COSTA CONCORDIA, FRANCESCO SCHETTINO: LA PROCURA CHIEDE L'ARRESTO

di Giuseppa Guglielmino

Grosseto – La Procura di Grosseto ha chiesto al Tribunale del Riesame di Firenze l'arresto di Francesco Schettino per il pericolo di fuga dell'ex comandante della Concordia, condannato in primo grado a 16 e un mese per il naufragio avvenuto venerdì 13 gennaio 2012. Il nuovo ciclone giudiziario a seguito di un servizio de "Le Iene" in cui un emissario intavolava una (finta) trattativa per un'ipotetica partecipazione di Schettino all' "Isola dei Famosi".
Nella registrazione del programma "Le Iene" non c'è niente di vero, nessuna possibile partecipazione all'Isola dei Famosi. E' una "trappola", ma l'emissario che dice di parlare per conto dell'ex comandante prova ad accordarsi per un compenso di circa due milioni di euro da versare – questa la sua richiesta – su un conto in Brasile.

I pubblici ministeri si sono messi subito al lavoro. C'è il sospetto che Schettino volesse raccogliere la somma di denaro per poi darsi alla fuga. Da qui la decisione di chiedere l'arresto, contrariamente a quanto deciso in sede processuale. La richiesta della misura cautelare sarebbe già stata depositata al Tribunale del Riesame.

Infine, ci sarebbe un giallo nel giallo. L'avvocato Domenico Pepe, storico difensore dell'ex comandante della Concordia, avrebbe rinunciato all'incarico perché, secondo alcune indiscrezioni, il fantomatico emissario che ha "trattato" con "Le Iene" sarebbe suo figlio Francesco. Schettino si dice furibondo, sostenendo di non aver mai saputo nulla della trattativa e ha affidato il suo pensiero ad un secco comunicato: "Sto valutando – scrive l'ex comandante – se presentare querela a mia tutela poiché non sono state verificate da "Le Iene" le effettive credenziali della persona che si è presentata come mio procuratore senza averne titolo".

 




HOOLIGAN: IN ARRIVO NUBIFRAGI IN TUTTA ITALIA

Redazione

Pensavamo che fosse passato il maltempo e invece ne avremmo ancora per qualche giorno, anzi sicuramente fino a fine febbraio. E' arrivato il giorno del ciclone Hooligan. Piove al Nordovest e Sardegna, ma dal pomeriggio/sera il tempo peggiorerà fortemente anche al Sud. La redazione web del sito www.ilmeteo.it comunica che le regioni più colpite dalle piogge – che potrebbero assumere anche carattere di nubifragio – saranno la Liguria centro-occidentale, il Lazio centrale e meridionale, tutta la Sicilia, la Calabria e la Puglia meridionale; previste piogge intense su questi settori con temporali, vento sostenuto, possibili mareggiate, locali grandinate e rischio di nubifragio. La neve cadrà copiosa sulle Alpi sopra i 500 metri circa, in Appennino dai 900/1100 metri, a quote più elevate al Sud. Domenica maltempo generale, ma con tendenza al miglioramento prima al Nordovest ed entro sera anche al Centro e al Sud. Per quanto riguarda la prossima settimana, Antonio Sanò, direttore e fondatore del sito, spiega che lunedi' Hooligan si allontanerà dall'Italia lasciando dietro di sé una residua variabilità: già pronto, però, l'arrivo di una nuova bassa pressione che martedì colpirà il Nordest e il Centro con altra pioggia. Sanò annuncia un periodo più stabile, soleggiato e anche un pò più mite dai primi di marzo.




AGORAFOBIA E CLAUSTROFOBIA: DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

Acura della Dott.ssa Catia Annarilli, Psicologa – Psicoterapeuta

L'ansia è generalmenre frutto di un conflitto interno , è una forma di paura che deve essere individuata, compresa ed elaborata.
Un attacco di panico è definibile come un breve periodo in cui la persona viene improvvisamente travolta da uno stato di terrore. I sintomi dell'attacco di panico come: palpitazioni, tremori, dolore al petto, sudore raggiungono il picco in non più di dieci minuti.
Nella storia della persona sono spesso rintracciabili eveti stressanti o separazioni importanti. La sintomatologia di un attacco può ricordare quella di un infarto con sbalzi di pressione, capogiri e senso di morte e per questo spesso lo si può confondere con un infarto.

L'Agorafobia (dal greco “paura della piazza”) si ha quando la persona prova una forte ansia in situazioni dalle quali sembra difficile uscirne o allontanarsi, teme di non poter ricevere aiuto se colto da un atacco, che tende a manifestarsi soprattutto qaundo ci si trova soli lontani da punti di riferimento.
Si registrano episodi di attacco in luoghi affollati come lunghe code, gli autobus o i treni e questo accade al punta tale che al che poi la persona decide di evitare l'evento stressante limitando al massimo gli spostamenti e quando deve uscire chiede sempre di essere accompagnato, determinando una situazione di forte limitazione della libertà personale.

In queste persone sembra essere molto forte la paura dell'abbandono, lo spazio esterno e la folla possono rimandare all'assenza o alla fragilità dei confini interni.

L'agorafobia può essere anche con o senza attacco di panico, in questo secondo caso si è ugualmente vincolata e condizionati negli spostamenti – perché pur non avendo un attacco di panico si ha sempre la paura che possa sopraggiungere.

Agorafobia e claustrofobia sono individuabili lungo un continum: il claustrofobico soffre se si trova chiuso e riferisce di provare disagio senza via di fuga; l'agorafobico riesce beno o male ad affrontare gli spazi aperti se accompagnato, il claustrofobico invece non affronterebbe mai un ascensore chiuso.
Sia l'agorafobico – con la paura di perdersi all'esterno – che il claustrofobico – con la paura di intrusione – mostrano entrambi una forte debolezza di confini interni.

Una terapia sistemico relazionale cercherà di modificare l'equilibrio disfunzionale della situazione, analizzando tutte le relazioni di dipendenza che si sono create cercando di comprenderne il valore anche all'interno del più ampio sistema di appartenenza, favorirà lo svincolo e l'individuazione della persona dai membri del sistema con l'obiettivo di raggiungere un maggiore senso di benessere ed autonomia.

Dott.ssa Catia Annarilli
Psicologa – Psicoterapeuta
cell. 3471302714 catia.annarilli@gmail.com
www.centropsicologiacastelliromani.it
Piazza Salvatore Fagiolo n.9 – 00041 Albano Laziale

 




Forza Italia. Tra Fitto e Berlusconi รจ guerra senza indugi

di Silvio Rossi

Siamo alla battaglia finale, come nel film Highlander, dei due contendenti solo uno rimarrà in piedi.
Non stiamo parlando di un film, o di una saga epica romanzata da uno scrittore di best seller, bensì della battaglia interna a Forza Italia tra Raffaele Fitto, europarlamentare e leader dei frondisti, e Silvio Berlusconi, fondatore e presidente del partito.
L’altro giorno Berlusconi deciso di sostituire i vertici del partito in Puglia, la regione di Fitto, dove la dirigenza è molto legata al suo rappresentante, che in passato ha ricoperto anche l’incarico di Governatore in Regione, mettendo come commissario Luigi Vitali, avvocato tarantino, molto vicino al Cavaliere quando era Presidente del Consiglio, tanto da essere stato relatore di numerosi provvedimenti “ad personam”. Per tutta risposta i coordinatori e vicecoordinatori provinciali pugliesi hanno presentato in blocco le dimissioni, non accettando di essere giudicati se fedeli o meno al “nuovo corso” del partito, quello che, con parole di Fitto, da “Forza Renzi, è diventato dalla sera alla mattina Forza Salvini”.
Il capo dei frondisti condanna la mossa di Berlusconi, giudicandola un atto di debolezza, e conferma che non ha nessuna intenzione di lasciare il partito, che stanno conducendo una battaglia per una reale ricostruzione del Paese, che le decisioni come il commissariamento, nella regione che porta più consensi a Forza Italia, servono solo ad allontanarlo dalla massa.
Intanto oggi, a Roma, Fitto lancia la sua convention, chiamata dei “ricostruttori”, perché, dice il leader pugliese, c’è bisogno di ricostruire Forza Italia e il Paese.
La querelle che si sta disputando oggi in Forza Italia non è la prima, negli anni passati, sia Fini che Alfano (quando il partito si chiamava Popolo della Libertà) hanno “rotto” con Berlusconi, formando delle formazioni politiche diverse. Questa volta però, a differenza del passato, Fitto è deciso nel voler mantenere nel suo nome l’ortodossia del partito, nel tentativo di prendere l’eredità politica berlusconiana, puntando su un possibile tramonto dell’highlander degli ultimi decenni della politica italiana.




SIAE: IL PRESIDENTE GINO PAOLI INDAGATO PER EVASIONE FISCALE

Redazione

Genova – Uno dei miti della canzone italiana e attuale presidente della SIAE  Gino Paoli, è indagato dalla Procura di Genova per un'ipotesi di evasione fiscale. Il cantautore sarebbe stato 'tradito' dal suo commercialista, il genovese Andrea Vallebuona, a sua volta indagato nell'ambito di una precedente inchiesta su Banca Carige SpA. Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti,  GinoPaoli avrebbe trasferito in Svizzera 2 milioni di euro nel 2008, sottraendo al fisco la cifra di 800 mila euro. Le perquisizioni della guardia di finanza sono state effettuate nella mattinata di giovedì 19 febbraio 2015 nella sua abitazione di Genova e nella sede di una societa' che controlla il suo patrimonio.  Nell'inchiesta sono indagati anche la moglie dell'artista Paola Penzo e il commercialista Andrea Vallebuona con un socio di studio.
Il presidente della SIAE non era presente perché a Roma per impegni professionali.
 




BANDA DELLA MAGLIANA VI: L'IMPERO ECONOMICO DI DE PEDIS

di Angelo Barraco

23 giugno 1986, a quasi 3 anni dalla prima deposizione di Lucioli, la Corte D’Assise condanna in primo grado 37 imputati su 60. La sentenza riconosce principalmente il traffico di stupefacenti, la metà di loro tornano liberi, compreso Enrico De Pedis. La condanna più pedante va ad Edoardo Toscano, dovrà scontare 20 anni di carcere per omicidio. La battaglia con la giustizia è stata vinta ma una nuova minaccia arriva da un affiliato che fino a quel momento aveva agito nell’ombra, si chiama Claudio Sicilia detto “il vesuviano”. Claudio Sicilia è tra i pochissimi scampati all’arresto del 1983, con i compagni in carcere ha preso le redini dell’organizzazione. La sua reggenza finisce nell’autunno del 1986, anno in cui viene arrestato. Temendo per la sua incolumità, Sicilia decide di parlare e conferma i racconti degli altri pentiti e aggrava le posizioni degli altri compagni. Lui parla delle finte malattie di Abbatino. Abbatino vuole riprendere il controllo dell’organizzazione cercando l’appoggio negli amici di sempre, ma viene ignorato. Ha capito che ha Roma non ha più alleati ma nemici. Il 23 dicembre del 1986 Abbatino, che era ricoverato a Villa Gina da molti mesi, evade dalla villa tramite il supporto di lenzuola. Si da alla latitanza e fa perdere le sue tracce, a regnare sulla capitale adesso c’è soltanto De Pedis. 17 marzo 1987, pochi mesi dopo l’evasione di Abbatino, la procura di Roma emette 91 ordini di cattura contro le persone chiamate in causa da Claudio Sicilia. Sembrerebbe la svolta, ma De Pedis e compagni hanno preso le dovute precauzioni.

Secondo Sicilia la Banda è riuscita a corrompere persino i tribunali, ma le sue parole cadono nel vuoto. Quello stesso tribunale che ha accusato respinge le sue dichiarazioni, Sicilia rimane un uomo solo e i suoi compagni, che verranno scarcerati poco dopo, lo metteranno a tacere il 18 novembre 1991 all’Eur, ucciso in un negozio. Il 14 giugno 1988, gli uomini della Banda della Magliana attendono l’ultimo grado di giudizio di un processo che li vede imputati per reati gravi. Come sempre trovano la strada per uscire liberi. La Corte di Cassazione, presieduta dal Giudice Corrado Carnevale soprannominato “Il giudice ammazza sentenze”, demolisce l’intero impianto accusatorio del processo, le condanne saltano. I ragazzi finalmente sono liberi, Enrico De Pedis si mette a caccia dei suoi nemici. Il suo primo obiettivo è la persona che durante gli anni del carcere ha provato a mettersi contro di lui, ovvero Edoardo Toscano “l’operaietto”.  Mancini racconta che Toscano era andato da un fornaio usuraio per investire cinquanta milioni, De Pedis ha chiesto all’usuraio di avvisarlo non appena fosse arrivato Toscano e in cambio avrebbe dato i cinquanta milioni di Toscano più altri cinquanta milioni di tasca sua, e il fornaio ha accettato. La mattina in cui Toscano si recò presso questo fornaio-usuraio, è arrivata questa moto con a bordo due persone: Angelo Cassani detto “Ciletto” e Angelici, e gli hanno sparato in testa il 16 marzo 1989 ad Ostia.

Agli inizi degli anni 90 De Pedis gestisce un impero economico, a Roma è diventato un intoccabile. A Roma nessuno osa colpirlo, tranne chi voleva vendicare la morte di Toscano. Colafisci all’interno dei manicomi conosce due Toscani, Colafigli voleva uccidere De Pedis e queste persone si adoperano per compiere l’omicidio. Per completare l’opera però ci vuole l’esca giusta, Colafigli come esca per De Pedis convince a collaborare, sotto minaccia, un piccolo criminale amico di del boss di Testaccio. Questa persona prende appuntamento con De Pedis a Campo dei Fiori, usando come pretesto un affare di quadri poiché De Pedis ormai si interessava anche di arte. 2 febbraio 1990, Via del Pellegrino, è il giorno dell’appuntamento di De Pedis per l’affare, De Pedis arrivato in quel luogo ha capito che non era una questione di quadri ma era una vendetta, allora salì in moto e tentò la fuga, una moto gli si è avvicinata e ha iniziato a sparare ed è morto Enrico De Pedis.
Con la sua morte la Banda della Magliana non esiste più. La polizia da anni, da la caccia ad Abbatino, ultimo cane sciolto e pericoloso boss. Abbatino è cercato sia dai suoi ex compagni che dalla polizia, gli ex compagni lo vogliono trovare prima della polizia e potrebbe rivelarsi pericoloso poiché nasconde molti segreti. Per gli ex compagni della Banda, per stanare Abbatino c’è un solo modo, far parlare i familiari. Roberto Abbatino, fratello del boss, è la vittima prescelta. 18 marzo 1990, il corpo di Roberto Abbatino emerge dal tevere, colpito da 30 coltellate. Lo hanno ucciso per sapere da lui dove si trovasse il fratello, ma non ha parlato e ha parlato con la morte.

31 dicembre 1991, la polizia intercetta Abbatino che chiama la madre presso il quartiere Magliana. E’ una svolta! In mezz’ora la polizia ha l’indirizzo di Abbatino. Abbatino è a Caracas, in Venezuela. In tutti questi anni si è rifatto una vita Abbatino, stringendo contatti con la piccola criminalità locale e lo spaccio di droga. Quando Abbatino vede la polizia italiana non oppone resistenza, ma sorride. 4 ottobre 1992, Abbatino arriva in Italia, in manette. Torna in Italia con l’intento di vendicarsi, ma a modo suo per la vendetta del fratello. 16 aprile 1993, scatta l’operazione Colosseo, 500 agenti della squadra mobile si sparpagliano per Roma, vengono effettuati 56 arresti e vengono sequestrati alla Banda della Magliana ottanta miliardi di lire in beni mobili e immobili. L’accusa è associazione a delinquere. Per anni, Abbatino, Mancini e Moretti diventano testimoni in aule di tribunali dei più oscuri misteri d’Italia. Il processo alla Banda della Magliana si conclude con pesanti condanne, questa volta i boss non godono di nessuna protezione.
I protagonisti di questa vicenda, ancora superstiti, hanno quasi saldato il conto con la giustizia e anche Roma è cambiata e la storia della Banda della Magliana rimane uno dei capitoli più neri della storia italiana densa e impregnata di mistero.  
 




BANDA DELLA MAGLIA VI

Angelo Barraco

23 giugno 1986, a quasi 3 anni dalla prima deposizione di Lucioli, la Corte D’Assise condanna in primo grado 37 imputati su 60. La sentenza riconosce principalmente il traffico di stupefacenti, la metà di loro tornano liberi, compreso Enrico De Pedis. La condanna più pedante va ad Edoardo Toscano, dovrà scontare 20 anni di carcere per omicidio. La battaglia con la giustizia è stata vinta ma una nuova minaccia arriva da un affiliato che fino a quel momento aveva agito nell’ombra, si chiama Claudio Sicilia detto “il vesuviano”. Claudio Sicilia è tra i pochissimi scampati all’arresto del 1983, con i compagni in carcere ha preso le redini dell’organizzazione. La sua reggenza finisce nell’autunno del 1986, anno in cui viene arrestato. Temendo per la sua incolumità, Sicilia decide di parlare e conferma i racconti degli altri pentiti e aggrava le posizioni degli altri compagni. Lui parla delle finte malattie di Abbatino. Abbatino vuole riprendere il controllo dell’organizzazione cercando l’appoggio negli amici di sempre, ma viene ignorato. Ha capito che ha Roma non ha più alleati ma nemici. Il 23 dicembre del 1986 Abbatino, che era ricoverato a Villa Gina da molti mesi, evade dalla villa tramite il supporto di lenzuola. Si da alla latitanza e fa perdere le sue tracce, a regnare sulla capitale adesso c’è soltanto De Pedis. 17 marzo 1987, pochi mesi dopo l’evasione di Abbatino, la procura di Roma emette 91 ordini di cattura contro le persone chiamate in causa da Claudio Sicilia. Sembrerebbe la svolta, ma De Pedis e compagni hanno preso le dovute precauzioni.

Secondo Sicilia la Banda è riuscita a corrompere persino i tribunali, ma le sue parole cadono nel vuoto. Quello stesso tribunale che ha accusato respinge le sue dichiarazioni, Sicilia rimane un uomo solo e i suoi compagni, che verranno scarcerati poco dopo, lo metteranno a tacere il 18 novembre 1991 all’Eur, ucciso in un negozio. 14 giugno 1988, gli uomini della Banda della Magliana attendono l’ultimo grado di giudizio di un processo che li vede imputati per reati gravi. Come sempre trovano la strada per uscire liberi. La Corte di Cassazione, presieduta dal Giudice Corrado Carnevale soprannominato “Il giudice ammazza sentenze”, demolisce l’intero impianto accusatorio del processo, le condanne saltano. I ragazzi finalmente sono liberi, Enrico De Pedis si mette a caccia dei suoi nemici. Il suo primo obiettivo è la persona che durante gli anni del carcere ha provato a mettersi contro di lui, ovvero Edoardo Toscano “l’operaietto”.  Mancini racconta che Toscano era andato da un fornaio usuraio per investire cinquanta milioni, De Pedis ha chiesto all’usuraio di avvisarlo non appena fosse arrivato Toscano e in cambio avrebbe dato i cinquanta milioni di Toscano più altri cinquanta milioni di tasca sua, e il fornaio ha accettato. La mattina in cui Toscano si recò presso questo fornaio-usuraio, è arrivata questa moto con a bordo due persone: Angelo Cassani detto “Ciletto” e Angelici, e gli hanno sparato in testa il 16 marzo 1989 ad Ostia.

Agli inizi degli anni 90 De Pedis gestisce un impero economico, a Roma è diventato un intoccabile. A Roma nessuno osa colpirlo, tranne chi voleva vendicare la morte di Toscano. Colafisci all’interno dei manicomi conosce due Toscani, Colafigli voleva uccidere De Pedis e queste persone si adoperano per compiere l’omicidio. Per completare l’opera però ci vuole l’esca giusta, Colafigli come esca per De Pedis convince a collaborare, sotto minaccia, un piccolo criminale amico di del boss di Testaccio. Questa persona prende appuntamento con De Pedis a Campo dei Fiori, usando come pretesto un affare di quadri poiché De Pedis ormai si interessava anche di arte. 2 febbraio 1990, Via del Pellegrino, è il giorno dell’appuntamento di De Pedis per l’affare, De Pedis arrivato in quel luogo ha capito che non era una questione di quadri ma era una vendetta, allora salì in moto e tentò la fuga, una moto gli si è avvicinata e ha iniziato a sparare ed è morto Enrico De Pedis.
Con la sua morte la Banda della Magliana non esiste più. La polizia da anni, da la caccia ad Abbatino, ultimo cane sciolto e pericoloso boss. Abbatino è cercato sia dai suoi ex compagni che dalla polizia, gli ex compagni lo vogliono trovare prima della polizia e potrebbe rivelarsi pericoloso poiché nasconde molti segreti. Per gli ex compagni della Banda, per stanare Abbatino c’è un solo modo, far parlare i familiari. Roberto Abbatino, fratello del boss, è la vittima prescelta. 18 marzo 1990, il corpo di Roberto Abbatino emerge dal tevere, colpito da 30 coltellate. Lo hanno ucciso per sapere da lui dove si trovasse il fratello, ma non ha parlato e ha parlato con la morte.

31 dicembre 1991, la polizia intercetta Abbatino che chiama la madre presso il quartiere Magliana. E’ una svolta! In mezz’ora la polizia ha l’indirizzo di Abbatino. Abbatino è a Caracas, in Venezuela. In tutti questi anni si è rifatto una vita Abbatino, stringendo contatti con la piccola criminalità locale e lo spaccio di droga. Quando Abbatino vede la polizia italiana non oppone resistenza, ma sorride. 4 ottobre 1992, Abbatino arriva in Italia, in manette. Torna in Italia con l’intento di vendicarsi, ma a modo suo per la vendetta del fratello. 16 aprile 1993, scatta l’operazione Colosseo, 500 agenti della squadra mobile si sparpagliano per Roma, vengono effettuati 56 arresti e vengono sequestrati alla Banda della Magliana ottanta miliardi di lire in beni mobili e immobili. L’accusa è associazione a delinquere. Per anni, Abbatino, Mancini e Moretti diventano testimoni in aule di tribunali dei più oscuri misteri d’Italia. Il processo alla Banda della Magliana si conclude con pesanti condanne, questa volta i boss non godono di nessuna protezione.
I protagonisti di questa vicenda, ancora superstiti, hanno quasi saldato il conto con la giustizia e anche Roma è cambiata e la storia della Banda della Magliana rimane uno dei capitoli più neri della storia italiana densa e impregnata di mistero.  
 




COTRAL: COSA C'E' SOTTO L'AREA DESTINATA A FUTURO IMPIANTO?

Redazione

Rieti – Rieti Virtuosa plaude all'iniziativa della Cgil sulla legalità, che ha visto il coinvolgimento anche di molti giovani. "Siamo quindi fiduciosi che il sindacato si troverà finalmente in prima linea, proprio perché ''la politica e le istituzioni devono vigilare prima che arrivi la magistratura", nel ripristinare la legalità in merito al cantiere del deposito Cotral di Rieti. – Dichiarano in una nota da Rieti Virtuosa – Si ricorda – prosegue la nota – che in merito, l'Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici ha segnalato il mancato rispetto da parte di Cotral Patrimonio spa nell’ambito della procedura di realizzazione del deposito Cotral di Rieti “dei principi di trasparenza, parità di trattamento, correttezza ed economicità”  Un atto su cui nessuno a livello locale ci risulta si sia espresso politicamente, nonostante Rieti Virtuosa, che ha presentato su questa intricata vicenda esposti alla Procura della Repubblica e alla Guardia di Finanza, abbia nel corso degli anni informato ufficialmente anche il sindacato (ai tempi Filippi era segretario della Filt-Cgil ed è stato autore di diverse uscite pubbliche sul tema), a partire dal primo atto con cui il Consorzio industriale espropriò “per pubblica utilità” al Cotral un terreno per darlo a prezzo rivalutato ad un’azienda privata produttrice di energia da biomasse, la Epico, fino alla gara su cui è intervenuta l’Autorità di vigilanza. – La nota di Rieti Virtuosa prosegue ancora – Come giustamente sottolineato da Filippi "la parola appalti è troppo spesso legata al termine malaffare e illegalità e dietro ci sono migliaia di lavoratrici e lavoratori che pagano il prezzo più alto di questa deriva".
Rieti Virtuosa è parimenti convinta che solo il rispetto delle regole possa portare ad un reale sviluppo economico e ad adeguate tutele per i lavoratori e per gli imprenditori che investono sul territorio. Dove le regole non vengono rispettate i cantieri subiscono ritardi pluriennali, i pagamenti non arrivano o sono oggetto di contenziosi, i lavoratori sono in balia degli eventi, le opere in se' rischiano di non offrire adeguate garanzie in termini di sicurezza, qualità e rispetto dell'ambiente. La vicenda del deposito Cotral (ma si pensi anche a quelle dello svincolo di Micigliano o dell’Alberghiero), su cui in passato purtroppo la Cgil insieme a Cisl e Uil hanno mantenuto un ruolo molto ambiguo, definendo "cantori del no" coloro che come Rieti Virtuosa, o il Movimento Cinque Stelle, o il Comitato dei pendolari, segnalavano l'esistenza di procedure anomale su espropri e appalti e presunto sperpero di denaro pubblico (Rieti Virtuosa lo stima nell’ordine di 8 milioni di euro), è un "caso studio" che l'Osservatorio sulla legalità auspicato da Filippi dovrebbe acquisire immediatamente magari coinvolgendo anche i funzionari regionali che hanno redatto la risposta all'interrogazione del M5S fondandosi semplicemente su "quanto riferisce Cotral Patrimonio S.p.a.", cioè la società che doveva essere controllata. Questo eclatante "caso studio", infatti, dimostra che dopo 15 anni che se ne parla Rieti ancora non ha il nuovo deposito Cotral e men che meno si è fatta luce su quanto probabilmente celato (rifiuti?) sotto l'area attualmente destinata al futuro impianto, con buona pace di enti (Comune di Rieti e Consorzio industriale) che dovrebbero vigilare e informare i cittadini.
 




FERDINANDO IMPOSIMATO RITORNA SULLA CORRUZIONE: ORA SOLO LEGGI PROPAGANDA


di Cinzia Marchegiani

Un uomo che poteva dare il segno atteso al cambiamento per questa Italia senza più un timoniere da troppo tempo, ma solo squali che sbranano la costituzione e se ne fanno vessillo di compiacenza. Fedinando Imposimato, un candidato alla Presidenza della Repubblica italiana, degno tra gli indegni è molto critico e non manca occasione per incalzare sulle necessità di cambiamento radicale che restituisca dignità ai cittadini italiani e alla stessa Costituzione, madre dei diritti e valori di questa nazione. Sulla corruzione Imposimato aveva già tuonato:distrugge il futuro dei giovani. La corruzione è una tassa occulta e immorale di 70 miliardi di euro, che grava ogni anno su lavoratori, pensionati, disoccupati, giovani, casalinghe , docenti, studenti , forze dell'ordine, disabili e donne, la causa principale della crisi in cui viviamo da anni, senza vedere la luce in fondo al tunnel. Milioni di non abbienti sono costretti a subire tutto il peso della corruzione, mentre un ristretto gruppo si arricchisce sulle sventure degli italiani.”
E proprio sulle leggi assenti che dovrebbero stroncare i danni della corruzione, tagliando le radici profonde di cui si nutre, Imposimato spiega il motivo per cui in Italia la corruzione  non riecae ad affrontarla seriamente:”la legge anticorruzione su cui si sta lavorando non serve a nulla. Vengono fatte solo leggi propaganda contro la corruzione. Il Governo non solo non fa nulla ma peggiora la situazione. Le leggi devono essere vigenti, spesso vengono annunciate leggi che devono combattere il fenomeno ma in realtà non vengono mai approvate nella versione integrale”.

Proprio sulla legge Severino Imposimato snocciola l’ambiguità e il controsenso stesso:”La legge in questione ha abrogato il delitto di concussione per induzione, è una legge che produce l’effetto contrario, vuole impedire ai cittadini costretti a pagare le tangenti a non parlare. Questo dimostra che queste leggi sono fatte per favorire la corruzione. La stessa Corruzione è figlia di leggi abrogate per favorire la lotta alla corruzione, ecco perché è fondamentale ripristinarle, inaccettabile l’abrogazione del falco in bilancio.”

Chi attendeva un Presidente della Repubblica attento al destino della nostre carta costituzionale, è in finestra ad aspettare che il nuovo eletto Mattarella produca un segno concreto.

Feridnando Imposimato duratante la corsa al Quirinale aveva scattato un’istantanea terribile: “Ci attende un difficile cammino che insieme dobbiamo compiere, che dal disastro di una società dominata dalle diseguaglianze e dalla corruzione, ci porti verso una società più giusta e dignitosa per i giovani , le donne e i lavoratori .Un società in cui Roma , da mafia capitale diventi capitale dell’ONESTÀ il pilastro del cambiamento.”
E prorio sullo stesso Italicum e la riforma del Senato Imposimato aveva anticipato e spiegato come fossero un'equivalenza ai poteri abnormi del premier e che ci avrebbero porterebbero alla dittatura della maggioranza…Parole pronunciate il 4 febbario 2015, il resto è già diventata storia italiana. 

L’italiano si chiede ora cosa ci attenderà….certamente dipende anche da noi cittadini, non si può sempre attendere il miracolo del cambiamento se non si partecipa più alla vita politica e si va ancora a votare come se i partiti fossero le squadre di calcio cui siamo affezionati sin da piccoli. La coerenza è il primo reale cambiamento cui dobbiamo lavorare, questo un messaggio che tra le righe uomini di grande valore morale, ed elevatura intellettuale come Fedinando Imposimato ci indica. Basta demandare a chi ha usurpato i diritti e i doveri scolpiti su un opera meravigliosa che il mondo intero ci invidia, la Carta Costituzionale, dove il rispetto per l’uomo e la sua dignità trova in ogni articolo protezione e guida, un riferimento dell’etica civile.




PAPA FRANCESCO SPIAZZA TUTTI: METTE IN VENDITA I REGALI CHE GLI PORTANO IN DONO

di Giuseppa Guglielmino

Un papa davvero dalle mille risorse, che per fare del bene ai bisognosi inventa un nuovo modo per raccogliere denaro. Da qualche giorno, nel negozio 'tax Free' all'interno della piccola stazione ferroviaria del Vaticano, c'è una zona dedicata alla vendita di oggetti che sono stati donati al pontefice e che egli stesso ha deciso di mettere in vendita . Ogni oggetto accanto ha un cartellino con un'offerta minima in euro e la specifica "i proventi verranno destinati alla carità del papa". Gesto senza dubbio lodevole, con la speranza che qualche capo di stato non se la prenda a male, ma questo, immaginiamo sarà un problema tutto loro. Già a Novembre il papa inventò una riffa per finanziare i progetti destinati ai clochard, utilizzando come premi dei doni ricevuti in regalo, con l'acquisto di un biglietto a 10 euro. Il primo premio all'ora fu una Fiat Panda, rigorosamente bianca, mentre il secondo e il terzo premio in palio furono due biciclette , seguirono orologi, cornici d'argento e molto altro ancora




GIRANDOLE DI CARNEVALE AL LIMONE: LA RICETTA DI LIVIA PICA

di Livia Pica

Il carnevale è una festa molto antica, probabilmente le sue origini risalgono ai riti in onore di Saturno, dio della semina: infatti il carnevale era anche il modo di celebrare l’imminente risveglio della natura dopo l’inverno.
In cucina erano frequenti gli eccessi sia perché in questo periodo si macellava il maiale sia in previsione della quaresima e dei conseguenti sacrifici alimentari che arrivavano al digiuno.
I dolci tipici di carnevale sono prevalentemente fritti e preparati con ingredienti semplici perché tradizionalmente erano cucinati e mangiati per la strada, durante i festeggiamenti.
Ecco un’idea facile e un po’ diversa.

Girandole al limone:

Ingredienti per 4 persone:
200 grammi di farina
2 uova
2 limoni
5 cucchiai di zucchero
sale

Preparazione

Disponete la farina a fontana su una spianatoia o un piano da lavoro, aggiungete le 2 uova e un pizzico di sale quindi impastate fino a formare un panetto morbido che poi farete riposare per 30 minuti coperto con un canovaccio.
Successivamente mettete l’impasto sul piano infarinato e stendetelo con un mattarello per ottenere la sfoglia.
Quando la pasta sarà ben stesa, cospargete tutta la superficie con la buccia grattugiata di 2 limoni, i 5 cucchiai di zucchero e infine spremetevi il succo di un limone.
Arrotolate la sfoglia e chiudetela bene. Poi tagliate le girelle larghe circa ½ centimetro e friggetele in olio di arachidi finché diventano dorate e caramellate.
Estraete le girandole con la schiumarola e mettetele a scolare su carta assorbente.
Sono buone sia calde che fredde.

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