causa prima che ha originato il fenomeno perverso, fenomeno, che la sta facendo ancora deflagrare,  nonostante i dotti interventi degli illustri ospiti.
 
Nelle Primarie PD 2013,  Renzi lancia un’Opa e conquista la segreteria di Via del Nazareno. Nelle Europee, poi, stravince e fa del Pd  la cittadella dei progressisti. L’Europa corteggia la destra, cambia politica  per lasciare tutto invariato. Chi aspettava novità da Bruxelles non avrà che delusioni.
 
“Le ragioni profonde della crisi economica vanno rintracciate nell'egoismo”.
E'quanto ha detto Benedetto XVI durante il tradizionale incontro d’inizio Quaresima con i parroci e i sacerdoti della diocesi di Roma, svoltosi giovedì mattina 26 febbraio 2009, nell'Aula della Benedizione.
 Questa dell’ex Pontefice è una diagnosi della situazione attuale che mi sento di condividere in toto. Senza voler in alcun modo  trattare l’argomento da un  pensiero religioso, che poi anche se lo facessi, il tutto andava a vantaggio di una maggior comprensione del fenomeno, però, per oggi, si parla  di “egoismo laico” e cioè quella mancanza di  condivisione dei valori e principi che sono alla base del vivere civile.
Uno sfrenato egoismo si cela dietro ai valori più comuni della nostra società. L’egoismo non produce ricchezza. Questo è il principio base di ogni analisi della crisi da qualsiasi parte essa provenga.
La beffa dell’abolizione del Senato, la farsa delle sparizioni delle Province, la burla delle Partecipate, la riforma zucchero e miele della Pubblica Amministrazione, il gioco di prestigio del Finanziamento Pubblico ai partiti, la minestra riscaldata e ormai diventata indigesta dell’Italicum, lo scherzetto dello Spending Review e l’ultima operetta del Jobs Act,  non fanno crescita, non fanno occupazione, non intaccano minimamente la crisi. Sono riforme di facciata,riforme “toccata e fuga” “egoismo “ di chi vuole fare bella figura davanti all’Europa. E’ l’ego che domina, l’apparire e non l’essere.
La prima riforma degna di questo nome sarebbe quella che moralizzi il vivere civile nel Belpaese, al riparo di corruzione, delinquenza organizzata e decadimento delle istituzioni.
L’egoismo delle lobby che affossano qualsiasi riforma, ogni qual volta tenti di  limitare i loro privilegi, “diritti acquisiti”, favori  ottenuti con raccomandazioni e bustarelle.
L’egoismo dei partiti politici che dell’art.49 della Costituzione ne hanno fatto carne da macello. “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” recita quest’articolo. Allo stato attuale i partiti sono diventati “società di interesse privato” a tutti gli effetti, con capitali, investimenti, mobili e immobili e lucrano sui finanziamenti sotto forma di rimborsi, a prescindere che il corrispettivo che percepiscono i singoli deputati copre in abbondanza qualsiasi attività che scegliessero di perseguire.
 
L’egoismo delle caste, dei magistrati che si arrogano il diritto di dettare l’indirizzo politico, agli stessi eletti e rappresentanti del popolo, per quanto riguarda la giustizia.  Una casta ormai con dentro membri malati di egoismo, protagonismo, del puro apparire. Hanno coniato nuove nomenclature: magistrati di prima linea, magistrati di frontiera, magistrati d’assalto.
L’egoismo ahinoi, sta entrando anche nella sfera sacra del clero e il protagonismo strillato come preti di quartiere, preti di frontiera, preti di periferia.
 
L’egoismo di noi gente comune, che giriamo la testa e chiudiamo gli occhi, per non essere implicati, coinvolti, ogni volta che ci imbattiamo in episodi spiacevoli.
 
L’egoismo delle associazioni di categoria che tutelano gli iscritti, disinteressandosi completamente di chi ne è senza alcuna copertura.
 
L’egoismo della finanza. Banche e istituti vari lucrano sui prestiti della Bce per investimenti vari, aumenti ai dirigenti e bocca asciutta ai correntisti.
 
L’egoismo, infine, degli eletti, che una volta assicurato il “posto a Montecitorio” si sentono liberi di seguire il dettato del partito anche se questi va contro gli interessi del loro elettorato. Cambiano casacca secondo convenienza. Egoismo obbligato se vogliono essere re-inseriti in lista nelle successive elezioni.
Quale vera riforma può avere successo, trovandosi davanti a questo ventaglio frastagliato di “egoismi”? Alcuna!
Chi intende veramente riformare ha prima l’obbligo di moralizzare il campo.
 
Ritorno a confermare la mia condivisione alla diagnosi, saggiamente fatta dall’ex Pontefice Benedetto XVI: “Le ragioni profonde della crisi economica vanno rintracciate nell'egoismo”. L’egoismo produce solo povertà e disordine.