MATTEO RENZI ESORTA A VARARE LE RIFORME

Redazione

Un omaggio a Giorgio Napolitano, una esortazione a varare al piu' presto le riforme e infine i primi passi per l'elezione del nuovo Capo dello Stato. Sara' questa, spiegano diversi esponenti Pd, il leit motiv della riunione della direzione Pd, convocata da Matteo Renzi per venerdi' alle 15. Una data che fa partire il countdown per il big game del Quirinale, data decisa subito dopo il colloquio del premier con il presidente della Repubblica. Una circostanza, questa, che ha fatto sospettare piu' d'uno circa il tentativo, estremo, da parte di Renzi di convincere Napolitano ad attendere qualche giorno in piu' rispetto alla data del 14 gennaio, quanto tutti sono ormai convinti che giungera' la decisione di dimettersi.
  Un tentativo che pero' viene seccamente smentito da palazzo Chigi. E' chiaro, spiega un parlamentare renziano, che per cortesia istituzionale la direzione non poteva essere convocata prima del colloquio. Ma da venerdi' Renzi chiedera' innanzitutto che si arrivi alla fine di gennaio, quando saranno convocati i grandi elettori, con le riforme gia' varate. Un modo per stringere i tempi ma sorattutto per stringere i bulloni dei rapporti nel Pd. Per ora, anche se nei Palazzi non si parla d'altro, le bocche sono cucite e molta e' la pretattica. Di certo c'e' solo che tutti gli esponenti Pd interpellati, si trincerano ufficialmente dietro la richiesta di non mettere il carro davanti ai buoi: "fino a che non arrivano le dimissioni di Napolitano e' inutile e prematuro parlare del suo successore". Ma a taccuini chiusi qualche indizio comincia a trapelare. Innanzitutto su tempi e metodi.
  Renzi ha parlato di elezione al quatro scrutinio, ma una parte della minoranza chiede che si provi ad eleggere il successore di Napolitano prima, quando il quorum e' ancora dei due terzi, come segno della volonta' di allargare l'intesa a tutto il Parlamento e non solo al perimetro del patto del Nazareno. "Nel metodo stara' la chiave del successo di Renzi" spiega un dem di lungo corso. Il clima che si respira nel partito, infatti, e' cosi' riassunto dalla stessa fonte: "se Renzi fa un errore, i 101 del 2013 diventeranno 202, ma se azzecca le mosse giuste, quasi nessuno nel Pd ha voglia di rompere, prevale la volonta' di eleggere un Capo dello Stato che rappresenti tutto il partito". E Renzi lo sa bene, sa che, per dirla come un ex popolare, "tutti vogliamo che si elegga al quarto turno, ma basta poco per far si' che ognuna delle nostre aree diventi cruciale per impedire l'elezione del nome 'sbagliato'".
  Intanto, in Transatlantico, il gioco che spopola e' quello del profilo. Tutti stanno cercando di capire se Renzi si orientera' su un profilo che abbia uno standing internazionale, su un politico esperto o su un esponente istituzionale. La minoranza Pd parla senza mezzi termini dei primi due, mentre i deputati renziani indicano come loro preferito il terzo. "Il Presidente della Repubblica e' l'arbitro, dovrebbe essere eletto con il consenso di tutti" ha detto Renzi venerdi' scorso. E in quella parola arbitro alcuni renziani indicano la chiave di volta per capire le preferenzedella loro area. In quest'ottica cominciano a circolare alcuni nomi su cui si starebbero concentrando le prime riflessioni: "alcuni stanno lavorando a questo dossier – spiega un deputato di maggioranza ma non renziano – e hanno gia' individuato alcuni profili". Si tratterebbe soprattutto di profili istituzionali: anche se in modo del tutto vago e informale, alcuni sondaggi sarebbero stati fatti sui nomi di Sabino Cassese, Sergio Mattarella, Giovanni Legnini, Franco Bassanini e Linda Lanzillotta. Tutti esponenti, a parte Cassese, con una estrazione politica che ha pero' lasciato spazio a esperienze istituzionali di alto livello. "Qualunque nome e' prematuro" assicura pero' la maggior parte dei parlamentari. "Sentiamo quel che ci dice Renzi venerdi', per ora un presidente ce lo abbiamo, solo dopo le sue dimissioni e sentite le proposte del segretario del Pd potremo esprimere le nostre valutazioni" taglia corto Matteo Orfini.




EMMA BONINO: "HO UN TUMORE AI POLMONI"

di Maurizio Costa

Emma Bonino è stata diretta e, in onda su Radio Radicale, ha dichiarato in lacrime di avere un cancro ai polmoni. La conferma è arrivata dal direttore dell'emittente radiofonica. L'annuncio dell'ex ministro degli affari esteri ha sconvolto l'opinione pubblica e su Twitter è già partito l'hashtag #forzaemma per far sentire tutta la vicinanza del popolo di internet alla leader radicale.

"Dovrò ridurre le mie attività ma non ho intenzione di interrompere la mia attività politica – ha dichiarato Emma Bonino, che ha poi continuato – Da una passione politica non ci si dimette".

L'ex ministro ha affermato che tutti dovranno "rispettare questa situazione senza mettersi a fare indagini o robe varie.Ringrazio gli operatori che anche nei momenti difficili mi sono stati accanto nel limite delle loro possibilità". La Bonino fa anche un invito a tutti coloro che combattono contro queste malattie: "A chi affronta questa ed altre prove voglio solamente dire che dobbiamo tutti sforzarci di essere persone e di voler vivere liberi fino alla fine".

L'annuncio arriva proprio nel momento in cui si deve scegliere il successore al Quirinale di Giorgio Napolitano. Emma Bonino era uno dei nomi papabili per dare una svolta alla politica italiana ed eleggere il primo presidente della Repubblica di genere femminile.




MARO': INTERVENGA LA CROCE ROSSA

Redazione

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"Temo per la salute e la sorte del militare ancora trattenuto in India che le stesse autorità indiane non hanno nascosto di considerare un ostaggio" – Lo ha scritto Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm), al Presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, dr. Peter Maurer.

"Sabato scorso, 10 gennaio, dopo aver parlato a lungo con Salvatore Girone, il fuciliere di Marina rimasto in India, o ritenuto di dover scrivere una lettera al Presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, Peter Maurer, per chiedergli “se, e quando, potrà realizzarsi il Suo autorevole intervento umanitario” per il quale si era già reso disponibile lo scorso 8 luglio 2014.

Ritengo che dopo tutto questo tempo il CICR sia il solo, a livello internazionale, capace di intervenire con l'urgenza del caso e per assicurare il pieno rispetto di quelle garanzie e quei diritti umani irrimediabilmente lesi dalla mancanza di qualsivoglia capo di imputazione perché non vedo alcuna valida soluzione nelle azioni, talvolta chiaramente improvvisate, che il Governo italiano sta portando avanti da quasi tre anni.

Per questi motivi mi auguro che il Ministro Gentiloni utilizzi il breve tempo che la Corte indiana gli ha incidentalmente concesso, con il rinvio a mercoledì prossimo della decisione sull'istanza di posticipare il rientro in India di Massimiliano Latorre, per valutare concretamente l'immediato intervento della Croce Rossa.”




ISIS MINACCIA: PROSSIMO BERSAGLIO SANTA SEDE

di Cinzia Marchegiani

Roma – Il prossimo bersaglio dell’ISIS è il Vaticano. Ad annunciarlo è stato proprio la tv di Stato Israeliana Canale 1 Oded Granot. Ma come sempre non si hanno notizie e conferme di tale minaccia, anche se tutto è possibile ormai. Quello che oggi stupisce che tutti i leaders del mondo, tranne Obama, abbiano ritenuto importante manifestare per le strade di Parigi per testimoniare la lotta contro il terrorismo, solo quando uno o più cittadini occidentali vengono colpiti dal bieco terrorismo. Zone lontane dal mondo moderno dove vengono fatte esplodere addirittura bambini, sepolti e decapitati chiunque, non mobilitano masse e non accendono riflettori così imponenti. La Santa Sede è sempre stata un bersaglio dell’ISIS, sicuramente ora si sente di più la paura, cellule silenti si dice si sono risvegliate perché inserite nella società che li ha ospitati, facendone parte integrante.
La gente muore per mano dell’indifferenza, delle leggi vuote e perbeniste, ora ci voglono togliere la nostra libertà perché evidentemente non si è riusciti ad arginare una realtà che è sotto gli occhi di tutti..una guerra crudele, che miete vittime innocente e una politica internazionale che vede solo ciò che fa più comodo…

In fondo il terrore del Califfato Abu Bakr Al Bagdadi e l’epidemia Ebola hanno insegnato qualcosa di profondo…non toccate i cittadini occidentali! In tal caso si applicano procedure mediche straordinarie appellandosi al valore della scelta etica, ed et volià si possono somministrare farmaci mai testati sugli umani, e si scende per le piazze pensando di difendere quella libertà tanto sentita e vissuta in virtà della morte di  obiettivi occidentali  per mano dei terroristi…con la nostra obiettività abbiamo dimostrato che la vita ha sempre un valore squisitamente diverso…diverso dal paese di appartenenza.

Inquietante ora è un sondaggio di un giornale che chiede ai lettori: quanto rinunceresti per difendere la libertà? Una domanda addirittura pericolosa se si pensa che un atto terroristico nel cuore di Parigi acquista valore predominante e superiore rispetto a tutti gli attacchi balordi e disumani avvenuti altrove…ognuno faccia le sue opportune riflessioni…
La passerella dei leaders mondiali dovrebbe far riflettere, soprattutto per chi c’era in prima fila.

Je Suis la Cohérence 




IL TERRORISMO IN NOME DI "ALLAH"

Di Christian Montagna
Piovono le minacce, spaventano e lasciano attoniti. Cosa avrà fatto di così tanto grave l'Occidente per meritarsi tutto questo? Un inferno la cui fine non si vede, un terrore che ci segue giorno per giorno per le strade, in auto, sui mezzi pubblici. All'indomani delle stragi di Parigi, finalmente l'Italia comincia a considerare le minacce dell'Isis che gravano sul nostro paese, sui nostri monumenti e soprattutto sulla nostra gente. Una guerra tra potenti le cui pene sono pagate dai poveri civili. Il video che gira in rete non lascia fraintendere nulla: immagini di città occidentali miste a scene di guerra in Medio Oriente. Ma qual'è il collegamento tra le due cose? Le scene di guerra, presto potranno essere girate in Europa e chissà su quale sanguinoso set. La tragedia di Parigi ha inviato un messaggio ben chiaro: con i terroristi non si scherza, morte e distruzione sono assicurate così come ostaggi e orrore, i mezzi con cui affermano incessantemente di combattere la cosiddetta guerra santa, quella atroce in nome di Allah. Quanto accaduto il 7 Gennaio alle ore 11.30, è la più palese dimostrazione del fatto che si sta combattendo una guerra santa. Guerra della quale non sappiamo né origini né schieramenti, né motivi né cause: si sa soltanto che siamo all'inizio. È lo stato islamico che forgia i combattenti, li arma, li plasma a sua immagine e somiglianza rendendoli interpreti e promotori di una legge che forse mai è esistita così come la vediamo noi. Ma, non fatevi ingannare, l' Islam non vuole questo, non invoca la guerra, non chiede sia praticata violenza. I dodici morti di Charlie Hebdo hanno apparentemente pagato a caro prezzo l'oltraggio alla più rigida delle religioni esistenti, quella che non perdona e non ammette offese ma in realtà sono stati vittime di esaltati fondamentalisti che diffondono odio e terrore. Eppure, non si sarebbero mai aspettati una reazione del genere, forse il mondo intero non se la sarebbe aspettata. Morire per aver pubblicato una vignetta su Twitter su Abu Bakr al Baghadadi, il leader dello stato islamico? Si, in questo mondo si può anche questo. È il terrorismo islamico che con l'Islam nulla ha a che vedere che miete queste vittime; è la "jihad" in nome di Allah. Ed ora, avanti il prossimo, si cercano bersagli facili da colpire; numerosi "martiri" sono pronti a farsi uccidere sempre e solo in nome di Allah.




MATTEO SALVINI, ISLAM: "IN MILIONI PRONTI A SGOZZARE E UCCIDERE ANCHE SUI PIANEROTTOLI DI CASA"

Redazione

Matteo Salvini è un treno in corsa e non arresta neppure il suo flusso di parole in libertà: "L'Islam e' pericoloso: nel nome dell'Islam ci sono milioni di persone in giro per il mondo e anche sui pianerottoli di casa nostra pronti a sgozzare e uccidere". Lo ha detto il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, tornando sulle azioni terroristiche che hanno sconvolto la capitale francese e ha aggiunto che l'Islam "non e' come le altre religioni e non va trattato come le altre religioni". Su Facebook il segretario federale della Lega Nord aveva invece bocciato le parlole di ieri di Calderoli che si diceva d'accordo con la Le Pen sulla pena di morte per i terroristi: "Io dico di no. Per loro vorrei ergastolo vero e lavori forzati".

Salvini e' poi tornato ad accusare il premier. "Mi fa pensare che Renzi sfilera' domani per le strade di Parigi, quando con le sue politiche a favore dell'immigrazione di massa e' complice di quello che rischia di succedere domani", ha detto il segretario della Lega Nord. "L'Islam e' un problema – ha aggiunto Salvini – e anche al governo abbiamo ministri che negano che le stragi di Parigi abbiano matrice islamica. Questi sono ministri pericolosi, in Italia abbiamo un governo pericoloso. Non c'e' piu' tempo per rispondere alla violenza con il buonismo, con l'accoglienza, con la tolleranza.
  Bisogna rispondere con la forza che la democrazia permette, non con il sangue. Ma non e' il momento di cedere". Salvini, questa mattina insieme all'eurodeputato Mario Borghezio, ha distribuito copie delle vignette di Charlie Hebdo sull'Islam a Milano nei pressi dal Palasharp, un'area in cui la giunta comunale milanese vuole autorizzare l'apertura di una moschea.
  Un'apertura alla comunita' musulmana che secondo il segretario della Lega Nord e' pericolosa e da contrastare.




ANTONIO DI PIETRO SPARA SU TUTTI: DA NAPOLITANO A RENZI NON RISPARMIA NESSUNO

di Matteo La Stella

All'interno della rubrica “cittadini in divisa” in onda su Radio Radicale, curata dal 2010 da Luca Marco Comellini, interviene in qualità di ospite l'ex pm, ministro e fondatore dell'Italia Dei Valori Antonio Di Pietro. Il tema centrale dell'intervista è il discorso di fine anno del capo dello stato Giorgio Napolitano. Di Pietro ha troppi sassi nello zaino ed è pronto a liberarsene a modo suo. Il patriarca IDV, coltello tra i denti e morso serrato, rompe la campana di vetro che protegge gli esponenti di spicco della politica nostrana e coglie l'occasione per sferrare duri colpi. L'ex pm “Apre il fuoco” sul Presidente della Repubblica, elevato dalla stampa a Re Giorgio, sostenendo che questa carica gli sia stata conferita per evidenziare come, al tramonto del suo lungo mandato, non abbia svolto il suo ruolo correttamente.
Lo paragona ad un arbitro che invece di fischiare il fallo lascia giocare, quasi passivo all'ambiente politico circostante. Del discorso di Capodanno dice di non aver incamerato nulla:  – "Un discorso preconfezionato, studiato e strutturato per raccontare ai cittadini una favola”- , favola che sembra non esserci. Il presidente Napolitano parla della diffusione di -”senso della legge e senso della costituzione”-, nell'intervista viene fuori però il suo primato di provvedimenti emanati e poi giudicati incostituzionali.
Oltre alla difficoltà nel seguire il discorso di Capodanno, ormai ricco di termini aulici adatti ad un pubblico di letterati e non per trasmettere concetti ad una nazione, non si ravvisa dove è finito quel “tatto” con cui i presidenti del passato entravano nelle case degli italiani in punta di piedi, sempre fieri e consapevoli della loro carica, capaci di spiegare e al contempo rassicurare la nazione sui problemi del momento. Si pensi a Pertini che, nel 1978, dopo la scomparsa di Aldo Moro, in un'Italia violentata dal terrorismo, non perse di vista l'obiettivo e confidò nella nazione che poteva superare il momento di grave difficoltà, come ha già fatto in precedenza al termine della seconda guerra mondiale. Nel suo discorso alla nazione, Napolitano richiede gli ingredienti per-“Ricreare quel clima di consapevolezza e mobilitazione collettiva che animò la ricostruzione post bellica”- .
Proprio volgendo lo sguardo al passato, nell'intervista si fa un passo indietro nel tempo. Fino al 1989 Napolitano era ministro degli esteri del PCI ed è una colonna portante della corrente migliorista all'interno del partito, corrente che intende “migliorare” le condizioni dei lavoratori senza però cambiare lo schema costitutivo del capitalismo. La strada che sognano i miglioristi è molto vicina a quella che percorrono i socialisti di Craxi e risultano per anni politicamente molto vicini. Le cose però cambiano e lo stesso Craxi nel 1993 accusa, di fronte all'allora pm Antonio Di Pietro, Giorgio Napolitano di aver taciuto i finanziamenti sovietici che avevano sostenuto per anni il PCI. Viene allora chiesto all'ex pm come mai quest'ultimo possa essere rimasto impunito. Colpa dell'amnistia globale, spiega lui , che cancella vari reati tra cui il finanziamento occulto ai partiti sanando di conseguenza la posizione dei vari esponenti del PCI tra cui proprio il Presidente. Di Pietro e mani pulite arrivano dopo . Napolitano è già parte integrante del PDS ( Partito Democratico della Sinistra) che raccoglie tutti i componenti della sua corrente. Chiusi i rubinetti sovietici, ai miglioristi non resta che costruire impresa con cooperative “rosse”che a loro volta finanziano il partito. Nel 1992, nell'inchiesta mani pulite a Milano, Di Pietro ferma molti miglioristi ed alcune coperative. Dice di essere costretto a circoscrivere la sua indagine su questo filone milanese, poiché -”Quando vedevano che li fermavamo tutti”- la procura romana creò il conflitto di interessi, determinante nel bloccare le competenze all'ombra del Colosseo dell'allora pm e, magari, agevolando la reiterazione dei meccanismi che potrebbero portare fino alla Mafia Capitale dei giorni nostri.
Continua l'intervista. Di Pietro “ricarica” e prende di mira il presidente del consiglio Matteo Renzi: ce ne è anche per lui. Oggetto nei giorni scorsi di pesanti polemiche per l'approvazione dell'articolo 19 bis ,di cui si dice all' oscuro, e per la deviazione di un Falcon 900 dell'aereonautica militare che in vista delle vacanze di fine anno, accoglie lui e famiglia per atterrare ad Aosta. “Renzi ci fa e non ci è” afferma l'ex ministro del governo Prodi, che lo accusa di vendere fumo agli italiani che prende costantemente per i fondelli.
Radio Radicale al termine dell'intervista prende le distanze dalle critiche al Capo dello Stato. Ma resta il fatto che ci piace così com'è vera come lo è stato Di Pietro, coscienti sempre dei limiti che hanno rispettivamente rispetto al tema trattato. La situazione Italiana odierna, a prescindere dalle dichiarazioni di Di Pietro resta complessa.




LEGA NORD ACCUSA IL GOVERNO DI "COLLABORARE CON I TERRORISTI"

Redazione

Levata di scudi e polemiche da parte delle opposizioni politiche a Montecitorio dopo l'informativa del ministro dell'Interno, Angelino Alfano, sui rischi terrorismo in Italia, dopo l'attentato alla redazione di Charlie Hebdo a Parigi. I toni piu' duri si sono levati dalla Lega, che accusa il Governo di "collaborare con i terroristi". "Parlate di espulsioni ma avete azzerato il fondo anti esopulsioni, parlate di combattere il terrorismo ma se li andate a prendere direttamente sul bagnasciuga dei paesi musulmani i terroristi, li portate qui, gli diamo la casa e gli paghiamo pure il telefono, vitto e alloggio, ma di cosa stiamo parlando?. Voi state collaborando con i terroristi, perorate la causa del terrorismo", ha detto in Aula, alzando piu' volte il tono della voce, il leghista Paolo Grimoldi. Il parlamentare e' stato poi ripreso dal presidente di turno, Roberto Giachetti.
  In seguito un leghista ancora protagonista di dichiarazioni choc. "Adesso basta, basta, basta! Se siamo in guerra, faccio mia la proposta della Le Pen sulla pena di morte. A un bandito si deve rispondere con un bandito e mezzo". Lo ha detto Roberto Calderoli. "Mi spiace, ma io non lo accetto: basta tolleranza rispetto a chi ci invade, basta solidarieta' con chi se ne approfitta, basta – ha spiegato il vicepresidente leghista del Senato – con quei coglioni illuminati che ci obbligano a subire, con le loro politiche demenziali, queste umiliazioni e queste tragedie". "Per fortuna – ha aggiunto – i pazzi terroristi sono stati ammazzati, ma, purtroppo, ancora una volta il sangue degli innocenti e' stato versato. Per l'Europa e per il mondo occidentale l'incubo non e' finito, e' appena cominciato. Abbiamo dimostrato una totale debolezza e cedevolezza rispetto a chi vuole realizzare una crociata in nome di una presuntadivinita' che vorrebbe la morte di tutti gli infedeli".




MATTEO RENZI: CAPO DELLO STATO PUO' SUCCEDERE CHE VENGA ELETTO SENZA I VOTI DI FORZA ITALIA

Redazione

Un ragionamento più che un avvertimento a Silvio Berlusconi quello fatto ad alta voce dal presidente del consiglio Matteo Renzi: "Dal punto di vista politico il Capo dello Stato va eletto con tutte le forze politiche. Dal punto di vista numerico, in teoria, puo' succedere" che il Presidente della Repubblica venga eletto senza i voti di Forza Italia. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a Otto e Mezzo. "Il Presidente della Repubblica e' l'arbitro e dovrebbe essere eletto con il consenso di tutti", ha aggiunto. Per l'elezione del successore di Napolitano "la votazione buona e' la quarta. Ci scommetto", ha detto il premier. "Io sono presidente del Consiglio e ragiono partendo dal concetto che il Presidente della Repubblica c'e'. Questa legislatura non e' riuscita nel 2013 ad eleggere il Capo dello Stato. Allora, la mia preoccupazione e' far si' che non capiti ancora quello che e' successo nel 2013", ha aggiunto. "Non faro' mai in modo che i 450 delegati del Pd giochino a 'Indovina Chi'", ha assicurato Renzi. "C'e' la liberta' e il coraggio di dire cio' che si pensa. Su Marini tanti dissero che non avrebbero mai votato, su Prodi dissero 'lo votiamo' salvo poi accoltellarlo ale spalle, ovvero nell'urna". Matteo Renzi guarda alla scorsa partita per il Quirinale e alla prossima, e al modo in cui si comporta il Pd, osservando a Otto e mezzo su La7 che "e' legittimo dire prima che si e' in disaccordo, diverso e' chi dice una cosa e poi ne fa un'altra". E alora, chiarisce il segretario Pd e presidente del Consiglio, "io posso parlare con i 'cattivi' ma detesto i vigliacchi". E Renzi ha ricordato anche che "Berlusconi voto' Napolitano e Ciampi".




CHARLIE HEBDO: LA STRAGE POTREBBE VERIFICARSI ANCHE IN ITALIA

di Magdi Cristiano Allam

Se in un domani anche in Italia dovesse verificarsi un attentato atroce come quello che il 7 gennaio ha insanguinato la redazione di Charlie Hebdo non dovremo sorprenderci. Perché anche da noi ci sono le condizioni che lo consentono: il convincimento di tutti i musulmani, moderati ed estremisti, che la raffigurazione di Maometto, ancor di più se in chiave satirica, sia inammissibile e da sanzionare; l’impegno ad accreditare l’islamofobia, ovvero il divieto di criticare l’islam, come reato alla stregua del razzismo nei confronti di una comunità etnico-confessionale; il sostegno da parte di fasce della popolazione, prevalentemente nell’ambito cattolico e della sinistra, alla legittimazione dell’islam, alla proliferazione delle moschee e ad attribuire ai musulmani uno statuto giuridico che riecheggia la sharia, come ad esempio il riconoscere gli effetti civili della poligamia; la presenza di terroristi islamici reduci dai campi delle loro guerre sante in Siria ed Iraq che potrebbero scatenarsi in qualsiasi momento.
Il 7 gennaio verrà ricordato come l’evento che ha segnato l’affermazione del terrorismo islamico autoctono ed endogeno in Europa, perpetrato da terroristi islamici europei, sferrato sul suolo europeo, le cui vittime sono europee. Sono i frutti avvelenati del relativismo religioso, del multiculturalismo, dell’islamofilia e della globalizzazione monca. Ma l’abbiamo capito che stiamo subendo una guerra scatenata nel nome dell’islam in cui tutti i musulmani condividono l’obiettivo di islamizzarci, divergendo solo sui mezzi per perseguire lo stesso fine? Siamo consapevoli che in questa guerra o combattiamo per salvaguardare la nostra civiltà laica e liberale dalle radici cristiane o saremo sottomessi all’islam?




TELECOM: SIGLATO ACCORDO CON ACOTEL GROUP

Redazione
Telecom Italia e Noverca Italia S.r.l., società controllata da Acotel Group S.p.A, hanno sottoscritto oggi un accordo per il passaggio dei circa 170.000 clienti consumer attivi di Noverca a TIM. L’intesa prevede che a partire dal prossimo mese di febbraio, e fino a maggio 2015, i clienti di Noverca possano effettuare la portabilità del loro numero mobile verso TIM, mantenendo sostanzialmente invariati i propri profili tariffari.
 
L’accordo consente a Noverca di focalizzarsi nelle attività MVNA (Mobile Virtual Network Aggregator) dove potrà valorizzare gli ingenti investimenti sostenuti negli ultimi esercizi per lo sviluppo di una piattaforma e di soluzioni tecnologiche innovative in grado di abilitare soggetti interessati ad operare in Italia in qualità di Operatori Mobili Virtuali (MVNO).
 
Con la cessazione dell’erogazione dei servizi alla clientela retail, prevista per i primi giorni di maggio, Noverca si specializzerà nell’offerta di un servizio “ready to use” ai suoi clienti MVNO che avranno a loro disposizione una soluzione agevole e veloce, con costi di set-up e di gestione competitivi, basata su una rete, quella di TIM, che garantisce le migliori prestazioni.
 
L’accordo consente a Telecom Italia di rafforzare la propria customer base e confermare la leadership per numero di clienti nel mercato della telefonia mobile italiana.
 
A Noverca sarà riconosciuto un compenso variabile secondo il numero e la tipologia di clienti migrati: in caso di passaggio a TIM della totalità dei clienti il compenso complessivo ammonterà a 3.9 milioni di euro.
 
L’iniziativa, che rafforza la consolidata collaborazione tra Telecom Italia e Acotel, ha come principale obiettivo quello di garantire alla clientela di Noverca la continuità del servizio con gli elevati livelli di qualità di TIM, grazie a un’ampia copertura roaming all’estero e a un ricco ventaglio di offerte che includono quelle dedicate alle reti di ultima generazione.