BERLUSCONI: PER FORZA ITALIA E' TUTTA UNA FESTA. PARTITO PIU' COMPATTO

Redazione

E' tutta una festa in Forza Italia che dopo l'esito della sentenza che ha visto assolvere Berlusconi sul caso Rubi è dinuovo più compatta. Breve 'apparizione' di Silvio Berlusconi fuori Palazzo Grazioli. Il leader di Fi, dopo essere entrato dal retro dell'edificio è uscito a piedi davanti all'ingresso della sua residenza per salutare i militanti che lo aspettavano. Tra strette di mano e saluti, l'ex cavaliere ha ringraziato i giovani di Fi e a chi gli chiedeva se fosse contento si è limitato ad annuire con la testa.

Mi sono tolto il gesso dieci giorni prima, la sentenza ha sanato tutte le fratture, anche nel partito. Uniti vinceremo, ha detto Silvio Berlusconi incontrando i parlamentari azzurri a Palazzo Grazioli.

Non mi aspettavo questa sorpresa. Questo momento resterà per sempre nel mio cuore, ha detto ancora Berlusconi incontrando a Palazzo Grazioli i parlamentari azzurri venuti a salutarlo all'indomani della sentenza di assoluzione per il processo Ruby.

Forza Italia deve essere unita perché i moderati sono sempre la maggioranza nel Paese, dice ex Cav.

"Ora, archiviata anche questa triste pagina, sono di nuovo in campo per costruire, con Forza Italia e con il centrodestra, un'Italia migliore, più giusta e più libera". Così Berlusconi commentando la sentenza di assoluzione per il processo Ruby. "Finalmente la verità. Oggi è una bella giornata per la politica, per la giustizia, per lo stato di diritto. Ero certo che le mie ragioni sarebbero state riconosciute. Rimane però il rammarico per una vicenda che ha fatto innumerevoli danni non solo a me ma a tutti gli italiani".

Oggi interviene anche Francesca Pascale. "Dopo cinque anni di calunnie e fango mediatico basati su pettegolezzi e invidia sociale finalmente la verità ha vinto. Anche nei tanti momenti difficili il rispetto e la fiducia nella magistratura non mi sono mai venuti meno. Sono sempre di più onorata e orgogliosa di stargli accanto", ha commentato la compagna di Berlusconi.

"Tanta felicità". Così da Arcore, dove Silvio Berlusconi ha appreso la notizia della sua assoluzione per il processo Ruby dopo nove ore di camera di consiglio dei giudici della Cassazione, commentano la sentenza della Suprema Corte. Il Cavaliere a quanti lo hanno raggiunto telefonicamente arrivando ad intasare i centralini della sua residenza milanese avrebbe semplicemente detto di essere appunto felice della notizia che mette fine ad un incubo: è stata ribadita la mia innocenza – è in sintesi il ragionamento dell'ex premier – cosa hanno combinato e cosa ho dovuto passare per un processo insensato e ingiusto. Ora aspetto buone notizie anche dalla Corte Europea. Con i suoi consiglieri il Cavaliere si è detto pronto a tornare in campo, E c'è chi pensa che la sua prima battaglia sarà per modificare la legge Severino che gli impedisce di potersi candidare. E' quello infatti l'ultimo passaggio a cui guarda Berlusconi fiducioso in una sua totale riabilitazione.

La notizia dell'assoluzione dell'ex capo di governo ricompatta anche il partito dopo le divisioni e gli scontri delle ultime ore: "E' un'ottima notizia che risarcisce però solo in minima parte tutto quello che ha subito Berlusconi", è il commento di Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia che a questo punto auspica che possa esserci "una riforma della giustizia che metta al sicuro l'equilibrio della democrazia nel nostro paese. Dopo di lui sono in molti ad intervenire anche via twitter, da Maurizio Gasparri che parla di "fine di una persecuzione", a Debora Bergamini che scrive: "che grande gioia dopo tante amarezze e tante montature". Tra i big azzurri però ci si chiede ora chi ripagherà il Cavaliere per quanto accaduto, tra i primi a domandarselo è Luca D'Alessandro: "la domanda è d'obbligo, chi ripagherà il leader di Forza Italia dalla denigrazione e dal massacro mediatico a cui è stato sottoposto in questi anni". Al deputato azzurro fa eco Anna Maria Bernini, vice presidente dei senatori FI che affida ad un tweet il suo pensiero: "assolto, ma chi risarcisce Berlusconi della sofferenza e dei danni politici di questi anni?".

"Grande gioia per la sentenza della Cassazione. La domanda che ci facciamo tutti è: e adesso?". Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, a "Radio Anch'io", su Radio Uno. "Il processo Ruby ha sputtanato, lo dico in maniera esplicita, Berlusconi e l'Italia. Era un processo da non fare, migliaia di intercettazioni, costi enormi, si è indagato un presidente del Consiglio, si sono indagati e infamati i suoi ospiti privati, si è verificato secondo giustizia che non c'è stato alcun reato".

I legali – "La sentenza della Corte di Cassazione chiude definitivamente un lungo processo, tanto penoso per il Presidente Berlusconi quanto impegnativo per gli avvocati. Torna la serenità, con la soddisfazione di tutti quelli che non hanno mai creduto all'originale ed azzardato impianto accusatorio". Lo dichiarano l'avv. Franco Coppi, l'avv. Piero Longo, l'avv. Niccolò Ghedini, l'avv. Filippo Dinacci.

La decisione della Cassazione – Dopo una lunghissima camera di consiglio durata diverse ore, la Cassazione ha reso definitiva l'assoluzione dell'ex premier Silvio Berlusconi dall'accusa di concussione e prostituzione minorile. In primo grado il leader di Forza Italia era stato condannato a sette anni di reclusione dal tribunale di Milano. In appello, invece, fu prosciolto e gli 'ermellini' hanno convalidato quella decisione e hanno rigettato il ricorso del sostituto procuratore della Corte d'Appello di Milano, Pietro De Petris. Nella sua requisitoria, il sostituto procuratore generale della Cassazione, Eduardo Scardaccione, aveva sottolineato "la piena sussistenza" dei reati contestati all'ex premier. Per quanto riguarda l'accusa più grave, quella di concussione, ad avviso del pg nella telefonata che Berlusconi fece al capo di gabinetto della questura di Milano, Pietro Ostuni, era stata esercitata "una pressione irresistibile per la sproporzione tra il soggetto che 'subiva' la telefonata e il soggetto che da presidente del Consiglio, aveva chiamato". Secondo il pg questa è stata la "violenza originaria" che ha caratterizzato il reato concussivo.

"La violenza di Berlusconi è stata grave, perdurante e inammissibile" ed inoltre fin dall'inizio "era consapevole che Ruby era minorenne", tanto è vero che il capo della scorta dell'ex premier, Estorelli, "usa la parola affido parlando della ragazza": "non c'è nessun dubbio che ci sia stata costrizione, in quella telefonata, e che la indebita prestazione, il rilascio di Ruby, sia stata ottenuta in un settore delicatissimo quale è quello della custodia dei minori". Scardaccione, inoltre, ha definito "l'episodio nel quale Berlusconi dice che Ruby è la nipote di Mubarak è degno di un film di Mel Brooks: episodio per il quale ci ha riso dietro il mondo intero". Durissimo, infine, l'affondo del pg sulla "passione per le minorenni" nutrita da Silvio Berlusconi: ad avviso di Scardaccione "non è una coincidenza che, per usare le parole di Ruby, Noemi Letizia era la sua pupilla e Ruby il suo 'fondoschiena', ed entrambe erano due minorenni". Nonostante il braccio rotto e il tutore, il professore Franco Coppi ha risposto alle obiezioni del pg catturando l'attenzione del collegio presieduto da Nicola Milo. "La sentenza di assoluzione ammette che ad Arcore si sono svolte cene e prostituzione a pagamento, cosa che la difesa non contesta, ma nella sentenza non si trova la prova di alcuna minaccia implicita od esplicita rivolta a Ostuni".

Coppi ha poi aggiunto: "il mio assistito non me ne vorrà, ma io non posso calarmi il velo davanti agli occhi: queste ragazze frequentavano Berlusconi e lo chiamavano quando si trovavano nei guai o avevano dei problemi" ma l'ex premier – ha proseguito Coppi – non sapeva assolutamente che Ruby era minorenne, tanto è vero che nella telefonata nella quale la sente la notte tra il 27 e 28 maggio, le fa una scenata e da quel momento non la vuole più rivedere". Per quanto riguarda l'accusa di concussione, per Coppi, "a tutto voler concedere all'accusa, c'è solo stata una telefonata nella quale Berlusconi dice che c'è una consigliera regionale pronta a prendersi carico di Ruby". La Minetti, spiega Coppi, "si rivelerà poi per quel che è, ma quella sera come consigliere regionale aveva tutte le carte in regola per ottenere l'affido di Ruby". E Coppi, in proposito, ha messo in evidenza come in questura quella notte "erano tutto ben contenti di 'sbolognare' la ragazza e di non averla tra i piedi", e furono seguite "tutte le procedure per questi casi: identificazione, foto segnalazione e ricerca di una comunità". Dopo Coppi ha preso la parola l'avvocato Filippo Dinacci, e anche lui ha chiesto il rigetto del ricorso del pg di Milano, De Petris, contro l'assoluzione. Tra circa un mese si conosceranno le motivazioni della decisione dei supremi giudici la cui estensione è affidata all'ex gip di Roma, Orlando Villoni.

Dunque si riparte con nuovo slancio in casa degli azzurri che per il momento hanno soltanto da festeggiare visto il clima teso e tormentato della sinistra con un Pd tutto concentrato sui mal di pancia della minoranza Dem.




TIC: AIUTARE I GENITORI A COMPRENDERLI

A cura della dott.ssa Francesca Bertucci – Psicologa dell’età evolutiva – Mediatore familiare


I tic sono movimenti involontari, scosse muscolari, dette anche spasmi, classificabili in semplici se costituiti da movimenti brevi e stereotipati del volto, delle spalle e degli art, in complessi se costituiti da sequenze di movimenti.
I tic motori semplici comprendono: smorfie del viso, movimenti del collo, colpi di tosse, segnali di ammiccamento; mentre i tic vocali semplici includono: raschiarsi la gola, sbuffare, tirar su col naso, grugnire.
I tic motori complessi comprendono invece battere i piedi, effettuare movimenti mimici, saltare, toccare, odorare un oggetto; i tic vocali complessi riguardano, invece la ripetizione di parole fuori contesto. Nei casi più gravi, possiamo assistere alla coprolalia (usare parolacce) e l’ecolalia (ripetere come un’eco frasi, parole o suoni sentiti per ultimi).


I tic sono più frequenti nei maschi (tre volte di più che nelle femmine) e si presentano quasi sempre durante l'età della scuola, dai sei ai dieci anni. È il modo con cui il bambino sfoga una tensione emotiva, un’angoscia che non sa esprimere in altro modo. Di solito si verificano in soggetti normali, svegli, sensibili; sono più a rischio i bambini timidi e coscienziosi, anche se possono presentarsi anche in bambini instabili e turbolenti. Se diventano cronici e duraturi nel tempo, ad essi si associano sentimenti di vergogna, di frustrazione e di ansia. Emergendo frequentemente nella fase preadolescenziale e adolescenziale, possono portare al ritiro sociale, forte timidezza, umore depresso, difficoltà nella socializzazione col gruppo dei pari, per la paura di essere derisi, rifiutati, presi in giro.
Possono essere accentuati da genitori eccessivamente pretenziosi, che, per esempio, si mettono a fare paragoni tra il bambino e i suoi fratelli, o sulle sue abilità. Se i genitori non danno peso al difetto, i tic tendono a sparire nel giro di due o tre mesi, massimo in un anno.


Come aiutare un bambino coi tic?
Far finta di niente davanti ai tic quando si verificano: non concentrate l'attenzione su di lui; se gli fate notare il suo difetto tutte le volte, reagirà con maggior tensione e ansia, piuttosto che con l'accettazione del suo comportamento, creando un circolo vizioso. Non lasciate che fratelli o altri lo prendano in giro. Non dovete sgridarlo, non mostrate ansia o preoccupazione. Le conseguenze di tali comportamenti invogliano il piccolo a continuare o, peggio, a farlo di nascosto; in sostanza rinforzano il sintomo.
Creare un ambiente sereno, cercando di far rilassare il bambino a livello generale: assicuratevi che vostro figlio abbia del tempo libero, senza sovraccaricarlo di troppe attività organizzate. È importante rendere il bambino autonomo per tutti i piccoli compiti che può e sa fare alla sua età: mangiare, dormire, lavarsi, vestirsi da solo, collaborare e aiutare la mamma in casa, riordinare i propri giocattoli, preparare l’occorrente per la scuola. Non fare mai le cose al posto suo: il messaggio è “sei piccolo” e “non sei capace”. Inoltre, non va iperprotetto ne svalutato, è importante lasciarlo libero di sperimentare ed esplorare il mondo senza ansia , in modo da essere in grado di affrontare difficoltà e paure, incoraggiandolo sempre a superare ciò che teme. Premiare con le parole i suoi sforzi e le sue conquiste; spiegare le regole e i divieti in modo chiaro, semplice e mai esagerato. Infine, gestire in maniera costruttiva i momenti di rabbia (non urlare, sbattere oggetti, picchiare) ascoltando e dimostrando che volete aiutarlo ad affrontare la sua irritazione, aiutatelo ad attenuare la rabbia proponendo un’attività, insegnategli che quando è arrabbiato deve esprimere ciò che prova. Evitate qualsiasi punizione per i tic.
Sarebbe importante dedicare più attenzione di qualità al bambino, mezz’ora al giorno per giocare con lui, proponendo attività divertenti, perché spesso è proprio attraverso il gioco che rivela le sue ansie, le sue difficoltà ed è lì che potrete rassicurarlo e facendogli sentire che ce la farà.
Non caricare il bambino di pretese o aspettative. Bisogna accettare il bambino per come è, senza disapprovarlo se non si comporta come vorreste, se non è bravo come avreste immaginato, se non riesce in qualcosa. Diminuite la pressione rispetto alle performance scolastiche, sportive… ecc.
Non parlate dei tic, quando non si verificano. Se il bambino ha dei periodi senza tic, non sollevate il problema. Solo se il discorso parte dal bambino che vi chiede informazioni in merito, siate disponibili a parlarne; spesso il bambino se ne vergogna. Rassicuratelo che tutto finirà presto e che riprenderà il controllo di questi spasmi involontari.
Tenere un diario dei tic, quando compaiono, in che modo, in relazione a che cosa e i fatti accaduti prima degli spasmi abituali, in modo da identificare e rimuovere i fattori determinanti tensione.
I consigli su elencati possono essere utili ai genitori per aiutare il proprio bambino, ma quando i tic compromettono i rapporti coi coetanei a scuola o in gruppo; si associano ad altri disturbi, come parole, versacci, imprecazioni; si presentano insieme a tosse; coinvolgono parti del corpo diverse dalla testa, spalle, faccia; diventano frequenti, più di 10 al giorno, è importante rivolgersi a uno psicologo infantile che possa aiutare il bambino ad esprimere tramite altre vie, il conflitto e l’ansia che sta alla base del tic e i genitori a trovare strategie efficaci per sostenere il piccolo nel superamento delle sue difficoltà.

Dott.ssa Francesca Bertucci
Psicologa dell’età evolutiva – Mediatore familiare
Cell 3345909764-dott.francescabertucci@cpcr.it
www.centropsicologiacastelliromani.it
piazza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 ALBANO LAZIALE




OMICIDIO LORIS STIVAL: OGGI SI ESAMINANO I FILMATI


LEGGI ANCHE: [IN] GIUSTO PROCESSO: TUTTO PRONTO PER IL CONVEGNO CONTRO IL PROCESSO INDIZIARIO

 

di Chiara Rai

Ben dodici telecamere smentiscono la versione di Veronica Panarello la madre del piccolo Loris Stival, il bambino trovato morto in un canale di scolo nei pressi della strada del vecchio mulino a Ragusa.  Questa mattina si terrà a Ragusa l'incidente probatorio deciso dal Gip del Tribunale ragusano Claudio Maggioni sui filmati registrati dalle telecamere di sicurezza a Santa Croce Camerina il giorno della scomparsa di Loris, il bambino di 8 anni, ritrovato cadavere il 29 novembre scorso. Ad essere accusata dell'omicidio è la madre del piccolo, Veronica Panarello, detenuta nel carcere di Agrigento.

"Finalmente si stabilisce equilibrio tra accusa e difesa davanti a un giudice terzo e un perito nominato che dovra' estrapolare le immagini per fare un dvd forense per ricostuire la realtà di quel giorno". Lo ha detto l'avvocato Francesco Villardita, difensore di Veronica Panarello, la donna accusata di aver ucciso il figlio Loris, arrivando al Tribunale di Ragusa dove oggi si tiene l'incidente probatorio sulle videoregistrazioni che secondo la Procura accusano l'indagata.

In Tribunale a Ragusa sono giunti stamattina anche la zia, Antonella Stival e il padre di Veronica, Francesco Panarello. "Siamo stati sabato a trovare Veronica, come sempre", ha detto Antonella Stival. "E' sciupata -ha aggiunto la zia- ma combattiva. Un figlio glielo hanno ucciso l'altro lo hanno portato via. Chiede sempre di Diego".

LE TAPPE PIU' SALIENTI DEL CASO

Intanto si complica la posizione di Veronica Panarello: il bambino visto dalla testimone non è Loris. Si complica la situazione di Veronica Panarello la giovane mamma accusata dal Pm Carmelo Petralia e dal Sostituto Procuratore Mario Rota dell'omicidio del suo bambino di otto anni Loris Stival consumatosi lo scorso 29 novembre. Loris è stato trovato morto in un canale di scolo nei pressi della strada del vecchio mulino a Ragusa. Ora quella testimone che asseriva di aver visto un bambino somigliante a Loris poco dopo il suono della campanella non è allo stato dei fatti la possibile chiave di difesa della donna in quanto sarebbe stato identificato un bambino che la mattina del 29 novembre 2014, giorno dell'omicidio del piccolo Loris Stival, sarebbe stato visto a Santa Croce Camerina (Ragusa) da Lorenza Emmolo. La donna sostiene di avere incontrato per strada un bambino "con tratti somatici molto simili a quelli della fotografia" di Loris diffusa dai carabinieri. Il piccolo, con aria spaesata, era ancora in giro per Santa Croce poco dopo l'orario di ingresso a scuola. La donna gli avrebbe chiesto se avesse bisogno di qualcosa e se stesse andando a scuola. "Ci sto andando" le aveva risposto il piccolo. Ed in effetti quel bambino, ora identificato, a scuola ci è andato. Lorenza Emmolo avrebbe già dichiarato in passato di non essere sicura di poterlo riconoscere perché lo avrebbe visto di sfuggita.

Scarcerazione, Panarello ricorre in Cassazione. La mamma del piccolo Loris ci riprova ancora. Veronica Panarello ricorre in Cassazione contro il provvedimento del Tribunale del riesame che ha rigettato la sua scarcerazione. E' l'avvocato Francesco Villardita a depositare a Catania il ricorso un giorno prima della scadenza dei termini.

Quel secondo mazzo di chiavi date a Loris. Dall'ordinanza del Gip di Ragusa Claudio Maggioni che ha confermato il carcere per Veronica Panarello, madre del piccolo Loris, emergono degli importanti particolari. La donna, secondo la ricostruzione esposta dal Gip, apre il garage "dall'interno, non avendo con se' le chiavi e vi posteggia l'auto". Secondo alcune intercettazioni del nonno paterno, Andrea Stival, le chiavi di casa "che erano in macchina sono state date a Loris. Adesso questo qua mi viene in mente -ha detto l'uomo ascoltato dagli inquirenti- perche' lei ha un altro mazzo di chiavi dentro la macchina, dove ci sara' quella del garage". Intanto è crisi tra marito e moglie. "Se ci saranno le prove non le starò accanto". Davide Stival, padre del piccolo Loris, risponde per la prima volta all'appello della moglie, Veronica Panarello, che dal carcere gli ha chiesto di non abbandonarla. L'uomo pero' poi aggiunge: "Ho visto tre sagome che escono da casa e le ho riconosciute, ma al ritorno non saprei. Si riconosce una persona che torna dopo poco, ma non si capisce neanche se ha lo zaino".

Le bugie: trovato un altro cellulare di Veronica intestato all'amica. E' stato sequestrato dagli inquirenti di Ragusa un telefono cellulare con utenza intestata a un'amica di Veronica Panarello, ma che sarebbe stato in effetti usato dalla madre del piccolo Loris. Sarebbe questo il telefonino "segreto" di cui si era parlato nei giorni scorsi, la cui esistenza era stata negata con forza dalla donna durante l'interrogatorio dal Gip.

Veronica, ha detto il legale della donna, aveva negato "la presenza di un secondo telefonino e l'unico lo ha messo a disposizione della magistratura, lo ha consegnato spontaneamente alla magistratura quando era ancora libera" Intanto e' attesa per il primo pomeriggio, la decisione del Gip di Ragusa, Claudio Maggioni, sul fermo della Panarello. Anche ieri nell'interrogatorio di garanzia la donna ha continuato a respingere le accuse e a ripetere la sua versione dei fatti. Un lunghissimo interrogatorio, "molto articolato", nel quale "ha risposto a tutte le domande senza alcun cedimento, confermando la stessa versione dei fatti, senza contraddirsi". Lo ha detto l'avvocato Francesco Villardita, legale di Veronica. Davanti al giudice la mamma della piccola vittima ha ripetuto la sua innocenza e affermato di volere "pienamente collaborare". La donna accusata di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere, ha ribadito di avere accompagnato il figlio a scuola e che, ha riferito il legale, "è stata vista dal vigile urbano che era in servizio, indicando anche il sesso dell'ufficiale di polizia giudiziaria, una donna, di cui ha fatto il nome".

La mamma di Loris segnala nel 2004 la presenza di Denise Pipitone. La madre di Andre Loris Stival, il bambino di 8 anni ucciso a Santa Croce Camerina (Ragusa), nel 2004 segnalò di aver visto Denise Pipitone, la bimba rapita a Mazara del Vallo (Trapani) il primo settembre di quell'anno e mai più ritrovata. Veronica Panarello, che nel 2004 aveva 15 anni, si recò nella caserma dei carabinieri per affermare di aver visto la bambina. Fu l'unica segnalazione di questo genere nella zona di Ragusa dopo il sequestro di Denise.

L'inquietante storia delle fascette e la ricostruzione dei fatti raccontata da Veronica. "Il papa' di Loris, su richiesta della mamma, ci ha dato una confezione, aperta, di fascette di plastica bianche, sostenendo che sarebbero dovute servire al bambino nei lavori in classe". A parlare e' la maestra Teresa Iacona, confermando la ricostruzione fornita dalla dirigente della scuola "Falcone e Borsellino", Giovanna Campo, sulle fascette in plastica, simili a quelle usate per uccidere il bambino di 8 anni a Santa Croce Camerina (Ragusa). "Noi -ha aggiunto la maestra- siamo rimaste sorprese perche' non avevamo mai chiesto di portarle, perche' non era previsto il loro utilizzo a scuola. La mia collega ha chiamato la polizia e successivamente le abbiamo consegnate in questura. Nessuno mai a scuola ha chiesto fascette". La maestra ricorda ancora che: "Mentre parlavamo con la madre ci ha detto che c'erano queste fascette che a suo dire noi avevamo chiesto di comprare per fare esperimenti, era una confezione aperta. E' stata la madre a sollecitare il padre dicendogli: valle a prendere. Lui le ha portate e noi ci siamo molto sorprese, meravigliate, non avevamo mai chiesto una cosa del genere, per questo abbiamo deciso di informare gli investigatori. E' importante fare chiarezza -ha concluso Teresa Iacona- perché a scuola materiale pericoloso non è mai entrato".

Intanto le telecamere poste sulla linea della scuola "Falcone e Borsellino" di Santa Croce Camerina (Ragusa) non hanno ripreso la "Polo" nera di Veronica Panarello, madre del piccolo Andrea Loris Stival. Gli inquirenti hanno ultimato in tarda mattinata l'esame delle immagini provenienti dagli apparecchi posizionati attorno all'edificio scolastico, alcuni dei quali sono risultati non attivi. L'auto della mamma di Loris non compare nelle inquadrature di quelli funzionanti. La donna, che sostiene di aver lasciato Loris a scuola sabato mattina e di essere poi andata a un corso di cucina al castello di Donnafugata, in una delle occasioni in cui e' stata ascoltata dagli inquirenti, avrebbe detto di non esseresi fermata con la macchina davanti alla scuola, ma di aver fatto scendere il figlio in una traversa laterale.




ARRESTO DEI FRATELLI SCHIAVONE: LA FINE DI UN'ERA CRIMINALE

di Christian Montagna


Con l'operazione "Spartacus Reset", anche i figli del famoso boss di Casal di Principe Francesco Schiavone detto Sandokan vengono assicurati alla giustizia o almeno, si spera che sia così. Da anni leader nella criminalità organizzata campana e nazionale, la famiglia Schiavone insieme alle famiglie Bardellino, Bidognetti e Iovine terrorizzano l'intero territorio nazionale. Se vale la regola tale padre tale figlio, ecco che anche i figli dei boss intraprendono la stessa carriera criminale. Carmine e Nicola Schiavone, figli di Sandokan, sono stati arrestati con le accuse di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, ricettazione, detenzione di armi e altri reati aggravati dalla matrice mafiosa. Un curriculum di tutto rispetto nell'ambiente criminale che per anni gli ha permesso di primeggiare sulle attività illecite di grande portata. Un'organizzazione che nel corso degli anni è riuscita a stabilizzarsi oltre che a Caserta dove ha impiantato le radici a Casal di Principe, anche nel Lazio, in Puglia, Lombardia, Spagna e America grazie alla gestione internazionale di sostanze stupefacenti provenienti dal Sud America. Ma non solo, anche in Polonia, Ungheria, Bulgaria, Germania, Regno Unito, Venzuela, kenya e Santo Domingo sono state rintracciate le loro azioni. A New York ad esempio, sono stati implicati in attività illecite riguardo la costruzione del World Trade Center; in Svizzera ricilano capitali e acquistano banche, così come in Cina, in Scozia e a Francoforte; investono quote in borsa in Portogallo, Brasile, Francia e Ungheria. Ovunque acquistano immobili, aziende agricole, alberghi, ville di lusso e negozi; smaltiscono rifiuti tossici fatturando oltre trenta miliardi di euro; stringono rapporti con le industrie internazionali segnando il destino di intere generazioni future. Proprio come hanno fatto con la Terra dei Fuochi in Campania: è a loro infatti che si devono attribuire le morti di tumore che ogni giorno nelle zone rosse si susseguono, ed è causa loro se oggi, si combatte il disastro ambientale nelle provincie campane.

Tante sono state le vittime in questi lunghi anni di "impero", tanti i soprusi e le infiltrazioni nel tessuto politico nazionale; altrettanti numerosi i pentiti che hanno raccontato e rivelato le abilità di questo gruppo di inserirsi ovunque. Il primo a pagare con la vita un tentativo di ribellione è stato don Giuseppe Diana nel 1994, colpevole di non aver obbedito agli ordini della camorra. Ma purtroppo non l'unico; dal 1985 al 2014, ben 646 sono stati i morti. Una strage la cui fine potrebbe non giungere mai. Un susseguirsi di omicidi che porta le tanto sperate sentenze del 2010 in cui vengono condannati all'ergastolo Schiavone, Bidognetti, Zagaria e Caterino. Ma il "lavoro" criminale, nonostante gli arresti non termina, passa infatti semplicemente in mano ad altri, ai successori, ai figli. Vengono pian piano arrestati tutti ma i seguaci sembrano venir fuori come funghi. Nonostante gli attacchi da parte dello Stato, riescono prontamente a rigenerarsi e tornare in vita; proprio come quando i tradimenti giungono dai loro stessi affiliati. Carmine Schiavone,in primis, fratello del boss, è stato il primo a tradire le famiglie d'onore rivelando i piani omicidi nei confronti dello scrittore Roberto Saviano autore di Gomorra e le numerose attività illecite sottaciute da tutti, politici compresi, nei confronti delle nostre terre. Ma ciò, non è bastato a smantellare un'organizzazione così forte.

La bravura, se così si può chiamare, di questi personaggi è stata quella di riuscire ad accaparrarsi il benestare del popolino in cambio di protezione e aiuti ed è così che oggi, sebbene le cronache avessero rivelato tutti i malfatti, ottengono consensi ovunque, sui social, per le strade; vengono spesso sostituiti allo Stato e identificati come salvatori della patria. Addirittura, riescono a nascondersi per anni nelle proprie abitazioni con la complicità dei vicini e l'omertà di tutti. Nel frattempo però si contano i morti, e chissà per quanti anni ancora se ne conteranno. Il colpo che ha inflitto lo stato con il quale i due fratelli Schiavone rimasti liberi sono stati arrestati, potrebbe aver segnato la fine di un'era criminale ma, ahimè, non si esclude che a breve ne possa avere inizio un'altra.
 




PROCESSO RUBY: BERLUSCONI E' STATO ASSOLTO

Angelo Barraco

PROCESSO RUBY: Oggi si è svolto un processo tanto atteso. E finalmente la decisione dei Giudici della Cassazione è arrivata. I Giudici, in merito al processo Ruby, che vede imputato Silvio Berlusconi si sono espressi e hanno assolto con formula piena l’ex Cavaliere.  Confermata quindi l’assoluzione emanata dalla Corte d’Appello il 18 luglio scorso. Ripercorriamo tutta la vicenda a tappe. Ricordiamo che la Cassazione aveva chiesto di annullare l’assoluzione per Berlusconi.

L’INIZIO: L’inchiesta che ha visto l’ex Cavaliere protagonista di questa vicenda è iniziata tra la notte del 27 e del 28 maggio 2010, dopo che Karima El Marough era stata fermata per un furto. Silvio Berlusconi non si trovava a Milano ma a Parigi e si prodigò nel telefonare al suo capo di gabinetto, Pietro Ostini. A quest’ultimo ha riferito che la ragazza era la nipote di Mubarak e che sarebbe stata prelevata dalla questura da Nicole Minetti, in quel periodo consigliere regionale della Lombardia e che l’avrebbe presa in affido. Tale atto avvenne nonostante il pm Annamaria Fiorillo aveva disposto per Ruby il collocamento in una comunità.

L’INCHIESTA: L’avvio dell’inchiesta avvenne dopo che, pochi giorni dopo dell’affido, Ruby venne ricoverata in ospedale a seguito di una lite con Michele Conceicao. Dopo tale avvenimento la ragazza è stata trasferita in una struttura protetta. Dopo tale avvenimento scattarono le indagini su presunti festini a luci rossi che si tenevano ad Arcore e ai quali avrebbe partecipato la ragazza, ancora minorenne. La ragazza avrebbe fatto sesso in cambio di denaro con l’ex Cavaliere che, quanto seppe che la giovane venne fermata, fece una telefonata per ottenere il rilascio della giovane. Il 14 gennaio 2011 i pm, a seguito di perquisizioni effettuate nelle abitazioni dell’ex Cavaliere, lo invitano a comparire il 9 febbraio, ma lui non si presenta e per tale motivo e sulla base di prove evidenti hanno deciso di procedere con il processo mediante rito abbreviato. Il 15 febbraio viene rinviato a giudizio per entrambi i reati.

DIFESA: Il 6 aprile 2011 l’avvocato di Ruby annuncia che la ragazza rinuncia nel costituirsi parte civile nel processo. Motivazione? Ritiene di non aver subito danni da parte dell’ex Cavaliere. Diverse ragazze hanno testimoniato dinnanzi ai giudici, c’erano le pentite di quanto fatto e c’erano anche le parlamentari del PDL. Ruby invece, che era stata citata come teste dalla difesta, cosa fa? Per ben due volte non si presenta.

ARRINGA DIFENSIVA PER BERLUSCONI: Il 24 giugno 2013 il Tribunale lo condanna a 7 anni di reclusione, la richiesta avanzata il 3 maggio invece era di 6 anni. I Giudici della Corte d’Appello scrivono: “Quello imperniato sulle serate ad Arcore e sui rapporti tra giovani donne e Silvio Berlusconi era un sistema prostitutivo, contrassegnato dalla corrispettività della dazione di denaro o altra utilità rispetto alla prestazione sessuale, esisteva un accordo collaudato da anni tra Mora e Fede per il quale Mora proponeva a Fede ragazze da portare alle serate di Arcore, perché potessero allietare le serate del presidenti.inequivocabilmente  Karima El Mahroug aveva trovato il modo di realizzare il suo sogno di vivere nel lusso, svolgendo l’attività di prostituta o di escort.
Il corrispettivo più ingente, derivava dall’intrattenimento notturno, quando la/le prescelte potevano trascorrere la notte con il presidente, al punto da scatenare in questa prospettiva una vera e propria competizione per assicurarsi il privilegio e la ricompensa maggiorata. Il linguaggio, talora sboccato e disinibito, sintomatico di uno stile di vita spregiudicato e disinvolto non lascia spazio a dubbi di sorta: la partecipazione alle serate, con tutto ciò che comportava al fine di divertire e sollecitare l’eccitazione sessuale del padrone di casa, erano il “servizio” reso per conseguire denaro e altre utilità, e che solo a queste condizioni e a questo scopo veniva reso”
 




Renzi e la minoranza PD. Quella corda troppo tirata

di Silvio Rossi

 

Sul rapporto con la minoranza del partito, Matteo Renzi sta giocandosi una buona fetta della sua permanenza a Palazzo Chigi. Perché più che gli attacchi che possono giungergli dalla coppia Salvini-Meloni, o dal direttorio grillino, sono proprio i rapporti con quanti al Nazareno non si trovano in linea con il Segretario.
Da quando l’ex sindaco di Firenze ha assunto l’incarico di Presidente del Consiglio, la minoranza del partito, che dispone di un numero esiguo di consiglieri nell’assemblea del PD, ma un numero di parlamentari non indifferente, residuo di una composizione delle liste conseguente alla vittoria delle primarie del 2012 da parte di Pierluigi Bersani, a ogni occasione, alza la voce, minaccia scissioni, voti contrari, ribellioni. Ma alla resa dei conti non riesce a modificare sostanzialmente l’indicazione che giunge dal “cerchio magico” vicino a Renzi.
La scarsa efficacia dell’opposizione interna è determinata principalmente da una posizione non uniforme da parte dei singoli parlamentari. Se nella maggioranza del partito, in particolare tra i fedelissimi del segretario, c’è una visione comune molto forte, per cui quando si sentono le dichiarazioni delle ministre Boschi o Madia, dei vice segretari Guerini e Serracchiani, del Sottosegretario Del Rio, sembra di leggere in fotocopia le dichiarazioni del “capo”, le posizioni di Bersani, Bindi, Cuperlo, Fassina, Civati, seppure fortemente critiche, hanno tra loro una serie di distinguo che non permettono loro di fare fronte comune.
Sembra di rivedere nel partito la frammentazione che ha interessato la sinistra negli anni passati. Un male intrinseco che non ha premesso all’Ulivo prima e al Partito Democratico poi di realizzare una politica efficace.
In queste condizioni, il segretario si permette quindi il lusso di non cedere sulle richieste dei suoi colleghi di partito. Sa che i suoi contestatori non se la sentono di mettere a rischio le riforme, per non essere accusati di gattopardismo, e che un’opposizione interna troppo forte ottiene l’unico risultato di far diminuire la credibilità dei contestatori tra i propri iscritti (salvo farla aumentare nei sostenitori di Sel o del M5S).
Non può permettersi il lusso però, Renzi, di tirare troppo la corda. La situazione è tesa, da parte della minoranza sembra che, oltre a reclamare un po’ di visibilità, ci siano poche azioni reali, ma se da parte sua non viene concessa qualche richiesta, un’eventuale rottura potrebbe avere conseguenze drammatiche per il partito, e sarebbe difficile attribuirne ad altri la responsabilità.




MATRIMONI GAY: NON SONO VALIDI MA SOLO IL TAR PUÒ ANNULLARLI

di Maurizio Costa

Roma – Il Tar del Lazio ha annullato le decisioni dei prefetti di cancellazione delle trascrizioni dei matrimoni gay celebrati all'estero. Le nozze omosessuali non sono comunque accettate dalla legge italiana, ma non saranno i prefetti delle città a decidere l'annullamento delle trascrizioni negli albi comunali.

Solo il tribunale civile potrà decidere sulle nozze gay. La sentenza arriva dopo il ricorso di una coppia gay di Roma, che, dopo aver usufruito delle trascrizioni decise dal sindaco Ignazio Marino, ha visto cancellare le firme al comune proprio per mano del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Il tribunale non accetterà comunque le nozze gay celebrate all'estero.

Aveva fatto scalpore la decisione di alcune città italiane, tra le quali Roma, Empoli, Milano e Bologna, di trascrivere in comune i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Le firme nell'albo non avevano comunque nessun valore legale, ma avrebbero significato un avvicinamento italiano alle altre nazioni che hanno già introdotto una norma. In quel caso, il 31 ottobre 2014, il prefetto di Roma Pecoraro aveva annullato le trascrizioni.

Il sindaco di Roma Ignazio Marino, ha dichiarato che "avevo sempre affermato, pur non essendo un esperto di giurisprudenza, che sulla base delle normative nazionali e comunitarie fosse un dovere del sindaco trascrivere un documento di un'unione avvenuta all'estero di due cittadini della mia città. Per me non è assolutamente una sorpresa, non credo ci sia stato mai un momento in cui ho mostrato un minimo dubbio sulla mia certezza".
 




MALTEMPO: DI NUOVO PIOGGIA NEL FINE SETTIMANA

Redazione

Questo assaggio di primavera durerà poco. L'anticiclone primaverile si avvicina all'Italia portando bel tempo diffuso al Nord e al Centro, mentre al Sud continua ad agire una circolazione instabile con piogge. Oggi le piogge interesseranno la Calabria, la Sicilia, la Sardegna centro-meridionale, gli Appennini e localmente il Gargano con neve sopra i 1200 metri circa. Piovaschi isolati anche sulle regioni adriatiche centrali, altrove il sole dominerà. Da domani le temperature saliranno ulteriormente su gran parte delle regioni facendo sbocciare la Primavera anche se qualche pioggia interesserà ancora la Calabria e la Sicilia. Da giovedì il nuovo ingresso di aria più fresca da Nordest riporterà le piogge e la neve a bassa quota sulle regioni centrali orientali e poi anche al Sud. Temperature in leggera diminuzione a partire da venerdì, ma mai fredde di giorno, piuttosto di notte quando torneranno deboli gelate al Nord. A forte dei marmi il vento ha distrutto tutto: La pineta, come agli altri pini e alberi stroncati, dimezzati e spezzati. Hanno subito gravi danni anche la villa di Daniela Santanché e quella della famiglia Moratti.

Abruzzo senza elettricità.
E in tutto in tutto l'Abruzzo sono 55mila le utenze senza corrente elettrica a causa dei guasti dovuti al maltempo. Di queste utenze, 40mila verranno rialimentate entro la serata; per le altre, la cui rialimentazione non è garantita entro stasera, il presidente della Regione Luciano D'Alfonso ha concordato con il capo della Protezione civile, il prefetto Franco Gabrielli, l'utilizzo di gruppi elettrogeni nel campo base nell'Interporto di Avezzano.

Recuperate le persone nella frazione isolata nelle Marche. Nel frattempo, nella frazione Foce di Montemonaco, nelle Marche, che era stata isolate da una valanga, gli uomini della Guardia Forestale hanno recuperato nove delle dieci persone rimaste bloccate senza corrente elettrica né riscaldamento da quasi due giorni. L'altra persona che risultava isolata, un 40enne del posto, ha deciso di rimanere nella sua abitazione e pertanto è stato rifornito con il carburante necessario a superare il periodo critico. Le vittime del maltempo Il colpo di coda dell’inverno ha messo in ginocchio tutto il centro sud, causando vittime e danni. Tre persone sono morte due giorni fa e poi il maltempo ha causato altre due vittime in Abruzzo e Toscana: a causa del forte vento un uomo di 70 anni è caduto dal tetto della sua abitazione mentre cercava di aggiustarlo; un altro uomo di 48 anni è morto per esalazioni di monossido di carbonio uscite probabilmente da un generatore.

Procura indaga per l'incendio del gasdotto in Abruzzo.
In provincia di Teramo, lo smottamento del terreno dovuto alle abbondanti piogge avrebbe provocato il cedimento di un traliccio dell'alta tensione che si è abbattuto su una condotta del metano a Mutignano, frazione collinare di Pineto. L'incidente ha causato un incendio, che poi è stato domato. Otto i feriti, tra cui un bambino: quattro sono ricoverati in ospedale. La Procura di Teramo intanto ha aperto un'inchiesta per crollo e il pm indaga per incendio colposo. La conta dei danni Intanto il bilancio provvisorio dei danni economici tra Toscana, Marche, Abruzzo, Molise, Campania e Puglia ammonta a milioni e milioni di euro. La Coldiretti ha predisposto una task force per supportare le imprese agricole colpite dal maltempo che ha anche paralizzato le attività economiche con black out elettrici e strade bloccate dalla neve hanno impedito le consegne di ortofrutta e latte. La situazione è molto pesante in Abruzzo dove – precisa la Coldiretti – ai problemi causati dalle intense precipitazioni e dalle nevicate a quote medio-basse si sono aggiunti i danni causati dalla mancanza di energia elettrica. Solo in questa regione i danni ammonterebbero a 80 milioni di euro.




BERLUSCONI CONTRO LE RIFORME. RENZI: "IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE"

Si apre una nuova fase per Forza Italia che tanto per cominciare, martedì voterà contro le riforme di Renzi il quale ha disatteso, secondo Berlusconi, quel "cammino di unità" sugellato dal patto del Nazareno. "Forza Italia voterà contro le riforme". Lo ha detto Silvio Berlusconi, nel corso di un intervento all'iniziativa del centrodestra pugliese. Berlusconi fa appello "alle forze del centrodestra perchè si uniscano, in modo da costruire un'alternativa al Pd. Martedì diremo no all'arroganza e alla prepotenza di un Pd che non è stato capace di cambiare il Paese. Oggi, con tutto il centrodestra di nuovo insieme, si apre una nuova fase". "Oggi rappresenta un momento importante per una ripartenza. Il primo passo di un cammino, un'occasione per il rinnovamento di Fi che si candida per tornare a vincere e a guidare il Paese. Un Paese che sta peggio dal punto di vista economico, democratico, di equilibrio delle istituzioni. La disoccupazione è ai massimi e quella giovanile supera il 40% spesa e debito pubblico sono aumentati. Sono convinto – ha ribadito – che occorra lavorare tutti insieme per invertire la rotta. Siamo chiamati ad avere la maturità di essere eredi di noi stessi. Spero che tutti noi sappiamo rinunciare a qualcosa in nome dell'unità del centrodestra".Berlusconi ha così chiarito nettamente la sua posizione e la sua volontà di contrastare il Pd con un centrodestra unito e compatto.

Il tradimento del Patto del Nazareno. "Oggi a Palazzo Chigi c'è un segretario di partito che non è stato eletto, un segretario di partito che ha promesso tanto e fatto poco. Un segretario di partito con cui avevamo pensato di condividere grandi scelte istituzionali del Paese, avevamo sperato di poter chiudere quella guerra civile che ha avvelenato tutti, ma purtroppo non è stato così". Lo ha detto Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente a Bari, durante l'avvio della campagna elettorale del candidato del centrodestra, Francesco Schittulli. "Abbiamo imparato a nostre spese – ha aggiunto Berlusconi – che per la sinistra il partito viene prima del Paese, che non c'è dialogo. Noi – ha continuato – in questo avevamo creduto fino in fondo. Oggi a testa alta possiamo dire che non siamo stati noi a tradire quel cammino".

Fitto e il cambio di rotta. "Il nostro partito ha intrapreso un percorso sbagliato. Qualche mese fa si è ipotizzato di fare un partito con Renzi, si sarebbe creata una situazione imbarazzante. Noi siamo stati eletti nel centrodestra, siamo una forza alternativa alla sinistra". Afferma Raffaele Fitto a Palermo in una delle tappe del suo tour italiano Ricostruttori con il quale entra in polemica con la classe dirigente di FI e i fedelissimi di Berlusconi chiedendo maggiore democrazia interna al partito, l'adozione delle elezioni primarie per le cariche di vertice, il superamento del Porcellum con una legge elettorale "che porti in parlamento deputati eletti e non nominati". Fitto ha poi affrontato il tema del presidenzialismo e dell introduzione di un tetto fiscale. "Quello che abbiamo rappresentato per anni come FI – ha proseguito Fitto – non siamo piu' in grado di rappresentarlo. Vogliamo spiegare che anche nel centrodestra puo' esserci una sana competizione che però non può monopolizzare il consenso". Non posso criticare Salvini – ha aggiunto – la Lega fa il suo lavoro, ma perché nel nostro partito non c'è la consapevolezza di mettere in campo una forza politica che sia in grado di competere". Infine il parlamentare pugliese ha criticato il leader degli azzurri "Berlusconi si chiude in un bunker con i suoi collaboratori – ha detto – noi suggeriamo un altra strada, nuove regole di democrazia. Ma per fare questo non vogliamo scontrarci con qualcuno"

 

Il no annunciato da Silvio Berluisconi alle riforme, che martedi' saranno votate dall'Aula della Camera, viene accolto con ostentata indifferenza da Matteo Renzi, come a dire che ormai del secondo contraente del Patto del Nazareno non c'e' piu' nemmeno tanto bisogno. " Martedi' andiamo alla camera con il voto finale della seconda lettura – spiega il premier -. Puntiamo al referendum finale perche' per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario: la sovranita' appartiene al popolo e sara' il popolo a decidere se la nostra riforma va bene o no. Il popolo, nessun altro, dira' se i parlamentari hanno fatto un buon lavoro o no". In mattinata il leader di Forza Italia aveva dichiarato totale indisponibilita' verso il Pd ed il suo leader, nel pomeriggio questi risponde con la piu' renziana delle alzate di spalle. Il meglio deve ancora venire, scrive il presidente del Consilgio nella sua newsletter, e noi non abbiamo alcuna voglia di mollare. Primo pensiero di Renzi nella sua circolare telematica, quello alla ripresa economica. "In un anno sono aumentati i posti di lavoro, piu' 134mila. Con le misure della legge di stabilita', zero tasse per chi assume a tempo indeterminato e con la riforma del lavoro (Jobs Act) sara' ancora piu' facile assumere", rivendica, "Il Jobs Act aumenta le tutele per chi perde l'occupazione, ma soprattutto facilita le assunzioni, con buona pace di chi ha trascinato per mesi una polemica ideologica".

Inoltre: "Lo spread non fa piu' paura: il decennale con i Bund era oltre 200 nel febbraio 2014, adesso sta sotto i 90 e ancora non e' partito il Quantitive Easing.
Quando partira' lo spread scendera' ancora". Ancora: "Il dollaro ha recuperato terreno sull'Euro e ci avviciniamo alla parita'. L'Italia ha tutto da guadagnarne". In aggiunta: "L'Unione Europea sta attenta ai vincoli di bilancio ma finalmente si torna a parlare di crescita e investimenti (piano Juncker) e la nostra battaglia sulla flessibilita' ha visto dei risultati concreti (la comunicazione sulla flessibilita' della Commissione Europea)". E se non bastasse: "Mutui e compravendita di auto crescono a doppia cifra. Mercato immobiliare, consumi, indice di fiducia delle famiglie e delle imprese tornano al segno piu' dopo anni. Nel primo trimestre e' probabile che il Pil torni positivo dopo decine di rilevazioni negative".

Grazie al governo, grazie ad un Pd forte, suggerisce a questo punto Renzi: "Tutto questo deriva dalla solidita' delle nostre riforme (l'elenco non comprende solo il mercato del lavoro ma spazia dai tanto criticati 80 euro fino alle misure innovative sulla legge di stabilita' che ha abbassato le tasse per chi crea posti di lavoro e ridotto l'Irap) e dalla recuperata credibilita' internazionale del Paese, che e' un fattore molto importante per la fiducia dei mercati e quindi per l'economia reale. Ma naturalmente non basta". Insomma, "Il quadro economico non e' mai stato cosi' invitante: si aggiunga – e su questo noi non c'entriamo niente, ma siamo felici per gli effetti – che il costo del petrolio e' molto basso e questo e' un dato molto significativo specie per un paese con la nostra bolletta energetica". Quindi "fuori torna a splendere il sole. Ma uscire di casa e mettersi in cammino dipende solo da noi. Per questo noi continuiamo con decisione sulle principali sfide che abbiamo davanti". Detto questo, Renzi presenta il lavoro della prossima settimana, con una considerazione di carattere metodologico. Il contributo delle opposizioni e' benvenuto, a patto che non intralci. I punti sono enumerati quasi con pedanteria. Eccoli a partire dal primo. "Riforme costituzionali. Superare il bicameralismo paritario, ridurre i poteri delle regioni e semplificare il rapporto tra centro e autonomie, eliminare gli enti inutili. Ci siamo. Martedi' andiamo alla camera con il voto finale della seconda lettura.
Puntiamo al referendum finale (perche' per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario: la sovranita' appartiene al popolo e sara' il popolo a decidere se la nostra riforma va bene o no. Il popolo, nessun altro, dira' se i parlamentari hanno fatto un buon lavoro o no)".




SLEGATI

di Silvio Rossi

 

Un aforisma di Talleyrand, reso famoso in Italia da Giulio Andreotti, che l’ha utilizzato come un mantra, recita “il potere logora chi non ce l’ha”. Infatti, colui che è stato uno dei più longevi politici della Repubblica, ha fatto logorare decine di colleghi di partito o di suoi avversari.
Matteo Renzi, che della vecchia scuola democristiana è stato un allievo molto attento, ha assimilato la lezione, pronto a utilizzarla nel momento in cui le condizioni politiche lo pongono in una situazione di vantaggio.
Dopo la “salita al trono” dell’allora sindaco di Firenze, in molti scommettevano nella spaccatura del PD, convinti che la minoranza bersaniana non avrebbe accettato il cambio di strategia politica del partito. In effetti, tensioni e malumori, dal momento della successione a Letta, fino alle recenti approvazioni delle riforme, ce ne sono stati. Spesso i più strenui sostenitori dell’ala più a sinistra, da Fassina a Civati, da Cuperlo a Mineo, hanno minacciato uscite, spaccature, rese dei conti.
Se però analizziamo la situazione politica di questi ultimi tredici mesi, ci accorgiamo che uno dei partiti che ha subito meno defezioni è stato proprio il Nazareno. Se nel PD molti annunciano uscite, ma nessuno imbocca definitivamente la porta, nelle altre formazioni, anche senza annunci, le scissioni sono all’ordine del giorno.
SEL ha visto una decina di parlamentari, con in testa Gennaro Migliore, confluire nel partito di Renzi. Stessa cosa avvenuta per Scelta Civica. Per quanto riguarda i Cinquestelle, le defezioni c’erano prima di Renzi, ci sono oggi, e probabilmente continueranno a esserci, finché non resteranno soltanto Grillo e Casaleggio.
Delle tensioni dentro Forza Italia, ne abbiamo parlato molto. Tra Verdini e Fitto c’è più distanza di quella che separa l’estrema sinistra con l’estrema destra del fronte parlamentare. Ultima in ordine di tempo, anche la Lega sta affrontando il problema “divisioni”.
Tra Salvini e il sindaco di Verona Tosi non corre buon sangue. Quest’ultimo non ha digerito la deriva populista che il segretario ha impresso alla formazione, con l’alleanza di Casapound. Un partito come la lega, per sua natura, riesce a rimanere unito se mantiene un’attenzione forte nei temi più consoni (tutela del nord, controllo dell’immigrazione, federalismo), ma rischia molto se si avventura in politiche troppo schierate a destra o a sinistra. Con le ultime decisioni il rischio è di presentare due liste contrapposte, facendo il gioco del centrosinistra.
Se una nave cambia repentinamente la sua direzione, i passeggeri che si trovano sul lato esterno rischiano di essere sbalzati fuori. Rischio che è più attenuato se la nave è grande, perché la stazza attenua parzialmente lo scarto. Se la nave è più piccola invece, chi si trova dal lato opposto alla virata, rischia più facilmente di finire in acqua.
Per questo motivo il Partito Democratico si è potuto permettere modifiche della propria politica che hanno lasciato conseguenze non drammatiche, mentre la stessa azione a via Bellerio può avere conseguenze letali.




NICOLA CALIPARI: LO 007 ITALIANO CHE SALVO’ LA VITA ALLA GIORNALISTA GIULIANA SGRENA

 

Il Comparto Intelligence italiano ricorda il sacrificio di un uomo fedele alla propria coscienza, la sfida quotidiana di tenere alto l’onore dello Stato. E i valori di umanità tenuti controvento, anche sotto un tracciato rosso di proiettili che spezzano una vita, proprio nel giorno del compleanno del figlio Filippo e della madre Rachele.

 

di Cinzia Marchegiani

Baghdad (Iraq) – Nicola Calipari, eroe gentile, il dirigente del Sismi che perse la vita a Baghdad nel 2005 nelle fasi successive all’operazione intelligence dove riuscì a liberare la giornalista del ‘Manifesto’, Giuliana Sgrena, viene ricordato dallo stesso Comparto d’intelligence che racconta gli attimi esatti di un momento che rimarrà inciso nella storia italiana, ma non solo: ”È la sera del 4 marzo 2005, a Baghdad: su una Toyota Corolla di color grigio, con targa irachena, viaggiano Nicola Calipari, un altro agente dell’Intelligence e Giuliana Sgrena, giornalista del ‘manifesto’, rapita un mese prima in Iraq. L’auto si dirige verso l’aeroporto. La delicata partita con i sequestratori è andata a dama: la giornalista è stata liberata, ora si tratta solo di portarla al sicuro e predisporre il volo di rientro in Italia per restituire la donna all’abbraccio dei suoi cari e della Nazione. All’improvviso, la tragedia. Una pattuglia della guardia nazionale statunitense è in servizio di vigilanza sulla ‘Route Irish’, la strada che collega il centro di Baghdad con l’aeroporto. Il Block Point 541 è stato approntato in previsione del passaggio di un convoglio con a bordo l’ambasciatore americano. Arriva la macchina con a bordo Calipari e finisce sotto il fuoco dei soldati americani: lo 007 italiano, direttore del Reparto Ricerche del Sismi, muore. Giuliana Sgrena rimane ferita. Il militare statunitense Mario Lozano, sarà poi accusato di aver esploso i colpi mortali.”

Sono passati dieci anni dal giorno in cui Nicola Calipari, medaglia d’oro al valor militare alla memoria, sacrificava la propria vita. Raccontare la sua storia per gli uomini dell’intelligence non è solo il ricordo di un anniversario che apre o chiude cicatrici, ma un momento di Cultura Intelligence e lo mettono nero su bianco:”Significa per le donne e gli uomini del Comparto andare alle radici e rinnovare scelte profonde di vita. Vuol dire operatività ma anche pensieri lunghi. Fermarsi per un momento a sottolineare, nel vento di Forte Braschi, che anche l’Intelligence ha i suoi eroi. Non sono gli 007 dei film ma i ‘Bond veri’, quelli della porta accanto, gli uomini e le donne con cui non puoi farti i selfie ma sai che ci sono e lavorano per la sicurezza di tutti. Per ognuno di noi c’è un ultimo miglio, una strada da imboccare che ci porta a prendere delle scelte. A confermarle o negarle. Sull’ultima curva di una strada irachena, un uomo Intelligence ha compiuto fino in fondo il suo dovere.”

L’ambasciatore Giampiero Massolo, Direttore generale del DIS vuole lasciare un ferreo ricordo, la propria emozione nel rievocare Nicola Calipari: “I nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre stesse opinioni sono rivolte oggi al ricordo e all’onore della memoria. Commemoriamo un operatore dell’Intelligence, un servitore dello Stato, soprattutto un uomo a tutto tondo, che non ha esitato a mettere a disposizione dei suoi valori e ideali la sua stessa vita. Possa essere d’esempio a tutti noi”.

Quello di Calipari è stato il primo volto di un agente segreto svelato nei telegiornali della sera. Il primo nome ufficialmente accostato all’immaginario connesso ai Servizi segreti. Seppure per motivi dolorosi, l’Intelligence in quei giorni di marzo del 2005 usciva dagli stereotipi fatti di occhiali scuri e barbe finte per mostrare la storia e l’esempio di un servitore dello Stato. E con quel sorriso sobrio e pensoso, Nicola Calipari si mostrava alla gente comune, agli operai, alle casalinghe, ai pensionati, agli studenti, persino ai tanti che erano lontani dal mondo che Calipari rappresentava.
Lo stesso Comparto d’intelligence vuole mostrare la propria immagine troppo spesso legata ai Servizi che depistavano e insabbiavano tutto e che invece oggi rivendica, fatta salva la necessaria riservatezza, necessaria per l’operatività, l’essenza di una nuova idea di sicurezza nazionale. Non a caso la Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza parla di una Intelligence che è «network coordinato e dinamico di sicurezza partecipata, alimentato da continue interazioni tra pubblico e privato», rimarca che quella della fiducia è una sfida sempre aperta. Di questa svolta dell’apertura, gli 007 italiani ricordano Nicola Calipari come un precursore: ”La sua era la visione di un’Intelligence moderna che dialogava con i cittadini e sapeva guardare avanti. E oltre.”

Produzione della sicurezza/trasparenza dell’istituzione/costruzione della fiducia/avvicinamento al corpo sociale/‘circolazione delle informazioni erano elementi contenuti nel discorso e, soprattutto nell’agire di Calipari. Elementi che oggi trovano ampio spazio nei discorsi, pubblici e privati, di chi opera nell’ambito del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica. Nicola Calipari è rimasto fedele alle regole d’ingaggio, a quei valori che sono propri di tutto il Comparto ricorda il Comparto Intelligence e la celebrazione del decennale della morte è perciò un evento unificante per gli uomini e le donne dell’Intelligence ma è anche un momento valoriale e di identità condivisa con tutti i cittadini, nello sforzo costante di costruire insieme una Cultura della sicurezza partecipata.
Affermava Calipari: "Io ho fiducia che ce la faremo ad avere un Servizio segreto di cui il Paese possa avere fiducia e rispetto. Se continuiamo a lavorare così, presto – e sono pronto a scommettere – l’Italia potrà guardare alla sua Intelligence non dico con orgoglio ma almeno con affidamento". Dieci anni dopo quella terribile notte di Baghdad, almeno queste parole si sono realizzate.
Il sacrificio di un uomo fedele alla propria coscienza, la sfida quotidiana di tenere alto l’onore dello Stato. E i valori di umanità tenuti controvento, anche sotto un tracciato rosso di proiettili che spezzano una vita, proprio nel giorno del compleanno del figlio Filippo e della madre Rachele.

La cerimonia di commemorazione per il decimo anniversario della scomparsa di Nicola Calipari si è tenuta lo scorso 4 marzo 2015 a Forte Braschi, sede dell’AISE. Il dirigente del Sismi che perse la vita a Baghdad nelle fasi successive all’operazione intelligence che portò alla liberazione della giornalista del ‘Manifesto’, Giuliana SgrenaUna corona di fiori bianchi. Le note del ‘Silenzio’ che accompagnano sentimenti e ricordi di uomini e donne che hanno lottato insieme a un “un eroe gentile, che ha fatto strada all’Intelligence”..
Dopo il picchetto d’onore, l’intensità del ricordo del presidente del Senato, Pietro Grasso, che si è fermato a lungo e con commozione a pensare sul monumento che porta il nome di Calipari, insieme ai Caduti del Comparto intelligence. Accanto a lui, Rosa Villecco Calipari, moglie del dirigente del Sismi, e i figli, Filippo e Silvia, e il fratello Maurizio Calipari. Insieme all’Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Marco Minniti, al Direttore generale del DIS, ambasciatore Giampiero Massolo, al Direttore dell’AISE, generale Alberto Manenti, al Direttore dell’AISI, generale Arturo Esposito e a diversi agenti della squadra di Calipari.
Alla cerimonia, tra le altre autorità presenti, hanno preso parte anche il capo della Polizia, Alessandro Pansa, il capo dello Stato Maggiore della Difesa, Claudio Graziano, il direttore della Scuola di formazione del Sistema di informazione per la Sicurezza della Repubblica, Bruno Valensise e il Copasir al completo, guidato dal presidente, Giacomo Stucchi, e dal vice presidente, Giuseppe Esposito.
Celebriamo un eroe gentile. Un uomo del Sud che ha lavorato con coraggio e in silenzio”, ha detto Minniti in un intervento molto sentito alla cerimonia, nel quale il sottosegretario con delega all’intelligence ha anche sottolineato come dopo la morte di Calipari nulla sia rimasto come prima. È stato infatti compreso il valore dell’intelligence, che continua il dialogo con i cittadini.
Il Comparto intelligence ha deciso di dedicare il 2015 a Nicola Calipari con una serie di eventi, a cominciare dall’apertura dell’anno accademico della Scuola di formazione del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica.

Nicola Calipari è l’eroe silenzioso ucciso da un fuoco amico, in un’area superprotetta che direzionava proiettili contro un’auto civile…. ancora le ipotesi e misteri non riescono a tracciare e scandire responsabilità di un incidente di quei precisi attimi…o volutamente!?