RIORDINO DELLE FORZE DELL'ORDINE: LA LEGA CAMBIA ROTTA SULLA RIORGANIZZAZIONE

di Matteo La Stella

Roma- La presentazione del disegno di legge siglato dai ministri Madia e Padoan per il riordino delle forze dell'ordine, in approvazione alla Commissione Affari Istituzionali del Senato, ha innescato nella giornata di martedì sit-in e malumori, conditi da una spruzzata di politica controcorrente. Infatti, dopo le manifestazione contro la soppressione della Guardia Forestale, che stando al disegno di legge verrebbe soppressa e accorpata alla Polizia di Stato, è arrivato il pollice verso da parte dell'ex Premier Silvio Berlusconi e della senatrice SEL, Loredana De Pretis, convinti sostenitori delle battaglie ambientali della Forestale, che non deve diventare la vittima sacrificale del riordino. In chiusura di giornata, è piombato sulla vicenda anche il leader del Carroccio Matteo Salvini. Intervenuto a Radio Radicale per la rubrica “Cittadini in divisa”, il leghista ha condannato la manovra del governo Renzi che, a suo dire-”Parla tanto per partorire acqua fresca”-, sottolineando come il nocciolo del riordino avrebbe dovuto puntare all'accorpamento delle forze di Polizia e Carabinieri, più che alla soppressione del Corpo Forestale Dello Stato, che vanta un organico di soli 8.000 uomini, rispetto ai circa 350.000 delle altre forze di Polizia. Una sterzata dunque nel pensiero padano, dato che la Lega Nord, nella sedicesima legislatura aveva già fatto muro alle proposte dei Radicali per l'accorpamento di Polizia di Stato e Carabinieri, a cui oggi il segretario della Lega darebbe voto favorevole. Ciò che regge questo riordino targato PD, è, secondo Salvini, retto da mega-dirigenti delle varie forze dell'ordine che hanno a cuore la loro "mega-poltrona". Dunque, il leader lombardo si conferma ancora una volta al passo coi tempi e con le esigenze di un paese da riordinare veramente.




INCHIESTA METANIZZAZIONE ISCHIA: GIUDICI VALUTANO TESTIMONIANZA DI MASSIMO D'ALEMA

Mazzette dalla storica coop rossa CPL Concordia – 1.800 dipendenti in tutto il mondo, 461 milioni di fatturato – al sindaco Pd di Ischia per ottenere l’appalto delle opere di metanizzazione dell’isola.

di Giuseppa Guglielmino

Massimo D’Alema potrebbe essere interrogato come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta relativa l’appalto per la metanizzazione a Ischia. La testimonianza di Massimo D’Alema, da quanto si apprende, dovrebbe chiarire uno dei punti cruciali dell’indagini, ovvero i rapporti che la cooperativa CPL Concordia ha intrecciato con la politica e con gli apparati della pubblica amministrazione.


D’Alema,scandaloso io finito negli atti

“Una vicenda scandalosa. È incredibile diffondere intercettazioni che nulla hanno a che vedere con l’indagine della Procura di Napoli. Lancio un allarme. Chi non ha ruoli istituzionali e non è indiziato di reato non può essere perseguitato in questo modo al solo scopo di ferirne l’onorabilità. Difenderò la mia reputazione in ogni sede. Ho già dato mandato agli avvocati”. Lo afferma a Repubblica Massimo D’Alema. “Non c’entra nulla – sottolinea l’ex premier – la mia vicenda con quella di Lupi. Non sono ministro, non do appalti, sono un pensionato”. “E’ incredibile – aggiunge – diffondere intercettazioni che nulla hanno a che vedere con l’indagine in corso”. “Cosa c’entra chi conosco e chi non conosco – lamenta D’Alema -. Certamente ho rapporti con Cpl Concordia, per cui tenni anche una conferenza in occasione della sua assemblea annuale, ma è un rapporto del tutto trasparente come con altre cooperative e aziende private. Una cosa è conoscere i dirigenti di un’impresa nazionale. E ne conosco tantissimi. Altra cosa è un’indagine che riguarda una vicenda precisa con ipotesi di tangenti”, “che rapporto c’è – si domanda – tra i reati di cui si parla e i miei rapporti con le persone?”. “Dalla Cpl – chiarisce quindi l’ex premier – non ho avuto alcun regalo ed è ridicolo definire l’acquisto in tre anni di duemila bottiglie del vino prodotto dalla mia famiglia come un mega ordine, peraltro fatturato e pagato con bonifici a quattro mesi. Il vino non c’entra con l’inchiesta ed è noto a tutti che la mia famiglia produce un ottimo vino. Abbiamo più domanda che offerta. Il favore è riceverlo, non è venderlo. Quanto ai libri nessun beneficio personale, ma un’attività editoriale legittima che rientra nel normale e quotidiano lavoro della fondazione Italianieuropei”.

Giovedì e venerdì interrogatori di garanzia
Sono stati fissati per giovedì e venerdì prossimi gli interrogatori di garanzia nei confronti dei destinatari delle misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta sull’appalto per la metanizzazione sull’isola di Ischia (Napoli). Tra i primi ad essere ascoltati dal gip del Tribunale di Napoli, Amelia Primavera, figura il sindaco di Ischia, Giuseppe Ferrandino, assistito dall’avvocato Alfonso Furgiuele. Gli inquirenti – il procuratore aggiunto D’Avino, e i pm Carrano, Loreto e Woodcock – a conclusione della prima fase dell’inchiesta, dovrebbero trasmettere a varie altre procure per competenza territoriale, i riferimenti ad altri appalti emersi dall’indagine sulla metanizzazione a Ischia.

Inchiesta Ischia: Cantone, chiesti atti a pm
Il presidente della commissione anti-corruzione, Raffaele Cantone, ha chiesto gli atti dell’inchiesta di Ischia che ha portato all’arresto del sindaco, Giosi Ferrandino. L’obiettivo è quello di fare verifiche per eventuali commissariamenti di appalti. “Abbiamo chiesto gli atti ufficialmente al procuratore della Repubblica di Napoli – ha detto Cantone – per capire se ci siano appalti che possono essere commissariati: verificheremo, prima dobbiamo leggere gli atti”. Cantone ha sottolineato, inoltre la necessità di “una legge sui finanziamenti delle fondazioni” e ha proposto di estendere l’esperienza dei controlli eccezionali fatti per Expo alle grandi opere.
La vicenda, secondo quanto scrivono i gip di Napoli, vedrebbe coinvolto il sindaco in un giro di mazzette da parte della Cpl che per i pagamenti avrebbe costituito fondi neri per una società tunisina riconducibile al proprio responsabile per le relazioni istituzionali, Francesco Simone. Corrotti anche il direttore della banca (“ce l’ho a libro paga”, dice Simone) e il capo della dogana di Tunisi, che avrebbero favorito l’esportazione dei fondi neri. Soldi in contante che, sempre Francesco Simone, in un caso, ha “occultato e fatto passare alla dogana di Fiumicino… nascondendoli nel passeggino della figlioletta”, annota il gip. Questa l’intercettazione in cui lo stesso dirigente CPL racconta: “..ho detto.. metto sotto il passeggino.. il passeggino cioè chi cazzo lo controlla…”.

La vicenda
Mazzette dalla storica coop rossa CPL Concordia – 1.800 dipendenti in tutto il mondo, 461 milioni di fatturato – al sindaco Pd di Ischia per ottenere l’appalto delle opere di metanizzazione dell’isola. Undici indagati, nove dei quali arrestati, con sullo sfondo un “sistema corruttivo” molto più ampio e diversi filoni d’indagine ancora “da approfondire”. E dalle intercettazioni spunta il nome di Massimo D’Alema, che rivendica la “assoluta trasparenza” del suo operato. ‘AL SINDACO 330.000 EURO’ – La stipula fittizia di due convenzioni nell’albergo della famiglia, l’Hotel Le Querce, per 330 mila euro; l’assunzione come consulente del fratello Massimo (anche se “nulla sapeva e nulla capiva” della materia) e almeno un viaggio in Tunisia: questo – secondo l’inchiesta coordinata dai pm di Napoli Woodcock, Carrano e Loreto e condotta dai carabinieri del Comando per la Tutela Ambiente del colonnello Sergio De Caprio, il ‘Capitano Ultimo’ – il ‘prezzo’ pagato dalla CPL per la corruzione del sindaco di Ischia, Giosi Ferrandino, che con la complicità del tecnico comunale Silvano Arcamone avrebbe spianato la strada alla cooperativa. EUROPA SFUMATA – Ferrandino, scrive il gip, “era diventato una sorta di factotum al soldo della CPL”, che si sarebbe messa a sua disposizione anche per aiutarlo nell’elezione al Parlamento europeo. Ma, nonostante “lo sforzo profuso da tutto l’entourage” della società, l’obiettivo è sfumato per poco: con oltre 80mila voti è risultato il primo dei non eletti del Pd. FONDI NERI IN TUNISIA – Per il pagamento delle tangenti la CPL, sostiene l’accusa, avrebbe costituito fondi neri emettendo fatture per operazioni inesistenti con una società tunisina (la Tunita sarl) riconducibile a Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo CPL Concordia, definito dagli inquirenti “personaggio chiave” della vicenda. GLI ARRESTI – Con lui sono stati arrestati – oltre al sindaco, al fratello e al tecnico comunale – l’ex presidente di CPL Roberto Casari (andato in pensione il 30 gennaio scorso, ma secondo l’accusa ancora ‘regista’ degli affari della cooperativa), i dirigenti Nicola Verrini, Bruno Santorelli, Maurizio Rinaldi e l’imprenditore casertano Massimiliano D’Errico. Obbligo di dimora nel comune di residenza, invece, per un altro funzionario e un consulente della cooperativa.

Sistematico ricorso alla corruzione 

I vertici del colosso delle cooperative avrebbero fatto “sistematico ricorso – scrive il gip – ad un modello organizzativo ispirato alla corruzione che li ha portati ad accordarsi non solo con i Sindaci, gli amministratori locali e i pubblici funzionari, ma anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gli amministratori legali a tali ambienti criminali”. “Impressionante” il numero dei lavori “trattati con il descritto modus operandi”: non solo Ischia, ma anche “Procida, Avellino, i Comuni dell’Agro aversano, tutti appalti e lavori gestiti dalla Cpl di Napoli e tutti all’insegna della corruzione e della collusione”. Anche con esponenti della camorra.

La Camorra e le rivelazioni di Iovine

Sullo sfondo, infatti, vi è un’inchiesta della Dda di Napoli che, partendo dalle rivelazioni del pentito Antonio Iovine, ipotizza che la CPL si sia aggiudicata i lavori di metanizzazione compiuti tra il 1999 e il 2003 a Casal di Principe e in altri sei comuni del Casertano con l’appoggio della fazione dei Casalesi guidata da Michele Zagaria. I subappalti sarebbero stati poi distribuiti alle ditte locali indicate dai boss. Casari, per questa vicenda, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa I SOLDI NEL PASSEGGINO – Corrotti anche il direttore della banca (“ce l’ho a libro paga”, dice Simone) e il capo della dogana di Tunisi, che avrebbero favorito l’esportazione dei fondi neri. Soldi in contante che, sempre Francesco Simone, in un caso, ha “occultato e fatto passare alla dogana di Fiumicino… nascondendoli nel passeggino della figlioletta”, annota il gip. Questa l’intercettazione in cui lo stesso dirigente CPL racconta: “..ho detto.. metto sotto il passeggino.. il passeggino cioè chi cazzo lo controlla…”.

I Politici

Diversi i politici che si sono interfacciati negli anni con la CPL Concordia. Tra questi un apposito paragrafo viene dedicato a un ex parlamentare del Pdl al quale, scrive il gip, citando le dichiarazioni di alcuni testimoni, sarebbero stati “pagati circa un milione e 300 mila euro per il presunto sviluppo autorizzativo di due campi di fotovoltaico mai realizzati”.

Massimo D’Alema

Riguardo a Massimo D’Alema, ne parla soprattutto Francesco Simone, che per conto della CPL ha acquistato 500 copie del suo ultimo libro e 2.000 bottiglie di vino, versando bonifici alla fondazione Italianieuropei per oltre 60mila euro. Secondo il dirigente arrestato, D’Alema sarebbe uno di quei politici che “mette le mani nella merda come ha già fatto con noi, ci ha dato delle cose”. L’ex presidente del consiglio ha subito precisato: “Nessun illecito o beneficio, rapporto con Cpl trasparente. La diffusione delle intercettazioni è scandalosa”.

Link to Ischia è il documentario dello svolgimento dei lavori per la costruzione del metanodotto sottomarino per il trasporto e la distribuzione del gas naturale sull’isola di Ischia. Un ambizioso progetto realizzato a favore di oltre 18.000 utenti potenziali su 5 comuni isolani, serviti da 39 km di rete urbana e quasi 13 km di condotte sottomarine.




BONDI E REPETTI DICONO ADDIO A FORZA ITALIA

Redazione

Sandro Bondi e Manuela Repetti abbandonano il gruppo di Forza Italia al Senato e si iscrivono al gruppo Misto. La notizia di lasciare il gruppo arriva a nemmeno un mese dall'incontro, lo scorso 3 marzo ad Arcore, che i due senatori ebbero con Silvio Berlusconi.

Il Cavaliere infatti riuscì in quell'occasione a sedare i malumori evitando in extremis l'addio al partito che la Repetti aveva annunciato in una lunga lettera al Corriere della Sera. Questa decisione però, stando a quanto si apprende, appare irreversibile.




Rossi e le Rosse

di Silvio Rossi

 

Un doppio trionfo. Una domenica che, sotto il punto di vista italomotoristico, non si viveva da tempo. In una domenica orfana del campionato maggiore, sono stati gli sport che puzzano di carburante a entusiasmare i tifosi nostrani.
Da una parte il logo italiano più conosciuto al mondo, il simbolo dell’industria italiana di qualità, il marchio che sposa passione a lavoro duro, precisione dei particolari e innovazioni tecnologiche d’avanguardia. Dall’altro lato il personaggio più estroverso, irriverente, carismatico e generoso che abbia affollato i box motociclistici da quando le due ruote esistono.
Un successo, quello maturato dal “Dottore” sulle sabbie del Qatar, impreziosito dalle postazioni che hanno fatto da contorno al podio. Due piloti italiani, su due moto italiane, rosse dello stesso colore della Ferrari, competitive contro tutti e tutte, costrette ad arrendersi solo alla magnificenza del pluricampione iridato.
Se ipotizzare un lungo percorso ancora da venire per il trentaseienne pilota di Tavullia è azzardato, anche se oggi come oggi chi ha intenzione di conquistare il mondiale deve fare i conti col veterano della MotoGP, le speranze di ritrovare dopo alcuni anni di assenza una Ferrari in lotta per il titolo, dopo la buona prestazione del primo Gran Premio stagionale in Australia, e il trionfo in Malesia, sono accompagnare da una solida base.
Rispetto all’ultimo periodo d’oro della casa di Maranello, coincidente con le vittorie di Schumacher, con l’arrivo di Vettel, tedesco come il campione del recente passato, oltre alla grande qualità tecnica, la “Rossa” ha guadagnato in simpatia, testimoniata dall’euforico grido del pilota davanti alla bandiera a scacchi.




MATTEO RENZI SFIDA LA MINORANZA DEL SUO PARTITO: "BASTA COI RICATTI, SI VOTI SU ITALICUM"

Redazione

Il premier di sinistra che sfida la sinistra: Sì proprio così, Matteo Renzi sfida la minoranza Pd alla direzione del Pd. "Chiedo che questa sia l'ultima direzione in cui si discute di legge elettorale – ha spiegato -. Chiedo un voto sulla legge elettorale come ratifica di quanto fatto in questi mesi e come mandato per i prossimi". "La legge elettorale e' stata la chiave di lettura di questo cambiamento che proponevamo al Paese", ha aggiunto spiegando che "siamo partiti da un giudizio impietoso sulla realta' politica e abbiamo scommesso su un processo di cambiamento del Paese" che si e' manifestato "in questa legislatura con le riforme istituzionali e le altre, dal fisco e alla giustizia", ha detto Renzi.

Renzi: no al voto segreto, non cedo ai ricatti

Il premier ha poi avvertito: "La democrazia e' quel modello in cui si consente in liberta' a qualcuno di decidere, con pesi e contrappesi, ma non con blocchi e veti". Quindi ha difeso l'Italicum: "Un elemento di peso e contrappeso mica da ridere: se noi abbiamo un sistema amministrativo dove l'obiettivo e' sempre trovare un contro-soggetto che codecide, tratta e blocca, noi non avremo mai un sistema moderno ed efficiente.

La legge elettorale conferisce a qualcuno il compito e il dovere di rimuovere gli alibi", ha detto Matteo Renzi che poi ha aggiunto: "Il punto chiave di tutta la riforma elettorale e' il ballottaggio, perche' permette di avere un vincitore o meno". "Il fatto che per la prima volta questo partito si preoccupi dei precari, dei diritti di quelle persone che in passato sono state ignorate dalla politica, ci dovrebbe rendere orgogliosi. Non e' un numero, ma sono ragazzi, non piu' ragazzi. Se non siamo capaci di guardare a quel mondo la' non c'e' dibattito sulla sinistra che tenga: non saremo sinistra". "Non lascio il monopolio della parola 'sinistra' soltanto a chi la usa con piu' frequenza", ha aggiunto Renzi.

L'opposizione interna al Pd ha deciso di partecipare al voto alla direzione del Pd sull'Italicum e le riforme, lo ha detto Civati che ha spiegato che "anche Speranza mi sembra orientato su questa linea". Conversando con i cronisti a margine della conferenza del segretario di Siryza, Civati ha aggiunto: "Avevo proposto che si parlasse con una voce sola perche' si poteva dare un segnale dopo mesi di delirio – ha aggiunto -. Soprattutto il mio appello era perche' la minoranza facesse davvero la minoranza; essere minoranza e contemporaneamente maggioranza e' una cosa che non esiste". A chi gli chiedeva se Renzi ha la maggioranza in aula Civati ha poi risposto: "Dipende da quel che faranno Bersani e i bersaniani".




MAFIA: DOVE FINISCONO I BENI SEQUESTRATI?

di Christian Montagna
Tutti almeno una volta nella vita si saranno chiesti dove vanno a finire i beni sequestrati alla mafia. Enormi distese di terre, appezzamenti, lussuose ville stile hollywoodiano, ingenti quantità di denaro e tante altre attività, sono state nel corso degli anni oggetto di sequestri in seguito agli arresti dei capi mafiosi o dello smantellamento di interi clan. Il tesoro finora racimolato ammonta a tre miliardi e mezzo di euro che, se fossero investiti intelligentemente potrebbero fruttare molto. La cifra incassata dallo Stato in seguito a sequestri penali e amministrativi di beni mafiosi a quanto pare però non viene correttamente spesa. In tempi come questi di profonda crisi e di tagli ai bilanci, pare veramente un enorme spreco. Il tesoro incassato dal Fug ( Fondo unico di giustizia) potrebbe indubbiamente essere di aiuto alle numerose attività vittime della feroce spending review.

Nei processi di confisca dei beni, si incontrano diverse dimensioni: quella investigativa e giudiziaria di competenza della magistratura e delle forze di polizia; quella politica ed una economica che consiste nella valorizzazione territoriale delle risorse sottratte con la violenza; sociale, culturale ed educativa che punta alla dimostrazione della non invincibilità delle mafie. Attualmente, i beni confiscati in via definitiva sono 11.238 concentrati per il 90% in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Lombardia. Ad essi fanno capo attività finanziarie, attività immobiliari, commerciali, aziende alberghiere e della ristorazione. Eppure, nella maggioranza dei casi tutte queste strutture non riescono ad essere riutilizzate. Soltanto dal 1991 al 2011, la Direzione investigativa antimafia, ha sequestrato oltre due miliardi tra case e capitali. In molti casi, L' Agenzia dei beni sequestrati che si occupa della riassegnazione degli immobili, si inceppa e i beni restano vuoti e inutilizzati. Soltanto poche delle terre che un tempo appartenevano alla mafia alla 'ndrangheta e alla camorra sono state coltivate da giovani imprenditori. Al momento, nessun piano dal governo è stato emanato per recuperare l' immenso tesoro a disposizione eppure, attualmente la stragrande maggioranza dei lavoratori è in cassa integrazione straordinaria senza salario. I sindacalisti incalzano, gli operai si disperano ma l'unico proprietario di questo tesoro continua ad essere sempre e solo lo Stato.




LE PROVINCE CI SONO… MA NON SI VEDONO


LEGGI ANCHE: PROVINCIA O REGIONE: UNA DELLE DUE E' DI TROPPO

 

di Emanuel Galea

Giovedì 1 gennaio 2015 la Città metropolitana di Roma Capitale è subentrata alla Provincia di Roma. Chi se n’è accorto? Tempo al tempo. Non passerà ancora molto che tutti potranno accorgersi del gioco di prestigio, iniziato da Letta e perfezionato a meraviglia e con astuta oratoria dal Renzi in forza al 41%.
La Provincia di Roma c’è ancora, con i suoi apparati, i suoi 121 comuni e con il personale sensibilmente aumentato. Il destino delle province è legato con un cordone ombelicale al Titolo V, il più oscuro delle riforme.

Di questo ”aborto” si discute da mesi. Al riguardo, si vocifera che è intenzione del governo assumere 1000 cancellieri per il comparto Giustizia, trasferendoli appunto dalle province. Finalmente  regna il buon senso.
Riguardo le Regioni e la loro autonomia. Ora si capiscono le difficoltà che incontra Renzi. Le Regioni dovrebbero rinunciare all’autonomia di poter chiedere rimborsi spese senza che alcuno si metta a sindacare se tali spese siano servite per l’acquisto di ostriche, per viaggi di piacere, per festini mascherati oppure per acquisto automobili. Renzi che si è dimostrato eccessivamente timido davanti ad una vera spending review, non riuscirà mai a buttare giù questo ibrido. Nel 2001 c’è stata la riforma di questo Titolo V, confermata dal 66% dei votanti in un referendum. 
Le Province resisteranno, faranno barricate e staranno sempre in trincea.

Il governo Renzi riesce appena a scalfirle e come ha dimostrato in questo ultimo anno, le sue riforme consistono in una “toccata e fuga” Dà l’impressione di voler fare, ma non vuole pestare  eccessivamente i piedi a chi gli potrebbe fare del male; vedi magistratura, vedi assetto anziché riforma Rai.. La gente inizia a mormorare : “si stava meglio quando si stava peggio”. Della tanto sospirata ripresa, al momento si nota solo il tasso di disoccupazione che non ha intenzione di schiodare.

Secondo il sottosegretario Delrio, l’operazione “Province”avrebbe dovuto far risparmiare allo Stato un miliardo di euro. Analisti che gravitano intorno a Montecitorio, che poi, sovente sbagliano le previsioni, prospettavano ben altre cifre. Come sempre, ognuno diceva la sua, prevedendo un ventaglio di risparmi che si aggiravano intorno ai 2,5 miliardi.

Il progetto originale prevedeva la totale abolizione delle Province e in quel progetto tanti di noi ci credevano pure. Come al solito, non ci  si può mai fidare di quello che proclama la politica. Le Province, anziché essere state abolite, sono state assoggettate ad un delicato intervento di  chirurgia plastica, cancellando il volto provinciale per impiantare quello nuovo e fresco delle città metropolitane. Con un poco di lifting e un’applicazione di  cosmetica, si pensava di poter gabbare il cittadino.

Si puntava sul risparmio che sarebbe derivato dal cambio, dalla semplificazione, dal miglioramento del servizio al cittadino. Di tutto ciò non si è intravista traccia. Quello che tutti possono notare è il crescere sempre di più di una  confusione nel depotenziamento delle Province. La stessa Corte dei Conti, nell’audizione di novembre 2014 e gennaio 2015 ha sollevato preoccupazioni riguardo i rischi che corre l’assetto istituzionale.

Le Province sono state riformate in Enti di secondo livello e a quelle intermedie rimarranno le competenze più impegnative come ambiente, le scuole, il trasporto pubblico e la pianificazione del territorio, senza però  assegnargli le adeguate risorse.
Nella pseudo riforma delle Province, dove non c’è risparmio, la perdita è sicura.

L’effetto della pseudo riforma ha colpito in pieno gli elettori. Il Consiglio metropolitano è "eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei comuni della città metropolitana" come hanno stabilito con l’art.1, comma 25. Detto molto più semplicemente: la nuova riforma sancisce “l’espropriazione per i cittadini della rappresentatività elettorale della Provincia”. La nuova pseudo riforma delle Province sotto il nuovo logo di Città metropolitane, appena venuta alla luce, non ha tardato a mostrare il suo vero volto.

L’aumento dei costi di gestione, degli organici ed i costi per  nuove strutture, hanno prodotto la prima nuova tassa “metropolitana”. Un ticket di 2 euro da far pagare per singolo passeggero che si imbarca su aerei e navi delle principali città italiane. Servono nuove finanze e questo non è che l’inizio. Mi permetto solamente una considerazione. Da quello che si può sapere, la maggioranza degli italiani non è stata entusiasta delle “aree metropolitane” Nel più dei casi è stata una scelta arbitraria dei politici/amministratori in carica. Questo qualcosa vuole pure  dire, non pare?




PIETRO INGRAO COMPIE CENTO ANNI. GLI AUGURI DELL'OSSERVATORE D'ITALIA

di Silvio Rossi

Il trenta marzo del 1915, un mese scarso prima che gli alpini attraversassero il Piave, a Lenola, paese della provincia di “Terra di Lavoro”, sui monti Aurunci, zona che è stata assorbita dalla provincia di Latina, nacque Pietro Ingrao, figura storica del Partito Comunista Italiano dal dopoguerra fino al nuovo millennio.

Entrato nella resistenza antifascista allo scoppiare della Seconda Guerra Mondiale, ha aderito al PCI, diventando il punto di riferimento dell’area schierata su posizioni più di sinistra, creando un dualismo ideologico con Giorgio Amendola, che invece rappresentava le posizioni più di destra.

Nel febbraio 1947, per un decennio è stato il direttore del quotidiano del partito, l’Unità, nel momento in cui, nel dopoguerra, il giornale era non solo uno strumento di informazione per le masse operaie, ma il mezzo con cui molti di essi si erudivano, imparavano a leggere, cercavano di formarsi una coscienza critica, un vero e proprio “abbecedario” di una generazione proletaria.

Deputato per oltre quarant’anni, è stato il primo Presidente della Camera dei Deputati appartenete al Partito Comunista, dal 1976 al 1979. Dopo la svolta della Bolognina, pur contestando la svolta di Occhetto aderì in una prima fase al PDS, salvo uscirne nel 1994 perché non si riconosceva più nella linea politica del partito, in seguito si avvicinò alle posizioni di Rifondazione Comunista.

Pietro Ingrao è l’esempio vivente di quella classe politica che oggi molti cittadini rimpiangono, dopo aver scoperto che nella Seconda Repubblica il livello medio della classe politica è sceso notevolmente, con i dirigenti di partito che una volta erano provenienti dalle scuole di partito, che sono stati sostituiti da faccendieri, opportunisti, “nani e ballerine”.

In cento anni di vita, Ingrao ha visto l’Italia cambiare notevolmente, ha conosciuto compagni e avversari, ha combattuto anche aspramente per difendere le sue idee, ha conquistato la stima di tutto l’arco parlamentare. Ci uniamo a tanti italiani che oggi gli augurano “cento di questi giorni”.




DIETA: PERCHE' NON RIUSCIAMO A DIMAGRIRE?

A cura della Dottoressa Monia D’Amico – Biologa Nutrizionista

Iniziare una dieta controllando adeguatamente ciò che mangiamo ogni giorno è molto più difficile di quanto si possa immaginare. Il più delle volte si inizia per un piccolo periodo di tempo, due o tre settimane, ma poi non si è in grado di proseguire e molto spesso, questo poco tempo non è sufficiente per apprezzare i primi progressi.
Gli insuccessi possono presentarsi per le più svariate cause: iniziamo senza avere alla base una motivazione abbastanza forte oppure anche avendo una buona motivazione, non riusciamo a proseguire per raggiungere il nostro ideale o ancora raggiungiamo il nostro peso forma ma appena smettiamo di controllarci riprendiamo tutto il peso perso. La cosa importante da sapere è che per dimagrire o per recuperare uno buono stato di forma fisica, non basta sottoporsi ad un regime dietetico controllato da uno specialista, ma occorre un radicale cambiamento del nostro stile di vita. Per cambiamento dello stile di vita si intendono tantissime cose e per primo essere fisicamente attivi per tutta la vita e non solo per iniziare a dimagrire; E poi altrettanto importante è scegliere di mangiare in modo sano, imparando ad esempio ad apprezzare i sapori semplici dei piatti e ad integrare sempre nella nostra alimentazione frutta e verdura locale e di stagione. Quindi è necessario non solo controllare la quantità di ciò che mangiamo ma soprattutto la qualità del cibo che mangiamo, rispettando la stagionalità e utilizzando in cucina soprattutto le eccellenze del nostro territorio o prodotti locali della nostra zona. Sarebbe necessario poi trovare il giusto metodo preparazione o di cottura per i cibi cercando di preservare tutte le proprietà benefiche degli alimenti. Questo fa parte dell’educazione alimentare che ogni persona dovrebbe acquisire già da bambino.

Quale è il motivo per cui non riusciamo a dimagrire?

Nonostante vorremmo raggiungere il nostro obiettivo opponiamo resistenza al cambiamento.
Siamo degli abitudinari cioè trasformiamo molti dei nostri comportamenti in abitudini e quindi troveremo molti ostacoli da parte di noi stessi al cambiamento per raggiungere il risultato che ci siamo prefissi. Viviamo nella nostra routine e ci pesa molto cambiare le nostre abitudini perché cambiarle comporterebbe adattarsi a nuove situazioni. Una volta che acquisiamo un abitudine tendiamo a mantenerla e pensiamo che sia immodificabile. Il blocco psicologico è dentro di noi e fin quando non lo superiamo, esternando la nostra volontà di cambiare veramente, non riusciremo mai a raggiungere il nostro obiettivo.
Spesso aggiriamo il problema cercando il modo che ci appare più semplice per dimagrire, perché nonostante desideriamo vederci diversi, allo stesso tempo vorremmo che accadesse senza modificare troppo la nostra vita. Il nutrizionista dovrebbe essere in grado di farci dimagrire senza troppi sforzi oppure siamo alla ricerca di una dieta miracolosa che ha fatto raggiungere risultati incredibili a qualche persona di nostra conoscenza senza apparentemente fare troppa fatica.
Non si ottengono risultati senza fatica e non esistono diete durature facili.
Un regime alimentare non sempre è restrittivo dal punto di vista calorico ma è difficile seguirlo perché in qualche modo va a cambiare le nostre abitudini.
Se vuoi dimagrire comincia a pensare che dovrai impegnarti molto per riuscirci

Come superare questo ostacolo al cambiamento?

Se abbiamo capito che siamo pronti a metterci in discussione per ottenere il nostro traguardo allora cerchiamo di capire come facciamo a trovare il coraggio di iniziare e di proseguire con costanza fino ad avere la situazione sotto controllo.
L’inizio è senza dubbio il più difficile poiché specialmente se siamo reduci di molti fallimenti in diete precedenti siamo convinti che anche stavolta, come sempre, non riusciremo ad ottenere il fisico che vogliamo. Inoltre c’è da considerare che il risultato non arriva subito appena iniziato il nostro cambiamento ma bisogna essere pazienti e perseverare per un po’ di tempo e questo ci fa paura.
Superare questa resistenza è difficile ma ci si può riuscire prendendo coraggio e pensando positivo senza arrendersi prima di aver cominciato. Pensare positivo ci aiuta a affrontare il problema, ci convince di potercela fare e primi risultati arriveranno. E’ il tuo atteggiamento mentale positivo che determinerà il tuo successo e quindi dovrai cercare di mantenerlo sempre: cerca di non pensare in negativo ma se qualche pensiero negativo ti verrà cerca di bilanciarlo con almeno due positivi.
Trasformando la teoria in pratica: costringiti ad iniziare facendo qualcosa che possa aiutarti.
Ad esempio elimina dalla dispensa ciò che ti può tentare e a questo punto poniti i primi obiettivi:

1) Seguire la dieta


2) Fare movimento ogni giorno


3) Non pesarti spesso

Gli obiettivi possono essere anche più piccoli e pian piano trasformarsi in più grandi: ad esempio se abitudinariamente saltiamo la colazione, cominciare a fare colazione la mattina può essere un obiettivo più importante che seguire da subito tutta la dieta; Oppure se sappiamo di essere abitudinari sul mangiare dolci o quant’altro, dopo cena o fuori pasto, dovremo lavorare per eliminare questo vizio.
Se facciamo un lavoro sedentario dovremmo lentamente introdurre pochi minuti di movimento tutti i giorni fino ad un’attività più consistente.
Per convincerti dei tuoi progressi puoi annotare ogni giorno i tuoi traguardi trascrivendo anche i tuoi pensieri positivi collegati; e se ci sono dei giorni in cui non riesci a portare a termine il tuo programma non ti devi deprimere e pensare negativo perché hai la forza e volontà di ricominciare. E’ vietato sbagliare senza imparare dai propri sbagli.

Dott.ssa Monia D’Amico
Biologa Nutrizionista
Cell: 3476003990




SILVIO BERLUSCONI: "RICONQUISTEREMO MILANO E POI L'ITALIA"

di Alberto De Marchis

Milano – Da Milano partirà la sfida di Forza Italia alla sinistra: Silvio Berlusconi lo ha detto forte e chiaro mentre era al telefono in occasione di un appuntamento organizzato da Mariastella Gelmini: "Vogliamo fare ripartire Milano e da qui l'Italia e per questo presenteremo un programma dettagliato e concreto che avrà al suo centro il ritorno a una vera qualità della vita dopo anni di decadenza dovute a decisioni sbagliate di una giunta inadeguata". Il Cav poi si lancia su analisi e programmi futuri: "Il 50% di chi non vuole votare sono moderati come noi e dobbiamo assumerci il compito di riportarli alle urne – ha aggiunto – Dobbiamo farlo perchè nel 2016 dobbiamo riconquistare Palazzo Marino con un candidato, che stiamo individuando e che saprà esprimere i nostri valori. Sarò con voi per vincere questa scommessa", ha concluso Berlusconi.




Quel folle alto e biondo

di Silvio Rossi

 

Una frase celebre di uno dei padri degli Stati Uniti, Benjamin Franklin, recita: “Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza”.
Come identificare le misure a bordo degli aerei, introdotte dopo gli attentati dell’11 settembre, se non con l’appellativo che lo scienziato e politico americano ha riservato all’illusoria sensazione di vivere in un bunker inespugnabile? Qual è il giusto livello di sicurezza per garantire che un pazzo non possa a mettere a repentaglio la vita di centocinquanta passeggeri?
E soprattutto, dopo la strage dell’aereo Germanwings, la domanda che bisogna porsi è: “Chi è così convinto di pensare che la follia sia una prerogativa dei terroristi islamici?”. Perché la causa principale per cui tante vite sono state spezzate è proprio la miopia determinata dall’aver focalizzato come pericoloso solamente chi rispettava un cliché ben definito.
Se su un aereo vediamo salire una persona dai chiari tratti somatici mediorientali, vestito così come da tradizione in molti paesi arabi, noi identifichiamo in costui il simulacro del talebano, dello jihadista, dell’hezbollah. Se invece in cabina di pilotaggio c’è un ragazzo biondo, alto, dai chiari lineamenti nordeuropei, in questo caso ci sentiamo rassicurati, affidiamo tranquillamente nelle sue mani le nostre esistenze, e quelle delle persone care.
Virgilio scriveva: “Neanche se avessi cento lingue e cento bocche, e una voce di ferro potrei enumerare tutte le forme dei pazzi, passar in rassegna tutti i nomi assunti dalla pazzia”. Accecati dalla paura del “diverso” che viene dall’est, abbiamo dimenticato tutte le altre forme che la follia può assumere.